N°01 – febbraio 2015 riqualificazione e riuso dell'esistente la casa d'abitazione Rivista semestrale dell’ordine degli architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Treviso ECCELLENZA ITALIANA PER TUTTI Tornabuoni Arte Firenze progetto di Archea Associati Foto: Pietro Savorelli Via del lavoro 31016 Cordignano Treviso - Italy T. +39 0438 368040 www.itlas.it Tavole del Piave sono i prestigiosi assiti a tre strati con cui Itlas ha riscoperto i pavimenti di un tempo riproponendoli con lo stesso pregio e la stessa emozione, sono fabbricati interamente in Italia, costruiti con materiali naturali di qualità e di prima scelta e realizzati in modelli esclusivi. Scopri la nuova “collezione piallati 2015” dai rivenditori ITLAS. PROMOZIONE “PIALLATI 2015” SOLO DAI RIVENDITORI AUTORIZZATI ITLAS L’architettura della rivista Progetti La sezione strutturale della rivista si caratterizza per l’aspetto monografico. Tutti i progetti pubblicati verranno presentati secondo un linguaggio di comunicazione basico, a prevalente impiego di immagini, nell’intento di presentare le realizzazioni nella dimensione di racconti, rappresentativi del lavoro di un professionista e dell’insieme di relazioni fra le persone coinvolte. Abitare oggi La rubrica si propone di indagare circa nuove modalità di insediamento urbano. Verranno studiati esempi di realizzazioni o progettazioni particolarmente significative per l’abitare. Abitare oggi cercherà di instaurare un confronto con i tradizionali sistemi insediativi, mettendo in evidenza nuove pratiche orientate ai bisogni dell’uomo, alle relazioni sociali, all’ambiente naturale. Opinioni La rubrica raccoglierà le opinioni di tecnici, esperti o persone di rilievo della società civile direttamente coinvolti nella gestione degli argomenti oggetto di approfondimento. Concorsi La rubrica Concorsi viene concepita come tensione positiva propria di committenze virtuose. Verranno rappresentate esperienze concorsuali relative ai temi dell’abitare, della produzione e del commercio, del paesaggio. Buone pratiche Buone pratiche racconta esperienze virtuose provenienti da territori diversi dal nostro, ricercati fuori dai limiti nazionali. Buone pratiche offre modelli da analizzare per valutare i risultati di un progetto di architettura sviluppato secondo altri regolamenti, partendo da diversi riferimenti contestuali, rispondendo ad altre committenze. Innovando In questa sezione verranno presentati materiali o tecniche costruttive innovativi per il mondo delle costruzioni. L’obiettivo che ci poniamo è la gestione della rubrica con stile di manualistica, nel fine di comunicare messaggi semplici rispetto ad argomentazioni solitamente accessibili ai soli addetti ai lavori. Punti di vista In questo ambito coinvolgeremo i professionisti non architetti nell’intento di allargare il confronto ed il dibattito che la rivista si pone di attivare sulle tematiche care all’architettura. Un saggio, un’intervista, un’opinione critica sull’argomento trattato nel numero, saranno occasione per esporre alla società civile un altro punto di vista e di riflessione. Prospettiva Prospettiva esprime la rappresentazione degli ambiti legati al progetto di architettura operata da soggetti esterni alla filiera edilizia, liberi da vincoli e regolamenti. Viene concepita come occasione di confronto costruttivo del mestiere di architetto con il mondo della produzione artistica. Per una nuova avventura L’uscita del primo numero di Pièra rappresenta per noi un momento di gioia e profonda soddisfazione. Il lavoro svolto sino ad oggi per il raggiungimento di questo risultato è infatti frutto della passione di alcuni colleghi che hanno messo a disposizione parte del loro tempo per dare corso al progetto. L’impegno profuso è fin dal primo momento stato pensato per promuovere la nostra professione nella società civile, convinti sia venuto il momento di riconsegnare valore, ruolo e credibilità al mestiere dell’architetto, confidando di ritrovare in lui il sapere e le capacità per risolvere i problemi delle città e dei territori dove vivono gli uomini dei giorni nostri. Per questo vogliamo ridurre le distanze, uscire dal guscio dell’autoreferenzialità e rivolgerci alle famiglie, ai giovani, ai “non addetti ai lavori”. Tutto, a partire dal nome, è stato ideato per ottemperare a queste premesse. L’architettura nell’immaginario collettivo è accostata alla casa che, nella nostra tradizione, nella sua considerazione economica e nella sua rappresentazione iconografica è pietra (mattone), che è materiale solido e naturale, derivato dalla terra e dal paesaggio. La lettura del termine in chiave dialettale è il riferimento al territorio che la rivista si pone di considerare e studiare con spirito di miglioramento. Il progetto grafico della testata, basato su modelli di comunicazione semplice e di immediata comprensione e la distribuzione, concepita in allegato ai quotidiani locali ed in parte all’interno di “luoghi notevoli” della Provincia, quali musei, biblioteche, scuole, librerie, spazi commerciali, sedi di associazioni di categoria, intendono agevolare il contatto esteso con le persone. Per quanto concerne la rappresentazione dei contenuti, cercheremo di esprimere il progetto di architettura riportandolo alla dimensione di un racconto, che parli dei rapporti tra committente e progettista, delle relazioni tra le persone coinvolte, dei tempi di realizzazione dell’intervento edilizio e delle difficoltà incontrate per raggiungere l’obiettivo. Vorremmo con atteggiamento di umiltà ricreare un desiderio per l’architettura, diffondendo la cultura del progetto. Comprendendo che non può esistere architettura senza committenza, cerchiamo il contatto con la società per riconoscersi su analoghi principi etici e per determinare una domanda in merito all’abitare, prospettando l’esistenza di modelli alternativi agli attuali. Il filo conduttore dei primi quattro numeri sarà il Ri.u.so., inteso come rigenerazione urbana sostenibile. Davanti al forte sviluppo immobiliare degli anni appena trascorsi, riteniamo di grande attualità interrogarci rispetto a formule di intervento che non determinino ulteriore spreco di territorio e si spingano invece al riutilizzo dell’enorme patrimonio edilizio esistente. Daremo rappresentazione degli edifici chiusi, abbandonati, sottoutilizzati, strutturalmente non adeguati, funzionalmente vetusti, fonte di sprechi energetici e di emissioni inquinanti. Alle diverse scale del progetto, dalla dimensione della casa di abitazione e dallo studio degli interni, passando agli spazi per il lavoro ed il commercio, sino agli ambiti pubblici ed al paesaggio esteso, indagheremo rispetto a interventi di rifunzionalizzazione di questi luoghi, alla loro trasformazione ed ampliamento, all’aggiornamento estetico ed energetico. Con l’unico fine di innescare stimolo ad immaginare nuove possibilità di abitare, più evolute, più buone, più positive, più vantaggiose ed adeguate per il vivere attuale. Da qui la necessità di interpellare e coinvolgere il mondo della politica perché si sensibilizzi al territorio come “bene comune“ , facendo corrispondere strumenti legislativi adeguati a rendere organica, benefica ed efficace l’azione di riplasmazione dell’esistente. Louis Kahn diceva: ”Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia. Io credo che sia l'inizio a garantire il proseguimento.” Il momento storico che stiamo vivendo, intriso di profonda incertezza e precarietà, rappresenta per noi un inizio. Intravediamo l’occasione per mettere in atto un cambiamento, una rivoluzione costruttiva per il nostro ambiente. In questo frangente, l’architettura, insieme ad altre discipline, potrà giocare un ruolo da protagonista. è giunta l’ora di agire, anzi di re-agire. Buona lettura! Pierangelo Scattolin Direttore responsabile Alfonso Mayer Coordinatrice editoriale Marzia Urettini Stampa Marca Print SNC di Pizziolo & c. Per la pubblicità su questa rivista [email protected] Redazione Arch. Pierangelo Scattolin – Art Director Tiratura 12.000 copie Arch. Giuseppe Cangialosi – Co-editor In questo numero la pubblicità non supera il 45%. è vietata la riproduzione anche parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore. Arch. Elisa Ghedin – Editor Arch. Serena Guadagnini – Editor Progetto grafico Studio Iknoki Segreteria Giovanna Corazza [email protected] Corrispondenti esterni Luciano Miotto Elisa Brusegan Luca Piccolo Andrea Girotto Fotografie Cristian Guizzo Alessio Guarino Vito Corvasce Marco Zanta Giuseppe Dall’Arche Francesco Castagna Renato Gianturco Federico Covre Alberto Buso Fotografia di copertina Cristian Guizzo Registrazione al Tribunale di Treviso n. 225/15 Registro Stampa. roc 25338. Poste italiane spa spedizione in abbonamento postale - 70% ne/tv. Sede legale Pièra Prato della Fiera, 21 31100 – Treviso www.pieramagazine.it [email protected] editoriale Cari lettori, con l’avvio di questa rivista la collettività degli architetti, dei pianificatori, dei paesaggisti e dei conservatori iscritti all’Albo professionale del territorio trevigiano, sperimenta il mettere in evidenza il loro lavoro, basato sul dialogo tra queste professionalità e la società civile in cui operano. Lo spazio progettato, nei diversi rapporti di scala come narrazione attraverso l’insieme di più forme di linguaggio - tecnico, architettonico, artistico, costruttivo - racconta una cultura dell’abitare, dello stare, vivere e agire nei luoghi; conoscerli e rispettarli. Come in altre forme di espressione dell’uomo, il riconsiderare ciclicamente il proprio ambiente è espressione di intelligenza collettiva. Lo scomporre per ricomporre gli spazi che convivono nella nostra quotidianità per trovare nuovi punti di vista, nuove forme e - in questa rivista - nuove architetture; oppure ritrovare nuovamente quell’architettura, quel paesaggio, città o storia di un edificio, è esercizio di intelletto maturo e qualità di pensiero. Risignificare l’abitare in funzione delle nuove richieste, delle nuove aspettative e aspirazioni: una vera opportunità per esporre a tutti le capacità e le competenze delle professionalità coinvolte nella ampia filiera dell’Architettura e del Territorio, attraverso questa rivista che ha posto, quale primo presupposto, la non autoreferenzialità. Un caloroso ringraziamento va a tutti i preziosi colleghi e collaboratori coinvolti in questo primo numero e che continueranno nell’impegno con determinazione. Alfonso Mayer Presidente Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggiste e Conservatori della provincia di Treviso indice Opinioni 106 Progetti interno/esterno una storia di famiglia nuova identità linguaggio essenziale nato e cresciuto a Fiera volumi sospesi nuovi spazi per l'abitare nuova prospettiva anni sessanta una casa per due architetti da opificio a residenza vicine nel paesaggio vivere in centro urban 6+4 demolizione/ricostruzione 12 18 24 30 36 42 48 54 60 68 76 84 92 96 100 Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso, effetti e riflessioni Buone pratiche 110 La casa esistente come risorsa Punti di vista 118 La famiglia: piste di mutamento sociale Abitare oggi 120 Guardare oltre Concorsi 128 Il ruolo dell’architetto come consulente della qualità Innovando 130 La nostra casa è davvero confortevole? prospettiva 155 10 – 11 Pièra N°01 – 2015 Progetti progetti Quindici realizzazioni architettoniche, quindici racconti di rapporti tra persone, quindici sintesi di desideri, aspettative ed investimenti per la casa di abitazione. I progetti pubblicati rappresentano una prospettiva sulle diverse modalità di approccio rispetto all’ampliamento, ristrutturazione e rigenerazione degli edifici esistenti. Gran parte degli interventi descritti risultano eseguiti ai sensi della L.R. 14/2009, più nota come Piano Casa. Questa sezione diventa un’occasione per tracciare un bilancio della disposizione di legge, valutandone i risultati in relazione agli obiettivi originariamente fissati dal legislatore. Risulta per noi importante considerare non tanto le ripercussioni di tipo economico, quanto le condizioni generate al contesto edificato, osservandone il miglioramento estetico, la rifunzionalizzazione energetica, la rigenerazione sostenibile. In questo ambito diventa interessante capire come gli architetti si siano cimentati nella gestione dell’esistente in funzione di diversi aspetti: richieste della committenza, potenzialità edificatoria, vincoli ambientali o urbanistici, dimensioni, fattura e consistenza dell’edificio oggetto di intervento. La visione offerta, volutamente eterogenea, risulta rappresentativa delle difficili condizioni all’intorno con cui spesso si relaziona un progetto di architettura ed allo stesso tempo testimonia le ampie possibilità per la riqualificazione dell’esteso patrimonio edilizio esistente. sezioni RIDEFINIZIONE FORMALE COMPLESSIVA Interventi che a partire dal mantenimento della casa esistente ne hanno ridefinito l’immagine generale attraverso nuovi accorpamenti, parziali demolizioni, nuove aperture e progettazione dell’involucro edilizio. Il risultato finale è una rivisitazione attuale della casa degli anni sessanta/settanta. AMPLIAMENTO PER ACCOSTAMENTO Interventi che hanno previsto un ampliamento in aderenza al corpo edilizio esistente. INTERVENTO PER ACCOSTAMENTO – “PELLE DELL’EDIFICIO” Intervento che non ha beneficiato del Piano Casa, ma che ha riguardato la ridefinizione di alcuni fronti del fabbricato lavorando sulla “pelle dell’edificio”. Progetti “Interno/Esterno” arch. Alfonso Sernagiotto e ing. Giorgio Basso “Una storia di famiglia” arch. Gianpaolo Mazzon “Nuova Identità” B+B Associati arch. Renato Bredariol e arch. Marco Bonariol “Linguaggio essenziale” arch. Paola Busnello, arch. Mike Zonta Progetti “Nato e cresciuto a Fiera” arch. Massimo Galeotti “Volumi Sospesi” arch. Gianluca Pelloia “Nuovi spazi per l’abitare” arch. Moreno Carniato “Nuova prospettiva” arch. Roberto Svaldi. Progetto “Anni sessanta” arch. Stefano Zara RIQUALIFICAZIONE DELL’ ESISTENTE / RIUSO Interventi che non hanno beneficiato del Piano Casa, ma che hanno definito nuovi usi residenziali per fabbricati esistenti che non possedevano originariamente tale destinazione d’uso. AMPLIAMENTO DISTACCATO Interventi in cui l’ ampliamento è separato dal corpo edilizio esistente. DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE Abbiamo raggruppato due tipologie di interventi: Progetti “Una casa per due architetti” sbsa Sandri Smaniotto architetti associati “Da opificio a residenza” Architetti Martina Cafaro e Carlo Zavan con amaca architetti associati Progetto “Vicine nel paesaggio” arch. Paola Rossi Quelli in cui la volumetria recuperata dalla demolizione di fabbricati esistenti, ha permesso di dare nuovo impulso al completamento e realizzazione di progetti in essere. Progetti “Urban 6+4” arch. Fabio Crema e arch. Meri Baggio “Vivere in centro” arch. Stefano Gaiardo e arch. Nadia Minetto Interventi che hanno previsto la totale demolizione e ricostruzione con ampliamento. Progetto “Demolizione/ricostruzione” arch. Nadia Barisan 12 – 13 Pièra N°01 – 2015 Progetti interno / esterno Architetto Alfonso Sernagiotto e Ingegnere Giorgio Basso interno / esterno intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente L’esigenza principale era quella di poter ampliare gli spazi di vita migliorandone soprattutto la qualità. L’edificio preesistente a ridosso della pineta di Villa Pisani a Montebelluna non sfruttava al massimo le potenziali offerte dall’ambiente collinare del Montello. Volevamo un’abitazione più grande e che fosse piena di luce. P Quali necessità hanno generato il progetto? CLa principale necessità è stata quella di dotare la nostra abitazione di spazi consoni alla nostra famiglia e al nostro stile di vita. Volevamo un’abitazione che fosse progettata per farci apprezzare in ogni momento della giornata il luogo in cui abitavamo. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CNella fase preliminare ci è stato chiesto di presentare le nostre attese sia sotto forma di esempi e suggestioni che di necessità di ambientazioni. Siamo stati molto soddisfatti della proposta progettuale iniziale che è rimasta pressoché invariata sino alla conclusione. Riteniamo che i progettisti siano stati capaci di trasformare le nostre idee nell’abitazione che desideravamo. Progettisti Arch. Alfonso Sernagiotto Ing. Giorgio Basso Progettista strutture Ing. Giovanni Lazzaro Progettista impianti Per. Ind. Callegari Leonardo e Ing. Loris Turrin Consulenze Interior – Marco Poloni Illuminotecnica – Maurizio Piovesan Garden designer – Kristian Buziol 2 PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CStavamo pensando all’ampliamento già da un po’ di tempo: le possibilità offerte dalla legge “Piano Casa” ci hanno consentito di pensare non solo all’ampliamento, ma anche alle dotazioni impiantistiche e alle prestazioni termiche del nuovo edificio. 1 Fotografie Vito Corvasce per Quid Edizioni a pensare anche alla nostra idea di giardino per poter integrarlo all’abitazione. Possiamo infine aggiungere che i progettisti hanno avuto il coraggio di proporci un’architettura innovativa e particolare nella sua idea di rappresentare la nostra famiglia. Dobbiamo infine concludere che ne è valsa assolutamente la pena. data Inizio lavori marzo 2010 data Fine lavori novembre 2011 Luogo Montebelluna (TV) Dimensioni Intervento 560 mq PSi identifica nel prodotto finale? CLa nostra abitazione rappresenta completamente la nostra idea di casa. Siamo molto soddisfatti del percorso di condivisione delle scelte progettuali con i progettisti: hanno saputo dar forma ad un’idea di progetto verificando in maniera attenta i nostri suggerimenti, consigliandoci in alcuni casi e presentandoci nuove e specifiche soluzioni. P Perché ha scelto un architetto? CAbbiamo scelto un architetto confidando nel valore aggiunto che poteva offrirci. Il lavoro svolto dai progettisti ha confermato le nostre attese. Il progetto è stato curato in ogni singolo elemento partendo da aspetti più generali come l’organizzazione degli spazi e delle finiture sino alla progettazione di dettagli impiantistici e di arredo. Abbiamo verificato insieme il sistema di illuminamento interno come del giardino, la scelta delle forniture d’arredo come l’organizzazione di sistemi integrati alle murature. Siamo stati invitati intervista al progettista Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? Architetto L’attesa principale del cliente era quella che l’architettura interagisse in maniera osmotica con l’ambiente. Questa richiesta è stata mantenuta come filo conduttore di tutto il progetto e ne ha condizionato in maniera determinante l’esito architettonico. I molteplici spazi di mediazione tra l’interno e l’esterno sono stati ricercati per introiettare all’interno degli spazi abitativi la natura con le sue manifestazioni metereologiche e con l’individuazione di privilegiati punti di osservazione. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? A Riteniamo la mole di lavoro svolto per l’approvazione del progetto necessario. Un progetto di qualità a nostro avviso, è l’esito di un lavoro complesso e interdisciplinare. L’architettura di un edificio è pertanto la risultanza di scelte che riguardano diversi aspetti che devono trovare una giusta e corretta sintesi. La richiesta di rinnovamento del patrimonio edilizio offerta dalla legge “Piano casa” attraverso un’attenta progettazione dell’isolamento dell’involucro, dell’uso di fonti rinnovabili, della esposizione solare, è stato in questo progetto intesa come un’ occasione. Abbiamo quindi proposto una soluzione che tentasse un dialogo con l’ambiente e il paesaggio creando un’abitazione che fosse rappresentativa delle moderne modalità abitative. 14 – 15 Pièra N°01 – 2015 Progetti 3, 4 Pianta piano terra e primo piano Legenda 1 pagina precedente 2 pagina precedente Vista dell’edificio da Nord Ovest Nel fronte d’ingresso si nota come l’edificio sia costituito da due volumi: quello dell’abitazione e quello che ospita le attività di servizio edificio prima dell’intervento (foto archivio Sernagiotto, Basso) 1 2 3 4 5 6 7 ingresso cucina soggiorno studio camera bagno garage 8 9 10 11 12 13 ripostiglio lavanderia portico solarium serra terrazzo interno / esterno 3 PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio? AIntervenire sul costruito è un tema molto interessante. In questo intervento è stata tentata un’operazione di ristrutturazione dell’edificio attraverso un gioco di scomposizioni e ricomposizioni di parti. L’esercizio compositivo ha portato alla trasformazione dell’aspetto attraverso successivi e differenti stadi di riconfigurazione. 7 9 4 8 8 6 2 1 3 10 10 11 4 5 8 5 5 6 8 8 13 5 PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AIl risultato finale non ha tradito le attese del cliente, tantomeno l’idea iniziale. Ruolo fondamentale è stato quello di ascoltare le richieste del committente e di comprendere le esigenze funzionali ed estetiche che l’abitazione doveva avere. Il lavoro più interessante è stato comunque quello di dare ordine e forma all’idea che il cliente si era costruito in maniera frammentata attraverso molteplici riferimenti e stimoli. Questa attività ha concesso al cliente di vedere espressa la sua idea e ai progettisti di individuare uno spazio di proposta e di espressività. 12 13 6 13 01 5 10 P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? A La linea guida fondamentale è stata quella di instaurare un rapporto molto stretto tra l’interno e l’esterno. Per far ciò l’edificio è stato reso nella sua architettura compenetrabile dall’ambiente esterno. Ogni singolo spazio abitabile interno è stato pensato in concomitanza al disegno degli spazi del giardino in modo da poter estendere idealmente lo spazio domestico al di fuori. P è soddisfatto del risultato finale? A Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto. Soprattutto di essere riusciti a costruire un edificio che tenta di stabilire un legame con il paesaggio attraverso forme, composizioni e aperture assolutamente moderne. Il territorio del Montello, nella zona della pedemontana trevigiana, è un luogo caratterizzato da un alto livello di qualità paesaggistica nel quale si fondono esempi di conservazione del territorio agricolo-boschivo con differenti esempi di costruzione dell’abitato. La richiesta che i giovani clienti ci hanno fatto era quella di costruire l’abitazione partendo dalle caratteristiche peculiari del luogo. Il lotto di circa 6000 metri quadrati, la già preesistente abitazione costruita agli inizi degli anni 70, la presenza delle zone boscate del Montello e della Pineta di villa Pisani, sono stati una serie di temi progettuali che si sono subito intrecciati. La richiesta della proprietà si componeva pertanto da un lato dalla volontà di abitare in una casa moderna che fosse totalmente aperta al paesaggio, dall’altro dall’interrogativo rispetto al futuro dell’edificio già esistente nel lotto. Partendo da tali premesse, abbiamo lavorato sull’idea di poter generare un nuovo e moderno edificio operando in sequenza prima un processo di softstripping, per poter spogliare l’edificio di alcuni elementi semantici inadeguati e in seguito da quello di soft-dressing utile a rivestirlo di una nuova forza espressiva. Per poter creare una forte relazione tra l’ambiente naturale e quello costruito abbiamo ritenuto di utilizzare il paesaggio stesso come “materiale progettuale.” 