GUGLIELMO PAGNOZZI - sax, tastiere, voce REDA ZINE

 GUGLIELMO PAGNOZZI - sax, tastiere, voce
REDA ZINE - chitarra elettrica, guembri, voce
DAVIDE ANGELICA - chitarra elettrica
SALVATORE LAURIOLA - basso elettrico
DANILO MINEO - percussioni
GAETANO ALFONSI – batteria
Per i Vodoo Sound Club la musica è magia e contaminazione, l’arte che unisce persone e
popoli, libera dai pregiudizi creando un linguaggio comune.
Afrobeat, jazz, musica animista, tutto nasce e si esprime sotto il segno della Black Music,
creando l’anima del sound contemporaneo.
Per questo il Voodoo, una religione animista, sincretica e di derivazione africana è
strettamente connessa con la musica dei VSC, perché accoglie invece di escludere e dà
potere alle pulsioni ancestrali del ritmo e della danza attraverso la ripetizione ritmica che
porta alla trance. Basso, batteria, percussioni, chitarre e sax, i Vodoo Sound Club sono sei
ma sotto la guida dell’altista Guglielmo Pagnozzi, si muovono come un’unica grande entità
per la quale il groove, il ritmo, la fedeltà al proprio sound, sono l’unico padrone.
BIOGRAFIA
I Voodoo Sound Club nascono nel 2007 da un'idea di Guglielmo Pagnozzi, tutt'ora leader
del gruppo, dove suona sax, tastiere e voce. La musica dei VSC si muove tra funky,
afrobeat, jazz, gnawa music, afrocuban music, psichedelia e canzoni di lotta ed
impegno sociale, senza tradire però la propria matrice italiana, come ben sottolinea
l'ultimo progetto del gruppo, registrato insieme alla Banda Comunale della città di Russi.
MAMY WATA, uscito nel 2013 per
Brutture Moderne, è soltanto l'ultima
fatica discografica della band, che
nella sua storia vede già all'attivo altri
due dischi, il primo del 2009 VSC
LIVE AT MAURIZIO'S JAZZ FOOD,
registrato live nel famoso punto di
ritrovo bolognese "Bar Maurizio" e il
secondo del 2011 GUGLIELMO
PAGNOZZI & VOODOO SOUND
CLUB,
che
si
avvale
della
collaborazione di numerosi musicisti,
tra i quali Roy Paci e Alberto Capelli.
La band Emiliana vanta anche una
grande esperienza live sia in Italia che
all'estero (Milano Film Festival 2009,
Berchidda Time in Jazz 2011, Festival
di Christiania Copenaghen 2011,
Felabration Day Bologna 2011,
Mantova Jazz Festival 2012, sempre
nel 2012 ha partecipato con un
concerto live dagli studi Rai di via
Asiago alla trasmissione Radiotre
Suite Jazz e al Merchant City Festival
di Glasgow in occasione dei giochi
olimpici London 2012, Masala Weltbeat festival Hannover 2015, Music Freedom Day
Harstad 2016) con concerti spesso accompagnati da musicisti, nazionali e internazionali di
grande valore, ospiti del calibro di Gianluca Petrella e importanti percussionisti africani
come Billy Konatè e Sire Doumbouya.
Il repertorio dei VSC è composto principalmente da brani originali, composti dal
leader del gruppo con la collaborazione di Reda Zine, ma anche da cover scelte di
Manu Dibango, Fela Kuti e Jimi Hendrix. I VSC si muovono all’insegna della
sperimentazione, portando all’estremo la potenza della musica Afrobeat, senza mai
allontanarsi da una dimensione popolare, ballabile e universalmente fruibile dei loro brani.
La band, modificatasi più volte negli anni, è ora formata da Guglielmo Pagnozzi (sax,
tastiere e voce), Salvatore Lauriola (basso elettrico), Danilo Mineo (percussioni)
Gaetano Alfonsi (batteria), Reda Zine (chitarra elettrica, Guembri, voce) subentrato nel
2010 e Davide Angelica, arrivato nel 2014 (chitarra elettrica).
I VOODOO SOUND CLUB sono al lavoro per il loro prossimo disco, atteso per il 2017.
