Intervista: a tu per tu con la cartomante 8 Musica: intervista ai Fonokit 22 Valentina Molfetta: intrusione nella Riccio col Top 30 foto di: Mimmo Disamistade previsioni dal futuro Tarocchi, carte napoletane e fondi di caffè. Il reportage delle consultazioni numero 13 / anno 2 novembre 2011 in copertina la brindisina francesca laurenza, foto di mimmo summa desamistade numero 13 / anno 2 chiuso il 9 novembre 2011 Testata registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Brindisi n. 14/2009 novembre 2011 Redazione: Via F. Carena (c/o imprendigiovani.it) Brindisi 0831.090392 / 347.0466197 www.ciclostyle.it [email protected] Editore: Vetrine Inedite (Ass. di Promozione Sociale) Presidente: Maura Gatti Direttore Responsabile: 5 12 rassegna stanca Roberto Spagnoletto Valeria Leggiero Ilaria Passarelli Viviana Leo Valeria De Vito Alessio Allegretti Per le foto si ringraziano: Virginia Frigione Marco Quarta Mimmo Disamistade DIETRO LE QUINTE cs - storie da copertina Presente e futuro nelle arti divinatorie Serena Passarelli Responsabile ciclostyle.it: Maura Gatti Impaginazione e Grafica: Stefano Ranalli (Quadra) Stampa: Locopress Srl - Mesagne In redazione: Italo Bernardi Maura Gatti Emanuele Vasta Antonio Losavio Stefano Ranalli - Quadra Organizzazione eventi/iniziative: Maura Gatti / Serena Passarelli / Maria Capone Grazia Buonasorte / Ilaria Passarelli / Valeria De Vito Evento previsto su www.ciclostyle.it/iniziative: 29/11: Concerto di beneficienza / Tributo a George Harrison by Sir Frankie Crisp & Friends; 17/12 (a)Vendo Talento mostra mercato. Seguici su: Designer VetrineInedite Ciclostyle info pubblicità 0831.090392 / 347.0466197 [email protected] A tavola con Mino Pica e la sua cucina interiore 14 scomunicando Cartomanzia: tra mito e realtà 25 vetrine inedite Sir Frankie Crisp: un tributo alla qualità 27 vetrine inedite L’inconsolabile Antonio Maggio [email protected] | www.ciclostyle.it EDITORIALE Cari lettori, come i più fedelissimi sapranno, Vetrine Inedite (l’associazione che realizza questo magazine) è da sempre impegnata nella valorizzazione della musica inedita. Stiamo per fare una pazzia! Ritenendo che la musica inedita sia poco valorizzata e poco ascoltata, abbiamo deciso di dare vita alla prima compilation di inediti. Se siete musicisti o semplicemente degli amanti della buona musica, se credete che il talento sia una perla rara, vi chiediamo solo di consultare la pagina www.ciclostyle.it/iniziative. Stavolta non possiamo farcela da soli! Questo numero (non siamo scaramantici ma è il numero 13) si è fatto particolarmente attendere. Motivo? Vetrine Inedite mette a segno un altro colpo dando vita a Ciclostyle TV, grazie alla collaborazione con lo staff di C9webtv. Il jingle di apertura dei servizi video è di Dario Ble, voce e chitarra dei Black Spot. Inoltre, una ulteriore evoluzione del progetto editoriale di www. ciclostyle.it, offre all’internauta la possibilità di navigare tra gli articoli presentati in un format speciale che unisce l’iper-testo a materiale audio-visivo, semplicemente attraverso un clic ad un player. In questo numero: tanta musica e tanti talenti. È tutto mio, finalmente, il piacere di accompagnarvi nel viaggio nel futuro attraverso le arti divinatorie. Buona lettura. Serena Passarelli, Direttore Responsabile Ciclostyle numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 3 REPORTAGE di serena passarelli > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina PREVISIONI DAL FUTURO CON LE ARTI Tarocchi, sibille, carte napoletane e fondi di caffè DIVINATORIE In foto Francesca Laurenza. T foto di: Mimmo Disamistade arocchi, sibille, carte napoletane e fondi di caffè: presente e futuro nelle arti divinatorie più diffuse a Brindisi. La storia di copertina di questo numero prende vita quasi per gioco, un pomeriggio di mezza estate di un giorno qualunque. Un gruppo di ragazze, poco meno che trentenni, ascolta con attenzione il racconto di una coetanea che si è appena fatta leggere la sua vita nei tarocchi. Tutte sigarette alla mano, fanno domande incuriosite ora su questo, ora su quello. “Ha detto che resterò incinta entro l’anno”. Il “nooo” di brindisino stupore arriva puntuale: un coro stupefatto ed intonatissimo. Parla dei fatti suoi per circa 30 minuti, non si cura di chi la stia ascoltando neanche fosse la cosa più normale del mondo affidarsi ai tarocchi per sapere in anticipo quello che le accadrà da qui ai prossimi mesi di vita. “È proprio brava sa, non poteva sapere