UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XIX secolo Le opere di Camillo Boito prof. arch. Caterina Giannattasio Camillo BOITO 1836-1914 RESTAURO Porta Ticinese Milano Palazzo Cavalli-Franchetti Venezia 1861-65 Palazzo ducale Venezia 1878 1893 1914 1836 1864 1869-74 Cimitero Ospedale Civico Gallarate Gallarate NUOVA REALIZZAZIONE 1880 Scuole elementari Reggia Carrarese Padova 1889 Museo civico Padova RESTAURI Porta Ticinese - Milano | 1861-65 La porta, edificata nella cerchia delle mura di Milano nel 1171, presentava un’arcata a tutto sesto ed era fiancheggiata da torri. Più volte rimaneggiata tra il Duecento e il Quattrocento, nel Settecento fu poi trasformata in edificio residenziale e, nel corso dei secoli successivi, numerose abitazioni le si addossarono. Le Mura Medioevali di Milano (Pietro del Massajo, 1472). La Porta in una riproduzione del Settecento. La Porta Ticinese vista dall’esterno in una rappresentazione di P. Calvi (1857 ). Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Il fronte meridionale, nel 1860. Il fronte settentrionale alla stessa data. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Sin dai primi dell‘Ottocento, esigenze di traffico e di viabilità mettono in evidenza l'inadeguatezza della Porta Ticinese. Progetto di LUIGI CAGNOLA (1801) Ristrutturazione edilizio-urbanistica della zona posta tra le colonne di San Lorenzo e il ponte sul naviglio Prevedeva: → la demolizione della porta Ticinese e la sostituzione con edifici porticati. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Diviene oggetto di un vivo dibattito: DEMOLIRE , RESTAURARE, CONSERVARE??? Progetti di NAZARI (1858) 1: APRILE DEMOLIZIONE → delle case addossate alle torri, delle botteghe e del vecchio ponte sul naviglio; → (parziale) della torre ovest per potervi aprire un passaggio di 4 metri; → della torre orientale per poi ricostruirla simmetricamente a quella occidentale e anche dimensionalmente corrispondente; APERTURA → di varchi rivolti verso l'interno del passaggio centrale; la creazione di passaggi con archi a tutto sesto nelle torri laterali; → di monofore in corrispondenza degli archi; REALIZZAZIONE → di un cornicione di coronamento di gusto cinquecentesco:il rivestimento con un paramento in pietra fino al cornicione per proseguire sulle torri laterali con un rivestimento in mattoni a vista eccettuati gli spigoli rinforzati in pietra squadrata. 2: DICEMBRE (poco dissimile dal primo) → prevede delle APERTURE rivolte verso l'esterno dei passaggi laterali piuttosto che verso il passaggio centrale Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Seduta straordinaria del Consiglio comunale (13 settembre 1861) Relazione sui “restauri da condursi a Porta Ticinese” in seguito al sopralluogo effettuato all'indomani delle demolizioni. Viene descritto lo stato di conservazione della porta: - l'arco di mezzo è in buone condizioni; - ai lati si alzano due torri nelle quali sono rinvenuti due ampi archi di forma acuta; - i muri delle torri "non sono in ottimo stato"; di quello ad oriente, in particolare, rimane, "un basso mozzicone che si dovrà in qualche piccolo tratto rifare"; -la torre occidentale mostra, a demolizione avvenuta, il rivestimento di pietra da taglio anche sul lato meridionale. Obiettivo dell’intervento: «far davvero il restauro del vecchio monumento, ritornandolo cioè a quell’aspetto che doveva presentare al tempo della sua costruzione … quasi nulla resta da aggiungere; anzi tutto si riduce ad ideare il coronamento delle torri». L’obiettivo dell’intervento non è, quindi, solo di conservare gli elementi medievali ma anche di conferire unità stilistica al monumento, consentendo di identificarlo tipologicamente. