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Emanuela Perina
GLI STRUMENTI DEL BLUES - Dalle origini ad oggi
INTRODUZIONE
I primi strumenti del blues furono soltanto la voce e le percussioni (mani, legni,
ecc.), ovvero quei semplici strumenti che la condizione di schiavitù non poteva
togliere, al popolo nero americano. Un po' alla volta vennero acquisiti anche la
chitarra e l'armonica a bocca, strumenti accessibili per costo e per trasportabilità,
visto che i neri, durante la transizione dalla schiavitù alla libertà, dovevano
spostarsi continuamente in cerca di lavoro. I bluesman peraltro non potevano
permettersi strumenti costosi, né effettistiche sofisticate o costose permanenze
negli studi di registrazione.
E così il blues è la musica del suono puro, potente, bello in se stesso, nudo,
ruvido talvolta, dove quello che conta è l'uomo, la sua voce, la capacità delle sue
dita di rendere vivo ed espressivo uno strumento.
Nel tempo, tanti altri strumenti sono stati usati per fare blues, ma la forza
dell'essenzialità resta fondamentale nello spessore del suono e nella quantità di
note: è escluso il virtuosismo nel senso europeo del termine. Il blues rimane una
musica nuda di suoni immediati, emozionanti, registrata senza sovra incisioni,
così com'è.
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DALLE ORIGINI AD OGGI
Per parlare degli strumenti caratteristici della musica Blues, bisogna
comprendere le particolari condizioni nelle quali il genere musicale ebbe le sue
origini, e lo stato d’animo di cui veicolavano l’espressione.
Gli antenati del blues vanno ricercati fra le work song (canzone di lavoro) degli
schiavi di colore (field hollers) nelle piantagioni di cotone dell’ ‘800 e fra i canti di
altra provenienza (canti dei portuali o stevedore; canti dei manovali oroustabout),
che risuonavano in America all'epoca della Guerra di secessione (e anche negli
anni successivi, in cui la condizione di soggezione e povertà degli afroamericani
persistette nonostante l'abolizione della schiavitù). Da questi il blues ereditò
probabilmente la sua struttura di call and response ("chiamata e risposta"), di
origine Africana, mutando invece la sua struttura armonica e strumentale dalla
tradizione europea.
Il Blues delle origini veniva eseguito con strumenti poveri (“Country Blues” o
blues rurale).
I primi strumenti del blues pertanto furono soltanto la voce e le percussioni
(mani, legni, ecc.), ovvero quei semplici strumenti che la condizione di schiavitù
metteva a disposizione, o forse meglio, non poteva togliere, al popolo nero
americano.
Un po' alla volta vennero acquisiti anche la chitarra e l'armonica a bocca.
Strumenti accessibili per costo e per trasportabilità, visto che i neri, durante la
transizione dalla schiavitù alla libertà, dovevano spostarsi continuamente in
cerca di lavoro.
I bluesman peraltro non potevano permettersi strumenti costosi, tantomeno
effettistiche sofisticate o lunghe e costose permanenze negli studi di registrazione.
E così il blues (come il jazz) è la musica del suono puro, potente, nudo e bello in
se stesso, dove quello che conta è l'uomo, la sua voce, la capacità delle sue dita di
rendere vivo ed espressivo uno strumento.
Lo strumento primo pertanto è la voce, con la chitarra (o l'armonica) le risponde e
dialoga con essa.
Nel Blues degli albori vi sono però altri strumenti meno noti ma curiosi: il diddle
bow ed il cigar box. Vediamo di cosa si tratta.
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Il diddley bow è uno
strumento casalingo fatto da
una singola corda tesa su un
asse di legno, che viene
pizzicata modulando il suono
tramite uno slide fatto di
vetro, che si incontrava spesso
nell'America meridionale agli
inizi del Novecento, era di
derivazione africana.
Molte delle caratteristiche del
blues, a cominciare dalla
struttura antifonale e dall'uso
delle blue notes, possono
essere fatte risalire
alla musica africana.