queste cose. Come avrà fatto?”, esclama la protagonista del più interessante pettegolezzo della settimana. Nessuno si pone il problema se sia giusto o sbagliato, cristiano o meno, etico oppure no. Sono tutte convinte di poter fregare il destino e di potersi fare anche gli affari degli altri. Piovono a raffica una serie di “voglio andarci pure io”. Compongono le 10 cifre del numero di telefono che le separa da avere il loro appuntamento. Io le ascolto con aria distratta, una tattica che porta sempre i suoi risultati a chi ha scelto di fare del pettegolezzo una professione. Nella memoria appunto il numero della “cartomante”, 16 ore dopo ho il primo appuntamento. Vado da sola e mi rendo subito conto di quanto sia un mondo interessante, a tratti attraente al punto da scrivere sulla cosa. Ben presto si accende la voglia di saperne di più ma solo la “cartomante” può soddisfare la mia curiosità. IIncontro quattro donne impegnate nella lettura dei tarocchi e delle sibille. Focalizzo la mia attenzione su quella, la sola, credibile. Lei si concede senza riserve alle mie domande (intervista a pagina 8). Consulto tarocchi, sibille, carte napoletane e fondi di caffè e confeziono un “reportage” pronto per ricevere la fascia di “miglior pettegolezzo brindisino del mese”. numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 5 "ucciu lu vasciu" in un'interpretazione di massimiliano gatti di serena passarelli > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina ARTI DIVINATORIE: ATTENTI AL BLUFF REPORTAGE A pag 6 | OTTOBRE 2011 | numero 13 la la persona coinvolta nel quesito. La consultazione è molto precisa. Lo stesso pomeriggio ho un appuntamento per la lettura dei fondi di caffè, una consultazione estremamente affascinante. Su Wikipedia ho letto che “il caffè utilizzato allo scopo è il cosiddetto caffè turco, ottenuto da una miscela di polvere finissima di caffè e acqua, portata ad ebollizione in un pentolino di metallo”. In realtà, almeno in questo caso, si tratta di una semplice tazzina di caffè che, una volta raffreddata, ho bevuto quasi fino alla fine lasciandone una quantità suf- ficiente per la lettura. La tazzina viene prima ruotata e poi capovolta su un tovagliolo. Dopo qualche minuto, la lettura inizia. In questo caso, mi vengono svelate perfino delle lettere, una cosa impossibile da ottenere attraverso le carte. Per riassumere brevemente tutte le consultazioni, ciò che posso dire è che tutte le volte ne è seguito un gran mal di testa. Inoltre ciò che di personale posso svelare è: il lavoro, nonostante i tanti sacrifici, mi darà grosse soddisfazioni e un buona posizione economica; non tutte le persone che mi circondano sono sincere; una grossa delusione mi allontanerà da alcune persone; dovrò firmare carte; vincere una causa ed al gratta e vinci; tanti soldi all’orizzonte, il principe azzurro mi rapirà e la sua iniziale, cognome o nome che sia, è la “M” (o forse una “N”) e una “D”. Ad oggi posso dire che: sul lavoro continuano i sacrifici, le persone poco sincere sono venute fuori e una grossa delusione mi ha allontanato da alcuni amici, ho firmato molte carte ed ho vinto una causa. Al gratta e vinci ho vinto solo 2 euro. I soldi sono ancora all’orizzonte, del Principe Azzurro nemmeno l’ombra. Morale della storia: attenti al bluff. Usare le arti divinatorie con moderazione ed intelligenza e senza crederci troppo. foto di: Mimmo Disamistade l primo appuntamento con la cartomante, arrivo molto preparata e quasi del tutto incredula. Dovrò mescolare un mazzo, quanto basta, metterlo sul tavolo e tagliare a metà verso la cartomante. Dirò ben poco perché è lei che dovrà dire tutto senza conoscermi. Il giro del “generale” (si chiama così la prima parte della consultazione che guarda a 360 gradi la persona e la sua vita), svela buona parte di chi sono io: il mio carattere, l’amore, il lavoro, i soldi e la famiglia. Il quadro che ne viene fuori è abbastanza simile alla realtà. L’incredulità totale inizia a traballare. Arriva il momento di fare delle domande: “Come andrà l’amore”, “Come il lavoro”?, “Come andrà il mio futuro?”