Leggi le proposte per la riconversione dell`Ospedale di Venosa

Movimento Per le Autonomie
Consiglio Regionale di Basilicata
Oggetto: Ospedale di Venosa Proposte di riconversione e utilizzo della struttura nella
rete dei servizi sanitari regionali.
L’applicazione dell’art. 20 della L.R. n. 17/2011 ha imposto il divieto di effettuare
ricoveri per acuti negli Ospedali che non sono sede di PSA (Pronto Soccorso Attivo):
pertanto dal 1° gennaio u.s. nessuno può essere ricoverato nei tradizionali reparti
dell’Ospedale di Venosa, operanti fino al 31 dicembre 2011.
Quanto fin qui successo è soltanto l’epilogo di una vicenda ormai datata, risalente
alle fine del 1996, quando venne approvato in Consiglio regionale della Basilicata il
I° Piano Sanitario Regionale (P.S.R.), con cui si decretava di fatto la chiusura del
nosocomio di Venosa.
In quella circostanza, come nelle altre successive, questo provvedimento passò sotto
silenzio e le Giunte regionali succedutesi nel tempo hanno continuato ad adottare
provvedimenti che sono serviti unicamente a rinviare di qualche anno decisioni già
prese.
La storia dirà poi se la scelta fatta dal Consiglio regionale è stata quella più giusta o
se si poteva decidere diversamente: a mio parere, non isolato, tale scelta è stata
imposta alla gente e non è stata ben spiegata. Di fatto con tale scelta la Regione ha
privato la popolazione dell’Alto Bradano – circa 50.000 abitanti- del diritto di fruire
dell’assistenza sanitaria ed ospedaliera in particolare, costringendo questi cittadini
lucani, a causa della precarietà dei collegamenti stradali con il resto del territorio del
Vulture, a recarsi fuori Regione per ricevere cure delle quali necessita.
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Oggi credo che occorra prendere atto della situazione e cercare di indirizzare la
Direzione dell’Azienda Sanitaria e la Regione stessa a trovare modalità di
applicazione delle decisioni assunte che, restando sempre nell’ambito delle previsioni
del Piano Sanitario 2011/2014, siano il meno traumatiche possibili.
Il Piano regionale integrato della salute e dei servizi alla persona ed alla Comunità
2011/2014, ad oggi non ancora approvato, ha previsto per gli Ospedali Distrettuali
(quale appunto l’Ospedale di Venosa), che “Come previsto dall’art. 20 della L.R. 4
agosto 2011 n. 17, negli ospedali distrettuali può essere svolta attività sanitaria
territoriale, ovvero attività ospedaliera non per acuti. In ogni caso sono garantite le
attività previste dalla legge regionale 3 agosto 1999 n. 21 e s.m.i
Gli Ospedali Distrettuali sono pertanto delle strutture polivalenti a bassa intensità
assistenziali di residenzialità protetta che possono essere dotati di posti letto di
lungodegenza e/o di RSA (residenze sanitarie protette) nonché del PTS (punto
territoriale di soccorso) e di attività poliambulatoriale specialistica (ivi compresa
l’attività di radiologia e la laboristica di base). Negli Ospedali Distrettuali può
essere svolta anche attività di chirurgia ambulatoriale. Le strutture potranno
ospitare posti letto per cure palliative (Hospice)nonché strutture dialitiche ove
necessario e sulla base del numero minimo di interventi previsti dal PSR 97/99.
Sono allocabili in tali presidi anche le attività di riabilitazione intensiva ed estensiva.
Gli Ospedali Distrettuali territoriali possono attivare sperimentazioni di ospedale di
comunità, gestite dai medici di medicina generale (MMG).
Gli Ospedali Distrettuali territoriali sono parti strutturali delle reti regionali e del
complesso delle attività sanitarie e socio sanitarie integrate. Come tali possono
essere sedi di particolari attività specialistiche, anche di riferimento regionale, o di
particolari caratterizzazioni, secondo la programmazione regionale, aziendale e
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territoriale integrata. Le attività sono di tipo territoriale e, pertanto, i relativi costi
sono imputabili ala medicina territoriale.
Gli atti delle Aziende sanitarie di attuazione della norma predetta sono soggetti a
preventiva valutazione di coerenza da parte del Dipartimento Salute, Sicurezza
Sociale, Servizi alla persona ed alla Comunità. ”
Lo stesso Piano ha anche previsto quanto segue per la realizzazione di nuovi
ospedali: “Nell’ambito della programmazione degli investimenti possono essere
realizzate nuove strutture ospedaliere sedi di PSA, purché non comportino aumento
della dotazione complessiva aziendale di posti letto e purché, a realizzazione
avvenuta, si determini la dismissione delle strutture da cui provengono le attività e le
funzioni ricondotte nella nuova struttura, nell’ambito della stessa Azienda sanitaria
locale”.
Fermo restando, anche a mio parere, che la proposta già presentata di realizzazione
del nuovo Ospedale Unico del Vulture-Alto Bradano, è la migliore che possa dare, in
un futuro purtroppo non immediato, risposta concreta alla richiesta di assistenza
dell’intera comunità, occorre però chiedere che, nell’immediato, vengano adottati
dalla Regione e/o Azienda Sanitaria locale, tutti gli atti necessari a rendere concrete, a
riempire di contenuti, le previsioni del piano, vincolando all’uopo, appositi fondi,
nell’ambito di quelli assegnati globalmente dalla Regione all’Azienda sanitaria,
necessari per l’avvio e la messa in esercizio di tutte le attività previste nell’Ospedale
Distrettuale.
