TRA I TESORI DEL TERRITORIO
Il 6 aprile 2017 la classe 2^ C del Liceo delle Scienze Applicate effettua visita d’istruzione a due
capolavori della storia e dell’arte del nostro territorio. I docenti di geostoria e di storia dell’arte
accompagnano gli studenti ad esperire e ad apprezzare sul campo e di persona le conoscenze
apprese.
Ecco due saggi ed alcune delle foto degli studenti:
F. G.:
Giovedì 6 nell’uscita didattica abbiamo visitato due tra le più importanti chiese di Milano: Santa
Maria delle Grazie e la Basilica di Sant’Ambrogio.
Tra le due chiese visitate quella che mi è piaciuta di più è sicuramente la Basilica di Sant’Ambrogio,
chiaro esempio di architettura romanica e luogo fondamentale della storia milanese e della Chiesa
ambrosiana, che risale al 386, quando Ambrogio, vescovo di Milano, la fece costruire per
seppellire alcuni martiri cristiani: di qui il precedente nome Basilica dei Martiri. Solo nel 397 venne
chiamata Basilica di Sant’Ambrogio, poiché vi è stato sepolto il vescovo Ambrogio.
Prima della basilica è presente un quadriportico dal quale i catecumeni, non ancora battezzati,
potevano assistere alla Messa: eleganti arcate sono sostenute da pilastri con capitelli di ordine
composito, decorati con motivi come quello del serpente, simbolo della tentazione, e con alcuni
episodi mitologici, per esempio Orfeo che raduna gli animali. Lungo le pareti è presente una
collezione lapidaria. Da qui si possono pure vedere 2 campanili, uno per i monaci e uno per i
canonici, costruiti successivamente. La facciata è a capanna con 2 logge sovrapposte.
L’entrata alla basilica avviene grazie ad un portale: l’interno risulta molto buio. La pianta è a 3
navate con un matroneo superiore. Gli elementi decorativi sono molto semplici con un’alternanza
di intonaco a calce bianca e di costoloni in cotto. Inoltre sono presenti affreschi votivi di ispirazione
bizantina realizzati da famiglie private: ogni famiglia commissionava l’affresco del suo Santo
preferito e questo spiega la presenza di doppioni.
Sui lati troviamo le cappelle gentilizie all’interno delle quali le famiglie nobili seppellivano i loro
defunti. Un particolare molto interessante è il serpente su una colonna di granito, che ricorda il
miracolo di Mosè in Egitto. Seguendo la navata si giunge al sarcofago di Stilicone, sottostante al
pulpito. Questo sarcofago è “a porte di città” con una scena di Traditio Legis.
L’altare è la parte più importante della chiesa, decorato frontalmente da un pannello in oro,
posteriormente da un altro in argento, tipici esempi di oreficeria di epoca carolingia. Il lato
anteriore rappresenta alcune vicende di Cristo.
Nel piazzale esterno è presente una colonna detta del diavolo: si tratta di una colonna di epoca
romana con due fori che rappresentano la lotta tra Ambrogio e il diavolo. Si narra che Ambrogio
venisse spesso tentato dal demonio, ma che riuscisse sempre a respingerlo, finché le corna del
diavolo si infilzarono nella famosa colonna!
D. N.:
La chiesa di Santa Maria delle Grazie venne costruita intorno alla fine del ‘400 e presenta caratteri
tipici del gotico lombardo: uso dei mattoni a vista, volte a crociera, archi a sesto acuto, facciata a
capanna. Quando Ludovico il Moro prese il potere identificò in questa chiesa un punto
irrinunciabile per abbellire la sua città, cosicché essa venne modificata nel suo aspetto gotico per
diventare un esempio del Rinascimento lombardo. L’impronta bramantesca sull’edificio è
unanimemente riconosciuta dagli studiosi, pur in assenza di documenti che la attestino.
La guida ci ha illustrato prima la facciata, facendoci notare gli elementi romanici ( mattoni a vista),
gotici (archi a sesto acuto) e rinascimentali (portone). Essa è divisa in cinque parti, una centrale più
grande e altre due laterali più piccole. La “tribuna” (una costruzione che sovrasta la parte finale
della chiesa) è un elemento che sembra staccarsi dalla facciata a mattoni rossi: a pianta cubica, si
presenta parte in mattoni cotti parte in calce bianca ed è abbellita da varie figure geometriche
come quadrati, triangoli, cerchi, cilindri e rettangoli. La cupola è nascosta dal tiburio che è tipico
dell’architettura romanica. L’altezza della tribuna è doppia rispetto a quella della facciata.
Sulla parte posteriore della chiesa si possono inoltre ammirare degli emblemi sforzeschi come
quello di Ludovico il Moro: una scopa, che potrebbe essere considerata come un motto politico, in
quanto simboleggiava la “pulizia” che Ludovico voleva effettuare a Milano! Ci sono anche molti
altri emblemi di vari esponenti nobiliari, ognuno diverso dall’ altro. Gli emblemi sono stati posti
all’esterno perché l’uomo della strada potesse “leggerli” con facilità e così cogliere intuitivamente il
progetto di chi in quel momento deteneva il potere.
L’ambiente all’interno della chiesa si presenta molto luminoso, al contrario del Duomo. anche se di
stessa derivazione gotica. Troviamo colori chiari ed un ambiente spazioso, specialmente nella parte
centrale che è di impronta rinascimentale, con pochi affreschi. Il tutto esprime bene l’idea
rinascimentale dell’uomo al centro dell’universo. La seconda parte (più interna) è invece più bassa
e ricca di colonne, meno luminosa e più affrescata: è la zona gotica-romanica, in quanto quest’ arte
intendeva mettere al centro Dio, mentre l’uomo doveva riconoscere la sua piccolezza e limitatezza
ed ingaggiare un cammino di conversione.
Mi ha molto colpito la descrizione della guida riferita a questo edificio come una chiesa dalla
“doppia anima”, in riferimento a questa fusione di due stili artistici ( romanico/gotico e
rinascimentale). Non solo arte ma anche storia, pensiero ed ideali di vita segnano il passaggio da
un’epoca storica all’altra.