. La cartomante risponde senza esitazione e senza chiedere nessun chiarimento. La consultazione dura circa un’ora. Spendo le mie prime 15 euro quasi volentieri. Dovrò, tuttavia, incontrare altre cartomanti per avere una idea più precisa della situazione. Vado a tre altre consultazioni: una peggio dell’altra, mi sento quasi derubare delle 20 euro che, ogni volta, vanno via. Nel mio percorso alla scoperta delle arti divinatorie consulterò anche le carte napoletane. Mi colpisce la carta che gira tra le mani della cartomante tutte le volte che pongo una domanda: è Il reportage delle consultazioni www.ciclostyle.it | [email protected] di Roberto Spagnoletto > [email protected] SCOMUNICANDO La masciara continuano le storie di Ucciu lu Vasciu Non ci cretu alli masciari ma a Maria l’era cuntintari. S’era fissata ca m’erunu ‘nfascinatu amposta la notti mi pirdia ti fiatu. Na ‘ncerta Carmilina facia li carti ‘nsignalati cu ggiustava li cosi sbagliati. Accomu l’aggiu vista aggiu sbantatu e lu cori an canna mè ‘nchianatu. Tinia la voci coma alla bonanima ti Ciotti e ogne tantu ti tretu sparava li botti. “Giovini, lu fazzu pi purificari” Si, ma a mei mi sta faci ‘ntussicari. “Vesciu ca tieni lu malocchiu” Signò a mei mi sapi ti ‘mpapocchiu. “Giovini, ci vuei tagghiamula corta: tammi cientu euri e quedda eti la porta”. E noni cazzu, moi mi lievi lu malocchiu Ci noni ti ziccu e ti scunocchiu. S’è sittata e li carti è cuminzatu a ‘mbiscari Facia na facci ca iu mi stà ziccava a ssumbrari “Ucciu, lu tieni nu malocchiu e bruttu bruttu Ca no ti molla ci no veti lu struttu” Llevimilu, ti tau quiddu ca vuei, piffavori Libbirimi ti tuttu stu tulori. È cuminzata a nnazzicari la capu a sinistra e destra Iu, cu no svinia, uardava la finestra. Li uecchi bianchi comu caci “Mascià sta cosa no mi piaci”! Tinia na voci ti “mauloni” E ogni tantu azava lu culu e sparava nu pipitoni. Aggiu zziccatu lu curaggiu cu dò mani Era scappari ci noni no rrivvava all’indomani. Menu mali ca aggiu scappatu cu lu culu zziccatu Ci noni è sicuru ca m’era cacatu Mascià! sai ce ti ticu? Ca ma ruttu propia lu ca… Puru ca no sinti ti Milazzu E uardimi buenu buenu pi osci e pi crai Ca la facci mia no la viti chiui quai! Non potresti sapere: Voci ti mauloni: uomo enorme con voce forte e cupa; Veti lu struttu: finché non vede la tua fine. [email protected] | www.ciclostyle.it numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 7 REPORTAGE REPORTAGE di serena passarelli > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina A TU PER TU CON LA CARTOMANTE L'INTERVISTA Come hai preso coscienza di avere quelle attitudini che ti hanno consentito di entrare nel mondo della cartomanzia? Una volta, per gioco e per scherzo, mi feci fare i tarocchi. Mentre le carte, una dopo l’altra, venivano messe sulla tavola, io mi resi conto di saperle leggere da sola. La donna di fronte a me era una sensitiva e fu lei che mi spinse a praticare quest’arte divinatoria, regalandomi il primo mazzo di carte. Da lì ho lavorato molto per incanalare di più le mie sensazioni cercando di ridurre ai minimi termini il margine d’errore. Consideri questa tua attitudine un dono? Non la considero come un dono, ma come una capacità che mi viene riconosciuta dagli altri. Sono ormai 16 anni che faccio questo e di riscontri ne ho avuti molti. In che senso? Gente che mi ha richiamata dicendomi che le cose erano andate esattamente come avevo detto io. Purtroppo anche cose non molto belle. Il tuo non è una “capacità ereditaria”? Nessuno in famiglia, che io sappia, ha mai fatto questo prima di me. foto di: Mimmo Disamistade C osa c’è dietro al “mestiere” della cartomante? A raccontarcelo una donna di mezz’età che pratica la cartomanzia da più di 16 anni. Curiosità sull’arte divinatoria più conosciuta e praticata Qual è l’atteggiamento della tua famiglia? Ne sono a conoscenza solo i parenti più stetti: marito, figli e fratelli. I miei stessi fratelli mi hanno più volte messa alla prova e, più volte, hanno dovuto darmi atto di alcune cose. Tuttavia per evitare pregiudizi particolari, ho evitato di farlo sapere ai parenti più lontani. Come ti spieghi il fatto che la gente ti chiami per dirti che ha dei riscontri? Mi devi credere: non me lo spiego. Chi è il tuo “consultante”? Il libero professionista o coniugi di gente facoltosa. Età dei consultanti? La fascia va dai 25 ai 50 anni. Con quale cadenza si rivolgono a te? Circa ogni 10, massimo 15 giorni. Comunque varia da persona a persona, dipende dagli sviluppi che ci sono stati nelle settimane che sono seguite alla consultazione. Qualcuno ha “approfittato” delle carte con cadenza più frequente? Una volta sola, questa persona non aspettava più di due giorni così misi un freno dicendo che, con quella frequenza, le carte non mi avrebbero più risposto. Quante persone incontri al giorno? Non più di tre. Quanto tempo dura una consultazione? Circa 1 ora. Non