Trimestrale | Poste Italiane SpA – Sped. Abb. Post. DL 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Roma – Aut. GIPA/C/RM/26/2013 del 28/06/2013 – ISSN 2385-0736 | Un fascicolo 25 euro 15.4 Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Vol. 15 | n. 4 | ottobre–dicembre 2014 Talassemie Comportamento intermedie dirompente / Dolore / del Ipertensione bambino arteriosa / Insonnia / Test in età cutanei evolutiva per /allergeni Consenso alimentari del minore / Dolore: / RGE miti e verità Caso clinico Titolo articolo anche lungo ~ ~ ~ ~ Vitamine del gruppo B In periodi di crescita o sforzo psicofisico intenso Per migliorare l’attività scolastica e lo studio In caso di sindromi influenzali, nel periodo di convalescenza Durante i cambi di stagione In caso di attività sportiva intensa Durante la terapia farmacologica Vitamina C Zinco Probiotici Lactobacillus rhamnosus GG (ATCC 53103) 21x28florplexjr1114-3 Pubblicazione riservata ai sigg. Medici UNI EN ISO 9001:2008 Confezione da 10 flaconcini Organismo accreditato da ACCREDIA Body accredited by ACCREDIA AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 2 ~ ~ ~ In caso di stanchezza, spossatezza o inappetenza UNI CEI EN ISO 13485:2012 www.dicofarm.it Il prontuario Dicofarm è Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Vol. 15 | n. 4 | ottobre–dicembre 2014 In copertina ‘Fernand Halphen enfant’, Auguste Renoir, 1880, olio su tela. Grand Palais - Musée d’Orsay, Parigi. All’interno (pag. 142) ‘Un castello alieno’, Bernardo, 6 anni pennarello e pastello su carta, 30x30 cm (pag. 150) ‘Senza titolo’ (part.), Pietro, 3 anni, pennarello su carta, 30x21 cm (pag. 161) ‘Una casa’, Ismaele, 4 anni, pennarello su carta, 30x21 cm (pag 174) ‘Natale’ (part.), Sara, 10 anni pennarello su carta, 30x21 cm [Editoriale] [come si fa / 1] [Tutto su / 2] Alimentazione & Food Economy Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento Dolore in Pediatria: miti e verità Luciana Indinnimeo Il pediatra moderno è sempre più impegnato a conoscere la natura del cibo in quanto risorsa di sviluppo per il suo piccolo assistito e talvolta causa di malattie > 141 [Tutto su / 1] Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva Simona Rosina, Marco Lamberti, Massimo Ciuffo, Nadia Imbrigiotta, Antonella Gagliano, Dante Ferrara, Davide Vecchio, Giovanni Corsello Una revisione della letteratura scientifica dedicata alle attuali possibilità terapeutiche disponibili per il trattamento dei DBD in età evolutiva > 142 Amedeo Spagnolo, Amalia Maria Ambruzzi, Mario Bianchetti, Marco Giussani, Silvio Maringhini, Maria Chiara Matteucci, Ettore Menghetti, Patrizia Salice, Loredana Simionato, Mirella Strambi, Raffaele Virdis, Simonetta Genovesi Franca Benini, Egidio Barbi, Luca Manfredini In passato, il dolore nel bambino e soprattutto nel neonato/pretermine Ë stato spesso sottodiagnosticato e di conseguenza sottotrattato > 161 [come si fa / 2] Raccomandazioni congiunte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa > 150 La terapia analgesica non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti [Pro e contro] Sono qui descritte alcune tra le TNF che più frequentemente possono essere utilizzate soprattutto in ambito ospedaliero > 174 Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica Elisabetta Calamelli, Giampaolo Ricci, Carlotta Povesi Dascola, Carlo Caffarelli Il rapporto tra DA e allergia alimentare è da lungo tempo oggetto di interesse da parte della comunità scientifica > 156 Fernand Halphen era figlio di Georges Halphen, ricchissimo mercante di diamanti, e di Henriette Antonia Stern, rampolla di una famiglia di banchieri. Fu un pianista di chiara fama e un compositore, ma morì ancora giovane al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale. Quando aveva otto anni fu ritratto su commissione da Auguste Renoir (1841–1919), che negli anni Ottanta del XIX secolo era un artista molto richiesto dalle famiglie dell’alta società francese. Si può però dedurre che l’opera di Renoir non fu molto apprezzata dai coniugi Halphen, perché il costoso ritratto del bambino fu regalato a una ex governante di Fernand. Prima di tornare alla famiglia e nel 1995 essere venduta al Musée d’Orsay, la tela è passata per le mani del celebre mercante d’arte Jos Kessel e del collezionista Charles Pacquement. Sul sito web dell’istituzione museale parigina si legge: “Ai nostri giorni, le reticenze suscitate dalla pittura di Renoir possono destare stupore. È possibile che l’estrema franchezza della tavolozza del pittore, ben lontana dai colori smorzati dei ritrattisti maggiormente in voga in quel periodo, sia uno dei motivi di un simile atteggiamento. La semplicità del modellato, l’insistenza sui contorni indicano che (in questa opera, ndr) Renoir è ad uno stadio decisivo della sua evoluzione”. Pierina Lazzarin, Filippo Coccato, Maria Chiara Giglio, Grazia Ghiraldo, Paola Amoruso, Franca Benini [Quiz] Test di autovalutazione > 180 Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Direttore Scientifico Società Italiana di Pediatria Luciana Indinnimeo Professore Aggregato di Pediatria Dipartimento di Pediatria e NPI Università di Roma “Sapienza” via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano tel. 02.45498282, fax 06.45498199 cell. 340.4244544 e-mail: [email protected] e-mail: [email protected] Presidente Comitato Editoriale Giovanni Corsello Sandra Brusa Maria Elisabetta Di Cosimo Dante Ferrara Pietro Ferrara Luciana Indinnimeo Rocco Russo Annamaria Staiano Pier Angelo Tovo Renato Vitiello Ufficio Editoriale David Frati Il Pensiero Scientifico Editore via S. Giovanni Valdarno, 8 - 00138 Roma e-mail: [email protected] Direttore Responsabile Luca De Fiore Vice Presidenti Luigi Greco Alberto Villani Tesoriere Rino Agostiniani Consiglieri Fabio Cardinale Antonio Correra Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Consiglieri junior Massimo Barbagallo Elvira Verduci Delegato Sezioni Regionali SIP ISSN 2385-0736 Valerio Flacco Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 311 Delegato Consulta Nazionale del 5 maggio 2000 Costantino Romagnoli Delegato Conferenza Gruppi di Studio Progetto grafico e impaginazione Chiara Caproni immagini&immagine - Roma Stampa Arti Grafiche Tris via delle Case Rosse, 23 - 00131 Roma Finito di stampare nel mese di febbraio 2015 Gian Paolo Salvioli [ l’ e d i t o r i a l e ] dalla nascita è controllato, pesato e fotografato. Dopo qualche giorno può essere sulla copertina di un settimanale, immortalato tra le mani di qualche vip che ne esalta virtù e benefici per la salute; ancora, può ritrovarsi in televisione, maneggiato come fosse un gioiello da un cuoco di fama, intento a mostrarne le venature e descriverne la provenienza; infine, magari dopo essere stato consumato, la sua immagine girerà ancora sul web in una preparazione culinaria speciale. Questi fenomeni sociali e antropologici legati al cibo e all’alimentazione hanno tutti in qualche modo un precipitato economico che viene perfettamente sintetizzato nell’espressione “Food Economy”. L’anno 2015 sarà un anno importante per l’alimentazione, soprattutto per due appuntamenti. Il primo è rappresentato dall’Expo Mondiale di Milano dedicata proprio all’alimentazione nella quale, tra i vari argomenti in agenda, saranno trattati i corretti stili di vita alimentare, l’agricoltura sostenibile e la riduzione dello spreco alimentare. Il secondo evento, meno pubblicizzato ma non meno importante, è rappresentato dalla probabile conclusione nel 2015 del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), enorme patto economico su cui stanno trattando da un anno e mezzo Europa e Stati Uniti per scambiarsi più merci ‒ tra cui anche prodotti alimentari ‒ e servizi. Sarà creato presto un unico mercato agroalimentare per 800 milioni di consumatori. È un dato di fatto che il cibo sia entrato nella grammatica operativa della finanza mondiale diventando un’altra “commodity” come il petrolio e le altre materie prime sottostando, oltre che alla legge della domanda e dell’offerta, anche a criteri speculativi impostati ad aspettative di profitti crescenti o di giochi geopolitici. In un’epoca di Food Economy noi pediatri non dobbiamo farci trovare impreparati di fronte a cambiamenti di questa portata e dobbiamo arricchire il nostro armamentario professionale di nuove conoscenze idonee a raggiungere gli obiettivi di salute per i nostri bambini e le loro famiglie . 141 Q uesto editoriale è la prima parte di una riflessione sull’alimentazione che comprenderà aspetti socioeconomici dell’alimentazione, moderni concetti nutrizionali del bambino e la relazione tra nutrizione-alimentazione e malattie. Il pediatra moderno, oltre ad avere solide basi nutrizionali, è sempre più impegnato a conoscere la natura del cibo in quanto risorsa per lo sviluppo (ma talvolta causa di malattie) del suo piccolo paziente. In tutto il mondo e in particolare nella società occidentale il cibo sta assumendo sempre più una dimensione antropologica e ha smesso definitivamente le “vesti di pura necessità, per diventare l’oggetto di discussione a livello sociale”, come scrive l’economista Antonio Belloni. Oggi il cibo è nutrizione, comunicazione, marketing, pubblicità, semiologia, diritto, fisica, ecologia: molto più che una “semplice” esperienza sensoriale ed estetica. Un tempo la vita di un pomodoro si prospettava abbastanza tranquilla e lineare: nasceva e cresceva all’aperto, in un campo, magari in compagnia di qualche melanzana, attendendo solo di finire in un piatto insieme a qualche foglia di basilico. Oggi fin AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 di Luciana Indinnimeo [email protected] Alimentazione & Food Economy AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 142 Caso clinico Titolo articolo anche lungo [ tutto su ] Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva Una revisione della letteratura scientifica dedicata alle attuali possibilità terapeutiche disponibili per il trattamento dei DBD in età evolutiva. Simona Rosina, Marco Lamberti, Massimo Ciuffo, Nadia Imbrigiotta, Antonella Gagliano1 Dante Ferrara, Davide Vecchio, Giovanni Corsello2 1 Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile – Università degli Studi di Messina 2 Scuola di Specializzazione in Pediatria – Università degli Studi di Palermo A 143 I disturbi da comportamento dirompente pos sono essere descritti come un continuum che emerge dal Disturbo Oppositivo-provocatorio (ODD) e giunge al Disturbo di Condotta (CD). Entrambi questi disturbi possono associarsi al Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività (ADHD) e, contemporaneamente, essere precursori del Disturbo Antisociale di Personalità (ASPD) (Loeber et al, 2000). Il Disturbo di Condotta e il Disturbo Oppositivo-Provocatorio costituiscono un importante problema clinico in età evolutiva, data l’incidenza sempre crescente negli ultimi anni. Una puntuale revisione della letteratura effettuata da Hinshaw e Lee (2003) metteva in risalto come la prevalenza all’interno degli studi clinici di bambini e/o adolescenti con ODD variasse dall’1% del campione ad oltre 20%, mentre quella di popolazioni con diagnosi di OD da meno dell’1% ad oltre il 10% (TDMHSAS Best practice guidelines, 2013). Nel complesso possiamo affermare che i disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva comprendono un ampio spettro di problematiche comportamentali ed affettive. Questo articolo si propone di fornire una revisione delle attuali possibilità terapeutiche, sia farmacologiche che psicoeducative, disponibili per il trattamento di questi disturbi . Appare importante in particolare che il clinico consideri il farmaco come un irrinunciabile strumento di intervento da utilizzare soprattutto nei casi in cui i DBD possono costituire un elemento di rischio evolutivo. Caso clinico ntonio giunse alla nostra osservazione all’età di 14 anni e 7 mesi. Nella storia clinica si registrava una diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività formulata presso un centro di salute mentale del territorio quando Antonio aveva 7 anni. Non era stato adottato alcun provvedimento terapeutico. Le modalità di comportamento si mostrarono da subito orientate a violare le norme sociali, ad attaccare aggressivamente o minacciare gli altri. In particolare si descrivevano atti di aggressione fisica, scatenati da frustrazioni e divieti, rivolti alla madre e al nonno materno, che rappresentavano le principali figure di riferimento affettivo e di controllo normativo. Seppure saltuariamente, il ragazzino si lasciava coinvolgere da un gruppo di coetanei in atti di bullismo e in atteggiamenti non aderenti alle norme sociali. L’inizio dell’attività sessuale era stato piuttosto precoce e il ragazzino aveva anche avviato il consumo di sostanze alcoliche e di sigarette. Frequenti erano le menzogne e le false promesse per ottenere vantaggi e permessi. La frequenza della scuola era incostante, con impegno accademico molto ridotto. L’affettività connessa agli eventi negativi era piuttosto piatta, con scarsa partecipazione affettiva, ridotte capacità empatiche e di decentramento, scarso interesse per i sentimenti e i desideri degli altri. Non sembrava mancare, però, l’insight rispetto ai suoi stati emotivi e cognitivi ed una certa quota, seppure emergente, di giudizio e critica dei suoi comportamenti. Tali modalità di comportamento erano presenti in tutti gli ambienti di vita del ragazzo e causavano compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale e scolastico. La situazione familiare risultava caratterizzata dalla separazione della coppia parentale originale, non più conflittuale e con ruoli e spazi affettivi sufficientemente definiti. Una figura parentale di supporto molto significativa nella vita del ragazzino era il nonno materno. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Introduzione AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 144 Tutto su Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva Si effettuò pertanto un colloquio con tutti gli adulti di riferimento del ragazzo, che si dimostrarono molto attenti, cooperativi e aderenti alle direttive. Si presero anche in considerazione le caratteristiche dell’ambiente in cui le modalità di comportamento indesiderabile erano state emesse dal ragazzo. Infatti Antonio aveva frequentato gruppi di coetanei dissociali e problematici. Apparve chiaro che il comportamento atipico del ragazzo aveva lo scopo di aderire alle regole del gruppo, ma al tempo stesso era sintomatico di un sottostante e preesistente malfunzionamento in termini comportamentali e neuropsicologici, non spiegabile semplicemente come adattamento al contesto sociale ed insorto molto precocemente (età pre-scolare). Venne così avviata una politerapia con acido valproico come stabilizzatore dell’umore e con un antipsicotico di ultima generazione (aripiprazolo) per il controllo dei comportamenti aggressivi. Contemporaneamente si propose al ragazzo un ciclo di sedute di psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale. Nei sei mesi successivi si osservarono costanti e progressivi miglioramenti del quadro clinico. Il ragazzo continuò ad assumere con regolarità la terapia farmacologia con acido valproico e aripiprazolo. I colloqui di supporto furono interrotti per conclusione del ciclo. A distanza di 6–12 mesi le condotte impulsivo-aggressive risultavano quasi completamente estinte; l’adattamento ed il rispetto delle regole sociali si era ampliato significativamente e non si registravano più comportamenti evidenti di violazione delle regole comunitarie. Il ragazzo veniva avviato all’apprendistato di un’attività lavorativa e alla frequenza di una scuola serale. L’umore risultava sufficientemente stabile e la consapevolezza dei suoi e degli altrui stati emotivi e cognitivi era nettamente aumentata. Le dinamiche relazionali intra ed extra-familiari erano notevolmente migliorate e il ragazzo aveva stabilito rapporti sereni con tutti gli adulti di riferimento. Classificazione e descrizione dei dbd I l DSM IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 1994), annoverava tra i Disturbi Dirompenti del Comportamento: F90.0 Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività [314] F90.9 Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività Non Altrimenti Specificato [314.9] F91.8 Disturbo della Condotta [312.8] F91.3 Disturbo Oppositivo Provocatorio [313.81] · · · · Disturbo da Comportamento Dirompente · F91.9 Non Altrimenti Specificato [312.9]. Il DSM-5 (APA, 2013) ha estrapolato il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività da questo gruppo di disturbi, collocandolo tra i disturbi del neurosviluppo, e ha invece incluso nuove categorie diagnostiche che fanno riferimento alla condizione di difficoltà nel controllo degli impulsi. Le attuali categorie diagnostiche comprese all’interno dei Disturbi da Comportamento Dirompente sono le seguenti: F91.3 Disturbo oppositivo provocatorio [313.81] F63.81 Disturbo esplosivo intermittente [312.34] Disturbo di condotta - F91.1 Esordio Infantile [312.81] - F91.2 Esordio Adolescenza [312.32] - F91.9 Esordio Non specificato [312.89] F60.2 Disturbo antisociale di personalità [301.7] F63.1 Piromania [312.33] F63.3 Kleptomania [312.32] F91.8 Altri specificati disturbi dirompenti, da discontrollo degli impulsi e disturbi di condotta [312.89] F91.9 Altri non specificati disturbi dirompenti, da discontrollo degli impulsi e disturbi di condotta [312.9]. Si tratta pertanto di condizioni accomunate dalla presenza di una difficoltà nel controllo delle emozioni e nell’autoregolazione del comportamento, che si associano ad azioni che violano i diritti e l’incolumità altrui e/o sono in conflitto con le comuni norme della società. Questi disturbi sono maggiormente comuni negli uomini rispetto alle donne e vedono il loro esordio nell’infanzia o, al più tardi, in adolescenza. I sintomi-cardine si identificano, classicamente, nei maschi, nell’irrequietezza motoria con atteggiamenti di sfida, aggressività fisica e spesso violazione delle regole (ad esempio vandalismo, furti ed indisciplina scolastica compresa la scarsa frequenza e l’abbandono), mentre nelle femmine si esprimono maggiormente con comportamenti caratterizzati perlopiù da menzogne, fughe scolastiche e condotte sessuali devianti come per esempio la facile promiscuità. È quindi fondamentale che la frequenza, la persistenza e la pervasività associati a tali comportamenti vengano rapportati ad età, sesso e cultura per definirne il grado di disfunzionalità ed evitare il gravo impatto sociale che ne può conseguire. La novità più significativa introdotta dal DSM 5 è quella dell’individuazione dei tratti Calloso Anemozionali (CU), importanti per effettuare una sottotipizzazione all’interno della categoria ampia dei Disturbi dirompenti del comportamento (DCD). · · · · · · · · Tutto su Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva I disturbi da comportamento dirompente possono essere descritti come un continuum che emerge dal disturbo oppositivo-provocatorio (ODD) e giunge al disturbo di condotta (CD). · · Comorbilità e outcome I disturbi dirompenti del comportamento sono frequentemente associati con il Disturbo da Deficit d’Attenzione/ Iperattività, con i disturbi dell’umore sia di tipo depressivo che bipolare (Biederman et al, 2003), con il disturbo da abuso di sostanze e con il disturbo da discontrollo degli impulsi. L’alto tasso di comorbilità tra questi disturbi trova motivo nella condivisione di identici fattori di rischio e nell’influenza bidirezionale di ognuna di queste patologie (Masi et al, 2008). Se non adeguatamente e tempestivamente trattati questi disturbi tendono a progredire. Il grave impatto sociale che consegue a tali disturbi può manifestarsi con isolamento dalla comunità e successiva associazione a gruppi disfunzionali. Il frequente abbandono scolastico e quindi il mancato completamento degli studi inasprisce il disagio sociale e può impedire un’adeguata integrazione lavorativa. Le condotte aggressive- 145 Basi neurobiologiche La base neurobiologica del comportamento aggressivo è il circuito neuronale che coinvolge l’amigdala e l’ipotalamo. L’amigdala è stata identificata come struttura centrale del circuito neurale coinvolto nella percezione della salienza emozionale nelle espressioni facciali; sembra, quindi, che essa svolga un ruolo più generale nel processamento di tutte le forme di informazioni sociali salienti – oltre che dei segnali a valenza negativa o minacciosi – o nella decodifica di espressioni facciali di natura ambigua (Fitzgerald et al, 2006). L’amigdala esplica la sua azione attraverso le connessioni con l’ipotalamo che, a sua volta, agisce sul mesencefalo (tegmento ventrale e grigio periacqueduttale). Aspetti neuropsicologici Si ammette che alla base di questo gruppo di disturbo ci siano disfunzioni neurocognitive che compromettono la capacità di fare associazioni tra comportamenti e conseguenze negative e positive o che generano una ridotta sensibilità alla punizione e/o alla ricompensa. Di conseguenza, sia l’apprendimento di un comportamento adeguato che la capacità di astensione da un comportamento errato risultano alterati (Matthys et al, 2012). Un altro importante aspetto da tenere in considerazione è quello relativo alla tipologia dell’aggressività (Vitiello & Stoff, 1998; Masi et al, 2011) che molto frequentemente si associa a questi disturbi e che può essere: predatoria: non impulsiva, finalizzata all’ottenimento di un vantaggio, programmata, spesso subdola e furtiva, spesso non associata ad uno stato affettivo significativo, è associata a basso arousal, ed a maggiore rischio di evoluzione antisociale. L’obiettivo è ottenere il possesso di un oggetto (object-oriented) o il dominio su una persona (person-oriented); affettiva: impulsiva, associata a situazioni provocanti esterne (reali o interpretate come tali), ha un elevato livello di arousal, disinibizione, instabilità affettiva, ha più rara evoluzione dissociale. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 I tratti CU comprendono: 1. mancanza di rimorso e senso di colpa (lack of remorse or guilt): il soggetto non si pente quando fa qualcosa di sbagliato ed ha una ridotta preoccupazione per le conseguenze negative delle proprie azioni; 2. mancanza di empatia(callous-lack of empathy): il soggetto non è interessato ai sentimenti degli altri; è freddo e insensibile ed appare preoccupato solo degli effetti su di sé delle proprie azioni, anche se esse possono causare danno agli altri; 3. assenza di preoccupazioni per le sue performance (unconcerned about performance): il soggetto non mostra preoccupazione per gli scarsi risultati scolastici, sul lavoro o in altre attività importanti, non fa alcuno sforzo per raggiungere i risultati anche quando gli obiettivi sono chiari, ma tipicamente dà la colpa agli altri per i suoi insuccessi; 4. appiattimento affettivo (shallow or deficient affect): non esprime sentimenti né mostra le sue emozioni agli altri, se non in maniera superficiale e non sincera, o quanto ciò gli procuri vantaggi (ad esempio per manipolare e intimidire gli altri). Diversi studi dimostrano, infatti, come i tratti CU abbiano una validità diagnostica non soltanto nel Disturbo di condotta ma anche negli altri disturbi da comportamento dirompente (Herpers et al, 2012). Tutto su Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva impulsive concorrono a possibili problematiche legali con gravi ripercussioni sia sull’individuo stesso che sui costi sociali che ne derivano. Le forme ad insorgenza precoce sono più gravi perché hanno una maggiore tendenza a mantenersi in età adolescenziale ed adulta con comportamenti antisociali. L’identificazione precoce di bambini a rischio di disturbo del comportamento dirompente consente quindi di avviare rapidamente un percorso terapeutico integrato (Eyberg et al, 2008) ed interrompere la spirale negativa che ne può conseguire. Trattamento non farmacologico I l trattamento si basa su un intervento olistico il cui target non è soltanto il bambino ma anche la famiglia, la scuola, il contesto sociale così come le figure professionali che intervengono nel progetto riabilitativo. Il trattamento dei DBD deve necessariamente comprendere interventi volti a migliorare l’interazione genitorefiglio (Boggs et al, 2004) e un training per le abilità di problem-solving (Kulkarni et al, 2010). Gli obiettivi del trattamento sono: riduzione dei comportamenti disfunzionali; ampliamento delle capacità di adattamento sociale; valorizzazione dei “punti di forza”; prevenzione del fallimento e/abbandono scolastico; inserimento in attività extracurriculari; indicazione di percorsi terapeutico-riabilitativi al termine del trattamento. Il trattamento psicoeducativo si basa su: terapia cognitivo comportamentale parent training. · · · · · · AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 146 · · Terapia cognitivo comportamentale La psicoterapia cognitivo comportamentale individuale è utilizzata per aiutare i bambini e gli adolescenti a ridurre i loro comportamenti negativi ed oppositivi (Behavior Guide Staff, 2006). Essa è finalizzata ad implementare la capacità di autocontrollo ed autoregolazione del comportamento, di attenzione, pianificazione e di gestione strategica delle attività tramite un approccio focalizzato sui processi cognitivi e di socializzazione. L’approccio comportamentale è caratterizzato da un dettagliato assessment delle risposte problematiche e delle condizioni ambientali che le elicitano e le mantengono, nonché delle strategie per produrre un cambiamento nell’ambiente circostante e quindi nel comportamento dei genitori. Durante un trattamento di tipo comportamentale, sia le contingenze ambientale positive, sia quelle negative che incrementano o decrementano la frequenza di alcuni comportamenti sono identificate e quindi modificate nel tentativo di far diminuire i comportamenti “problema” e far aumentare quelli di tipo adattivo. Ulteriori obiettivi sono: la riduzione, fino alla scomparsa, del comportamento di evitamento delle situazioni (e quindi dei comportamenti) che provocano disagio interiore; la ristrutturazione di pensieri e di credenze disfunzionali (Cognitive reframing); l’agevolazione e l’incentivazione delle personali capacità di far fronte alle problematiche (Coping). Parent training Tale approccio terapeutico è volto al miglioramento delle capacità di gestione educativa del bambino e delle interazioni all’interno del nucleo familiare. Il parent training è suggerito infatti come una via per l’acquisizione di tecniche di gestione dei comportamenti, provocatori e distruttivi e, al tempo stesso, come strumento di modificazione dei rapporti genitore/bambino in ambiente domestico (Kazdin, 2000). Il trattamento basato sulla modificazione del comportamento dei genitori, si fonda sulla teoria dell’apprendimento sociale, ed è stata sviluppata per genitori di bambini iperattivi, impulsivi, non cooperativi, oppositivi e aggressivi (Vio, Marzocchi & Offredi, 1999; Barkley, 2006). Esistono numerose evidenze a favore dell’idea che il trattamento integrato genitore-bambino si dimostra efficace nel produrre un miglioramento dei comportamenti disfunzionali (Boggs et al, 2004). Tali risultati sono confermati da Streiner e Remsing, 2007 e da Eyberg, Nelson e Boggs, 2008. Trattamento farmacologico L a farmacoterapia non rappresenta la prima linea di intervento (Kazdin, 2000), ma nel trattamento dei DBD riveste comunque un ruolo centrale, soprattutto con riferimento ai quadri di maggiore gravità ed in cui il rischio evolutivo è elevato. Ci si avvale dell’utilizzo di diversi farmaci per controllare l’aggressività e i comportamenti dirompenti associati all’ODD e al CD, nonostante molte delle molecole non siano ancora state approvate per l’uso in età pediatrica e devono pertanto essere prescritte off label. Ulteriore obiettivo del trattamento farmacologico è il controllo dei sintomi e/o della disregolazione comportamentale in modo da implementare il beneficio dei trattamenti psicoeducativi (Bradley, 2004). Sebbene il razionale alla base dell’uso degli atipici per il controllo dei comporta- Tutto su Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva Questi disturbi sono maggiormente comuni negli uomini rispetto alle donne, e vedono il loro esordio nell’infanzia o, al più tardi, in adolescenza. Antipsicotici Gli antipsicotici rappresentano una vasta classe di farmaci che comprende sia il gruppo degli antipsicotici classici (tipici) che e quello degli antipsicotici di nuova generazione (atipici). La caratteristica farmacologica chiave di tutti i neurolettici con proprietà antipsicotiche è la loro capacità di bloccare i recettori D2 della dopamina. I neurolettici di nuova generazione sono invece antagonisti serotoninodopaminergici con proprietà antagonistiche dei recettori A2 della serotonina e D2 della dopamina. Il loro differente controllo serotoninergico del rilascio della dopamina è alla base della minore incidenza di effetti collaterali di tipo extrapiramidale. Numerose evidenze si sono accumulate sull’efficacia degli antipsicotici atipici sui sintomi impulsivi e aggressivi in età evolutiva (Loy et al, 2012; Pringsheim et al, 2012; Findling et al, 2008). Soprattutto il risperidone si è dimostrato efficace nel ridurre i sintomi comportamentali (irritabilità, aggressività, stereotipie) in pazienti pediatrici con disturbi da comportamento dirompente (Findling et al, 2004; Reyes et al, 2005, Pringhseim et al, 2012; Duhing et al, 2013). L’efficacia sui sintomi comportamentali sembra si mantenga anche a lungo termine (Loy et al, 2012). Anche l’aripiprazolo si è dimostrato un trattamento efficace e ben tollerato per bambini e adolescenti con ADHD e sintomi di disturbi di condotta (Ercan et al, 2012). La categoria degli antipsicotici atipici ha un minor rischio di effetti extrapiramidali; di contro è ampiamente documentato che si associa frequentemente ad effetti metabolici e ad aumento ponderale. Negli ultimi anni si sono accumulate numerose Psicostimolanti Gli stimolanti sono una classe di farmaci che implementano le abilità attentive ed il controllo inibitorio, migliorando la capacità di aderire e di beneficiare degli interventi psicosociali (Klein et al, 1997, Coghill et al, 2013). Quelli utilizzati nella pratica clinica sono metilfenidato (MPH) e d-amfetamina, che agiscono prevalentemente rilasciando dopamina dai terminali dopaminergici presinaptici. L’altra isoforma di amfetamina, la l-amfetamina, rilascia noradrenalina e dopamina con meccanismo simile. In Italia è attualmente disponibile solo il MPH (a breve e a lunga emivita). Tutti gli psicostimolanti si sono dimostrati efficaci sull’aggressività (Connor et al, 2002), soprattutto nei DBD in comorbilità con ADHD. Stabilizzatori dell’umore Si dicono stabilizzatori dell’umore i farmaci attivi nel trattamento dei disturbi dell’umore caratterizzati da aumento o da un abbassamento del tono dell’umore. Essi comprendono il litio ed alcuni farmaci usati anche come antiepilettici (valproato, carbamazepina, lamotrigina, topiramato). La letteratura è concorde nel sottolineare che gli stabilizzatori dell’umore e gli antiepilettici possono ridurre i comportamenti aggressivi, impulsivi e discontrollati che si associano a questi disturbi (Donovan et al, 2000). Il carbolithium in particolare sembra dotato di proprietà anti-aggressive (Rifikin et al, 1997). Altre strategie terapeutiche La clonidina è un farmaco agonista alfa 2 adrenergico che inibisce il rilascio di noradrenalina. Ha effetto anti- 147 · · · segnalazioni di sindrome metabolica (modificazioni del metabolismo lipidico e glucidico ed incremento della pressione arteriosa) in bambini e ragazzi trattati con atipici, che appaiono più sensibili degli adulti a questo genere di effetti avversi (Dori & Green, 2011). Seppure appaiono piuttosto sicuri sul piano dei potenziali effetti avversi cardiovascolari, soprattutto relativamente alla possibilità di allungamento del tratto Qt (Germanò et al, 2013), è sempre utile sottoporre i pazienti in trattamento ad un attento monitoraggio cardiovascolare. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 menti gravemente disturbanti sia sufficientemente solido, pochi trial clinici in età evolutiva sono ancora disponibili sull’efficacia e la sicurezza a breve e lungo termine della gran parte delle molecole utilizzate. Ciò è probabilmente attribuibile agli elevati costi da sostenere per uno studio clinico controllato e ai problemi etici che coinvolgono l’analizzare popolazioni pediatriche. Le categorie farmacologiche maggiormente utilizzate sono le seguenti: antipsicotici (tipici ed atipici); stimolanti; stabilizzatori dell’umore. Tutto su Il trattamento dei disturbi da comportamento dirompente in età evolutiva pertensivo e può anche essere utilizzato nel trattamento dell’ADHD, soprattutto quando l’ADHD si associa a tic/Sindrome di Tourette. L’efficacia della clonidina nel trattamento dell’aggressività è stata indagata soprattutto in studi in aperto (Kemph et al, 1999). Hazell e Stuart, 2003 hanno utilizzato la clonidina come potenziamento della terapia con stimolanti con miglioramento del 50% dei pazienti trattati. L’effetto avverso più comunemente riportato è la sedazione. Ancora in fase di approvazione, sono: lysdexanfetamina: profarmaco metabolizzato a damfetamina che favorisce il rilascio di dopamina e norepinefrina con miglioramento delle capacità attentive e azione sullo stato di allerta; guanfacina: agonista degli alfa 2A adrenergici con azione a livello della corteccia prefrontale che migliora l’attenzione e l’autoregolazione comportamentale. · · Algoritmo terapeutico Ricercatori e clinici di tutto il mondo condividono le preoccupazioni che molti giovani con ADHD e/o di- AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 148 Bibliografia 1. Aman MG, De Smedt G, Derivan A, Lyons B, Findling RL. Risperidone Disruptive Behavior Study Group.Double-blind, placebocontrolled study of risperidone for the treatment of disruptive behaviors in children with subaverage intelligence. Am J Psichiatry 2002; 159: 1337-46. 2. American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders (DSM - IV). 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Comparing rates of psychiatric and behavior disorders in adolescents and sturbi del comportamento dirompente (DBDS) non ricevano un trattamento adeguato, nonostante la disponibilità di terapie efficaci. In un articolo del 2004 sono state pubblicate le conclusioni di un consensus di esperti (selezionati dal Prof. Kutcher), che ha indicato le migliori strategie di trattamento precoce di bambini con ADHD (o disturbo ipercinetico, nei paesi preferendo questa classificazione) e/o DBDS. Il trattamento di prima linea suggerito per l’ADHD senza comorbilità è stato quello di un farmaco psicostimolante accompagnato da un intervento psicosociale. Per i pazienti ADHD in comorbilità con disturbo della condotta (CD) l’intervento psicosociale dovrebbe essere in combinazione con la farmacoterapia. Per quelli con CD invece, viene suggerito quale trattamento di prima linea l’intervento psicosociale, mentre la farmacoterapia aggiuntiva viene considerata quando l’aggressività e l’impulsività sono marcate e persistenti. La terapia con psicostimolanti in add-on all’antipsicotico di seconda generazione è consigliata solo come trattamento di terza linea dopo la monoterapia con stimolanti e l’utilizzo di stimolanti young adults with severe intellectual disability with and without autism. J Autism Dev Disord 2004;34:151–161. 8. Budman C, Coffey BJ, Shechter R, Schrock M, Wieland N, Spirgel A, Simon E. Aripiprazole in children and adolescents with Tourette disorder with and without explosive outbursts.J Child Adolesc Psychopharmacol 2008;18(5):509-15. 9. Coghill DR, Seth S, Pedroso S, Usala T, Currie J, Gagliano A. 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Spesso inoltre la disfunzionalità data dal disturbo rende necessario ottenere dei risultati in tempi rapidi per evitare che i comportamenti disfunzionali si cronicizzino o che si instauri un disturbo di personalità. Come seconda linea pertanto, soprattutto nel caso di comorbilità con ADHD o disturbi dell’umore, l’approccio terapeutico deve prevedere l’uso della terapia farmacologica. In questo caso, la classe di farmaci che gode delle maggiori evidenze scientifiche è quella degli antipsicotici atipici, dotati di una sufficiente efficacia e tollerabilità Dai rilievi della letteratura appare evidente come il trattamento dei Disturbi da Comportamento Dirompente in età evolutiva debba prevedere l’uso in prima linea pilot study. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 1993;32(3):577-81. 21. Klein RG, Abikoff H, Klass E, Ganeles D, Seese LM, Pollack S. Clinical efficacy of methylphenidate in conduct disorder with and without attention deficit hyperactivity disorder. 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Anche la gran parte dei pazienti in età evolutiva con disturbi da comportamento dirompente, associati a ritardo mentale, disturbi dello spettro autistico e sindrome di Tourette, presentano una riduzione dei sintomi comportamentali gravi (negatismo, ostilità, discontrollo dell’impulso, aggressività, agiti distruttivi, etc.) con l’associazione di una psicofarmacoterapia ai trattamenti psicoeducativi e psicoterapici (Amam et al, 2002; Budman et al, 2008). AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 150 [ come s i fa ] Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento Raccomandazioni congiunte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa. Società Italiana di Pediatria (SIP), Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA), Società Italiana di Cardiologia Pediatrica (SICP), Società Italiana di Nefrologia Pediatrica (SINP), Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP) Amedeo Spagnolo1; Amalia Maria Ambruzzi2; Mario Bianchetti3; Marco Giussani4 [email protected]; Silvio Maringhini5; Maria Chiara Matteucci6; Ettore Menghetti7; Patrizia Salice8; Loredana Simionato9; Mirella Strambi10; Raffaele Virdis11; Simonetta Genovesi12 per conto del Gruppo di Studio Ipertensione Arteriosa della Società Italiana di Pediatria ISFOL, già Istituto per gli Affari Sociali; 2 Direttivo Gruppo di Studio Ipertensione della SIP; 3 Department of Pediatrics – Mendrisio and Bellinzona Hospitals, University of Bern, Switzerland; 4 Pediatra di Famiglia Milano, Progetto PAB (Pressione Arteriosa Bambino), Segretario Gruppo di Studio Ipertensione della SIP; 5 Unità Operativa Complessa Nefrologia Pediatrica, Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” A.R.N.A.S. “Civico, Di Cristina e Benfratelli”, Palermo; Direttivo Gruppo di Studio Ipertensione della SIP; 6 Divisione di Nefrologia Pediatrica Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” IRCCS, Roma; Società Italiana di Nefrologia Pediatrica; 7 Direttivo Gruppo di Studio Ipertensione della SIP; 8 Cardiologia Pediatrica UO Cardiologia Fondazione Policlinico Ca’ Granda IRCCS Milano, Coordinatrice Progetto CHild; 9 Pediatra di Famiglia Milano, Progetto CHild; 10 Dipartimento di Pediatria, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Università di Siena; 11 Direttivo Gruppo di Studio Ipertensione della SIP; 12 Clinica Nefrologica e Dipartimento di Scienza della Salute Università Milano Bicocca. Progetto PAB (Pressione Arteriosa Bambino), Società Italiana Ipertensione Arteriosa 1 di valori sistolici e/o diastolici maggiori o uguali al 95° percentile per sesso, età e percentile di statura. Si parla di pressione normale alta se i valori sono superiori o uguali al 90° percentile ma inferiori al 95°. Anche se sono disponibili valori di riferimento nazionali, la Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa propone di utilizzare quelli degli USA4; perché l’ampio campione americano permette di considerare contemporaneamente età, sesso e statura. Inoltre è opportuno avere un unico riferimento piuttosto che differenti tabelle nazionali che creerebbero il paradosso di valutare diversamente lo stress vascolare a parità di pressione a seconda della nazionalità del bambino. Prevalenza Definizione S i definisce iperteso un bambino che, ad almeno tre rilevazioni in occasioni diverse, ha una media S creening nazionali e internazionali evidenziano il 3,5–4% di soggetti con valori indicativi di ipertensione5. Anche se solo la metà dei casi confermasse la diagnosi a successivi controlli, l’ipertensione arteriosa AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 L e raccomandazioni congiunte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa1 sono la declinazione italiana di quelle della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa2 e si rivolgono in particolare al pediatra di famiglia. Questa figura caratterizza l’assistenza al bambino nel nostro Paese e può essere una risorsa nella prevenzione, diagnosi e trattamento dell’ipertensione arteriosa. L’ipertensione è tra i principali fattori di rischio per le patologie cardiovascolari che sono la prima causa di morte e di spesa sanitaria nei paesi sviluppati. Poiché valori di pressione nel bambino tendono a mantenersi nel tempo3, una quota di ipertensioni dell’adulto si devono considerare diagnosticate tardivamente. 