Guida ai luoghi della Milano Ambrosiana. Sulle tracce di Ambrogio e Agostino. Palazzo Affari ai Giureconsulti Camera di Commercio di Milano particolare della facciata e della statua di Sant’Ambrogio posta nella nicchia centrale si ringrazia in modo particolare Pier Andrea Chevallard, Segretario Generale Camera di Commercio di Milano progetto editoriale Federica Villa, Andrea Preti Camera di Commercio di Milano progetto grafico Unica rsm, progetti di comunicazione Camera di Commercio di Milano via Meravigli 9/b, 20123 Milano www.mi.camcom.it testi, percorsi e immagini Opera d’Arte, Milano, Marilena Losito Camera di Commercio di Milano comunicazione Renato Mattioni, Emanuela Croci Camera di Commercio di Milano Guida ai luoghi della Milano Ambrosiana. Sulle tracce di Ambrogio e Agostino. Presidente, Camera di Commercio di Milano tica contribuirono a cristianizzare completamente la città, lasciando nel tessuto urbano un segno perenne, reso a tutt’oggi tangibile dai monumenti che ne perpetuano la memoria e ne sottolineano l’importanza religiosa e culturale. I contenuti della mostra “387 d.c. ambrogio e agostino le sorgenti dell’europa”, realizzata con la Regione Lombardia presso il Museo Diocesano di Milano, saranno la chiave di lettura per alcuni percorsi sul territorio che permetteranno ai visitatori un incontro con l’arte, la cultura e la religiosità lombarda dalla tarda antichità all’età moderna. stazione 1. L’incontro Complesso episcopale 2. La costruzione della civitas christiana 2a Basilica di S. Nazaro 2b Basilica di S. Simpliciano 2c Basilica di S. Ambrogio 3. La memoria e la venerazione 3a Basilica di S. Ambrogio 3b San Pietro in Ciel d’Oro, Pavia 4. Evangelizzazione e lotta all’eresia 4a Basilica di S. Eustorgio 4b Basilica di S. Lorenzo c.s o se m pi porta garibaldi on porta venezia 5b 5a p. delle crociate 2b p. s. marco parco sempione fiera castello sforzesco 1 c.so magenta piazza duomo 5. L’eredità spirituale e culturale 5a Basilica di S. Marco 5b Basilica di S. Maria Incoronata N.B: la basilica di S. Ambrogio fa parte sia del percorso 2 che del percorso 3. Il percorso 3 comprende anche una chiesa fuori Milano, S. Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, che non necessita di cartina. porta nuova e ezia Carlo Sangalli Nel IV secolo d.C., da Treviri e dall’Africa, due poli opposti alle estremità dell’ecumene romana, Ambrogio e Agostino si incontrarono a Milano, città che dall’età tetrarchica era sede imperiale e aveva conosciuto una grande espansione economica e culturale, arricchendosi di splendidi monumenti. Protetta da possenti mura fortificate la città affiancava ai tradizionali monumenti romani (la piazza del foro, le grandi terme imperiali, l’anfiteatro, il circo…) i primi luoghi di culto cristiani, concentrati nell’area dell’attuale Duomo. La presenza di Ambrogio ed Agostino, la loro testimonianza teologica, culturale e, nel caso di Ambrogio, anche poli- ven Questa guida rappresenta un omaggio alla città e alla sua storia. Ma è anche, e soprattutto, un servizio a noi stessi, occidentali moderni che, spiazzati da una società che cambia in modo repentino, cerchiamo le tracce della nostra memoria e della nostra identità. Milano è una città che ha forti elementi di identità, presenti anche urbanisticamente, così da disegnare un quadrilatero nel cuore della città, ai cui vertici c’è la dimensione spirituale con il Duomo, quella civica con palazzo Marino, quella culturale con la Scala, quella economica con piazza Mercanti. E S. Ambrogio sintetizza questo ideale quadrilatero: si identifica con la Chiesa locale, la sua effige è nel Gonfalone del Comune di Milano e nello stemma della Camera di commercio di Milano ed, infine, a Sant’Ambrogio si inaugura la stagione della Scala. Una guida sulla Milano ambrosiana è la testimonianza del servizio delle istituzioni allo sviluppo della comunità. E sono convinto che anche l’imprenditoria ha portato e porta continuamente un contributo essenziale alla dimensione architettonica e al decoro urbano. La stessa Camera di commercio è tra i soggetti che travalicano il proprio specifico ambito, legato al sostegno e alla promozione dell’economia locale per divenire, attraverso la tutela e la cura dei propri palazzi, soggetto produtto- re di cultura. L’attenzione e la cura verso