Le Fabbriche della conoscenza
Roma Tre nel territorio e nella riqualificazione dell’area Ostiense
RETTORATO di ROMA TRE
23-30 gennaio 2001
1
Mostra e catalogo a cura di:
Enrica Torelli Landini
Carlo Maria Travaglini
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
ROMA TRE
Università degli Studi Roma Tre
in collaborazione con
Archivio Storico Capitolino
Dipartimento IV Politiche Culturali - Comune di Roma
Rettorato di Roma Tre, 23-30 gennaio 2001
Mostra e catalogo a cura di
Enrica Torelli Landini
Carlo Maria Travaglini
Collaboratori:
Sabrina Aguiari, Giorgia Barbetta, Daniela Basti, Daniela La Lamia, Keti Lelo, Giulio Napolitano,
Luciano Scacchi
Grafica e impaginazione
Sabrina Aguiari, Laboratorio editoriale d’Ateneo
2
Fotografie dello stato attuale:
Giulio Napolitano (gn)
Maria Gabriella Gallo (mgg)
Marcello Gianvenuti (mg)
Fabrizio Fioravanti (ff)
Alberto Novelli (an)
Alberto Muciaccia (am)
Riccardo Pieroni (rp)
Cindy Sherman (cs)
Fonti:
Archivio Basilica di S. Paolo, Archivio di Stato di Roma, Archivio Fotografico Museo di Roma, Archivio
Orseolo Fasolo, Archivio personale Gianluigi Nigro, Archivio Storico Capitolino (ASC), Archivio Storico
Italgas (ASI), Centro documentazione storica Alfa Romeo, Conservatoria del Comune di Roma,
INSEAN, Fondo Paolo Parisi, SARA Nistri, Ufficio Catasto di Roma, Ufficio Speciale Condono Edilizio
(USCE), Ufficio Tecnico Università Roma Tre, Università della Tuscia - Facoltà Conservazione Beni
Culturali
Parte delle fotografie storiche riguardanti il Gazometro sono tratte dalle pubblicazioni: L’Officina a Gas
di S. Paolo della Società Anglo-Romana per l’illuminazione a Roma, Roma, ed. It., 1911; L’Azienda
gas della Società Romana del gas, passato, presente, avvenire, Roma, 1930. Inoltre parte delle foto
storiche riguardanti la scuola “Nicolò Tommaseo” sono tratte da: I nuovi fabbricati scolastici, Roma 1924.
Schede a cura di:
Enrica Torelli Landini (ETL) e Daniela La Lamia (DLL)
finito di stampare: gennaio 2001
indice
prefazione
4
argiletum
6
mattatoio
10
gazometro
16
mercati generali
22
scuola nicolò tommaseo
28
vetreria a. bordoni
32
alfa romeo
36
scuola edmondo de amicis
42
scuola silvio d’amico
44
via c. segre
46
viale g. marconi
48
società aerostatica “avorio”
50
omi
52
vasca navale
54
le torri
60
lo spazio di Roma Tre
62
appendice statistica
63
3
PRESENTAZIONE
RETTORE
4
5
montaggio di aerofoto provenienti da S.A.R.A. Nistri, 1965
argiletum
6
Attualmente l’Argiletum è sede
della Facoltà di Architettura e del
Dipartimento di Progettazione e
Scienza dell’Architettura.
Progettazione e restauro:
Arch. Prof. Gianluigi Nigro
Consulenza e realizzazione,
Società Italiana Vetrocemento
Armato (S.A.I.V.A),
Il tracciato della via Madonna dei Monti segue all’incirca quello dell’ Argiletum, la strada dove già
in età repubblicana, esisteva un popoloso quartiere con botteghe di artigiani e piccoli commercianti. L’area era delimitata dalle propaggini dei colli Quirinale, Viminale ed Esquilino e, in epoca
preromana, ospitava una selva naturale che si estendeva fino alla zona dei Fori. Bonificata in
epoca repubblicana, questa parte della città fu edificata collegando il centro commerciale e politico con i quartieri orientali: tale direttrice fu denominata Argiletum (dal nome della selva) nella
zona verso i Fori e Suburra nella zona verso l’Esquilino. In epoca medievale, nel quartiere furono edificate, da famiglie nobili, delle torri di avvistamento e difesa a presidio delle loro residenze
e proprietà; fra queste, la Torre Secura (o Torre Sebura o Torre Mamiliana) che, demolita alla fine
del Medioevo per ampliare la strada, sorgeva in corrispondenza dell’edificio denominato
“Argiletum”.
Nel 1634, l’area, di proprietà di Francesco Attavanti, con la “grande casa, due casette e il giardino posto tra la chiesa di S. Salvatore e la chiesa della Madonna dei Monti”, fu venduta, per la
realizzazione del Collegio dei Neofiti e, per volere di Urbano VIII, fu liberata “da qualsivoglia vincolo di fidecommisso et hypoteca”. L’importante programma pontificio riguardava la costruzione
di una nuova sede per due istituzioni religiose: la Casa dei Catecumeni, destinata ad adulti in
attesa di battesimo (istituita presso la Chiesa di S. Giovanni in Mercatello, nel rione
Campidoglio), e il Collegio dei Neofiti (insediato nella Chiesa di S. Chiara, nel rione S.
Eustachio), fondato allo scopo di ospitare e istruire i convertiti dall’Islam e dall’Ebraismo.
Entrambi questi istituti si trasferirono nell’edificio che il cardinale Antonio Barberini, fratello di
Urbano VIII, fece costruire dall’architetto Gaspare De Vecchi presso la Madonna dei Monti.
L’architetto Gaspare de Vecchi che compare nel 1624 accanto a Carlo Maderno per una consulenza a proposito di S. Maria alla Vallicella e nel 1639 per il progetto della facciata del Collegio di
Propaganda Fide, dovette edificare un’area vincolata da una serie di preesistenze costitutive, da
un lato la fabbrica della Chiesa di S. Maria ai Monti, con i fabbricati addossati al fianco ovest,
dall’altra la chiesa di S. Salvatore, con un corpo di fabbrica prospiciente la via Madonna dei
Monti. Inoltre, nella parte retrostante l’area mancava ancora il prolungamento della via Baccina
(realizzato fra il 1666 e il 1676, per la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica, includente, sull’angolo, l’Oratorio di S. Giovanni Battista). In tale edificio l’architetto dispose oltre l’ingresso e l’atrio, lo scalone, il doppio loggiato sul cortile e una serie di grandi ambienti su due piani. Il cortile
fu sviluppato in profondità a causa degli edifici già presenti e definito architettonicamente sul loggiato e sul lato a destra di chi entra; il terzo lato sarebbe stato completato nella parte superiore in
epoca successiva, tra il 1840 e il 1880, con la sopraelevazione del primo piano, per la sala teatrale; tra il 1666 e il 1748, il quarto lato del cortile ricevette una soluzione di chiusura prospettica,
mediante tre arcate di portico, appoggiate ad un muro cieco, sotto le quali si trova una fontana a
nicchia. Il prospetto dell’edificio su via della Madonna dei Monti risulta disegnato come una parete continua, compatta. Con l’inserimento degli angoli smussati, De Vecchi riuscì a dare, alla scabra cortina laterizia, quel senso di continuità tipico del metodo barocco. L’ingresso principale
sulla piazza è costituito da un ampio portale architravato con timpano ricurvo e sovrastato da
due ordini di finestre incorniciate. Sul cantonale, sottolineato da due paraste sorrette da mensole
a volute, è posta un’edicola che riporta la data di ultimazione dei lavori: 1635.
Nel 1625 Urbano VIII Barberini fece restaurare l’adiacente chiesa di S. Salvatore de Suburra e la
concesse al Collegio dei Neofiti, collegato poi con la vicina Chiesa alla Madonna dei Monti (già
costruita nel 1580 su progetto di Giacomo della Porta). Alla prima metà del Settecento risale il
corpo (tre piani più il piano terra) che sorge in via Baccina sull’allineamento della tribuna della
Chiesa della Madonna dei Monti e la sistemazione del cortile quadrato su cui esso si affaccia.
Nel 1713 l’edificio passò ai Pii Operai (una piccola congregazione fondata a Napoli da Carlo
Carafa) i quali lo diressero fino alla soppressione del Collegio avvenuta alla fine dell’Ottocento.
Fra il 1870 e gli inizi del secolo gli interventi maggiori riguardarono la chiusura delle tre grandi
aperture ad arco della loggia che si apriva sul cortile al primo piano; la costruzione, in due fasi
successive, di un ballatoio corrente sui tre lati edificati del cortile stesso e la realizzazione di un
ingresso autonomo al piano terra dell’ala edilizia, prospiciente via Baccina, come osservato nella Relazione storico-critica, elaborata per il Vicariato - da Paolo Cuneo e da Paola Dettori.
Tra il 1982 e il 1990, con l’intenzione di collocarvi la Casa delle parrocchie romane, il cardinale
Poletti ha fatto eseguire interventi di manutenzione straordinaria e di restauro delle antiche strutture, facendo tra l’altro abbattere una superfetazione costruita sulla parte bassa delle coperture.
subito dopo il restauro curato dall’arch. Gianluigi Nigro per conto del Vicariato l’edificio è stato
acquistato dall’Università Roma Tre .
