Camillo BOITO 1836-1914

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17
Corso di Teoria e Storia del Restauro
Il restauro nel XIX secolo
Le opere di Camillo Boito
prof. arch. Caterina Giannattasio
Camillo BOITO
1836-1914
RESTAURO
Porta Ticinese
Milano
Palazzo Cavalli-Franchetti
Venezia
1861-65
Palazzo ducale
Venezia
1878
1893
1914
1836
1864
1869-74
Cimitero
Ospedale Civico
Gallarate
Gallarate
NUOVA REALIZZAZIONE
1880
Scuole elementari
Reggia Carrarese
Padova
1889
Museo civico
Padova
RESTAURI
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
La porta, edificata nella cerchia delle mura di Milano nel 1171,
presentava un’arcata a tutto sesto ed era fiancheggiata da torri.
Più volte rimaneggiata tra il Duecento e il Quattrocento, nel
Settecento fu poi trasformata in edificio residenziale e, nel corso
dei secoli successivi, numerose abitazioni le si addossarono.
Le Mura Medioevali di Milano (Pietro del Massajo, 1472).
La Porta in una riproduzione del Settecento.
La Porta Ticinese vista dall’esterno in una
rappresentazione di P. Calvi (1857 ).
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Il fronte meridionale, nel 1860.
Il fronte settentrionale alla stessa data.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Sin dai primi dell‘Ottocento, esigenze di traffico e di viabilità mettono in evidenza
l'inadeguatezza della Porta Ticinese.
Progetto di LUIGI CAGNOLA (1801)
Ristrutturazione edilizio-urbanistica della zona posta tra le colonne di San Lorenzo e il ponte sul naviglio
Prevedeva:
→ la demolizione della porta Ticinese e la sostituzione con edifici porticati.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Diviene oggetto di un vivo dibattito: DEMOLIRE , RESTAURARE, CONSERVARE???
Progetti di NAZARI (1858)
1: APRILE
DEMOLIZIONE
→ delle case addossate alle torri, delle botteghe e del vecchio ponte sul naviglio;
→ (parziale) della torre ovest per potervi aprire un passaggio di 4 metri;
→ della torre orientale per poi ricostruirla simmetricamente a quella occidentale e anche
dimensionalmente corrispondente;
APERTURA
→ di varchi rivolti verso l'interno del passaggio centrale; la creazione di passaggi con archi a tutto sesto
nelle torri laterali;
→ di monofore in corrispondenza degli archi;
REALIZZAZIONE
→ di un cornicione di coronamento di gusto cinquecentesco:il rivestimento con un paramento in pietra
fino al cornicione per proseguire sulle torri laterali con un rivestimento in mattoni a vista eccettuati gli
spigoli rinforzati in pietra squadrata.
2: DICEMBRE
(poco dissimile dal primo)
→ prevede delle APERTURE rivolte verso l'esterno dei passaggi laterali piuttosto che verso il passaggio
centrale
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Seduta straordinaria del Consiglio comunale
(13 settembre 1861)
Relazione sui “restauri da condursi a Porta Ticinese” in seguito al sopralluogo effettuato
all'indomani delle demolizioni.
Viene descritto lo stato di conservazione della porta:
- l'arco di mezzo è in buone condizioni;
- ai lati si alzano due torri nelle quali sono rinvenuti due ampi archi di forma acuta;
- i muri delle torri "non sono in ottimo stato"; di quello ad oriente, in particolare, rimane, "un
basso mozzicone che si dovrà in qualche piccolo tratto rifare";
-la torre occidentale mostra, a demolizione avvenuta, il rivestimento di pietra da taglio anche
sul lato meridionale.
Obiettivo dell’intervento:
«far davvero il restauro del vecchio monumento, ritornandolo cioè a quell’aspetto
che doveva presentare al tempo della sua costruzione … quasi nulla resta da
aggiungere; anzi tutto si riduce ad ideare il coronamento delle torri».
L’obiettivo dell’intervento non è, quindi, solo di conservare gli elementi medievali ma anche
di conferire unità stilistica al monumento, consentendo di identificarlo tipologicamente.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Si tratta, in pratica, di un intervento alla maniera di Viollet-le-Duc che però, proprio nella
contraddizione stilistica tra l’arcata centrale e quelle laterali potrebbe «testimoniare la
preoccupazione di dimostrare con evidenza» le aggiunte posteriori.