ho delle regole: se c’è da approfondire, non sto certo a guardare l’orologio. Esiste un tariffario comunemente accettato? Si, la tariffa non supera le 15/20 euro. Quante altre cartomanti ci sono a Brindisi? Me ne risultano almeno 6. Come arrivano a te i “consultanti”? Attraverso il passaparola. Faccio un’attenta selezione. Quali sono le carte più temute? La morte nei tarocchi e la “malattia” nelle sibille. C’è da precisare che queste carte, affiancate a delle altre, vogliono dire “morte di una situazione, cambiamento, trasformazione”. Ci puoi raccontare qualche aneddoto? Uno per tutti: la vincita di 150 mila euro in un gioco televisivo. Sei mesi prima avevo annunciato la vincita e le modalità della stessa alla consultante. E poi: gravidanze e sesso nel nascituro. Usi delle protezioni contro eventuali “energie negative”. Se si, quali? Tengo le carte in un panno rosso, colore di protezione. Sopra conservo l’acqua benedetta presa da 7 chiese diverse. Questo lo faccio tutti i giorni. Mentre, nei periodi in cui sento necessario scaricare le energie negative assorbite dalle carte, metto il mazzo a terra in direzione della luna. Quali ripercussioni hai riscontrato sul “consultante” (mal di testa, stanchezza, etc)? Nessuna. Ci sono però su di noi che le leggiamo perché le energie si consumano, si accumula stress e talvolta anche tanto nervoso. Quasi ogni sera mi viene voglia di bruciarle queste carte! Come fai a ristabilire il tuo equilibrio? Attraverso la musica, ne ascolto tanta. Se ti accorgi di avere una persona cattiva di fronte, come ti comporti? Innanzitutto mi fido delle mie percezioni, prendo le distanze e continuo la lettura. Stessa cosa quando percepisco un muro di diffidenza, magari da quelle persone che mi vogliono mettere alla prova. In quelle occasioni spreco molte più energie e mi stanco maggiormente. La cartomanzia non si pratica di domenica. È esatto? Si, perché è il giorno in cui Dio si riposò. Qual è la tua posizione in merito alle indicazioni della Chiesa? Mi ritengo una persona molto religiosa. Dio diede a Mosè le tavole per leggerle e spiegarle. Conoscere il futuro, può talvolta cambiare l’andamento delle cose? Certamente. Soprattutto cambia il modo in cui ci si pone nei confronti del futuro. Ti sono mai capitate situazioni antipatiche da gestire? Se si, di che genere? Quasi ogni giorno. Ormai riesco a gestire tutto con molta nonchalance. Una situazione antipatica su tutte: quando i miei consultanti si impuntano e vogliono sapere il nome o l’iniziale della persona della quale si parla. Pratichi solo la cartomanzia? L’oliomanzia. Sto imparando a leggere i fondi di caffè. E poi . Fa un po’ di resistenza, ha un sorriso timido ma allo stesso tempo le si accende in volto una luce particolare. In due secondi si legge sul viso la lotta tra “volere e non volere” continuare la frase. Mi confida una cosa, un’altra storia… da copertina! ONDA BLU pag 8 | OTTOBRE 2011 | numero 13 www.ciclostyle.it | [email protected] [email protected] | www.ciclostyle.it numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 9 di VALERIA DE VITO > [email protected] CICLOSTYLE - storie da copertina Il talento che si esprime attraverso la fotografia La copertina di ciclostyle realizzata da… MIMMO Disamistade A In foto Mimmo Summa. A dx: una foto scattata da Mimmo. lla scoperta dei talenti brindisini che realizzano la foto di copertina di CicloStyle. Lo scatto di questo mese è stato realizzato da Mimmo Summa, più conosciuto come Mimmo Disamistade. L'INTERVISTA Chi è Mimmo? Un brindisino, appassionato di arte e musica, e precisamente dell’arte in tutte le sue forme. Mi sono diplomato al liceo artistico. Attualmente lavoro come grafico e coltivo da pochi anni una forte passione per la fotografia. Non mi reputo assolutamente un fotografo, bensì un fotoamatore. pag 10 | OTTOBRE 2011 | numero 13 Amo la musica, seguo i concerti e quando ho tempo sto sperimentando lo studio delle percussioni, un campo che mi piacerebbe approfondire. Perché lo pseudonimo “Disamistade”? Nacque dall’idea di creare un nickname per il sito Flickr.it, in realtà è il titolo di una delle mie canzoni preferite di De Andrè. Come nasce la tua passione per la fotografia? Questa passione c’è sempre stata. L’interesse vero e proprio è nato circa 2 anni e mezzo fa, con l’acquisto della prima reflex. Vorresti che la tua passione diventasse un mestiere? Non mi dispiacerebbe, anche se ho poco tempo. Il mio timore è che se la fotografia diventasse un lavoro, sarei