DLL
7
prospetto principale (mg)
Istituto dei Catecumeni
e dei Neofiti, prospetto,
Arch. Gianluigi Nigro, 1982
8
L’apertura di Via Baccina
Nuova, dietro la tribuna della
Chiesa Madonna dei Monti,
comportò la demolizione di
alcune case medievali
su via S. Agata.
Il progetto fu autorizzato da un
chirografo di Alessandro I,
il 3 aprile 1666 (AS, Disegni e
piante, Coll. I, cart 81/325)
9
cortile interno (gn)
mattatoio
10
Attualmente il complesso ospita
alcune aule utilizzate
dalla Facoltà di Architettura.
Progetto di ristrutturazione e riuso
del Padiglione 7 (ex-laboratorio
sanitario): Arch. Prof. Francesco
Cellini e Arch. Eugenio Cipollone
Progetto esecutivo e direzione dei
lavori: Arch. Eugenio Cipollone
Responsabile del Procedimento
di ristrutturazione:
Arch. Luciano Scacchi
Il complesso industriale degli Stabilimenti di Mattazione ed il Mercato del bestiame vengono
costruiti in zona Testaccio su progetto dell’architetto comunale Gioacchino Ersoch tra il 1888
ed il 1891. Tale costruzione va a sostituire il precedente Mattatoio nei pressi di piazza del
Popolo, di cui lo stesso Ersoch aveva curato l’ampliamento e l’ammodernamento. Il vecchio
Mattatoio viene spostato in seguito al piano regolatore del 1883 che decide la costruzione
del ponte Margherita, insieme alla previsione dello sventramento del quartiere dell’Oca,
rispettivamente alle spalle e a fianco dello stabilimento di mattazione.
L’architettura di Ersoch, pur attestando una accurata e talvolta manierata ricerca stilistica
(soprattutto nel portale a due fornici, sormontato da un gruppo allegorico), ha nello stesso
tempo una razionalità distributiva strettamente collegata alle sue funzioni: il passaggio dal
Mercato del bestiame allo stabilimento di mattazione avviene attraverso quattro bascule (due
per il bestiame domito e due per l’indomito), luogo dove avviene anche la pesa degli animali.
Il bestiame viene poi introdotto nei rimessini, disposti ciascuno di fronte al rispettivo macello,
all’interno del quale Ersoch esibisce le nuove tecnologie: argani, volani, armature per l’innalzamento del bestiame, carrucole, che costituiscono le nuove “macchine della morte”.
Le innovazioni tecnologiche apportate da Ersoch prendono spunto da un approfondito studio
di altri centri di mattazione in Europa. La scelta del sistema a corsie, in sostituzione del sistema a celle, viene presa in seguito alla osservazione dello stesso sistema già in uso a
Ginevra, Zurigo, Amburgo, Monaco.
Dal punto di vista architettonico, Ersoch privilegia la solidità, non trascurando tuttavia una
certa eleganza: spessi muri rivestiti in mattoni a cortina, lastre di travertino lungo lo zoccolo
delle tamponature, alle soglie e agli stipiti dei portali, al bordo dei lunettoni che illuminano gli
interni. La progettazione non si limita agli edifici e ai macchinari, ma è globale in quanto comprende, oltre al sistema di fogne e di condutture per l’acqua pompata e poi riversata nel
Tevere, perfino gli arredi, descritti nella relazione dell’architetto nei minimi particolari. Ersoch
dà il giusto peso all’uso del ferro che permette un “reale vantaggio, quello dell’economia”, per
cui “il nostro secolo eminentemente calcolatore e pratico non vi avrebbe dato quell’immenso
sviluppo che oggi si osserva, si constata e si accresce con ogni sorta di applicazione” (ASC,
f.LL.PP., posizione 39). L’architetto adotta un sistema di travature in ferro (sistema Polonceau
semplice), nelle coperture dei rimessini, nelle coperture dei padiglioni e nelle barriere a elementi modulari.
Nel 1930 lo stabilimento di Mattazione subisce un’importante fase di ammodernamento, con
l’inserimento di guidovie aeree e argani Edelman.
A quella data lo stabilimento era ormai inserito nel contesto urbano che vediamo tutt’oggi: il
quartiere operaio realizzato in tre fasi: tra il 1883 e il 1906, quando si realizzano i primi blocchi intensivi dovuti ad iniziativa privata; la fase che segue il piano regolatore del 1906, con
l’intervento dell’Istituto Case Popolari ed i progetti di Giulio Magni e Quadrio Pirani che riqualificano il quartiere nel suo insieme. La terza fase, intorno al 1930, sempre ad opera
dell’I.C.P., su progetto di Innocenzo Sabbatini.
Nell’immediato dopoguerra viene ristrutturato l’accesso al Mattatoio lungo il Tevere, in occasione dell’apertura del ponte Testaccio (1948), previsto già nel 1936 con il nome di ponte
d’Africa.
Lo stabilimento di Mattazione, con relativo quartiere operaio, ha costituito il primo segnale
della destinazione industriale della zona, che si amplierà soprattutto al di fuori delle mura
aureliane, oltre porta S. Paolo, e che prenderà consistenza con i vari piani regolatori, fino a
quello del 1931, in contemporanea con l’assetto viario, ferroviario e della rete fognaria, affidata all’impianto di collettori sotto i due argini del Tevere, costruiti tra il 1877 ed il 1910.
Nel luglio 1975, con l’apertura del nuovo Centro Carni, il Mattatoio al Testaccio è divenuto un
bene archeologico industriale, documento di storia del lavoro e di cultura materiale.
Oggi il padiglione che fiancheggia via Manuzio è trasformata in una serie di aule per la
Facoltà di Architettura dell’università Roma Tre, dove, con un intervento minimale, sono
messi in evidenza la trasparenza, la sequenza e nello stesso tempo la fusione degli spazi.
E.T.L.
11
padiglione 7, aule Facoltà di Architettura (gn)
G. Ersoch, Ingresso principale
(ASC, Il Mattatoio e il mercato del bestiame costruito dal
Comune negli anni 1889-1891, Roma, 1891, Tav. IV)
12
locale per la distruzione
delle carni infette, (Tav. XI)
capretteria e tripperia, (Tav. IX)
(gn)
(gn)
13
il Mattatoio e il Mercato del bestiame oggi (gn)
macello dei capretti e tripperia;
gli arredi non sono più in situ
14
G. Ersoch,
pianta generale
(ASC, Il Mattatoio e il mercato
del bestiame costruito dal Comune
negli anni 1889-1891, Roma, 1891)
il Mattatoio e il Mercato del bestiame in completamento nel 1891
15
campo Boario: l’ora del pasto
per i cavalli delle carrozzelle (gn)
il padiglione 7 oggi (an)
gazometro
16
Il grande Gazometro sull’Ostiense non domina soltanto la ex zona industriale ma è diventato
uno dei riferimenti topografici della città, simbolo dell’industria del gas e emblema dell’archeologia industriale a Roma. Un secolo di storia che inizia con la produzione del gas illuminante,
in seguito alla costituzione della Società Anglo-Romana nel 1854, per concludersi con l’attuale
impianto a metano dell’Italgas.
I magazzini del carbone della ex Officina a gas di S. Paolo, i forni per la distillazione del litantrace, la sala macchine per l’estrazione e la depurazione del gas, gli impianti costruiti nel 1910
(dopo che l’originaria officina a via dei Cerchi era stata smantellata) sono stati abbandonati; i
gasogeni e gli impianti per i distillati leggeri del petrolio costruiti nel dopoguerra sono ormai in
disuso. Aree dismesse che si dispiegano sul lungotevere; zone, “vuoti urbani” che richiedono
un repentino intervento di recupero, nel rispetto delle preesistenze e che possono contribuire
ad un adeguato intervento di riqualificazione del quartiere Ostiense.
A Roma l’illuminazione pubblica a gas fu introdotta durante il pontificato di Pio IX, nel 1854,
con una solenne cerimonia a Palazzo Doria. La prima officina sorgeva in via dei Cerchi, in
prossimità del Circo Massimo e riusciva a produrre 60.000 mq. di gas al giorno.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del ’900 - anche in seguito all`introduzione dell’energia elettrica – il gas venne impiegato per usi domestici. Il combustibile proveniente dall’Inghilterra,
dalla Sardegna o dalla Toscana raggiungeva i magazzini di carbone dal Tevere o attraverso i
binari ferroviari che ripercorrono la superficie dell’officina. Il carbone veniva posto dagli operai
“fuochisti” nelle storte, dove raggiungeva la temperatura di 800 –1000 Cº.
Nei forni di distillazione, il gas prodotto dalla combustione del fossile, veniva immesso nei
condensatori all’interno dei quali depositava il catrame e le acqua ammoniacali che avrebbero
reso nociva la miscela. Il gas per essere idoneo veniva sottoposto ad una elaborata depurazione chimico – fisica, che lo avrebbe separato dalla naftalina e dal benzene e infine raggiungeva i gasometri: grandi serbatoi, costituiti alla base da una vasca in cemento armato e da
un’imponente impalcatura in ferro, all’interno della quale scorreva una struttura mobile, oggi
non visibile.