151 Caso clinico Titolo articolo anche lungo Come si fa Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento La prevalenza di ipertensione essenziale in screening scolastici è elevata. Se anche solo la metà dei casi confermasse la diagnosi si tratterebbe di una delle patologie più frequenti nel bambino più grande. sarebbe tra le patologie più frequenti della seconda infanzia e dell’adolescenza. L’incidenza di ipertensione in età pediatrica è destinata a crescere, sia per l’incremento di soggetti in eccesso ponderale sia per l’aumentata sopravvivenza di bambini con basso peso alla nascita. Nei bambini ipertesi o con pressione normale alta è stato evidenziato un aumento della massa cardiaca. Anche in età pediatrica l’ipertensione essenziale è molto più diffusa rispetto alle forme secondarie. Queste ultime sono più frequenti solo nei primissimi anni di vita. Diagnosi L AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 152 a modalità di misurazione della pressione nel bambino è sovrapponibile a quella dell’adulto, con due specifici aspetti. L’altezza del bracciale dello sfigmomanometro deve essere pari al 40% della circonferenza del braccio nel suo punto medio. Bracciali piccoli sovrastimano, quelli grandi sottostimano. L’altro aspetto è che la pressione diastolica è definita dalla scomparsa del battito. Anche gli strumenti per la rilevazione meritano attenzioTabella I. Principali cause di ipertensione secondaria nel bambino • Nefropatia cronica • Ipertensione nefrovascolare • Coartazione aortica ne. Poiché sono stati proscritti gli strumenti a mercurio, gli unici sfigmomanometri utilizzabili negli ambulatori pediatrici sono quelli aneroidi. È diventata quindi fondamentale la periodica taratura dell’apparecchio utilizzato, in quanto gli sfigmomanometri anaeroidi si starano molto facilmente. Le metodiche oscillometriche automatiche, con pochissime eccezioni, non sono ancora state validate per l’età pediatrica. Pertanto, se si utilizza uno strumento automatico è necessario confermare la misurazione con metodo ascultatorio e sfigmomanometro aneroide controllato di recente. Per quanto attiene al monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa delle 24 ore, questa metodica, al contrario che nell’adulto, in età pediatrica non è il gold standard per la diagnosi di ipertensione. Questo perché i valori di riferimento disponibili sono derivati da un campione numericamente limitato6. Tuttavia, nel campo della ricerca e nei centri clinici specializzati il monitoraggio pressorio è sempre più utilizzato e in mani esperte può fornire informazioni importanti: la sicurezza della diagnosi di ipertensione nei casi in cui il monitoraggio pressorio conferma i valori riscontrati dal pediatra; · Tabella II. Criteri orientativi per la diagnosi differenziale tra ipertensione essenziale e forme secondarie Forma primitiva Forme secondarie Esordio Più frequente nella seconda infanzia Spesso precoce Riscontro Casuale alle visite di controllo annuali Spesso la patologia di base è già nota Valori di pressione arteriosa Moderatamente elevati Spesso marcatamente elevati Sintomatologia associata Nessuna Relativa alla specifica patologia • Iperaldosteronismo primario Anamnesi familiare Spesso positiva per ipertensione essenziale Rare le forme familiari • Sindrome di Cushing Eccesso ponderale Spesso presente Non frequente • Sindrome adreno-genitale Polsi femorali Presenti Ridotti o assenti nella coartazione aortica • Ipertiroidismo Differenza valori di pressione tra arti superiori e inferiori Non presente Presente nella coartazione aortica Sodiemia, potassiemia, creatininemia, esame delle urine, ormoni tiroidei Normali Alterati in specifiche patologie Ecocardiografia Normale (può essere presente ipertrofia ventricolare sinistra) Diagnostica in coartazione aortica (può essere presente ipertrofia ventricolare sinistra) • Feocromocitoma • Forme iatrogene • Forme genetiche Come si fa Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento Per consultare le Raccomandazioni congiunte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa “Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento” in versione integrale complete di tutte le tabelle: http://sip.it/formazione-aggiornamento/ ipertensione-arteriosa-in-eta-pediatricaprevenzione-diagnosi-e-trattamento 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 percentili altezza 5° 10° 25° 50° 75° 90° 95° 5° 10° 25° 50° 75° 90° 95° 94/49 95/50 97/51 99/52 100/53 102/53 103/54 97/52 97/53 98/53 100/54 101/55 102/55 103/56 95° 98/54 99/54 101/55 103/56 104/57 106/58 106/58 100/56 101/57 102/57 104/58 105/59 106/59 107/60 90° 97/54 99/55 100/56 102/57 104/58 105/58 106/59 98/57 99/58 100/58 101/59 103/60 104/61 105/61 95° 101/59 102/59 104/60 106/61 108/62 109/63 110/63 102/61 103/62 104/62 105/63 107/64 108/65 109/65 90° 100/59 101/59 103/60 105/61 107/62 108/63 109/63 100/61 100/62 102/62 103/63 104/64 106/64 106/65 95° 104/63 105/63 107/64 109/65 110/66 112/67 113/67 104/65 104/66 105/66 107/67 108/68 109/68 110/69 90° 102/62 103/63 105/64 107/65 109/66 110/66 111/67 101/64 102/64 103/65 104/66 106/67 107/67 108/68 95° 106/66 107/67 109/68 111/69 112/70 114/71 115/71 105/68 106/68 107/69 108/70 110/71 111/71 112/72 90° 104/65 105/66 106/67 108/68 110/69 111/69 112/70 103/66 103/67 105/67 106/68 107/69 109/69 109/70 95° 108/69 109/70 110/71 112/72 114/73 115/74 116/74 107/70 107/71 108/71 110/72 111/73 112/73 113/74 90° 105/68 106/68 108/69 110/70 111/71 113/72 113/72 104/68 105/68 106/69 108/70 109/70 110/71 111/72 95° 109/72 110/72 112/73 114/74 115/75 117/76 117/76 108/72 109/72 110/73 111/74 113/74 114/75 115/76 90° 106/70 107/70 109/71 111/72 113/73 114/74 115/74 106/69 107/70 108/70 109/71 111/72 112/72 113/73 95° 110/74 111/74 113/75 115/76 117/77 118/78 119/78 110/73 111/74 112/74 113/75 115/76 116/76 116/77 90° 107/71 109/72 110/72 112/73 114/74 115/75 116/76 108/71 109/71 110/71 111/72 113/73 114/74 114/74 95° 111/75 112/76 114/77 116/78 118/79 119/79 120/80 112/75 112/75 114/75 115/76 116/77 118/78 118/78 90° 109/72 110/73 112/74 114/75 115/76 117/76 118/77 110/72 110/72 112/72 113/73 114/74 116/75 116/75 95° 113/76 114/77 116/78 118/79 119/80 121/81 121/81 114/76 114/76 115/76 117/77 118/78 119/79 120/79 90° 111/73 112/73 114/74 115/75 117/76 119/77 119/78 112/73 112/73 114/73 115/74 116/75 118/76 118/76 95° 115/77 116/78 117/79 119/80 121/81 122/81 123/82 116/77 116/77 117/77 119/78 120/79 121/80 122/80 90° 113/74 114/74 115/75 117/76 119/77 120/78 121/78 114/74 114/74 116/74 117/75 118/76 119/77 120/77 95° 117/78 118/78 119/79 121/80 123/81 124/82 125/82 118/78 118/78 119/78 121/79 122/80 123/81 124/81 90° 115/74 116/75 118/75 120/76 121/77 123/78 123/79 116/75 116/75 117/75 119/76 120/77 121/78 122/78 95° 119/78 120/79 122/80 123/81 125/82 127/82 127/83 119/79 120/79 121/79 123/80 124/81 125/82 126/82 90° 117/75 118/75 120/76 122/77 124/78 125/79 126/79 117/76 118/76 119/76 121/77 122/78 123/79 124/79 95° 121/79 122/79 124/80 126/81 128/82 129/83 130/83 121/80 122/80 123/80 124/81 126/82 127/83 128/83 90° 120/75 121/76 123/77 125/78 126/79 128/79 128/80 119/77 120/77 121/77 122/78 124/79 125/80 125/80 95° 124/80 125/80 127/81 128/82 130/83 132/84 132/84 123/81 123/81 125/81 126/82 127/83 129/84 129/84 90° 122/76 124/77 125/78 127/79 129/80 130/80 131/81 120/78 121/78 122/78 123/79 125/80 126/81 127/81 95° 126/81 127/81 129/82 131/83 133/84 134/85 135/85 124/82 125/82 126/82 127/83 129/84 130/85 131/85 90° 125/78 126/78 128/79 130/80 131/81 133/82 134/82 121/78 122/78 123/79 124/80 126/81 127/81 128/82 95° 129/82 130/83 132/83 134/84 135/85 137/86 137/87 125/82 126/82 127/83 128/84 130/85 131/85 132/86 90° 127/80 128/80 130/81 132/82 134/83 135/84 136/84 122/78 122/79 123/79 125/80 126/81 127/81 128/82 95° 131/84 132/85 134/86 136/87 138/87 139/88 140/89 125/82 126/83 127/83 129/84 130/85 131/85 132/86 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 2 femmine percentili altezza 90° Anni 1 maschi 153 Tabella III. Percentili pressori in funzione di età e altezza Come si fa Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento Un bambino con pressione elevata frequentemente avrà ipertensione da adulto, quindi sarà a rischio per patologie cardiovascolari, la prima causa di morte in Italia. riguardo la presenza o meno dell’an· informazioni damento nictemerale della pressione, con riduzione dei valori medi notturni, che dovrebbe essere maggiore o uguale al 10%; la valutazione del “load” pressorio, cioè della percentuale di misurazioni superiori ai valori di riferimento, che non deve superare il 25%; la valutazione della risposta al trattamento del singolo paziente, considerando ciascun bambino come controllo di se stesso. Come per i nomogrammi delle misurazioni “office”, anche quelli del monitoraggio pressorio prevedono un’interpretazione dell’esame fatta in funzione del sesso e dell’altezza e/o età del bambino. Il problema clinico si pone quando la diagnosi derivata dalle misurazioni “office” e quella derivata dal monitoraggio pressorio delle 24 ore risultano diverse. Nell’adulto quando la pressione “office” è elevata e il monitoraggio normale si parla di “ipertensione da camice bianco”, mentre quando avviene il contrario la diagnosi è quella di “ipertensione mascherata”. Questi concetti, in particolare il secondo, non sono facilmente applicabili nel bambino, mentre potrebbero esserlo nell’adolescente. È stato recentemente dimostrato che bambini minori di dieci anni tendono ad avere i valori del monitoraggio pressorio superiori di quelli delle misurazioni “office”. D’altro canto i soggetti con ipertensione transitoria, cioè con riscontro di valori elevati non confermati a successive ripetute misurazioni, tendono ad avere comunque una pressione più elevata dei loro coetanei in cui sono sempre stati trovati valori pressori nella norma. Anche in presenza di un monitoraggio pressorio nella norma avere valori di pressione “office” elevati (ipertensione transitoria) è una condizione che non va considerata come “normale”. Questi soggetti dovrebbero essere sottoposti a successivi controlli della pressione nel tempo e alla messa in atto di misure dietetiche-comportamentali, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare come una familiarità per ipertensione arteriosa o obesità. · AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 154 · Sintomatologia L e forme secondarie si caratterizzano per la sintomatologia della malattia di base, mentre l’ipertensione essenziale non si accompagna ad alcun segno o sintomo. Valori di pressione aumentati in presenza di disturbi soggettivi, come ad esempio la cefalea, spesso sono interpretati come la causa dei disturbi mentre più verosimilmente ne rappresentano l’effetto. Diagnosi differenziale P rima che entrassero nell’uso degli affidabili normogrammi per l’età pediatrica, venivano considerati ipertesi solo i bambini con valori molto alti di pressione, quasi sempre associati a forme secondarie. Da qui è nato il preconcetto che nel bambino praticamente non esistesse l’ipertensione primitiva. Successivi studi hanno capovolto questo punto di vista. Pur essendo molto più frequente l’ipertensione essenziale, questa diagnosi può essere posta solo dopo aver escluso la presenza di una forma secondaria. La tabella I riporta le principali cause di ipertensione secondaria. Nel bambino l’ipertensione da nefropatia, quella nefrovascolare e la coartazione aortica costituiscono dal 70 al 90% delle forme secondarie. La tabella II suggerisce dei criteri di distinzione tra forme secondarie ed essenziali. La normalità di pochi esami mirati (elettroliti, creatinina, esame urine, ormoni tiroidei) e la presenza dei polsi femorali, soprattutto in soggetti in eccesso ponderale con valori di pressione non particolarmente elevati, orienta la diagnosi verso una forma essenziale. Caso clinico U n bambino di dieci anni asintomatico, in perfetta buona salute ma in discreto sovrappeso, si sottopone alla annuale visita di controllo dal pediatra di famiglia che gli misura la pressione rilevando dei valori di sistolica superiori al 95° percentile (ma inferiori al 99°) per il suo Come si fa Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento I principi della prevenzione e del trattamento dietetico-comportamentale coincidono e si basano sui seguenti punti: riduzione dell’eccesso ponderale, aumento dell’attività fisica, riduzione del sodio nella dieta. Nel caso di ipertensione confermata vanno applicati con maggior rigore. La prevenzione andrebbe rivolta a tutti, tuttavia alcuni sono a maggior rischio. Tra questi quelli in eccesso di peso, i nati piccoli per l’età gestazionale, chi ha una familiarità per ipertensione, i bambini con elevati valori di pressione non confermati a successive rilevazioni. Il trattamento farmacologico è raramente necessario nei casi di ipertensione essenziale e non sostituisce quello dietetico-comportamentale che permette di ridurre le dosi dei farmaci. In generale il trattamento farmacologico viene prescritto da centri di secondo livello. 1. Sito web della Società Italiana di Pediatria e sito web della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa http://sip.it/ formazione-aggiornamento/ipertensione-arteriosa-in-etapediatrica-prevenzione-diagnosi-e-trattamento 2. Lurbe E, Cifkova R, Cruickshank JK, Dillon MJ et al. Management of High Blood Pressure in Children and Adolescents: recommendations of the European Society of Hypertension. Journal of Hypertension 2009;27:1719-1742. 3. Chen X, Wang Y Tracking of blood pressure from childhood to adulthood: a systematic review and meta-regression analysis. Circulation 2008;117:3171-3180. 4. The Fourth Report on the Diagnosis, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure in Children and Adolescents. Pediatrics 2004;114:555-576. 5. Genovesi S, Antolini L, Giussani M et al. Hypertension, prehypertension, and transient elevated blood pressure in children: association with weight excess and waist circumference. Am J Hypertens 2010;23:756-761. 6. Wuhl E et al. German Working Group on Pediatric Hypertension. Distribution on 24-hour ambulatory blood pressure in children: normalized reference values and role of body dimension. J. Hypertens 2002; 20:1995-2007. Centri di secondo livello I centri di secondo livello devono garantire un approccio multidisciplinare. Sono necessarie competenze pediatriche, cardiologiche, nefrologiche, endocrinologiche, dietologiche e, per casi selezionati, psicologiche. I centri devono avere esperienza nella valutazione del danno d’organo e accesso alla diagnostica per le forme secondarie. Centri specialistici e pediatri di famiglia devono collaborare nel follow-up del bambino iperteso. Conclusioni Compiti del pediatra di famiglia L a pressione arteriosa deve essere misurata nelle annuali visite di controllo. Se superiore al 90° percentile si dovrà controllarla almeno tre volte in diverse occasioni. Nel caso di pressione normale alta è opportuno impostare un trattamento dietetico-comportamentale. Tale trattamento potrà essere intrapreso anche in presenza di una ipertensione confermata con esami ematochimici nella norma. In presenza di valori superiori al 99° percentile sarà invece opportuno inviare ad un centro di secondo livello. Una valutazione specialistica è suggerita anche in caso di mancata risposta al trattamento dietetico-comportamentale. P revenzione, diagnosi e trattamento dell’ipertensione devono iniziare in età pediatrica, superando il preconcetto che l’età evolutiva sia esente da questa patologia. La misurazione sistematica della pressione evidenzierebbe un numero non trascurabile di bambini con valori elevati, stimolando una adeguata risposta organizzativa con l’implementazione di centri di secondo livello. L’iniziale impiego di risorse potrà portare, nel tempo, a importanti risparmi umani ed economici . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. 155 Prevenzione e trattamento Bibliografia AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 sesso, la sua età e la sua statura. Le misurazioni vengono ripetute in almeno altre due diverse occasioni confermando valori elevati. L’anamnesi familiare e quella patologica remota non richiamano fatti particolarmente significativi. Un accurato esame obiettivo risulta negativo. La normalità di alcuni esami ematochimici (sodio, potassio, creatinina, TSH ed esame urine) orienta la diagnosi verso una ipertensione arteriosa essenziale che sarà confermata da una positiva risposta al trattamento dietetico-comportamentale. A completamento diagnostico viene richiesta una ecocardiografia per valutare l’eventuale presenza di ipertrofia ventricolare sinistra quale iniziale danno d’organo e il profilo lipidico, la glicemia e l’insulinemia basale per escludere la presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare. Il rapporto tra DA e allergia alimentare è da lungo tempo oggetto di interesse da parte della comunità scientifica. Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica [ Pro e contro ] 156 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Elisabetta Calamelli1 Giampaolo Ricci1 Carlotta Povesi Dascola2 Carlo Caffarelli2 1 UO Pediatria Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche – AOU Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna 2 Clinica Pediatrica Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale – Università di Parma L a dermatite atopica (DA) è una malattia infiammatoria cronica, multigenica e multifattoriale, comune in età pediatrica. Il rapporto tra DA e allergia alimentare è da lungo tempo oggetto di interesse da parte della comunità scientifica. È stata frequentemente osservata la comorbilità della DA con una allergia IgE mediata verso gli alimenti1–6. Inoltre, le LG suggeriscono che vi sia un coinvolgimento degli allergeni alimentari nella patogenesi e nell’induzione delle riacutizzazioni della DA e che, in un numero limitato di casi, una dieta priva degli alimenti allergizzanti in causa può essere utile nel controllo della DA7, 8. Tuttavia su questo punto non vi è un accordo unanime e altri autori9 negano l’ esistenza di tale relazione limitandosi ad intraprendere le indagini diagnostiche esclusivamente nei soggetti con DA che hanno anche reazioni agli alimenti diverse dalla DA. Nella diagnosi dell’allergia agli alimenti, la storia clinica può fornire indicazioni utili in merito all’alimento in causa, anche se i genitori generalmente tendono a sovrastimarne la frequenza10. I test cutanei skin prick test (SPT) e patch test (APT) sono tra le indagini più utilizzate per la rilevazione della sensibilizzazione agli alimenti, il cui accertamento definitivo si basa comunque sul gold standard che è il test di provocazione orale per alimenti11, 12. Skin prick test I n caso di reazione IgE-media ta al cibo, gli SPT costituiscono il primo step del percorso diagno- stico11, in quanto rappresentano una metodica a rapida risposta, di semplice esecuzione, non invasiva, meno costosa rispetto al dosaggio delle IgE specifiche (IgEs) sieriche. Gli SPT per alimenti possiedono un elevato potere predittivo negativo per le reazioni di tipo immediato. Un diametro del pomfo superiore a determinati livelli, specifici per ciascun alimento considerato, ha un elevato valore predittivo positivo per il challenge alimentare, anche se limitato alla popolazione studiata13, 14. Essendo la DA atopica una malattia a patogenesi mista IgE e non IgE-mediata7, è tuttora controversa l’utilità degli SPT come strumento diagnostico o di screening di allergie alimentari nei bambini con DA13, 15. L’ esecuzione degli SPT è stata proposta per: accertare gli alimenti che scatenano le riacutizzazioni della DA e della allergia alimentare IgE-mediata associata alla DA; identificare i bambini considerati ad alto rischio per le reazioni cliniche agli alimenti e per le malattie respiratorie allergiche; diagnosticare la DA (Tabella 1). Identificazione di alimenti che scatenano esacerbazioni della da I n alcuni pazienti con DA è stato descritto un peggioramento delle lesioni eczematose dopo l’assunzione di determinati alimenti. In seguito al challenge alimentare infatti, alcuni bambini possono manifestare molto rapidamente un rash pruriginoso, isolato o come parte di una reazione sistemica1. Altri bambini invece possono presentare una Pro e contro Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica ••• Tabella 1. Vantaggi e svantaggi per l’esecuzione degli skin prick test per alimenti nei bambini con dermatite atopica15 Possibili benefici Possibili detrimenti 1.Diagnosi di comorbilità di allergia alimentare 1. Metodica non standardizzata 2. Possibile identificazione dell’allergene alimentare implicato nei flares 2. Rischio di incongrue restrizioni dietetiche, con conseguente possibile perdita di tolleranza o malnutrizione 3. Predittività delle reazioni avverse in occasione della 1° assunzione dell’alimento (es. uovo, arachidi) 3. Test non specifico per la diagnosi di DA 4. Individuazione di bambini a rischio di sviluppare allergopatie respiratorie 4. Possibile eccessiva medicalizzazione in caso di malattia lieve 5. Incremento dei costi sanitari Identificazione di bambini con allergia alimentare ige-mediata associata alla da I l 40%-90% dei bambini affetti da DA hanno SPT positivi per alimenti23. Il 30–60% dei bambini con DA e IgEs positive per alimenti presenta reazioni immediate al challenge alimentare, questo è più frequente nei casi di DA di grado moderato-severo2, 4, 5, 24 e di esordio precoce6. Occorre sottolineare che il riscontro di SPT positivi non implica necessariamente una reazione clinica di ipersensibilità immediata. Esso è irrilevante se non si correla con una storia clinica suggestiva e confermata da un test di provocazione orale, che viene effettuato non solo per evitare reazioni potenzialmente pericolose, ma anche per evitare inutili diete di eliminazione. Il test di provocazione orale non è necessario nel caso 157 sottoporre il paziente ad un challenge alimentare. Si ritiene accettabile unicamente una dieta di eliminazione breve (non più di 2–3 settimane) basata sul risultato degli SPT e/o del dosaggio delle IgE specifiche e/o delle indicazioni anamnestiche. Il miglioramento di sintomi cutanei dopo una dieta di eliminazione è insufficiente per dimostrare il ruolo di un determinato alimento nelle riacutizzazioni della DA. Il challenge alimentare rappresenta l’unica metodica di riferimento per la diagnosi7. Quando al challenge non sono osservate reazioni di tipo immediato, come rash e prurito anticipatori delle lesioni eczematose, la somministrazione dell’alimento dovrebbe essere proseguita per almeno due giorni e la rivalutazione del paziente dovrebbe essere effettuata a distanza di 24–48 ore7. La maggior parte dei pazienti con DA che seguivano diete di eliminazione basate esclusivamente sulla positività dei SPT non riportano reazioni avverse anafilattiche alla reintroduzione dell’alimento. Tuttavia, sono state descritte reazio- ni anafilattiche alla reintroduzione dell’alimento escluso a lungo dalla dieta e che era precedentemente tollerato (ad esempio al latte vaccino), suggerendo che la stessa dieta potrebbe aver favorito la perdita della tolleranza8, 22. Ciò implica che, in tali circostanze, la reintroduzione dell’alimento deve avvenire in ambiente protetto, nonostante i disagi per i pazienti e le famiglie e i costi per la struttura. Un altro problema estremamente raro, ma che può verificarsi in caso di diete prolungate, è rappresentato da possibili carenze nutrizionali, con conseguenti deficit di crescita e kwashiorkor, quando lo schema dietetico di questi pazienti non è monitorato da un dietista18. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 riacutizzazione di DA dopo 6–48 ore dal challenge16. Essa può essere preceduta da una reazione acuta (IgEdipendente) nel 45% dei soggetti1, mentre è isolata nel 12%–19%17 dei casi suggerendo un meccanismo di tipo non IgE-mediato. È stato osservato un miglioramento della DA quando gli alimenti responsabili di reazioni immediate sono eliminati dalla dieta18. Nei bambini piccoli sono soprattutto latte e uovo ad essere implicati, in quelli più grandi e negli adolescenti con pollinosi potrebbero essere presi in considerazione gli alimenti implicati nella “pollen-food syndrome”7. D’altra parte nel considerare il nesso causale tra cibo e DA occorre tenere presente che alcuni studi mostrano che l’esito degli SPT non sempre è utile per prevedere la comparsa di DA dopo l’assunzione dell’alimento19 o il miglioramento delle lesioni cutanee dopo una dieta di eliminazione8, 20, 21. Questo potrebbe accadere proprio perché è coinvolta una reazione non IgE-mediata. Nel percorso diagnostico per identificare gli alimenti responsabili delle reazioni eczematose non è corretto iniziare diete di eliminazione e protrarle anche per diversi mesi prima di L’utilità clinica degli skin prick test (SPT) nei pazienti con dermatite atopica (DA) è tuttora oggetto di grande dibattito. Pro e contro Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica il bambino abbia manifestato una pregressa reazione anafilattica a un alimento in associazione alla positività dello SPT. Test di screening per atopia I bambini con uno SPT positivo all’uovo o alle arachidi che non avevano mai assunto in precedenza questi alimenti sono a rischio di reazioni immediate anche gravi alla prima introduzione25, 26, 27. Pertanto, gli SPT possono essere presi in considerazione soprattutto nei bambini considerati ad alto rischio (ad esempio affetti da allergia alimentare25 prima dell’inserimento dell’alimento nella dieta. In caso di SPT positivi la prima somministrazione di uovo o arachide va condotta in ambiente protetto. I bambini che sviluppano precocemen- te IgE per allergeni alimentari hanno un rischio aumentato di sensibilizzarsi verso allergeni inalanti nelle epoche successive28. Inoltre, nei bambini con DA la positività a un anno di età dello SPT per l’uovo è associata allo sviluppo di allergopatie respiratorie, come rino-congiuntivite e asma allergico all’età di 6 anni29. Gli spt come strumento diagnostico per la da F ino ad ora non è stato identificato nessun marker specifico per la diagnosi di DA. La diagnosi infatti si basa principalmente su una combinazione di caratteristiche cliniche. Tuttavia, nonostante la positività degli SPT sia annoverata tra i criteri minori identificati di Hanifin e Rajka per la diagnosi di DA, non AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 158 Bibliografia 1. Breuer K, Hetatizadeh A, Wulf A, Baumann U, Constien A, Tetau D. Late eczematous reactions to food in children with atopic dermatitis. Clin Exp Allergy 2004;34:817–824. 2. Hill DJ, Hosking CS. Food allergy and atopic dermatitis in infancy: an epidemiologic study. Pediatr Allergy Immunol 2004;15:421–427. 3. Eigenmann PA, Sicherer SH, Borkowski TA, Cohen BA, Sampson HA. Prevalence of IgE-mediated food allergy among children with atopic dermatitis. Pediatrics 1998;101:e8. 4. Lever R, MacDonald C, Waugh P, Aitchison T. Randomised controlled trial of advice on an egg exclusion diet in young children with atopic eczema and sensitivity to eggs. Pediatr Allergy Immunol 1998; 9:13–19. 5. Rancé F. What is the value of allergologic tests for the diagnosis and management of atopic dermatitis? Ann Dermatol Venereol 2005; 132:s53–63. 6. Hill DJ, Hosking CS, de Benedictis FM, Oranje AP, Diepgen TL, Bauchau V. Confirmation of the association between high levels of immunoglobulin E food sensitization and eczema in infancy: an international study. 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La sensibilizzazione ad allergeni alimentari può seguire l’insorgenza di DA, ma può anche precederla e predirne l’esordio. Inoltre, non è chiara l’esistenza di una correlazione tra numero di positività riscontrate allo SPT e la gravità della DA31, 32. Dati contrastanti sono stati riportati anche sulla correlazione tra presenza di sensibilizzazione e persistenza della malattia, mentre studi longitudinali hanno dimostrato un’ associazione tra sensibilizzazione persistente e severità della DA33. Patch test I patch test servono per evocare una reazione di tipo ritardato. Dopo l’applicazione epicutanea di 11. Ballmer-Weber BK. Value of allergy tests for the diagnosis of food allergy. Dig Dis 2014;32:84-8. 12. Caffarelli C, Ricò S, Rinaldi L, Povesi Dascola C,Terzi C, Bernasconi S. Blood pressure monitoring in children undergoing food challenge: relationship with anaphylaxis.Ann Allergy Asthma Immunol 2012;108:285-6. 13. Lipozenčic J, Wolf R. 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Nutritional management and follow up of infants and children with food allergy: Italian Society of Pediatric Nutrition/Italian Society of Pediatric Allergy and Immunology Task Force Position Statement. Ital J Pediatr 2014,40:1. 19. Rowlands D, Tofte SJ, Hanifin JM. Does food allergy cause atopic dermatitis? Food challenge testing to dissociate eczematous from immediate reactions. Dermatol Ther 2006; 19:97-103. 20. Atherton DJ, Sewell M, Soothill JF, Wells RS, Chilvers CE. A double-blind controlled crossover trial of an antigen-avoidance diet in atopic eczema. Lancet 1978;1:401-3 21. Bath-Hextall FJ, Delamere FM, Williams HC. Dietary exclusions for established atopic eczema. Cochrane Database of Systematic Reviews 2008 (Issue 1). Pro e contro Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica U n problema nell’esecuzione dei SPT è legato ai costi dell’esame, anche se essi restano conte- 22. Flintermann AE, Knulst AC, Meijer Y, Bruijnzeel-Koomen CA, Pasmans SG. Acute allergic reactions in children with AEDS after prolonged cow’s milk elimination diets. Allergy 2006;61:370–374. 23. Johnke H, Norberg LA, Vach W, Host A, Andersen KE. Patterns of sensitization in infants and its relation to atopic dermatitis. Pediatr Allergy Immunol 2006;17:591–600. 24. Eigenmann PA, Sicherer SH, Borkowski TA, Cohen BA, Sampson HA. Prevalence of IgE-mediated food allergy among children with atopic dermatitis. Pediatrics 1998;101:e8. 25. Caffarelli C, Cavagni G, Giordano S, Stapane I, Rossi C. Relationship between oral challenges with previously uningested egg and egg-specific IgE antibodies and skin prick tests in infants with food allergy. J Allergy Clin Immunol 1995;95:1215-20. 26. Monti G, Muratore MC, Peltran A, Bonfante G, Silvestro L, Oggero R et al. High incidence of adverse reactions to egg challenge on first known exposure in young atopic dermatitis children: predictive value of skin prick test and radio- allergosorbent test to egg proteins. 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The natural history of sensitization to food and aeroallergens in atopic dermatitis: a 4-year follow-up. Pediatr Dermatol 2000;17:261–5. ••• Gli SPT consentono l’identificazione dei soggetti a rischio di allergie alimentari e dell’allergene potenzialmente scatenante le riesacerbazioni. ••• Gli SPT, se eseguiti da personale non esperto, possono portare a diete di eliminazione incongrue, con conseguenti possibili carenze nutrizionali, non escludendo anche un’eventuale perdita di tolleranza verso gli alimenti evitati. 33. Eller E, Kjaer HF, Høst A, Andersen KE, Bindslev-Jensen C. Development of atopic dermatitis in the DARC birth cohort. Pediatr Allergy Immunol 2009;21:307–314. 34. Kerschenlohr K, Decard S, Przybilla B, Wollenberg A. Atopy patch test reactions show a rapid influx of inflammatory dendritic epidermal cells in patients with extrinsic atopic dermatitis and patients with intrinsic atopic dermatitis. The Journal of allergy and clinical immunology 2003;111:869-74. 35. 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Nel complesso, un’analisi dei costi/benefici suggerisce che non è consigliabile effettuare SPT nei bambini con DA lieve che seguono una dieta libera39. Gli estratti commerciali utilizzati per gli SPT per allergeni alimentari possono non essere standardizzati per quanto riguarda la potenza o il quantitativo di proteine o molecole allergeniche maggiori presenti40. Questo può incidere sulla sensibilità del test. Gli SPT effettuati con l’alimento fresco sembrano possedere un’aumentata sensibilità e specificità, in particolare per gli alimenti di origine vegetale11. Inoltre anche gli SPT effettuati con le molecole allergeniche possono incrementare la sensibilità del test. Tuttavia, gli studi che confrontano la diversa accuratezza diagnostica degli SPT AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 allergeni, il patch test scatena una risposte mediata da cellule T. L’esame immunologico delle biopsie di lesioni provocate dal patch test mostra inizialmente un modello di citochine Th2 e dopo 48 ore un modello Th1 come nelle lesioni croniche dell’eczema atopico34. Nei bambini con eczema atopico è stato evidenziato che la sensibilità, il potere predittivo positivo e negativo del patch test sono troppo bassi per poter essere raccomandato nella pratica clinica quotidiana per la diagnosi di allergia all’uovo e al latte vaccino35, 36, 37, 38. Pro e contro Il ruolo dei test cutanei per allergeni alimentari nella dermatite atopica ••• eseguiti con estratti commerciali, con l’alimento fresco o con le componenti molecolari nei bambini con DA non sono dirimenti, in quanto dovrebbero tener conto del fatto che molti pazienti che presentano reazioni allergiche agli alimenti freschi possono tollerare lo stesso tipo di alimento a differenti livelli di cottura41. Diverse spiegazioni possono essere offerte per i limiti legati all’utilizzo dei patch test35, 36, 37, 38. Una spiegazione può essere il fatto che i patch test sono eseguiti in maniera differente dai gruppi di ricerca da cui è stato testato. Sono impiegati gli estratti commerciali piuttosto che l’alimento fresco in quantità comunque non univoca e coppette di alluminio con diametri differenti (6,8 e 12 mm)42. Sono necessari ulteriori studi che confrontino le diverse metodiche utilizzate per standardizzare la tecnica e accertarne l’impiego clinico. Conclusioni AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 160 I l trattamento cardine della DA è rappresentato prevalentemente dall’utilizzo di emollienti e corticosteroidi topici e, meno frequentemente, dalla terapia sistemica. Tuttavia, ci sono evidenze che in un sottogruppo di pazienti nella prima infanzia gli alimenti possano scatenare reazioni eczematose a insorgenza tardiva. L’eliminazione degli alimenti in causa può portare ‒ in questo ristretto gruppo di casi ‒ a un miglioramento dei sintomi della DA, ma sempre in combinazione con un’efficace schema di trattamento topico e, quando necessario, di terapie farmacologiche. La patogenesi della DA tuttavia, è molto Considerando la varietà delle fasi in cui si manifesta, la presentazione clinica della DA dovrebbe essere il punto di partenza per guidare il clinico nella decisione se effettuare o meno gli SPT. più complessa per essere ricondotta unicamente a un’allergia alimentare, in quanto sia le alterazioni di barriera cutanea che la disregolazione del sistema immunitario rivestono ruoli chiave e determinanti nello sviluppo dei differenti endotipi di questa patologia. I pazienti che rispondono efficacemente ai trattamenti topici con emollienti e idratanti e con modeste quantità di corticosteroidi topici non trovano beneficio da diete di eliminazione, fatta eccezione per quei casi in cui siano riportate reazioni allergiche di ipersensibilità di tipo immediato verso un determinato alimento. Nei bambini con DA, quindi, gli SPT per gli alimenti possono essere effettuati per rilevare una sensibilizzazione IgE-mediata e stimare il rischio di reazioni immediate dopo la loro assunzione in particolare per quegli alimenti non ancora introdotti nella dieta. Una dieta a breve termine, seguita dalla reintroduzione dell’alimento secondo uno schema definito e sotto stretto controllo dello specialista, dovrebbe essere effettuata nei casi ove si sospetti l’implicazione di un allergene alimentare. Una dieta di eliminazione protratta invece dovrebbe essere prescritta solamente per quegli alimenti che hanno provocato reazioni avverse durante il challenge alimentare. Tuttavia ulteriori studi sono necessari per chiarire le diverse questioni irrisol- te e le controversie sulla esecuzione degli SPT per alimenti nei bambini con DA, come l’utilità degli SPT nell’identificazione degli alimenti che aggravano la patologia, l’accuratezza diagnostica dei test con gli estratti, l’alimento fresco o con le componenti allergeniche, oppure quanto l’evidenza dell’utilità di una dieta di eliminazione nella prima infanzia possa essere trasposta anche per altri gruppi di età; infine l’analisi costo-efficacia dei diversi interventi. L’esecuzione degli SPT nei bambini con DA può essere di utilità per identificare o escludere un’allergia alimentare associata e nel riconoscere quei pazienti con sensibilizzazione atopica e che richiedono quindi un follow-up rivolto anche alla diagnosi precoce e alla prevenzione delle allergopatie respiratorie (Tabella 1). Tuttavia è doveroso rimarcare che gli SPT non dovrebbero essere eseguiti ed interpretati da un clinico senza competenze in ambito allergologico, in quanto una scarsa accuratezza nella pratica clinica può portare a diete di eliminazione incongrue e prolungate e potenzialmente pericolose per il paziente, creando confusione e apprensione nella famiglia e portando a ulteriori richieste di indagini e visite non necessarie. Quindi l’appropriatezza delle indicazioni all’esecuzione degli SPT, ma soprattutto le decisioni successive all’esito dell’indagini, dovrebbero essere prese da specialisti esperti e guidate dalle evidenze scientifiche . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. Caso clinico Titolo articolo anche lungo In passato, il dolore nel bambino e soprattutto nel neonato/pretermine è stato spesso sottodiagnosticato e di conseguenza sottotrattato. Franca Benini1 Egidio Barbi2 Luca Manfredini3 Responsabile Centro Regionale del Veneto di Terapia Antalgica e Cure Palliative Pediatriche, Dipartimento di Pediatria, Università degli Studi di Padova 2 Responsabile Unità Sedazione Procedurale e Terapia Antalgica – Clinica Pediatrica Istituto di Ricerca Burlo Garofolo, Trieste 3 Responsabile UOS Assistenza domiciliare e Day Hospital Dipartimento Emato-Oncologia Pediatrica Referente per il Controllo del Dolore Cronico e le Cure Palliative Pediatriche - Istituto Giannina Gaslini, Genova 1 Introduzione N el 1979 l’International Association for the Study of Pain adottò la definizione secondo la quale “il dolore è un’esperienza sgradevole sensoriale ed emotiva, associata ad un danno tissutale reale o potenziale, o descritta nei termini di tale danno”, sottolineando che il dolore è un’esperienza complessa, che comprende dimensioni multiple, ma AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Dolore in Pediatria: miti e verità 161 [ Tutto su ] Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 162 Tabella 1. Il dolore nel pretermine, neonato e bambino: falsi miti e comprovate realtà MITO REALTÀ EVIDENZE I bambini più piccoli non sentono dolore. Il sistema nervoso dei bambini è immaturo e non è in grado di percepire ed esperire il dolore come negli adulti. Il sistema nervoso centrale alla 24 settimana di età gestazionale possiede le capacità anatomiche e neurochimiche di condurre lo stimolo doloroso: • i neonati dalle 36 settimane di età gestazionale possono sentire e modulare il dolore; • i pretermine sentono dolore e in più hanno immaturità dei sistemi di modulazione. Negli ultimi 2 decenni numerosi studi sperimentali e clinici (anatomici e biochimici) hanno dimostrato l’esistenza della percezione del neonato già dalla 24° settimana di gestazione (metà del II trimestre) 1. le strutture anatomiche e biologiche per la trasmissione degli impulsi nocicettivi sono precocemente ben sviluppati; 2. al contrario i sistemi di modulazione segmentaria e discendente del dolore mostrano un ritardo nell’organizzazione neuronale e biochimica. I bambini sono in grado di tollerare meglio il dolore rispetto agli adulti. • I bambini più piccoli esperiscono maggiori livelli di dolore rispetto a bambini più grandi • la tolleranza al dolore aumenta con l’età. Il SNC immaturo non è in grado di modulare il dolore. Sono documentati effetti a lungo termine del dolore in epoca neonatale. L’assuefazione al dolore può causare danni anatomici al cervello pretermine . I bambini si abituano al dolore o alle procedure dolorose. I bambini esposti a ripetute procedure dolorose spesso manifestano un aumento dell’ansia e della percezione di dolore. È dimostrato che il dolore (ripetuto e prolungato): • amplifica la sensibilità al dolore; • modifica la capacità di adattamento postnatale; • influenza il comportamento alimentare; • influenza il legame con i genitori. Studi hanno dimostrato come nei lattanti il dolore chirurgico non trattato ha portato a: • aumento delle complicanze cliniche; • prolungata ospedalizzazione; • aumento della mortalità. I bambini non ricordano il dolore. I bambini sottoposti a ricorrenti stimoli dolorosi possono sviluppare instabilità emotiva, difficoltà nello stabilire rapporti interpersonali, incapacità a tollerare dolore anche di minima intensità. La memoria fetale è sostenuta da risultati di esperienze tipo stimolo/risposta condotte durante la gravidanza sul feto.È dimostrato che il neonato (anche se pretermine) ha la capacità di memorizzare le esperienze dolorose: • la sensibilità del neonato al dolore è più profonda rispetto al bambino più grande; • alto livello di plasticità del SNC poiché in stato di attivo sviluppo: le esperienze dolorose possono influenzare l’architettura finale del cervello adulto; • la memoria del dolore si immagazzina nel SNC del bambino e ne condiziona le successive reazioni al dolore. Il dolore è una esperienza “soggettiva” e quindi non può essere realmente misurato. La severità del dolore può essere misurata grazie all’utilizzo di scale differenziate a seconda dell’età del bambino. I bambini non sono in grado di spiegare dove sentono male. I bambini possono non essere in grado di esprimere il dolore nella stessa maniera degli adulti. Comunque con l’utilizzo corretto di scale di assessment, i bambini sono in grado di esprimere ed identificare il dolore. Il comportamento dei bambini riflette l’intensità del loro dolore. I bambini sono unici nel loro modo di far fronte al dolore. Il comportamento dei bambini non è un indicatore specifico del loro livello di dolore. La somministrazione di farmaci analgesici può causare essa stessa dolore. Attualmente ci sono a disposizione farmaci con buon effetto analgesico somministrabili per os o per via intranasale o rettale. L’utilizzo di farmaci oppiacei nel bambino può creare dipendenza. Non ci sono evidenze che i bambini ai quali sono stati somministrati oppiacei a scopo terapeutico siano diventati dipendenti. Il rischio di depressione respiratoria nel bambino utilizzando oppiacei è maggiore del beneficio. Il rischio di depressione respiratoria nel bambino è simile a quello degli adulti. Studi hanno mostrato che i bambini di tre anni possono usare in modo accurato le scale del dolore. Studi clinici hanno dimostrato che il rischio di depressione respiratoria è < 0,1% nel bambino e < 0,09% nell’adulto. Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità L a classificazione più frequentemente usata del dolore si basa sulla sua durata e sulla sua fisiopatologia2, 15–18. Forma acuta Una volta definito semplicemente in termini di durata (< 3 mesi), attualmente è visto come “un’esperienza spiacevole con aspetti sensoriali, emozionali e cognitivi, che avviene in risposta a un trauma tessutale”. A differenza del dolore cronico, di solito è associato a una patologia ben riconoscibile e significativa, e si risolve con la guarigione della malattia che lo genera. Generalmente è di tipo nocicettivo, ma può essere anche neuropatico. Presenta le seguenti caratteristiche: durata limitata, si accompagna a notevole reazione di stress (con risposta ormonale) che provoca effetti fisiologici ed emozionali negativi; importante funzione biologica di campanello d’allarme (mettere in guardia contro la possibilità o l’estensione di un danno); · · e a risposte neurovegetative; cause: traumi, interventi chirurgici, procedure mediche, stati acuti di malattia. Stimolazioni dolorose ripetute anche brevi possono indurre delle modificazioni neuronali (rimodellamento) che inducono l’instaurarsi di dolore cronico, favorito anche dall’assumere alcuni comportamenti (posture anomale, sedentarietà eccessiva). · Forma cronica Se prima veniva definito in base alla durata di 3/6 mesi dal momento dell’insorgenza o del previsto periodo di guarigione, attualmente si tende a distinguerlo come dolore che “perdura oltre il previsto periodo di guarigione e si associa a livelli identificabili di malattia che spesso sono bassi e insufficienti a spiegare la presenza e/o l’estensione del dolore”. Cessa di avere un significato protettivo e di adattamento, ma piuttosto peggiora lo stato di salute e le capacità funzionali. Caratteristiche peculiari sono: perpetuato da fattori non collegati alla causa scatenante; poco associato a iperattività neurovegetativa; accompagnato da importante componente emotiva (irritabilità, isolamento sociale, depressione) e alterazione del ritmo circadiano (disturbi del sonno), disturbi dell’alimentazione; cause: patologie croniche (oncologiche, reumatiche, dolori intercorrenti, fibromialgia, neuropatia); A volte il dolore cronico compare senza alcuna causa apparente. Altre volte è scatenato da un danno iniziale, ma è perpetuato da fattori patogenetici e fisici non collegati ad esso. · · · · Forma episodica o ricorrente È caratterizzato da: accessi intermittenti per un lungo periodo di tempo, con periodi liberi dalla sintomatologia algica; crisi dolorose variabili per qualità, intensità e frequenza nel tempo, essendo pertanto imprevedibili; difficilmente distinguibile dalla forma “acuta intermittente”, ma con impatto più severo sul benessere psico-fisico del bambino. Esempi: emicrania, dolore da crisi falcemica, dolore addominale ricorrente. · · · 163 Classificazione del dolore solito proporzionale al grado di danno tessutale, · discompare con la risoluzione del danno; spesso associato a riflessi di protezione (retrazione · dell’arto leso, paralisi antalgica, spasmo muscolare) AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 soprattutto è un’esperienza soggettiva, il miglior giudice della quale è il paziente stesso 1. L’incapacità di comunicare verbalmente (per età e/o patologia) può limitare la possibilità di “dire” e “chiedere” per il proprio dolore ma non deve togliere e/o limitare un corretto approccio analgesico.2 Nel passato, il dolore nel bambino e soprattutto nel neonato/pretermine è stato spesso sottodiagnosticato e di conseguenza sottotrattato. Falsi miti (Tabella 1) hanno pesantemente condizionato l’approccio al bambino con sintomatologia dolorosa, sia in ambiente ospedaliero sia in ambito domiciliare. Solo negli ultimi 30 anni, grazie a “rivoluzionarie” scoperte in ambito pediatrico, neonatale e fetale, l’atteggiamento nei confronti della gestione del dolore presenta evidenti miglioramenti, anche se, purtroppo, timori immotivati circa l’uso di alcune classi di farmaci (oppioidi maggiori) non permette ancora di controllare efficacemente la sintomatologia dolorosa in alcuni pazienti e in alcune situazioni cliniche3–13. Proprio per tale motivo, la legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”14 sancisce che le strutture sanitarie che erogano terapia del dolore e cure palliative assicurino un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia (con particolare attenzione al mondo pediatrico). Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità Tabella 2. CLASSIFICAZIONE FISIOPATOLOGICA del DOLORE TIPO di DOLORE ORIGINE dello STIMOLO LOCALIZZAZIONE CARATTERISTICHE RIFERIMENTO / IRRADIAZIONE del DOLORE Ben localizzato. Solitamente acuto (possibile bruciore e prurito). Nessuno. Nocicettori delle ossa, articolazioni, muscoli e tessuto connettivo. Solitamente ben localizzato con dolorabilità alla palpazione. Solitamente sordo, con indolenzimento o lancinante. In alcuni casi il dolore è riferito alla cute sovrastante. Nocicettori degli organi interni (cuore, polmoni, tratto gastroenterico, fegato, pancreas, pleura, peritoneo, reni, vescica). Difficilmente localizzato, diffuso. La palpazione della zona sovrastante può suscitare un concomitante dolore somatico. Solitamente vago, sordo, con indolenzimento, crampi, tensione, pressione profonda, spasmi, contrazione o coliche. Sono spesso presenti nausea, vomito e sudorazione. In alcuni casi il dolore proveniente dall’organo malato è trasmesso alle stesse radici con localizzazione cutanea. Può esserci irradiazione del dolore viscerale, ma non con distribuzione nervosa diretta. MONO/POLI-NEUROPATIE Causato da danno del nervo affetto (qualsiasi lesione presente a qualsiasi livello tra le terminazioni libere ed il ganglio della radice dorsale). Dolore lungo il decorso del/i nervo/i periferico/i. Difficile da descrivere. Viene indicato con parole diverse: bruciore, pizzicore, dolore pungente; acuto o a scosse. Il dolore può essere persistente o ricorrente. Percepito all’interno del territorio di innervazione del nervo danneggiato. Possono esserci radiazioni anormali. DEAFFERENTAZIONE Dovuto alla perdita dello stimolo afferente (lesione tra il ganglio della radice dorsale ed il rispettivo terminale centrale). Localizzazione - segmentale o diffusa (tutto/metà/parte corpo). Segni/sintomi simili a quelli presenti nelle mono/ polineuropatie. CENTRALE Causato da una lesione Due forme: primaria o da una disfunzione • disestesia generalizzata del SNC “bambino intoccabile” (lesione determinatasi a livello • disestesia “a mosaico” del SNC compreso tra il corno (non “livello dorsale del midollo spinale neurologico”). fino alla corteccia). NOCICETTIVO SOMATICO Lo stimolo nocicettivo è evidente superficiale Nocicettori di cute, sottocute, membrane e mucosa. profondo VISCERALE AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 164 NEUROPATICO “Se sappiamo che il dolore e la sofferenza possono essere alleviati e, nonostante questo, non facciamo niente, allora noi stessi diventiamo dei carnefici” Primo Levi Dolore procedurale Caratteristiche peculiari sono: causato da procedure invasive diagnostiche e terapeutiche; è prevedibile e quindi può essere profilassato; si accompagna a notevole impatto emotivo (ansia, paura, stress). · · · Dolore terminale Sintomatologia che accompagna la terminalità di patologie inguaribili, è definito “dolore totale” e deve essere considerato la somma della componente puramente fisica, degli effetti collaterali delle terapie (come la nausea e il vomito), della perdita di capacità fisiche e della sofferenza psico-affettiva (solitudine, incertezza per il futuro, ansia, depressione, irritabilità, rabbia, paura della morte). Classificazione basata sulla fisiopatologia Da un punto di vista eziopatogenetico possiamo distinguere differenti tipi di dolore: nocicettivo, neuropatico, psicogeno e misto (Tabella 2)2, 15–18. La distinzione clinica è estremamente utile per impostare un differente approccio terapeutico. Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità Nessuna. • Ascessi; • trauma superficiale (tagli e contusioni); • ustione superficiale (chimica o termica); • dolore post-operatorio. Nessuna. • Fratture; • crampi muscolari; • dolore osseo da metastasi; • artrite; • tendinite; • episodi vaso-occlusivi falcemici. Nessuna. • Colica; • Appendicite; • distensione vescicale; • acidità gastrica o stipsi; • stiramento della glissoniana da metastasi epatiche; • stiramento della pleura per pleurite (polmonite o TBC). Il dolore è associato ad una disfunzione sensoriale precisamente localizzata (disestesia, ipoestesia, iperestesia ed allodinia). Possono essere presenti parossismi tipo scosse elettriche. • Malattie metaboliche (diabete); • tossicità (chemioterapici); • infezioni (HIV, VZV: nevralgia postherpetica); • trauma; • intrappolamento del nervo (sindrome del tunnel carpale); • malattie autoimmuni; • malattie ereditarie. Segni/sintomi simili a quelli presenti nelle mono/ polineuropatie. • Dolore da arto fantasma; • dolore post-toracotomia. • Ischemia (ictus); • Tumori; • trauma (lesione midollare); • siringomielia; • demielinizzazione; • dolore associato a sclerosi multipla. Dolore nocicettivo È provocato dall’attivazione dei nocicettori in risposta a uno stimolo nocivo (es. trauma, patologia, flogosi). Si distingue in viscerale (originato negli organi viscerali) e somatico (originato dalle strutture non viscerali), a sua volta distinto in superficiale (da cute, sottocute, membrane mucose) e profondo (da muscoli, tendini, articolazioni, fasce, ossa) 19–21. Diversamente che nel dolore neuropatico, la percezione dolorosa è strettamente correlata all’intensità dello stimolo e indica la presenza di un danno tessutale reale o potenziale. Dolore neuropatico Il dolore neuropatico origina da anomalie della trasmissione degli impulsi secondarie a lesioni (traumatiche, ischemiche, infettive, tossiche) disfunzioni · · · · · · 165 ESEMPI AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 DISFUNZIONE SENSORIALE (metaboliche o condizioni immunomediate) del sistema nervoso periferico o centrale22–24. Viene anche definito “dolore patologico”, in quanto non ha una funzione di allarme, ma rappresenta la malattia. Quando si determinano delle modificazioni fisiopatologiche svincolate dall’evento causale iniziale, può instaurarsi uno stato di cronicità del dolore. Questo fenomeno consegue a un processo di sensibilizzazione centrale (“centralizzazione” del dolore) scatenata da una lesione nervosa, che porta a modificazioni nel sistema nervoso centrale destinate a persistere indefinitamente. Si spiega così perché il dolore neuropatico è spesso sproporzionato rispetto allo stimolo (iperalgesia, allodinia) o si presenta anche in assenza di stimoli riconoscibili (dolore persistente, dolore diffuso). Caratteristiche sensoriali comuni estremamente suggestive di origine neuropatica della sintomatologia dolorosa sono: iperalgesia: aumento della risposta a uno stimolo normalmente doloroso (tattile o termico – soprattutto se freddo), con ridotta soglia di percezione del dolore; si distingue in: - primaria: se il dolore è sentito nella sede dov’è applicato lo stimolo (dovuto alla liberazione di metaboliti algogeni); l’anestesia locale della zona abolisce la risposta dolorosa; - secondaria: si riscontra in zone non direttamente interessate dal danno tessutale, le cui fibre afferenti convergono sugli stessi neuroni sui quali terminano le fibre afferenti della zona del danno tessutale. In genere la zona d’iperalgesia secondaria circonda quella di iperalgesia primaria. L’anestesia locale della zona d’iperalgesia secondaria non abolisce la risposta dolorosa che, invece, è abolita dall’anestesia della zona d’iperalgesia primaria. ipoestesia: ridotta sensibilità ad uno stimolo; disestesia: alterazione (spontanea o provocata) spiacevole della normale sensibilità; parestesia: sensazione anormale (formicolio, pizzicore o torpore) spontanea o provocata da uno stimolo solitamente non spiacevole; iperpatia: risposta abnormemente dolorosa ed esagerata a uno stimolo, specie se ripetitivo; allodinia: percezione dolorosa di uno stimolo normalmente innocuo (es. toccare delicatamente una zona provoca una sintimatologia dolorosa intensa). Se presente permette di essere certi della componente neuropatica. Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità Tabella 3. TERAPIA FARMACOLOGICA – Classificazione oms Classe Meccanismo d’azione FARMACO Dosaggio FARMACI ANTALGICI I gradino II gradino Paracetamolo • Blocco centrale prostaglandine (comprese le COX-3); • interazione con sistema oppioidergico (recettori µ1 e k); • modulazione del sistema endocannabinoide; • modulazione del sistema serotoninergico (aumento tono) ; • azione sui recettori NMDA spinali; • inibizione della ossido nitricosintetasi (azione antiradicalica). FANS • Blocco centrale prostaglandine; • blocco periferico prostaglandine; • inibizione rilascio mediatori infiammazione. OPPIOIDI DEBOLI AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 166 OPPIOIDI FORTI Antagonista degli Oppiodi Agonisti oppiacei parziali • Blocco presinaptico nella neurotrasmissione spinale; • modulazione effettiva stimolazione vie inibitorie discendenti; • effetto periferico; • effetto inibitorio risposta immune. Si lega avidamente (spiazzando il farmaco agonista) al recettore per l’oppioide non esercitando attività terapeutica. os: 20 mg/kg start, poi15 mg/kg ogni 4 ore rettale: 40 mg/kg start, poi20 mg/kg ogni 6 ore ev: 15 mg/Kg/dose (1,5 ml/kg/dose) dose max: 90 mg/kg/die (60 mg/kg/die se fattori di rischio o se tempi >48 ore) antidoto: N-acetil-cisteina Potenza bassa IBUPROFENE os: < 6 mesi: 5 mg/kg/6–8 h >6 mesi: 7,5 mg/kg/6–8 h rettale: supposta da 60 mg > 6 kg/8 hr supposta da 125 mg> 12 kg/8 hr dose max: 40 mg/kg/die non utilizzare < 3 mesi KETOPROFENE os, rettale o ev: 2–3 mg/kg ogni 8 ore (oppure 6 mg/kg/ 24 ore ev in i.c) dose max: 9 mg/kg/die media NAPROXENE os: 5–10 mg/kg ogni 8–12 ore dose max: 20 mg/kg/die alta KETOROLAC TROMETAMINA os: 0,2 mg/kg (max 10 mg) ogni 2– 3 ore ev, im: 0,5 mg/kg start, poi 0,2– 0,3 mg/kg ogni 4–6 ore dose max: 3 mg/kg/die INDOMETACINA os, ev: 1 mg/kg ogni 8 h dose max: 3 mg/Kg/die CODEINA (utilizzata in associazione con il paracetamolo) os, rett: 0,5–1 mg/kg ogni 4–6–8 h ATTENZIONE: – non deve essere usata in bambini < 12 aa – non deve essere usata in tutti nei pazienti con età compresa tra 12 e 18 aa che: – sono stati sottoposti ad interventi di tonsillectomia e/o adenoidectomia; – sono noti per essere metabolizzatori CYP2D6 ultra-rapidi; – hanno una compromissione della funzionalità respiratoria; – deve essere usata alla dose minima efficace per il più breve periodo di tempo. TRAMADOLO os: 0,5–1 mg/kg ogni 4–6–8 h ev: 1 mg/kg ogni 3–4 h o 1,5 mg/kg ogni 6h; infusione continua 0,3 mg/kg/h MORFINA CLORIDRATO (ev): bolo 0,05–0,1 mg/kg ogni 2–4 h; infusione continua 0,02–0,03 mg/kg/h SOLFATO (os): rapido rilascio: 0,15–0,3 mg/kg ogni 4 h lento rilascio: 0,3–0,6 mg/kg ogni 8–12 h OXICODONE os: 0,1–0,2 mg/kg ogni 8–12 h FENTANIL ev: bolo 0,001–0,002 μg/kg/h (max 5 gamma/ kg in respiro spontaneo); infusione continua 0,001 μg/kg/h intranasale METADONE os: 0,05–0,1 mg/kg ogni 8–12 h (schema posologico da modificare in rapporto alla durata della terapia) NALOXONE Vomito incoercibile, prurito: 1–2 µg/ kg ev seguito da infusione ev di 1–2 µg/ kg/ ora Depressione respiratoria: da 4 a 10 µg/ kg ev L’effetto può essere transitorio, per cui il paziente deve essere attentamente monitorato. Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità Tabella 3. TERAPIA FARMACOLOGICA – Classificazione oms (segue) Classe Meccanismo d’azione FARMACO Dosaggio Blocco della depolarizzazione della membrana presinaptica, impedisce lo sviluppo del potenziale d’azione. LIDOCAINA 1% dose massima 5–6 mg/kg – 0,5 ml/kg meno dolorosa se tamponata con sodio bicarbonato 1:10 EMLA emulsione eutectica di lidocaina 2,5% e prilocaina 2,5% base 2 g circa di crema e si copre l’area con bendaggio semipermeabile per almeno 60 minuti. Effetto analgesico dura almeno per 1 ora dopo rimozione bendaggio Soppressione scarica neuronale CARBAMAZEPINA 4 mg/Kg/die, fino a 10 mg/Kg/die in 2 sottodosi Stabilizzatori di membrana antagonizzano la trasmissione nervosa GABAPENTINA 8-35 mg/kg/die in tre dosi AMITRIPTILINA 1/5 dose Gabapentina in 2 somministrazioni/die Anestetici locali Per infiltrazione locale, per irrigazione di mucose, per assorbimento transdermico o per blocchi nervosi centrali e periferici. Azione: 1. producono analgesia (utili nel controllo del dolore neuropatico) 2. Potenziano effetto oppioidi 3. Contrastano effetti indesiderati oppioidi ANTI DEPRESSIVI Efficaci nella componente disestesia – allodinia arto fantasma disturbi del sonno dovuti al dolore AMITRIPTILINA Dose iniziale 0,2–0,4 mg/Kg/die serale (aumentabile del 25% ogni 2–3 giorni fino a 1–2 mg/Kg) BENZODIAZEPINE • Ansiolisi; • amnesia; • ridotta tensione muscolare. DIAZEPAM 0,05-0,2 mg/Kg/dose ogni 4–6 ore LORAZEPAM 0,05-0,2 mg/Kg/dose ogni 4–6 ore sedazione e amnesia (sedazione procedurale) Rapidità d’azione (ev: 2–3 min, os: 10-15 min) ed emivita breve antagonista: Flumazenil: 0.02mg/dose MIDAZOLAM os: 0.2–0.5 mg/kg endonasale: 0.2–0.5 mg/kg rettale: 0.25–0.5 mg/kg im: 0.1–0.5 mg/kg ev: (1m-5aa) 0.05-0.1 mg/kg (6aa–12aa) 0.025–0.05 mg/kg Vantaggi se co-somministrato con altri farmaci (es. Fentanest, Propofol, Ketamina) NEUROLETTICI rischio di reazioni extrapiramidali (distonie e acatisia). • Agitazione • nausea – vomito. analgesico, antiemetico, antipsicotico CLORPROMAZINA os: 0,5 mg/Kg/dose ogni 4–6 ore CORTISONICI ANTISTAMINICI PROMETAZINA os: 1 mg/Kg/dose ogni 4–6 ore ALLOPERIDOLO (> 3 anni) os: 0,05–0,075 mg/Kg/die in due-tre dosi • Aumento della pressione intracranica; • compressione spinale / nervo • metastasi ossee; • nausea – vomito. DESAMETASONE Edema cerebrale: carico di 0,1–0,2 mg/kg, poi 0,1-0,15 mg/kg /die diviso in 4 dosi (max: 4 mg/dose) sia os che ev • Prurito severo • nausea, vomito • sedazione. IDROSSIZINA os: 0,5–1 mg/kg/dose ogni 8 h Dolore psicogeno Il dolore di origine psichica deriva dall’anomala interpretazione dei messaggi percettivi normalmente avviati e condotti2, 25, 26. A seconda delle differenti caratteristiche e dei vantaggi secondari (consci o inconsci) che il bambino/adolescente tenta di ottenere, possiamo distinguere 3 differenti tipologie: somatoforme o psicosomatico: espressione fisica di un problema psicologico. Rappresenta un mezzo incosciente tentativo di uscire dal disagio; fittizio o “consapevole inganno”: dentro un quadro di disagio rappresenta un mezzo cosciente di “richiesta di aiuto” al fine di ottenere vantaggi secondari (ad esempio la perdita scolastica). Caratteristica di questa tipologia di dolore psicogeno è · · · la discrepanza tra il racconto del paziente e l’obiettività clinica riscontrata durante l’esame obiettivo; Sindrome di “Münchausen by proxy”: i genitori, o inventando sintomi e segni che i propri figli non hanno (presunto “dolore” del bambino) o procurando loro sintomi e disturbi (ad esempio somministrando sostanze dannose), li espongono ad accertamenti, esami, interventi inutili e alcune volte dannosi (soprattutto dal punto di vista psicologico). La predisposizione di una documentazione clinica “ricca” che viene esibita a frequenti consulti con vari specialisti (“Doctor shopping”) e la grande familiarità con termini medici sono caratteristiche peculiari di questa situazione, creata, mantenuta e utilizzata dal genitore per attirare l’attenzione su di sé. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 ANTI CONVULSIVANTI 167 Farmaci audiuvanti Utili nella gestione del dolore cronico (Neuropatico) /o terminale Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità “Il dolore passa, l’aver sofferto mai” Frederik Jacobus Johannes Buytendijk “La valutazione del dolore ed il suo trattamento sono indipendenti, ma ciascuno dei due aspetti è sostanzialmente inutile senza l’altro” Myron Yaster Dolore misto Vi può essere coesistenza di dolore nocicettivo e neuropatico, presentandosi con segni e sintomi evocativi di interessamento somatico, viscerale e neuropatico insieme o separatamente in momenti diversi. Valutazione del dolore L a terapia del dolore non può prescindere dalla valutazione dello stesso. Misurare il dolore è il primo passo per poter riconoscere e quindi alleviare la sofferenza2,15-17. Durante la raccolta dell’anamnesi, attraverso domande rivolte direttamente al bambino (quando possibile per età e patologia) e/o ai genitori, è importante mettere in luce: precedenti esperienze dolorose e risposte messe in atto situazione affettiva e familiare descrizione del dolore attuale (sede, andamento, situazioni esacerbanti e limitanti, risposta ai farmaci) e modificazione del ritmo circadiano e della qualità della vita (sonno, gioco, alimentazione, scuola, relazioni con familiari e amici). Un sistema rapido per memorizzare quali caratteristiche del dolore occorre cercare è il sistema PQRST (acronimo di Provocazione, Qualità, iRradiazione, Severità, Tempo) che prende in esame: 1. Provocazione (Provocation/Palliation): da cosa è provocato il dolore? Che cosa lo fa peggiorare? Che cosa lo fa migliorare? 2. Qualità (Quality/Description): che tipo di dolore è? A cosa assomiglia? AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 168 · · · 3. iRradiazione (Region/Radiation): dove è il dolore? Dove si irradia? 4. Severità (Gravità) (Severity/Scale): quanto è forte? Qual è la misura del dolore? 5. Tempo (Timing/Type of Onset): c’è sempre o va e viene? Da quanto tempo dura? L’attenta raccolta di informazioni sul dolore provato ne facilita la diagnosi (tipologia di dolore: nocicettivo vs neuropatico vs psicogeno) e quindi dà maggiori possibilità di riuscita al trattamento. È quindi importante consentire al paziente, per quanto possibile per età e condizioni cliniche, e/o ai suoi genitori di “narrare” l’esperienza dolorosa vissuta. La misurazione del dolore (renderlo quantificabile utilizzando strumenti adeguati, efficaci e validati dalla letteratura) permette di: valutare il livello di dolore attuale del bambino; analizzare l’andamento del dolore nel tempo; scegliere l’approccio analgesico più adeguato; monitorare gli effetti del trattamento scelto; utilizzare un “linguaggio comune” tra operatori sanitari per un approccio condiviso nella gestione del dolore (la misurazione del dolore deve produrre dei valori numerici confrontabili). La misurazione del dolore deve essere effettuata tenendo conto della dimensione soggettiva, di quella comportamentale e di quella fisiologica. La dimensione soggettiva è considerata il gold standard irrinunciabile, a meno che limiti d’età, fisici o intellettivi ne impediscano l’applicazione. Le dimensioni comportamentale e fisiologica si rivelano essenziali nelle situazioni in cui non si può ricorrere all’autovalutazione del dolore. Molti gli · · · · · Scala FLACC Faccia 0 1 2 Espressione neutra Smorfie saltuarie, sopracci aggrottate Tremolio del mento frequente, mandibola serrata Gambe Rilassate, in posizione normale Muscoli contratti, movimento continuo Gambe fisse, retratte Attività Tranquillo, in posizione normale, si muove facilmente Irrequieto, agitato, si gira da un lato all’altro Rigido, inarcato, movimenti spasmodici Pianto Non piange (sveglio o addormentato) Geme, si lamenta occasionalmente Piange, urla, singhiozza Consolabilità Tranquillo, rilassato Rassicurato dal contatto e dalle parole, distraibile Difficilmente consolabile, non si calma Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità strumenti a disposizione, ma nessuno valido in assoluto per tutta l’età pediatrica. La scelta infatti varia in rapporto a fattori diversi quali età, fase di sviluppo cognitivo, comportamentale e relazionale, situazione clinica, farmacologica, emozionale e logistica, nonché culturale e sociale. I metodi algometrici in uso per l’età pediatrica si possono suddividere in due gruppi: • scale oggettive o di eterovalutazione: persone diverse dal bambino (genitori/operatori sanitari) danno una misurazione del dolore provato dal bambino stesso attraverso la valutazione delle risposte comportamentali e dei parametri fisiologici; scale soggettive (self-report) o di autovalutazione: costituiscono il gold standard. Si tratta di metodi di valutazione che si basano sulla descrizione verbale o analogica che il paziente riesce a dare del proprio dolore: I limiti sono posti soprattutto dall’età del paziente (> 4 anni) e dalle sue capacità cognitive e comunicative28, 29. Sono state individuate, fra le molte a disposizione, tre scale algometriche che per efficacia, efficienza e applicabilità, risultano le più indicate per la misurazione del dolore nel bambino competente, da 0 a 18 anni27: scala FLACC per bambini < 3 anni, o per bambini che per deficit motori o cognitivi non possono fornire una valutazione soggettiva del dolore; Scala faccette di Wong Baker. Bambino di età > 3 anni. Scala numerica. Bambino di età ≥ 8 anni. · con le facce di Wong-Baker per bambini > 3 · scala anni; scala numerica per bambini ≥ 7 anni. · Le scale di misurazione del dolore, le loro indicazio- ni e gli accorgimenti che devono essere applicati nel loro utilizzo sono indicati nella Tabella 3. In caso di dubbio, si possono usare anche due metodi. Nel bambino con handicap neuromotorio, oltre all’utilizzo di particolari scale algometriche, si può ricorrere alla eterovalutazione da parte dei genitori ed eventualmente, in caso di dubbio, alla valutazione dei parametri fisiologici30, 31 32. Il dolore deve essere valutato (obbligo secondo la legge 38/2010): · N-Pass Sedazione Normale Dolore / agitazione -2 -1 0 1 2 Pianto Non pianto con simoli dolorosi Minimo pianto con gli stimoli dolorosi Pianto adeguato Fasi di irritabilità o pianto Pianto acuto o silenzioso continuo Irritabilità Rilassate, in posizione normale Comportamento Non risposte a qualsiasi stimolo Minime risposte agli stimoli Stato Nessun movimento spontaneo Piccoli movimenti spontanei Espressione facciale Bocca distesa nessuna espressione Estremità Inquieto, si dimena Si inarca, contorce, scalcia Appropriato per l’età gestazionale Si sveglia presto Costantemente sveglio o sonno inquieto con frequenti risvegli (non sedato) Minima espressione alla stimolazione Rilassata appropriata Qualsiasi espressione di dolore intermittente Qualsiasi espressione di dolore continuo Grasp assente Grasp debole Mani e piedi rilassati Fasi intermittenti di mani a pugno o tese Mani a pugno tese o flesse continuamente Tono Tono flaccido Ipotono Tono normale Corpo non teso ipertono, corpo teso Segni vitali Nessuna variazione con gli stimoli Variazione del 10–20% rispetto al basale Variazione > 20% rispetto al basale FC, FR, PAS, SaO2 Iperventilazione o apnea SaO2 76–85% con la stimolazione ma rapido recupero SaO2 < 75% con la stimolazione – lenta ripresa Fuori sintonia con ventilatore meccanico Variazione < 10% rispetto al basale con stimoli All’interno del range di riferimento o normale per EG Score superiore a 3 indica dolore-moderato; score da -10 a -2 sedazione lieve; da -5 a -10 sedazione profonda. Correzione dello score in relazione alla prematurità: +3 se età gestazionale < 28 settimane/età corretta; +2 se età gestazionale 28-31 settimane; +1 se età gestazionale 32/35 settimane età/corretta. 169 Non irritabile AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Criteri Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità il bambino presenta situazioni cliniche che · quando possono determinare dolore; quando bambino dice di avere dolore; · quando ili genitori dicono che il loro figlio prova · dolore; il paziente viene ammesso in reparto o· quando spedaliero e servizio ambulatoriale o in Pronto · · · · Soccorso (rilevazione da considerare in triage di pari importanza a quella dei parametri vitali); in ospedale almeno una volta al giorno (in assenza di cause oggettive di dolore); prima e dopo interventi dolorosi (procedure-manovre diagnostico-terapeutiche); durante la somministrazione di farmaci analgesici; dopo la sospensione di farmaci analgesici. Trattamento del dolore I n ambito pediatrico, le possibilità d’intervento terapeutico antalgico sono molteplici e vanno usate in maniera combinata: la terapia può essere eziologica (mirata a togliere, quando possibile, la causa del dolore); farmacologica (basata sull’uso di farmaci specifici) e non farmacologica (psicocomportamentale e fisica)2, 15–17, 33. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito una scala graduata d’interventi in base alle caratteristiche e all’entità del dolore: le indicazioni all’uso dei non oppioidi (paracetamolo e FANS ‒ farmaci antinfiammatori non steroidei) sono state puntualizzate, l’efficacia dei farmaci adiuvanti è stata ormai confermata, le paure legate alla dipendenza e AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 170 Bibliografia 1. International Association for the Study of Pain (IASP), Subcommittee on Taxonomy. Pain terms: a list with definitions and notes on usage. Pain 1979;6:249-52. 2. Benini F, Barbi E, Gangemi M, Manfredini L, Messeri A, Papacci P. Il dolore nel Bambino: strumenti pratici di valutazione e terapia. Ministero della Salute 2014. https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_ pubblicazioni_2077_allegato.pdf 3. Anand KJ, Hickey PR. Pain and its effects in the human neonate and fetus. N Engl J Med 1987;317:1321-9. 4. Anand KJS, Stevens BJ, McGrath PJ. Pain in neonates. Amsterdam: Elsevier, 2000. 5. Bhutta AT, Anand KJ. Vulnerability of the developing brain. Neuronal mechanisms. Clin Perinatol 2002;29:357-72. 6. Grunau R. Early pain in preterm infants. A model of long-term effects. Clin Perinatol 2002;29:373-94. 7. Oberlander TF, Grunau RE, Fitzgerald C, Whitfield MF. Does parenchymal brain injury affect biobehavioral pain responses in very low birth weight infants at 32 alla tolleranza dei farmaci narcotici in età pediatrica sono state ridimensionate34, 35. Peraltro, il bambino (e soprattutto il neonato) è un paziente particolare: per molte molecole, infatti, presenta notevoli differenze farmacocinetiche che cambiano continuamente in rapporto all’età e alle condizioni cliniche. A differenza dell’adulto, per il quale esiste un dosaggio valido in assoluto, in ambito pediatrico la dose va stabilita prendendo in considerazione tutte le variazioni funzionali degli organi nei vari stati maturativi e quindi va stabilita in base al peso e all’età, o alla superficie corporea. L’impostazione di un programma terapeutico farmacologico non può prescindere da alcune considerazioni. Innanzitutto la scelta terapeutica deve valutare l’entità del dolore, e scegliere il farmaco adeguato per potenza analgesica. Il dolore è classificato secondo l’OMS in lieve, moderato e forte; per ciascun livello d’intensità, sono indicati dei farmaci, adeguati per potenza analgesica (scala analgesica OMS) secondo un principio di gradualità d’intervento. Il primo gradino è quello del dolore lieve e prevede l’uso di un farmaco analgesico non oppioide. Il secondo gradino è quello del dolore moderato e severo nel quale gli oppioidi, con o senza associazione di paracetamolo e FANS (associati eventualmente ai farmaci adiuvanti), sono l’indicazione terapeutica (principio “secondo la scala”). In secondo luogo, la scelta terapeutica (analgesici non oppioidi, oppioidi, adiuvanti e anestetici locali) deve valutare sia la tipologia del dolore (nocicettivo, neuropatico, psicogeno, misto...) che le condizioni cliniche (eventuali deficit di metabolizzazione e/o eliminazione), la durata weeks’ postconceptional age? Pediatrics 2002;110:570-6. 8. Buskila D, Neumann L, Zmora E et al. Pain sensitivity in prematurely born adolescents. Arch Pediatr Adolesc Med 2003;157:1079-82. 9. Fitzgerald M. The development of nociceptive circuits. Nat Rev Neurosci 2005;6:507-20. 10. Hermann C, Hohmeister J, Demirakça S et al. 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Tolleranza, dipendenza fisica e psichica, depressione respiratoria 30. Parkinson KM, Dickinson HO, Arnaud C et al. Pain in young people aged 13 to 17 years with cerebral palsy: crosssectional, multicentre European study. Arch Dis Child 2013;98:434-40. 31. Pillai Riddel R, Racine N. Assessing pain in infancy: the caregiver context. Pain Research & Management 2009;14:27-32. 32. Voepel-Lewis T, Malviya S, Tait AR. Validity of parent ratings as proxy measures of pain in children with cognitive impairment. Pain Manag Nurs 2005;6:168-74. 33. Barbi E, Cantoni L, Panizon F. Medico e Bambino. Prontuario Pediatrico. Guida alla terapia. VI ed. Milano: Edifarm, 2004. 34. WHO guidelines on the pharmacological treatment of persisting pain in children with medical illness www.who.int/ medicines Geneva: WHO. 35. Drake R, Anderson BJ, van den Anker JN et al. Managing persisting pain in children with medical illnesses: another frontier unexplored. Pediatric Anesthesia 2013;23:381-4. 36. Goldman RD. 