Ecco qui di seguito il link di un video per vedere questo “diddle bow” in azione:
http://www.youtube.com/watch?v=JSt2RgGPDow
L’etnomusicologo Gerhard Kubik, professore all'Università di Magonza,
in Germania, autore di uno dei più completi trattati sulle origini africane del
blues (Africa and the Blues) è stato forse il primo ad attribuire certi elementi del
blues alla musica islamica dell'Africa Centrale e Occidentale.
Kubik fa notare che la tecnica, tipica del Mississippi e ricordata dal bluesman W.
C. Handy nella sua autobiografia, di suonare la chitarra usando la lama di un
coltello, ha corrispettivi in Africa: "Gli strumenti a corda (i preferiti dagli schiavi
provenienti dalle regioni islamiche) erano generalmente tollerati dai padroni che li
consideravano simili agli strumenti europei come il violino. Per questo motivo gli
schiavi che riuscivano a procurarsi un banjo avevano più possibilità di suonare in
pubblico. Questa musica solista degli schiavi aveva alcune caratteristiche dello stile
di canzone Arabo-Islamica che era stata presente per secoli nell'Africa centrooccidentale".
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Un altro strumento tra i più utilizzati dai primi musicisti neri liberati dalla
schiavitù (a parte l'elastico inchiodato alla tavola) fu la cigar box, una specie di
chitarra a due, tre o quattro corde che come corpo recava spesso una scatola di
sigari, ma andavano bene anche
altri contenitori, legno o metallo,
le corde abbastanza alte ne
permettevano un uso agevole
con lo slide (cilindro di vetro
ricavato dal collo di una
bottiglia) ma precludevano l'uso
delle dita della mano sinistra
sulla tastiera, anche per il fatto
che la tastiera non recava tasti
di riferimento, era tutto lasciato
all'orecchio del musicista.
Eccola in un video:
http://www.youtube.com/watch
?v=jWtHV5vGhJE
L’uso della chitarra ne fu la naturale conseguenza, l'esigenza di esibirsi in locali
sempre più importanti con altri musicisti ne impose l'uso.
La chitarra è arrivata a simboleggiare una qualità
semplice e onesta della musica Blues.
La chitarra può cantare, piangere, parlare, ridere,
grugnire, urlare, fluttuare, gridare, sciogliere,
rabbrividire. Forse è la natura semplice e allo
stesso tempo complessa della chitarra che l'ha resa
lo strumento preferito tra gli artisti Blues.
Per quanto concerne l'uso della chitarra nel blues diversi sono i motivi, la semplicità
di trasporto,il basso costo ovvero uno strumento popolare, strumento solista e di
accompagnamento, ma sopratutto la possibilità di esprimere le "blues notes"
affiancando la voce umana. Utilizzando al scala pentatonica minore con la terza e
la settima della scala maggiore calanti di un mezzo tono, sfruttanto il "bending"
overo il "tirare le corde" per ottenere "sfumature" tra le note, si ha una possibilità
espressiva pari solamente alla voce umana. (R. Pareschi)
Il Banjo è uno strumento musicale, sul genere
della chitarra e del mandolino, costituito da una
cassa armonica rotonda su cui è tesa una
pergamena; è munito in genere di quattro corde
che si pizzicano con le dita o col plettro.
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Prima di ogni strumento ad eccezione
della voce umana, il pianoforte era lo
strumento musicale del blues. A
partire dal 1900 il piano è rimasto lo
strumento dominante della musica
popolare fino negli anni '20, quando è
stato sostituito dalla chitarra.
Non esiste un vero e proprio tipo di
pianoforte da blues; un piccolo piano a
coda o da concerto, un vecchio
sgangherato piano verticale o per fino una piccola spinetta sono in grado di
produrre tanti ritmi.
Accanto alla chitarra e alla voce umana, lo
strumento blues più popolare è l'armonica a
bocca. Si tratta dello strumento blues più
facilmente trasportabile. L'armonica è anche uno
dei più espressivi strumenti solisti del blues; il
suo suono può variare da un lamento funereo a
un brontolio gutturale, fino al suono di un sax
pulito come un fischio oppure sporco e distorto.
L'armonica divenne popolare verso la metà degli anni '20, sostituendo il flauto di
Pan come piccolo strumento a fiato più diffuso. Nei primi anni '30 le armoniche
iniziarono a essere presenti nelle incisioni blues, sia come strumenti solisti che di
accompagnamento.