un monumento storico, verso le nostre basiliche non è mai un lavoro “attuale”. È un impegno di fedeltà rispetto al passato, ma è, in particolare, un’opzione sul futuro. Le pietre restano, sopravvivono alle nostre storie individuali e collettive e vigilano con il loro accrocchio estetico sui nostri giorni e sui giorni di chi ci seguirà. Le nuove istituzioni oggi hanno dunque un impegno in più: devono essere moderne, globalizzate, semplificate, telematizzate, ma al tempo stesso devono salvaguardare il proprio “spessore storico”. Per recuperare le grandi divisioni tra vuoto e pieno, scuro e luce, lunga durata ed attimo fuggente. Per recuperare il senso del tempo, che irride l’ultima fittizia “emergenza”. c.so Milano, capitale civile e spirituale 2c 3a 2a p. s. nazzaro p. s. ambrogio 4b 4a porta genova porta ticinese porta romana I percorsi: 1. L’incontro. 2. La costruzione della civitas christiana. 3. La memoria e la venerazione. 4. Evangelizzazione e lotta all’eresia. 5. L’eredità spirituale e culturale. L’incontro. La notte di Pasqua del 387 Ambrogio accolse Agostino all’interno della comunità cristiana; la solenne cerimonia del Battesimo dovette aver luogo nel complesso episcopale della Milano paleocristiana, nell’area dell’attuale Duomo . Grazie alle attente e ripetute campagne di scavi che si sono susseguite nell’area adiacente all’attuale Duomo di Milano sono venuti alla luce (e sono parzialmente visitabili) i resti degli edifici che costituivano il complesso episcopale di età paleocristiana. I luoghi furono teatro di eventi di capitale importanza quali il battesimo di Ambrogio, secondo la tradizione il giorno stesso della sua nomina a Vescovo di Milano, e il definitivo incontro nella condivisione della fede comune avvenuto con il Battesimo di Agostino da parte di Ambrogio. Le lettere di Ambrogio sono state, come sempre, un documento prezioso per identificare le antiche strutture. Il santo menziona infatti, scrivendo nel 386 alla sorella Marcellina, una basilica vetus, una minor, una nova, una basilica baptisteri e la sua stessa domus. Alla luce delle attuali conoscenze la basilica vetus dovrebbe essere localizzata nella zona orientale dell’attuale Duomo, vicina alla basilica minor, ipotizzata sul luogo della carolingia S. Maria Maggiore. Tra le due basiliche doveva trovarsi il battistero di S. Stefano ad Fontes (i cui resti sono accessibili dal locale dell’ascensore), ove Ambrogio ricevette il battesimo. La Basilica Nova è identificata con sicurezza in S. Tecla, grande basilica a cinque navate eretta nel IV sec. e demolita definitivamente nel 1461, per liberare lo spazio antistante il Duomo. Ultimo e più importante rinvenimento, i resti del Battistero di S. Giovanni ad fontes, fatto costruire da Ambrogio intorno al 386 in forma ottagonale, luogo in cui venne battezzato Agostino. La basilica baptisteri e la domus sono di più difficile identificazione, la prima potrebbe essere un edificio sconosciuto connesso con S. Giovanni ad Fontes mentre la seconda va forse fatta coincidere con un’aula absidata rinvenuta nell’area dell’arcivescovado. Per ritrovare le vestigia dell’antico complesso episcopale è necessario entrare nell’attuale cattedrale, dopo essere scesi da una scala situata accanto al portale maggiore ed entrati nell’area archeologica è possibile percorrere un tratto sotterraneo che attraversa il battistero di S. Giovanni, di cui si vede la vasca ottagonale con i canali di adduzione e scarico delle acque, la pregevole decorazione marmorea pavimentale e parte delle mura perimetrali absidate. In alcune vetrine sono conservati reperti archeologici provenienti dagli scavi: lucerne, frammenti delle tarsie marmoree e delle tessere di mosaico che decoravano il battistero. Continuando il percorso si possono osservare i resti dell’abside di S. Tecla e alcune sepolture paleocristiane. Il complesso episcopale è visitabile tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 17.15 (ingresso a pagamento). in alto: Nicolò di Pietro, Battesimo di S. Agostino, tempera e oro su tavola Pinacoteca Vaticana in basso: pianta del battistero di S. Giovanni alle Fonti 1 La costruzione della civitas christiana. L’indiscusso ruolo di Ambrogio come committente di opere d’arte è testimoniato oltre che dal ricordato battistero di S. Giovanni, da