Nozioni di Primo Soccorso:
Supporto delle Funzioni Vitali di Base
Nell’articolo del mese scorso abbiamo
analizzato la gestione di infortuni “semplici”,
quelli
che
comunque
accadono
frequentemente sul campo di gara o in
palestra. In questo trattato invece intendiamo
sviluppare l’argomento del supporto delle
funzioni vitali di base (quello che gli
Americani chiamano BLS – Basic Life
Support), le tecniche e le misure
interventistiche entrate nella normale pratica
di Primo Intervento.
La conoscenza delle moderne tecnologie di
rianimazione cardiopolmonare, compresa
quella del defibrillatore, sono ormai entrate
nella pratica comune e rappresentano un
importante patrimonio etico di ogni sportivo
e cittadino, indipendentemente dal lavoro che
egli svolge.
Bisogna ammettere purtroppo che le
patologie cardiovascolari sono la prima causa
di morte nel mondo occidentale: l’ictus
cerebrale, l’infarto miocardico e l’arresto
cardiaco si contendono il primato delle
affezioni con la maggior mortalità e con un
elevatissimo grado di invalidità per i
sopravvissuti. In Italia si hanno circa 55.000
arresti cardiaci in ambienti extraospedalieri
all’anno (circa 1 su 1000 persone) ed
attualmente la percentuale di sopravvivenza
dopo un arresto si aggira attorno al 2-3%.
LA PREVENZIONE SANITARIA
Nel caso di arresto cardiaco extraospedaliero
i risultati sono ancora deludenti. La sola arma
possibile è la diffusione dell'Emergenza
Cardiologica, cioè una realizzazione di
presupposti che attivino rapidamente le
manovre di rianimazione cardiopolmonare ed
una precoce defibrillazione cardiaca. Prima di
passare ad elencare le misure fondamentali
del BLS, premessa d’obbligo è la trattazione
dei casi che possono rendere inefficienti le
funzioni vitali di base, cioè la funzione
respiratoria/ventilatoria e la funzione cardiocircolatoria.
I medici nel territorio sono una
preziosa risorsa nella lotta contro
l’arresto cardiaco e per la
sensibilizzazione dei cittadini al
problema di primo intervento di
salvezza.
Per arresto respiratorio intendiamo
un'ostruzione delle vie aeree, una riduzione
dello stimolo respiratorio o una paralisi dei
muscoli respiratori. La causa più comune di
ostruzione delle vie aeree (in un individuo
privo di coscienza, collassato per altre cause)
è lo spostamento della lingua nell'orofaringe
(lingua che cade all’indietro per la perdita del
tono muscolare). In un individuo cosciente
l’ostruzione delle vie aeree superiori invece
può essere causata da sangue, muco, vomito
o corpi estranei presenti nelle vie aeree stesse,
dallo spasmo o dall’edema delle corde vocali,
da una intensa infiammazione a livello
faringeo e/o laringeo, da tumori o da traumi
nella stessa regione. Si può avere
un'ostruzione delle vie aeree inferiori invece
per inalazione di contenuto gastrico solido,
broncospasmo severo generalizzato, oppure
perché lo spazio aereo viene occupato
diffusamente da polmonite, edema o per una
emorragia polmonare.
Per arresto cardiocircolatorio intendiamo
una cessazione dell’attività cardiaca di pompa
Dott. Caforio Marco
Medico CSI – Lombardia
(il cuore infatti è l’unico organo deputato al
pompaggio del sangue in tutto l’organismo) e
una impossibilità del sangue a perfondere
tutti i tessuti (ricordando che ogni cellula per
vivere necessita di sangue). La causa
principale di un arresto cardiaco è
rappresentata dalle malattie coronariche
(malattie delle arterie che portano il sangue al
cuore, quindi portano ossigeno e sostanze
nutritizie alla cellula muscolare del cuore).
Tra le cause meno comuni sono riportate
anche patologie di origine genetica, come
alterazioni
dell’elettrocardiogramma
(prolungamento dell’intervallo tra le onde Q
e T elettrocardiografiche).
Ogni sportivo deve sottoporsi
regolarmente
a
controlli
cardiologici specialistici.
Le malattie delle coronarie, l'ipertensione
arteriosa o il diabete mellito sono presenti nel
75 % delle persone che muoiono di arresto
cardiaco. Più del 75% dei soggetti presentano
almeno due tra i seguenti fattori di rischio:
fumo,
iperglicemia
(diabete),
ipercolesterolemia ed ipertensione arteriosa.
E’ stato evidenziato che il fumo aggrava il
processo aterogenico (che porta alla
formazione di una placca di colesterolo) e
interferisce in senso negativo sul cuore
aumentando l'incidenza di morte improvvisa
(si ipotizza che la nicotina agisca sulle
catecolamine ed il metabolismo dei grassi effetto completamente reversibile se si smette
di fumare). Lo sforzo può far comparire delle
extrasistole ventricolari (ritmo di contrazione
del cuore inefficace ed inefficiente, che porta
ad un arresto cardiaco), ma la morte
improvvisa in un ambiente sportivo in genere
è scatenata solo da esercizi fisici insoliti e
sopramassimali. In qualche caso anche delle
emozioni violente possono far precipitare un
infarto miocardico acuto.
CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA
L'obiettivo principale del supporto delle
funzioni vitali di base (“Basic Life Support”)
è quello di prevenire i danni anossici cerebrali
attraverso le manovre di rianimazione
cardiopolmonare (RCP) che consistono nel
mantenere la pervietà delle vie aeree,
assicurare lo scambio di ossigeno con la
ventilazione e sostenere il circolo con il
massaggio cardiaco esterno. La funzione del
defibrillatore invece è quella di correggere
direttamente la causa che ha generato
l'arresto cardiaco (quando esso è causato da
specifiche
condizioni
di
battito
“fibrillazione ventricolare o tachicardia
ventricolare senza polso”).
Quindi, in una situazione di arresto cardiaco,
una buona percentuale di sopravvivenza
dipende dalla realizzazione di una corretta
sequenza di interventi. La catena della
sopravvivenza è costituita da quattro
interventi, tutti importanti e concatenati tra
loro, e la mancata attuazione anche solo di
una fase porta inevitabilmente all'interruzione
della catena riducendo in modo drastico le
possibilità di portare a termine, con esito
positivo, il soccorso. Le fasi sono le seguenti:
attivazione di un allarme precoce (sistema
di emergenza) al servizio del 118, attuazione
repentina delle manovre di Rianimazione
CardioPolmonare (RCP), defibrillazione
precoce (in questi anni cominciano ad essere
presenti nei luoghi pubblici i defibrillatori
semiautomatici, capaci cioè di “gestire la
situazione da sé”) ed una tempestiva
applicazione delle procedure di soccorso
avanzato (ALS – “Advanced Life Support”).
La celerità di intervento è indispensabile se si
considera che le probabilità di sopravvivenza
nel soggetto colpito da un arresto cardiaco
diminuiscono del 7-10% ogni minuto e già
dopo 10 minuti le possibilità di
sopravvivenza sono ridotte quasi a zero.
Una volta giunti sul luogo dell’incidente,
vedendo l’infortunato a terra (ipotizzandolo
privo di coscienza) è fondamentale la
valutazione della sicurezza della scena:
prima di avvicinarci alla vittima per indagare
sulle sue condizioni generali è necessario
valutare la presenza di eventuali pericoli
ambientali, per sé e per l’infortunato stesso
(fuoco, gas infiammabili o gas tossici, cavi
elettrici…) in modo da prestare il soccorso
nelle migliori condizioni di sicurezza
possibili.
E’ importante non “saltare i passaggi”
ed attenersi ad una scrupolosa
valutazione dello stato di coscienza.
Successivamente si passa alla valutazione
dello stato di coscienza e quindi dello stato
di vigilanza del paziente. Si chiama il paziente
ad alta voce e contemporaneamente lo si
scuote per le spalle, utilizzando quindi sia la
sollecitazione vocale che tattile. Utile è anche
creare una stimolazione dolorosa, premendo
con due dita sull’attaccatura del muscolo
trapezio (sopra la spalla): a volte infatti ci
possono essere pazienti che non rispondono
allo stimolo verbale ma ad uno doloroso. Se
la vittima non risponde, escludendo ci sia
stato un trauma vertebrale, si pone
delicatamente l’infortunato in posizione
supina allineando gli arti parallelamente al
corpo. Si pone sotto il paziente un piano
rigido, si scopre il torace, e rivalutato
attentamente lo stato di incoscienza è
necessario chiedere subito aiuto facendosi
portare il defibrillatore (DAE).
Dopo aver esaminato lo stato di responsività
dell’infortunato, si effettua una procedura che
consente l’apertura delle vie aeree:
compiendo una iperestensione del capo (una
mano posta a piatto sulla fronte spinge
all'indietro la testa mentre l’altra solleva il
mento in modo da rettilineizzare la prima
parte della faringe) è possibile porre in gola
del paziente eventuali cannule (es. la cannula
di Mayo) che mantengano la pervietà delle vie
aeree anche durante il massaggio cardiaco.
Importanza della cannula di Mayo per
garantire la pervietà delle vie aeree.
Buona norma per l’allenatore è avere a
disposizione in palestra o sul campo la
cannula di Mayo, perché anche se lui stesso
non sia addestrato ad utilizzarla, o non abbia
il coraggio in un momento di importante
stress psicologico, un medico nelle vicinanze,
sprovvisto della stessa, potrebbe usufruirne e
magari effettuare questa manovra di salvezza.
Una volta iperesteso il collo si ispeziona il
cavo orale e si rimuovono eventuali corpi
estranei presenti che possono aver causato
l’arresto respiratorio e successivamente quello
cardiaco.