In base all’ultimo Accordo di programma tra Università e gli enti locali l’edificio dovrebbe accogliere, tra l’altro, strutture di Roma Tre.
DLL
17
riva sinistra del Tevere con i Magazzini Generali e il Gazometro costruito nel 1936 (gn)
officina gas ed elettricità fuori Porta S.Paolo,
pianta d’insieme, 1909 (ASC, I.E., 1909, prot. 3526)
18
interno della sala macchine, 1910 (SAR)
forni di distillazione Ries, 1910 (SAR)
riva sinistra del Tevere, pompe e torre dell’acqua, dopo il 1936 (ASI)
il gazometro e i carri-ponte da Via dei Magazzini Generali (gn)
19
l’area Italgas dalla Centrale Montemartini (cs)
officina gas di S.Paolo, vista generale, 1912 (ASI)
20
magazzino di distribuzione su via del Commercio, 1912 (SR)
area Italgas, dopo il 1912 (ASI)
il Gazometro dal Ponte dell’Industria (gn)
21
Gazometro e raffreddatori (gn)
mercati generali
22
Assegnati
dal Comune di Roma
30.000 mq.,
comprendenti la parte sul fronte
Ostiense e alcuni capannoni.
Rilievi e bozze di progetto: DI.P.S.A.
su incarico del Comune di Roma
e Servizio Tecnico Logistico
di Ateneo
L’atto di nascita dei Mercati Generali è il 1910, quando, dopo che è definitivamente
messo da parte il progetto di realizzare i mercati sui due fronti di viale del Re (attuale
viale Trastevere), viene presentato il nuovo “Progetto per la costruzione dei Mercati
generali e delle derrate alimentari” fuori Porta S. Paolo. I nuovi mercati sono prossimi
allo scalo fluviale, ai già progettati Magazzini generali e alla erigenda ferrovia RomaOstia, con possibilità di un binario interno di raccordo.
Il progetto, elaborato dall’Ufficio tecnico comunale diretto dall’ing. Emilio Saffi, prevede
due zone: una destinata al mercato della frutta e ortaggi e l’altra al mercato del pesce,
carni e uova. I due settori sono divisi al centro da un’ampia zona destinata al raccordo
ferroviario.
Il 1910 è un anno decisivo per lo sviluppo industriale della zona, che viene incoraggiato
dall’ampliamento di un primo tratto della via Ostiense e dall’insediamento delle prime officine municipali volute dalla giunta Nathan per “combattere” la concorrenza privata. Se
terminati nel tempo inizialmente previsto, i Mercati avrebbero perciò costituito il fiore
all’occhiello degli obiettivi del sindaco Nathan circa il controllo municipale nella capitale.
Il mercato degli erbaggi e frutta prevede un fabbricato d’ingresso prospiciente la via
Ostiense (per la direzione, le abitazioni dei dirigenti e custodi, l’ufficio daziario e delle
guardie municipali, l’ufficio sanitario, postale e telefonico). Lungo il perimetro del mercato
sono previste una serie di magazzini, tettoie in cemento armato e vasti piazzali. Lungo le
due ali esterne, nelle vie laterali al mercato, vengono progettati i locali per scuderie e
rimesse.
Il mercato del pesce, abbacchi, polli, uova affaccia sulla progettata stazione del Mercato
lungo la linea Roma-Ostia, con un edificio d’ingresso dove vengono ugualmente collocati
gli uffici per la direzione. Al centro dello spazio destinato a questo settore è previsto il
grande padiglione per la vendita del pesce (mq. 3.250) e, ai lati, sei padiglioni (tre per
parte) per la vendita di abbacchi, polli, uova. Il piano seminterrato viene destinato alle
celle frigorifere. Tutti i padiglioni vengono progettati sopraelevati rispetto al piano di calpestio esterno, per maggiore comodità di carico e di scarico delle merci (E. Saffi, “Il
nuovo mercato generale di Roma” in Annali della Società degli ingegneri e degli architetti
italiani, XXIX, n.12, 16/6/1914).
Nel 1912 la commissione dell’Ispettorato edilizio concede l’autorizzazione; in seguito,
vengono espropriati i terreni, inizialmente quelli appartenenti ai Fajella (proprietari dell’attigua vetreria Fajella) e quindi i terreni appartenenti ai Torlonia, per i quali occorre una
lunga sequela di contrattazioni.
Gli eventi bellici arrestano l’esecuzione del progetto e solo nel febbraio 1922 il
“Consorzio edile italiano” consegna i fabbricati. Tuttavia l’attività del mercato è soltanto
parziale in quanto, da un documento del giugno 1922 (Conservatoria, Comune di Roma),
si viene a conoscenza che della superficie complessiva di 100.000 mq. soltanto 14.000
risultano essere coperti, mentre la superficie scoperta è di ben 85.000 mq. Nel febbraio
1922 in pratica si inaugurano: per i mercati delle erbe i fabbricati con ingresso sulla via
Ostiense, ai numeri civici 109, 111, 113, i magazzini con le antistanti tettoie e i chioschi
adibiti a bar, tabaccheria, telefono; per il mercato del pesce tre fabbricati interni dei quali,
nella stima dei fabbricati (febbraio 1922), risultano esserci solamente le fondazioni e le
mura di elevazione fino al piano di copertura dei sotterranei.
Nel 1924 viene quindi realizzato un secondo lotto di lavori che – come si evince dai
nuovi progetti esecutivi (ASC, Fondo contratti, 1924, parte IV, vol.I) – comprende il padiglione del pesce totalmente rinnovato nella sua struttura e configurazione spaziale e i
padiglioni per la vendita di abbacchi e pollame. Mentre il progetto del 1910 prevedeva un
ampio uso del ferro, nella seconda fase di costruzione, si hanno modifiche di ordine
architettonico e strutturale: viene sostituito al ferro l’uso di muratura e di cemento armato,
e le coperture a volta sono sostituite da coperture con architravi. Si ampliano gli elementi
funzionali e si riducono gli elementi decorativi, i fregi, le volute, gli stucchi liberty; le cancellate ed il fornice dell’ingresso principale perdono il loro aspetto monumentale. Le aree
vuote vengono man mano occupate da altri padiglioni e gli edifici perimetrali vengono in
parte sopraelevati, privando, con interventi differenziati nel tempo (anni ’30-’40 e fino agli
anni ’60), l’assetto dei Mercati della loro originaria identità funzionale e morfologica.
ETL
23
Mercati generali, padiglione interno (gn)
E. Saffi, Padiglione per la
vendita del pesce,
I progetto, prospetto,
1910 (ASC, Fondo
Contratti, Atti Pubblici,
parte V, 1912, 11 ottobre)
24
E. Saffi, Padiglione per la
vendita del pesce, progetto esecutivo, 1924
(ASC, Fondo Contratti,
parte IV, volume I, 1924,
24 aprile)
strutture in cemento armato degli anni ’50, angolo sud-est dei Mercati
(ASC, Fondo Fotografico, periodo post-unitario, 29c)
padiglione del pesce, lato sud (gn)
25
veduta dal lato sud (gn)
veduta dal lato sud (gn)
fuori dai Mercati: anni ‘30 (ASC, Fondo Fotografico, periodo post-unitario)
26
fuori dai Mercati: anni ‘30 (ASC, Fondo Fotografico, periodo post-unitario)
(gn)
27
dentro e fuori i Mercati (gn)
(gn)
s c u o l a nicolò t o m m a s e o
28
Attualmente nell’edificio
sono ospitati la
Facoltà di Economia
“Federico Caffè”,
il Dipartimento di Economia,
la sezione Economia della
Biblioteca di Area GiuridicoEconomico-Politica
e il Centro Linguistico di Ateneo.
L’edificio è in concessione d’uso
dal Comune di Roma
Il terreno dove viene edificato l’edificio scolastico “Nicolò Tommaseo” era affidato all’Ente
Autonomo SMIR (Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma) che, essendo stato soppresso nel 1923 insieme a tutti gli enti autonomi portuali, nel momento in cui la scuola viene
costruita, fa parte delle aree che l’Ente deve alienare.
Lo SMIR, nel gennaio 1924, cede l’area alla SEFI (Società Elettroferroviaria Italiana) con
l’intento di costruire stabilimenti industriali e case operaie. L’anno seguente la SEFI cede
a sua volta l’area al governatorato di Roma per la realizzazione di una scuola elementare, che fa parte di un programma voluto dall’Ufficio Progetti del Comune per la realizzazione, tra il 1922 e il 1934, di una serie di edifici scolastici. A capo di tale ufficio è l’ingegner architetto Vincenzo Fasolo, progettista, tra le altre molte scuole romane, anche della
“Nicolò Tommaseo”. La scuola viene programmata in considerazione del crescente sviluppo
del nuovo quartiere Garbatella. Come descritto nel volume I nuovi fabbricati scolastici,
(Roma 1924), il progetto complessivo prevede 34 aule e locali accessori, due scale distinte,
due colonne di servizi, palestra coperta e scoperta. L’edificio si compone di quattro piani, di
cui uno seminterrato per i servizi ed il refettorio. L’area complessiva di circa 4.300 mq., è
suddivisa in una superficie coperta di 2.336 mq. e scoperta di circa 2.000 mq.