Il fronte meridionale della Porta prima e dopo l’intervento.
L’opera di liberazione mette in luce le tracce delle finestre e gli archi acuti laterali,
giustificando così il ripristino delle ‘antiche forme’.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
FASE PRELIMINARE: liberazione delle torri dai volumi che
vi si erano addossate
RIFACIMENTO di alcuni tratti della torre di levante
(rimasta incompiuta)
COMPLETAMENTO della cortina centrale e di quella di
ponente (rivestita di mattoni)
CORONAMENTO mediante realizzazione di merlature
guelfe
REALIZZAZIONE di finestre (al di là degli indizi emersi
dalla spicconatura dell’intonaco) e di due piccole
feritoie ai lati del gruppo scultoreo nel corpo centrale
RIPRISTINO dei due archi acuti a livello strada, emersi
durante i lavori di liberazione, e di altre bucature,
anch’esse archiacute, presenti nel resto della fabbrica.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Il fronte settentrionale prima e dopo l’intervento.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Fronte meridionale.
Porta Ticinese - Milano | 1861-65
Fronte settentrionale.
Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83
Costruito, verso la seconda metà del XV secolo, come residenza domenicale della famiglia
Marcello di San Vidal, fu poi parzialmente venduto e nei tre secoli successivi la sua storia è
legata alla convivenza della famiglia proprietaria coi Gussoni e i Cavalli.
Vista Settecentesca del Canal Grande.
Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83
Negli anni Quaranta del XIX secolo, l’arciduca Francesco d’Austria riunifica la proprietà e dà
l’avvio ad un complesso e articolato intervento di ammodernamento.
Alla prematura scomparsa
dell’arciduca (1847), fu Enrico V
ad entrarne in possesso affidando
i lavori all’architetto Giambattista
Meduna, che riprogetterà il
palazzo trasformandolo in uno dei
più famosi emblemi
dell’Ottocento veneziano.
Il Palazzo prima dell’intervento dell’arch. Meduna (1860-78 ca.).
Nel 1878, fu aquistato dal Barone Raimondo Franchetti che affidò il radicale intervento di
restauro a Camillo Boito.
Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83
I lavori riguardano essenzialmente la facciata sul Canal Grande che viene sottoposta ad uno
smontaggio pressochè totale con successiva ricomposizione “corretta”.
Procede poi alla ristrutturazione e regolarizzazione
dell’ammezzato e del piano terra, elimina il grande abbaino e il
poggiolo della pentafora al secondo piano, modifica il poggiolo
della pentafora al primo piano e inserisce una riquadratura
marmorea al portale principale.
 Elimina il piano in sopraelevazione.
 Demolisce la balaustra della pentafora superiore, portandola
a filo di parete attraverso la realizzazione di una serie di
colonne libere.
 Sul prospetto laterale riprende gli stilemi del motivo del
fronte principale.
L’edificio prima del restauro di
Boito (1878-81).
Palazzo Cavalli-Franchetti dopo l’intervento.
Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83
Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83
I lavori culminano nella realizzazione del grande scalone neo gotico, a cui partecipano
anche l’ornatista Matscheg e l’ing. Manetti.
Vista dello scalone progettato da Boito ed esterno dell’edificio.
Palazzo ducale - Venezia | 1893
Nell’anno 810 il doge Angelo Partecipazio sposta la sede del governo dall’isola di
Malamocco alla zona di Rivoalto (l’attuale Rialto). A questa fase risale la scelta di far
edificare qui il palatium duci, il Palazzo Ducale.
Probabilmente costituito da un agglomerato di costruzioni di diversa forma e
destinazione, protetto e circondato da una consistente muraglia, rafforzata agli angoli da
massicce torri, e isolato da un canale.
Nel X sec. il palazzo è parzialmente distrutto
da un incendio.