16 – 17 Pièra N°01 – 2015 Progetti Per questo motivo il paesaggio è stato inquadrato da quinte sceniche, da ampie vetrate e da punti di vista panoramici, ma allo stesso tempo introiettato nell’architettura attraverso la sospensione sopra di esso di ampie terrazze. Il paesaggio ha definito soprattutto il limite imposto all’architettura che è scavata al suo interno per farsi attraversare dalla natura. L’organizzazione degli spazi interni all’abitazione, invece, è il risultato di un lento processo di modellazione dell’edificio per volumi: tutto l’iter progettuale è stato una sequenza di atti di addizione seguiti da altri di sottrazione. Il volume che ospita destinazioni accessorie/funzionali (autorimessa, lavanderia, vani deposito e tecnici) è stato separato dal volume dell’abitazione; il volume principale (abitazione) è stato detratto di alcune sue parti ed è stato altresì scomposto al piano primo in due volumi: in uno vivono i ragazzi e nell’altro i genitori collegati da un ulteriore volume trasparente che funge da lanterna di illuminazione del cuore dell’abitazione. interno / esterno 6 7 5 5 Vista sul soggiorno 6 Vista da nord est 7 Vista della zona giorno “dare ordine e forma all’idea che il cliente si era costruito in maniera frammentata attraverso molteplici riferimenti e stimoli” 18 – 19 Pièra N°01 – 2015 Progetti Il progetto amplia una piccola casa esistente inserita in un quartiere residenziale sviluppatosi negli anni ’70: case isolate multiformi, disordinate, che prestano assedio l’una con l’altra, oltre le siepi di giardini di risulta. La casa gode inaspettatamente della fortuna di un giardino sul retro di una certa ampiezza, straordinariamente intimo rispetto al lato verso strada. Qui si distendono i nuovi volumi, adagiati sull’erba. I legni di rivestimento, l’intonaco bianco e la base in calcestruzzo a vista, colgono alcuni degli elementi ricorrenti nell’edilizia residenziale degli anni ’70, quella dei villini suburbani. Il loro riutilizzo riflette anche la volontà di accostarsi alla casa esistente senza generare nuovi frammenti, lavorando perciò secondo un principio di estensione e non di puro accostamento. In questo modo ciò che è stato aggiunto non può prescindere da ciò che già c’era, e così ne spiega la sua presenza. Le pareti, (la pelle di un edificio), dovrebbero fornire chiare informazioni al loro intorno. Dovrebbero agire come una sorta di scudo contro la curiosità dei vicini. è secondo questa logica che si alternano materiali “respingenti” a brani di facciata in cui trovano collocazione grandi aperture. La copertura in lamiera che risvolta sul fronte interpreta questo atto difensivo e la terrazza che si slancia al suo fianco ne mitiga l’arroganza. Questo gioco continuo di alternanze è la regola del progetto. Progettista Arch. Giampaolo Mazzon Progettista strutture Ing. Andrea Rigato Progettista impianti elettrici e meccanici Ing. Stefano Melato Dati dimensionali 151 mq data Inizio lavori ottobre 2007 data Fine lavori febbraio 2011 LUOGO Treviso FOTOGRAFO Francesco Castagna una storia di famiglia Una storia di famiglia Architetto Giampaolo Mazzon 20 – 21 Pièra N°01 – 2015 Progetti una storia di famiglia 1 pagina precedente vista dalla strada 2 2 fronte sul giardino 3 edificio prima dell’intervento (foto archivio Mazzon) 4 planimetria generale 5 vista interna disimpegno piano primo 5 3 4 22 – 23 Pièra N°01 – 2015 Progetti intervista aL COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? COMMITTENTE Quando comprammo la casa originaria, nel ’94, eravamo solo in due. Era una casa molto semplice, ma all’epoca corrispondeva alle nostre esigenze e in più ci piaceva molto la zona tranquilla in cui si trovava. La ristrutturammo senza tuttavia operare grandi stravolgimenti. Successivamente nacquero le nostre due figlie e qualche anno più tardi arrivò anche il terzo figlio. La famiglia si era ingrandita e con i ragazzi cresciuti e i tanti amici che abitualmente frequentavano casa, lo spazio a disposizione era insufficiente. In un primo momento ci interessammo anche per acquistarne una più grande nei dintorni, ma alla fine i legami affettivi prevalsero e decidemmo di ampliare questa, anche se intravvedevamo più le difficoltà, che le possibilità. P Quali necessità hanno generato il progetto? CSicuramente volevamo che ognuno dei nostri figli potesse avere una propria stanza adatta anche per lo studio ed inoltre ci piaceva l’idea di poter avere un vero spazio di soggiorno che nella casa originaria era del tutto assente. PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale? C è stato molto interessante. Prima di dare l’incarico avevamo maturato alcune idee, più di carattere funzionale che altro. Ci rendevamo conto che la configurazione della casa e del giardino che la circondava non lasciavano grandi possibilità di ampliamento se non quelle di occupare quasi per intero il giardino stesso, con nostro grande dispiacere. Avevamo grosse difficoltà ad immaginare altre soluzioni possibili, e soprattutto ad intuirne gli esiti formali. Tuttavia l’approfondimento delle prime idee con l’ausilio di schizzi e soprattutto con quello dei plastici di studio è stato fondamentale. Ci ha permesso di valutare con esattezza l’inserimento del nuovo 6 Raccordo con l’esistente sul fronte giardino una storia di famiglia corpo nel giardino e del rapporto con la casa esistente. In più è stato uno strumento straordinario per comprendere le soluzioni riguardanti i materiali; per i ragazzi, di fronte ai plastici, è iniziata la gara ad accaparrarsi le stanze più belle! PSi identifica nel prodotto finale? CCredo che la nuova casa ci rappresenti appieno. Nel dinamismo degli spazi interni, dove ogni stanza ha qualche elemento che la contraddistingue. Nell’uso di materiali semplici ma che comunicano calore, soprattutto la presenza del legno che fin da principio ci è piaciuto molto. Ed infine la luce, qualcosa che non avevamo mai immaginato e che è stata la sorpresa più grande di tutto il lavoro. Ricordo che già durante il cantiere, continuando a vivere nella casa originaria, fummo sorpresi nel vedere gli spazi prendere forma, incredibilmente inondati di luce attraverso le grandi aperture lasciate nei muri ancora grezzi. Non vedevamo l’ora di poterli usare! E poi, anche il ricordo delle tante persone che hanno lavorato alla costruzione, alcune delle quali ancor oggi “sono di casa”, ci rende particolarmente legati alla nuova abitazione. Nostro figlio più piccolo ride ancor oggi ricordando gli scherzi che gli faceva il grosso Pajo, il capo dei carpentieri! P Perché ha scelto un architetto? C è stata una scelta quasi naturale, nel senso che pensavamo fin dall’inizio che per trovare una risposta adeguata alle molteplici esigenze che volevamo soddisfare, la figura professionale più adeguata fosse quella dell’architetto. Avevamo una casa semplice, quasi priva di carattere, per la quale era difficile immaginare uno sviluppo in grado di valorizzarla, inoltre avevamo l’esigenza di pensare ad un ampliamento che in un futuro potesse facilmente essere reso autonomo, qualora se ne presentasse la necessità. “Nel dinamismo degli spazi interni, dove ogni stanza ha qualche elemento che la contraddistingue.Nell’uso di materiali semplici ma che comunicano calore, soprattutto la presenza del legno che fin da principio ci è piaciuto molto.Ed infine la luce, qualcosa che non avevamo mai immaginato e che è stata la sorpresa più grande di tutto il lavoro.” intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Non credo di poter parlare propriamente di volontà del cliente rispetto al progetto, se non ovviamente per ciò che attiene il programma funzionale. Direi piuttosto che il progetto è il risultato di una sorta di “conversazione” con il cliente nel tentativo di coglierne lo spirito… il mood. Mi trovavo di fronte ad una famiglia non convenzionale, per molti aspetti, e volevo rimanerne positivamente contagiato, per poi trasporre quelle stesse emozioni nel progetto, per quanto possibile. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ADirei che tutto il processo ha seguito un iter ideale. La costruzione dell’idea iniziale è stata governata attraverso un’accurata produzione di disegni di esecuzione e un assiduo controllo in cantiere. Le differenze tra progetto e realizzazione riguardano al più piccoli dettagli, anche causati da lievi “incidenti di cantiere” che hanno suggerito nuove soluzioni, nella transizione tra i materiali o nelle definizione delle trame di ripartizione degli stessi. 6 P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? AIl primo elemento alla base del progetto è stata la ricerca di un equilibrio tra lo stato di fatto e l’ampliamento, quest’ultimo doveva in qualche modo dipendere dal precedente pur evidenziando la sua autonomia di linguaggio. Volevo assolutamente evitare l’effetto “casetta con affiancata scatola iconica”. Il secondo, quello di disporre di un pattern di materiali desunti dal contesto, da impiegare con regole ed accostamenti propri del linguaggio contemporaneo. P è soddisfatto del risultato finale? ASì, in particolar modo per come la casa è vissuta, come dire…funziona! Pièra N°01 – 2015 24 – 25 Progetti nuova identità nuova identità 1 B+B Associati Architetto Renato Bredariol Architetto Marco Bonariol PROGETTISTI B+B Associati, Arch.Renato Bredariol Arch. Marco Bonariol COLLABORATORI Manuel Guadagnin Giulia Paramento Alberto Buso Anna Roncato Boris Vendramin LUOGO Treviso REALIZZAZIONE 2012 DATI DIMENSIONALI 390 mq fotografie Alberto Buso 1 Fronte sud-ovest Vista del fronte sudovest e dell’articolazione plano-volumetrica, inserimento nel contesto 26 – 27 Pièra N°01 – 2015 Progetti INTERVISTA AL COMMITTENTE 2, 3 Pianta piano terra e primo piano 13 2 Legenda 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 ingresso cucina soggiorno studio camera bagno garage ufficio vano tecnico ripostiglio disimpegno cabina armadio magazzino cantina taverna nuova identità 10 1 6 11 3 9 7 5 6 5 11 11 11 14 6 11 15 12 5 6 11 6 10 5 INTERVISTA AL PROGETTISTA Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? committente L’abitazione degli anni 70 cominciava ad avere bisogno di diversi interventi di manutenzione straordinaria e soprattutto non rispondeva alle esigenze di risparmio energetico da noi richieste. Inoltre gli spazi abitativi erano distribuiti in modo frammentato e non rispondevano alle nuove necessità della famiglia. 5 5 Edificio prima dell’intervento (foto archivio B+B Associati) 4 Planimetria 4 PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? Quali necessità hanno generato il progetto? CDa subito abbiamo realizzato che il “Piano casa” avrebbe potuto essere utile, ma è stato grazie allo studio di architettura B+B Associati che sono state rese esplicite le potenzialità dell’intervento non solo dal punto di vista energetico, ma soprattutto per quanto riguarda la componente estetica e funzionale. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CL’intero intervento, dalla progettazione alla realizzazione, è stato molto coinvolgente e trascinante, comprendendo nell’avventura tutta la nostra famiglia, che, a seconda dell’età e del ruolo, ha partecipato identificandosi nell’abitazione, negli spazi comuni e in quelli privati di ciascuno. Gli architetti dello studio di architettura B+B Associati sono stati molto sensibili ed hanno saputo coinvolgere direttamente tutti i membri della famiglia. PSi identifica nel prodotto finale? CIl prodotto finale corrisponde alle nostre aspettative, ed identifica perfettamente la nostra famiglia che è presente nel quartiere da sempre e con questo intervento ha “rinnovato” anche il ruolo di appartenenza alla vita di relazione con i vicini e con l’intero quartiere. P Perché ha scelto un architetto? CNon vi sono mai stati dubbi sulla necessità di avere al nostro fianco un architetto che ci accompagnasse in un intervento così importate. La scelta di B+B Associati è stata dettata da vari motivi tra cui la loro ben nota serietà e competenza e il loro “stile”; un tratto progettuale che riflette in modo efficace i nostri “gusti” e le nostre aspettative. Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? ARCHITETTO Il committente e lo studio di architettura B+B Associati hanno iniziato a conoscersi grazie al rapporto professionale conseguente all’incarico. L’edificio è stato costruito con assoluta unità di intenti, non c’è stata mai una prevaricazione delle parti coinvolte, poiché il progetto è stato modellato sulle esigenze della numerosa famiglia, generando un’interazione proficua e una riflessione sul senso dell’ abitare contemporaneo a Treviso. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ALa mole di lavoro richiesta dal “Piano Casa”, ovvero per la “Dia per ristrutturazione e l’ampliamento”, è stata analoga a quella necessaria per una procedura ordinaria con rilascio di Permesso di Costruire, procedura a cui lo studio fa regolarmente ricorso. Sicuramente la Dia ha ridotto i tempi di approvazione del progetto. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ALa realizzazione corrisponde all’idea iniziale. Unici elementi ad essere stati variati leggermente sono i materiali di rivestimento esterno. Questo non ha compromesso la natura esteticocompositiva dell’involucro edilizio: i pannelli lignei sono stati sostituiti dall’intonaco colorato, senza snaturare i rapporti dei pieni e dei vuoti inizialmente ideati. Questo lavoro è in linea con la filosofia dello studio B+B Associati, in cui la ricerca compositiva di forme essenziali e volumi rigorosi assieme al dinamismo delle linee compositive sono “l’essenza del progetto”. Queste scelte stilistiche non delegano ai materiali e alle tecnologie soluzioni compositive vincolanti e lasciano quindi ampi margini di variazione sugli stessi. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio? AL’edificio esistente, inteso come sagoma e volume, è stato la matrice compositiva del progetto, in quanto si è dovuto rispettare la sagoma e il sedime dello stato di fatto procedendo ad una “ristrutturazione pesante”. Pertanto quello che era il vincolo iniziale durante il percorso si è trasformato in uno stimolo progettuale, e il volume originario è stato modellato per sottrazioni e addizioni. 28 – 29 Pièra N°01 – 2015 Progetti nuova identità 6 P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALa strategia progettuale messa in atto è sicuramente assimilabile al principio di “sviluppo per traiettorie diversificate di volumi annessi”, in quanto l’abitazione degli anni ‘70 priva di un carattere identificativo, diventa l’occasione per ripensarne completamente i volumi e la composizione planimetrica e prospettica, generando eccezioni nella stereometria della facciata. L’attacco a terra dell’edificio chiarisce l’alternanza tra spazi serventi (bagni, ripostigli, zone di servizio... etc) e spazi serviti (camere, soggiorni, studioli... etc); il passaggio tra gli ambienti principali viene esaltato da un corridoio vetrato su ambo i lati che sottolinea l’autonomia delle funzioni in una pianta policentrica. P È soddisfatto del risultato finale? ASi, vista la soddisfazione mostrata dal cliente. Noi pensiamo di essere oltre che progettisti, anche abitanti delle nostre architetture, è per questo che la sintesi del rapporto tra architetto e cliente diviene per noi pura soddisfazione se quest’ultimo è appagato dal benessere e dal comfort degli spazi. Abbiamo potuto constatare che il cliente fa della sua casa un luogo di ritrovo anche per amici e parenti, oltre che per se stesso, condividendo anche gli spazi piu’ intimi. Questo modo di “vivere” l’edificio per noi è motivo di soddisfazione perchè conferma il piacere, da parte dei committenti, di abitare lo spazio che abbiamo progettato per loro; inoltre mostra concretamente che il nostro metodo di “aprire le porte” per creare un rapporto sinergico tra professionista e committente da buoni risultati. “sviluppo per traiettorie diversificate di volumi annessi” 7 6 Prospetto sud La continuità del soggiorno e degli spazi aperti. La pensilina unificante i volumi aggregati. 7 Il portico Elemento tradizionale della casa rurale, luogo della sosta tra interno e esterno. Il contesto è la prima periferia di Treviso. L’ampio giardino e l’edificio esistente, sono stati il punto di partenza per rileggere il tema della “casa singola su lotto”. La ricerca dell’essenzialità degli spazi, è stata criterio fondamentale per la modellazione degli stessi con la finalità di raggiungere un comfort abitativo adeguato al vivere contemporaneo. Lo schema compositivo del nuovo progetto nasce dalla possibilità di poter creare, intorno al volume principale, derivante dallo stato di fatto, degli ambiti annessi, quasi una contaminazione per “crescita spontanea” di volumi puri. Questi tre ambiti ad un solo piano e di piccole dimensioni seguono una strategia di sviluppo per traiettorie diversificate di spazi compenetrati. L’apparente pianta policentrica viene unificata, in alzato, dalle linee essenziali del profondo portico, che modula l’entrata della luce negli ambienti principali della casa. L’ingresso dell’abitazione é collocato nel punto d’ incontro tra il corpo principale e il volume dove si trova la zona dedicata alla cucina e al pranzo. Dal corpo centrale si snodano verso nord il volume del magazzino e del vano tecnico per la centrale termica, e verso sud la “taverna”. I locali della zona giorno godono di ampie vetrate che consentono la continuità visiva con il giardino. La cucina presenta una grande apertura che permette di raggiungere uno spazio pavimentato e porticato progettato per il pranzo all’aperto. La copertura dei volumi secondari ospita ampie terrazze accessibili dalle aperture dalla zona notte al primo piano. Nella disposizione interna degli ambienti si è tenuto conto della necessità di collocare le zone giorno e le stanze più praticate, prevalentemente a sud-est. Si è garantita comunque una corretta schermatura solare tramite ampi aggetti, che compositivamente formano le linee unificanti dei prospetti. Sul volume principale, sulla falda del tetto rivolta a sud, sono stati posizionati pannelli fotovoltaici e pannelli solari. Dal punto di vista impiantistico tutti gli elementi introdotti, concorrono da una parte a determinare uno spazio abitativo adeguato ai requisiti di comfort richiesti (controllo passivo del microclima) e dall’altra tiene conto del risparmio energetico, limitando l’uso di impianti meccanici e massimizzando l’efficienza degli scambi tra edificio e ambiente. 30 – 31 Pièra N°01 – 2015 linguaggio essenziale Progetti linguaggio essenziale 1 BusnelloZonta. AArchitetti Progettisti Arch. Paola Busnello Arch. Mike Zonta Progettista strutture Geom. Roberto Salezze Ing. Maurizio Lessi progettista impianti P.I. Giuliano e Attilio Menegon fotografie Cristian Guizzo Data inizio lavori aprile 2013 Data fine lavori settembre 2013 Dimensioni intervento 313,19 mq Ci troviamo in una zona periferica residenziale di Padova, fuori dalle mura del centro storico, dove la densità urbanistica è comunque alta e la tipologia degli edifici esistenti molto varia. L’edificio interessato dal progetto è un fabbricato ad uso residenziale, di forma compatta e costruito negli anni ’60 del secolo scorso. La facciata principale era orientata ad Ovest, il disegno dei prospetti piuttosto disordinato e il tetto si presentava a due falde sfalsate. Nella porzione a Nord il fabbricato era in parte in aderenza all’edificio confinante e negli altri lati si trovava molto vicino ai confini e agli altri edifici. La prima analisi ha evidenziato subito la presenza di grossi problemi strutturali e di degrado e quindi si è deciso di optare per una ristrutturazione pesante. Il progetto ha definito un edificio con forme nuove e un tetto piano con struttura in legno, completati da uno strato isolante esterno molto spesso: per garantire delle prestazioni di isolamento termico superiore alla norma. L’edificio esistente è stato quindi semplificato nella sua forma con aperture più ampie e pulite. A questo volume è stato aggiunto un terrazzo sul lato Ovest, chiuso da una cornice su tutti i lati, a guisa di cannocchiale, che lo protegge dal sole estivo e dalla strada pubblica: una specie di filtro tra privato e pubblico che prima mancava. Nel lato Est il volume è stato scavato per ottenere una loggia dove soggiorno e cucina si affacciano, anche qui con l’intenzione di proteggere la parte più privata dell’abitazione, e per poter accedere ad una vista più aperta e verde che prima era godibile solo dal piano terra. Per la distribuzione si è scelto di lasciare a sud la zona giorno e a nord le camere da letto, con la nuova scala nella parte centrale; soluzione logica e funzionale anche per le vedute ed i vincoli dettati dall’intorno. L’ingresso è al piano terra insieme ad altri locali di servizio. Il volume in sopraelevazione, che il “Piano casa” permette, a livello di progetto si sviluppa solo sopra la parte nord dell’edificio, sia per una questione di distanze dagli altri edifici, sia per avere una porzione di tetto a terrazzo praticabile. In fase di realizzazione tale volume è stato ridotto al fine di ottenere un terrazzo più ampio, mantenendo la possibilità di sopraelevazione per future esigenze. I materiali e le finiture utilizzati sono di tipo naturale o derivanti dal riciclo: le partizioni interne sono in legno e cartongesso / fibrogesso certificati, 32 – 33 Pièra N°01 – 2015 Progetti linguaggio essenziale il cappotto esterno è in sughero bruno auto espanso, i sottofondi alleggeriti con cementi esenti da sostanze volatili e additivi. Le forme, i colori e i materiali evidenziano i diversi volumi: un colore più chiaro per la parte di edificio principale e un colore più scuro per l’ampliamento e il filtro-terrazzo verso la strada, con finiture e materiali diversi per i rivestimenti (vetro, acciaio corten e pietra d’istria). Questa soluzione rende più armonica l’operazione di inserimento del secondo piano ed evidenzia anche le diverse funzioni del fabbricato. A completamento dell’intervento in chiave sostenibile, il progetto prevede impianti elettrici a stella che non alterano il campo elettromagnetico naturale e impianti di generazione energetica da fonte rinnovabile: la caldaia modulante a condensazione è affiancata da un impianto solare per la generazione di acqua calda sanitaria e di integrazione termica di 3 kW di potenza. 2 intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente La ricerca di un’abitazione più grande, indipendente e soprattutto nello stesso quartiere dove si trovava l’attuale residenza. Questa ricerca ha portato a scegliere un edificio da ristrutturare, bisognoso di un forte intervento. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CIl “Piano Casa” non è stato determinante, ma ha rappresentato un’ulteriore spinta per l’investimento da affrontare e maggiori soluzioni per il progetto. Il progetto di sopraelevazione dell’edificio esistente ci ha dato la possibilità di avere maggiori spazi per il futuro. P Quali necessità hanno generato il progetto? CIl progetto è stato generato in base alle attuali esigenze familiari, ed anche in prospettiva di alcuni cambiamenti futuri. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CLe scelte sono state sempre condivise, rispettando le competenze. Con i progettisti abbiamo valutato diverse ipotesi prima di scegliere la definitiva. PSi identifica nel prodotto finale? CA progetto finito, gli spazi, le viste e la luce danno un’impronta positiva e rispondente alle nostre esigenze abitative. Anche lo stile architettonico rispecchia le nostre esigenze. P Perché ha scelto un architetto? CLa scelta di un architetto è stata effettuata in base al curriculum dei lavori realizzati, alle proposte specifiche effettuate dallo stesso e per avere una figura professionale competente che potesse essere un punto di riferimento per tutto l’iter progettuale. 3 1 pagina precedente Un volume lungo tutta la facciata del fronte strada crea un filtro tra gli ambienti interni privati e lo spazio pubblico, molto vicino 2 Vista del fronte strada 3 edificio prima dell’intervento (foto archivio BusnelloZonta) intervista al progettista Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Da parte del cliente c’era la necessità di avere degli spazi che nel tempo potessero essere fruiti in maniera diversa a seconda dei cambiamenti nella famiglia (una zona più separata per i figli studenti più grandi, la possibilità di ospitare per lunghi periodi i genitori o amici). PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ALa mole di lavoro richiesta per il “Piano casa” non è stata molto complessa: si è trattato di presentare una DIA che richiede subito molta documentazione, ma che ha un iter piuttosto veloce. Il lavoro maggiore è stato svolto nella fase iniziale di studio:nel necessario confronto dell’idea progettuale con la normativa vigente, dovendo asseverare il progetto. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AL’edificio realizzato presenta un volume di sopraelevazione ridotto rispetto al progetto a vantaggio della realizzazione di una ampia terrazza in sommità all’edificio. In futuro ci potrà essere la possibilità di modificare gli spazi del secondo livello per ottenere delle zone coperte. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? AL’immobile esistente si trovava in una zona residenziale di completamento dove le distanze tra gli edifici e dai confini erano ridotte al minimo. La difficoltà maggiore è stata quindi quella di creare degli spazi aperti e delle viste senza ostacoli.L’edificio da ristrutturare si trovava in uno stato di degrado notevole, ma soprattutto presentava notevoli emergenze strutturali. Questo ha determinato la scelta di procedere attraverso una demolizione con fedele ricostruzione, usando una struttura in legno (pannelli massicci a strati incrociati XLAM con collanti esenti da VOC) e delle tamponature con materiali molto isolanti. Il “Piano Casa” ha dato la possibilità di sopraelevare parte dell’edificio: il nuovo volume permette la creazione di alcuni locali da destinare a servizi e a funzioni che possono cambiare nel tempo (studio, camera ospiti …), inoltre da la possibilità di usufruire di un ampio terrazzo e quindi di uno spazio aperto che è impossibile creare nella zona molto ristretta del giardino. Il nuovo terrazzo frontale, incorniciato e chiuso sui lati, protegge gli ambienti privati dalla vista diretta della strada e, insieme ai frangisole, riduce l’apporto solare diretto da Ovest e conferisce carattere alla facciata pubblica. 34 – 35 Pièra N°01 – 2015 La loggia sul lato est permette di aprire la zona giorno verso la parte più ampia e verde del paesaggio e di creare anche qui uno spazio aperto facilmente utilizzabile. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALe linee guida che abbiamo seguito sono quelle che ormai riteniamo valide quando interveniamo in questo tipo di edificio (anni 50’, 60’, 70’) in zone residenziali con caratteristiche ambientali disomogenee e poco riconoscibili. Usiamo un linguaggio moderno, semplice ed essenziale, che distingua l’edificio dal contesto proprio per l’immediata lettura dei volumi e delle forme, dove ci sia un dialogo tra interno ed esterno. Altro punto fondamentale delle nostre scelte progettuali è la sostenibilità dell’edificio attraverso i giusti orientamenti, l’uso dei materiali e degli impianti. Progetti 5 P è soddisfatto del risultato finale? A Per completare l’edificio avevamo pensato anche di realizzare in una porzione della copertura un tetto giardino che avrebbe avuto una funzione sia estetica sia di moderazione delle temperature estive. Inoltre l’idea era quella di realizzare alcuni frangisole applicati alla terrazza “cornice” che avrebbero avuto la stessa funzione. Accorgimenti che avrebbero reso ancora più sostenibile l’edificio. Il risultato finale risponde comunque alle nostre aspettative di progettisti: siamo soddisfatti perché ci sembra che la sfida con un sito piuttosto infelice abbia avuto come risultato un fabbricato dal linguaggio semplice ed essenziale, dalle linea armoniche e nello stesso tempo rispettoso di molti punti ormai riconosciuti dell’architettura sostenibile. 