una serie di Basiliche che trasformarono il volto della città. Ambrogio ordinò la costruzione di quattro basiliche extramuranee che accogliessero il visitatore cristiano in una città che aveva compiutamente abbracciato la nuova fede. Lungo l’attuale C.so di Porta Romana, antica “via porticata” in direzione dell’Urbe, Ambrogio consacrò nel 381-82 la Basilica Apostolorum, oggi Basilica di S. Nazaro. Papa Damaso aveva fatto pervenire a Milano alcune reliquie degli Apostoli e Ambrogio poté solennemente affermare il primato della chiesa di Roma unito al riconoscimento del valore delle comunità regionali (nel 395 la chiesa viene riconsacrata con la deposizione delle spoglie del martire milanese Nazaro). La chiesa di S. Nazaro è il primo tempio a pianta cruciforme della latinità e trova riscontro in alcuni edifici orientali (ad esempio l’Apostoleion di Costantinopoli). Benché la basilica attuale abbia conservato la pianta cruciforme, poco è rimasto dell’età paleocristiana: alcuni lacerti murari a spina di pesce, le basi dei quattro pilastri del tiburio, la pavimentazione in opus sectile e l’epitaffio del medico Dioscoro nella cappella Tondoni. A nord della città, in direzione di Como e della Strada Regina, nel 393 Ambrogio fece erigere la Basilica Virginum, attuale S. Simpliciano, deponendovi le reliquie dei Martiri dell’Anaunia. Le importanti strutture paleocristiane ancora visibili testimoniano un’assonanza con l’Aula Palatina di Treviri, sede imperiale al di là delle Alpi e luogo di nascita di Ambrogio. Si trattava infatti di un impianto a croce latina, absidato e forse circondato da un deambulatorio. Osservando dall’esterno il lato destro della chiesa si possono ancora vedere le eccezionali pareti murarie del IV secolo, alte 22 metri e movimentate da grandi arcate cieche. Nella periferia sud-occidentale della città Ambrogio rinvenne le reliquie dei santi Gervaso e Protaso all’interno di una grande area cimiteriale. Qui decise di costruire la Basilica Martyrum, l’attuale S. Ambrogio, in seguito suo luogo di sepoltura. Oggi considerata capolavoro del romanico lombardo, la Basilica di S. Ambrogio ben poco conserva della chiesa primitiva; resta tuttavia la Cappella di S. Vittore in Ciel d’Oro, destinata ad accogliere le reliquie del martire Vittore, cui Ambrogio associò il fratello Satiro nel 375 circa. La cappella, in origine struttura autonoma, venne unita al resto della chiesa e decorata con mosaici (in evidenza il più antico ritratto di Ambrogio a tutt’oggi rinvenuto) alla fine del V sec. All’interno della basilica un altro eccezionale manufatto testimonia l’età paleocristiana: il prezioso sarcofago marmoreo detto di Stilicone, posto sotto il pulpito medievale. Verso est, in direzione di Brescia e Aquileia, nulla resta dell’edificio ambrosiano detto Basilica Prophetarum, più tardi S. Dionigi, cancellato dalla costruzione dei secenteschi bastioni di Porta Venezia. in alto: L’abside di S. Nazaro con le sepolture paleocristiane. in basso: Lapide paleocristiana proveniente dalla necropoli ambrosiana 2 La memoria e la venerazione. La chiesa lombarda ha il privilegio di custodire sia le reliquie di Ambrogio che quelle di Agostino. Ambrogio riposa nella già citata chiesa omonima, mentre il corpo di Agostino si trova a Pavia, nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro. La Basilica di S. Ambrogio conobbe in età carolingio-ottoniana un grande fervore edilizio, si costruì l’atrio detto di Ansperto (obliterato dall’attuale atrio romanico), il campanile dei monaci e, all’interno della chiesa, maestro Vuolvinio realizzò uno dei capolavori dell’oreficeria occidentale: il celebre altare d’oro. L’altare è a forma di parallelepipedo, in legno rivestito da lamina metallica (oro nella fronte verso i fedeli, argento in quella interna e ai lati) lavorata a sbalzo ed arricchita da gemme e smalti. A protezione dell’altare d’oro e risalente alla stessa epoca si può ammirare il ciborio costituito da quattro colonne di porfido di età romana sormontate da un cupolino cuspidato, decorato a stucco. Dall’XI secolo la chiesa venne radicalmente modificata nelle strutture, nacque l’attuale tempio romanico alterato solamente dall’apertura delle cappelle sulle navate minori, dai restauri “in stile” ottocenteschi e soprattutto dai disastrosi