Le armoniche si dividono in: Diatonica, Cromatica e Tremelo.
Il tipo di armonica più comunemente usato è l'armonica diatonica a dieci fori.
Circa il 90 percento di tutta la musica blues per armonica, è suonata con
un'armonica diatonica a 10 fori.
Il secondo tipo di armonica utilizzato nel blues è l'armonica cromatica; essa è in
grado di suonare le 12 note di un'ottava completa compresi bemolle e diesis. Molti
armonicisti blues utilizzano un'armonica cromatica per ottenere effetti in chiave
minore. Il terzo tipo è l' armonica tremelo; essa presenta doppi fori, uno sull'altro.
Questi tipi di armonica sono estremamente adatti per la musica folk, non lo sono
assolutamente per suonare il blues, a causa della presenza di più di un ancia,
cosa che rende impossibile eseguire note calanti.
Le batterie utilizzate oggi nel blues sono il
risultato di una lunga evoluzione, iniziata da
scatole di cartone vuote suonate con un
giornale arrotolato, sostituite negli anni da un
semplice rullante, una grancassa e un'unica
coppia di piatti.
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I fiati sono sempre stati strumenti piuttosto
marginali nel blues e hanno raggiunto il loro
picco di popolarità nel periodo della moda del
jump blues nei tardi anni '40, quando anche i
piccoli complessi imitavano il sound dei grandi
gruppi. Al di fuori delle orchestre da ballo
dell'epoca, dotate di intere sezioni di strumenti a
fiato e di ottoni (trombe e tromboni), il tipo di
fiati più frequente in un gruppo blues è il
sassofono tenore. La tonalità chiara e ampia del sassofono è attima sia per assoli
espressivi che per l'accompagnamento di sezioni ritmiche per mezzo di un suono
acuto. La maggior parte dei fiati e dei sax si possono in incisioni di urban blues
eseguite dopo la Seconda Guerra Mondiale; in stile Chicago blues, Elmore James
e J.B. Lenoir creavano il sound con due sassofoni, entrambi immortalati su disco.
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IN CONCLUSIONE…
Ecco una sintesi degli strumenti utilizzati nel blues durante la sua evoluzione
fino ad oggi:
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voce (spesso nuda o con pochissimo riverbero),
armonica a bocca,
dobro,
banjo,
chitarra acustica,
chitarra elettrica (soli effetti riverbero, distorsione tipo valvolare,
eventualmente il vibrato),
piano acustico,
organo Hammond,
contrabbasso,
basso elettrico,
batteria e percussioni (piede, maracas)
sax
tromba, trombone
Sono rari i cori e le doppie voci.
In definitiva si può dire che i primi bluesman d'America hanno usato strumenti
economici e di facile reperibilità; successivamente tutti gli strumenti esistenti
sono stati usati per fare blues, ma la forza dell'essenzialità resta un dato
fondamentale nello spessore del suono e nella quantità di note, ed è per questo
che il virtuosismo, nel senso europeo di far muovere le dita il più velocemente
possibile, ne è automaticamente escluso.
Ne risulta così una musica di suoni nudi, immediati, registrata così com'è, senza
sovra incisioni, affine all’Uomo di cui racconta la Storia.
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… CONTINUA (CURIOSITA’)
Mentre studiavo la scala
blues, mi sono chiesta in che
modo si potesse familiarizzare
rapidamente con le sonorità
offerte dalle “blue notes”, note
alterate rispetto alla scala
maggiore naturale alla quale
fin da bambini siamo abituati
(e forse assuefatti…).
Mi ricordo infatti che da bambina il mio
“orecchio” si è largamente formato sulle
note del flauto dolce: uno degli strumenti
più semplici ed economici (e odiati dai
vicini di casa…); scala di do maggiore
senza tante alternative, da lì non si
scappa.
Perché non fare allora un FLAUTO BLUES?
Eccolo!
Quello fotografato è un flauto ottenuto da un tubo in PVC da 13mm: i fori sono
posizionati in modo da produrre unicamente le note della scala blues di RE.
Ringrazio il sito del dott. Guido Gonzato http://www.ggwhistles.com/ e dell’amico
Pier Brigo per le dritte artigianali.
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