4 4 Vista della loggia 5 La nuova scala di distribuzione si trova in una zona più centrale e funzionale, ha struttura in acciaio e finiture in legno, luce naturale e parete di fondo dal colore caldo 6 Zona soggiorno con vista su cucina 6 “c’era la necessità di avere degli spazi che nel tempo potessero essere fruiti in maniera diversa a seconda dei cambiamenti nella famiglia” 36 – 37 Pièra N°01 – 2015 Progetti nato e cresciuto a Fiera nato e cresciuto a fiera 2 1 Architetto Massimo Galeotti Progettista Arch. Massimo Galeotti Progettista strutture Ing. Renzo Dalla Cia Dimensioni intervento casa 156 mq giardino 125 mq Fotografo Francesco Castagna Data inizio lavori marzo 2011 Data fine lavori gennaio 2013 Luogo Treviso 1 prospetto sulla piazza 2 camera da letto 38 – 39 Pièra N°01 – 2015 intervista aL COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? committente Innanzitutto sentivo la necessità di avere una casa mia, la scelta è poi ricaduta sull’edificio in questione che da sempre confinava con la casa dove sono cresciuto con la mia famiglia e dove attualmente vive mio fratello. La casa era abbandonata da tempo e faceva proprio al caso mio: mi sono sempre piaciute le cose “vecchie” e che avessero un sapore antico. Inoltre sono molto legato al quartiere di Fiera dove sono nato e cresciuto e dove avrei voluto continuare a vivere. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CNon è stato determinante, ma quando ho saputo che avrei avuto a disposizione della volumetria in più, non nego che mi abbia fatto piacere. Ho potuto creare una stanza in più rispetto a quelle esistenti e che attualmente utilizzo per le mie passioni: la musica, il disegno e lo studio. P Quali necessità hanno generato il progetto? CDesideravo avere una casa confortevole e congeniale, dove al piano terra avere gli spazi della vita quotidiana e al piano superiore la camera da letto e gli spazi più intimi. Avrei voluto avere la possibilità di ampie vetrate sul giardino, ma non è stato possibile ed è stato più rispettoso mantenere la facciata così com’era. Posso comunque godere della luce che filtra dalle finestre a tutte le ore del giorno grazie ai due affacci e posso godere del mio giardino tranquillo. PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale? CSi, soprattutto nelle scelte fondamentali anche se in realtà ho preferito lasciare molta carta bianca e ho riposto fiducia nell’architetto e nelle maestranze. PSi identifica nel prodotto finale? CDirei di sì: è quello che mi aspettavo. Una casa di carattere, ma con il fascino dell’antico, dalle linee semplici e pulite. Il legno e i mattoni la rendono calda e confortevole e si rivelano dei materiali senza tempo, belli sempre. Inoltre sono ad un passo dalla città, ma continuo a vivere in un quartiere tranquillo e al quale sono legato. P C Perché ha scelto un architetto? Ho cercato qualcuno di adatto a questo tipo di incarico, poiché ci tenevo molto. Ho scelto Massimo in particolare perché, come me, è cresciuto a Fiera e lo conosco da una vita. Sapevo che per un lavoro di restauro di questo tipo c’era bisogno di una certa sensibilità, attenzione e preparazione. Tutte doti che sapevo di trovare in lui, come professionista. nato e cresciuto a Fiera Progetti intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? ARCHITETTO Il mio cliente è sempre entrato in punta di piedi nelle questioni compositive e formali, tanto più in quelle tecniche e questo mi ha permesso di lavorare serenamente con una visione globale del progetto senza dover penare su ogni minima scelta come molto spesso nel nostro lavoro capita. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? AL’iter burocratico per ottenere tutti i permessi è stato molto lungo e non privo di complicazioni. L’edificio in questione, oltre ad avere un grado di protezione, rientra per pochi metri anche nel Parco del fiume Sile, quindi il progetto ha dovuto avere più pareri favorevoli da più commissioni per le quali preparare singoli fascicoli di documentazioni ognuno con criteri diversi e questo ha allungato di molto le tempistiche per i permessi. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio? A Questo è il primo lavoro che ho affrontato e concluso da quando ho aperto il mio studio: quindi all’inizio se dicessi che non ero per nulla preoccupato di incontrare difficoltà nel gestire un lavoro come questo, vista la mia inesperienza, direi una bugia. Ogni volta che si interviene su un manufatto già esistente la possibilità di intoppare su una problematica non prevedibile è alta, dal punto di vista compositivo, tecnico ed economico. Anche in questo caso la competenza delle maestranze, la disponibilità (e la pazienza) del committente sono fondamentali. 4 P A Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? Un atteggiamento rispettoso verso la parte esistente, rispettare la sua tipologia architettonica, non solo compositivamente ma anche nell’uso dei materiali, con la volontà di evidenziare, o meglio di non nascondere, l’intervento volumetrico successivo, contemporaneo. Credo che questo sia l’atteggiamento più onesto da tenere confrontandosi con il passato. P è soddisfatto del risultato finale? A Mi capita ancora spesso di tornare in questa casa, vista la sincera amicizia con il proprietario, ogni volta mi guardo intorno e ripercorro mentalmente tutte le scelte che hanno richiesto questa o quella soluzione, se quel dettaglio è riuscito come volevo, se quel legno invecchia bene… a volte sono rincuorato da me stesso e provo soddisfazione nel vedere che le cose funzionano, molte altre invece non faccio che ripetermi in testa una frase di Scarpiana memoria “Dio mio. Ho proprio sbagliato tutto.” PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ALa realizzazione dell’edificio è rimasta molto vicina a quelle che erano le mie idee iniziali. Ancora adesso mi capita di ritrovare in studio, in mezzo alle carte, qualche foglio volante con vecchi schizzi delle soluzioni esterne ma anche dei dettagli dell’arredo e ogni volta mi sorprendo nel vedere come la soluzione iniziale, anche se riassunta in pochi segni di matita, si sia successivamente completata con la stessa coerenza. 3 Vista del volume ampliato 2 Interno del volume ampliato 3 “ancora adesso mi capita di ritrovare in studio in mezzo alle carte qualche foglio volante con vecchi schizzi delle soluzioni esterne ma anche dei dettagli dell’arredo e ogni volta mi sorprendo nel vedere come la soluzione iniziale, anche se riassunta in pochi segni di matita, si sia successivamente completata con la stessa coerenza” 40 – 41 Pièra N°01 – 2015 Progetti nato e cresciuto a Fiera 5 cucina 6 edificio prima dell’intervento (foto archivio Galeotti) 7 pianta piano terra e piano primo 5 6 7 L’edificio è inserito nel tessuto urbano dell’antico quartiere di Porto di Fiera a Treviso, proprio davanti alla Chiesa di S. Ambrogio, ed ha certamente subito, come il quartiere stesso, diverse modifiche lungo il passare degli anni. L’intervento ha comportato la ristrutturazione della parte esistente integrandola con un piccolo ampliamento reso possibile dal recupero volumetrico di una vecchia superfetazione demolita nel lato del giardino interno e dal piano casa all’epoca vigente. L’ampliamento che completa la volumetria dell’edificio è stato rivestito in doghe di legno nelle pareti verticali e anche in falda per esaltarne la sua stereometria e per staccarsi in maniera evidente da quella che è la porzione antica e già esistente. Nel lato verso la piazza sono state aperte nuove bucature pensate dall’interno per inquadrare la Chiesa di fronte e migliorarne la vista. Negli interni si è conservato quello che è stato possibile recuperare delle vecchie travi in legno e della vecchia struttura del tetto nascosta, ora riportata a vista. L’assetto tipologico dell’edificio rispecchia la classica distribuzione delle case contadine dell’epoca, con la scala centrale e una distribuzione simmetrica degli ambienti, l’intervento ha conservato la posizione del vano scale centrale e inserito simmetricamente gli ambienti più importanti del piano terra. Infine una cura particolare è stata riservata al giardino che si apre in una corte tranquilla, lontana dalla vista dei passanti e dalla piazza. È attraversato da un semplice percorso in ghiaino lavato che porta direttamente all’ingresso e che lo divide in due parti: una è dedicata alle erbe aromatiche e l’altra a libero prato verde. “Anche in questo caso la competenza delle maestranze, la disponibilità (e la pazienza) del committente sono fondamentali” 42 – 43 Pièra N°01 – 2015 Progetti volumi sospesi volumi sospesi 1 Architetto Gianluca Pelloia 2 Progettista Arch. Gianluca Pelloia Data inizio lavori settembre 2011 collaboratrice Arch. Cristiana Zonta Data fine lavori novembre 2012 Luogo Castelfranco Veneto (TV) Dimensioni intervento 175 mq 44 – 45 Pièra N°01 – 2015 Progetti volumi sospesi 4 L’edificio oggetto dell’intervento è ubicato in comune di Castelfranco Veneto (TV), in una zona residenziale a ridosso del centro storico, urbanizzata nei primi anni 60 e a bassa densità. Il fabbricato è stato edificato nella metà degli anni 60, secondo il programma INA casa, ed è costituito da 2 piani, uno fuori terra su due diversi livelli e uno seminterrato anch’esso sviluppato su due diversi livelli. L’abitazione esistente presentava un’architettura sobria ed elegante con spazi interni molto luminosi ma non adeguati alle esigenze attuali. Il progetto di ristrutturazione ed ampliamento dell’edificio è stato redatto ai sensi della L.R. n° 14 del 08-07-2009 art. 2 comma 1 (piano Casa). Il nuovo intervento è ben leggibile sia in pianta che in prospetto ed ha la caratteristica di essere disassato rispetto all’edificio esistente e parallelo ai confini del lotto. I nuovi volumi si evidenziano perchè “sospesi” da terra. La rampa di acceso e le nuove strutture in cemento armato a sbalzo hanno l’obbiettivo di dare al nuovo intervento un senso di leggerezza e di rispetto per l’edificio esistente e per gli spazi aperti. L’ampliamento ha comportato la realizzazione di un nuovo porticato a sud, una piccola biblioteca a nord e un nuovo locale di servizio. Tutti i nuovi elementi architettonici, dai cancelli ai camini esterni sono stati disegnati perseguendo il tema della leggerezza e del distacco da terra. L’edificio ha una superficie coperta di circa 175 mq e una volumetria urbanistica di circa 680 mc. L’intervento ha riguardato la ristrutturazione del corpo di fabbrica esistente con aumento dell’isolamento termico perimetrale e la realizzazione dei nuovi volumi in cemento armato. Tutti gli impianti sono di nuova realizzazione, garantendo all’edificio l’ottenimento della classe energetica B. 3 intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente La casa esistente mi è piaciuta subito , per gli spazi molto ampi e luminosi e per un giardino molto ben curato. Avere una casa singola con un giardino in una zona centrale di Castelfranco è sempre stato un nostro desiderio. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CSicuramente, avevo la certezza di potere avere alcuni locali per me indispensabili P Quali necessità hanno generato il progetto? CLa nostra passione per il giardino e per la lettura ci ha portato a prevedere un nuovo portico e una nuova piccola biblioteca, sempre nel rispetto del giardino PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CSi, abbiamo avuto un ottimo rapporto con il progettista. PSi identifica nel prodotto finale? CSi, siamo molto soddisfatti P Perché ha scelto un architetto? CAvevo bisogno di una persona di fiducia. 1 pagina precedente scorcio del volume in ampliamento 2 Pensilina di ingresso 3 edificio prima dell’intervento (foto archivio Pelloia) 4 Vista della biblioteca vetrata intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Sicuramente il rispetto del verde è stata una costante e la sobrietà delle forme. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? AIn questo caso è stato tutto molto ordinario senza alcun intoppo direi una mole di lavoro standard e prevedibile . PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ADirei niente , ho avuto un rapporto di fiducia con la committenza, le scelte sono state molto semplici e rapide. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? AA mio parere questa casa era già bella, molto accogliente, dalle linee semplici e pulite, non è stato difficile rapportasi. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? AIl rispetto dell’edificio esistente, la lettura del nuovo intervento e la sospensione dei nuovi volumi per una percezione più leggera e per un rapporto più elegante con il giardino. P è soddisfatto del risultato finale? A Personalmente si. 46 – 47 Pièra N°01 – 2015 5 Pianta piano rialzato Legenda 1 2 3 4 5 6 7 ingresso cucina soggiorno biblioteca camera bagno garage Progetti 6 Vista complessiva 8 9 10 11 12 13 ufficio vano tecnico sauna palestra taverna portico guardaroba “Perché ha scelto un architetto?” 5 “Avevo bisogno di una persona di fiducia” 13 5 6 5 6 6 o a nico lestra volumi sospesi 3 12 2 ba 4 1 1 2 3 4 5m 48 – 49 Pièra N°01 – 2015 Progetti nuovi spazi per l’abitare Nuovi spazi per l’abitare Il fabbricato è situato in un lotto d’angolo. La sagoma in pianta è quadrangolare, con corpo a “torretta” spostato in avanti nel fronte principale. I prospetti sui lati frontale (sud) e laterale (ovest) prospicienti le vie pubbliche, sono decorati con elementi architettonici tipici, con fasce marcapiano e contorni finestre in intonaco sagomato e paramenti murari trattati parzialmente a fasce tipo bugnato. Le finiture murarie sono in intonaco tradizionale lavorato e così anche gli elementi caratteristici quali: basamento, davanzali, fasce di contorno, lesene e marcapiani. Il progetto prevede l’accorpamento dei volumi esistenti fuori sagoma e l’aumento consentito della volumetria in un unico volume di 2 piani fuori terra, posto nel retro del fabbricato, non debordante dalla sagoma del fabbricato originario. è stato previsto il mantenimento ed il restauro della facciata esistente con le decorazioni, le tipologie e le finiture esterne originarie. Il nuovo volume è caratterizzato da una muratura intonacata e tinteggiata con colore leggermente più chiaro del fabbricato originario. Per ridurre l’impatto geometrico, è stato scelto un rivestimento in lamiera zinco-titanio sui lati nord ed est anche con funzioni di protezione dalle acque meteoriche. Verificato lo stato dimensionale e di manutenzione delle strutture esistenti, si è proceduto alla sostituzione dei solai con nuovi manufatti in latero cemento per il piano terra, 1° e 2°, al fine di irrobustite il fabbricato e rispettare le norme antisismiche, e nondimeno le dotazioni impiantistiche. Per la copertura del fabbricato esistente è stato previsto il rifacimento con strutture in legno, tavolati di finitura e adeguata coibentazione. La copertura del nuovo volume, è a terrazzo piano per evitare strutture a contatto con il corpo principale esistente. Architetto Moreno Carniato Fotografie Cristian Guizzo Progettisti Arch. Moreno Carniato data Inizio lavori Luglio 2010 Progettista strutture Ing. Francesco Mazzocco data Fine lavori Novembre 2012 Progettista impianti Ing. Vincenzo Conte Luogo Treviso Dimensioni Intervento 160 mq 50 – 51 Pièra N°01 – 2015 Progetti 2 7 nuovi spazi per l’abitare 3 1 pagina precedente ingresso principale 5 2 9 1 2 3 4 7 6 5 8 9 20 6 4 5 6 19 18 17 16 15 14 13 12 11 5 0 intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente Abitazione definitiva per la famiglia composta da due genitori e tre figli. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CSi, la possibilità di maggiore ampliamento rispetto allo standard di zona è stata determinante per ottenere un migliore risultato. P C Quali necessità hanno generato il progetto? Prevalentemente l’esigenza di ricavare spazi per le varie funzioni del vivere rapportati ai componenti della famiglia,in un organismo edilizio composito e ampliato rispetto all’esistente. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CSi, le scelte sono state tutte condivise con il Progettista. PSi identifica nel prodotto finale? CSi, il risultato corrisponde a quanto ci si era prefissi di ottenere. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ingresso cucina soggiorno studio camera bagno garage ufficio vano tecnico 4 10 6 1 Legenda 6 5 3 2, 3 Pianta piano terra e primo piano 2 4m intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Le scelte sono state tutte condivise e il risultato finale corrisponde alle ipotesi progettuali iniziali. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ASolo un po’ più complicato di una normale pratica edilizia. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ALa realizzazione corrisponde all’idea iniziale. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? AStimolante la necessità di valorizzare l’esistente (villino primi ‘900) con l’accostamento di un ampliamento contemporaneo. P Perché ha scelto un architetto? C Per avere migliore qualità nell’intervento. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? AAdeguato recupero degli stilemi e dei caratteri dell’esistente,contrapposto a tecniche ed immagine contemporanei per quanto riguarda l’ampliamento realizzato,per far coesistere i due diversi aspetti dell’immobile in un unico organismo architettonico. P è soddisfatto del risultato finale? ASi. 4 Percorsi esterni 52 – 53 Pièra N°01 – 2015 5 Progetti nuovi spazi per l’abitare 6 7 5 Vista del giardino attiguo alla cucina 6 Lo spazio esterno dell’ampliamento 7 vista notturna intervento 8 edificio prima dell’intervento (foto archivio Carniato) 8 54 – 55 Pièra N°01 – 2015 nuova prospettiva Progetti Nuova prospettiva Architetto Roberto Svaldi 1 Fotografie Cristian Guizzo ProgettistA Arch. Roberto Svaldi Studio 32 architetti e ingegneri associati Progettista strutture Ing. Firminio Magaton Studio 32 architetti e ingegneri associati PROGETTISTA IMPIANTI Bruno Rossi data Inizio lavori gennaio 2011 data Fine lavori maggio 2013 Luogo Castelfranco Veneto (TV) Dimensioni Intervento 189 mq L’intervento in oggetto è stato realizzato a Castelfranco Veneto. L’esigenza della committenza era quella di aumentare le dimensioni del locale principale dell’abitazione in modo da rendere più comoda la vita di relazione, sia in ambito famigliare che con gli amici. L’ampliamento ha quindi previsto la realizzazione di un nuovo e ampio soggiorno collegato alla sala da pranzo esistente e di un nuovo servizio igienico adiacente. Per evitare il normale disagio legato in genere all’esecuzione di un intervento edilizio, il progetto ha previsto la realizzazione dell’opera esclusivamente con sistemi a secco. Eseguita una platea di basamento, si è provveduto quindi all’installazione dei pilastri in acciaio e al montaggio della copertura in legno. Successivamente sono state realizzate le pareti perimetrali che sono composte da una struttura in listelli di legno a tripla orditura sezione 50x50 mm, da una lastra esterna di legno/cemento dello spessore di 5 cm e da un tamponamento interno in doppia lastra di cartongesso. L’intercapedine è stata interamente riempita di materiale isolante. Le pareti sono state inoltre rivestite con un cappotto in polistirene dello spessore di 14 cm e con un rivestimento finale con intonachino silossanico ottenendo un valore finale di trasmittanza pari a 0,09 W/m2 K. I serramenti esterni sono in alluminio a taglio termico. A lavori di ampliamento ultimati si è proceduto con piccole demolizioni per il collegamento all’esistente. A completamento è stato effettuato su quest’ultimo un intervento di riqualificazione energetica ottenuta mediante la sostituzione dei serramenti e l’isolamento delle pareti perimetrali. Da un punto di vista compositivo si è cercato di creare un nuovo volume utilizzando forme semplici, coordinando il fabbricato esistente, in questo caso disposto tutto su un piano, con la limitata superficie edificabile tipica per questi interventi in cui dimensioni dei lotti e distanze da confini e fabbricati non lasciano molto spazio per la definizione dell’ampliamento. 56 – 57 Pièra N°01 – 2015 1 pagina precedente Vista dell’intervento dalla strada 2 Pianta 3 Vista d’angolo dell’ampliamento 1 2 3 4 5 6 7 8 4 edificio prima dell’intervento (foto archivio Svaldi) Legenda ingresso cucina soggiorno disimpegno camera bagno garage ripostiglio Progetti nuova prospettiva 6 8 6 4 Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente L’esigenza di migliorare le prestazioni energetiche del fabbricato, la dotazione di servizi igienici e nello stesso tempo creare un locale di soggiorno più ampio e confortevole. 5 3 4 7 5 8 1 2 1 2 3 4 5m 2 PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CSi, perché nonostante avessimo comunque del volume edificabile, ci ha permesso di avere una riduzione degli oneri concessori pari al 60%. Oltre chiaramente alle detrazioni fiscali previste per le ristrutturazioni e per la riqualificazione energetica dei fabbricati che ci hanno permesso, in occasione dell’ampliamento, di intervenire contestualmente anche sul fabbricato esistente. P C 3 intervista al COMMITTENTE Quali necessità hanno generato il progetto? Migliorare il benessere abitativo creando degli spazi più adatti ad un nucleo famigliare composto da tre persone adulte. Realizzare un locale luminoso dove potersi dedicare, fra le altre cose, ad uno degli hobby principali di famiglia: la lettura. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? C Fin dall’inizio si è instaurato un dialogo con il progettista molto fruttuoso che si è esteso sino alla discussione degli aspetti costruttivi. Sotto la guida dell’architetto abbiamo anche realizzato una parte delle opere. PSi identifica nel prodotto finale? CDirei di si. I nuovi locali sono molto luminosi ed è stato ottenuto un risultato coerente con i nostri gusti, ossia uno stile contemporaneo ma nello stesso tempo caldo e confortevole. P C Perché ha scelto un architetto? Perché ritengo che oltre agli aspetti prettamente edilizi sappia cogliere anche il lato emozionale legato ad una costruzione. intervista aL PROGETTISTA 4 Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Nel dimensionamento e nella dotazione degli spazi; in tutti gli altri aspetti, comprese le finiture, il cliente si è lasciato abbastanza guidare, cosa certamente non comune. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ASicuramente eccessiva. Sebbene le richieste per gli ampliamenti cosiddetti “Piano Casa” non siano sottoposte ad un completo iter di approvazione, ma si concretizzano con una denuncia di inizio attività, la documentazione da produrre è la stessa di un intervento molto più importante. Nel caso specifico tutto sommato la mole di lavoro legata agli aspetti burocratici è stata contenuta, ma ritengo rappresenti un’eccezione. Nella prevalenza di interventi simili, il lavoro effettuato per il ritiro di pareri preliminari da parte di vari Enti da allegare alla DIA, oltre alle pratiche per indagini geologiche, per le terre e rocce da scavo, per le linee vita, per le autorizzazioni allo scarico fognario, ecc., senza tralasciare l’attività legata alla gestione della sicurezza del cantiere, rappresentano un fardello che in piccoli interventi edilizi sbilancia il peso economico dell’attività professionale rispetto a quello della costruzione in maniera difficilmente comprensibile da parte delle committenze. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AIl costruito, grazie alla committenza, è perfettamente corrispondente dell’idea iniziale. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? ALa problematica legata agli edifici che si sviluppano in orizzontale è la superficie coperta. In genere questa occupa la prevalenza del lotto e gli spazi di intervento risultano limitati. Per non alterare l’integrità del fabbricato non si poteva ampliare in altezza; considerati i vincoli connessi alle distanze è emersa una superficie irregolare a cui dare una forma architettonica coerente con l’esistente non è stato semplice. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALe esigenze dei proprietari erano quelle di ampliare gli spazi di relazione della casa e di incrementare i servizi, considerando delle tecnologie costruttive che permettessero di ottenere alti standards energetici, di limitare il disagio legato ai lavori di ampliamento e di permettere ai committenti, seppur in parte, di impegnarsi nell’autocostruzione, in modo da poter ridurre i costi. Quest’ultimo aspetto è stato attuato nelle pareti, interamente realizzate a secco dai proprietari. P è soddisfatto del risultato finale? ASicuramente. 