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Si tratta, in pratica, di un intervento alla maniera di Viollet-le-Duc che però, proprio nella contraddizione stilistica tra l’arcata centrale e quelle laterali potrebbe «testimoniare la preoccupazione di dimostrare con evidenza» le aggiunte posteriori. Il fronte meridionale della Porta prima e dopo l’intervento. L’opera di liberazione mette in luce le tracce delle finestre e gli archi acuti laterali, giustificando così il ripristino delle ‘antiche forme’. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 FASE PRELIMINARE: liberazione delle torri dai volumi che vi si erano addossate RIFACIMENTO di alcuni tratti della torre di levante (rimasta incompiuta) COMPLETAMENTO della cortina centrale e di quella di ponente (rivestita di mattoni) CORONAMENTO mediante realizzazione di merlature guelfe REALIZZAZIONE di finestre (al di là degli indizi emersi dalla spicconatura dell’intonaco) e di due piccole feritoie ai lati del gruppo scultoreo nel corpo centrale RIPRISTINO dei due archi acuti a livello strada, emersi durante i lavori di liberazione, e di altre bucature, anch’esse archiacute, presenti nel resto della fabbrica. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Il fronte settentrionale prima e dopo l’intervento. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Fronte meridionale. Porta Ticinese - Milano | 1861-65 Fronte settentrionale. Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83 Costruito, verso la seconda metà del XV secolo, come residenza domenicale della famiglia Marcello di San Vidal, fu poi parzialmente venduto e nei tre secoli successivi la sua storia è legata alla convivenza della famiglia proprietaria coi Gussoni e i Cavalli. Vista Settecentesca del Canal Grande. Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83 Negli anni Quaranta del XIX secolo, l’arciduca Francesco d’Austria riunifica la proprietà e dà l’avvio ad un complesso e articolato intervento di ammodernamento. Alla prematura scomparsa dell’arciduca (1847), fu Enrico V ad entrarne in possesso affidando i lavori all’architetto Giambattista Meduna, che riprogetterà il palazzo trasformandolo in uno dei più famosi emblemi dell’Ottocento veneziano. Il Palazzo prima dell’intervento dell’arch. Meduna (1860-78 ca.). Nel 1878, fu aquistato dal Barone Raimondo Franchetti che affidò il radicale intervento di restauro a Camillo Boito. Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83 I lavori riguardano essenzialmente la facciata sul Canal Grande che viene sottoposta ad uno smontaggio pressochè totale con successiva ricomposizione “corretta”. Procede poi alla ristrutturazione e regolarizzazione dell’ammezzato e del piano terra, elimina il grande abbaino e il poggiolo della pentafora al secondo piano, modifica il poggiolo della pentafora al primo piano e inserisce una riquadratura marmorea al portale principale. Elimina il piano in sopraelevazione. Demolisce la balaustra della pentafora superiore, portandola a filo di parete attraverso la realizzazione di una serie di colonne libere. Sul prospetto laterale riprende gli stilemi del motivo del fronte principale. L’edificio prima del restauro di Boito (1878-81). Palazzo Cavalli-Franchetti dopo l’intervento. Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83 Palazzo Cavalli-Franchetti - Venezia | 1879-83 I lavori culminano nella realizzazione del grande scalone neo gotico, a cui partecipano anche l’ornatista Matscheg e l’ing. Manetti. Vista dello scalone progettato da Boito ed esterno dell’edificio. Palazzo ducale - Venezia | 1893 Nell’anno 810 il doge Angelo Partecipazio sposta la sede del governo dall’isola di Malamocco alla zona di Rivoalto (l’attuale Rialto). A questa fase risale la scelta di far edificare qui il palatium duci, il Palazzo Ducale. Probabilmente