Il progetto di Fasolo, tuttavia, viene inizialmente realizzato solo in parte (mq. 772 di
superficie coperta), “per coprire i bisogni dell’attuale popolazione scolastica”, ma con previsione di futuro ampliamento. In un primo momento viene costruita l’ala sulla via
Ostiense su una sola scala, con 10 aule, più i servizi per la refezione, i bagni, il locale
per il riscaldamento.
I lavori iniziano nel 1927 e si concludono nel 1929, con la realizzazione del primo corpo.
Poco dopo gli inizi dell’apertura della didattica, la direttrice richiede al provveditorato la
costruzione di una palestra, di una casa per il portiere e di un ampliamento generale dell’edificio. Questi lavori hanno inizio nel luglio del 1936 e si concludono l’anno successivo
con la realizzazione della palestra, degli spogliatoi, di una scala in marmo e cemento
armato, una colonna di servizi igienici, la chiusura di un lucernario su via Ostiense, la
pavimentazione del cortile d’ingresso e la costruzione di un nuovo blocco scolastico.
Nel verbale di consegna, del novembre 1938, si specifica che l’immobile è in muratura,
coperto parte a tetto e parte a terrazza, e che è composto da atrio, corridoi, 33 aule
sistemate nei vari piani, un’ampia palestra con locali per i servizi, da un cortile centrale,
da un cortile posteriore con area a giardino, da una scala di disimpegno e da vari locali
siti nello scantinato (Conservatoria, Comune di Roma).
Dal punto di vista stilistico, l’edificio (che viene realizzato da Fasolo in contemporanea
alla non lontana caserma dei Vigili del Fuoco a via Marmorata) presenta alcuni spunti formali che l’architetto aveva applicato ad altri edifici scolastici, come ad esempio, il liceo
“Terenzio Mamiani” in viale delle Milizie, in funzione dal 1924. Stilemi (ispirati al
“Rinascimento modernamente sentito”) che risentono dell’influenza dei progetti di
Gustavo Giovannoni, regista del quartiere Garbatella e suo maestro, e che Fasolo fiancheggia in diverse occasioni, realizzando per lui molti disegni progettuali (il progetto per il
quartiere di piazza d’Armi, tra gli altri). Il carattere principale delle facciate, sia esterne
che interne sul cortile, della scuola di via Ostiense (come anche del liceo “Mamiani”) è
dato dal raggruppamento a tre delle grandi finestre, sia in forma rettangolare che in
forma ad arco, mediante forti cornici di raccordo (in alcuni casi a forma di edicola) o balconi ad incasso.
Nel 1991, dopo che l’attività scolastica era stata da tempo sospesa, alcune associazioni
occupano i locali interni del blocco, finchè, nel 1993, l’intero edificio con la sua area circostante viene ceduto in concessione d’uso dal Comune di Roma all’Università.
ETL
29
cortile interno edificio Niccolò Tommaseo (gn)
V. Fasolo,
Nicolò Tommaseo,
disegno della facciata,
ca. 1924
(Archivio Orseolo Fasolo)
30
V. Fasolo,
Nicolò Tommaseo,
I progetto, 1924
(NFS)
pianta catastale, 1924,
(Conservatoria Comune di Roma)
aula della Facoltà di Economia “Federico Caffè” (gn)
31
interno della Facoltà di Economia “Federico Caffè” (gn)
centro di calcolo del Dipartimento di Economia (gn)
vetrerie bordoni
32
Il complesso è articolato in due
parti: la prima, corrispondente agli
uffici ristrutturati della vetreria ospita da anni gli uffici centrali del
Rettorato, alcuni dei quali destinati
alla nuova sede appena costruita
sul terreno dello stabilimento delle
vetrerie, recentemente inaugurato,
dove trova posto il Rettorato la
Facoltà d Giurisprudenza
e la biblioteca di area giuridicoeconomico-sociale
Il nuovo complesso, che è divenuto recentemente sede della facoltà di Giurisprudenza e del
Rettorato, è costruito su un’area occupata, fino agli anni ’80, dalle “Vetrerie Riunite Angelo
Bordoni di S. Paolo”. Della vecchia fabbrica sono rimasti soltanto i locali dell’ala d’ingresso,
una volta occupati dagli uffici. L’area si estende tra la via Ostiense, via Giulio Rocco e la ferrovia Roma-Ostia. Nelle vecchie piante la vetreria, non più esistente, si presenta come un articolato complesso composto da diversi edifici e capannoni e provvisto di una ciminiera. In una
foto, presumibilmente dell’immediato secondo dopoguerra, sono invece presenti due ciminiere, ciò che sta a testimoniare che la Vetreria era fino ad allora una fabbrica molto attiva.
Un’ulteriore pianta catastale (f. 835, 1964) mostra l’area della Vetreria quasi totalmente ricoperta da oltre dieci edifici, di cui alcuni sono evidentemente ampliamenti dei precedenti, ed
altri sono costruiti ex-novo, soprattutto nella parte ad est dell’area e lungo tutto il perimetro su
via Rocco. Nella stessa pianta compare un binario di raccordo ferroviario con l’attigua linea
Roma-Ostia. In una foto dei primi del ’900 si nota che la lavorazione delle bottiglie di vetro
avveniva totalmente per mano femminile.
Negli anni ’70, quando la fabbrica aveva ridotto notevolmente la produzione, si parla di nuova
destinazione a terziario e di compatibilità con il “direzionale”. Negli anni ’80 la fabbrica viene
demolita in quanto aveva raggiunto i limiti della fatiscenza. I due edifici superstiti lungo la via
Ostiense, attualmente occupati dagli uffici amministrativi e dal Rettorato, presentano dei motivi architettonici in comune con gli edifici perimetrali del Gazometro, secondo un’ottica di stile
eclettico, cara all’edilizia romana “industriale” del primo ’900, presentando un decoro “di facciata” e una composta aulicità. Composta aulicità, che nel caso degli uffici delle Vetrerie, è
presente nell’ingresso a tre fornici “simulati”, grazie a una serie di colonne portanti. Le decorazioni esterne si limitano ad un intonaco rustico come motivo basamentale, che prosegue a far
da cornice al piano superiore terminante con una copertura piana.
Sull’area alle spalle degli uffici delle Vetrerie Riunite, è stato realizzato, nel biennio 1998-2000,
un imponente complesso architettonico per ospitare la sede del Rettorato, la Facoltà di
Giurisprudenza, il Dipartimento di Studi Giuridici e la bibliotaca d’area. Il complesso è articolato su complessivi 14.520 mq., capace di accogliere 5.000 studenti ed è dotato di un’autorimessa interrata. Le aule didattiche sono 9, ubicate tutte al piano terra. L’aula magna, circolare, rivestita esternamente in zinco-titanio, ha una capienza di 260 posti. La biblioteca, di complessivi 700 mq., raccoglie l’ampio patrimonio librario dell’area giuridica di Roma Tre; si articola su due livelli ed è funzionalmente collegata col piano-galleria destinato agli studenti, illuminato dall’alto da una copertura vetrata. I piani secondo e terzo sono invece dedicati alle attività dipartimentali ed agli uffici del Rettorato.
La disposizione dell’intero complesso, se letta in pianta, appare come un contrappunto di
forme astratte, tra quadrati, rettangoli e cerchi. Ben diverso è il percorso visivo intorno al realizzato, anche per la posizione del complesso a una quota superiore di quella della via
Ostiense. Di modo che l’edificio in primo piano, dalla copertura a shed ripetuti (un immediato
richiamo alla memoria dei preesistenti capannoni industriali), è come incorniciato, dalla lunga
struttura orizzontale alle spalle, intercalata da elementi verticali “a torre” in vetro opaco.
L’ingresso al complesso da via Ostiense 159, attraverso cioè gli uffici della vecchia vetreria, è
più suggestivo del precedente in quanto si passa bruscamente al livello più alto, scoprendo,
ad ogni gradino, un particolare costruttivo diverso. Sulla destra l’aula magna si impone con il
motivo circolare terminante a spirale e con la copertura obliqua, netta e tagliente. Sulla sinistra e di fronte, due strutture unite a formare un angolo retto, con sottopassaggi, anche
sopraelevati e con intere superfici vetrate formanti due alti nastri trasparenti che, insieme alla
parte vuota sottostante, conferiscono ariosità e leggerezza all’insieme. Tra il cerchio dell’aula
magna e il cubo della biblioteca (la quale ha all’interno una sorta di pozzo richiamante modelli
dell’antichità classica), si estende la lunga ed ampia galleria vetrata che attraversa tutto il
complesso e che termina con un contrappunto simile ed opposto al precedente tra un’aula
circolare e una sala computer rettangolare. Sul lato posteriore, confinante con la ferrovia,
ancora due volumi netti e squadrati ed un’ulteriore simulazione della vecchia industria nel profilo caratteristico delle coperture a shed.
ETL
Uffici Vetrerie, via Ostiense 159: progetto di riuso a cura della S.I.C.I. srl. (Società per l’Industria e il Commercio Internazionale),
proprietaria dell’edificio prima che questo fosse acquistato dall’Università.
Edificio via Ostiense 161, Facoltà di Giurisprudenza e Rettorato:; progetto Preliminare DI.P.S.A.