58 – 59 Pièra N°01 – 2015 4 4 Vista interna angolo soggiorno 5 Vista dell’ampliamento “Realizzare un locale luminoso dove potersi dedicare, fra le altre cose, ad uno degli hobby principali di famiglia: la lettura.” Progetti nuova prospettiva 5 60 – 61 Pièra N°01 – 2015 Progetti anni sessanta anni sessanta intervista aL COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? committente Quando abbiamo deciso di ristrutturare casa io e i miei genitori dovevamo rispondere ad una necessità di ricavare una nuova unità abitativa al piano terra utilizzando gli spazi a deposito e magazzino non più utilizzati da mio padre. P Quali necessità hanno generato il progetto? CI miei genitori sentivano la necessità, legata alla loro età, di avere un alloggio al piano terra a diretto contatto con il giardino e l’orto, e io allo stesso tempo avevo bisogno di uno spazio mio, indipendente da loro. Architetto Stefano Zara PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale? CSì, in quanto le esigenze richieste inizialmente hanno poi trovato risposta negli incontri preparatori del progetto. Le soluzioni formali esterne mi trovavano titubante, in quanto non ero abituato ad a linguaggio architettonico puro, privo di decorazioni e fronzoli, certamente diverso da quello in voga allora, ma nel tempo ho imparato ad apprezzarle. PSi identifica nel prodotto finale? COgni tanto si ferma qualcuno e mi chiede se può fotografare la mia casa. Devo dire che visti gli anni trascorsi dalla realizzazione questo mi fa piacere. Mi rammarico di non aver potuto completare l’intervento nella sua globalità intervenendo anche sui fronti a nord come da previsioni progettuali, ma le risorse economiche disponibili al momento non mi permettevano di fare altrimenti. P Perché ha scelto un architetto? CCercavo una persona giovane con delle idee nuove. Conoscevo Stefano neolaureato e parlando con lui mi ha prospettato un’architettura e delle soluzioni spaziali diverse da quelle consuete. Mi sono affidato a lui e sono contento della mia scelta. Progettista Arch. Stefano Zara Luogo Pieve di Soligo (TV) Progettista strutture Ing. Enrico Casagrande Dimensioni intervento 283 mq Progettista impianti Ing. Alberto Candiello Fotografo Federico Covre Data progetto novembre 1995 Data inizio lavori settembre 1996 Data fine lavori agosto 2000 1 Pagina precedente schizzo di progetto intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? ARCHITETTO Le esigenze della committenza erano chiare fin dall’inizio e ciò ha permesso che l’esito finale del progetto raggiungesse il soddisfacimento di entrambi: una nuova immagine di casa in risposta a diverse esigenze funzionali. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ALa realizzazione si discosta dall’idea iniziale in quanto incompleta. L’unità formale prevista nel progetto è stata solo parzialmente conseguita, privilegiando nei lavori effettuati fronti dell’edificio più visibili dalla strada (sud ed ovest) e tralasciando gli altri prospetti per poter contenere la spesa. Tuttavia tali interventi possono tutt’ora essere realizzati senza interferire con l’esistente. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio? AI vincoli strutturali e normativi non sono stati considerati dei limiti, ma stimoli per la ricerca di soluzioni formali, strutturali ed impiantistiche che si integrassero con l’edificio esistente riqualificandolo. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ADare un’identità formale ad un edificio anonimo; leggere nella geometria della struttura gli elementi progettuali; intervenire sull’esistente con l’aggiunta di elementi strutturalmente autonomi; favorire l’apertura degli spazi interni verso il giardino esterno; progettare un intervento che potesse essere realizzato per fasi funzionali, compatibili con le disponibilità economiche del committente. P è soddisfatto del risultato finale? ASono particolarmente legato a questa mia opera prima. Ogni volta che passo per la strada e guardo l’intervento, l’occhio trova riposo su quellafacciata, per poi scivolare sulla struttura leggera e scorrere lungo la siepe. A distanza di vent’anni dall’ideazione, sono ancora soddisfatto del rapporto che l’edificio instaura con l’intorno che nel frattempo si è modificato a seguito dell’edificazione dei lotti limitrofi. Un’architettura silenziosa senza tempo, dove il gioco delle luci e delle ombre sui pieni e sui vuoti rafforza le linee geometriche della facciata. Gli spazi interni si sono dimostrati appropriati alle esigenze dei committenti che nel corso degli anni sono mutate a seguito della perdita di un genitore, per la necessità di una badante e infine per 62 – 63 Pièra N°01 – 2015 l’arrivo dei figli. Mi auspico che fra qualche anno, una riqualificazione energetica mediante un semplice intervento nell’involucro esterno, in aggiunta a quelli fatti sugli impianti (solare termico e impianto fotovoltaico), farà in modo che l’edificio possa rispondere agli stessi standard normativi previsti per le nuove edificazioni completando al contempo il progetto iniziale. Progetti anni sessanta Una casa isolata unifamiliare costruita nel 1964 nella campagna veneta (nella tipologia molto diffusa in quegli anni), diventa oggetto di riqualificazione nel 1995, ripensandone l’utilizzo e la distribuzione degli spazi, per ricavarne la seconda unità immobiliare destinata al figlio. Originariamente la casa aveva al piano terra i locali di servizio e un piccolo laboratorio artigianale, mentre al piano primo l’abitazione. Negli anni 80 il piano terra è stato oggetto di ampliamento nella zona a nord per ricavarne dei garages. Con il passare del tempo, i proprietari sempre più anziani sentono l’esigenza di spostare al piano terra la propria abitazione e di lasciare al figlio il piano superiore. Il progetto affronta il tema dell’accessibilità ed indipendenza delle due unità abitative che hanno in comune al piano terra una parte dei servizi. Il progetto attraverso la razionalizzazione e ottimizzazione degli spazi interni, trasforma il generoso corridoio centrale nell’elemento di estensione ed unione della cucina e del soggiorno. Una nuova scala interna, oltre ad assicurare il collegamento tra i piani, costituisce un vero e proprio spazio filtro dal quale si può accedere sia alle abitazioni che alle parti comuni. All’esterno, un’architettura di facciata riprende la tripartizione della pianta e disegna il giardino prospiciente alzandolo a livello strada nell’area d’ingresso principale. La vasca d’acqua concepita come elemento ornamentale e di svago, accoglie il visitatore indirizzandolo ai rispettivi ingressi. Sul lato ovest una comoda terrazza, estensione della zona pranzo interna, dialoga con gli alberi che costeggiano il prospiciente torrente Ruio. “Dare un’identità formale ad un edificio anonimo; leggere nella geometria della struttura gli elementi progettuali; intervenire sull’esistente con l’aggiunta di elementi strutturalmente autonomi; progettare un intervento che potesse essere realizzato per fasi funzionali, compatibili con le disponibilità economiche del committente” 2 3 2 Prospetto sud Risultato di uno studio sui rapporti proporzionali 3 Edificio prima dell’intervento (foto archivio Zara) 4 66 – 67 Pièra N°01 – 2015 Progetti 5 anni sessanta 4 Pagina precedente Vista dalla strada Rapporto con il lotto minimo e l’intorno 5 Pianta piano terra e piano primo 6 prospetto ovest Il terrazzo affacciato sul verde 7 vista della piscina Ricavata nel dislivello tra strada e giardino 0 6 1 2 3m 7 68 – 69 Pièra N°01 – 2015 una casa per due architetti sbsa / sandri smaniotto architetti associati Progetti una casa per due architetti intervista aL COMMITTENTE 1 Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? COMMITTENTE Cercavo una casa di vacanza in montagna da sfruttare sia in estate che in inverno, qualcosa da ristrutturare che non fosse a più di due ore di strada, con un bel panorama, non troppo lontano dagli impianti sciistici e facilmente raggiungibile. La nostra ricerca è durata circa un paio d’anni, poi con un po’ di fortuna abbiamo trovato questo tabià, in una posizione panoramica e dalle dimensioni ideali per un’abitazione singola, un po’ isolata ma anche in prossimità del centro abitato. P Quali necessità hanno generato il progetto? CNon avevo esigenze particolari: volevo la possibilità di poter ospitare amici e parenti, quindi l’opzione di spazi fluidi e multifunzionali rispondevano a questa necessità. Dal punto di vista tipologico, abbiamo cercato di ottimizzare gli spazi eliminando corridoi e distribuzione. Anche l’aspetto pratico e funzionale è stato preso in considerazione: la stanza posta sotto la zona di ingresso con accesso anche dall’esterno offre la possibilità di disporre di ripostiglio per gli scii e le attrezzature sportive. 1 pagina precedente vista del dettaglio della copertura 2 edificio prima dell’intervento (foto archivio Sandri Smaniotto) Progettisti sbsa Sandri Barbara Smaniotto Andrea Architetti Associati Progettista strutture Studio Associato Cappeller Artuso progettista impianti P.I. Devis Rodighiero Data inizio lavori aprile 2012 Data fine lavori giugno 2013 Luogo Canale d’Agordo (BL) Dimensioni intervento 130 mq Autore articolo Barbara Sandri Fotografo Renato Gianturco PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? AIl tabià è un edificio molto particolare e caratteristico, con specificità tipologiche e costruttive proprie: per poter comprendere bene come funzionava l’insieme delle strutture è stato fondamentale fare un accurato rilievo, la restituzione tramite un modello 3D e infine un plastico a grande scala per la definizione dei dettagli costruttivi. È stato anche importante documentarci su questi manufatti prima di iniziare a progettare: un bel libro dell’arch. Edoardo Gellner, comprato molti anni prima, è stata la base di partenza. intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? architetto L’immagine che avevamo inizialmente dell’edificio non è cambiata molto con la realizzazione: volevamo ricreare l’atmosfera originale del tavolato un po’ sconnesso e mantenere intellegibile il sistema costruttivo del tabià e ci pare di essere riusciti nell’intento. Nell’iter progettuale alcuni elementi sono andati modificandosi: le vetrate erano state pensate inizialmente come una pelle interna al “castello” centrale, poi però abbiamo capito che sarebbe stato più in sintonia con la logica costruttiva porle all’interno delle specchiature del sistema travi/ pilastri; anche la zona di ingresso è un po’ cambiata rispetto al progetto iniziale, dato che é stata eliminata una superfetazione posta sul lato est e abbiamo dovuto riconfigurare questa parte di tabià aggiungendo il lato di ballatoio che mancava. 2 P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? AAbbiamo trovato abbastanza utile un trattato finanziato dalla Regione Veneto denominato “Alp City, Linee-guida per il recupero dei tabià”. Dato che il recupero di questi edifici con la trasformazione in uso abitativo è una pratica abbastanza recente, abbiamo cercato di mettere a fuoco alcuni punti importanti per non stravolgere il manufatto originario: non rendere la struttura originaria una mera decorazione, ma farla partecipare dal punto di vista strutturale; fare attenzione ai paramenti esterni (il tavolato dei rivestimenti esterni è stato integrato con tavole di nuova fornitura lasciate esposte alle intemperie per un po’ di tempo perché assumessero una patina e fossero più integrate con quelle di recupero, mentre per i tamponamenti di pietra del piano interrato abbiamo cercato che fossero quanto mai più vicini alla muratura a secco originaria, con l’impiego e il recupero di tutte le pietre presenti); sfruttare le nuove pareti per far passare gli impianti evitando di fare un solaio tradizionale ma usando un pannello xlam rivestito su entrambi i lati e collaborante con le strutture per contenere le altezze; impiegare materiali costruttivi del posto e finiture naturali; infine fare particolare attenzione ai dettagli del tetto che normalmente tradiscono un intervento di ristrutturazione per via dell’aumento della sezione per far posto alla coibentazione termica. P è soddisfatto del risultato finale? ASicuramente possiamo dirci soddisfatti: pur avendo mantenuto l’aspetto originario del tabià sia esternamente che internamente e la sua idea tipologica/strutturale, con l’introduzione delle ampie vetrate abbiamo innestato un dialogo inedito tra l’edificio e il suo contesto naturale. Abbiamo anche ricevuto dei feedback positivi dalle persone che frequentano la zona, dato che da questo borgo partono molte passeggiate: abbiamo notato che l’edificio suscita spesso l’interesse degli escursionisti che si fermano ad osservare incuriositi. una casa per due architetti 3 4 3 pagina precedente dettaglio del sistema costruttivo “a telaio” dei ballatoi 4/5 il sistema scuri chiusi/ scuri aperti sul lato sud 6 pagina successiva dettaglio dell’ingresso 5 74 – 75 Pièra N°01 – 2015 Progetti una casa per due architetti 7 L’edificio originario è un manufatto edilizio costruito all’inizio del XX secolo con funzione di stalla e fienile tipico di queste zone alpine denominato Tabià. La tipologia strutturale è del tipo “a telaio”. Sito su un terreno in pendenza, il fabbricato ha un basamento parzialmente interrato costituito da pareti in pietrame. Il tabià è stato smontato e rimontato mantenendo la stessa tipologia strutturale e costruttiva, dove travi e pilastri lignei sono stati puliti e riutilizzati con integrazione di alcuni elementi di recupero per mantenere una certa uniformità cromatica. Il basamento invece ha un’ossatura metallica con tamponamenti in laterizio rivestiti all’esterno con una controparete in pietra posata con poca malta di allettamento. Per mantenere la specificità del manufatto originario si è evitato di trasformare tutti i tamponamenti lignei in pareti cieche: quella permeabilità alla luce che dava il tavolato leggermente discostato delle facciate rivolte a sud ora è garantito da un sistema infisso/scuro apribile dove le assi degli scuri ripropongono queste spaziature. Le pareti vetrate propongono un nuovo dialogo con l’intorno. A livello tipologico, viste le dimensioni ridotte del manufatto, si è scelto di avere un unico grande ambiente per ogni livello, mentre scale, locali tecnici ed accessori sono stati posti tra il castello centrale e le pareti cieche di nord. Alcune superfetazioni sono state eliminate e al livello seminterrato è stata data una nuova geometria con la stanza che si prolunga al di sotto della pavimentazione di ingresso. La copertura è stata completamente rifatta mantenendo inalterato l’aspetto esterno: pur essendo un tetto ventilato, ciò che è a vista sono solo i travetti che reggono il tavolato in legno e il rivestimento metallico. Tutti gli elementi lignei (strutturali e di rivestimento) sono in legno di larice massiccio. Per la parti in pietra esterne è stato riutilizzato tutto il pietrame originario in porfido tranciato; per l’interno, sono state usate lastre di pietra dolomia. 8 9 7 vista di dettaglio della scala in pietra che porta al piano interrato 8 il sottotetto con il sistema dei letti integrati 9 il soggiorno con gli scuri aperti 76 – 77 Pièra N°01 – 2015 Progetti da opificio a residenza da opificio a residenza Architetti Martina Cafaro e Carlo Zavan 2 1 con amaca architetti associati Progettisti architetti Martina Cafaro e Carlo Zavan con amaca architetti associati Progettista impianti Ing. Stefano Melato Data inizio lavori febbraio 2007 Data fine lavori novembre 2007 Luogo Treviso Dimensioni intervento 288,50 mq. Fotografo Marco Zanta 1 La Legatoria negli anni 20 2 volume dello studio 78 – 79 Pièra N°01 – 2015 Progetti PIANTA legenda 1 2 3 4 5 6 ingresso principale dalla strada ingresso dal cortile a sud soggiorno pranzo e accesso dal giardino cucina guardaroba / ripostiglio 7 8 9 10 11 12 13 14 15 bagno lavanderia camere da letto disimpegno camera padronale cabina armadio studio loggia verso il cortile locale tecnico 7 15 12 9 11 9 10 7 2 14 7 13 9 7 1 6 8 4 intervista aL COMMITTENTE intervista aL PROGETTISTA Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? COMMITTENTE Con mia moglie Marzia eravamo alla ricerca di una casa più grande e l’occasione si è presentata quando si è liberato un locale sottostante all’abitazione originaria appartenente alla mia famiglia e destinato negli ultimi anni ad uso direzionale. Il locale originariamente era adibito, a partire dagli anni 20, a reparto di legatoria e confezione di edizioni all’interno delle Industrie Poligrafiche Luigi Zoppelli, che vedevano invece la produzione di stampa industriale all’interno delle mura cittadine. Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Direi che è stato un percorso condiviso, nel tentativo di mantenere intatto il carattere unico di tale spazio, introducendo però elementi che “parlassero” della comune passione per i libri e per l’arte. P Quali necessità hanno generato il progetto? CDisponevo di un “contenitore” vuoto, rettangolare, di dimensioni 30 x10 mt., caratterizzato dall’infilata centrale di 7 colonne in ghisa alte 4 metri. Insieme all’architetto si è sentita la necessità di adattare e suddividere l’ampio spazio alla nuova funzione abitativa, valorizzando però i caratteri principali del vecchio opificio. Una delle esigenze principali era quella di mantenere la luce naturale proveniente dalle grandi finestre, per la maggior parte esposte a nord, considerando che l’illuminazione interna era condizionata dalla opposta parete cieca che delimita il lato a sud della casa, lungo circa 40 mt. PSi è sentito coinvolto nell’ iter progettuale? CSì, con l’architetto ho potuto valutare due soluzioni alternative di distribuzione degli spazi interni in relazione al rapporto con quelli esterni, costituiti dal giardino sul fronte ad ovest e dal cortile posto a sud. Di comune accordo si è deciso quindi di affacciare la zona notte verso l’ingresso a sud, caratterizzato da maggiore tranquillità rispetto alla parte rivolta verso la strada. PSi identifica nel prodotto finale? CAssolutamente si, perchè la realizzazione è stata l’occasione per riservare alcuni spazi a due delle miei passioni, ovvero la raccolta di libri e le arti figurative, che trovano collocazione nelle mensole e nelle ampie pareti scandite dal ritmo delle colonne. 5 3 da opificio a residenza P C Perché ha scelto un architetto? Perché, ahimè tutti i migliori geometri erano impegnati... a parte gli scherzi, sentivo il peso di aver ricevuto in consegna uno spazio legato alla tradizione famigliare, e quindi di fronte al rischio di non valorizzarlo e recuperarlo adeguatamente attraverso il cambio d’uso, ho sentito la necessità di avvalermi di Carlo e Martina che hanno saputo dar forma alle mie aspettative. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ALa realizzazione non si discosta in modo sostanziale dalla idea iniziale, anche perché nella fase preliminare si era cercato, attraverso diverse ipotesi, di verificare tutte le possbilità. Alla fine erano rimaste due soluzioni entrambe valide, e grazie al confronto con il cliente è stato possibile sceglierne una, quella che risolve in modo più convincente il rapporto tra spazi interni e gli spazi esterni. PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio? AA Treviso non esistono molti spazi industriali dei primi anni del ‘900 con elementi di pregio come questo e soprattutto con tali dimensioni e proporzioni interne. L’intervento non era semplice, perché gran parte delle ampie finestre sono rivolte a nord, mentre verso sud lo spazio è delimitato da un lungo muro con poche aperture e la luce che penetra è in realtà filtrata dal grande loggiato. Inoltre il cantiere ha dovuto confrontarsi con la compresenza di altre proprietà e famiglie all’interno del medesimo edificio. P A Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? Preservare la lettura unitaria dell’ampio spazio industriale originario attraverso l’introduzione di volumi più bassi che permettessero la lettura della successione delle 7 colonne in ghisa; la suddivisione tra zona notte e zona giorno che non fosse solo funzionale ma anche portatrice di diversi gradi di privacy (genitori/figli/amici) e di relazioni specifiche con i differenti ambiti esterni (ingresso dalla strada, il giardino ad ovest, il cortile di accesso a sud); articolare la zona notte in modo che si aprisse verso lo spazio comune, una piazza interna che comunica con il loggiato esterno; attraverso la nuova suddivisione dare spazio alle passioni del cliente per i libri e l’arte. P è soddisfatto del risultato finale? ALa soddisfazione mia e del cliente è evidente ogni qualvolta ho l’occasione di visitare la casa, perché prima di tutto è una casa vissuta, dove l’interazione tra i flussi quotidiani di bambini, amici, parenti e l’articolazione degli spazi domestici dimostrano la validità delle scelte distributive fatte. Il recupero di una legatoria dei primi del Novecento a Treviso diventa l’occasione per realizzare un loft residenziale per una famiglia di 5 persone. Si tratta di uno spazio rettangolare di 29,50 m per 9,50 m per un’altezza di 4 m caratterizzato dall’allineamento di sette colonne in ghisa, significativo elemento strutturale e compositivo. L’intento progettuale, condiviso con il cliente, è stato quello di rispettare i caratteri e le proporzioni del volume originale, tipicamente industriali, valorizzandone gli spazi e le altezze. Gli ambiti della zona notte, dei servizi e della cucina vengono aggiunti all’interno dell’involucro esistente denunciandone il distacco volumetrico e materico; due zone più ampie caratterizzano gli spazi a giorno rivolti verso il giardino e il cortile a sud e vengono collegati da una galleria articolata dalla scansione delle colonne. 80 – 81 Pièra N°01 – 2015 3 Progetti da opificio a residenza 82 – 83 Pièra N°01 – 2015 Progetti L’abitazione gode di un accesso principale lungo la strada, di un altro sul lato sud accessibile da un loggiato e dal cortile carrabile, nonché dell’affaccio verso il giardino sul fronte ovest. Per le esigenze della famiglia era indispensabile riflettere sul concetto di privacy, ma anche pensare a spazi di relazione sufficientemente ampi e articolati per permettere di godere della introversione della casa rispetto alle strade che la delimitano, e ai figli di giocare liberamente. Gli spazi privati e di servizio della casa sono ricavati in volumi autonomi, di altezza più bassa, delle “scatole funzionali“ che oltre a definire il nuovo carattere dell’abitazione permettono di esaltarne l’originaria dimensione e funzionalità produttiva. La parte superiore dei volumi è costituita da una lanterna in vetro, che permette alla luce naturale di entrare di giorno, mentre la sera crea interessanti giochi di luce artificiale. Nella parte ad ovest le zone pranzo e soggiorno costituiscono un unico grande spazio, soltanto differenziato da un lieve dislivello, e occupano la testa del volume che affaccia sul giardino, godendo di tutta l’altezza del volume originario e delle grandi finestre ad arco ribassato. L’uso di lastre in gesso ha permesso particolari sagomature laddove il nuovo volume si accosta a quello esistente; differenziandosi per trattamento delle superfici, quelle nuove sono finite ad intonachino con polvere di marmo, le zone d’ombra dei soffitti rientranti creano l’illusione di un grande contenitore unico. Dal punto di vista energetico, una pompa di calore geotermica alimenta un impianto radiante di riscaldamento e raffrescamento a pavimento con sistema di deumidificazione, mentre l’accumulatore beneficia del contributo di pannelli solari in copertura. 3 pagina precedente Volume della cucina visto dal soggiorno 4 Lato nord di ingresso 5 Accesso alle camere da opificio a residenza “Preservare la lettura unitaria dell’ampio spazio industriale originario attraverso l’introduzione di volumi più bassi che permettessero la lettura della successione delle 7 colonne in ghisa; attraverso la nuova suddivisione dare spazio alle passioni del cliente per i libri e l’arte” 4 5 84 – 85 Pièra N°01 – 2015 Progetti vicine nel paesaggio vicine nel paesaggio Il progetto riguarda la realizzazione di una piccola unità abitativa in zona agricola, ad un piano fuoriterra, con tetto a due falde in prossimità di un edificio esistente. Quest’ultimo, su cui è stato calcolato il volume in ampliamento ai sensi della L.R. 14/2009 – “Piano casa”, è un edificio rurale dei primi anni del 900, di un certo pregio. L’ amministrazione comunale ha accettato l’idea di una edificazione indipendente e non attigua all’edificio esistente, proprio per non intaccarne l’originalità. Il lotto, con una superficie pari a circa 6000 mq, è caratterizzato dalla presenza di un fitto bosco di quercioli, e da un grande campo incolto. Il nuovo edificio è stato collocato tra il boschetto e il campo libero, lungo l’asse est -ovest, quasi a creare una linea di confine tra i due spazi. All’interno, gli affacci godono di due paesaggi completamente diversi: il bosco a nord, con una luce filtrata dai rami e dalle foglie e il prato a sud , in pieno sole. La distribuzione interna è caratterizzata da una serie di stanze in sequenza, dato che l’edificio ha un solo piano fuoriterra. L’ingresso è posto a nord, in posizione centrale rispetto alla lunghezza della casa, in prossimità di un piccolo volume esterno, foderato in doghe di legno naturale, dove sono stati collocati tutti gli impianti (vano tecnico). La facciata a sud , su cui si affacciano le grandi finestrature, è caratterizzata da un ampio sporto continuo, a protezione dalle intemperie e dai raggi solari. Attorno all’edificio è stata realizzata una pedana , in doghe di legno naturale. La struttura portante è stata realizzata con pannelli prefabbricati in legno (X - lam) rivestiti da un cappotto esterno di 14 cm, e da una rifodera isolata in cartongesso all’interno. I colori dei paramenti murari esterni e del manto di copertura in coppi, ripropongono la tonalità della terra trovata nel luogo, durante gli scavi per la fondazione. I serramenti sono in acciaio verniciato di colore nero. L’edificio è dotato di impianto fotovoltaico, installato sulla falda sud del tetto. 