costituito da un agglomerato di costruzioni di diversa forma e destinazione, protetto e circondato da una consistente muraglia, rafforzata agli angoli da massicce torri, e isolato da un canale. Nel X sec. il palazzo è parzialmente distrutto da un incendio. Si procede ad una radicale ristrutturazione dell’intera area di Piazza San Marco, realizzando per il palazzo (1172-1178) due nuovi corpi di fabbrica: uno verso la piazzetta, per ospitare le funzioni legate alla giustizia e uno verso il Bacino, per le funzioni di governo. Illustrazione dell’antico castello di Palazzo Ducale (X-XI sec.). Palazzo ducale - Venezia | 1893 Un nuovo ampliamento si rende necessario alla fine del XIII secolo, in seguito alla cosiddetta serrata del Maggior Consiglio, che determina un considerevole incremento delle persone aventi diritto a partecipare all’assemblea legislativa (si passa da 400 a 1200 circa). Si procede a un radicale rinnovamento, adottando anche un nuovo linguaggio architettonico, il gotico. I lavori iniziarono intorno al 1340 e interessarono il “palazzo del governo”, cioè l’ala verso il molo. Il Maggior Consiglio si riunisce nella nuova sala per la prima volta nel 1419. Nel 1424, l’opera di rinnovamento si estende anche all’ala destinata al palazzo di Giustizia. Il nuovo edificio si configura come il proseguimento del Palazzo del governo; al piano terra presenta all’esterno un porticato e al primo piano logge aperte, anche sul lato verso il cortile. I finestroni e il coronamento a pinnacoli riprendono i medesimi motivi decorativi che caratterizzano la facciata sul molo. Il Palazzo Ducale a Venezia, in un disegno del tardo XIV secolo. Palazzo ducale - Venezia | 1893 La facciata sulla piazzetta fu completata con la costruzione della Porta della Carta tra il 1438 e il 1442. In seguito si pone mano alle altre ali del palazzo, terminate nel 1485. Nel 1577, un altro devastante incendio coinvolge la sala dello Scrutinio e la sala del Maggior Consiglio, distruggendo irrimediabilmente i dipinti che le decoravano, mentre le strutture dell’edificio furono restaurate conservandone l’aspetto originale. I lavori si concludono tra il 1579 e il 1580. Nella seconda metà del XVI secolo Antonio da Ponte ordina la costruzione delle Prigioni Nuove, collegate al palazzo dal ponte dei Sospiri. Il trasferimento delle prigioni libera gli spazi al piano terra. L’area del cortile è oggetto, all’inizio del XVII secolo, di una nuova ristrutturazione: • fu realizzato un porticato analogo a quello della facciata rinascimentale; a fianco dell’arco Foscari, • fu eretta un’ulteriore facciata marmorea ad archi, sormontata da un orologio (1615). Canaletto, Palazzo ducale e Riva degli Schiavoni (1726 ca.). Palazzo ducale - Venezia | 1893 Le funzioni del Palazzo Ducale, simbolo e cuore della vita politica e amministrativa della Repubblica di Venezia, cambiano dal 1797, anno in cui la Serenissima cade. John Ruskin, Venezia, palazzo Ducale. Il palazzo è stato sede di diversi uffici, e alla fine dell’Ottocento, presenta evidenti segni di degrado. Il governo italiano decreta un ingente finanziamento per provvedere a un radicale restauro. Si procede alla rimozione e sostituzione di molti capitelli del porticato trecentesco, che, restaurati, costituiscono oggi il corpus del Museo dell’Opera. Palazzo ducale - Venezia | 1893 Boito individua 4 principi guida per il restauro del palazzo 1. Parti non originarie, ma MOLTO ANTICHE 2. Parti aggiunte, di grande VALORE FORMALE 3. Parti aggiunte che NASCONDONO elementi antichi 4. Parti che, se DOCUMENTATE, potrebbero essere rifatte Palazzo ducale - Venezia | 1893 1. PARTE NON ORIGINARIA, MA MOLTO ANTICA Analisi delle finestrelle prospicienti la laguna, in numero di 3, di cui una, posta ad altezza