Progetto definitivo ed esecutivo: Arch. Giuseppe Pasquali e Arch. Prof. Alfredo Passeri
Committente: Università degli Studi Roma Tre, Soc. San Paolo Seconda
33
area Vetrerie Riunite: Facoltà di Giurisprudenza e Rettorato (gn)
vecchi uffici Vetrerie Riunite: Rettorato (gn)
pianta delle
Vetrerie Riunite Angelo Bordoni
di S.Paolo,
catasto 1964
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operaie al lavoro, primi del ’900
sede del Rettorato e della Facoltà di Giurisprudenza durante la fase di costruzione (gn)
35
aule Facoltà di Giurisprudenza durante
la fase di costruzione (ff)
corridoio centrale del primo piano (am)
romeo
alfa
36
Recentemente la Facoltà di
Lettere e Filosofia si è insediata
nell’edificio, iniziandovi la
propria attività didattica.
Vi è previsto il trasferimento della
Biblioteca e di tutti i Dipartimenti
dell’area umanistica (con l’eccezione di
Studi Storico-artistici, Archeologici e sulla
Conservazione e di Letterature comparate)
Progetto preliminare e definitivo:
DI.P.S.A.
(Responsabile Prof. Arch. Vieri Quilici)
Progetto esecutivo
con variante in corso d’opera:
A.T.I.: T. & T. srl. e Impresa SAC spa.
Prima di essere acquistato da Roma Tre, l’edificio originario era stato acquistato per conto
della FIAT dalla S.I.F.I. (Società Immobiliare Fabbricati Industriali srl), una società di leasing
con sede legale a Torino. Il complesso è costituito da due nuclei distinti tra loro, sia dal punto
di vista strutturale che stilistico, per il fatto di essere stati costruiti in due tempi diversi e per
funzioni differenziate: l’officina per la riparazione dei motori nel 1935-36 e l’ampliamento nel
1961-62, che comprendeva, tra l’altro, gli uffici e i saloni di collaudo e di esposizione.
Il primo nucleo viene costruito su un’area di circa 10.000 mq., ceduta nel 1935 dal governatorato di Roma: è un’officina a forma di grande “T” rovesciata. L’accesso principale sulla via
Ostiense, al numero civico 200, si trovava al centro della parte più larga della lettera, in asse
con la lunghezza dell’edificio, così da permettere una visione immediata dell’intero impianto,
al termine del quale grandeggiava una frase di Mussolini, scialbata nel dopoguerra. Il cuore
dell’officina è situato nella parte longitudinale della grande “T”: uno spazio articolato su due
livelli dove quattro scalette angolari conducevano nella parte bassa delle “buche” dove i meccanici si calavano per la riparazione delle auto. Sul lato sinistro si trovavano le “buche” di
dimensioni maggiori per la riparazione degli autocarri. Sugli angoli terminali dell’officina si
ergevano due torrette a sostegno del marchio di fabbrica: lo stemma crociato del Comune di
Milano (sede centrale dell’Alfa) ed il biscione visconteo, chiusi in un disco circondato dalla
scritta: “Alfa-Romeo-Milano”. Otto grandi aperture sul cortile permettevano agli autocarri di
accedere dall’esterno direttamente sopra le “buche”. L’officina era ricoperta da una serie
parallela di coperture a capanna, con una delle parti inclinate realizzate in semplici laterizi, e
l’altra composta da grandi finestrature continue, rese possibili grazie all’impiego di speciali
travi in cemento armato Vierendel. Il tutto sostenuto da pilastri e da cordoli in cemento armato che segnano all’esterno, nella tamponatura laterale del tetto, il profilo a zig-zag delle
coperture. La vecchia officina subisce alcune modifiche interne dopo il collegamento con l’altro corpo di fabbrica agli inizi degli anni ’60.
Il primo progetto per l’ampliamento viene presentato in data 30/11/1960. Questo progetto
corrisponde al plastico, la cui riproduzione è stata fornita dall’archivio Alfa Romeo di Arese; il
plastico differisce dal progetto esecutivo sostanzialmente in due parti: manca il corpo a sviluppo longitudinale e la struttura situata dove l’area si restringe è ben diversa dalla versione
definitiva.
Questa importante sezione circolare dell’edificio sarà il luogo più rappresentativo e qualificante dell’intero complesso, esaltato soprattutto dal bel disegno esecutivo di prospettiva presentato dall’architetto Emilio Isotta nel maggio 1961. Sembra evidente una mediazione - pur se a
livello di apparenza puramente esteriore - del non lontano Palazzo dello Sport all’EUR,
realizzato da Nervi in occasione delle Olimpiadi del 1960. Isotta trascrive, miniaturizza
e adatta, con abilità di designer quale egli era, la soluzione altamente teorica e strutturale
della grande calotta di Nervi; ne sono segni esteriori la finestratura circolare a nastro
continuo del tamburo e il lucernario, qua ridotto a cupoletta in vetroresina.
Il ritardo quasi trentennale nella costruzione del secondo nucleo è dovuto a due fatti salienti
che coinvolgono la parte sud della via Ostiense: l’E 42, l’Esposizione universale che stravolge il piano regolatore del 1931, che destinava ad industriale l’area del Valco S. Paolo e zone
limitrofe, e le Olimpiadi del 1960, che impegnano la zona per il riassetto della viabilità della
via Olimpica, già via del Mare (l’attuale viale Marconi).
Il progetto di riuso ha maggiormente fuso i due nuclei, sfruttando in toto la cubatura dell’ex
officina che è stata in pratica ricostruita in acciaio sul vecchio modello e distribuendo in
maniera organica gli spazi che per grandi linee risultano essere suddivisi in due settori: nella
ex-officina, la didattica, con grandi aule, biblioteche, sale di lettura e nel nucleo più recente i
dipartimenti, l’aula magna, gli uffici, le sale professori, dove è inserita anche una grande aula
semicircolare multimediale per le attività del DAMS.
ETL
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cortile Facoltà di Lettere e Filosofia (gn)
Emilio Isotta, Alfa Romeo,
plastico del primo progetto
di ampliamento, 1960
(Centro di Documentazione Storica
Alfa Romeo)
Pianta dell’Officina, 1935
(USCE)
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Emilio Isotta, prospettiva
dell’ampliamento della filiale,
1961 (collezione privata)
interno (gn)
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esterno (gn)
interno officina, anni ’50
una “buca” con la 1900, anni ’50
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salone di esposizione macchine, anni ’50
l’officina prima dello smantellamento
aula (gn)
41
cortile (gn)
42
scuola edmondo de amicis
In concessione dal Comune di Roma dal 2001 per il completamento della
Facoltà di Lettere e Filosofia
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L’Università ha approvato il progetto esecutivo dell’edificio che ospiterà la
Facoltà di Scienze della Formazione.
Il nuovo padiglione sorgerà sull’area della scuola Silvio D’Amico edificio costruito
nel 1968-1969 dall’arch. Sechi e demolito a causa di problemi statici.
Il nuovo progetto ha mantenuto inalterata la volumetria di 54.952.14 m3.
L’edificio è stato progettato per accogliere 3.500 studenti.
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s c u o l a silvio d ’ a m i c o
Progetto esecutivo: Studio Italprogetti e Studio Arch. Carola Clemente
Coordinatore: ing. .... Caloisi
Direzione lavori: Studio Italprogetti
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l’edificio prima della demolizione (Servizio Tecnico Logistico)
via corrado segre
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Attualmente nell’edificio
si trovano la
Facoltà di Scienze Politiche,
la sezione Giuridico-Politica” della
Biblioteca di Area GiuridicoEconomico-Politica,
del Dipartimento di Istituzioni
Politiche e Scienze Sociali.
Proprietà: Bekir srl., Milano
Progetto di ristrutturazione e
direzione dei lavori:
Arch. Alfredo Fanella
È il primo edificio in ordine di tempo in cui si è insediato l’Ateneo, nell’ottobre del 1992.
Il complesso, che attualmente costituisce la sede della facoltà di Scienze politiche, viene
costruito negli anni ’50 per divenire il collegio-scuola femminile delle suore dell’ordine delle
Povere Figlie delle Sacre Stimmate. Il braccio che si affaccia su via Segre era originariamente l’abitazione delle suore e la foresteria per le studentesse del collegio provenienti da fuori
Roma. Il braccio su viale Marconi era invece la sezione didattica (dall’asilo al liceo). Il braccio
su via Segre, negli anni ’70, viene dato in locazione al liceo scientifico Keplero, e, dopo la dismissione del liceo, viene venduto dall’Istituto di suore alla società Bekir srl, Milano, che lo ha
ristrutturato e dato in locazione all’Università.
Il complesso edilizio è composto da due corpi a pianta rettangolare all’innesto dei quali
una scala funge da cerniera, smussando l’angolo acuto che si forma tra i due edifici, dal
momento che quello su via Segre, seguendo il tracciato obliquo della strada, non è perpendicolare all’edificio su viale Marconi. Nel progetto di riuso è stato possibile creare
ambienti per 200 posti in quanto l’edificio non aveva strutture verticali al centro, ed inoltre
il solaio si presentava di grande spessore e resistenza, poggiando sui pilastri esterni
molto vicini tra loro. La struttura interna è rispecchiata anche all’esterno dove si notano
le finestre molto ravvicinate tra loro, intercalate da pilastri, e dove i marcapiani, all’altezza
dei solai, sono alti e ricoperti in travertino.