Un’ultima procedura che indaga sulla reale
presenza di arresto cardiorespiratorio è la
valutazione dell’attività respiratoria e
circolatoria. Ponendomi al lato del paziente
guardo l’espansione del torace (escursione di
atti inspiratori ed espiratori), ascolto
uditivamente la turbolenza dell’aria che entra
nel naso e sento il flusso di aria stesso
(orecchio sopra il naso del paziente). Anche
se il soccorritore è un esperto interventista, in
situazioni di agitazione e stress emotivo può
capitare di dimenticare la corretta sequenza di
valutazione: proprio per questo gli Americani
hanno ideato un acronimo (GAS: guardo,
ascolto, sento), ideale per gestire l’intervento
in maniera ordinata.
Ponendomi al lato della vittima, in vicinanza
della zona giugulare (collo), inoltre è possibile
porre due dita a livello carotideo e sentire la
pulsazione dell’arteria omonima. Sebbene il
protocollo corretto preveda una attenta
valutazione dell’attività cardiaca, le ultime
considerazioni indagano sulla reale efficacia
di tale indagine per un non abilitato
all’intervento: si è discusso molto sulla
possibilità di evitare la valutazione della
presenza del circolo per un non abilitato e
iniziare direttamente, dopo la chiamata al
118,
la
manovra
cardiopolmonare.
di
rianimazione
Massaggio cardiaco esterno e utilizzo del
defibrillatore.
Tutti i soccorritori dovrebbero effettuare
compressioni toraciche alle vittime di arresto
cardiaco. In presenza di uno stato di
incoscienza, l'assenza di respiro o qualunque
alterazione dello stesso dovrebbe far attivare
un protocollo di invio per sospetto arresto
cardiaco.
Il massaggio cardiaco si effettua ponendo il
palmo della mano destra sullo sterno e la
mano sinistra sopra la destra. Premere
vigorosamente lo sterno a braccia estese.
Una forte importanza è stata sottolieata
sull’esecuzione delle compressioni toraciche
di alta qualità: l'obbiettivo principale è quello
di comprimere il torace di almeno 5 cm di
profondità ad una frequenza di almeno 100
compressioni/minuto,
proprio
per
permettere una completa retrazione della
gabbia toracica: necessario è anche ridurre al
minimo le interruzioni tra le compressioni
effettuate.
a quando il battito cardiaco e il respiro si
ripristinino spontaneamente.
Nel caso arrivasse personale più esperto
lasciargli campo libero affinchè posizioni il
Defibrillatore Automatico Esterno (DAE):
posizionare le piastre metalliche agganciate
agli elettrodi (la prima in sede sottoclavicolare
destra e la seconda in sede sottoascellare
sinistra), staccare le pellicole degli elettrodi ed
applicare gli stessi agganciandoli alle piastre.
L'uso del defibrillatore non è sicuro se la cute
del paziente è bagnata o se vi è acqua a
contatto con il paziente o con il DAE.
Come detto precedentemente i defibrillatori
moderni sono in grado di guidare, tramite
una voce registrata, il soccorritore grazie a
pochi consigli.
Posizione ideale delle piastre del
defibrillatore sul torace del paziente
Massaggio cardiaco esterno: importanza
della sede toracica
I soccorritori addestrati dovrebbero anche
praticare le ventilazioni polmonari, con un
apparecchio esterno o anche “bocca a
bocca”, con un rapporto compressioniventilazioni di 30 a 2; la RCP con le sole
compressioni
toraciche,
guidata
telefonicamente, è comunque molto
incoraggiata per i soccorritori non addestrati.
Una volta iniziate queste operazioni, è
necessario continuare ininterrottamente fino
Una volta acceso il DAE lo stesso chiederà al
soccorritore di inserire lo spinotto degli
elettrodi nell'apposito connettore. Il DAE
stesso effettuerà l'analisi dell’attività cardiaca
del paziente, esortandovi a non toccare la
vittima. Nel caso in cui il defibrillatore
riconosca un battito, seppur debole, chiederà
di controllare la respirazione. Se invece il
cuore non batte, il DAE lo segnalerà e
consiglierà di premere il bottone “scarica”.
Il defibrillatore segnala di allontanarsi dal
paziente e di non toccarlo fino a che non si
avverte un "suono d’allarme" emesso dal
DAE stesso, con una concomitante
segnalazione luminosa. In quel preciso
momento, l’operatore invita tutti a non
toccare il paziente e con la frase d’obbligo
(«Via Io, Via Voi, Via Tutti»), effettua la
scarica.
Il DAE effettuerà un'altra rilevazione delle
funzioni elettriche del cuore: nel caso in cui il
cuore riprenda a battere, inciterà nuovamente
l’interventista a ricontrollare la respirazione
Se invece il cuore non riprende si deve
continuare la manovra del BLS senza staccare
gli elettrodi. Dopo 2 minuti di respirazione
assistita e massaggio cardiaco, il defibrillatore
avvertirà che sta nuovamente procedendo al
controllo delle funzioni cardiache incitandovi
allo stesso tempo ad allontanarsi. Continuerà
così fino alla completa risoluzione del
problema cuore-polmoni.
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