Si procede ad una radicale ristrutturazione
dell’intera area di Piazza San Marco,
realizzando per il palazzo (1172-1178) due
nuovi corpi di fabbrica: uno verso la
piazzetta, per ospitare le funzioni legate alla
giustizia e uno verso il Bacino, per le
funzioni di governo.
Illustrazione dell’antico castello di Palazzo Ducale (X-XI sec.).
Palazzo ducale - Venezia | 1893
Un nuovo ampliamento si rende necessario alla fine del XIII secolo, in seguito alla
cosiddetta serrata del Maggior Consiglio, che determina un considerevole incremento delle
persone aventi diritto a partecipare all’assemblea legislativa (si passa da 400 a 1200 circa).
Si procede a un radicale rinnovamento, adottando
anche un nuovo linguaggio architettonico, il gotico.
I lavori iniziarono intorno al 1340 e interessarono il
“palazzo del governo”, cioè l’ala verso il molo.
Il Maggior Consiglio si riunisce nella nuova sala per
la prima volta nel 1419.
Nel 1424, l’opera di rinnovamento si estende anche
all’ala destinata al palazzo di Giustizia.
Il nuovo edificio si configura come il
proseguimento del Palazzo del governo; al piano
terra presenta all’esterno un porticato e al primo
piano logge aperte, anche sul lato verso il cortile.
I finestroni e il coronamento a pinnacoli
riprendono i medesimi motivi decorativi che
caratterizzano la facciata sul molo.
Il Palazzo Ducale a Venezia, in un disegno
del tardo XIV secolo.
Palazzo ducale - Venezia | 1893
La facciata sulla piazzetta fu completata con la costruzione della Porta della Carta tra il
1438 e il 1442. In seguito si pone mano alle altre ali del palazzo, terminate nel 1485.
Nel 1577, un altro devastante incendio coinvolge la sala dello Scrutinio e la sala del Maggior
Consiglio, distruggendo irrimediabilmente i dipinti che le decoravano, mentre le strutture
dell’edificio furono restaurate conservandone l’aspetto originale. I lavori si concludono tra il
1579 e il 1580.
Nella seconda metà del XVI secolo Antonio da Ponte ordina la costruzione delle Prigioni
Nuove, collegate al palazzo dal ponte dei Sospiri. Il trasferimento delle prigioni libera gli
spazi al piano terra.
L’area del cortile è oggetto, all’inizio
del XVII secolo, di una nuova
ristrutturazione:
• fu realizzato un porticato analogo a
quello della facciata rinascimentale;
a fianco dell’arco Foscari,
• fu eretta un’ulteriore facciata
marmorea ad archi, sormontata da
un orologio (1615).
Canaletto, Palazzo ducale e Riva degli
Schiavoni (1726 ca.).
Palazzo ducale - Venezia | 1893
Le funzioni del Palazzo Ducale, simbolo e cuore della vita politica e amministrativa della
Repubblica di Venezia, cambiano dal 1797, anno in cui la Serenissima cade.
John Ruskin, Venezia, palazzo Ducale.
Il palazzo è stato sede di diversi uffici, e alla fine dell’Ottocento, presenta evidenti segni di
degrado. Il governo italiano decreta un ingente finanziamento per provvedere a un radicale
restauro.
Si procede alla rimozione e sostituzione di molti capitelli del porticato trecentesco, che,
restaurati, costituiscono oggi il corpus del Museo dell’Opera.
Palazzo ducale - Venezia | 1893
Boito individua 4 principi guida
per il restauro del palazzo
1.
Parti non originarie, ma
MOLTO ANTICHE
2.
Parti aggiunte, di grande
VALORE FORMALE
3.
Parti aggiunte che
NASCONDONO elementi
antichi
4.
Parti che, se
DOCUMENTATE,
potrebbero essere rifatte
Palazzo ducale - Venezia | 1893
1.
PARTE NON ORIGINARIA, MA MOLTO ANTICA
Analisi delle finestrelle prospicienti la laguna, in numero di 3, di cui una, posta ad altezza
diversa, risalente al XVIII secolo, come attesta la sua assenza in una veduta cinquecentesca
 A suo avviso essa è eliminabile.
C. Boito, disegno che illustra il
suo primo quesito di restauro.