diversa, risalente al XVIII secolo, come attesta la sua assenza in una veduta cinquecentesca A suo avviso essa è eliminabile. C. Boito, disegno che illustra il suo primo quesito di restauro. Jacopo de’Barbari (XVIducale sec.), (XVIII Xilografia Canaletto, Il palazzo sec.)di Venezia (particolare). Palazzo ducale - Venezia | 1893 Palazzo ducale - Venezia | 1893 2. PARTI AGGIUNTE, DI GRANDE VALORE FORMALE Arcate tompagnate dopo l’incendio del 1577 per motivi statici. Le tompagnature vengono eliminate da Forcellini, suo predecessore nel restauro. Secondo Boito, occorre ricollocare al loro posto i riempimenti, essendo essi antichi, di buona fattura ed ideati in maniera ingegnosa, in modo da non nascondere niente della vecchia architettura. C. Boito, disegno che spiega il secondo quesito da lui formulato in Questioni pratiche di belle arti. Canaletto, Ricevimento dell'ambasciatore imperiale a Palazzo Ducale (1726-27). Palazzo ducale - Venezia | 1893 3. PARTI AGGIUNTE CHE NASCONDONO ELEMENTI ANTICHI Arco traverso, risalente al 1577, ovvero realizzato dopo l’incendio, per rinforzare la galleria del primo piano, che ha coperto le antiche colonnette binate, la mensola a fogliami che le sorregge e la trave principale del solaio. Forcellini, scoprendo tale realtà, ha rimosso gli archi ed ha sostituito i due fusti delle colonnine che risultavano mancanti, delle quali, però, “c’erano tutti gli elementi d’un perfetto restauro”. In questo caso l’aggiunta nasconde una parte antica e bella, e quindi la rimozione è lecita. Palazzo Ducale, disegno di Boito. Palazzo ducale - Venezia | 1893 4. PARTE CHE, SE DOCUMENTATA, POTREBBE ESSERE RIFATTA E’ il caso delle finestre che hanno perduto la loro articolazione a trifora. In questo caso esse sono attestate da vedute e dalla presenza di altre trifore rimaste intatte, e quindi si può provvedere alla loro riproposizione. Palazzo Ducale, prospetto meridionale, particolare. PROGETTAZIONE Cimitero - Gallarate | 1864 Progetto per le cappelle, prospetti interno ed esterno in un disegno di C. Boito. Egli adotta un linguaggio semplificato, uno stile “tutto schietto”. Muro di recinzione, lato a destra dell’ingresso. Boito utilizza materiali semplici, quali laterizi e pietra, tagliati in forme geometriche. Ospedale Civico - Gallarate | 1869-74 Progetto ex-novo Emerge un cromatismo determinato, come nel cimitero, dall’impiego di laterizi e pietra, sapientemente accostati; materiali semplici che, obbedendo alle ragioni costruttive dell’impianto, definiscono la massa espressiva della parete. Progetta finestre a bifora e trifora, di gusto eclettico. Particolare dell’ingresso sormontato dal timpano ‘a scaletta’. Scuole elementari Reggia Carrarese - Padova | 1880 Il progetto si fonda sui principi di razionalità e sul desiderio di sincerità, come appare dall’impiego dei materiali, quali ferro, vetro, mattone, pietra, intonaco. Il muro si articola in marcapiani orizzontali e piedritti verticali bicolore che si rastremano verso l’alto per concludersi in archi ribassati. Gli elementi verticali ritmano la facciata. Dettaglio dell’angolo. Museo civico - Padova | 1889 Nuova costruzione che Boito aggiunge ai locali prospicienti un chiostro della basilica del Santo, trasformati a suo tempo in caserma L’opera neoromanica interamente in pietra è caratterizzata da un grande portale sormontato da una trifora a tutto sesto affiancata da monofore. Si tratta, secondo L. Grassi (1959), di “un’opera veramente frigida” in evidente contrasto con le idee da egli professate sull’architettura, con un’abbondanza decorativa costituita da dentellature, ghiere, motivi astratti, e da una copertura a carena di nave, tipologia molto diffusa in Veneto, che aspira a creare un effetto di monumentalità. Edificio d’ingresso.