condizionato a fare determinati scatti e quindi toglierei quella libertà che attualmente ho come fotoamatore. Parlaci della copertina di Ciclostyle L’idea mi è piaciuta subito, fin da quando mi è stata proposta, il lavoro e la sua realizzazione è stata piacevole e divertente oltretutto. L’idea della cartomante mi ha stimolato e la modella, la brindisina Francesca Laurenza, era un soggetto interessante da fotografare. Giochi di riflessi e chiaroscuri, cosa vuole trasmettere la tua fotografia? Si, adoro i riflessi, adoro ombre e luci, forse perché influenzato da un pittore che io reputo il fotografo della luce e cioè Caravaggio. Adoro le sperimentazioni fotografiche e, in un certo senso, anche la fotografia concettuale che metta in moto la mia creatività. Cosa ti piace fotografare? Sono ancora alla ricerca della mia identità fotografica. Attualmente spazio tra ritratti, still life, concept e paesaggistica; adoro soprattutto fotografare in teatro dove c’è la migliore luce fotografica e la migliore espressività, soprattutto quando si tratta di opere teatrali. Mi piace anche fare Street, cogliere la spontaneità della gente, del quotidiano. Colore o bianco e nero? Entrambi ma preferisco sicuramente il bianco e nero perché lo ritengo più espressivo. Cosa offre Brindisi, per chi ama www.ciclostyle.it | [email protected] di VALERIA DE VITO > [email protected] fotografare? Sono stato socio dell’associazione fotografica Cantierimmagine ed ho avuto modo di approfondire le tecniche fotografiche ed ho avuto il piacere di conoscere gente con il mio stesso interesse e con la quale ho partecipato a diverse mostre e a diversi meeting. Altra associazione culturale che mi ha dato modo di esprimermi a livello fotografico è stata “Polpifritti”. Successivamente, ho continuato a condividere l’interesse per la fotografia con altri amici. Un fotografo che ti comunica più degli altri? Sebastiau Salgado, Scianna e tanti altri. Uno brindisino? Ne ho conosciuti tanti, fotoamatori e professionisti. Dovrei fare una lunga lista, ognuno ha il suo stile e la sua sensibilità. Tra l’altro, con molti, ho un buon rapporto di amicizia. A chi passeresti il testimone per lo scatto della copertina di Ciclostyle? Passerei volentieri il testimone alla mia amica Claudia Corsa. Se potessi darei lo scettro a diversi amici fotoamatori che stimo. Hai un sogno nel cassetto? Un lungo viaggio fotografico in terre lontane: l’India, l’Africa ma anche i paesi del sud America, del nord Europa, Svezia, Norvegia. Ogni posto, nazione o città, ha sempre qualcosa di interessante. Un sogno di quest’anno sarebbe stato fotografare sul palco della notte della taranta di Melpignano, mi sono accontentato di fotografare come spettatore. CICLOSTYLE - storie da copertina Sei un fotoamatore? Inviaci la tua candidatura e due foto a [email protected] Il backstage della copertina su ciclostyle tv www.ciclostyle.it | [email protected] numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 11 di valeria leggiero > [email protected] RASSEGNA STANCA - l’altra faccia della veritÀ A tavola con Mino Pica e la sua Cucina Interiore Lo scrittore brindisino, dopo l’esordio con il romanzo “L’attesa dell’attesa”, ci regala un piccolo manuale di vita. A lla scoperta di Mino Pica, l’autore del nuovo libro “Cucina Interiore” edito da Lupo Editore e già autore di un romanzo “L’attesa dell’attesa” (2008). La sua ultima opera, un manuale che come dice lui stesso “sarebbe da tenere a portata di mano”, a colpo d’occhio sembra il solito testo libro di arte culinaria. In realtà qui la cucina viene paragonata a temi ben più “conditi”. L'INTERVISTA Cucina Interiore come si concilia, se si concilia, con la tua precedente opera? Sono due libri completamente diversi e distanti. Cucina interiore nasce nel 2010 in maniera graduale, ispirata e messa a lievitare fortemente dalla musica, con la voglia di fotografare stati d’animo ed epoche, con l’esigenza di cercare, con un pizzico di poesia, conforto nelle parole, nei ricordi, nel condividere sensazioni ed impressioni. Come mai hai messo in parallelo il tema della cucina e del “sedersi a tavola” a temi così interiori ed attuali? La copertina riassume due concetti fondamentali: ascoltare la musica in realtà è un invito a sedersi ed ascoltare se stessi. A volte non pag 12 | OTTOBRE 2011 | numero 13 troviamo mai il tempo di farlo, a volte ci sentiamo così lontani dai nostri desideri che mangiamo e ci nutriamo di momenti anche quando non siamo affamati, anche se sappiamo