1 Architetto Paola Rossi Progettista Arch. Paola Rossi data Inizio lavori luglio 2012 paesaggista Laura Cocchis data Fine lavori dicembre 2012 Progettista strutture Ing. Carlo Tormena Luogo Treviso Sud fotografie Cristian Guizzo Dimensioni Intervento 136 mq 1 prospetto nord 86 – 87 Pièra N°01 – 2015 2 Progetti vicine nel paesaggio 88 – 89 Pièra N°01 – 2015 Progetti vicine nel paesaggio intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente La necessità di realizzare una nuova unità abitativa, separata dall’edificio esistente in cui vivevo. 3 PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CSi, senza questa legge non avrei potuto edificare nulla. P Quali necessità hanno generato il progetto? CLa necessità di avere un’abitazione più razionale, sia dal punto di vista distributivo, che dal punto di vista dei consumi di gestione. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CAssolutamente si. Ho partecipato a tutte le scelte progettuali, in accordo con l’architetto. PSi identifica nel prodotto finale? CSi, avendo approvato tutte le scelte progettuali. P C Perché ha scelto un architetto? Perchè ritengo sia una figura professionale essenziale per la buona riuscita di un progetto architettonico di qualità. Naturalmente bisogna scegliere l’architetto giusto, in sintonia con il proprio sentire e con il proprio concetto di “abitare”. 4 intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Essendo la cliente una paesaggista, è stata posta particolare attenzione al luogo , alla posizione giusta in cui edificare l’edificio, per realizzare qualcosa che non risultasse estraneo al contesto naturalistico di particolare pregio. La scelta di realizzare un’architettura semplice e lineare, direi quasi elementare , con colori e materiali di tonalità naturali, deriva dalla volontà di realizzare un edificio “non protagonista”, perfettamente inserito nel contesto. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ALa mole di lavoro per la richiesta di approvazione di un progetto attraverso il “Piano casa” è pari a quella prevista per una pratica di denuncia inizio attività o di un permesso di costruire per una nuova costruzione; pertanto l’impegno risulta simile alle pratiche che si svolgono abitualmente, sia in termini di tempo che in termini di operatività. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AIn niente: la realizzazione è assolutamente fedele a quanto immaginato. L’architettura è talmente semplice che non ci sono state “sorprese”, la fase di costruzione è durata 6 mesi. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALe linee guida sono, come sempre, la razionalità, la semplicità dei volumi , il non fare nulla di più di quello che serve, il togliere piuttosto che aggiungere. P è soddisfatto del risultato finale? ASi molto. Credo che sia il primo intervento che realizzo in cui il risultato finale corrisponde perfettamente a quanto immaginato in fase progettuale. 5 B 6 A 2 PAGINA PRECEDENTE prospetto sud 3 vista sud ovest 4 vista del soggiorno 5 planimetria A – edificio esistente B – nuovo edificio 6 edificio esistente (foto archivio Rossi) 90 – 91 Pièra N°01 – 2015 Progetti vicine nel paesaggio 9 7 8 “il togliere piuttosto che aggiungere” 7 particolare prospetto nord 8 vista del soggiorno 9 prospetto est 92 – 93 Pièra N°01 – 2015 Progetti vivere in centro vivere in centro 1 intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente L’esigenza della nostra famiglia di avere un’abitazione più vicina al centro della città e che rispondesse meglio alle nostre esigenze funzionali. Volevamo inoltre un’abitazione che rispondesse ai requisiti di efficienza energetica e che ci permettesse di avere un edificio al passo coi tempi. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CDecisamente si, in quanto la volumetria ammissibile senza il piano casa non era sufficiente per sviluppare la superficie abitabile di cui avevamo bisogno. Abbiamo colto l’occasione per poter meglio sviluppare gli spazi interni, ottenendo dei risultati sul piano funzionale di cui altrimenti non avremmo potuto beneficiare. P Quali necessità hanno generato il progetto? CLe necessità generate dalle nostre abitudini nel vivere la casa: come ad esempio l’esigenza di avere un unico ampio spazio giorno condiviso, ma anche una collocazione delle stanze da letto che garantisse ad ognuno la propria privacy. La scelta inoltre di introdurre un volume laterale destinato agli ospiti ed a piccolo studio interno ci ha permesso di sviluppare al meglio anche il giardino esterno ottenendo un risultato di cui siamo fieri. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CDecisamente sì, abbiamo sviluppato il progetto passo dopo passo confrontandoci con gli architetti sulle nostre necessità funzionali e gusti estetici. Architetto Stefano Gaiardo Architetto Nadia Minetto Fotografie Cristian Guizzo Fotografie degli interni Alessio Guarino Progettisti Arch. Stefano Gaiardo Arch. Nadia Minetto PSi identifica nel prodotto finale? CSi, penso sia la soluzione funzionale che meglio si addice a come siamo abituati a vivere la casa. P C Progettista strutture Ing. Zago Luigi Perché ha scelto un architetto? Per il coordinamento degli aspetti formali, estetici e funzionali e la regia complessiva di ideazione-costruzione del fabbricato che è andata ben oltre al semplice iter burocratico per il rilascio dei permessi. La competenza in merito alle scelte tecniche di costruzione del fabbricato ci ha permesso inoltre di comprendere maggiormente il funzionamento della nostra casa. data Inizio lavori maggio 2011 data Fine lavori giugno 2012 Luogo Treviso Dimensioni Intervento 271.03 mq 1 giardino interno verso sud intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto I Committenti sono stati attenti alle scelte funzionali interne e di relazione degli spazi ed hanno saputo cogliere le opportunità di un edificio di questo tipo. La distribuzione funzionale è stato uno degli aspetti in cui le richieste e scelte dei Clienti si sono fatte maggiormente sentire, con un piacevole esito finale. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? AL’iter si è rivelato più snello del previsto. Nel progetto in questione si è trattato di lavorare partendo dal vincolo del mantenimento del sedime del fabbricato esistente sul lotto. La volumetria assentibile in ampliamento è stata concessa in funzione della qualità ambientale ed energetica dell’intervento come richiesto dall’art. 3 della LR 14/09. Si è trattato di un lavoro di ricucitura del tessuto urbano esistente ed il risultato finale è stato ottenuto grazie alle possibilità offertaci dal Piano Casa. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? ANon ci sono stati particolari cambiamenti di rotta nel corso della realizzazione dell’opera. In generale, il risultato risulta molto attinente alle idee formali iniziali da cui siamo partiti. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALa Committenza richiedeva un edificio contemporaneo dalla forte connotazione formale ma che si integrasse nel contesto urbanizzato circostante e che soprattutto dialogasse con gli spazi esterni mantenendo il giusto equilibrio tra privacy ed immagine complessiva. L’obbiettivo del contenimento energetico e di una progettazione bioclimatica risulta inoltre un ulteriore aspetto preminente nelle scelte iniziali di progettazione. P è soddisfatto del risultato finale? AIl risultato complessivo risulta soddisfacente rispetto alle premesse. La possibilità inoltre di risolvere gli spazi interni in collaborazione con un’azienda particolarmente attenta al design ed alla comunicazione formale quale Lago S.p.a. ci ha permesso di sviluppare alcune soluzioni interne che rappresentano bene quell’integrazione tra la progettazione architettonica generale, l’interior design ed il bilancio energetico che sono l’obbiettivo finale che sempre cerchiamo di raggiungere nei nostri progetti. 94 – 95 Pièra N°01 – 2015 Progetti L’intervento fa parte di un edificio più ampio costituito da due unità abitative, di fatto due residenze singole collegate da un corpo più basso adibito ad autorimessa. Il fabbricato è concepito come un intreccio di più “scatole”: un grande volume sopraelevato aperto verso sud funge da contenitore, come una sorta di involucro protettivo per una “scatola” più piccola che contiene gli spazi abitativi principali. La composizione si conclude con un terzo volume su due livelli che abbraccia e collega i precedenti. L’impianto planimetrico è completato da un ulteriore corpo ad un solo livello che si protrae verso l’area verde a sud, la cui funzione principale è quella di chiudere la casa rispetto alla strada ponendo l’accento sul giardino privato interno che instaura sinergie e relazioni con tutti gli ambienti del piano terra. L’inserimento nel prospetto nord di entrambi gli edifici di una pensilina in aggetto posta in corrispondenza del limite superiore della copertura dei garage, ha permesso di ottenere un collegamento formale e visivo tra i due blocchi principali corrispondenti agli alloggi. La pensilina prosegue poi verso ovest e diventa protezione per l’ingresso secondario dell’alloggio in ampliamento. I prospetti sono caratterizzati da tre colorazioni differenziate che enfatizzano gli elementi volumetrici soprastanti, ottenendo una tensione tra i blocchi a Nord e le “scatole” aperte verso sud del piano primo. Il progetto nasce come ristrutturazione e ampliamento di un edificio esistente. Successivamente, con l’entrata in vigore del “Piano Casa” della regione Veneto grazie alla possibilità concessa di integrale demolizione e ricostruzione nel caso di interventi realizzati con tecniche di sostenibilità ambientale, si è colta l’occasione per dare un nuovo volto complessivo all’area di intervento rivedendo completamente la porzione esistente con il vincolo del solo sedime e del collegamento tra le due nuove unità abitative. L’intervento inoltre, grazie alla stretta collaborazione con Lago S.p.a. Azienda padovana di arredamento, è diventato nel corso della sua evoluzione “l’Appartamento Lago” di Treviso in cui un’abitazione privata si trasforma in uno spazio di fruizione culturale che è anche vetrina per i prodotti del marchio. vivere in centro 2 Camera padronale con vista sulla proprietà interna 3 Zona giorno 3 2 96 – 97 Pièra N°01 – 2015 urban 6+4 Progetti urban 6 + 4 Progettisti AAbc studio Architetti Fabio Crema e Meri Baggio Collaboratori Arch. Davide Trevisan Progettista strutture Ing. Renzo Dalla Cia 1 schizzo di progetto 2, 3 edificio esistente (foto archivio AAbc studio) 3 2 Progettista impianti Ing. Marco Zanchetta data Inizio lavori marzo 2013 data Fine lavori aprile 2013 Luogo Paderno di Ponzano Veneto (TV) Dimensioni Intervento 433 mq Fotografie degli interni Giuseppe Dall’Arche 1 Architetto Fabio Crema Architetto Meri Baggio L’abitazione esistente oggetto dell’intervento era situata a Ponzano Veneto, un paese situato lungo la periferia di Treviso Nord, in una nuova area urbanizzata inserita in un terreno di capacità edificatoria di 5.000 mq, la casa era classificata in classe energetica “F”, risulta malsana e priva di coibentazione termica e di barriera all’umidità di risalita alla base delle murature, si alimentava con caldaia a gasolio. La nostra proposta progettuale dopo, uno studio di ricerca, considerata l’assenza di qualsiasi vincolo ambientale ed architettonico di rilievo, la difficoltà e l’esosa spesa nella prospettiva di un’eventuale recupero, è stata quella di optare per la sua demolizione recuperando il 35% del volume oltre alla cubatura dell’edificio stesso, conservando comunque con il nuovo intervento la memoria del sedime del vecchio edificio, collegandolo ad un nuovo intervento con abitazioni singole, con nuove tecnologie, nuove forme, nuovi modi di abitare e di condivisione di nuovi spazi comuni in una struttura architettonica pensata per addizione di parti, legate tra loro tramite lo snodo di accesso delle abitazioni e dei volumi di filtro tra spazi esterni ed interni. Le abitazioni hanno delle grandi vetrate al piano terra, verso la parte di giardino più intima ed estroversa della casa, mentre i locali di servizio e gli accessi sono orientati verso la strada privata. I nuovi materiali e le nuove tecnologie di riqualificazione energetica impiegate hanno valorizzato il nuovo intervento architettonico cambiando la classe energetica dalla “F” alla “A+”, dimensionando le nuove abitazioni ad un consumo energetico di 22 kw/mq anno. 98 – 99 Pièra N°01 – 2015 Progetti urban 6 + 4 Le abitazioni sono alimentate a pompa di calore aria/ acqua sia per il riscaldamento che per il raffrescamento a pannello radiante. Nella modalità estiva di funzionamento, la trasformazione di energia impiegata per raffrescare la casa viene recuperata tramite un “recuperatore di calore” e viene utilizzata per scaldare l’acqua idrosanitaria. Le abitazioni sono dotate di un ricambio meccanizzato dell’aria e di un controllo dell’umidità al fine di garantire i valori ideali di benessere e di risparmio. I pannelli fotovoltaici “integrati” nella copertura, permettono di rendere autosufficiente l’abitazione nelle ore diurne della giornata. intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente Il fatto di avere una abitazione confortevole, innovativa e sostenibile, certificata in classe energetica A, a vantaggio della natura per l’abbattimento delle emissioni e soprattutto per i costi di gestione che diminuiscono grazie alla riduzione dei consumi. 4 PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? C è stato l’input per prendere la decisione di ristrutturare la casa oppure no, alla fine si è optato per la scelta di un progetto unitario, sia per il risparmio economico dell’investimento sia per valorizzare l’abitazione all’interno di un contesto qualificato ed armonioso, dando così la possibilità di completare anche l’intervento architettonico nel suo insieme. P Quali necessità hanno generato il progetto? CLa necessità di vivere in modo sano e salubre spendendo meno. La casa esistente era priva di isolamento termico ed era molto umida con impianti tecnologici obsoleti, il cui costo di gestione era molto elevato. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CDesideravo ambienti semplici e sereni, accoglienti, con luminose finestre, con stanze dalle misure ben calibrate che offrono spazi ampi ma non eccessivi, studiati per assicurare la massima praticità e funzionalità in ogni attività quotidiana. Spazi da inventare ogni giorno e da condividere, pieni di luce, aria, verde e vitalità. 5 PSi identifica nel prodotto finale? CSi, il progetto è il risultato di una realtà raccolta dove ancora si respira una familiare aria di quartiere e la natura fa da cornice al piacere di una casa indipendente con giardino privato, un morbido tappeto verde sul quale posare il piede, uno spazio dove trascorrere momenti di completa privacy e tutto ciò che può essere per il benessere del corpo e della mente. 6 P C 4 particolare dell’ingresso 5 Particolare delle scale interne 6 Vista d’insieme del lato Sud dell’intervento architettonico complessivo Perché ha scelto un architetto? Ho scelto la figura dell’architetto in quanto, senza togliere nulla alle altre professioni, mi sembra quella più sensibile all’ambiente, alla filosofia della responsabilità ambientale che si riflette su tutti gli aspetti progettuali e costruttivi delle residenze, dalle scelte architettoniche e strutturali di un progetto essenziale e pulito, libero da forme e schemi troppo restrittivi, fino alle innovative dotazioni impiantistiche. intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Che la spesa energetica di gestione della casa venisse a costare poco e che al tempo stesso l’abitazione fosse molto più confortevole rispetto la precedente. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? ASi può dire che lo strumento di valutazione della sostenibilità energetico-ambientale degli edifici “framework” come da L.R. 14/2009 (ITCA) è alquanto laborioso e forse a volte anche eccessivo nella valutazione dei molteplici aspetti che lo caratterizzano. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AIl progetto è fedele all’idea iniziale, anzi il risultato finale è stato migliore delle aspettative: la casa è un continuo collegamento tra interno ed esterno in tutti e tre i piani: il piano terra tra il giardino, la cucina e la zona giorno, il corridoio notte del primo piano finisce verso una vetrata a tutta altezza, sembra invitare a una sosta relazionandosi con il giardino interno. All’ultimo piano troviamo il grande solarium e come copertura l’azzurro del cielo. La scala interna è stata pensata come pozzo di luce, capace di catturare i raggi del sole portandoli dall’ultimo piano sino all’ingresso, è l’elemento primario ed il fulcro centrale della casa. P Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? ALa proposta progettuale, analizzando il sito, è stata quella di suggerire delle abitazioni singole, con un’architettura avente pochi riferimenti all’esistente, ma che incorporasse i resti presenti nell’area, appoggiandosi alle linee marcate della conformazione del lotto. Con l’idea che il tempo e l’uso possano compiere un’opera di fusione e generare nuovi modelli di vita. P è soddisfatto del risultato finale? AIl risultato lo ritengo soddisfacente, in quanto siamo riusciti ad unire architettura e tecnologia; con ciò voglio terminare con una citazione di un architetto portoghese: “il nostro ideale consiste nel trovare l’armonia fra la tradizione e la rivoluzione, l’eredità e la personalità, dove il presente confuso è percepito come il germe di una nuova prospettiva culturale. (Fernando Tàvora) 100 – 101 Pièra N°01 – 2015 Progetti demolizione / ricostruzione demolizione / ricostruzione 1 Architetto Nadia Barisan Progettista Arch. Nadia Barisan data Inizio lavori settembre 2009 Progettista strutture Ing. Giovanni Lazzaro data Fine lavori aprile 2012 Progettista impianto termico Per. Ind. Luca Gabrielli Progettista impianti elettrici Per. Ind. Renato Pellizzari Luogo Pederobba (TV) Dimensioni Intervento 537 mq Fotografie Cristian Guizzo L’edificio sorge in un’area agricola ricadente nel Piano d’Area del Grappa e soggetta a vincolo paesistico ambientale (DL 42/2004). In origine sul fondo sorgeva un fabbricato soggetto a grado di protezione che con l’intervento è stato demolito e ricostruito, mantenendo inalterata la forma dell’involucro edilizio, così come richiesto dalla normativa in riferimento al grado di protezione assegnato. Il pericolo di una ricostruzione realizzata con materiali moderni poteva essere quello di ottenere un edificio ibrido che male si integrava con il paesaggio rurale di cui aveva sempre fatto parte. Per questo si è deciso di utilizzare quasi esclusivamente materiali di recupero per gli elementi costruttivi a vista e per le finiture, mentre per gli elementi di nuova realizzazione si è cercato di usare materiali tipici dell’edilizia tradizionale locale. Internamente sono strati ricavati ambienti ampi e luminosi e le numerose grandi aperture, tipiche degli edifici rurali, mettono in diretto rapporto gli spazi interni con quelli esterni e in maniera più ampia con il paesaggio circostante. Infatti l’edificio sorge sul punto planimetricamente più alto del fondo potendo così godere di un panorama a 360°. L’entrata in vigore della L.R. 14/2009, denominata “Piano casa” ha permesso alcuni ampliamenti, il più significativo dei quali è stato quello del portico ovest che è stato ampliato e ne è stata recuperata la volumetria mediante la chiusura dello stesso con vetrate. Questo ha consentito di ricavare un’ampia zona utilizzabile durante tutti i periodo dell’anno: in inverno il locale funziona da serra bioclimatica e d’estate, grazie all’apertura completa dei serramenti, può essere fruito come un vero e proprio portico. Strutturalmente il fabbricato è stato realizzato con telaio in struttura mista di calcestruzzo armato, acciaio e legno. L’edificio ricade in Classe energetica A con prestazione energetica globale pari a 34.898 Kw h/mq anno. L’impianto di riscaldamento e raffrescamento è costituito da pompa di calore geotermica acqua/acqua e la distribuzione interna avviene con un impianto a pannelli radianti a pavimento. Per sopperire al consumo elettrico delle pompe di calore è stato installato all’interno della proprietà un impianto fotovoltaico, non integrato, con una potenza di 6,44 Kwp. 102 – 103 Pièra N°01 – 2015 Progetti demolizione / ricostruzione 2 intervista al COMMITTENTE Pièra Quali esigenze l’hanno spinta a fare questo intervento? Committente Semplicemente l’esigenza di avere una casa. PIl “Piano Casa” è stato determinante per la scelta? CNo, perché i lavori erano già iniziati quando la legge è entrata in vigore. P Quali necessità hanno generato il progetto? CCome ho già detto la nostra esigenza era quella di avere una casa. Una casa che oltre a seguire i nostri gusti estetici, fosse anche all’avanguardia dal punto di vista energetico. PSi è sentito coinvolto nell’iter progettuale? CSi. Il progetto è ovviamente partito dalle nostre esigenze abitative e ogni scelta progettuale che ne è derivata è stata con noi discussa e valutata. PSi identifica nel prodotto finale? CSi. Penso che l’architetto abbia saputo interpretare al meglio le nostre esigenze. P Perché ha scelto un architetto? CAbbiamo scelto un architetto per avere una persona di fiducia in grado di interpretare le nostre esigenze e i nostri gusti, un professionista che ci sapesse seguire e guidare nelle scelte progettuali, che fosse in grado di gestire la realizzazione in tutte le sue parti, dalla progettazione alla direzione lavori in fase di cantiere e che ci supportasse anche nella scelta delle finiture e degli arredi. 1 pagina precedente edificio esistente (foto archivio Barisan) 2 vista interna 3 planimetria generale 4 vista d’insieme facciata sud dopo l’intervento intervista aL PROGETTISTA Pièra In che cosa la volontà del cliente si è fatta più sentire rispetto all’esito finale del progetto? architetto Le esigenze della committenza erano ben chiare: volevano un’abitazione che continuasse a trasmettesse il “sapore” dell’antico rustico di campagna, ma allo stesso tempo volevano un edificio efficiente dal punto di vista energetico. Questi sono stati i presupposti inderogabili del progetto. è importante chiarire che l’edificio esistente era soggetto a grado di protezione e a vincolo paesistico, quindi c’era obbligo di riproporre il sedime e i prospetti esterni, salvo leggere modifiche. PCome giudica la mole di lavoro fatto per la richiesta di approvazione “Piano Casa”? AIn questo caso, trattandosi di semplice ampliamento rispetto all’edificio esistente, in quanto i lavori erano già iniziati, l’iter del “Piano Casa” è stato quello di una normale variante in corso d’opera. PIn che cosa la realizzazione si discosta dall’idea iniziale? AConsiderando che il progetto partiva da un edificio esistente soggetto a vincoli e grado di protezione che imponevano di mantenere la forma dell’involucro, possiamo dire che la realizzazione non si discosta dall’idea iniziale. All’ edificio principale sono però stati aggiunti in corso d’opera il portico-serra e il portico a sud, realizzati grazie al “Piano Casa”, questi due elementi concorrono comunque a definire formalmente l’aspetto “rurale” dell’edificio. 4 3 PCome si è trovato a confrontarsi con questo genere di edificio (se ristrutturazione)? A È stato interessante confrontarsi con un volume preesistente come questo. L’’intervento non si configurava come una ristrutturazione vera e propria, ma una riproposizione dell’edificio esistente riqualificata dal punto di vista energetico ed impiantistico. L’edificio doveva mantenere quelle caratteristiche estetiche di antico, di “rustico” che lo rendevano riconoscibile, per fare un esempio, le strutture portanti che non si vedono, sono state realizzate in cemento armato e acciaio, mentre i solai con le travi a vista sono strati realizzati esclusivamente con legno di recupero. Per tutti gli elementi dell’edificio, è stato fatto, comunque, un lavoro di ricerca e di recupero dei materiali durato due anni, sia per i materiali da costruzione (mattoni, tavelle, soglie, pavimenti ecc.) che per gli elementi di finitura. Ho avuto modo di incontrare e lavorare con addetti ed esperti nel settore del recupero che hanno fornito, restaurato e messo in opera i materiali in maniera sapiente e armonica. Impegnativa è stata anche la gestione impiantistica, in quanto gli elementi tecnici a vista quali scatole, cassette, bocchette, prese d’ria ecc., facilmente integrabili in un ambiente moderno, qui si dovevano inserire armonicamente e mimeticamente in un edificio dal sapore antico. P A Quali linee-guida hanno influenzato le scelte progettuali? Penso che le linee-guida che hanno influenzato le scelte progettuali possano riassumersi nell’obbligo di rispettare i vincoli di legge e nel soddisfare le aspettative del cliente. Un ruolo determinante nelle scelte progettuali lo hanno avuto sicuramente i vincoli paesistico-ambientali , visto l’obbligo di mantenere il carattere dell’involucro edilizio, sia dal punto di vista compositivo che da quello formale e “materico”. Nello specifico hanno influenzato le scelte progettuali anche le esigenze funzionali ed estetiche della committenza. Il lavoro più iteressante e impegnativo è stato quello di interpretare e tradurre progettualmente il loro modo di intendere e “vivere” la casa. Infine le scelte progettuali sono state influenzate, dall’efficentamento energetico dell’edificio, la linea scelta è stata quella di non mostrare buona parte dei sistemi e degli impianti che concorrono a tale scopo. P è soddisfatto del risultato finale? ASi, soprattutto perché penso di essere riuscita a soddisfare le attese e le richieste dei committenti. 