Guglielmo Pagnozzi – sax alto, clarinetto, tastiere, voce
Classe 1970, virtuoso strumentista del clarinetto e del sax alto, attivo sulla scena del jazz
italiano dai primi anni novanta, ha suonato a fianco di numerosi artisti internazionali ed italiani
in Italia, Europa, Stati Uniti e Africa, tra questi: Lester Bowie, Famoudu Don Moye, Steve Lacy,
Ernst Reijseger, Bob Moses, Furio di Castri, Paolo Fresu, Antonello Salis, Enrico Rava,
Daniele Sepe, Roberto Paci Dalo', Sangue Misto, Gianni Gebbia, Roberto “Freak” Antoni, Billy
Konate, Gianluca Petrella, Roy Paci.
Reda Zine - chitarra elettrica, guembri, voce
Classe '77, autore, compositore poliglotta e chitarrista attivo dal 1996 a Casablanca con i
Carpe Diem e dal 2003 a Parigi con i Café Mira (Gnawarock). Nel 2008 ha fondato a Bologna i
gruppi Hardonik e Fawda Trio (Gnawa psichedelico). Si occupa anche di ricerca, pubblicazioni
e seminari sul tema della censura. È inoltre registra e produttore e il suo ultimo
lungometraggio, “The Long Road to the Hall of Fame”, che include i Public Enemy, è stato
presentato in anteprima al Pan African Film Festival di Los Angeles (2015), ha partecipato al
Capo Verde Film Festival (2015) e vinto il premio della giuria GianAndrea Muti e Human
Rights Nights (2015).
Salvatore Lauriola – basso elettrico
Classe 1976, dopo anni di intensa pratica con il basso elettrico, comincia lo studio del
contrabbasso nel 2000 aprendo i propri interessi alla musica classica, alle musiche
improvvisate, e, grazie al maestro Ares Tavolazzi, al Jazz, conseguendo il diploma del Corso
Sperimentale di Jazz e Musiche del Nostro Tempo presso il Conservatorio G. Martini di
Bologna. Conduce laboratori di basso e contrabbasso presso la Scuola Popolare di Musica
Ivan Illich di Bologna. Collabora fra gli altri, con: Kalifa Kone, Mop Mop, Deda, Fabrizio Puglisi.
Gaetano Alfonsi – batteria
Classe 1970, studia batteria con Franco Rossi diplomandosi all'Accademia di Musica Moderna
di Milano; Diplomato al Corso di Jazz al Conservatorio di Bologna, si è inoltre laureato in
Matematica all'Università di Bologna. Suona stabilmente con gruppi musicali come: Comanda
Barabba, Guantanamo, Sousaphonix, Andrea Laino & Broken Seeds, Med'Uza, Kalifa Kone
Ensamble. Vanesaa Tagliabue Yorke. Collaborazioni con: Roy Paci, Gianluca Petrella, Mauro
Ottolini, Billy Konate, Vincenzo Vasi, Fabrizio Puglisi, David Riondino, Rossana Casale,
Alberto Fortis, Diodato.
Danilo Mineo – percussioni
Classe 1977, percussionista poliedrico attivo in vari progetti musicali e produzioni
discografiche: Mop Mop, Guantanamo, Fawda Trio, The Mixtapers, con cui si è esibito in vari
festival internazionali di musica, in Europa e Africa, e inciso vari dischi. Collabora e ha
collaborato tra gli altri con: Giancarlo Schiaffini, Fabrizio Puglisi, Pasquale Mirra, Michele
Francesconi, Roberto Freak Antoni, Roy Paci, Gianluca Petrella, Giovanni Imparato, Anthony
Joseph, Jamal Ouassini, Famoudou Konatè, Hadja Sirè Doumbouya, Billy Nankouma Konatè,
Abou Diarra, Ahmed Ag Kaedi, Najib Soudani, Kalifa Kone,Melaku Belay, con i producers
SwamiMillion, Bioshi, Architeq, Katzuma e tanti altri.
Davide Angelica – chitarra elettrica
Classe 1992, laureato in chitarra jazz al conservatorio G.B.Martini di Bologna, chitarrista
eclettico e compositore, attivo sulla scena bolognese dal 2011, opera nell’ambito della black
music: jazz, funk, afro. Nel 2014 con il progetto originale Zurbaran, ha vinto il premio
C.Bettinardi Nuovi talenti del jazz italiano e nello stesso anno si è classificato primo al premio
Massimo Mutti (Bologna jazz festival).Ha collaborato con: Mop Mop, Kalifa Kone, Roy Paci, Dj
Lugi, Deda, Nico Menci,Fabrizio Puglisi e altri. Insegna presso l’associazione Real Sound di
Bologna. È entrato a far parte dei Voodoo nel 2014.