bombardamenti del 1943. Emblema del romanico lombardo, la basilica medievale presenta tutti gli elementi caratteristici di questo stile: ampio uso del cotto, volte a crociera formate da archi a tutto sesto, eleganti decorazioni con archetti ciechi sulle strutture murarie. Le reliquie di Ambrogio, in origine conservate in un sarcofago in porfido posizionato sotto l’altar maggiore, vennero traslate alla fine del XIX sec. in una grande urna in argento e cristallo, visibile scendendo nella nuova cripta resa accessibile ai fedeli. Lasciando Milano per recarsi nella città di Pavia si trova la più importante memoria agostiniana all’interno della chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, ubicata nelle adiacenze del Castello Visconteo. Il corpo del santo venne traslato dall’Africa alla Sardegna ed infine a Pavia al tempo del re Liutprando, per salvarlo dalle scorrerie saracene e dar prestigio alla capitale del regno longobardo. Le sue spoglie vennero deposte in una cassetta argentea e successivamente riposizionate in una splendida arca marmorea. L’arca è opera di maestri lombardi del XIV secolo, influenzati dall’arte del toscano Giovanni di Balduccio; un tempo era collocata nella distrutta sacrestia meridionale ma dagli inizi del Novecento venne posizionata al centro del presbiterio. La Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro ha origine tardo-antica, venne fondata probabilmente nel VI secolo e custodì subito le reliquie di Severino Boezio, ucciso nella zona. La facciata in cotto presenta un semplice profilo a capanna, ingentilito con archetti ciechi, mentre la parete è decorata con inserti in pietra e ceramica. L’interno venne ricostruito nell’Ottocento e si presenta articolato in tre navate, in posizione dominante sull’altar maggiore troneggia la già ricordata arca di S. Agostino, mentre a livello inferiore si apre la cripta, anch’essa ampiamente rimaneggiata nel XIX sec. in alto: Rilievo medievale raffigurante Ambrogio a lato del portale sinistro della Basilica Ambrosiana. 3 Evangelizzazione e lotta all’eresia. in alto: Veduta di S. Lorenzo con le cappelle di S. Acquilino e S. Ippolito in basso: Le colonne di San Lorenzo. Il pulpito di S. Pietro Martire (ricostruzione) sulla facciata di S. Eustorgio. Nel tratto milanese dell’antica Via Regia (attuale C.so di P.ta Ticinese), due antichissime chiese testimoniano dell’arrivo del cristianesimo a Milano, della sua affermazione come religione di stato ma anche della lotta per salvaguardare l’integrità della dottrina; si tratta delle chiese di S. Eustorgio e S. Lorenzo fondamentali testimonianze dell’età tardo antica e dell’evoluzione della chiesa milanese guidata dalla tradizione di Ambrogio e Agostino. S. Eustorgio sorge sulle vestigia di una importante necropoli e, secondo la tradizione, luogo da cui S. Barnaba diede inizio alla cristianizzazione della città. Vi riposa Eustorgio, vescovo di Milano vissuto alla metà del IV secolo e qui vennero portate dalla Palestina le reliquie dei Magi, trafugate a Colonia dal Barbarossa nel 1164 e in parte restituite nel 1903. Attraversando la navata laterale destra e giungendo al transetto si trova un gigantesco sarcofago in pietra che doveva in origine custodire le reliquie. I resti recuperati sono posti oggi in una teca inserita nella parete orientale del transetto stesso. La chiesa venne ricostruita a più riprese e oggi ci appare, malgrado i molti rifacimenti, come un pregevole esempio del gotico lombardo; affidata dal 1219 ai monaci domenicani fu luogo di predicazione del domenicano Fra’ Pietro da Verona, ucciso nel 1252, canonizzato e ricordato come S. Pietro Martire; le sue spoglie sono custodite nella Cappella Portinari, affrescata da Vincenzo Foppa. L’arca che ne conserva il corpo è invece opera trecentesca del toscano Giovanni di Balduccio. A breve distanza da S. Eustorgio si incontra la grande chiesa di S. Lorenzo, la cui facciata è preceduta da una teoria di colonne corinzie che testimoniano la presenza di un antico quadriportico. Edificio unico nella sua pianta centrale conserva un gran numero di materiali di età romana che ne comprovano antichità e pregio; la particolarità dell’impianto architettonico, la grande qualità dell’ornamentazione originaria, la posizione non lontana dal Palatium Imperiale ne rendono