104 – 105 Pièra N°01 – 2015 Progetti demolizione / ricostruzione 5 5 serra bioclimatica 6 vista interna 6 106 – 107 Pièra N°01 – 2015 rubrica Opinioni Elisa Brusegan La qualità architettonica purtroppo non ne esce premiata e molto si deve ancora fare anche riguardo all’inserimento nel contesto. Opinioni Riportiamo qui di seguito alcuni stralci dell’intervista ai tecnici. Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso, effetti e riflessioni Il Piano Casa nasce come opportunità: per creare posti di lavoro, migliorare la qualità degli edifici, aumentare la loro efficienza energetica, diffondere l’uso di fonti rinnovabili, dare valore nuovo a edifici vetusti e fuori mercato. Quale di queste possibilità è stata effettivamente colta? Il monitoraggio statistico comunale degli effetti del Piano Casa è curato dalla Regione Veneto; brevi sintesi sono incluse nei fascicoli intitolati “Informazione Regionale sul Piano Casa” e consultabili online all’indirizzo www.regione.veneto.it. Oltre ad esse, abbiamo cercato informazioni dirette a livello locale. Abbiamo contattato quattro responsabili del settore urbanistica/edilizia privata di altrettanti comuni capoluogo di comprensorio della provincia, chiedendo loro delle anticipazioni relative all’anno appena conclusosi. I dirigenti di Treviso (ing. Roberto Manfredonia), Conegliano (dott. Giovanni Tel), Castelfranco Veneto (arch. Luca Pozzobon) e Montebelluna (arch. Roberto Bonaventura) - cui vanno i nostri sentiti ringraziamenti per la collaborazione – hanno esaminato un questionario relativo al tipo di pratiche edilizie presentate nel 2014. Ci premeva capire in che misura il Piano Casa fosse stato uno stimolo all’attività edilizia e con quali risultati, in termini di miglioramento della qualità abitativa, rivitalizzazione del patrimonio edilizio esistente e diffusione delle pratiche di sostenibilità (secondo gli obiettivi principali della LR 32/2013). Le risposte compongono un quadro abbastanza omogeneo. In tutti i quattro comuni interpellati sono sempre circa un centinaio le pratiche presentate per interventi che beneficiano della LR 14/2009 e ss.mm.ii. Quasi tutte riguardano edifici residenziali, collocati prevalentemente in zone agricole o di completamento. L’intervento più diffuso è l’ampliamento ai sensi dell’art.2, realizzato in aderenza al corpo edilizio esistente. A Treviso e Montebelluna tali ampliamenti sono per lo più di modesta entità, rimanendo nei limiti del 20% del volume o della superficie. Nei comuni di Conegliano e Castelfranco Veneto invece, la maggioranza degli interventi di ampliamento sfrutta l’ulteriore bonus del 10% legato all’uso delle energie rinnovabili. Gli interventi di demolizione e ricostruzione rimangono marginali. A Treviso, Conegliano e Castelfranco Veneto si contano sulla punta delle dita, ma quasi tutti hanno tratto beneficio dalle premialità volumetriche legate al raggiungimento di prestazioni energetiche di classe A. Montebelluna si distingue per l’elevato numero di interventi di demolizione e ricostruzione (18 su 103). Tuttavia, di essi, solo una bassa percentuale ha previsto standard energetici eccellenti. Le tecniche costruttive di cui alla LR 4/2007 per l’edilizia sostenibile sono ancora poco diffuse presso tutti i territori oggetto di analisi: alcuni interventi le hanno contemplate a Montebelluna e Castelfranco Veneto, nessun intervento invece a Treviso. Alle domande che cercavano di indagare quali aspetti complessivamente fossero stati migliorati, la risposta dei tecnici è stata pressoché unanime: l’efficienza energetica. In generale gli interventi sono tecnicamente corretti, ma non introducono elementi di miglioramento architettonico, né tantomeno migliorano la qualità del contesto. Nel 2014 quante pratiche sono state presentate al Comune per interventi che beneficiano della LR 14/2009 (nota come Piano Casa) e ss.mm. ii, inoltre indicare quante pratiche sul totale complessivo di quelle presentate in Comune? ing. Roberto Manfredonia Dirigente SUAP e Ufficio Tecnico Edilizia Privata Treviso Le pratiche presentate per interventi ai sensi del Piano Casa sono state 95, su un totale di 2384 pratiche edilizie pervenute al Servizio Attività Edilizia. dott. Giovanni Tel Dirigente Servizio Pianificazione del Territorio e Ufficio Urbanistica Conegliano Le pratiche presentate nel 2014 ai sensi della LR 14/2009 sono n. 93 su un totale di istanze pervenute di n. 1124. arch. Luca Pozzobon Dirigente Ufficio Urbanistica e Edilizia Privata Castelfranco Veneto Nel 2014 sono pervenute all’ufficio edilizia privata 1105 pratiche che comprendono richieste di permesso di costruire, DIA, SCIA e CIL (comunicazione asseverate dal tecnico per attività edilizia libera). I permessi di costruire rilasciati nel 2014 sono 285. Di questi 285 permessi rilasciati, 89 sono relativi a pratiche edilizie ai sensi della LR 14/09 e ss.mm.ii. Le DIA ai sensi della LR 14/09 e ss.mm.ii sono 5. arch. Roberto Bonaventura Dirigente Governo e Gestione del Territorio Montebelluna Sono state presentate in totale 2022 pratiche, delle quali 103 risultano presentate per interventi riferibili alla LR 14/2009. Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso, effetti e riflessioni Delle pratiche di cui alla domanda precedente, quanti interventi hanno riguardato: ampliamenti, ai sensi dell’art. 2 del Piano Casa? demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 3 del Piano Casa? ing. Roberto Manfredonia Le pratiche relative ad ampliamenti, ai sensi dell’art. 2, sono state 95. Quelle relative a demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 3, sono state 2. dott. Giovanni Tel Delle istanze presentate, 90 hanno riguardato gli interventi ai sensi dell’art. 2 e 3 gli interventi ai sensi dell’art. 3 del Piano Casa. arch. Luca Pozzobon Le pratiche per ampliamenti, ai sensi dell’art. 2, sono state 86. Quelle per demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 3, sono state 3. arch. Roberto Bonaventura Delle pratiche presentate, quelle relative ad ampliamenti, ai sensi dell’art. 2 del Piano Casa, sono 85, quelle relative a demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 3, sono 18. Nel caso di interventi edilizi in ampliamento, qual’è stata l’entità più diffusa dell’ampliamento? entro 20% del volume, 20-30% del volume, 31-35% del volume ing. Roberto Manfredonia Gli ampliamenti più diffusi rimangono entro il 20% del volume. dott. Giovanni Tel L’entità più diffusa dell’ampliamento risulta compresa tra il 20% ed il 30% del volume. arch. Luca Pozzobon L’entità più diffusa dell’ampliamento è compresa tra il 20% ed il 30% del volume. arch. Roberto Bonaventura Il 62,5% delle pratiche per ampliamento prevede ampliamenti entro il 20% del volume. 108 – 109 Pièra N°01 – 2015 Complessivamente, quali sono gli aspetti che, grazie al Piano Casa, gli interventi di cui alla domanda 1 hanno migliorato? (assegnare un valore da 1 a 6: con 1 meno diffuso e 6 più diffuso) efficienza energetica, qualità architettonica, superamento barriere architettoniche, sicurezza sismica, sicurezza idrogeologica, rimozione dell’amianto ing. Roberto Manfredonia efficienza energetica 6, qualità architettonica 4, superamento barriere architettoniche 3, sicurezza sismica 5, sicurezza idrogeologica 1, rimozione dell’amianto 2 dott. Giovanni Tel efficienza energetica 6, qualità architettonica 4, superamento barriere architettoniche 5, sicurezza sismica 3, sicurezza idrogeologica 1, rimozione dell’amianto 2 arch. Luca Pozzobon efficienza energetica 6, qualità architettonica 5, superamento barriere architettoniche 4, sicurezza sismica 3, sicurezza idrogeologica 2, rimozione dell’amianto 1 (abbiamo già una iniziativa di incentivo economico per la rimozione dell’amianto dalle coperture) arch. Roberto Bonaventura efficienza energetica 4, qualità architettonica 3, superamento barriere architettoniche 2, sicurezza sismica 1, sicurezza idrogeologica 1, rimozione dell’amianto 1 rubrica Come definirebbe la qualità architettonica complessiva degli interventi previsti nelle pratiche di ampliamento e demolizionecostruzione? molto elevata, i progetti sono molto appropriati e introducono elementi di miglioramento architettonico; elevata, i progetti sono molto appropriati; media, i progetti sono tecnicamente corretti ma non introducono elementi di miglioramento architettonico; la qualità architettonica rimane inalterata, perché gli interventi non introducono modifiche spaziali sostanziali. ing. Roberto Manfredonia Nella maggioranza dei casi i progetti sono tecnicamente corretti. è stata riscontrata l’introduzione di elementi di miglioramento architettonico prevalentemente nei casi di demolizione e ricostruzione, in quanto la tipologia di intervento permette una maggiore libertà progettuale. dott. Giovanni Tel Si può affermare che generalmente i progetti risultano adeguati e correttamente progettati. Tuttavia, fatte alcune eccezioni, non vengono introdotti elementi di miglioramento architettonico in quanto spesso si tratta di ampliamenti da realizzarsi in sopraelevazione, di incrementi volumetrici dovuti alla chiusura di porticati o alla realizzazione di tettoie coperte. arch. Luca Pozzobon Media. In generale la maggior parte dei progetti si limitano ad “aggiungere” dei volumi all’edificio esistente. In alcuni casi minoritari (direi il 25%) il committente richiede al professionista una rivisitazione dell’aspetto architettonico che sfocia in genere pregevoli. arch. Roberto Bonaventura Media. L’applicazione del “terzo” Piano Casa del Veneto ha determinato il prevalere di interventi di ampliamento a mezzo di corpo staccato, proposti in larga parte senza curare il rapporto con l’esistente, spesso rappresentato da edilizia di bassa qualità, che continua a permanere per lo più inalterata in prossimità dei nuovi volumi. Vi sono esempi di nuovi edifici che, singolarmente valutati, esprimono una architettura di qualità, spesso però l’inserimento nel contesto non correttamente progettato compromette un positivo giudizio riguardo un miglioramento architettonico. Opinioni Lo strumento del piano casa nella provincia di Treviso, effetti e riflessioni Nel complesso, a suo avviso, sono riusciti tali interventi a migliorare la qualità spaziale del contesto urbanizzato e a ricucire un ambiente frammentario? ing. Roberto Manfredonia Sono rari i casi in cui gli interventi di questo tipo hanno determinato un miglioramento della qualità spaziale del tessuto urbano, proprio a causa della natura derogatoria della legge nei confronti degli strumenti urbanistici, che istituzionalmente sono finalizzati a garantire una disciplina organica del territorio, dal punto di vista qualitativo e quantitativo. ing. Roberto Manfredonia Dirigente SUAP e Ufficio Tecnico Edilizia Privata Treviso dott. Giovanni Tel No, non sono state apportate modifiche significative allo stato dei luoghi. arch. Luca Pozzobon No. La legge regionale 14/09 in vigore nel 2014 (piano casa 3) non ha consentito al comune di intervenire con deliberazione “applicative” e quindi i pochi interventi che negli anni passati hanno portato qualche riqualificazione del tessuto urbano non si sono più avuti nell’ultimo periodo. In sostanza l’interesse privato che genera l’utilizzo della norma derogatoria molto difficilmente può migliorare la qualità dei luoghi urbani se l’Amministrazione Comunale è “disarmata”. Il richiedente tende semplicemente a sfruttare la capacità edificatoria concessa entro i limiti delle norme di legge che sopravvivono che in genere sono di livello statale e quindi molto astratte e generiche, non aderenti alla realtà dei luoghi. arch. Roberto Bonaventura No, salvo episodici interventi. Sono prevalsi interventi di ampliamento a mezzo di corpo staccato, che di fatto hanno introdotto nuovi corpi di fabbrica che hanno introdotto ulteriori frammentazioni e dilatato l’urbanizzazione a scapito della salvaguardia del territorio agricolo, prevalentemente in zone nelle quali l’edificazione era preclusa, quali appunto le zone agricole, senza peraltro raggiungere una sensibile riqualificazione energetica dei fabbricati esistenti. Marginali sono gli interventi che si può ritenere concorrano a migliorare qualità spaziale del contesto urbanizzato. dott. Giovanni Tel Dirigente Servizio Pianificazione del Territorio e Ufficio Urbanistica Conegliano arch. Luca Pozzobon Dirigente Ufficio Urbanistica e Edilizia Privata Castelfranco Veneto arch. Roberto Bonaventura Dirigente Governo e Gestione del Territorio Montebelluna 110 – 111 Pièra N°01 – 2015 rubrica Elisa Ghedin Buone pratiche La casa esistente come risorsa Gli obiettivi climatici impongono il consumo zero di territorio e un consumo minimo di energia. Per raggiungere questi propositi la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, è di sicuro aiuto, visto il dispendio di energie e l’inquinamento provocato da demolizione e ricostruzione e dall’ uso di edifici che necessitano di una riqualificazione energetica. Il tema della ristrutturazione degli edifici finalizzata allo sviluppo sostenibile della città non è, come abbiamo visto nei progetti presenti in questo numero, solo una delle finalità del Piano Casa (L.R. 14/2009 e L.R. 13/2011) ma è un’attenzione presente e comune in tutta Europa. A testimonianza di questa tendenza, nata negli anni ‘80, di intendere la ristrutturazione come particolare strumento di sostenibilità urbana, in questa rubrica verranno descritti alcuni esempi utili a mostrare significativi progetti di ristrutturazione realizzati in diversi paesi d’Europa. Il primo progetto si trova in un quartiere operaio degli anni ‘20 in Germania, il secondo in un villaggio fiammingo in Belgio e l’ultimo in un’edificio storico nella cittadina di Olot in Spagna. Prima di iniziare la nostra “visita virtuale” a questi edifici riporto solo due righe rispetto ad alcune considerazioni sul rapporto con l’esistente in architettura: “Fino a pochi anni fa, nei progetti di ristrutturazione, vigeva il dogma di distinguere in maniera evidente il vecchio dal nuovo;...intervenire sull’esistente significava avere un approccio di contrasto, inserire una fuga sottile realizzando un progetto formale nel pieno rispetto 1 “Il rapporto con l’esistente. Sei punti di vista”, Detail n°11, 2009, “Ristrutturazioni” del passato. Nel frattempo le opinioni adottate... sono svariate e si snodano dalla conservazione della patina di un certo periodo storico... attraverso il tentativo di continuare ad inscrivervi l’idea di progetto primigenia, sino alla sperimentazione”1 quindi non ci resta che osservare le “sperimentazioni” messe in atto in altri paesi per poter poi osservare il nostro patrimonio edilizio esistente con occhi diversi, considerando una “risorsa” anche quell’edilizia post-bellica che costituisce buona parte del nostro patrimonio edilizio esistente. Il primo progetto, casa Schreber, è stato presentato alla 13° mostra internazionale di Architetura di Venezia nel 2012 nella mostra manifesto “Reduce/Reuse/Recycle” del padiglione Tedesco. Muck Petzet, curatore della mostra in quell’occasione, ha individuato per i 16 architetti virtuosi delle 3R anche una strategia progettuale “in tre tappe: prima di tutto la riduzione dei rifiuti, o meglio la prevenzione al loro accumulo; poi il loro riutilizzo nella maniera più diretta possibile; infine, la loro trasformazione tramite il riciclo”2. Casa Schreber o “Weaving the New into the Old” dello studio AMUNT Architekten concerne l’ampliamento e la ristrutturazione di una porzione di casa abbinata collocata in un quartiere operaio degli anni 20 alla periferia nord di Aquisgrana. 2 Loredana Mascheroni, “Tedeschi virtuosi”, Domusweb. Agosto 2012 Buone pratiche L’intervento fu realizzato tra il 2010 e il 2011, ai 90 mq della casa preesistente ne sono stati aggiunti altri 50, questo per soddisfare le esigenze di spazio dei nuovi proprietari, una famiglia con tre figli. L’edificio presistente presentava una struttura in mattoni rivestita in clinker, l’“estensione” della struttura iniziale e la nuova copertura compattano il tutto in un unico volume. Alla facciata in clinker della costruzione originaria sono stati “cuciti” dei mattoni di cemento marrone- rosso e dei blocchi in pomice lasciati “a vista”. Questi materiali pur dichiarando la porzione aggiunta, si combinano in modo originale, interpretano stilisticamente l’esistente in modo “contemporaneo”. Una soluzione che ben si inserisce in questo ex quartiere operaio. Gli spazi angusti presenti nel volume preesistente sono stati trasformati in spazi aperti, fluidi e quelli “aggiunti” presentano ampie vetrate e uno sporto verso il giardino, elementi che caratterizzano l’abitare di oggi. Il progetto è stato realizzato con la demolizione di poche parti: la parete verso il giardino e una falda della copertura. L’attenzione a limitare la demolizione ha come conseguenza la riduzione dei rifiuti, quindi questo progetto di ristrutturazione è perfettamente in linea con la strategia progettuale delle 3R. Altro progetto “virtuoso” è casa Rot-ellenberg che si trova a Mendel, un tipico villaggio fiammingo di case in mattoni. I committenti avevano ereditato una porzione di edificio e ne hanno poi aquistata una seconda, lo spazio di un ex pub. I committenti, appassionati d’arte hanno un’idea di abitare molto urbana, molto contemporanea. Il progetto ci fa riflettere su un tema molto interessante, la ricerca della relazione tra lo spazio domestico e il contesto, nonché la stratificazione dello spazio abitativo. Il budget previsto per l’intervento sui 99 mq complessivi era ridotto (70.000 €) ed è stato prevalentemente speso in materiali, poiché lo studio DVVT (Jan De Vylder, Inge Vinck, Jo Taillieu) ha come metodo progettuale quello di partire dai materiali e dalle tecniche ad esso associate, magari approdando ad un uso improprio degli stessi ma assolutamente giustificato dalla logica strutturale. Nel progetto di casa Rot-ellen-berg possiamo capire come la scelta sia stata quella di mantenere intat- 3 Francesca Picchi “Con poco o niente”, Domus n°954, Gennaio 2014 La casa esistente come risorsa to l’ivolucro composto da muratura in mattoni, su due lati la muratura rimane a vista, a parte qualche frammento di intonaco, mentre sul lato nord la stessa è coperta da uno strato protettivo in lastre ardesia a forma romboidale, forma che viene dissimulata da una texture dipinta di finti mattoni. La scelta di conservare l’involucro, soprattutto la facciata verso la strada con l’insegna dell’ex pub, è stata molto apprezzata dagli abitanti di Melden per il suo armonioso inserimento nel contesto e perchè lascia riconoscibile quell’edificio che ha fatto parte della storia del villaggio. Solo un’attenta analisi mette in luce alcuni dettagli anomali nei prospetti: una porta d’ingresso rosso brillante, due abbaini specchianti e un bordo riflettente tra tetto e pareti, tutti elementi che lasciano immaginare che qualcosa in realtà è cambiato. All’interno si svela il progetto. L’edificio è stato svuotato, l’involucro storico protegge al suo interno una “casa di vetro”. Il rifacimento di nuovi solai attraverso l’uso di una struttura in calcestruzzo comportava interventi sulle controfacciate. Per evitare tutto ciò gli architetti De Vylder,Vinck e Taillieu hanno pensato di usare come elementi strutturali un kit provvisorio per la costruzione, casseforme e impalcature come struttura autoportante, una specie di “meccano” indipendente dall’involucro che potrebbe essere composto e ricomposto dai clienti. Come lo stesso Jan de Vylder spiega “La casa ha un connotato autobiografico perchè e frutto di un processo di autocostruzione”3. L’idea di una casa “borghese”con delle stanze di rappresentanza non interessava ai clienti, essi cercavano degli spazi da poter usare a loro piacimento, versatili e flessibili adatti al loro stile di vita. Il volume interno trasparente, è una struttura temporanea che all’occorrenza può rimodulare uno spazio. L’involucro è una pelle che protegge dall’esterno, dalla strada, da cui non si vede la “serra” interna poiché questa non è aderente alla controfacciata ma è separata da un atrio d’ingresso e da un corridoio. Questo spazio viene concepito come un loft aperto, il salotto, le camere da letto per i bambini sono collocate lungo i corridoi distributivi, il bagno nel mezzanino, mentre la camera da letto matrimoniale e la cucina sono disposte verso la parte più interna della casa per aumentarne la privacy. La casa permette comunque dei “tempi di privacy” a tutti i compo- 112 – 113 Pièra N°01 – 2015 rubrica Buone pratiche La casa esistente come risorsa 1 nenti della famiglia, attraverso l’uso delle tende oscuranti, collocate lungo le pareti di vetro interne, quasi dei sipari da chiudere quando è necessario. La modulazione degli spazi interni può variare anche a seconda delle stagioni, la zona living si può ampliare o ridurre aprendo e chiudendo le pareti vetrate, queste soluzioni sono vantaggiose sia dal punto di vista economico che da quello ambientale visto che riducono il volume da riscaldare pur mantenendo visivamente la percezione continua dell’intero spazio. Casa Roth-ellen-berg con il suo interno così urbano legato al vivere contemporaneo cotrasta con l’idea di vita tranquilla nel villaggio e con i modi di vivere radicati nella cultura fiamminga, risponde però, alle esigenze del contesto e al modo di intendere l’abitare da parte dei clienti. Il terzo progetto che voglio portare alla vostra attenzione è dello studio RCR (Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramón Vilalta Arquitectes) riguarda la ristrutturazione di una casa degli inizi del ‘900 inserita nel contesto urbano della città di Olot (Girona). “Casa Entremuros è uno splendido esempio di come lo spazio abitativo, ricavato all’interno di un edificio storico, possa essere profondamente reinterpretato”4. Dell’edificio originario sono rimasti, la facciata verso la strada urbana, vincolata dalla soprintendenza, la copertura a due spioventi e le due pareti laterali che dividono questo spazio dalle altre abitazioni adiacenti. La casa ospita uno dei progettisti che è anche committente, l’architetto Ramon Vilalta e la figlia. Il progetto oltre al problema della ristrutturazione, affronta il tema dell’abitare contemporaneo. La casa è il luogo dove si riposa, dove si studia, dove si accolgono gli amici. Il grande spazio aperto, tratto fondamentale di questo progetto, vuole “insegnare” nuove modalità di vivere l’abitazione. L’articolazione tipologica della casa tradizionale scompare lasciando spazio ad una serie di piattaforme sospese a diverse altezze all’interno del grande vuoto delimitato dalle pareti preesistenti. 4 Marina Cescon “Casa entremuros”, Arte Acciaio Architettura, n°52 dicembre 2012 La privacy è ottenuta attraverso la posizione sfalsata degli elementi interni che non permettono il collegamento visivo tra le parti. L’accesso ai vari piani disposti su più livelli avviene attraverso due sistemi distributivi diversificati. Le scale e le rampe per l’accesso alle aree di servizio e agli spazi privati sono collocate lungo le pareti perimetrali “storiche” della casa e sono nascoste da un poetico diaframma di elementi verticali metallici, un’altro sistema di rampe e scale più aperto organizza invece la distribuzione tra salotto, cucina e giardino. La parete che si affaccia verso il lungo giardino interno, l’unica realizzata ex novo è costituita da un’enorme vetrata che sfiora una vasca d’acqua. Alla fine del giardino è collocato un volume dove trova posto una biblioteca, uno spazio seminterrato da cui si può ammirare, in cotrocampo, attraverso la quinta vetrata della “nuova” parete la casa animata dalla vita dei committenti. AMUNT Architekten Casa Schreber Aquisgrana, Germania. 2010–2011 1 Vista dal giardino 2 Vista dalla strada interna al quartiere operaio fotografie Filip Dujardin 2 114 – 115 1 DVVT Casa Rot-Ellen-Berg Melden, Oudernaade, Belgio. 2007–2011 1 Zona notte con soppalco, parti vetrate e tende oscuranti 2 Disimpegno-diaframma tra involucro esistente e struttura interna con pareti vetrate 3 Dettagli abbaino e rivestimento specchiante della trave sotto falda 4 Vista esterna di casa Rot-elle-berg fotografie Filip Dujardin Pièra N°01 – 2015 rubrica Buone pratiche 2 4 La casa esistente come risorsa 3 116 – 117 DVVT Casa Rot-Ellen-Berg Melden, Oudernaade, Belgio. 2007–2011 Pièra N°01 – 2015 Buone pratiche rubrica RCR Casa entremuros Olot, Girona, Spagna. 