DISCOGRAFIA
MAMY WATA
VOODOO SOUND CLUB MEETS BANDA
Feat. Banda Comunale della città di Russi
Brutture Moderne, 2013
Guglielmo Pagnozzi & VOODOO SOUND CLUB
Feat. Roy Paci, Alberto Capelli, Beppe Scardino,
Edoardo Marraffa, Gabriele Gubellini
Cinedelic Records, 2011
VSC LIVE AT MAURIZIO’S JAZZ FOOD
Blue Maury Records, 2009
VOODOO SOUND CLUB: AFROBEAT TRA BALLO, MAGIA E IMPEGNO SOCIALE
di SUSANNA LA POLLA
da Repubblica.it Bologna del 17-12-13
Una miscela esplosiva di funk, psichedelia e musica afro unita al suono di una banda di
paese. Sono questi gli ingredienti di “Mamy Wata”, il nuovo album dei Voodoo Sound Club,
formazione guidata dal sassofonista e
clarinettista bolognese Guglielmo Pagnozzi (già con Enrico Rava, Sangue Misto e Roy Paci)
che per questo secondo disco appena uscito per l’etichetta cittadina Brutture Moderne ha
scelto di avvalersi della collaborazione della banda comunale di Russi di Romagna. Un
esperimento che nel 2014 vedrà il sestetto composto da Pagnozzi, Davide Angelica (chitarra),
Reda Zine (chitarra, guimbri, voce), Salvatore “Messico” Lauriola (basso), Gaetano Alfonsi
(batteria) e Danilo Mineo (percussioni) impegnato in una serie di concerti a
Bologna e in regione insieme a questa e ad altre bande musicali. “L’idea” racconta Pagnozzi
“era quella diaggiungere una sezione fiati al sestetto base. Cercavamo un impasto timbrico
che non fosse quello tipico delle sezioni fiati afrobeat ma che ne conservasse il sound non
troppo pulito e professionale, così abbiamo pensato al suono della banda di paese,
assolutamente nostrano e Mediterraneo, tra Europa e Africa. La scelta è caduta
sulla banda di Russi di Romagna diretta dal maestro Claudio Bondi grazie al nostro illuminato
produttore, Andrea Scardovi di Dunastudio”.
I Voodoo Sound Club nascono come jazz band nel 2008 dall’incontro fra Pagnozzi, Alfonsi e il
precedente chitarrista della formazione Lazzaro Piccolo, tuttavia, racconta il sassofonista,
“dopo l’ingresso di Messico al basso e Danilo Mineo alle percussioni abbiamo cominciato a
sentire l’esigenza di sviluppare la dimensione tipicamente intellettuale e riflessiva del jazz in
una direzione più magico-animista e abbiamo improntato lanostra ricerca musicale verso un
linguaggio più vivo dal punto di vista ritmico, una dimensione più fisica del live che
coinvolgesse musicisti e pubblico in un rito musicale tale da evocare la trance tramite la
ripetizione ritmicache induce il ballo. Così, inevitabilmente, siamo risaliti alle radici del jazz,
che nasce come musica da ballo, e abbiamo trovato l’Africa e la musica di Fela Kuti”.
Chiaramente dunque il loro intento va oltre il solo intrattenimento: “L’afrobeat è musica viva e
attuale, portatrice di messaggi civili e sociali oltre che puramente estetici” sottolinea Pagnozzi
“per quanto ci riguarda è stato determinante l’incontro con Reda Zine, musicista,
cantante e intellettuale marocchino con il quale abbiamo finalmente approfondito l’aspetto dei
testi. Come Voodoo Sound Club ci interessava infatti sviluppare un messaggio che parlasse
della società in cambiamento in cui viviamo, di un’Italia multietnica e multiculturale, dove
linguaggi e confini si mescolano insieme e si integrano con le altre culture del mediterraneo,
Africa nera compresa”.
In questa direzione vanno anche le lezioni gratuite di musica del Laboratorio Sociale Afrobeat
che Pagnozzi organizza al Locomotiv ogni domenica (momentaneamente sospese,
riprenderanno con regolarità a gennaio dopo le vacanze di Natale): “un esperimento
perfettamente riuscito, in tutti i suoi aspetti, non ultimo quello difavorire un incontro tra i
musicisti italiani e quelli africani: tutto ciò sta diventando una realtà stabile e oltre al
laboratorio musicale sono nati quello di danza e quello teatrale; inoltre abbiamo lanciato l’idea
delle serate AfroSocialClub dove il Laboratorio si esibisce e ospita artisti e dj per una serata
interamente dedicata all’afrobeat, all’afrofunk e alla danza afro e breakbeat. È un progetto in
evoluzione, potente e bello che tramite la musica vuole diffondere il messaggio di arte e
cultura come bene comune, di integrazione di linguaggi e culture”.