La preoccupazione di vincolare fondi specifici nasce dalla considerazione della
esiguità dei finanziamenti, per cui gli stessi, in assenza del vincolo di cui sopra,
saranno certamente assorbiti per garantire l’assistenza per gli ammalati acuti e
per l’emergenza, lasciando, di fatto, senza finanziamento le altre attività previste
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presso le strutture intermedie, attività queste altrettanto importanti e necessarie
per completare il ciclo dell’assistenza.
L’Azienda Sanitaria Locale per l’Ospedale di Venosa, negli ultimi dieci anni, ha
previsto e sviluppato una serie di servizi assistenziali domiciliari (ADI, cure
palliative) ed ospedalieri (Ce.i.mi.), molto apprezzati dalla popolazione del Vulture
Alto Bradano, con costi assolutamente contenuti rispetto ai ricoveri ospedalieri.
Una ipotesi di migliore organizzazione di questa attività, prevista totalmente nel
Piano Sanitario, potrebbe essere quella di seguito formulata e consistente nella
realizzazione di una unità divisionale con otto posti letto, a valenza di struttura
intermedia (Piccola Dimora del Sollievo), che consiste nel:
- creare un terminale ospedaliero (struttura intermedia) per le già esistenti cure
palliative domiciliari, in cui afferire quei pazienti non gestibili in maniera
ottimale a domicilio:
- creare un Hospice in grado di accogliere malati terminali oncologici e non
oncologici;
- creare una struttura intermedia (cure palliative-hospice) in grado di intercettare
i bisogni non solo della popolazione dell’Alto Bradano, ma anche dei territori
vicini della Puglia;
- incrementare l’offerta assistenziale di attività di cure palliative domiciliari in
grado di fronteggiare una domanda in forte crescita esponenziale (malati
cronici e terminali);
- creare un reparto che potrebbe essere denominato “Unità di oncologia critica
territoriale e cure palliative” che potrebbe assicurare più efficacemente la
domanda già garantita dell’ADI;
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- stipulare un protocollo di intesa con l’IRCCS-CROB per la effettuazione della
chemioterapia, offrendo alla popolazione dell’Alto Bradano un servizio in
grado di ridurre il disagio causato dalla non ottimale viabilità;
- permettere con la nutrizione clinica, dotata di una ambulatorio dedicato e con
un sito certo di impiantistica venosa centrale, propedeutica sia alla nutrizione
clinica che a tutta una serie di procedure terapeutiche, la realizzazione di una
eccellenza in grado di perfezionare l’offerta parziale garantita già da tempo
dalle cure domiciliari del nord Basilicata (ADI);
- offrire un contributo significativo ad una reale deospidalizzazione, riducendo
drasticamente i ricoveri inappropriati;
- completare, con l’eventuale terapia chirurgica (in day surgery o ambulatoriale e
one day surgery) attività programmata – di alcune lesioni cutanee, la copertura
della loro gestione, finora garantita solo parzialmente dall’ADI;
- ridurre ricoveri in reparti per acuti, imputabili ad eventuali complicanze
prodotte dalla chemioterapia e/o radioterapia in pazienti non terminali ma
oncologici in fase di criticità, non completamente gestibili a domicilio, che
troverebbero invece in una struttura intermedia così congeniata, la
predisposizione specifica alle relative problematiche;
- offrire come struttura SPOKE, risposte adeguate e sicure a tutti i casi in cui si
verifichino titolazioni indaginose e problematiche della terapia del dolore, o
effetti collaterali della stessa, sia a domicilio che in un reparto per acuti.
In tale struttura intermedia, attraverso una degenza più o meno lunga, si è in grado
di garantire tutta quella serie di risposte capaci di potenziare in maniera autentica
la qualità dell’intero sistema e, nel contempo, di ridurre significativamente il
ricorso a ricoveri in appropriati in reparti per acuti, con notevoli risparmio di costi.
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Inoltre posti letto per la lungodegenza e RSA, oltre a quelli per la riabilitazione e
la dialisi, potrebbero completare l’offerta di attività per l’Ospedale di Venosa.
Le attività dei servizi specialistici (radiologia e laboratoristica di base) dovrebbe
essere assicurata non solo di mattina, ma potenziata, garantendola nell’arco delle
12 ore diurne; inoltre dovrebbero essere assicurate le attività ambulatoriali, oltre
alla chirurgia ambulatoriale ed ai day hospital chirurgici, mediante attività
programmata.
Le attività ambulatoriali dovrebbero riguardare la chirurgia, la medicina generale,
la pediatria, l’ostetricia-ginecologia con ecografia e tracciati cardiotocografici,
coldoscopia, le visite pneumologiche, spirometrie, neurologia, cardiologia con
ecg, test da sforzo, olter e doppler vascolare, reumatologia, psichiatria,
diabetologia, endoscopia digestiva, gastroenterologia ed ecografia clinica, otorino,
ed in genere tutte le specialità presenti nel presidio ospedaliero sede di PSA.
Inoltre andrebbe potenziato il PTS con auto medicalizzata e presenza medico H24,
andrebbe prevista la presenza e la pronta reperibilità del cardiologo e
dell’anestesista, anche per le necessità dei pazienti ricoverati nel reparto di
riabilitazione, lungo degenza, RSA, dialisi e hospice.
Infine dovrebbe essere confermata l’attività di Oculistica, quale centro di
riferimento regionale e si potrebbe prevedere che la stessa attività di
assistenza domiciliare, come innanzi prevista ed ampliata, venga definita
come attività di riferimento regionale.
Potenza lì 24 gennaio 2012
Il capogruppo e
Consigliere Regionale del MPA
Francesco Mollica
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