2009–2012 Fronte verso la strada Pianta piano interrato Pianta piano terra Sezione longitudinale 1 Sezione longitudinale 2 La casa esistente come risorsa 118 – 119 Pièra N°01 – 2015 rubrica Vittorio Filippi Punti di vista La famiglia: piste di mutamento sociale L’architettura dell’abitare ha sempre racchiuso un’altra architettura, fatta di relazioni e di intimità. Una architettura – quella famigliare – che soprattutto a partire dagli anni settanta ha conosciuto (e continua a conoscere) profondi mutamenti culturali e demografici. Influenzando così le stesse strutture abitative ed urbane. Un primo cambiamento è dato dal ridimensionamento progressivo (miniaturizzazione) delle famiglie. Dovuto all’allontanamento dalle parentele e dalle stesse famiglie di origine da parte delle neocoppie, gelose della loro autonomia ed indipendenza. A ciò si aggiunga la denatalità, che in Italia riduce a livelli demograficamente allarmanti il numero dei figli e che produrrà una piramide rovesciata data da molte case per pochi eredi. Questo processo di nuclearizzazione arriva al suo massimo con l’aumento delle cosiddette famiglie unipersonali, generate dall’emergere delle coppie a distanza, dalle rotture coniugali (separati o divorziati soli), dall’invecchiamento della popolazione. Tale invecchiamento – prodotto dalla denatalità combinata con l’incredibile crescita della longevità – cambia qualità e quantità dei residenti e quindi delle tipologie abitative desiderabili. In particolare il prevedibile, ulteriore invecchiamento della popolazione (più anziani che vivono più a lungo) produrrà non solo un sovradimensionamento degli attuali spazi abitativi, ma anche una loro necessaria riqualificazione (ad es. la domotica …) in funzione di una popolazione più fragile e più sola. La nuova cultura della sanità e della cura basata sulla domiciliarità spinta (di cui è segno la riduzione dei tassi di ospedalizzazione), spinge a riqualificare ancora di più l’abitazione in senso assistenziale e terapeutico, favorita in ciò dalle nuove tecnologie comunicative. Cambia anche la geografia dell’abitare, con lo svuotamento abitativo dei centri storici e la concentrazione delle neocoppie e delle nuove unità immigrate nelle aree periurbane (hinterland) ed in particolare nei comuni che fanno corona attorno ai centri urbani più grossi (che si presentano infatti più giovani). Infine la crisi economica che continua a pesare in particolare sui giovani produce la loro marginalizzazione lavorativa e sociale (il cd. degiovanimento tra precarizzazione e bad job) che li obbliga a rimandare sine die tutta una serie di appuntamenti vitali con l’adultità, tra i quali l’uscita dalla famiglia di origine e la ricerca di una nuova casa. In sintesi si tratta di mutamenti sociali profondi che si riflettono (e si rifletteranno) ampiamente sulle culture dell’abitare e del costruire fin qui seguite. Punti di vista La famiglia: piste di mutamento sociale 120 – 121 Pièra N°01 – 2015 rubrica Serena Guadagnini Abitare oggi Guardare oltre Louis Sauer, Penn’s Landing Square Abitare oggi Guardare oltre Percorrendo le strade della nostra provincia, come quelle di tante altre realtà italiane, è evidente la frammentarietà del tessuto urbano che ci circonda; si è assistito negli ultimi decenni ad un proliferare di nuova edificazione a bassa densità che ha avuto l’effetto di creare una continuità indistinta urbanizzata tra capannoni artigianali, case singole su lotto e centri abitati consolidati. Il più delle volte il processo ha generato quartieri periferici anonimi, senza articolazione e gerarchia degli spazi esterni. Le conseguenze più rilevanti sono state: – il consumo indiscriminato di territorio agricolo; – la perdita di confini delineati tra campagna e città; – la dispersione; – la mancata specificità dello spazio pubblico e semi pubblico come luogo di relazioni, integrazione sociale; – il disordine spaziale (straniamento nel percorrere le strade di collegamento tra paesi); – la mancanza di relazioni tra le parti; – la diminuzione della qualità e del benessere degli abitanti. La lottizzazione di quartiere con case singole a bassa densità collocate al centro del lotto, con all’interno la strada carrabile di pertinenza, nella quale predominano i parcheggi e la mancanza di spazi di relazione progettati e vivibili all’interno della stessa, sono la costante del nostro territorio. Le tante case sparse non riescono a tenere insieme le parti, non creano una comunità, non promuovono le relazioni, non partecipano alla costituzione di uno spazio urbano. Perché non chiedere di più? Esistono altri modi di vivere nei nostri quartieri? Perché non pensare a nuove strategie di trasformazione urbana a partire dalla progettazione della casa unifamiliare o dalla trasformazione e riuso dell’esistente? Perché dobbiamo vivere in quartieri e case tristi, noiose, insicure, prive di relazioni con il contesto, con il paesaggio, in assenza di rapporti di vicinato e che generano spazi banali e asettici? è giunto il momento di richiedere spazi più adeguati alle nuove esigenze ed ai propri bisogni. Abitare ha, all’interno,il significato di permanere in un luogo, porta con sé l’insieme di emozioni e relazioni che una tale pratica comporta. L’alloggio, il quartiere in cui si vive, dovrebbero essere la sintesi delle pratiche e delle emozioni che l’abitare custodisce. I vantaggi consolidati nel pensiero della collettività, propri della casa singola su lotto: la privacy, il giardino privato, l’indipendenza, elevate superfici utili a disposizione, l’incremento delle superfici esterne scoperte di pertinenza, possono essere temi di approfondimento sviluppati nei nuovi quartieri contemporanei a media densità, progettati secondo le esigenze dell’abitante ed improntati a criteri più sostenibili. La casa indipendente è ancora il modello preferito di abitare a fronte del carattere fortemente individualista della società contemporanea. Forse però basterebbe guardarsi intorno per capire che esperienze diverse, sono state già fatte e che è possibile migliorare il proprio modo di abitare e le condizioni di vita “è giunto il momento di richiedere spazi più adeguati alle nuove esigenze ed ai propri bisogni. Abitare ha, all’interno, il significato di permanere in un luogo, porta con sé l’insieme di emozioni e relazioni che una tale pratica comporta” foto di Stefano Rocchetto 122 – 123 Pièra N°01 – 2015 rubrica Abitare oggi Guardare oltre 1 delle periferie urbane senza devastare il territorio. Dall’alto, quest’ultimo appare fortemente compromesso, il dilagare di case singole, intervallate da capannoni, strade di collegamento e lottizzazioni banali offre un panorama sconfortante. La densità abitativa non deve essere intesa come qualcosa di negativo se vengono approfonditi e sviluppati i temi propri del modello di vita della casa indipendente. Solo se si riconosce la potenzialità della casa unifamiliare di concorrere alla costituzione della città, saremo in grado di richiedere una trasformazione nei modi di progettare. A fronte del forte cambiamento culturale e tecnologico che ha modificato gli atteggiamenti e le abitudini della società e la sua composizione, vi è la necessità di una riflessione sull’abitare contemporaneo. Occorre un mutamento nel modo di pensare l’abitazione, il quartiere in cui essa si inserisce e gli spazi collettivi. Alcune interessanti sperimentazioni da questo punto di vista si stanno sviluppando anche in Italia, portati avanti da architetti che credono nella professione e nella responsabilità del loro ruolo e da costruttori e committenti che hanno compreso che investire nella qualità e nella ricerca progettuale permette di lottare contro la banalità e l’impoverimento delle periferie e contro il senso di disagio, estraneità e instabilità che esse generano. 2 A San Vincenzo di Galliera (Bo), in Emilia Romagna, l’intervento residenziale progettato dagli architetti Simone Gheduzzi, Nicola Rimondi e Gabriele Sorichetti di Diverserighestudio si distingue per la composizione dell’aggregato residenziale e per la definizione di spazi comuni nei quali sono ubicate attività che aumentano il senso di integrazione sociale (percorsi fitness- zona barbecue, spazi verdi comuni, piscina…). L’area di intervento è inserita in un contesto a parco privato con all’interno un’abitazione esistente degli anni settanta. Attraverso un disegno articolato degli spazi privati e semi privati i tre progettisti propongono un intervento che mira a promuovere le interazioni sociali e il senso di appartenenza ad una comunità. Vengono proposte 24 unità residenziali con tipologie di alloggi ibride e diversificate: da bilocali ad alloggi con tre camere per soddisfare i bisogni di un’ utenza variegata e nuova. L’aggregazione di tali tipologie definisce la conformazione degli isolati all’interno del lotto generando spazi comuni differenziati, percorsi, visuali. 3 a' Iterare modelli obsoleti di quartieri, privi di relazione con il contesto e rispondenti solamente alla pigrizia del progettista o dell’investitore nel riproporre schemi stereotipati e ripetitivi, è una pratica che stravolge il senso di un abitare consolidato, che si nutre di relazioni, rapporti di vicinato, di strade, piazze e paesi e che dovrebbe avere in sé la caratteristica di resistere e adattarsi nel tempo al mutare dei bisogni. Perché allora non pensare possibile la definizione di nuovi quartieri, o riqualificazioni di quelli esistenti a partire da questi principi? Occorre progettare le periferie e le zone di margine ragionando in termini di sistema, dove la collocazione, la volumetria, e l’articolazione dei volumi non tengano conto solo della distanza dai confini, dell’utilizzo massimo della cubatura a disposizione e del tipo di copertura che viene prescritta, ma anche di considerazioni legate all’orientamento degli alloggi: del diritto al sole, della qualità degli spazi di relazione, del rapporto con il contesto, della capacità di tessere relazioni e di provocare stupore, delle esigenze mutate della società. Un buon progetto di architettura residenziale deve riuscire a mettere in atto strategie che permettano la costruzione di un senso di appartenenza ad un luogo. Riconoscendo negli spazi aperti il veicolo di valori che stimolano e promuovono le identità singole e comunitarie, ricercando il carattere urbano e il radicamento nel territorio. Il rapporto tra costruito e contesto, la protezione per le persone “deboli”, la progettazione di viabilità e percorsi ciclo-pedonali di relazione tra gli insediamenti, la progettazione del verde ad integrazione degli spazi privati e connessione tra quelli di diversa natura sono temi ed esperienze già consolidati da tempo in altri paesi Europei: basti pensare agli insediamenti del nord-Europa o le esperienze inglesi di L. Sauer o a quelle mitteleuropee di R. Rainer. san vincenzo di galliera 1 inserimento armonioso dell’intervento nel contesto, foto di Maria Chiara Bonora 2 l’aggregazione delle residenze crea isolati diversi immersi nel parco, foto di Nicola Jannucci 3 planimetria 124 – 125 Pièra N°01 – 2015 rubrica Abitare oggi Guardare oltre 1 Restando in Emilia Romagna, in un’area nei pressi di Faenza connotata dall’importante presenza del verde e da un fiume, il recupero e riuso dell’area di una Fornace di laterizi dismessa, dei primi anni del novecento, diventa occasione per lo studio di progettazione Cristofani & Lelli Architetti per definire un nuovo nucleo residenziale compatto, formato dall’aggregazione di alloggi a patio ad un piano. Fornace del bersaglio 1 planimetria 2 Il tessuto compatto delle case a patio si inserisce in modo sobrio e armonioso nel paesaggio circostante e nei confronti della Fornace esistente, foto di Gaia Cambiaggi 3 Le recinzioni murarie definiscono aree private di pertinenza dell’alloggio in cui viene garantita la privacy. Le forme, i colori, i materiali utilizzati, valorizzano le preesistenze, foto di Gaia Cambiaggi Le 34 nuove residenze sono collocate lontano dai manufatti esistenti; a questi ultimi sono dedicate prevalentemente funzioni pubbliche ed inedite: laboratori, spazi per giovani artisti, spazi espositivi, residenze. Il tessuto edilizio è inserito e immerso nel verde il quale connota i diversi spazi: quello privato della residenza è caratterizzato da patii e dalla presenza dell’acero campestre, i fabbricati possiedono tetti giardino che si inseriscono in modo armonioso nel paesaggio agrario circostante, mentre tutta l’area della Fornace è circondata da maestose acacie che conferiscono l’aspetto di una grande stanza a cielo aperto in mezzo al paesaggio agrario. Il modello proposto definisce un modo alternativo di abitare in campagna: nel quale convive la compattezza del costruito e l’attenzione per la definizione di spazi esterni protetti privati in cui viene garantita la privacy. L’accurata progettazione degli spazi esterni definisce la loro diversa natura:privata nei patii annessi alla residenza, collettiva negli spazi generati dall’aggregazione dei volumi caratterizzati in alcuni tratti da portici in legno e verde. I percorsi permettono un diverso rapporto con l’intorno fino a spaziare nel paesaggio rurale circostante. Il sistema di recinti murari, porticati in legno e abitazioni si alternano dando vita a percorsi, spazi comuni e volumi, le cui altezze e proporzioni sono calibrate in funzione del livello di privacy da assicurare e in funzione del contesto: la torre piezometrica esistente e le alberature che caratterizzano l’intorno emergono come punti di riferimento paesaggistico. L’atteggiamento rispettoso nei confronti della preesistenza e della campagna circostante si manifesta nell’uso sobrio delle forme, nella compattezza del costruito e nell’uso di materiali in armonia con il contesto. 2 4 L’alternanza di portici in legno, volumi delle residenze, muri dei recinti genera aree comuni e percorsi, foto di Alberto Muciaccia 3 4 126 – 127 Pièra N°01 – 2015 rubrica Abitare oggi Guardare oltre 1 La ricerca e riflessione sullo spazio aperto come veicolo di valori e identità, sull’articolazione delle tipologie di alloggio, caratterizza il complesso residenziale Contrà Leopardi ad Olmi di San Biagio di Callalta (TV), progettato dall’architetto Piergiorgio Semerano. L’intervento comprende 36 unità abitative di diverse tipologie, per un totale di 15 corpi residenziali. La complessità e la ricchezza di soluzioni adottate recupera in chiave contemporanea l’essenza dei centri storici. La disposizione dei fabbricati e la sapiente progettazione dei percorsi esterni, generati da continui allargamenti e restringimenti e che confluiscono in vuoti urbani simili a piazze o ai campi veneziani, trasudano un carattere urbano nel quale il verde è integrato. Questi interventi, seppur diversi tra loro hanno un’importante filo conduttore: la ricerca e lo studio di soluzioni progettuali mai banali. Dimostrano che un modo alternativo di progettare è possibile. La forma, il valore simbolico dei luoghi, il senso di comunità si strutturano anche attraverso l’architettura. Siamo convinti che la sperimentazione e la capacità di interpretare le nuove esigenze e i costumi della società potranno permettere un necessario e imminente cambiamento. complesso residenziale contrà leopardi 1 planimetria 2 la composizione articolata del tessuto urbano genera scorci sempre differenti, foto di Stefano Zanardi 3 il disegno degli spazi esterni definisce aree comuni dove passeggiare e incontrarsi. Alberature e recinzioni assicurano la privacy degli spazi privati, foto di Stefano Zanardi 2 La gerarchia tra gli spazi promuove un senso di identità, di riconoscibilità e di interazione sociale. Sono spazi in cui è piacevole “stare”, chiacchierare con il vicino, giocare, conoscersi, trascorrere il tempo libero. Lo spazio non è generato in funzione dell’automobile, ma dell’abitante e rimanda agli scorci sempre differenti e articolati dei borghi storici. Il quartiere è interamente pedonale, è un luogo da attraversare a piedi o nel quale sostare all’ombra delle alberature, delle pompeiane, dei frangisole. Il verde è un elemento costante ed è declinato come parete vegetale, verde privato, alberature. Sono state studiate soluzioni tese a creare ambienti esterni di filtro tra spazi comuni, semi-privati e privati. Questo intervento dimostra che la densità edilizia di per sé non preclude l’attenzione progettuale per lo spazio privato esterno, e del bisogno di privacy. Questi temi sono sviluppati e confluiscono in accorgimenti progettuali inediti, tesi a definire spazi protetti alla vista. Ogni abitazione dispone di un giardino, uno spazio esterno protetto o un’ampia terrazza. La ricerca sui materiali naturali e sulle tecniche costruttive hanno permesso, da un lato di raggiungere risultati interessanti in termini di sostenibilità dei fabbricati e di definire soluzioni tecniche messe appunto appositamente per questo intervento, dall’altro lato conferiscono all’intero quartiere un aspetto armonico, materico e fortemente legato al territorio. 3 128 – 129 Pièra N°01 – 2015 rubrica Giuseppe Cangialosi, Vittorio Massimo Concorsi Il ruolo dell’architetto come consulente della qualità Il concorso, oggi come ieri, è lo strumento più naturale per poter ricevere idee innovative attorno ad un tema da svolgere. Questo strumento trova le proprie radici nell’antichità ma ancor oggi rimane un valido mezzo di confronto dove il committente ha la facoltà e l’opportunità di scegliere come risolvere i problemi relativi alle proprie esigenze. Ai nostri giorni il concorso, così come lo prevede la normativa, può esser sostanzialmente di tre tipi: il concorso ad inviti dove un committente pubblico o privato individua alcuni soggetti che ritiene in grado di dare una risposta adeguata ad una propria esigenza funzionale; il concorso di idee dove un committente lancia nel mercato le proprie esigenze ad un pubblico più ampio possibile sperando di ottenere una rosa di risposte risolutive ad una precisa domanda; l’appalto concorso che si basa sulla ricerca di un professionista oppure un team di professionisti documentalmente in grado di rispondere ad un’esigenza funzionale. Purtroppo nella nostra nazione tale strumento ha intrapreso una deriva sempre più drammatica poichè, dati alla mano, nella maggior parte dei casi ci si è trovati di fronte alla mancata realizzazione dell’idea architettonica e progettuale. Pertanto possiamo considerarci un Paese dove tale mezzo, seppur diffuso, non ha dato risposte, se non in sporadici e rari casi. Questo significa che fondamentalmente, per storia recente, per carattere, per abitudine, siamo un territorio dove la pratica del concorso rischia di essere un modo per far lavorare inutilmente i progettisti. Se infatti provassimo a contare le ore di lavoro che sono state impiegate per i concorsi non vinti il numero derivante risulterebbe non solo essere davvero elevato, ma foriero di una sproporzione tra impegno e risultati. Qualcuno ha addirittura voluto fare l’elenco, più o meno provocatoriamente, delle occasioni perse, dei mancati successi e c’è pure chi ne ha fatto argomento di pubblicazioni. Detto ciò questo strumento rimane assolutamente necessario, il confronto di idee, in quanto metodo, rimane la base di ogni buon progetto e può essere la strada da percorrere non solo nel pubblico (dove sfortunatamente gli insuccessi sono assai numerosi) ma anche e soprattutto nel privato che invece sovente vuole realizzare opere per specifiche necessità, spesso avendo responsabilmente recuperato il sistema per finanziare l’opera prima che il meccanismo ed il suo iter entrino in funzione. Il confronto pertanto permette di capire quante declinazioni può avere un luogo, quante forme può avere un’architettura, quante facce può avere un singolo edificio e quanto diversi possano essere i linguaggi di un progetto. Il confronto permette di comprendere anche quale sia la proposta che più di tutte risponde alle esigenze del committente e pertanto quale sia la più adatta a rispondere alle domande di partenza. Nel comprare un’opera d’arte confronteremo più soggetti, vedremo più autori, finiremo per provare diverse sensazioni: lo scopo del concorso è proprio questo, è in altri termini il poter scegliere non solo la risposta tecnicamente più riuscita ma anche quella Concorsi che riesce a confacersi maggiormente alle nostre propensioni. È evidente che tale strumento comporti, da parte del committente, una certa sensibilità nei confronti dell’architettura: ci si deve credere, si deve capire che oltre ad uno schema funzionale l’individuo chiede anche un riscontro emotivo e forse non tutti hanno questo desiderio e questa necessità. Inoltre non tutti i committenti privati possono permettersi il lusso di sostenere i costi di una simile operazione, se non altro poichè chi propone un’idea dev’essere in ogni caso retribuito per il lavoro redatto, dato che ogni fatica, teoricamente, dovrebbe essere riconosciuta, anche se simbolicamente. In questo contesto oggi si inserisce internet. La rete risulta infatti essere un medium potentissimo e presenta possibilità tanto positive quanto negative nell’aiutare il cittadino ad approcciarsi verso l’ambito architettonico. Alcuni portali, ad esempio, trattano di architettura raccogliendo un alto numero di progetti di qualità dove molte foto generalmente ben realizzate ci permettono di capire con immediatezza quali potrebbero essere le nostre esigenze, funzionali ed estetiche. Talvolta questa selezione può apparire grossolana e di carattere superficiale, ma risulta comunque utile per avvicinarsi ad un determinato tipo di sensibilità architettonica. In altri siti il progetto viene pubblicato in maniera più completa ed esaustiva (non solo foto ma disegni,schemi, testi) mentre altri portali arrivano ad organizzare dei contest con tanto di retribuzione per la proposte di idee. Il ruolo dell’architetto come consulente della qualità Da un lato tutto ciò è estremaente democratico e permette alle idee di qualità di navigare in maniera orizzontale e di diffondersi in maniera maggiormente capillare: si tratta di fatto di una sorta di pre-concorso dove ogni cittadino può iniziare a dare forma alle proprie necessità. Dall’altro lato questi strumenti pongono almeno due ordini di problematiche: il committente, se non preparato o con una sensibilità predisposta, può facilmente giudicare migliori proposte più accattivanti ma funzionalmente errate, mentre il progettista, qualora vincitore, si vede retribuire il proprio lavoro con cifre quantomeno svilenti (parliamo di retribuzioni nell’ordine spesso dei 200 dollari e perfino minori, che una volta nette risultano essere veramente risicate). È evidente pertanto che questo grande mare di informazioni andrebbe comunque navigato con un timone, secondo una rotta, dove il progettista dovrebbe, alla fine, empatizzare con il proprio committente e cercare, con questi contributi comunque importanti, di proporre un progetto ancor più confacente al proprio cliente. Questo ruolo fondamentale di « personal consultant» che possa dare il suo concreto contributo funzionale ed estetico al committente e gli permetta di non incorrere in errori o facili illusioni è un ruolo imprescindibile ed è quello dell’architetto inteso come regista dell’opera progettata e costruita. Ecco che quindi la rete, se sfruttata nel modo corretto, ci può aiutare a comprendere meglio le nostre idee, a fare in modo che un cittadino, un imprenditore, un ente pubblico, possa avere un atteggiamento più maturo nei confronti di uno strumento così importante come il concorso; partire con i possibili progettisti già da basi condivise, già dalla ricerca di una qualità che possa essere il vero elemento base della scelta finale del progetto. “Il confronto pertanto permette di capire quante declinazioni può avere un luogo, quante forme può avere un’architettura, quante facce può avere un singolo edificio e quanto diversi possano essere i linguaggi di un progetto” rubrica La nostra casa è davvero confortevole? Quando pensiamo al confort all’interno della nostra abitazione sicuramente forme, materiali, finiture e colori sono fondamentali, ma vanno considerate anche le condizioni di benessere ambientale che, oltre a dipendere da fattori propri dell’individuo, sono strettamente legate a fattori termoigrometrici interni: temperatura, velocità dell’aria e umidità. fattori ambientali velocità dell’aria temperatura umidità fattori soggettivi abbigliamento attività fisica L’elemento architettonico che contribuisce maggiormente al raggiungimento di queste condizioni è l’involucro edilizio: esso delimita lo spazio interno riscaldato (o raffrescato) da quello esterno e si suddivide in due tipologie: l’involucro edilizio opaco – ossia tutti gli elementi non trasparenti quali pareti, strutture orizzontali e coperture – e l’involucro edilizio trasparente costituito dalle parti vetrate. L’involucro si deve rapportare sia con le condizioni climatiche esterne che con gli aspetti peculiari di un luogo: il paesaggio naturale e il paesaggio antropico circostante. Oltre a progettarne l’orientamento, la forma e le aperture è necessario considerare la sua resistenza termica. Un involucro ben progettato permette sia di vivere meglio che di risparmiare risorse energetiche ed economiche. L’isolamento dall’esterno denominato cappotto termico è uno tra i sistemi che consentono di raggiungere tali obiettivi. Realizzare un cappotto consiste nell’applicare uno strato continuo di isolante sulle pareti esterne di un edificio per ridurne le dispersioni, le possibilità di condensa ed eliminare i ponti termici – quelle parti dell’involucro che per motivi strutturali, geometrici o costruttivi hanno una maggiore perdita di calore. Il cappotto è un’ottima soluzione per superfici verticali sia di edifici nuovi che di edifici esistenti da riqualificare, tranne i casi in cui la facciata sia vincolata. L’isolante deve possedere idonee caratteristiche meccaniche e va installato con le dovute accortezze che prevedono l’uso di colla e tasselli. Per proteggere la parte esterna dall’irraggiamento diretto e dagli agenti atmosferici si possono utilizzare due soluzioni: la prima consiste nell’intonacatura, ossia l’applicazione di un intonaco di fondo in cui è inserita una rete di armatura, e di un intonaco di finitura con eventuale pittura; la seconda prevede il rivestimento con pannelli aderenti o staccati. L’utilizzo di questi ultimi favorisce una ventilazione del materiale isolante che permette di ridurre il surriscaldamento estivo e di far defluire l’umidità in eccesso. Tra gli isolanti più utilizzati