Le premesse - fondazione bergamo nella storia

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AGE OF EXTREMES LABORATORIO-MOSTRA PER LA STORIA DEL ‘900
LE PREMESSE AL SECOLO BREVE
Pace significava “gli anni precedenti il 1914”: dopo quella data venne un’epoca che non meritò mai più
l’aggettivo di pacifica… Prima del 1914 per un secolo intero non c’era stata una guerra generale, cioè una
guerra nella quale fossero coinvolte tutte le maggiori potenze, o almeno la maggior parte di esse (Hobsbawm,
1994, p. 34).
Ci sembra importante, in questo pannello introduttivo, segnalare i “prerequisiti” del Novecento.
• Nel 1889 a Parigi nasce la Seconda Internazionale, che si struttura come organizzazione transnazionale nel
1900. In Italia, pur relativamente tardi rispetto ad altre nazioni europee, nel 1893 nasce il Partito Socialista.
Parallelamente, nel 1891 con l’enciclica di Leone XIII "Sulla condizione degli operai" (più nota come "Rerum
Novarum") anche il movimento cattolico, prima in Germania e in Belgio e poi via via in altri paesi europei, si
organizza in partito politico e con un’attività sociale di massa. Nei centri industriali del nord Italia e nelle aree
contadine dell’Emilia Romagna nascono le prime strutture sindacali e con esse gli scioperi: per le operaie e gli
operai le rivendicazioni principali sono la giornata lavorativa di 10 ore e aumenti salariali, mentre nelle
campagne vi è la forte richiesta di revisione dei patti mezzadrili e di aumenti salariali per gli operai agricoli
(Scheda analitica n. 3).
• Nonostante l’impetuoso sviluppo industriale di ampie zone del nord Italia, la vita di una famiglia operaia
rimane ancora legata al soddisfacimento dei bisogni primari, mentre il reddito di quella contadina in vaste zone
del paese (area veneta e sud Italia) non raggiunge neppure i livelli minimi di sussistenza. Come mostra il
grafico sull’emigrazione, gli anni a cavallo dei due secoli segnano per l’Italia una fortissima ondata migratoria,
caratterizzata dal flusso che dapprima porta dal nord Italia verso il sud America (in Brasile nasce la città Nuova
Bassano) e, in seguito, dal sud Italia verso il nord America e in particolare verso gli U.S.A.
• Il Novecento si apre con tre guerre lontane: la guerra tra i boeri e gli inglesi tra il 1899 e il 1902 (i boeri sono
discendenti dei coloni olandesi, di fede riformata, e si insediano in Africa australe dopo la fondazione di Città
del Capo nel 1652 da parte della Compagnia olandese delle Indie orientali), la rivolta dei boxer in Cina (18981901) e la guerra russo-giapponese (1904-1905). Sono guerre di transizione: nella prima, conclusa con la pace
di Vereeniging del 1902 (vittoria inglese e perdita di indipendenza della Repubblica boera) vengono per la
prima volta utilizzate armi moderne a retrocarica (che ritroveremo poi anche durante la prima guerra mondiale),
si bombardano sistematicamente le popolazioni civili e sono utilizzati i campi di concentramento non solo per i
militari, ma anche per i civili.
La rivolta dei boxer evidenzia da una parte l’estendersi di rivolte contro il colonialismo e dall’altra un massiccio
intervento militare delle potenze occidentali per la salvaguardia dei propri interessi commerciali. Il corpo di
spedizione internazionale (Gran Bretagna, Russia, Francia, Giappone, Germania, Italia), guidato dal generale
tedesco Von Waldersee, dopo la sconfitta dei rivoltosi entra in Pechino e si abbandona a feroci quanto
indiscriminati massacri e devastazioni (compreso l’incendio del Palazzo imperiale), con la distruzione o la
dispersione di un vastissimo patrimonio culturale e artistico. L’Italia partecipa con un contingente agli ordini del
colonnello Vincenzo Garioni, che guida 83 ufficiali, 1.882 soldati e 178 quadrupedi.
La guerra russo-giapponese, pur non coinvolgendo militarmente le potenze occidentali, segna un punto di
cesura assai importante nella storia. Innanzitutto perché la vittoria giapponese, al di là delle conquiste
territoriali, evidenzia l’emergere di una potenza regionale, ma con aspirazioni a “contare” a livello planetario (ciò
risulterà ancor più marcato negli anni trenta). Inoltre la sconfitta russa propone il declino dell’impero zarista e
l’imprevisto sviluppo del movimento di Gapon, con il ruolo crescente del partito socialdemocratico russo (nelle
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sue due anime, quella bolscevica e quella menscevica) all’interno delle agitazioni. La rivoluzione del 1905
diventa la premessa alla rivoluzione bolscevica del 1917.
Ancora, il 1914 segna un punto cruciale nella storia del genocidio del popolo armeno: tra il 1915 e il 1918 il
governo turco uccide 1 milione e mezzo di armeni (Scheda analitica n.4).
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