IRENEO DI LIONE Era originario dell'Asia Minore. Egli stesso dichiara di aver conosciuto e frequentato Policarpo, il famoso vescovo di Smirne che morì martire, quando nei suoi discorsi “raccontava i suoi rapporti con Giovanni e con altri apostoli che avevano veduto il Signore” (Contro le eresie 3:3-4) Divenne vescovo di Lione nel 178, succedendo a Potino, che era stato martirizzato durante una persecuzione nel 177. Si occupò da subito dell'evangelizzazione della regione lionese e dedicò non poco del suo tempo a combattere le eresie che insidiavano i campi da lui conquistati a Cristo. Dal 180 circa ai 185 scrisse il trattato “Contro le eresie”. L'opera è formata da cinque libri, nei quali l'autore non solo mira a combattere lo gnosticismo, ma anche a presentare, con l'animo del pastore, la sua concezione dei Cristianesimo. Infatti, i primi due libri contengono l'esposizione e la critica di diverse dottrine gnostiche, ire un resoconto molto preciso e dettagliato. Negli altri tre libri, invece, Ireneo svolge un'accurata elaborazione ed esposizione della fede e della dottrina cristiana. Ireneo spiega che la dottrina ortodossa è basata essenzialmente sul riconoscimento di alcune verità fondamentali: i due Testamenti provengono dal medesimo Dio, e la rivelazione si dispiega quindi in un unico piano armonico nel quale Dio, progressivamente, conduce l'uomo decaduto all'accettazione della salvezza portata da Gesù Cristo; l'uomo è dotato di libero arbitrio e, quindi, la predicazione cristiana non conosce predestinati, ma si rivolge indistintamente a tutti gli uomini di buona volontà che siano disposti ad accettare il messaggio di salvezza; infine; i garanti dell'autenticità della predicazione evangelica sono soltanto i vescovi, eredi e continuatori degli apostoli e custodi della “regola della fede” da essi inaugurata. Gli eretici non hanno l'autorità dei vescovi, afferma Ireneo, né hanno alcun posto nella Chiesa, perché il Cristianesimo è una fede “parlata con una sola voce”. Quindi, Ireneo invoca l'unità della Chiesa in base alla regola della fede, alle Scritture e al principio della successione apostolica. Con questi argomenti Ireneo ribalta completamente la logica delle dottrine gnostiche, elaborando a sua volta un sistema teologico che tenta di spiegare in sintesi tutta la storia della salvezza, dalle origini della creazione alla fine dei tempi. La storia umana è divisa in due grandi momenti: dopo il peccato di Adamo ed Eva, tutta la storia umana è stata guidata provvidenzialmente da Dio fino al compimento dei tempi che si sono realizzati con la venuta di Cristo. Egli è il nuovo Adamo che ricapitola la storia precedente e sottomette a sé la creazione. Oltre al trattato “Contro le eresie”, Ireneo scrisse un'altra operetta, intitolata “Dimostrazione della predicazione apostolica”, la quale ci presenta l'autore non tanto in veste di polemista, quanto piuttosto di maestre e di catechista. L'opera è suddivisa in due parti: una prima, di carattere propriamente teologica, tratta di Dio, umico e creatore d'ogni cosa, dei Verbo, Figlio di Dio, sceso in terra per riassumere tutto in se stesso, e dello Spirito Santo che ha illuminato i profeti. La seconda parte, più propriamente apologetica, cerca e trova nelle profezie dell'Antico Testamento la garanzia più sicura della verità della rivelazione cristiana. Fu grazie all'opera di Ireneo e di chi seguì le sue orme che il cristianesimo ortodosso trionfò sullo gnosticismo. Inoltre, va ricordato che Ireneo fu uno dei primi a parlare delle Scritture del Nuovo Testamento accanto a quelle dell'Antico Testamento. Infatti, gli scritti degli Apostoli pur essendo riconosciuti autorevoli dai contemporanei di Ireneo, furono soltanto gradualmente raccolti insieme per formare il Nuovo Testamento. Per Ireneo, comunque, il Nuovo Testamento era molto simile a quello che noi oggi abbiamo: i quattro Evangeli, gli Atti, le Epistole di Paolo e gli altri scritti. In particolare, secondo Ireneo i quattro vangeli sono la norma della fede e della verità. Inoltre, sottolineava che il disegno di Dio sull'umanità viene rivelato dalle Scritture che sono perfette “perché dettate dal Verbo di Dio e dal suo Spirito”. Tuttavia, in ultima analisi, più che alle Scritture è alla regola della fede (il credo apostolico) che bisogna riferirsi per controbattere gli eretici, e ciò per due motivi: perché essi hanno diffuso una massa di opere apocrife che dicono ispirate, ma non lo sono, e perché interpretano le Scritture secondo la loro fantasia. Chiaramente, questa opinione di Ireneo non è condivisibile (II Timoteo 6:16-17), ma bisogna considerare che ai suoi tempi non era stato ancora stabilito il Canone delle Scritture del Nuovo Testamento e, in quel periodo di confusione, è stato sicuramente un buon metodo considerare ispirati quei libri che non erano in contrasto con il credo apostolico. Non è certo che sia morto martire, ma la sua lezione ha lasciato un segno profondo sulla teologia dei pensatori successivi, soprattutto su coloro che si sono impegnati in prima linea nella lotta contro l'eresia gnostica.