http://the-buzz-bologna.blogautore.repubblica.it/2013/12/17/voodoo-sound-club-afrobeat-traballo-magia-eimpegnosociale/
VOODOO SOUND CLUB E IL RITUALE MAGICO DELLA MUSICA
di ROBERTA CAMILLI
da outsidersmusic.it del 28-11-13
La musica di Voodoo Sound Club è una miscela esplosiva di funky, afrobeat e psichedelia,
più sinteticamente “Voodoo Jazz“. Il loro repertorio musicale è dedicato principalmente al
ballo e all’energia, ma appaga anche le orecchie più raffinate. Progressioni ritmiche e
inserti di saxofono impreziosiscono la loro musicadandole una intensità tale da renderla
ancestrale. Curiosi di conoscere il loro mondo li abbiamo intervistati.
Voodoo Sound Club è il nome del vostro progetto, ma è anche un viaggio in
sonorità tribali. Venite tutti dal jazz: qual è la molla che ha fatto nascere in voi
questa voglia di ricerca di sonorità diverse?
La molla è scattata quando abbiamo cominciato a cercare un senso diverso nel nostro
fare musica. Abbiamo sentito l’esigenza di portare alla luce la parte più istintiva del jazz,
abbiamo voluto trasformare i nostri concerti da un’esperienza di ascolto “intellettuale” più
legata al jazz ad un’esperienza totale che coinvolge mente,corpo, istinto e lavora sulla
dimensione “rituale” del live.
E in questo percorso di ricerca e crescita musicale, come siete arrivati a trovare le
radici della musica del 900 proprio nelle sonorità tribali e black dell’ Africa?
La musica da ballo del ’900 è stata influenzata in maniera determinante dalla musica
africana: il funk, il beat, ilrock&roll, il jazz… tutti linguaggi nati in seno alla Black Music
afroamericana; E la Black Music fa parte del nostro bagaglio culturale quanto o più che la
musica di Verdi o di Puccini e il ritmo sincopato del jazz e del funky lo abbiamo assimilato
fin da bambini nelle trasmissioni radiofoniche o televisive. L’arte è espressione del tempo,
e così la musica e questa è la nostra musica, la musica con cui siamo cresciuti: una
musica che affonda le sue radici in Africa e si è integrata con la cultura musicale
occidentale, frutto di una società meticcia, quella degli Stati Uniti, dove neri e bianchi
insieme hanno creato, più o meno consapevolmente, la musica moderna.
La parola Voodoo, per antonomasia, fa pensare alla magia nera, alle bambole con le
spillette, a riti religiosi.Qual è invece il filo che la lega alla vostra idea di musica?
Voodoo per noi significa musica animista: significa riportare la musica alla sua funzione
magico rituale perchè la musica è magia. Una forma di magia molto potente.Questo fatto è
talmente lampante, talmente chiaro e sotto gli occhi (sarebbe meglio dire le orecchie) di
tutti che ce ne siamo dimenticati. La musica è magia perché si occupa di materia invisibile,
perché modifica la realtà percepita dai sensi utilizzando a proprio volere energie sottili.
L’operare della musica non è interpretabile dai metodi scientifici; la scienza può
rappresentare il suono come un’onda, può spiegare la propagazione del suono, può
giocare con gli armonici e gli intervalli come se fossero rapporti matematici, ma non riesce
a spiegare perché non esiste un musicista che suona come un altro, nonspiega perché le
emozioni musicali possono influenzare e cambiare l’umore delle persone, perché la
musica viene usata come medicina.
La musica può alterare lo stato di coscienza, può provocare la trance, può infondere
coraggio o paura nelle persone, può influenzarne i sogni e spinge il corpo a muoversi, e in
questo senso è più convincente di qualunque discorso verbale.
Tutti questi poteri non sono gli stessi attribuiti tradizionalmente alla magia, alla
stregoneria, al mondo degli spiriti?
La musica dal vivo mette in comunicazione diretta le emozioni dei musicisti e degli
ascoltatori, è un linguaggio astratto che parla in maniera chiara e semplice al nostro
cervello al nostro spirito e al nostro corpo, un vero e proprio rito magico spirituale.
Questo è il nostro Voodoo Jazz la nostra Musica Animista.
Mamy Wata è il vostro ultimo lavoro raccontateci un po’ la genesi.