Jacopo
de’Barbari
(XVIducale
sec.), (XVIII
Xilografia
Canaletto,
Il palazzo
sec.)di Venezia (particolare).
Palazzo ducale - Venezia | 1893
Palazzo ducale - Venezia | 1893
2.
PARTI AGGIUNTE, DI GRANDE VALORE FORMALE
Arcate tompagnate dopo l’incendio del 1577 per motivi statici. Le tompagnature vengono
eliminate da Forcellini, suo predecessore nel restauro.
 Secondo Boito, occorre ricollocare al loro posto i riempimenti, essendo essi antichi, di
buona fattura ed ideati in maniera ingegnosa, in modo da non nascondere niente della
vecchia architettura.
C. Boito, disegno che spiega il secondo
quesito da lui formulato in Questioni
pratiche di belle arti.
Canaletto, Ricevimento dell'ambasciatore imperiale a
Palazzo Ducale (1726-27).
Palazzo ducale - Venezia | 1893
3. PARTI AGGIUNTE CHE NASCONDONO ELEMENTI ANTICHI
Arco traverso, risalente al 1577, ovvero realizzato
dopo l’incendio, per rinforzare la galleria del primo
piano, che ha coperto le antiche colonnette binate,
la mensola a fogliami che le sorregge e la trave
principale del solaio.
Forcellini, scoprendo tale realtà, ha rimosso gli
archi ed ha sostituito i due fusti delle colonnine che
risultavano mancanti, delle quali, però, “c’erano
tutti gli elementi d’un perfetto restauro”.
 In questo caso l’aggiunta nasconde una parte
antica e bella, e quindi la rimozione è lecita.
Palazzo Ducale, disegno di Boito.
Palazzo ducale - Venezia | 1893
4. PARTE CHE, SE DOCUMENTATA, POTREBBE ESSERE RIFATTA
E’ il caso delle finestre che hanno perduto la loro articolazione a trifora.
 In questo caso esse sono attestate da vedute e dalla presenza di altre trifore rimaste
intatte, e quindi si può provvedere alla loro riproposizione.
Palazzo Ducale, prospetto meridionale, particolare.
PROGETTAZIONE
Cimitero - Gallarate | 1864
Progetto per le cappelle, prospetti interno ed esterno
in un disegno di C. Boito.
Egli adotta un linguaggio semplificato, uno
stile “tutto schietto”.
Muro di recinzione, lato a destra dell’ingresso.
Boito utilizza materiali semplici, quali
laterizi e pietra, tagliati in forme
geometriche.
Ospedale Civico - Gallarate | 1869-74
Progetto ex-novo
Emerge un cromatismo determinato,
come nel cimitero, dall’impiego di
laterizi e pietra, sapientemente
accostati; materiali semplici che,
obbedendo alle ragioni costruttive
dell’impianto, definiscono la massa
espressiva della parete.
Progetta finestre a bifora e trifora, di
gusto eclettico.
Particolare dell’ingresso sormontato dal
timpano ‘a scaletta’.
Scuole elementari Reggia Carrarese - Padova | 1880
Il progetto si fonda sui principi di razionalità e sul
desiderio di sincerità, come appare dall’impiego
dei materiali, quali ferro, vetro, mattone, pietra,
intonaco.
Il muro si articola in marcapiani orizzontali e
piedritti verticali bicolore che si rastremano verso
l’alto per concludersi in archi ribassati.
Gli elementi verticali ritmano la facciata.
Dettaglio dell’angolo.
Museo civico - Padova | 1889
Nuova costruzione che Boito aggiunge ai
locali prospicienti un chiostro della
basilica del Santo, trasformati a suo
tempo in caserma
L’opera neoromanica interamente in
pietra è caratterizzata da un grande
portale sormontato da una trifora a tutto
sesto affiancata da monofore.
Si tratta, secondo L. Grassi (1959), di
“un’opera veramente frigida” in evidente
contrasto con le idee da egli professate
sull’architettura, con un’abbondanza
decorativa costituita da dentellature,
ghiere, motivi astratti, e da una copertura
a carena di nave, tipologia molto diffusa
in Veneto, che aspira a creare un effetto di
monumentalità.
Edificio d’ingresso.
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