troviamo quelli di natura sintetica come il polistirene espanso o estruso, le lane minerali come la lana di roccia o di vetro, pannelli derivanti da materiali naturali come la fibra di legno, il sughero o la canapa e pannelli minerali come quelli in silicato di calce. Ciascuno di questi isolanti necessita di una posa accurata e di adeguati elementi di fissaggio per garantire la durata e l’efficacia del sistema. A tal proposito è sempre consigliato un progetto dettagliato dell’isolamento termico, al fine di evitare spiacevoli inconvenienti nella fase di installazione e per raggiungere il corretto livello di coibentazione previsto dalla normativa sul contenimento dei consumi energetici. Se si considera inoltre che gran parte del costo dell’intervento è costituito dalla posa del materiale è meglio prevedere uno spessore maggiore di isolante che sicuramente garantisce risultati migliori sotto tutti i punti di vista. Ogni materiale ha una sua peculiarità e va studiato caso per caso quale sia la soluzione più idonea allo specifico intervento tenendo conto sia delle caratteristiche dell’involucro edilizio che delle sensibilità di committenti e progettisti. dall’interno intonaco, muratura, colla, isolante, rasatura armata, finitura dall’interno intonaco, muratura, colla, isolante, ventilazione, pannello di finitura lato esterno Innovando La nostra casa è davvero confortevole lato interno Luciano Miotto innovando lato esterno Pièra N°01 – 2015 lato interno 130 – 131 Schema involucro cappotto termico “vanno considerate anche le condizioni di benessere ambientale che, oltre a dipendere da fattori propri dell’individuo, sono strettamente legate a fattori termoigrometrici interni: temperatura, velocità dell’aria e umidità” 132 – 133 Pièra N°01 – 2015 rubrica Realizzare un cappotto termico in fibra di legno I pannelli di questo tipo di isolante sono ottenuti da residui di legno che viene scomposto in fibre attraverso procedimenti termici e meccanici per essere poi pressato e reso stabile. La materia prima è quindi completamente rigenerabile. Prima di iniziare la posa del sistema è necessario eseguire un controllo del supporto sul quale verrà installato, verificando l’idoneità della superficie che deve essere sempre asciutta, regolare e stabile. Durante l’intera lavorazione, la temperatura ambientale deve essere compresa tra i 5°C e 30°C. 1 2 3 4 5 Fissaggio a T e fissaggio a W 1 finitura, 2 rasante, 3 rete, 4 rasante, 5 isolante innovando La nostra casa è davvero confortevole La posa deve essere eseguita seguendo le seguenti fasi Incollaggio L’incollaggio dei pannelli in fibra di legno al supporto deve essere realizzato tramite malte adesive (collanti), concepite per lo specifico scopo. I pannelli vanno posati sulla superficie da isolare, accostandoli perfettamente tra loro e sfalsando i giunti. A seconda del sistema si possono seguire due diversi schemi di disposizione del collante: Schema a cordoli e punti - modalità indicata nel caso in cui sia necessario correggere difetti di planarità del supporto: la malta deve essere disposta sul retro del pannello lungo tutto il perimetro, per una larghezza di 5-10 cm, ed al centro dello stesso in uno o più punti di diametro 10-15 cm; schema a tutta superficie - modalità indicata in caso di supporto sufficientemente regolare e planare: il collante va steso su tutta la superficie del pannello in fibra di legno con una cazzuola dentata. In entrambi i casi la malta non deve essere applicata sul fianco del pannello, per garantire la continuità e la perfetta aderenza dell’isolamento ed evitare l’insorgenza di ponti termici. Affinchè l’incollaggio sia efficace, è necessario che il collante-rasante penetri tra le fibre superficiali del pannello. Rasatura armata La rasatura dei pannelli ha uno spessore di 3-4 mm e deve essere effettuata con malte specificatamente concepite per sistemi a cappotto in fibra di legno. Si stende un primo strato di malta e mentre è ancora bagnata si procede all’applicazione della rete di armatura, solitamente in fibra di vetro, partendo dall’alto dell’edificio. In seguito si applica la seconda mano di rasante, in modo che la rete risulti annegata nella malta. La rete ha la funzione di sopportare le tensioni che si generano nello strato di rasatura a causa degli sbalzi termici e microterremoti, ed è indispensabile per prevenire la formazione di fessure nell’intonaco. Finitura La finitura esterna deve resistere alle intemperie ed agli sbalzi di temperatura ed essere impermeabile all’acqua. Può essere colorata in pasta o tinteggiata in seguito e deve essere caratterizzata da un indice di riflessione superiore al 20%. Precauzioni e dettagli tecnici L’attenzione progettuale ed esecutiva da porre nella risoluzione dei dettagli è fondamentale al fine di garantire un corretto funzionamento del sistema e la sua durata nel tempo. In corrispondenza dell’attacco a terra, si suggerisce di utilizzare un primo corso di pannelli isolanti appositamente concepiti per questo scopo, rivestiti con uno strato protettivo. L’isolante della zoccolatura è soggetto infatti ad una maggiore sollecitazione meccanica e ad un ambiente particolarmente umido. Il materiale dovrà pertanto avere un coefficiente di assorbimento per capillarità nullo, un’adeguata resistenza, e svilupparsi per una fascia alta almeno 30-40 cm. Questa può essere poi finita con rasante impermeabilizzante o rivestita con materiale adatto. In corrispondenza degli spigoli è necessario usare pannelli interi o dimezzati posati sfalsati tra loro. Gli spigoli devono essere inoltre protetti con angolari (generalmente in polimero con rete) annegati nello strato rasante, sovrapposti alla rete di armatura per almeno 10 cm. In corrispondenza dei serramenti va garantita la continuità d’isolamento anche sulle spallette laterali (magari con uno spessore di fibra ridotto a secondo delle possibilità) al fine di evitare il formarsi di ponti termici. Utilizzare la fibra di legno significa scegliere un isolante composto da materia prima naturale, rinnovabile e completamente riciclabile. Presenta buone caratteristiche di isolamento sia termico che acustico e inoltre, grazie alla sua massa piuttosto elevata, ha maggiore capacità termica rispetto ai materiali isolanti più comunemente utilizzati. Questo garantisce un confort maggiore nel periodo estivo in quanto ritarda il surriscaldamento delle pareti dovuto all’irraggiamento solare. Di contro bisogna sottolineare che va posta grande attenzione durante la fase di posa e una particolare cura nella realizzazione dei dettagli costruttivi al fine di evitare che il materiale venga a contatto con l’acqua. Altro aspetto da considerare è quello relativo ai costi che per questo sistema possono essere superiori rispetto a cappotti in materie derivanti da petrolio. 134 – 135 Pièra N°01 – 2015 rubrica Prospettiva Case murate Che altro ancora? Steve Bisson (critico fotografico) prospettiva case murate Ritengo che queste immagini di Cristian Guizzo si commentino da sole. Dopo i capannoni sfitti, le case cantoniere abbandonate, i centri commerciali anonimi e quelli storici disabitati, i fossi divenuti marciapiedi elettorali, i ruderi di campagna invasi da rampicanti, le piste ciclabili interrotte, l’inquinamento estetico e la pubblicità stradale, ed altro ancora, ecco la nuova etichetta del paesaggio in salsa veneta: le case murate. L’ultimo verso della poetica territoriale in questo scorcio di mondo. Se il paesaggio è lo specchio di chi siamo c’è da preoccuparsi. L’urbanistica è morta perché non ha nessun scopo. È in perenne ritardo perché alla rincorsa di sé stessa. Ho smesso da tempo di leggere i piani, di commentare le loro mille sigle deliranti. Le loro inconcludenti regole e utopie speculative. Mi sono posto con sacrificio fuori da quel pedagogismo regressivo, e in discontinuità con un positivismo, anche normativo, ipocrita che ha svuotato la sfera privata non tanto di libertà bensì di realtà. Non resta che agire secondo la discrezionalità sommersa, o in variante, la schizofrenica negozialità di cui spesso la collettività non percepisce nessun chiaro interesse. Cristian Guizzo Se il nostro dovere è quello di essere “aperti”, come ha invitato Karl R. Popper1, allora preferisco dialogare con chi si occupa, e non solo preoccupa, di paesaggio. Con chi non si fida della “mano invisibile”, dell’astrazione prefigurata. Con chi non ha timore di mandare all’aria lo spettacolo. Con chi ricerca una ragion d’essere fuori dalla tradizione illuminista e non si accontenta di un minimo standard in fatto di natura. Con chi vuole vedere con i propri occhi, fosse anche attraverso una fotocamera o altra diavoleria tecnologica. Ben vengano nuovi linguaggi capaci di liberarci dall’ortodossia e dai fondamentalismi scopici. Ben vengano quegli sguardi capaci di restituirci, se non la significatività, almeno la complessità incerta della visione. Di romperne l’incantesimo anacronistico che la imprigiona attraverso un politicismo sterile, burocratizzante e totalitario. Di aprire una crepa nello strato di indifferenza che ci rende paralitici del guardare. 1 Karl Raymund Popper “La società aperta e i suoi nemici”, Armando, 1994 E allora ci sta anche l’ironia sottile di Cristian Guizzo che, dopo averci restituito qualche anno fa un immaginario micidiale sulle caserme, ci ‘prende in giro’ mostrandoci porte e finestre tamponate di case, casine, casoni e altrettanti casini. Porzioni di territorio che sottraggono dignità all’essere umano prima ancora che spazio e volume. Poiché una volta de-responsabilizzato l’individuo non ha il dovere di ricordare e il paesaggio diviene un archivio, una memoria ingessata, dove sono depositati dei file che non si capisce bene chi ha il potere di rimuovere. Le case murate sono un sinonimo di chiusura, di quella maledizione umana che è il perfezionismo tecnologico frutto di un incubo sociologico. Beato invece l’artista o colui che ha la capacità di nutrire il dubbio. Da anni conduco una battaglia personale attraverso l’educazione dello sguardo. Ho smesso di prendere a cazzotti il cruscotto perché quello che vedo spostandomi in macchina non mi rappresenta nemmeno in lontananza. Certo ho ancora l’impressione che nella massa ci si muova alla cieca, o che prevalga lo sguardo pilotato su quello toccante di chi sorveglia la realtà. Tuttavia ho incontrato molte persone per le quali non ha senso uno spazio oggettivo derivato, un prototipo dove non si può entrare. C’è chi crede ancora nell’abitare come un costruire insieme e non un riempire edifici di risultati attesi. La fotografia come ho spesso sostenuto è un esercizio filosofico poiché se consapevole ci permette di misurarci con la realtà, restando nello spazio. Essa si traduce in una pratica di cura del sé, unico rimedio a quella perdita di sensi e di terra ben descritta da Ivan Illich2. Se è vero che la fotografia serve a chi la fa, è meno scontato che sia utile a chi la guarda. C’è il rischio infatti di sentirsi parte di uno ‘show’. Resta comunque un possibile attentato al paradigma epocale, un tentativo di ri-avvicinamento etico dello sguardo. Le case murate esprimono il bisogno di un riscatto sociale da parte delle comunità espropriate della propria identità dal catechismo della rinuncia e dalla cultura reclamizzata. Asolo, 19.01.2015 2 Ivan Illich “La Perdita dei sensi”, Libreria Editrice Fiorentina, 2009 136 – 137 Pièra N°01 – 2015 rubrica Prospettiva Case murate 138 – 139 Pièra N°01 – 2015 rubrica Prospettiva Case murate 144 – 145 Pièra N°01 – 2015 rubrica Prospettiva Case murate 146 – 147 Pièra N°01 – 2015 rubrica Prospettiva Case murate Note al progetto “Case murate” Case rurali, villette unifamiliari, edifici scolastici, industriali, ferroviari, ricoveri attrezzi, depositi merci. Nei centri storici, nella prima periferia, lungo le grandi arterie, a cavallo dei binari, nella città diffusa e in aperta campagna. Non c’è distinzione di tipologia né di localizzazione nella distribuzione territoriale degli edifici che vengono murati. Non so dire se sia un fenomeno di breve, medio o lungo periodo. Constato semplicemente il fatto che il paesaggio che attraversiamo (nelle province di Padova, Treviso e Vicenza) presenta all’osservatore attento un fenomeno nuovo: la concretizzazione materiale di cambiamenti in corso da anni nella nostra società. Il territorio risponde in molti modi a queste trasformazioni sociali ed io ho scelto di raccontarne uno, quello che mi sembrava più inconsueto. Edifici abitati e vissuti, poi abbandonati, quindi resi non disponibili all’occupazione altrui. La casa, o comunque l’edificio, non è più un luogo di residenza o di lavoro, uno spazio, un’architettura, ma diventa una sorta di oggetto lasciato sul territorio, un volume che non crea spazio ma lo sottrae. Note biografiche Cristian Guizzo ha studiato al Politecnico di Milano e all’Università IUAV di Venezia, dove si è laureato in architettura. Affianca alla professione di architetto l’attività di fotografo, rivolgendo il suo interesse principalmente verso l’architettura ed il paesaggio, con particolare attenzione alle modificazioni del paesaggio antropizzato. Tra le campagne fotografiche realizzate si segnalano: l’indagine territoriale nella Valle del Belice (2009); la documentazione delle infrastrutture militari dismesse del Triveneto (2006-2007); la documentazione delle opere dell’industria idroelettrica degli anni Venti (2010-2011); l’indagine del fiume Piave come grande infrastruttura ricreativa e per il tempo libero (dal 2012). Nel 2010 ha vinto il primo premio del concorso “Le cose e il paesaggio” indetto dal Distretto Culturale della Valle Camonica. Ha esposto in varie mostre e pubblicato su riviste e monografie di architettura italiane e estere. Collabora stabilmente con aziende e studi di architettura. Vive e lavora a Treviso. www.cristianguizzo.it FONDAZIONE ARCHITETTI TREVISO www.ordinearchitettitreviso.it Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Treviso, professionisti qualificati per operare con competenza. ORDINE ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI CONSERVATORI PROVINCIA DI TREVISO N°02 settembre 2015 il riuso degli spazi interni Si invitano gli architetti ad inviare i loro progetti su questo tema alla mail di redazione [email protected] abbonati a pièra! 4 numeri 20 euro anziché 24 euro tramite bonifico IT98M0572812004207570326339 Sinetica Industries Srl via Plinio Fabrizio, 20 31046 Oderzo TV, Italy T +39 0422 501611 F +39 0422 501679 [email protected] www.sinetica.com Teatrino di Palazzo Grassi – Venezia, 2013 PALLADIO SERVIZI SRL VIA EDISON, 21 31020 VILLORBA (TV) C.F. e P.IVA 02360720268 T. 0422.618647 – F. 0422.618616 [email protected] www.palladioservizi.it • PARETI e CONTROPARETI • CONTROSOFFITTI • SOLUZIONI TERMOACUSTICHE • SOLUZIONI ANTINCENDIO • PAVIMENTI TECNICI SOPRAELEVATI • FINITURE D’INTERNI • DIPINTURE GE.LA. di Crosato Lino & C. snc Via Cima da Conegliano, 33 31056 RONCADE - TV e-mail [email protected] web www.gela.it Telefono +39 0422 707040 Fax +39 0422 840827 durantepavimenti.com Non ci scegliete solo per quello che vendiamo, ma per come lo interpretiamo. Pavimentazioni, rivestimenti, ceramiche, mobili bagno, sono per noi elementi da comporre in progetti sempre nuovi, diversi, rigorosamente personali. I nostri partner commerciali sono solo aziende italiane certificate. Per garantirvi sempre l’eccellenza e il fascino del mondo made in Italy. Venite a trovarci nel nostro spazio espositivo. Irinox Home dà vita al progetto espositivo FRESHNESSmeetsDESIGN porcupine ™ ph claudio tajoli Irinox, azienda specializzata nella produzione di abbattitori rapidi di temperatura, ha ideato, per dare forma e vita al proprio brand, un’area espositiva corporate per le attuali tecnologie del freddo rapido in ambito domestico. Grandi nomi della cucina, clienti italiani ed internazionali, designer d’interni, saranno gli ospiti che verranno accolti per vivere e provare sul campo l’esperienza sensoriale dell’abbattitore di temperatura. In questo laboratorio progettato da mzc+studio di Treviso, l’area espositiva prende anima e diventa living: luogo di dialogo, incontro, confronto. Un luogo in cui progettare assieme, cucinare assieme, confrontarsi e condividere. Irinox Home, promotrice del lavoro di squadra, mette a disposizione lo spazio espositivo ad una rosa selezionate di aziende per operazioni di co-marketing. Le aziende di design, interessate a partecipare alla realizzazione di questo nuovo progetto, potranno esporre i propri prodotti e condividere nell’area dedicata per presentare i propri successi e contribuire allo sviluppo di FRESHNESSmeetsDESIGN. All’interno di FRESHNESSmeetsDESIGN, le aziende dispongono di uno spazio che assicura visibilità al loro brand e l’opportunità di mostrare ad un pubblico selezionato le proprie best practice. Lo spazio Irinox Home, diventa dunque un’agorà in cui creare momenti destinati non solo all’apprendimento, ma, all’applicazione, alla convivialità e socialità di ciascuna azienda e di ciascun prodotto. “Un progetto singolo, resta tale. Un progetto collettivo acquista la forza che lo rende vincente” FREDDY ® prodotto segnalato XXI COMPASSO D’ORO www.irinoxhome.com Cable Impianti S.r.l. Costruzione impianti elettrici civili e industriali Via Toti Dal Monte, 8 - 31100 Treviso Tel. 0422 432283 Fax 0422 438214 email: [email protected] Codice Fiscale e Partita IVA 04003860261 pubblicità marcaprint settembre 2014 Il Presidente Nicola Di Battista e la Giuria Medardo Chiapponi, Maria Claudia Clemente, Francesco Doglioni, Carme Pinós al lavoro a Palazzo Foscolo a Oderzo Conosci Pièra? Disegna o modella il personaggio Il premio La XIV edizione Dal 1997 si pone come ambito di ricerca della qualità architettonica urbana applicata al Triveneto, con tensione educativa e culturale verso le nuove generazioni, orientata al raggiungimento di una migliore qualità di vita dei centri urbani ed allo stesso tempo come modello ripetibile ed occasione di superamento della crisi economica che stiamo vivendo. In questo articolato contesto, particolare importanza vuole essere consegnata al ruolo di progettista di architetture, all’etica ed alla responsabilità della sua professione a servizio degli uomini, valutate non in relazione al singolo ma in rapporto alle tante figure che rendono possibile un processo di trasformazione, completamento e rigenerazione del nostro paesaggio. Si propone di valorizzare opere di architettura, a committenza pubblica e privata, di costruzione, ricostruzione, conservazione e valorizzazione di città e paesaggi, a tal fine individuando e segnalando opere ed esperienze altamente significative che abbiano: Il Premio Architettura Città di Oderzo sin dal 1997 si pone • significativamente contribuito, anche con comeedambito di ricerca della qualità architettonica urbana limitate risorse, al riscatto alla riqualificazione estetica, funzionale eapplicata ambientaleal deiTriveneto, luoghi, con tensione educativa e culturale alla valorizzazione dell’identità dei territori, alla verso le nuove generazioni, orientata al raggiungimento di costruzione di nuovi paesaggi, così come alla una migliore qualità di vita dei centri urbani ed allo stesso generazione di nuovi e vissuti spazi relazionali tempoincome ed occasione di superameno di nuovi modi dell’abitare, terminimodello tipologiciripetibile e di sostenibilità complessiva, anche pereconomica l’uso innovativo to della crisi che stiamo vivendo. ed espressivo dei materiali tecnologia e della In questo articolato contesto, particolare importanza costruttiva; vuole essere consegnata al ruolo di progettista di architet• seguito un percorso di collaborazioni ture, professionali all’etica ede/o alla responsabilità della sua professione a multidisciplinari con studi stakeholders dei luoghi di realizzazione. servizio degli uomini, valutate non in relazione al singolo Presidente Nicola Di Battista Giuria XIV edizione Nicola Di Battista Medardo Chiapponi Maria Claudia Clemente Francesco Doglioni Carme Pinós Comitato Organizzativo Tiziana Prevedello Stefanel Giuditta Rado Sara Rizzo Pierangelo Scattolin Francesca Susanna Enti Organizzatori Provincia di Treviso Comitato d’Onore Comune Paolo Barattadi Oderzo Maria Camilla BianchiniPianificatori Paesaggisti Ordine Architetti d’Alberigo Conservatori Marzio Bottazzi Provincia di Treviso Anna Buzzacchi Oderzo Cultura onlus Fondazione Leopoldo Freyrie Josef March Riconoscimenti Gianfranco Pizzolato Debora Serracchiani Medaglia Presidente della Repubblica Luca Toncelli Patrocini Wolfgang Thaler Alberto Winterle Regione del Veneto Luca Zaia Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Marino Zorzato Provincia Autonoma di Trento Enti Organizzatori Provincia Autonoma di Bolzano Provincia di Treviso Università IUAV di Venezia Comune di Oderzo Ordine Architetti Pianificatori CNAPPC Paesaggisti Conservatori Provincia di Treviso Fondazione Oderzo Cultura onlus ma in rapporto alle tante figure che rendono possibile un processo di trasformazione, completamento e rigenerazione Fabio Nassuato Paolo Piccin, Ilaria Golla, del nostro paesaggio. Federica Dan, Enrico De Conti Hans Wolfgang Piller Florian la XIV edizione si propone di Scartezzini, Julia Überbacher, Katrin Schiefer “valorizzare opere di architettura, a committenza pubblica Primo Premio: MoDus Architects Sandrodi Pittini e privata, costruzione, ricostruzione, conservazione e Sandy Attia, Matteo Scagnol Studio Architettura Scattola valorizzazione di città e paesaggi, a tal fine individuando e Premio alla Committenza: Associati Agostino Scattola segnalando opere ed esperienze altamente significative che Comune di Venezia attraverso Insula spa Riconoscimenti abbiano: Medaglia Presidente della Selezionati: Repubblica Roland Baldi – Patrocini significativamente contribuito, anche con limitate bergmeisterwolf architekten Regione del Veneto risorse, al riscatto ed alla riqualificazione estetica, Regione Autonoma Friuli Gonçalo Byrne, Pedro Sousa, Venezia Giulia funzionale e ambientale dei luoghi, alla valorizzazioProvincia Autonoma di Trento Andrea Menegotto, João Nunes Provincia Autonoma di Bolzano ne dell’identità dei territori, alla costruzione di nuovi Università IUAV di Venezia CZstudio associati Paolo Ceccon Laura Zampieri architetti CNAPPC paesaggi, così come alla generazione di nuovi e vissuti spazi relazionali o di nuovi modi dell’abitare, in Stefan Hitthaler Architekturbüro Partner Lapitec SpA Stefan Hitthaler termini tipologici e di sostenibilità complessiva, anche Maura Manzelle per l’uso innovativo ed espressivo dei materiali e mzc+ Giuseppe Cangialosi, della tecnologia costruttiva; Vittorio Massimo – seguito un percorso di collaborazioni multidisciplinari con studi professionali e/o stakeholders dei luoghi di realizzazione. “ www.premioarchitetturaoderzo.it Il Comitato editoriale della Rivista Pièra in occasione dell’uscita del primo numero, bandisce un Concorso creativo dal titolo: “Conosci Pièra? Disegna o modella il personaggio”. Obiettivo del Concorso è l’ideazione del personaggio Pièra utilizzando la tecnica preferita: disegno, collage, modellazione plastica... Il Concorso è riservato ai bambini frequentanti gli istituti della scuola primaria della Provincia di Treviso. Il soggetto dichiarato vincitore diventerà il protagonista di un fumetto dedicato che troverà spazio in ogni numero della rivista, con il fine di rappresentare le tematiche in essa trattate con un linguaggio immediato, di facile comprensione anche per le giovani generazioni. Istruzioni per la partecipazione Utilizzando come fonte di ispirazione la storyboard allegata, progetta ed elabora Pièra, con la tecnica che più ti piace. Effettua una foto o una scansione della tua creazione ed invia il file prodotto, unitamente ai dati anagrafici e alla mail dei tuoi genitori a: [email protected], indicando nell’oggetto della mail: “Concorso Pièra – Invio materiale”. Il materiale descritto dovrà essere inviato entro Martedì 30 maggio 2015. I partecipanti classificati ai primi tre posti verranno premiati con dei giochi messi gentilmente in palio da TUTTOGIOCHI. La giuria del Concorso è composta da due fumettisti del Treviso Comic Book Festival e dal Comitato redazionale della Rivista Pièra. Si prega di scaricare dal sito www.pieramagazine.com la liberatoria obbligatoria per il consenso al trattamento dei dati per i minori. PARTECIPA, ESERCITA LA TUA CREATIVITÀ E... IN BOCCA AL LUPO! errata corrige – Con la presente si corregge quanto erroneamente pubblicato a pag. 76 : “Da opificio a residenza” Progetto di Amaca Architetti Associati - Monica Bosio, Martina Cafaro, Marco Ferrari, Carlo Zavan (capoprogetto) Il filo conduttore dei primi quattro numeri sarà il Ri.u.so., inteso come rigenerazione urbana sostenibile. Davanti al forte sviluppo immobiliare degli anni appena trascorsi, riteniamo di grande attualità interrogarci rispetto a formule di intervento che non determinino ulteriore spreco di territorio e si spingano invece al riutilizzo dell’enorme patrimonio edilizio esistente. Daremo rappresentazione degli edifici chiusi, abbandonati, sottoutilizzati, strutturalmente non adeguati, funzionalmente vetusti, fonte di sprechi energetici e di emissioni inquinanti. Alle diverse scale del progetto, dalla dimensione della casa di abitazione e dallo studio degli interni, passando agli spazi per il lavoro ed il commercio, sino agli ambiti pubblici ed al paesaggio esteso, indagheremo rispetto a interventi di rifunzionalizzazione di questi luoghi, alla loro trasformazione ed ampliamento, all’aggiornamento estetico ed energetico. Prezzo 6 euro ISSN 2420-9074