GIACOMO CERUTI (1698 - 1767), RITRATTO DI DAMA, OLIO SU

anticSwiss
08/06/2017 11:44:25
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GIACOMO CERUTI (1698 - 1767), RITRATTO DI DAMA, OLIO SU
TELA
IN VENDITA
Epoca:
18° secolo - 1700
Stile:
Altri stili
ANTIQUARIO
Ars Antiqua srl
Milano
+39 02 29529057
+39 347 9735757
Lunghezza:47cm
Larghezza:42cm
Materiale:Olio su tela
Prezzo:7.500€
DESCRIZIONE DETTAGLIATA:
Giacomo Ceruti (1698 - 1767),
Ritratto di dama
Olio su tela; cm 47 x 42; con cornice cm 57 x 51
Il confronto con altre opere, l'impostazione e le consonanze stilistiche suggeriscono e
consentono di individuare in questo ritratto la mano di Giacomo Ceruti. Le notizie circa la
vita e la formazione di questo artista non sono sempre chiare e univoche. Nei documenti
viene spesso detto bresciano, ma anche milanese o bergamasco; per quanto la
tradizione e la storia degli studi tendano a considerare Brescia la sua città natale, il
Caprara, alla luce di alcune carte1 afferma con sicurezza che sia nato a Milano il 13
ottobre 1698. Nel 1711 sappiamo che la famiglia abitava a Brescia ma di nuovo il Ceruti
torna a Milano dove si sposa nel 1717. I continui spostamenti e trasferimenti
contribuiscono a rendere più complicato il suo percorso biografico. Ha vissuto e lavorato
anche a Padova, Piacenza e Venezia, alle dipendenze del maresciallo J. M. von der
Schulenburg, grande mecenate e collezionista e lì può osservare le opere del Tiepolo e di
altri contemporanei quali il Piazzetta, Pittoni, Diziani o Simonini. In età avanzata ha
lavorato e vissuto anche a Dresda. Oltre alla committenza privata sono numerose le
richieste pubbliche a cui risponde il Ceruti; a titolo esemplificativo si possono citare una
serie di tele realizzate a Brescia presso il Palazzo Pretorio, andate perse o una Madonna
del Rosario per la chiesa di S. Maria di Artogne; a Padova dipinge una pala con il
Battesimo di santa Giustina per la basilica di Sant'Antonio, a Piacenza un'altra pala per la
chiesa di S. Teresa. Numerosissime sono le committenze private che dimostrano come il
Ceruti fosse un'artista apprezzato dai contemporanei e i continui spostamenti e la varietà
delle richieste denotano una grande duttilità. Si cimenta nelle pale sacre, nelle nature
morte, nella pittura mitologica, di cui non si è conservato nulla ma la produzione
ritrattistica rimane la più importante. Certamente singolare e di grande valenza storicoartisitica è la serie di quadri che rappresentano, in chiave realistica e con grande potenza
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pittorica, tutta una folla di umili e illustrano aspetti della vita quotidiana ma le numerose
testimonianze e la qualità di ritratti di donne e uomini di alto rango sottolineano il suo
successo mondano. Il Ceruti, come ritrattista, risente, soprattutto nella prima parte della
sua carriera, l'influenza di pittori di area lomabarda come il Lucini (1639 - 1682), il
Moroni (1522 - 1578/9), allievo del bresciano Moretto, o il Ceresa (1609 - 1679). Nel
nostro dipinto la figura di dama, a mezzo busto, emerge, dallo sfondo con un'essenzialità
quasi ritagliata in un delicato ed efficace gioco di luci, ombre e luminosità chiara e
soffusa negli incarnati, resi con una materia sottile. L'indagine sul modello risulta intensa
nell'attenzione fisionomica e nell'indagine psicologica trasmettendone l'umanità quieta e
distaccata. L'attenzione si concentra anche sull'acconciatura complessa ed articolata e
sul vestito, raffinato ed elegante, di cui il pittore, all'altezza del seno, indaga con grande
attenzione i pizzi, resi in una soffice trasparenza. Stilisticamente si riscontrano forti
affinità, nell'impostazione, nella resa dei tratti fisionomici e dell'acconciatura, nella veste,
nei colpi di bianco e di luce nell'abito, in un ritratto2 realizzato a Piacenza intorno al
1744, la cui ubicazione è oggi sconosciuta. Sempre per confronto in un altro ritratto3
conservato a Milano in collezione privata, oltre all'impostazione si riscontra un'evidente
somiglianza nella resa dell'abito, nella sua decorazione come nella maniera di dipingere
e rendere il pizzo. 1 MINA GREGORI a cura di, Giacomo Ceruti, 1982, Bergamo, p.7; pp.
99-103. 2,3 MINA GREGORI, a cura di, Giacomo Ceruti, 1982, n.184; n.219
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