già in partenza di avere difficoltà a digerire. La semplicità e la bellezza pura di una tavola è un accomodare la nostra attenzione nella ferma convinzione che abbiamo sempre la possibilità di cercare del nuovo, del meglio e la “bellezza” di un respiro, sempre. Ogni paragrafo presenta i suoi “consigli d’uso”, una musica ben precisa da ascoltare come accompagnamento alla lettura. Com’è nata l’idea di associare testo e musica? La musica è una componente fondamentale della mia quotidianità e non potevo non considerarla, anzi: ogni pezzo di questo libro è stato scritto ascoltando proprio quelle canzoni consigliate. Quando scrivevo avevo la sensazione di suonare in realtà, suonare scrivendo parole con la tastiera del mio PC, come se fosse un pianoforte che accompagna ed ispira. Ogni pezzo è stato scritto in questo modo. Tra in tanti temi, la fretta è una delle preponderanti e contraddistingue quest’epoca. Potresti spiegare meglio questa «veloce corsa lenta nel vivere i nostri istanti»? In foto Mino Pica La potrei spiegare semplicemente, senza ulteriori commenti, con uno dei versi di questo libro a cui sono fortemente legato: «Non abbiamo ancora conosciuto la bellezza di un respiro, che lo confondiamo con il nostro affanno continuo». Riesci a trovare un equilibrio tra la corsa degli istanti che si susseguono e la lentezza del tempo da dedicare ad ogni piccolo momento che la vita offre, come consigli nel tuo libro? Non è assolutamente facile, spesso però ci sono delle chiavi, in ognuno di noi, che permettono di aprire le porte dell’equilibrio in maniera più veloce. Personalmente le trovo spesso nella semplicità, nella purezza, nell’ascoltare i sensi e nel silenzio, nel circondarmi di persone e sentimenti veri, bisogna solo cercare e farlo con la massima attenzione. Tratti anche il tema del lasseiz faire, dei “comuni luoghi comuni” cui facciamo riferimento per evitare di agire, del lamentarsi senza voler costruire nulla. Ma cosa fai di tuo per cambiare qualcosa, per contrastare l’inattività che caratterizza i giovani d’oggi? Non mi piace molto parlare di me, ma certamente a mia discolpa posso immediatamente dire con orgoglio di aver scelto di rimanere www.ciclostyle.it | [email protected] a Brindisi e cerco nel mio piccolo di contribuire vivendola, criticandola e sostenendola. Non giudico chi ha scelto di andar via, ma critico invece chi si adagia come una vittima inerme sugli effetti di un sistema che sta scontentando troppe generazioni. Come dico spesso nel libro probabilmente c’è altro, c’è qualcosa di diverso che attende di essere inaugurato, bisogna solo prender fiato e farsi sentire. Bisogna smetterla di paragonarci ai nostri padri, ai nostri figli, piuttosto bisogna spolverare le nostre identità e rispettarle; questo libro è solo il mio piccolo sasso nella condizione stagnante di oggi. Se i sassi potessero diventare tanti, forse un giorno, potremmo finalmente camminare su di esso e guadagnarci nuovi orizzonti. Affermi che a volte fa bene cambiare direzione. A volte ti capita di agire controcorrente? Questo discorso è sopratutto legato all’identità dell’epoca che viviamo e che, negli ultimi venti anni, sembra incapace di definirsi e proporre delle novità. Se si riflette un po’, è impensabile immaginare che la musica si possa proporre in un modo simile a troppi anni fa, come è impensabile che la forma di scrittura più riconosciuta sia ancora e solo quella di un romanzo. È impensabile che ci siano spazi di confronto e schemi di obiettivi sociali sempre identici a ieri. Dovremmo provare ad uscire ogni tanto dalla corrente, a svegliarci di notte, ad applaudire un musicista sconosciuto, a votare i fatti e non le persone, a bere un caffè prima e mangiare l’antipasto dopo... Io? Si può provare a leggere il mio libro iniziando dalle ultime pagine e finendo con le prime.v di valeria leggiero > [email protected] RASSEGNA STANCA - l’altra faccia della veritÀ di Stefania Cuppone Leggi l’intervista completa su ciclostyle.it e guarda il video su: [email protected] | www.ciclostyle.it numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 13 numero 13 di maura gatti > [email protected] foto di: Mimmo Disamistade scomunicando Cartomanzia: tra mito e realtà Alla scoperta del significato degli Arcani Maggiori più conosciuti L e carte decorate dei Tarocchi hanno sempre fatto pensare a qualcosa di misterioso e sinistro. Molti studiosi ne hanno cercato l’origine senza risultato. I Tarocchi si dividono in 22 Arcani Maggiori e in 56 