plausibile la destinazione a Chiesa Palatina, esempio di come, grazie alla predicazione e all’azione di Ambrogio, l’autorità politica si era coniugata con il verbo cristiano. Dal deambulatorio interno alla chiesa si può accedere a tre cappelle di origine paleocristiana: S. Sisto, S. Ippolito e S. Aquilino; quest’ultima, di forma ottagonale, doveva essere un mausoleo e conserva ancora un imponente sarcofago di età paleocristiana. Opere d’arte di maggior pregio sono tuttavia due splendidi mosaici del V secolo conservati nelle calotte absidali emisferiche dei lati est e a ovest, che rappresentano rispettivamente una traditio legis e una probabile iconografia di Cristo-Sole tra i pastori (oppure il ratto di Elia) purtroppo mutilata nella parte centrale. Scendendo al livello delle fondamenta, accessibili da una scala posta dietro il grande sarcofago barocco che conserva oggi le spoglie di S. Aquilino, è possibile osservare una grande quantità di conci di reimpiego provenienti dal vicino anfiteatro. L’utilizzazione di materiali di spoglio è caratteristica dell’intera Basilica di S. Lorenzo: anche il grande portale scolpito di S. Aquilino e le colonne antistanti la facciata della chiesa provengono da edifici romani demoliti già nell’antichità. 4 L’eredità spirituale e culturale. in alto: Lunetta e architrave del portale maggiore di S. Marco. in basso: Angolo sinistro dell’architrave dal portale maggiore di S. Marco con il rilievo raffigurante Agostino. La facciata di S. Maria Incoronata. Carità, cultura e missione definiscono senza dubbio l’operato di Ambrogio e Agostino e la loro eredità per la chiesa universale. Nel territorio milanese le basiliche di S. Marco e S. Maria Incoronata sono i più importanti esempi di chiese e monasteri legati all’ordine degli Agostiniani che nel corso dei secoli ha reso leggibile su territorio il valore perenne dell’insegnamento dei due grandi Padri della Chiesa d’Occidente. San Marco venne fondata nel 1254 da frate Lanfranco Settala, generale dell’ordine degli eremitani di S. Agostino, nella zona nord-occidentale di Milano, poco al di fuori delle mura medievali. Forse inglobando un antico edificio la nuova chiesa venne progettata con pianta a T, divisa in tre navate e illuminata da finestre con arco a sesto acuto. Ben presto divenne uno dei poli della vita spirituale della città e le cappelle gentilizie aperte sulla navata destra a partire dal XV secolo testimoniano il mecenatismo che arricchì la chiesa di pregevoli opere d’arte. Tra i dipinti conservati emergono le opere dei Fiamminghini, del Procaccini e soprattutto del Cerano dedicati alle storie di Ambrogio e Agostino, di grande importanza per gli studi iconografici sui due santi. La facciata, iniziata nel Quattrocento da artisti di scuola campionese, venne portata a termine con ampi rimaneggiamenti da Carlo Maciachini, alla fine del XIX secolo. Unica parte antica superstite è la pregevole architrave marmorea del portale maggiore che, alle estremità, presenta due rilievi con i busti di Ambrogio e Agostino. S. Maria Incoronata, poco lontana da S. Marco, divenne nel Quattrocento la più importante sede dell’Osservanza Agostiniana in Lombardia. L’adiacente convento, celebre per la sua biblioteca umanistica, ne testimoniava il prestigio. La chiesa presenta una struttura particolare a doppia facciata, emblematica delle vicende storiche legate alle diverse fasi della sua costruzione. Cuore dell’edificio era l’antica chiesetta di Garegnano, corrispondente alle tre cappelle laterali di quella che è oggi la navata sinistra. Verso la metà del Quattrocento si edificò la parte corrispondente alla facciata destra con relativa navata e cappelle, dedicata a S. Nicola da Tolentino. Dal 1468 si decise di unire S. Nicola con la primitiva chiesetta, ottenendo un tempio a pianta pressoché quadrata conforme alle indicazioni del Filarete, allora architetto ducale, per un progetto di monastero eremitano. Dalla parte conventuale, assai penalizzata dalle ingiurie del tempo, è possibile accedere allo scriptorium. La biblioteca agostiniana, risalente al 1487, è un’aula a tre navate con volte a crociera. Gli eleganti affreschi parietali riportano i volti di dottori agostiniani per ricordare la fondamentale importanza data agli studi teologici, in nome del fondatore dell’ordine. 5