ETL
47
(mgg)
viale guglielmo marconi
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Attualmente l’edificio ospita
il Dipartimento di Biologia
e la Biblioteca d’Area
Scientifico-Tecnologica.
Inoltre una parte delle aule
è utilizzata dalla limitrofa
Facoltà di Scienze Politiche,
mentre alcuni uffici sono stati
destinati al Dipartimento di
Istituzioni Politiche e Scienze Sociali.
Proprietà: Triestina Partecipazioni srl.
Progetto preliminare, definitivo ed
esecutivo, direzione lavori:
Italprogetti
La nuova struttura, in locazione da una società immobiliare, viene costruita nel 1994 sull’area
di un edificio preesistente, demolito per motivi statici. L’immobile è inserito in una fascia di edifici che delimita e contiene alcune sedi dell’Università a ridosso del fiume e del parco S. Paolo
ed è situato a fianco dell’attuale sede della Facoltà di Scienze politiche.
La struttura dell’edificio è in acciaio con il rivestimento esterno in travertino e vetro bianco. La
veste architettonica presenta una trama ad ampie strisce orizzontali, “fissate” da blocchi in travertino oniciato. Questa orizzontalità del rivestimento sembra essere ispirata al grande esempio di Adalberto Libera nel Palazzo dei Congressi all’EUR, ampliando tuttavia il messaggio
comunicativo con un massiccio impatto visivo.
L’edificio si sviluppa su dieci piani, di cui quattro entro terra (due assegnati al parcheggio auto,
uno ai laboratori, l’altro ad aule); la sua struttura è realizzata in acciaio e dispone di moderni
impianti di climatizzazione, illuminazione e di dispositivi di sicurezza.
L’ingresso principale su viale Marconi è messo in evidenza da un elemento trabeato oltre il
quale prosegue la volumetria dei locali sovrastanti, che è autonoma rispetto all’elemento
basamentale. La volumetria delle scale è scartata rispetto alla volumetria dell’edificio, con una
forte rotazione. La parte basamentale è mistilinea, evidenziata, su due dei quattro lati, da una
vetrata all’interno della quale si apre un secondo ingresso su via Vito da Volterra. Altro elemento che caratterizza l’aspetto esterno dell’edificio è uno skyline modulato verso l’alto di due
angoli contrapposti a forma di pinna. Le superfici vetrate e la griglia cromatica del progetto
suggeriscono un’azione di filtro che si trasforma in completa trasparenza, verso l’area interna,
nel prospetto su via Vito da Volterra.
Il piano terra su viale Marconi è suddiviso in aule intorno all’atrio d’ingresso, quello su via Vito
da Volterra comprende invece, oltre all’atrio d’ingresso, una sala di lettura, un’aula magna
(destinata alla Facoltà di Giurisprudenza prima dell’apertura della nuova sede) e una sala studenti. Il primo piano è totalmente occupato da ampie aule didattiche e il secondo e terzo dai
laboratori. Il quarto e in parte il quinto piano sono invece dedicati agli studi dei docenti e ai
Dipartimenti.
ETL
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(gn)
società aerostatica “avorio”
50
Attualmente nel complesso
si trovano
la Facoltà di Ingegneria
(che sarà trasferita nell’edificio OMI), i Dipartimenti
di Ingegneria elettronica e
di Fisica “E. Amaldi”,
la Biblioteca d’Area
Scientifico-Tecnologica.
Progetto di ristrutturazione:
Salini Costruttori spa.,
proprietaria dell’immobile
Costruito alla fine degli anni ’30, contemporaneamente e nei pressi della società Ottico
Meccanica Italiana, l’edificio ha originariamente una destinazione industriale, in quanto è una
fabbrica che produce paracaduti da guerra sotto il nome di Società Aerostatica “Avorio”. Dopo
la sua dismissione, l’immobile viene acquistato dalla Edil Luser, con sede a via Crescenzio 25,
e nel 1991, dalla Salini Costruttori spa, con sede a via della Dataria 22, e, dopo una ristrutturazione e consolidamento, viene dato in locazione all’Università. Il nome SIBA (Società immobiliare Balestra), con cui è conosciuto l’edificio, viene dato alla società creata dalla Salini per
l’acquisto dell’immobile.
L’edificio si trova in un’area depressa rispetto agli attigui via Pincherle e largo S. Leonardo
Murialdo ma allo stesso livello dell’OMI. Dal punto di vista architettonico, la Società Aerostatica
“Avorio” è simile alla vicina OMI, anche se il suo aspetto esterno è forse ancor più severo,
oltre che più originale, grazie ad alcune bande di blocchi in tufo a forma esagonale, intercalate
da strisce di mattoncini, che decorano la facciata dell’edificio principale a pianta quadrata. Sul
lato est di questo edificio, che originariamente racchiudeva un ampio atrio (attualmente coperto ad uso laboratorio), è inserita al piano terra una lunga ala a forma irregolare, sfruttata nel
riuso da diversi laboratori e dagli studi dei rispettivi docenti. Questa ala forma all’esterno un
ampio spazio scoperto, chiuso anche sul lato sud da un altro edificio (ex-capannone) a un sol
piano. Nel progetto di riuso questo spazio scoperto è stato unificato mediante una pensilina
trasparente sul perimetro interno.
Non si sono trovati finora documenti storici riguardanti la fabbrica di paracaduti, con l’eccezione di una planimetria del Valco S. Paolo risalente agli anni ’40, dove è appunto indicata la
denominazione originaria della società occupante l’area, che sul lato est è fiancheggiata dal
“Carro di Tespi” dell’Opera Nazionale Dopolavoro.
ETL
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(gn)
omi
52
Attualmente nella vecchia fabbrica
si trovano i Dipartimenti di
Ingegneria Meccanica e Industriale
e di Informatica e automazione, gli
uffici del Servizio Tecnico Logistico
di Ateneo (in via di trasloco presso
la sede di via Ostiense 159), gli uffici dell’AdiSU Roma Tre
e la mensa per gli studenti.
Progetto di ristrutturazione
e realizzazione:
Servizio Tecnico Logistico di Ateneo
L’edificio si trova in un’area recintata adiacente, sul lato sud, alla struttura della Vasca navale e
confinante, sul lato est, con via Vito da Volterra.
La Società anonima Ottico Meccanica Italiana e Rilevamenti Aerofotogrammetrici risulta fondata già nel 1924, ma è soltanto nel 1937-38 che viene costruita la sua sede al Valco S. Paolo
per la produzione di strumenti ottici di precisione per l’aeronautica. Ne è direttore generale
l’ing. Umberto Nistri, il quale aveva dedicato i suoi studi all’applicazione ed al perfezionamento
della tecnica della fotogrammetria, costruendo apparecchi per la restituzione della posizione
planimetrica ed altimetrica di edifici e formulando metodi tutt’ora usati per il rilevamento di
mappe catastali. Nistri era stato il fondatore della Società Anonima Rilevamenti
Aerofotogrammetrici, la cui attività viene in seguito trasferita all’OMI.
Intorno al 1938 l’OMI è affermata sui mercati internazionali per l’esportazione di materiale
aeronautico e, negli anni del secondo conflitto mondiale, la società assume un’importanza
strategica, visto il tipo di produzione principalmente militare.
Lo stabilimento copre una superficie di circa 14.000 mq. e la sua pianta può considerarsi
come l’unione di due rettangoli di estensione diversa. Il fabbricato si articola su tre piani a
grandezza decrescente ed è dotato di due cortili interni che durante gli anni ‘70 sono stati
coperti in corrispondenza del primo piano per ricavare due nuovi ambienti. Sulla parte di edificio tra i due cortili si eleva una torre quadrata con orologio e altana, secondo gli stilemi in atto
negli edifici pubblici realizzati tra le due guerre, ma abbastanza singolari per un edificio
ad uso industriale.
La struttura portante è in cemento armato e le tamponature sono realizzate in blocchi di
cemento e gesso. Il rivestimento esterno è realizzato sulla fascia corrispondente al piano terra
in intonaco e pittura tradizionali. I due piani superiori sono invece rivestiti in mattoncini a facciavista, separati da un marcapiano in mattoncini disposti a taglio. Su questa superficie a cortina sono ancora visibili le tracce di macchie verdi, ocra e marroni, residui della tinteggiatura
mimetica realizzata durante la seconda guerra mondiale, contro il rischio di bombardamenti.
Le finestre sono poste ad intervalli regolari sull’intero perimetro della fabbrica, se si esclude la
parte oggi occupata dagli uffici tecnico-logistici dell’Università, dove sono state realizzate due
gruppi di finestre a fascia con infissi in alluminio anodizzato.