Arcani Minori. Si pensa che gli Arcani Maggiori, in particolar modo, siano la rappresentazione di un viaggio spirituale che solo gli iniziati agli antichi misteri possono percorrere. Apparvero per la prima volta nella Francia medievale del 1390, ma sembra che la loro origine sia molto più antica. Furono standardizzati nel XVIII, ma ne esistono una varietà infinita. Gli esperti consigliano di non prendere alla leggera gli Arcani Maggiori, in quanto attraggono energie e forze occulte difficili da gestire. Infatti, chiunque voglia intraprendere una lettura dei Tarocchi, deve proteggersi. La scelta del mazzo è fondamentale, di solito sono le car- te che scelgono il proprietario e, da quel momento, il mazzo può essere toccato solo da lui. Una piccola curiosità: i cartomanti vanno sempre pagati, anche soltanto con 10 centesimi. La tradizione vuole che non si faccia la lettura dei Tarocchi gratis. È fondamentale comprendere che i Tarocchi sono solo un supporto, non svelano il futuro ma servono unicamente ad incanalare le proprie energie psichiche. Mettendo in cerchio gli Arcani Maggiori si può notare come i diversi significati seguano una linea comune: il viaggio che ogni persona intraprende ogni giorno, il viaggio della vita. Per questo i Tarocchi sono sempre stati considerati misteriosi. Scopriamo qualche curiosità sui più conosciuti. (Gli arcani Maggiori sono contraddistinti da numeri romani, per semplicità nella lettura metteremo il numero in lettere). IL MATTO: carta priva di numero, è stato attribuito il numero ventidue L’uomo che cammina sull’orlo del precipizio. Questa carta è la più complessa dei 22 Arcani. Racchiude in sé tutte le contraddizioni. Essa rappresenta l’inizio di un viaggio nel quale il consultante dovrà superare molte prove. Significato: Partenza, arrivo, ricerca, instabilità, periodo di transizione, cambiamento, occasioni da cogliere ma anche irritazione, follia, ricerca vana, errore. IL BAGATTO: carta numero uno Anche soprannominato il Mago, rappresenta una persona giovane intraprendente, curiosa e dinamica. È una carta positiva, che mette in risalto le qualità del consultante. È un innovatore che indica un periodo in cui è possibile realizzare i propri progetti. Significato: Intelligenza, libero pag 14 | OTTOBRE 2011 | numero 13 arbitrio, talenti e potenzialità non anco­ra realizzati, abilità manuale o intellettuale, potere di persuasione, ma anche menzogna, stratagemma, imbroglio, tendenza a lasciarsi influenzare. GLI AMANTI: carta numero sei Necessità di operare una scelta, di prendere una decisione. Può riferirsi alle relazioni sentimentali, un desiderio, un’attrazione, una situazione in cui il consultante deve districarsi. Significato: Unione, impegno, attrazione reciproca, scelta, decisione, ma anche confusione, instabilità affettiva, indecisione. IL CARRO: carta numero sette Carta molto fortunata, indica coraggio e forza di volontà. Simboleggia il movimento, il viaggio, il progresso, la riuscita. Indica che gli ostacoli sono stati superati, che la via è sgombra da imprevisti, che la vittoria è vicina. Significato: Successo, riuscita, coraggio, volontà, determinazione, cambiamento, trasloco ma anche scoraggiamento, depressione, insuccesso. L’EREMITA: carta numero nove L’Eremita è l’arcano che suggerisce di isolarsi per raccogliere le idee e meditare a fondo su una situazione o sul proprio cammino spirituale. Può anche indicare un periodo in cui ci sente soli, ma questa solitudine porterà a programmare la propria vita in una direzione diversa. Può rappresentare una persona molto anziana e saggia che aiuta il consultante a far luce su sé stesso. Significato: Saggezza, consapevolezza, lucidità, solitudine feconda, studi, ricerche, scoperte, idea lumi- nosa ma anche smarrimento, solitudine, rifiuto di qualsiasi consiglio, sfiducia. LA RUOTA DELLA FORTUNA: carta numero dieci Rappresenta sia una situazione positiva che negativa, dipende dalle carte che l’accompagnano. Può trattarsi di un fatto che si subisce o di una circostanza sulla quale si può intervenire trasformandola. A volte è necessario aspettare che gli eventi seguano il proprio corso senza lasciarsi influenzare. Significato: Evoluzione, cambiamento positivo, circostanza favorevole, progresso, successo o riuscita ma anche involuzione, regressione, instabilità, insicurezza. L’APPESO: carta numero dodici Una delle carte più oscure, indica il sacrificio. Un momento di attesa in cui nulla si può fare. Bisogna solo subire le conseguenze