Mamy Wata è il nostro primo disco con una banda di paese.Da tempo pensavamo di
allargare la sezione fiati ma cercavamo unasonorità più vicina alla nostre radici rispetto
alla classica sezione fiati afrobeat (molto simile ad una sezione fiati dei gruppi funk,
ska o jazz di matrice USA). Così abbiamo pensato alla sonorità della banda di paese,
tipicamente italiana.. Il risultato è un sound che sposta il baricentro del suo immaginario
sonoro dagli Stati Uniti al Mediterraneo, collocandosi tra Europa ed Africa.
Per fortuna abbiamo incontrato un produttore illuminato (Andrea Scarovi di Dunastudio)
che ci ha permesso di realizzare questo progetto abbastanza sperimentale e singolare.
Oltre ai brani strumentali ce ne sono alcuni cantati in lingua afrikans, credo. Di cosa
parlano?
In Mamy Wata abbiamo sviluppato, insieme al chitarrista e cantante marocchino Reda
Zine, un lavoro sui testi,rivolti ad un certo impegno e militanza civile, a tratti politica.
Per esempio il brano Ya Soudani parla dei cimiteri nucleari che ci sono nel deserto del
Sahara, regalo dellepotenze coloniali che in cambio dell’indipendenza hanno obbligato le
nazioni del Nordafrica a “subire” uncerto numero di lanci sperimentali di testate nucleari.
In altri testi si parla di razzismo, in altri di rivoluzione e in altri di apertura mentale e
spirituale verso un futuromigliore, in cui tutti noi ci responsabilizziamo e prendiamo in
mano le sorti della nostra società. I nostri testi sono cantati in italiano, inglese, francese e
arabo per rispecchiare l’orientamento multiculturale della nostra società e sono un invito
ad andare oltre i particolarismi e le tribalità culturali ed artistiche.
Siamo musicisti di confine, migranti e frontalieri. Siamo musicisti meticci seduti su un
crinale, appostati su una linea di confine e ricostruiamo dentro di noi le identità musicali
deflagrate e disperse su questo crocicchio millenario.Dietro di noi la grande cultura
occidentale, illuminista, razionale, tecnico scientifica, colonialista…
Davanti a noi un mondo nuovo, globalizzato, in cui le diverse culture hanno la possibilità di
conoscersi meglio, di interagire con facilità, di integrarsi per generare un nuovo pensiero.
Dietro di noi l’accademismo musicale codificato, davanti a noi una musica che non può
essere insegnata sugli spartiti, una musica che attinge a pratiche, tecniche e modelli
musicali talmente mescolati tra loro che non è più
possibile distinguerne la provenienza geografica e/o culturale, e soprattutto non è
possibile separarli tra loro.
Il nuovo musicista non può che essere un musicista meticcio, dall’identità globale, che
abbatte i confini di tradizioni e latitudini.
La musica etnica in Italia ha riscontro? Quali sono le difficoltà che incontrate nel
proporre un genere poco commerciale?
La musica etnica, come tanti altri generi, soffre dei mali dovuti alla commercializzazione
selvaggia dell’arte musicale; da troppi anni il mercato ha imposto il paletto imprescindibile
della vendita e del profitto e gruppi come il nostro, che fanno musica meticcia, sfuggono
ad una catalogazione di mercato e questo fa sì che non incontrino l’interesse dei
“mercanti” di dischi che hanno manipolato il pubblico abituandolo a consumare
prodotti costruiti in serie.
La risposta è insita nella domanda: non facendo un genere commerciale siamo tagliati
fuori dal sistema di diffusione della musica e della cultura che oggi come non mai mette il
commercio ed il profitto davanti a tutto, purtroppo anche davanti alla qualità e profondità
artistica e culturale dell’opera d’arte. La nostra è una reazione, una resistenza, una sfida al
mercato che impone prodotti omologati e precotti (se non addirittura predigeriti).
http://www.outsidersmusica.it/recensione/Bologna/voodoo-sound-club-e-il-rituale-magicodella-musica/
BOOKING
Giancarlo Palermo
+39 3284721791
[email protected]
PRESS
Francesca Marra
+39 3349218056
[email protected]
SEGUITE I VOODOO SOUND CLUB:
Sito web
www.voodoosoundclub.it
Facebook
https://www.facebook.com/pages/Voodoo-Sound-Club
Twitter
https://twitter.com/VoodooSoundClub
Soundcloud
http://soundcloud.com/voodoo_sound_club
Canale Youtube
www.youtube.com/user/voodoosoundclub