L’attuale edificio presenta le aggiunte e modifiche realizzate in quantità durante gli anni ’70,
quando, dopo un lungo periodo di crisi produttiva iniziata nel secondo dopoguerra, si tenta di
rivitalizzare la fabbrica con l’inserimento di dispositivi per l’aeronautica spaziale. Sul lato prospiciente via Vito da Volterra si colloca l’area macchine, costruita negli anni ’70, ed una struttura, adibita ad aule dopo l’intervento dell’Università nel 1996. Di fronte al lato sud si trova un
corpo di fabbrica rettangolare destinato ad aree tecniche centrali. Sul versante opposto, lato
nord, sono stati costruiti negli anni ’70, un edificio rettangolare ad uso mensa, oggi in concessione all’ADiSU, ed una cabina per usi tecnici. Nel dicembre 1989 l’OMI s.p.a. cessa di esistere e viene incorporata in un’altra società, lasciando in seguito l’immobile di Valco S. Paolo.
La suddivisione interna dell’edificio è fortemente manomessa rispetto alla suddivisione originale, soprattutto nella parte ad ovest, sul lato della via della Vasca navale, a seguito del riutilizzo ad opera dell’Università. Sul lato nord dell’edificio, quello che costeggia il fabbricato dell’attuale mensa, si sono compiuti i lavori più impegnativi, con la realizzazione di vaste aule ed
ambienti vari per gli studenti. Alcune di queste aule, trovandosi in corrispondenza di quello
che era il cortile interno, traggono luce unicamente dal soffitto mediante un efficiente sistema
a lucernari. Le altre aule si trovano invece in quella che era stata la sala macchine e area
lanciatori, la cui copertura è stata mantenuta inalterata. Sono stati compiuti infine miglioramenti nell’area parcheggio e sono state realizzate ex novo le scale in ferro che collegano l’area dell’OMI con l’area attrezzata su un livello più alto, lungo ed oltre la palazzina degli uffici
dell’ex-Vasca navale.
ETL
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coperture dell’edificio (gn)
navale
vasca
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Attualmente la
palazzina degli uffici ospita il
Dipartimento di Ingegneria Civile.
Progetto e direzione lavori di restauro:
Ufficio Tecnico di Ateneo (1995-96)
Edificio della Vasca navale
studio preliminare e definitivo:
DI.P.S.A. (Coordinatore
Prof. Arch. Andrea Vidotto
Progetto esecutivo:
da realizzare, a cura del
Servizio Tecnico Logistico di Ateneo
Sin dalla seconda metà del XIX secolo, le nazioni marittime più avanzate sentono la necessità di organizzare le proprie flotte, istituendo studi sperimentali basati sulla legge di Newton
riguardante la “similitudine meccanica”. Queste teorie sono sviluppate dall’ingegnere navale
inglese William Froude, il quale costruisce fin dagli anni ’70 dell’800 le prime vasche navali
per prove dei modelli di carene e di eliche. Ogni vasca navale costruita nelle varie parti del
mondo, dopo quella istituita da Froude a Torquay nel 1874, presenta alcuni basilari elementi
in comune: un lungo bacino rettangolare di acqua dolce nel quale il modello della carena
viene rimorchiato mediante un carrello mobile che scorre sopra rotaie e che viene trascinato
alla velocità desiderata per mezzo di un cavo metallico. Fra il carrello e l’imbarcazione sono
inseriti gli strumenti per la misurazione della resistenza.
In Italia la prima vasca navale viene costruita a La Spezia. Quest’ultima diviene non soltanto il
vanto della Marina Italiana, ma anche il fiore all’occhiello dell’operato dell’ing. Giuseppe Rota
che la diresse per molti anni. La Vasca nazionale, sorta a Roma per volontà di Mussolini tra il
1928 ed il 1929, e diretta dallo stesso ing. Rota, diviene in buona sostanza la continuazione
quasi nostalgica della ricerca appassionata condotta presso la Vasca sperimentale spezzina,
come traspare tra le righe del sostanzioso carteggio intercorso tra l’ingegnere e i vari
Ministeri. A favore dell’istituto romano vengono messi a disposizione alcuni tra i più celebri
specialisti di altre vasche europee.
La Vasca navale sorge al centro della grande ansa formata dal Tevere presso il Valco
S. Paolo, a ponente della Stazione radio della Marina e a sud della Basilica di S. Paolo.
La vasca romana è composta di due corpi di fabbrica: il bacino con l’attiguo laboratorio e la
palazzina degli uffici.
I 17 disegni realizzati dall’ing. Cesare Leoni, in collaborazione con la ditta costruttrice
“Ferrobeton”, sono datati 28 settembre 1927 ed approvati nel marzo del 1928, data presumibile di inizio della costruzione della Vasca. I disegni esecutivi del prospetto di facciata e del
profilo longitudinale (ASC, prot. 23695, titolo I.E.), rispecchiano per grandi linee la tipologia
delle vasche navali di tipo europeo, con l’eccezione della copertura a volta e del diverso profilo e profondità del bacino. Per quanto riguarda la palazzina degli uffici, i vari prospetti denunciano, soprattutto in virtù dei partiti decorativi, con pigne lungo le balconate a ringhiera, una
vicinanza stilistica con i villini costruiti nel quartiere Prati da Enrico Del Debbio. Tali motivi
decorativi sono andati perduti durante l’opera di restauro e ripristino, in quanto in pessimo
stato di conservazione.
In particolare i disegni relativi alla “corografia del terreno adiacente alla Vasca, dei fossi di
scolo e del loro sbocco nel Tevere”, denunciano, sin dagli inizi, una particolare attenzione da
parte dei costruttori e dei progettisti sui problemi di pompaggio e di scarico dell’acqua del
bacino, attenzione riconfermata da un ulteriore disegno pubblicato sugli Annali della Vasca
(1931) che illustra i risultati di uno studio sui diversi strati del sottosuolo, posti a paragone con
i prelievi contemporaneamente attuati presso il Gazometro. Tali problemi fanno poi da leitmotiv nella corrispondenza tra il direttore e i vari dicasteri, dove l’ing. Rota denuncia l’impossibilità di caricare e scaricare le ingenti quantità d’acqua in un tempo ragionevole. Inoltre si evidenziano presto anche delle carenze nella struttura portante, finché, nel 1973, si verifica una
lesione in alcuni sostegni, che determinano col tempo il crollo della parte centrale della copertura a volta, fatto che determina l’immediata chiusura dell’impianto (Conservatoria, Comune di
Roma, pos. 1193/1-A).
Attualmente all’interno del laboratorio sono ancora conservati i piani di lavoro della falegnameria, con a fianco le macchine di oscillazione, il carro dinamometrico, ancora piazzato con le
sue grandi ruote ai limiti del bacino, il lungo binario di scorrimento del carro sopra il quale è
visibile la data, il luogo di fabbricazione e il tipo di macchinario (“Piombino – 1928 – X –
FS.46.3 – MB”). Sono inoltre ancora in situ parte dell’apparecchiatura elettrica e un carroponte per il sollevamento delle imbarcazioni fino al bacino. Almeno una parte di queste testimonianze della tecnologia degli anni ’30 potrebbero essere conservate negli spazi attrezzati fra
la Vasca e la palazzina degli uffici.
ETL
55
prospetto della Vasca navale (gn)
C. Leoni,
Vasca navale,
sezione longitudinale,
1927 (ASC, I.E.,
1927, Prot. 23695)
Vasca navale negli anni ’30 (INSEAN)
56
C. Leoni,
Impianto di scarico
della Vasca, (sopra)
e particolare dell’armatura in ferro
delle costole (sotto), 1927
(ASC, I.E., 1927, Prot. 23695)
in costruzione (INSEAN)
57
vecchi uffici della Vasca Navale (ff)
antichi macchinari, 1930 (INSEAN)
laboratorio della Vasca nazionale, 1930 (INSEAN)
58
carro dinamometrico lungo il bacino, 1930 (INSEAN). Il macchinario è ancora in situ
59
spazio attrezzato tra la Vasca navale (sulla destra) e l’OMI (ff)
I quattro edifici realizzati nel 1994-95 su progetto dell’architetto Stefano Di Stefano, compongono un complesso omogeneo ed organico.
I problemi che si sono presentati nel progettare questi edifici sono due: una volumetria precostituita e l’obbligo di un sistema costruttivo prefabbricato con possibilità di un futuro smontaggio. Questi elementi problematici sono stati motivo di stimolo per attuare un complesso di
edifici che, pur nella identica volumetria, dimostrassero un aspetto dinamico oltre che unitario. Questo è stato ottenuto mediante un gioco di vetrate e coperture, visibile sulle facciate
dei tre edifici a torre, dove la copertura in cortina di mattoni man mano cede il posto alle
pareti vetrate, conferendo all’insieme, come suggerisce Luca Zevi su “L’Architettura”, "un
suggestivo movimento di lievitazione". Inoltre l’aspetto statico offerto dall’uso dei prefabbricati è stato risolto con uno scarto di 15° conferito al volume delle torri semitrasparenti che
fiancheggiano la cubatura più massiccia dei tre dipartimenti. I servizi igienici, all’interno,
sono collocati in un’altra struttura verticale rivestita in mattoni, anch’essa con lo stesso scarto; un leggero, raffinato dialogo insomma tra servizi e percorrenza verticale. Infine, la distribuzione degli spazi è semplice e versatile per il fatto di avere un’unica luce e quindi di non
avere impedimenti nella distribuzione degli ambienti; per cui le pareti sono mobili, essendo
costituite da elementi modulari intercambiabili.