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Analgesici non oppioidi Gli analgesici non narcotici costituiscono una classe assai eterogenea di sostanze con meccanismi d’azione diversi. Una parte degli effetti terapeutici ‒ e anche di quelli indesiderati ‒ dipende dall’interazione inibitoria con il metabolismo dell’acido arachidonico durante la sintesi delle prostaglandine. Accanto a questa, svolgono anche un’azione centrale e periferica modulando, direttamente o indirettamente in senso negativo, la progressione dello stimolo nocicettivo. In ambito pediatrico, in realtà, la prescrizione di tali molecole è soprattutto secondaria agli effetti antipirettici e antiflogistici, mentre scarse sono le indicazioni in ambito antalgico. I farmaci più importanti di questa categoria sono il paracetamolo36 e alcuni FANS (ibuprofene, ketoprofene, napro- xene e ketorolac). L’indicazione è rivolta soprattutto al dolore lieve-moderato di diversa origine: osseo, muscolare, cutaneo e mucoso, infiammatorio e post-operatorio. Sono indicati in associazione con gli oppioidi nella gestione del dolore grave (effetto sinergico che permette di ridurre il dosaggio dell’oppioide). AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 prevedibile della terapia e le capacità di adattamento del bambino e della famiglia alla proposta. È importante che il programma terapeutico scelto sia presentato (in modo onesto e chiaro) e discusso col bambino (quando possibile per età e situazione clinica) e i genitori per favorire la collaborazione positiva sia nella valutazione che nella gestione della terapia. In terzo luogo, la prescrizione deve essere eseguita alla dose corretta per l’età del paziente e per le condizioni cliniche, tenendo conto di eventuali insufficienze d’organo che possono modificare la farmacocinetica della molecola (principio “secondo il bambino”). La via di somministrazione scelta poi deve essere la più semplice, più efficace e meno dolorosa (quasi sempre la via orale). La via intramuscolare deve essere limitata ai casi in cui non vi siano altre possibilità (principio “secondo la via”). È importante somministrare gli analgesici a orario fisso, in modo da evitare l’insorgenza di “buchi” di dolore. L’intervallo fra le dosi dovrebbe essere determinato in accordo con l’intensità del dolore e la durata dell’effetto analgesico del farmaco utilizzato. La dose al bisogno deve essere prescritta solo dopo avere programmato un piano analgesico, nel caso in cui il bambino dovesse provare dolore durante la giornata nonostante la terapia a intervalli regolari (principio “secondo l’orologio”). L’efficacia terapeutica e gli eventuali effetti collaterali devono essere accuratamente monitorati e prontamente trattati. È necessario profilassare l’insorgenza del dolore prevedibile. Tutto su Dolore in Pediatria: miti e verità (dose-correlata), effetti gastroenterici (nausea, vomito e costipazione), urinari (ritenzione urinaria), emodinamici (ipotensione, bradicardia) e neurologici (allucinazioni, convulsioni) sono gli effetti collaterali che ne hanno limitato per molto tempo l’intervento antalgico in età pediatrica. Attualmente la letteratura conferma che la scelta oculata del farmaco in rapporto all’età e al tipo di dolore, una metodologia di somministrazione (timing e via) corretta e un monitoraggio stretto, sia dell’efficacia che degli eventuali effetti collaterali, permettono di impostare programmi terapeutici efficaci e sicuri anche nel neonato e nel bambino. I farmaci oppioidi occupano, quindi, un posto rilevante, sia per la loro efficacia che per l’ampia possibilità di utilizzazione clinica. I principali vantaggi dell’uso degli oppioidi in età pediatrica derivano dalla: lunga esperienza clinica; azione analgesica efficace e intensa; effetto sedativo; assoluta reversibilità con il naloxone. Nella pratica, infatti, l’utilizzo degli oppioidi da parte del pediatra (ai dosaggi e con gli schemi terapeutici raccomandati) è da considerarsi non solo sicuro e appropriato, ma sostanzialmente obbligatorio in molte situazioni cliniche. Se utilizziamo la via parenterale, in corso di infusione iniziale e/o aggiustamento/modificazione di terapia, è opportuno monitorare la frequenza cardiaca, respiratoria (meglio rispetto alla saturazione di O2, poiché la bradipnea precede la desaturazione), la pressione arteriosa nonché il livello di sedazione. In corso di terapia cronica (per os ed ev) non è necessario un monitoraggio dei parametri fisiologici, mentre è indicato (in corso di aumento del dosaggio) l’uso di una scala della sedazione ed eventualmente il monitoraggio della frequenza respiratoria. Altre situazioni cliniche di attenzione possono essere insufficienza renale o respiratoria, ileo meccanico e/o dinamico, insufficienza epatica, traumi cranici, asma, anemia e ipovolemia. Gli effetti collaterali da oppioidi possono essere trattati, se non prevenuti: costipazione: modificazioni della dieta (più liquidi e fibre), uso di blandi lassativi; prurito: uso di antistaminici, eventuale cambio di oppioide (ad esempio l’uso di fentanil è meno gravato dalla presenza di tale sintomo); nausea e vomito: è indicato l’uso concomitante di antiemetici; sedazione: rivalutare dosaggio e timing di somministrazione; AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 172 · · · · · · · · rivalutare il dosaggio del farmaco, · allucinazioni: considerare l’eventuale cambio con altro oppioide o programmare l’uso di farmaci neurolettici; mioclono: clonazepam; globo vescicale: massaggio ed eventuale cateterismo; edemi periferici: breve ciclo di diuretico; problemi respiratori: - bradipnea: stimolazione del bambino e riduzione delle dosi successive di farmaco; - apnea: stimolazione del bambino, ossigenoterapia ed eventuale supporto respiratorio; - situazione acuta: naloxone e intervento rianimatorio. Tutti gli effetti collaterali possono essere bloccati (temporaneamente per un periodo di circa 60–90 minuti, pertanto risulta indispensabile rivalutare il paziente dopo tale periodo) dal naloxone, che però interrompe anche l’analgesia. Dal punto di vista della potenza antalgica i farmaci appartenenti a questa classe vengono comunemente divisi in oppioidi deboli e oppioidi forti. Quelli più frequentemente usati in età pediatrica sono, fra gli oppioidi deboli, codeina37–40 e tramadolo41 e, fra gli oppioidi forti, morfina, oxicodone, fentanil e metadone. Non c’è effetto-tetto (a eccezione di codeina e tramadolo): si può aumentare la dose fino a ottenere un controllo adeguato del dolore. · · · · Adiuvanti Gli adiuvanti o coanalgesici comprendono un gruppo di farmaci la cui indicazione primaria non è il dolore, ma capaci di importanti proprietà analgesiche in alcune condizioni, per le quali vengono associati agli analgesici corrispondenti a ciascun gradino della scala. In pediatria gli adiuvanti sono stati utilizzati soprattutto nel bambino affetto da dolore di origine neuropatica o mista. Anestetici locali Molteplici le possibilità d’uso e le metodiche di somministrazione per il controllo del dolore degli anestetici locali in ambito pediatrico: infiltrazione locale, irrigazione di mucose, assorbimento transdermico o blocchi nervosi centrali e periferici. L’anestesia locale si è arricchita in questi ultimi anni di molti presidi che hanno nettamente migliorato l’efficacia e l’applicabilità di queste molecole. Gli anestetici più usati sono lidocaina, mepivacaina, bupivacaina e ropivacaina . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. Uno strumento indispensabile per una gestione esperta e multidisciplinare Un libro a cura di Carlo Catassi Salvatore Cucchiara, Giuseppe Maggiore, Annamaria Staiano o 512 pagine a colori. € 75,00 w w w. p e n s i e r o . i t Caso clinico Titolo articolo anche lungo AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 174 [ come s i fa ] La terapia analgesica non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti Sono qui descritte alcune tra le TNF che più frequentemente possono essere utilizzate soprattutto in ambito ospedaliero. L a letteratura in questi ultimi anni ha proposto numerosi studi che hanno confermato l’efficacia delle tecniche non farmacologiche (TNF) nell’ambito della analgesia neonatale e pediatrica1. Il dolore è un’esperienza complessa in Pierina Lazzarin cui la componente fisica si associa Filippo Coccato Maria Chiara Giglio alla componente emotiva: un interGrazia Ghiraldo vento globale che preveda l’utilizzo Paola Amoruso di farmaci e di TNF è quello che asFranca Benini sicura maggior efficacia. I meccanismi d’azione attraverso cui le TNF conseguono l’effetto antalgico sono diversi e non completamente conosciuti: tra i meccanismi più importanti, l’attivazione del sistema inibitorio discendente (modulazioCentro di riferimento ne centrale) e l’incremento del livello per la regione Veneto di Terapia del Dolore di endorfine endogene2. Indicazioni: e Cure Palliative non ci sono limiti di età all’utilizzo Pediatriche – Università delle TNF. Per essere efficaci, devono degli Studi di Padova essere adeguate all’età e alla capacità di sviluppo e devono essere scelte in modo che il bambino sia interessato alla tecnica proposta. Tutte le tipologie di dolore (acuto, cronico, procedurale) risentono favorevolmente dell’utilizzo delle TNF. Gli ambiti in cui le TNF sono stati più studiati sono l’ambito procedurale e cronico. Esse possono essere riassunte in tre grandi categorie: metodi cognitivi (preparazione, musica, immaginazione guidata, distrazione, ipnosi); · comportamentali (rilassamento muscolare, · metodi esercizi di biofeedback, controllo della respirazione); metodi fisici (caldo/freddo, massaggio, TENS, a· gopuntura). Di seguito sono descritte alcune tra le TNF che più frequentemente possono essere utilizzate soprattutto in ambito ospedaliero: sono tutte TNF facili da usare che non richiedono particolare preparazione dell’operatore se non quella di prevedere la disponibilità di materiale AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 Tutte le tipologie di dolore (acuto, cronico, procedurale) risentono favorevolmente dell’utilizzo delle TNF. Gli ambiti in cui le TNF sono stati più studiati sono l’ambito procedurale e cronico. 175 Caso clinico Titolo articolo anche lungo Come si fa La terapia non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti Tabella 1. Suggerimenti per i genitori e per i professionisti da adottare durante una procedura PAROLE DA EVITARE SUGGERIMENTI È tutto a posto; non c'è nulla di cui preoccuparsi rassicurazione eccessiva Non va bene… / non farà male vago; attenzione negativa Ti stai comportando come un bambino! critica E si sentirà come una puntura d’ape messa a fuoco negativa La procedura durerà a lungo attenzione negativa La medicina brucerà attenzione negativa Dimmi quando sei pronto richiesta di eccessivo controllo Mi dispiace scuse Non piangere attenzione negativa È tutto finito, finito…! rassicurazione eccessiva Cosa hai fatto oggi a scuola? distrazione Si potrebbe sentire come un pizzico informazioni sensoriali Prima di tutto, l’infermiera pulirà il braccio, sentirai il tampone imbevuto di disinfettante freddo, e poi... informazioni sensoriali e procedurali Andiamo con la mente fuori di qui; dimmi di quel film… distrazione Dimmi come ci si sente mentre… informazioni La procedura sarà più breve di... (riferimenti pratici come programma televisivo o altro momento familiare al bambino) informazioni procedurale; attenzione positiva Alcuni bambini dicono di sentire una sensazione di caldo, altri invece… informazioni sensoriali; attenzione positiva Quando io conto fino al 3, inizia a soffiare fuori la sensazione che provi (o la paura) lontano dal corpo insegnare una tecnica di distrazione; insegnare modalità di controllo Sei molto coraggioso lode; incoraggiamento Lo so che è stato duro; Sono orgoglioso di te lode Hai fatto un ottimo lavoro facendo la respirazione e soffiando via la tua paura lode specifica Tabella 2. Descrizione di altre TNF TNF cognitivo-comportamentali I bambini possono essere più facili da ipnotizzare rispetto agli adulti, ma la tecnica deve essere utilizzata da personale esperto. Gli studi hanno dimostrato che l’ipnosi e l’auto-ipnosi può essere utile per la riduzione del dolore in procedure dolorose, come l’aspirazione del midollo osseo e la puntura lombare nei pazienti oncologici pediatrici, il dolore postoperatorio e l’ansia nei bambini sottoposti a intervento chirurgico, e con cefalea. Musicoterapia La musica può essere scelta dal bambino in collaborazione con il musico terapista/operatore e associata ad esercizi di rilassamento. Può aiutare ad aumentare i livelli di energia, a migliorare l’umore e ridurre l’ansia. Può aiutare a ridurre il dolore attivando il rilascio di endorfine. Pet therapy La tecnica utilizza l’animale che, guidato da un terapista, aiuta il bambino a raggiungere rilassamento, distrazione e benessere. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 176 Ipnosi TNF fisiche Caldo/Freddo Il caldo e il freddo, come altre tecniche fisiche, attivano il sistema gate-control. Il calore riduce il dolore e lo spasmo muscolare: viene applicato per 20-30’ ogni 2 h (attenzione al neonato o al bambino non vigile). Il ghiaccio aiuta a diminuire l’infiammazione, il gonfiore e il dolore. L’impacco di ghiaccio può essere posizionato sulla zona per 15 a 20 minuti ogni ora (attenzione al neonato o al bambino non vigile). Massaggio Molti studi evidenziano come il massaggio terapeutico e il tocco dolce nel neonatale porta ad uno stato di benessere soprattutto nel dolore cronico, migliorando la tensione, la sofferenza, il dolore, il disagio, e l’umore. Agopuntura/digitopressione Molti studi evidenziano come l’agopuntura o l’utilizzo di tecniche di pressione nei punti dell’agopuntura portino ad una riduzione del dolore e di sintomi correlati ad alcune patologie come il tumore. TENS Stimolazione elettrica transcutanea L’apparecchio utilizza un segnale elettrico che, tramite il posizionamento di elettrodi sulla pelle nel punto in cui è percepito il dolore, migliora il rilassamento muscolare e riduce il dolore. Saccarosio/glucosio Viene raccomandato l'uso del saccarosio/glucosio nel neonato pretermine con succhiotto max 12% (0,2-0,3 ml) e nel neonato a termine 24% 1-2ml due minuti prima della procedura, durante e dopo, sulla lingua (no s.n.g.). È raccomandato per la puntura tallone, vaccinazioni, puntura arteriosa, puntura lombare. Tabella modificata da Pediatrics 2008;122(Suppl 3)12 Come si fa La terapia non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti Esempi di gestione di dolore procedurale / Caso 1 tecniche da utilizzare durante la venipuntura L e raccomandazioni della letteratura indicano che è fondamentale la preparazione del bambino all’esame doloroso al fine di ridurre lo stress e la paura ed aumentare ‒ soprattutto nel bambino più grande e nell’adolescente ‒ la sensazione di autocontrollo. Questa deve comprendere delle informazioni rispetto la tempistica e il contenuto della procedura. Le informazioni devono essere date lo stesso giorno dell’esecuzione della procedura ma nel caso di una procedura maggiore (ad esempio un intervento chirurgico), le notizie è meglio fornirle qualche giorno prima. Quando si informa il bambino per l’esecuzione di procedure, potrebbe essere utile una comunicazione verbale associata ad ausili visivi tipo cartoon, vignette o delle fotografie (soprattutto per il bambino in età prescolare), che rappresentino le varie fasi della procedura; è bene incoraggiare il bambino a porre domande sui suoi timori e sulle sue esperienze precedenti. Sono descritti alcuni suggerimenti nella Tabella 1. Le tecniche di distrazione E sse riducono la paura dei bambini, l’ansia e il dolore associato a procedure dolorose8–9 e comprendono varie modalità quali film, giocattoli interattivi e virtuali, l’uso della musica, soffiare le bolle di sapone, raccontare brevi storie… Le ipotesi della letteratura suggeriscono che la distrazione funziona in quanto il bambino mentre gioca riduce la propria capacità a focalizzare l’attenzione su altri stimoli. È stato anche suggerito che la distrazione altera le risposte nocicettive innescando un sistema di soppressione del dolo- Tecniche antalgiche farmacologiche e fisiche L’infermiera prima dell’esecuzione della procedura utilizza una tecnica per ridurre la sensibilizzazione del dolore nocicettivo periferico, attraverso il posizionamento di una crema anestetica locale o del freddo (ghiaccio spray, ghiaccio secco) o mediante l’utilizzo di strumenti di attivazione del gate-control (Buzzy®). L’infermiera spiega a Marco che la crema che gli appoggia sopra la pelle dove poi pungerà con l’ago la farà “addormentare”. Tecniche antalgiche non farmacologiche cognitive-comportamentali L’infermiera chiede a Marco cosa gli piacerebbe fare mentre viene fatta la procedura e dà a lui dei suggerimenti: “Puoi restare in braccio alla tua mamma, mentre a me darai solo il tuo braccio; poi, con la mamma, farai le bolle di sapone... vuoi provare a farne una? Vediamo se ti piace farle! Oh, ma ti diverti tantissimo! Allora, quando soffierai una bolla grande, fai un salto grande, ci sali dentro e voli lontano lontano da questa stanza... fino ad un posto bellissimo! Dove ti piacerebbe andare?”. Mentre Marco inizia a soffiare, l’infermiera toglie la crema e mette il laccio: poi, mentre Marco è distratto dalle sue bolle, punge e togliendo il laccio, conferma di aver finito l’esame. Al termine della procedura chiede a Marco cosa ha sentito, gli mostra la scala del dolore e gli chiede quanto male ha sentito durante l’esame. Infine, rinforza con parole positive il comportamento di Marco anche se durante l’esame ha pianto o si è mosso: “Sei stato bravissimo Marco, ti sei comportato come un bambino molto coraggioso e hai fatto delle bolle bellissime! Bravo!”. 177 Preparazione Preparazione L’infermiera accoglie Marco: gli spiega che deve inserire un ago di colore giallo nel suo braccio che servirà a fare le medicine per dormire durante l’esame della broncoscopia. Concentra la sua comunicazione indagando se Marco ha avuto altre esperienze di “puntura di ago”, cercando di capire quali sono state le sue emozioni e il suo vissuto (“Cosa hai sentito? Ti stringeva troppo il laccio ed è stato quindi questo che ti ha dato più fastidio?). Nella comunicazione l’infermiera evidenzia le sensazioni (termiche: “Sentirai un po’ di freddo quando viene passato il disinfettante sul braccio”; pressorie: “Sentirai un po’ premere quando viene messo il laccio sul braccio”; sensitive: “Sentirai un po’ come bruciare o come un pizzico quando viene messo l’ago sul braccio”), racconta le varie fasi della procedura (“Per prima cosa ti toglierò la crema, poi ti metterò il laccio, ti disinfetto con il cotone e metto l’ago nella tua vena”) e la temporalità della procedura con dei riferimenti precisi alle fasi della procedura (“Quando ti tolgo il laccio, abbiamo finito tutto!”). AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 (giochi, video, bolle di sapone per esempio) e l’organizzazione di spazi e tempi adeguati3-7. Nell’ambito della gestione del dolore procedurale le tecniche che possono essere facilmente utilizzabili sono la preparazione all’esame diagnostico-terapeutico e le tecniche di distrazione. Nell’ambito del dolore acuto e cronico risultano utili le tecniche di distrazione e di rilassamento. Altre tecniche sono brevemente descritte in Tabella 2. Al fine dell’esecuzione di un esame endoscopico, Marco di 5 anni deve posizionare un accesso venoso per l’infusione dei farmaci analgesici e sedativi. Come si fa La terapia non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti Esempi di gestione di dolore procedurale / Caso 2 Esempi di gestione di dolore procedurale / Caso 3 la musica come tecnica di distrazione per la riduzione dell’ansia L’immaginazione guidata Elisa, 13 anni, deve sottoporsi ad intervento chirurgico di appendicectomia. Viene accompagnato dalla mamma in pre-sala operatoria dove trova il medico chirurgo. Preparazione Il medico chiede ad Elisa se ha già avuto esperienze simili, ed Elisa racconta di essere stata solo due volte dal dentista e una volta in pronto soccorso perché era caduta dalla bicicletta. Racconta di non aver paura di nulla e di sentirsi tranquilla. Il medico capisce che la sua “tranquillità” è un tentativo per mascherare l’ansia che in realtà sente e che non sa controllare con le sue capacità di ragazzina. Gli spiega con semplici parole cosa succederà, sottolineando soprattutto le sensazioni che probabilmente proverà e descrivendo la tempistica evidenziando le varie fasi della procedura. Preparazione Alessandro ha già eseguito altre due volte lo stesso esame ma in sedazione: oggi non vorrebbe dormire perché ha tanta fame (è in terapia cortisonica) e l’ultima volta ha dovuto aspettare tanto prima di potersi alimentare. Tecniche antalgiche non farmacologiche cognitive-comportamentali L’anestesista gli spiega che per fare bene questo esame è necessario rimanere fermi come delle statue e che l’unica cosa strana è che si sente un rumore forte. L’anestesista dice ad Alessandro di poterlo aiutare ad eseguire l’esame senza farmaci per dormire facendogli fare un sogno ad occhi aperti! Alessandro acconsente, si stende sul lettino e ascolta il medico che prima lo rilassa e poi lo invita a uscire con la mente dalla stanza di Radiologia e di andare in un posto bellissimo! L’esame viene eseguito mentre l’anestesista, dopo aver indotto Alessandro con la tecnica di “immaginazione guidata”, lo fa rimanere nel “posto bello” dandogli ogni tanto dei piccoli suggerimenti come “concentrati su tutto quello che vedi, sui profumi o gli odori che percepisci, su quello che stai facendo, sui rumori che senti”. Alla fine dell’esame il medico chiede ad Alessandro che cosa ha sentito, e lo rinforza con messaggi positivi rispetto al suo comportamento, coraggioso e adeguato. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 178 Tecniche antalgiche non farmacologiche cognitive-comportamentali Il medico chirurgo chiede ad Elisa se nel suo cellulare ci sono le sue musiche preferite: la mamma di Elisa ha nella borsa l’iPhone di Elisa corredato di cuffiette. Il medico consiglia ad Elisa di utilizzare l’ascolto della sua musica preferita per ridurre l’ansia, insegnandole così una modalità di controllo comportamentale in questa situazione nuova e stressante. Elisa accetta volentieri, è una pratica per lei consolidata quella di usare le cuffiette per gestire situazioni emozionali stressanti, e il medico le spiega che è come quando è a casa e vuole staccarsi da quello che succede intorno a lei e allora si chiude in camera e si mette le cuffie con la musica, così riesce a rilassarsi e a non pensare! Mentre Elisa ascolta la musica, il medico anestesista le somministra i farmaci sedativi. Al risveglio viene chiesto ad Elisa che cosa ha sentito, quanto male ha in quel momento e si rinforza con messaggi positivi rispetto al suo comportamento, coraggioso e adeguato. Alessandro, 10 anni, deve sottoporsi a Risonanza magnetica per accertamenti relativi alla sua patologia oncologica. Alessandro viene accompagnato dalla mamma in radiologia dove trova il medico anestesista. Il dolore è un’esperienza complessa in cui la componente fisica si associa alla componente emotiva: un intervento globale che preveda l’utilizzo di farmaci e di TNF è quello che assicura maggior efficacia. È stato suggerito che la distrazione altera le risposte nocicettive innescando un sistema di soppressione del dolore. Come si fa La terapia non farmacologica: alcune tecniche alla portata di tutti L’ immaginazione guidata è una pratica comune in ambito psicologico e consiste nell’incoraggiare il bambino a rilassarsi e a visualizzare un “posto bello”, attivando uno stato mentale a metà tra la veglia e il sonno: migliorano il controllo dell’ansia del bambino durante procedure invasive e la gestione di altri sintomi nelle malattie croniche. Mentre il bambino immagina il suo “posto bello”, l’operatore lo aiuta a mantenere la concentrazione suggerendo di immaginare con tutti i cinque sensi (“Senti dei profumi, degli odori particolari”; “Ci sono dei rumori piacevoli”; “Sulla pelle senti il calore del sole”). La respirazione, ossia porre attenzione ai propri atti respiratori attraverso una respirazione profonda o diaframmatica, può portare a uno stato di rilassamento progressivo. Il bambino può essere invitato a fare dei respiri profondi e lenti mentre il corpo si rilassa: “Cerca di rilassare tutti i muscoli, uno per uno, dalla punta dei piedi alla cima della testa”. Un’altra tecnica per il controllo della respirazione nel bambino piccolo, può essere l’uso delle bolle di sapone, utili non solo come gioco di distrazione, ma soprattutto come tecnica per controllare la respirazione e immaginare di “soffiare via il dolore”. Il ricorso a tale tecnica provoca una serie di modificazioni fisiologiche quali la riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria, la riduzione della tensione muscolare e della pressione arteriosa. Le tecniche di rilassamento possono essere utilizzate nel trattamento del dolore procedurale, cronico, ricorrente . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. 1. Lee GY, Yamada J, Kyololo O, Shorkey A, Stevens B. Pediatric clinical practice guidelines for acute procedural pain: a systematic review. 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Howard R, Carter B, Curry J for the Association of Paediatric Anaesthetists of Great Britain and Ireland. Good practice in postoperative and procedural pain management, 2nd edition. Paediatr Anaesth 2012;22(suppl 1):1–79. 9. Kleiber C, Harper DC. Effects of distraction on children’s pain and distress during medical procedures: a meta-analysis. Nurs Res 1999;48(1):44–49. 10. Piira T, Hayes B, Goodenough B. Distraction methods in the management of children’s pain: an approach based on evidence or intuition? Suffering Child 2002;1(10):15–20. 11. Uman LS, Birni KA, Noel M, Parker JA, Chambers CT, McGrath PJ, Kisely SR. Psychological interventions for needle-related procedural pain and distress in children and adolescents. Cochrane Database Syst Rev 2013. 12. Lindsey L. Cohen Behavioral approaches to anxiety and pain management for pediatric venous access. Pediatrics 2008;122(Suppl 3):S134-9. 13. Suresh S, Wang S, Porfyris S, Kamasinski-Sol R, Steinhorn DM. Massage therapy in outpatient pediatric chronic pain patients: do they facilitate significant reductions in levels of distress, pain, tension, discomfort, and mood alterations? Paediatr Anaesth 2008;18(9):884-7. 14. Whitehead-Pleaux AM, Zebrowski N, Baryza MJ, Sheridan RL. Exploring the effects of music therapy on pediatric pain: phase 1. J Music Ther 2007;44(3):217-41. 15. Rogovik AL, Goldman RD. Hypnosis for treatment of pain in children. Can Fam Physician 2007;55:5(823-825). 179 Tecniche di rilassamento Bibliografia AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 re11. Inoltre, alcuni stimoli distraenti possono indurre comportamenti che sono incompatibili con l’angoscia, come ridere mentre si guarda un film divertente. Indipendentemente dal motivo, la distrazione sembra essere un ottimo intervento per la gestione del dolore nei bambini. Le tecniche di distrazione ottimali coinvolgono molteplici stimoli sensoriali (ad esempio, vista, udito, tatto) come può avvenire per un videogioco interattivo e possono essere attuate da qualsiasi operatore senza alcuna preparazione specifica. [quiz] Test di autovalutazione 1. L’esecuzione di tecniche non farmacologiche durante l’esecuzione di una procedura diagnostica/terapeutica, permette di: A. ritardare i tempi della procedura/ esame; B. ridurre ansia, stress, percezione del dolore; C. fare la procedura senza l’uso di farmaci; D. lavorare in un ambito più giocoso. 2. La soluzione di saccarosio/ AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 180 glucosio viene somministrata: A. 10 minuti prima della procedura; B. 2 minuti prima, durante e dopo la procedura; C. 2 minuti prima della procedura; D. solo al neonato a temine. 3. I parametri per valutare il dolore fisico in un bambino con patologia non guaribile sono tutti i seguenti tranne uno. Indicare quale: A. meccanismi di percezione; B. sede; C. qualità; D. intensità. 4. Quale dei seguenti è uno svantaggio nell’uso del paracetamolo? A. il rischio di sanguinamento gastrointestinale; B. l’insignificante effetto antinfiammatorio; C. il rischio di sanguinamento per effetto antiaggregante piastrinico; D. il ritardo di almeno 1-2 settimane prima che si esprima l’effetto antinfiammatorio. 5. Quali sono le differenze di misurazione della pressione arteriosa nel bambino rispetto all’adulto? A. il bambino deve essere sempre in posizione supina; B. l’altezza del bracciale dello sfigmomanometro deve essere pari al 40% della circonferenza del braccio nel suo punto medio; C. la pressione diastolica non è facilmente apprezzabile; D. per misurare la pressione in età pediatrica, utilizzare solo le metodiche oscillometriche automatiche. 6. Si definisce iperteso un bambino quando presenta: A. almeno in una rilevazioni su tre una media di valori sistolici maggiori o uguali al 95° percentile per sesso, età e percentile di statura; B. almeno in una rilevazione su tre una media di valori sistolici e/o diastolici maggiori o uguali al 95° percentile per sesso, età e percentile di statura; C. almeno in tre rilevazioni in occasioni diverse una media di valori sistolici e/o diastolici maggiori o uguali al 95° percentile per sesso, età e percentile di statura; D. almeno in tre rilevazioni in occasioni diverse una media di valori sistolici e/o diastolici superiori o uguali al 90° percentile. 7. Nell’approccio psicoterapico ad orientamento cognitivo comportamentale su cosa è prioritario porre attenzione?: A.gli antecedenti del comportamento problema; B.i comportamenti problema; C.i pensieri e le credenze disfunzionali (Cognitive Reframing); D.le personali capacità di far fronte alle problematiche (Coping); E. tutti i precedenti. 8. Quale sintomo target ha la psicofarmacoterapia con antipsicotici atipici nei disturbi dirompenti? A.irritabilità; B.stereotipie; C.aggressività; D.disforia; E.anedonia. 9. Nella dermatite atopica, quale indagine rappresenta il gold standard per la rilevazione della sensibilizzazione agli alimenti? A. Skin prick test; B. prick by prick con l’alimento fresco; C. patch test; D. test di provocazione orale per alimenti. 10. Quale delle seguenti affermazioni non è corretta? A. La positività degli SPT è un criterio indispensabile per la diagnosi di dermatite atopica; B. la sensibilizzazione ad allergeni alimentari può seguire l’insorgenza di dermatite atopica; C. la sensibilizzazione ad allergeni alimentari può precedere e predire l’esordio della dermatite atopica; D. è stata dimostrata un’associazione tra sensibilizzazione persistente e gravità della dermatite atopica. Le risposte esatte saranno pubblicate sul prossimo numero della rivista. Quiz Test di autovalutazione Le risposte del numero precedente Risposta corretta: D Il sovraccarico di ferro è una complicanza temibile di molte malattie e con i suoi effetti lesivi su tutti gli organi ed apparati dell’ organismo umano è responsabile di gran parte della morbilità e mortalità di questi pazienti. Nelle affezioni morbose trasfusione-dipendenti il sovraccarico è conseguente all’accumulo nell’organismo del ferro presente nelle trasfusioni; nelle talassemie intermedie, nelle anemie diseritropoietiche congenite e nell’emocromatosi ereditaria invece il sovraccarico si realizza essenzialmente attraverso l’aumentato assorbimento intestinale del ferro. Ciò è dovuto alla presenza in questi pazienti di bassi livelli sierici dell’epcidina, che nei primi due casi è determinato, attraverso meccanismi ancora sconosciuti, dalla eritropoiesi inefficace, tipica di questi pazienti mentre, nell’emocromatosi ereditaria, è causata da una ridotta sintesi di quest’ormone. 2. Per la diagnosi di Talassemia intermedia: oltre a quanto enunciato nei punti a, b e c, è necessaria la valutazione, mediante tecniche di biologia molecolare, dell’assetto dei geni globinici. Risposta corretta: D Le talassemie intermedie (o NTdT) includono un’amplissima varietà di fenotipi clinici ed ematologici, che vanno da forme lievi, in cui le alterazioni presenti sono poco più accentuate rispetto ai portatori classici fino a forme con quadro clinico ed ematologico severo. Per la diagnosi è pertanto necessaria un’accurata anamnesi, un esame clinico attento, la definizione completa del fenotipo ematologico, incluso lo studio elettroforetico dell’Hb e indagini molecolari per l’esatta definizione dell’assetto dei geni globinici: tale valutazione va necessariamente estesa ai genitori ed eventualmente ai germani del probando. 3. A livello normativo, sul dolore pediatrico: la Legge 38/2010 e la Conferenza Stato-Regioni hanno sancito che le CP sono un diritto del bambino ed hanno definito criteri organizzativi e standard di riferimento. Risposta corretta: C A livello normativo è stata definita la Rete di Cure Palliative e Terapia del Dolore Pediatrica che prevede una aggregazione funzionale ed integrata delle attività di Terapia del Dolore e Cure Palliative rivolte al minore, erogate nei diversi setting assistenziali, in un ambito territoriale ed ospedaliero definito a livello regionale. 4. La morfina per os si prescrive su: Ricettario del SSN (ricettario rosso). Risposta corretta: C L’articolo 10 della Legge 38 decreta la semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore, tanto che per la prescrizione di farmaci previsti per il trattamento di pazienti affetti da dolore severo e in particolare dei farmaci analgesici oppiacei, in luogo del vecchio ricettario contenente le ricette a ricalco può essere utilizzato il ricettario del Servizio Sanitario Nazionale (ricettario rosso). 5. A quale dosaggio utilizzi il paracetamolo come azione analgesica? 15–20 mg/kg os, 15 mg/kg ev. Risposta corretta: B In caso di primo approccio al dolore la prima arma terapeutica è costituita dal paracetamolo e/o dai FANS. Il paracetamolo è un farmaco sicuro, ben tollerato e funziona sicuramente quando la dose è adeguata: va utilizzato come analgesico alla dose di 15–20mg/kg os e 15 mg/kg ev. La dose rettale ha un’efficacia analgesica minore, la prima dose deve essere data a 30 mg/kg poi 20 mg/kg ad intervalli di 6-8 ore (in lattanti e neonati deve essere utilizzato un dosaggio minore). 181 nell’organismo: è presente nei pazienti con affezioni ematologiche ereditarie o acquisite cronicamente trasfusi e nei pazienti con talassemia intermedia e anemie diseritropoietiche congenite, occasionalmente trasfusi e in quelli con emocromatosi ereditaria. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 1. Il sovraccarico di ferro Quiz Test di autovalutazione 6. Per quale tipo di dolore sono indicati i farmaci oppioidi? In caso di dolore severo. Risposta corretta: C Se il dolore persiste e/o aumenta e se si tratta di dolore severo (FLACC/WB/Numerica >7) è raccomandato l’utilizzo dei farmaci oppioidi che possono avere, in queste situazioni, una giusta indicazione. Per l’utilizzo corretto però bisogna attenersi ad alcune raccomandazioni: - utilizzare la via di somministrazione meno invasiva; - quando possibile scegliere le formulazioni a rilascio prolungato; - introdurre un agente alla volta; - monitorare costantemente il trattamento al fine di valutarne efficacia ed effetti avversi; - se necessario cambiare un oppiaceo con un altro. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 4 | ottobre-dicembre 2014 182 7. È importante ricordare, prima di considerare una qualsiasi patologia inerente al sonno, che le ore di sonno quotidiane necessarie in età evolutiva al mantenimento di un corretto equilibrio sonno-veglia variano notevolmente in base all’età. Quante sono quelle fisiologiche per un adolescente? 9 ore circa. Risposta corretta: B Un’inadeguata igiene del sonno è la più comune causa di insonnia negli adolescenti. Gli adolescenti sono soliti andare a dormire dopo le 23.00 oltrepassando il periodo di normale rilascio di melatonina, che normalmente avviene intorno alle 20.30. Fattori ambientali quali sport pomeridiani, televisione, internet, studio serale, assunzione di caffeina, alcool e nicotina possono interferire con il sonno alterando la capacità di attenzione e di concentrazione diurna negli adolescenti. 8. Dai rilievi della letteratura il reflusso gastroesofageo (RGE) è caratterizzato dalla risalita del contenuto gastrico in esofago con o senza rigurgito o vomito. La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), invece, è definita dalla presenza di sintomi che compromettono la qualità della vita del bambino o da complicanze, quali esofagite, stenosi peptica, metaplasia gastrica o esofago di Barrett, causate dal RGE. Pertanto, per definizione il RGE non può associarsi ad esofagite. Risposta corretta: A 10. Qual è l’effetto degli inibitori di pompa protonica sul reflusso gastroesofageo? Riducono il pH dei reflussi acidi ma l’altezza ed il numero dei reflussi totali restano invariati. appare evidente come il trattamento farmacologico di prima scelta per l’insonnia, e più in generale per i disturbi del sonno in età evolutiva, debba prevedere l’uso di: farmaci non benzodiazepinici. I farmaci non benzodiazepinici sono dotati di una sufficiente efficacia e soprattutto di una maggiore sicurezza e flessibilità. Esistono numerose evidenze a favore dell’uso della melatonina ed iniziali riscontri sull’uso del Ramelton (antagonista selettivo per i recettori della melatonina), dello Zolpidem e della Clonidina. Poche evidenze supportano l’uso degli antistaminici, per i quali sono riportati peraltro diversi effetti indesiderati. 9. Quale delle seguenti affermazioni sul RGE fisiologico è falsa? Il RGE fisiologico può associarsi a volte a complicanze, quali esofagite. Risposta corretta: C Secondo le ultime linee guida della Società Nord-Americana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione (NASPGHAN) e della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione (ESPGHAN), Risposta corretta: B Alcuni studi in letteratura hanno evidenziato che gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno un importante effetto sulla riduzione dell’acidità dei reflussi acidi. Inoltre, Turk et al hanno valutato le caratteristiche del reflusso in bambini prima e dopo terapia con IPP, dimostrando che il numero dei reflussi totali e la loro altezza era invariata rispetto ai valori registrati prima del trattamento. Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Notizie amministrative Abbonamento L’abbonamento decorre dal gennaio al dicembre. Le richieste ed i versamenti devono essere effettuati a: Il Pensiero Scientifico Editore Ufficio Abbonamenti via San Giovanni Valdarno, 8 – 00138 Roma tel. 06.86282324 – fax 06.86282250 e-mail: [email protected] Per l’Italia Privati Istituti, Enti, Biblioteche, Ospedali, ASL Fascicolo singolo Articolo singolo in pdf Per l’Estero € 70,00 € 120,00 € 25,00 € 20,00 € 180,00 La quota di abbonamento può essere pagata a mezzo assegno circolare, assegno di conto corrente, vaglia postale, o versamento sul c/c postale n. 902015. Per addebito su carta di credito si prega inviare richiesta con firma autorizzata, numero della carta (16 cifre) e data di scadenza della stessa. Tramite bonifico bancario: IT 28 U 02008 05058 000500033273 Unicredit. Gli Enti, Istituti, Biblioteche, Ospedali, ASL che desiderino la fattura dovranno farne richiesta al momento dell’ordine di abbonamento. Questo sarà attivato dopo il saldo della fattura. L’IVA è compresa nel prezzo di abbonamento (art. 74/C DPR 633/72). 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