Le tre torri, sviluppate su quattro piani, sono occupate dai dipartimenti e il quarto edificio
dalle aule. Quest’ultimo, della stessa cubatura, è tuttavia risolto in senso orizzontale, su soli
due piani, presentandosi con una morfologia quasi quadrata.
Le pareti vetrate specchiate creano un rapporto di simbiosi con l’ambiente circostante riflettendo tra l’altro la quinta arborea del fiume.
ETL
le torri
60
Attualmente nel complesso
sono ospitate la Facoltà di
Scienze Matematiche,
Fisiche e Naturali
con i Dipartimenti di Geologia
e Matematica,
la sezione Matematica-Geologia
della Biblioteca di Area
Scientifico-Tecnologica.
Progetto preliminare e definitivo:
Arch. Claudio Voglino
Progetto esecutivo e direzione artistica:
Arch. Stefano Di Stefano
61
le torri, particolare (rp)
lo
spazio
di
Roma
Tre
a cura del Servizio Tecnico Logistico
via Ostiense 159 (proprietà)
Rettorato - Uffici Amministrativi
Via Ostiense 161, area stabilimento
Vetrerie Riunite A. Bordoni (proprietà)
Facoltà di Giurisprudenza - presidenza e aule Dipartimento
di Studi Giuridici
Biblioteca di Area Giuridico-Economico-Politica, sezione
Giuridico-Politica (in corso di trasferimento)
Rettorato - Uffici Amministrativi
Via Ostiense 169-173, scuola A. Severi (in locazione)
Rettorato - Uffici Amministrativi
Via Ostiense 175, scuola A. Severi (in locazione)
Rettorato - Uffici Amministrativi
Via Ostiense 230-236, Alfa Romeo (proprietà)
Facoltà di Lettere e Filosofia - presidenza e aule didattiche
Dipartimento di Filosofia
Dipartimento di Italianistica
Dipartimento di Linguistica
Dipartimento di Studi Americani
Dipartimento di Studi sul Mondo Antico
Dipartimento di Studi Storici Geografici Antropologici
Biblioteca di Area Umanistica (in corso di realizzazione)
Via Ostiense 139, Nicolò Tommaseo
(concessione Comune di Roma)
Facoltà di Economia “Federico Caffè” - presidenza e aule
Dipartimento di Economia
Centro Linguistico
Biblioteca Area Giuridico-Economico-Politica,
sezione Economica
Via della Vasca Navale 79/81, OMI (proprietà)
Aule didattiche
Centro Interdipartimentale Didattica Chimica
Dipartimento di Architettura
Dipartimento di Fisica
Dipartimento di Informaticae Automazione
Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale
Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile
Aree interdipartimentali
Biblioteca di Area Scientifico Tecnologica (in corso di realizzazione)
Via della Vasca Navale 84, Società Aerostatica “Avorio”
(in locazione)
Facoltà di Ingegneria
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali - aule
Dipartimento di Fisica
Dipartimento di Ingegneria elettronica
Biblioteca Area Scientifico Tecnologica, sezione FisicaIngegneria-Elettronica
Viale Guglielmo Marconi 446 (in locazione)
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Dipartimento di Biologia
Laboratori
Biblioteca di Area Scientifico Tecnologica
62
Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali:
Palazzina A - Dipartimento di Scienze Geologiche, laboratori
Presidenza
Largo S. Leonardo Murialdo 1
(proprietà su terreno comunale in concessione)
Palazzina B - Dipartimento di Scienze Geologiche
(uffici, laboratori, aule, Dipartimento, Biblioteca)
Palazzina C - Dipartimento di Matematica
(uffici, laboratori, aule didattiche, Dipartimento)
Biblioteca di Area Scientifico Tecnologica, sezione
Matematica-Geologia
Via Corrado Segre 2 (in locazione)
Facoltà di Scienze Politiche
Biblioteca Area Giuridico-Economico-Politica, sezione
Giuridico-Politica
Via Vito Volterra 62 (in concessione dal Comune di Roma)uffici della Vasca navale
Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile
Aule didattiche
Piazzale della Radio 46/b (in locazione)
Facoltà di Scienze della Formazione - aule didattiche
Via Veratti s.n.c. (in concessione dal C.O.N.I.)
Stadio degli Eucalipti
Via delle Sette Chiese 101 d (in locazione)
Aula didattica
Via Giacomo Rho 4 (in locazione)
Aule didattiche
Teatro spettacoli
Via S. Paolo 10 (in locazione)
Aule didattiche
Padiglioni Mattatoio (in concessione dal Comune di Roma)
Facoltà di Architettura - aule didattiche
Via Daniele Manin 53 (in locazione)
Aule didattiche
Piazza della Repubblica 10 (in locazione)
Facoltà di Lettere e Filosofia (in via di trasloco definitivo alla
nuova sede Alfa Romeo)
Via del Castro Pretorio 20
Facoltà di Scienze della Formazione
Dipartimento di Letterature Comparate
Biblioteca Area Umanistica, sezione Scienze
dell’Educazione
Via Magenta 5 (in locazione)
Dipartimento di Filosofia
(in via di trasloco definitivo alla nuova sede Alfa Romeo)
Via Torino 95 (in locazione)
Dipartimento di Studi Storici, Geografici, Antropologici
(in via di trasloco definitivo alla nuova sede Alfa Romeo)
via della Madonna dei Monti 40 (proprietà)
Facoltà di Architettura
Dipartimento di Comunicazione Letteraria e dello
Spettacolo
Biblioteca Area delle Arti, sezione Architettura “Enrico
Mattiello”
Via S. Agata dei Goti 4 (in locazione)
Biblioteca Area delle Arti, sezione Spettacolo
63
appendice
statistica
a cura delll’Ufficio Statistico
Gli studenti iscritti
Architettura
Economia
Giurisprudenza
Ingegneria
Lettere e filosofia
Scienze della formazione
Scienze MM.FF.NN.
Scienze politiche
ATENEO
1992/93
211
488
208
5.951
193
-
1993/94
407
1.136
635
6.485
424
-
1994/95
618
1.717
1.122
6.125
702
-
1995/96
802
2.363
492
1.493
6.436
1.113
340
1996/97
1.038
2.700
976
2.076
4.320
3.244
1.324
730
1997/98
1.204
3.362
1.473
2.586
5.142
3.828
1.506
1.216
1998/99
1.405
3.646
2.102
2.950
5.477
4.156
1.584
1.527
1999/00
1.569
4.000
2.737
3.389
6.201
4.829
1.793
1.941
7.051
9.087
10.284
13.039
16.408
20.317
22.847
26.459
1992/93
33
11
43
311
68
-
1993/94
33
18
48
316
69
-
1994/95
49
36
79
320
104
-
1995/96
50
35
13
82
318
103
11
1996/97
58
39
27
89
259
59
113
25
1997/98
55
39
31
91
241
57
112
30
1998/99
59
41
30
96
233
54
114
30
1999/00
59
41
37
96
235
52
112
30
466
484
588
612
669
656
657
662
1992/93
1993/94
1998/99
1999/00
Il personale docente=
Architettura
Economia
Giurisprudenza
Ingegneria
Lettere e filosofia
Scienze della formazione
Scienze MM.FF.NN.
Scienze politiche
ATENEO
Gli spazi per gli studenti (metri quadri aula per studente)
64
1994/95
Architettura
Economia
Giurisprudenza
Ingegneria
Lettere e filosofia
Scienze della formazione
Scienze MM.FF.NN.
Scienze politiche
ATENEO
1995/96
1,55
0,5
0,8
1,33
0,22
0
1,34
0,98
1996/97
1,69
0,44
0,9
1,03
0,24
0,1
0,88
0,96
1997/98
1,04
0,36
0,61
0,73
0,23
0,3
0,98
0,68
0,64
0,58
0,49
1996/97
0,45
2,83
182,31
0,58
1997/98
0,4
2,93
223,26
0,49
1998/99
1999/00
1997/98
10.124
33.836
4.348
12.687
60.995
1998/99
1999/00
1997/98
9.344
5.860
3.638
12.303
3.537
24.767
59.449
1998/99
1999/00
Indicatori di disponibilità di spazio
1992/93
posti aula per iscritto
di mq. per iscritto
di studenti per aula
di mq. aula per iscritto
1993/94
1992/93
Concessione comune di Roma
Locazione privati
Concessione demaniale
Proprietà
Totale
1993/94
n°
n°
n°
n°
medio
medio
medio
medio
1994/95
0,65
4,07
111,23
0,83
1995/96
0,51
2,44
146,5
0,64
Metri quadri di superficie coperta per titolo di godimento
1994/95
1995/96
8.058
29.664
4.348
42.070
1996/97
8.058
31.252
4.348
2.866
46.524
Metri quadri di superficie coperta per tipologia d'uso
1992/93
Aule
Laboratori scientifici
Biblioteche
Studi docenti
Uffici amministrativi
Altro
Totale
1993/94
1994/95
8.707
3.813
2.618
8.008
1.991
17.452
42.589
1995/96
8.377
3.294
2.730
8.226
1.991
17.452
42.070
1996/97
9.569
3.863
3.073
8.538
2.639
18.842
46.524