delle azioni che si sono commesse fino ad ora, buone o cattive che siano. Significa rinunciare a lottare per far sì che la bufera passi. Significato: Abbandono, fede, lasciar la presa, ribaltamento dei valori, pentimento, ma anche lassismo, indolenza, vittima dei propri pensieri o delle proprie azioni, situazione bloccata senza uscita. LA MORTE: carta numero tredici Nonostante il nome, la Morte è una carta che indica esclusivamente cambiamento. La fine di una situazione, chiusura di una strada percorsa fino ad ora. Rappresenta una piccola rivoluzione nella vita del consultante, un cambiamento radicale, un trasloco, un nuovo lavoro, una vita completamente diversa. Significato: Trasformazione, con- clusione, Continua su: av veniwww.ciclostyle.it mento, /scomunicando svolta, profitto, beneficio, ma anche fine, rottura. IL DIAVOLO: carta numero quindici Indica i desideri più nascosti. È una carta pericolosa perché mette in guardia dal cedere nelle tentazioni. Rivela un eccesso, una volontà incontenibile, ansia di agire, egoismo e il bisogno irrefrenabile di raggiungere il potere. Se si cade in questa spirale si commettono molti errori, quindi, è bene rimanere vigili. Significato: Istinto di possesso, passione sessuale, forza psichica, potere, desideri incontrollabili, disordine, egocentrismo. LE STELLE: carta numero diciassette Una delle carte più belle, rappresenta i sogni. Simboleggia l’ispirazione creativa, la fede, la speranza, i progetti che prendono forma e diventano realtà. Anche l’immaginazione diventa potere. È la carta dell’illuminazione, dopo tanto dolore finalmente la consapevolezza del potere che risiede in ognuno di noi. Significato: Rivelazione, creazione, armonia, fede, felicità, nascita. IL MONDO: carta numero ventuno Annuncia un compimento, una conclusione, una felicità assoluta, una riuscita completa. È la fine del viaggio intrapreso dal primo Arcano, il Matto. Fine delle sofferenze, solo gioia e completezza. Significato: Compimento, riuscita, coronamento di un’impresa, felicità totale, grandi prospettive, apertura verso il mondo. Le arti divinatorie meno conosciute Il futuro in cucina di Valeria De Vito iete sempre più convinti che con le carte napoletane sia meglio farvi una briscola? Stanchi di bere milioni di caffè con la speranza di leggere le lettere della persona amata sul fondo della tazzina? Albert Eistein disse “non penso mai al futuro, arriva troppo presto”, godetevi il presente il futuro è ora e non è mai come ve l’aspettavate. In alternativa potete cercare le risposte in cucina, tra le arti divinatorie meno conosciute. Eccone alcune. MELOMANZIA:Si tratta di una divinazione utilizzata per sciogliere quesiti di tipo amoroso. Per capire se la persona amata corrisponde il nostro amore si può: stringere tra le dita un seme di mela, se esso schizza via la risposta è affermativa; allo stesso modo il nostro sentimento è corrisposto, se lanciamo una mela alla persona che amiamo e questa l’afferra e ce la rilancia. OVOMANZIA: Si versa la chiara di un uovo in acqua, osservando le figure che essa forma si può sapere quale lavoro si svolgerà. Si rendono più visibili usando acqua bollente, poiché l’albume si coagula grazie all’azione del calore. ALEUROMANZIA: La pratica che consente di leggere il futuro nella farina. SICOMANZIA: Divinazione attraverso cui si legge il futuro nelle foglie dell’albero di fico. Su di esse si scrivono delle domande. Se seccano subito, è un cattivo presagio. CROMMIOMANZIA: Arte divinatoria per mezzo delle cipolle. Si prendono tante cipolle quante solo le persone di cui si vuol chiedere informazioni. Su ognuna si scrive il nome e si mette sotto una terra inumidita. A secondo di come e quando germoglia, si conoscerà la salute. S dal 1928 www.ciclostyle.it | [email protected] | OTTOBRE 2011 | pag 15 di alessio allegretti > [email protected] SCOMUNICANDO JUNO Recensione Nazione: U.S.A. Anno: 2007 Regia: Jason Reitman Con: Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner C i sono cose che il mondo proprio non vuole assorbire, che restano in superficie senza mai affondare nel terreno umido, queste cose (lo sapete benissimo) sono: il jogging, la musica rock e le poltrone. Juno vi piacerà. Ci sono talmente tanti bei film in giro che prego il dio della celluloide che non siate andati a vedere l’enigmista 15 (mila) o il remake del remake di chissà cosa. Ma gli dei non sempre stanno ad ascoltare, a volte ci ignorano. Non credete a chi nel 2011 per strapparvi qualche sorriso gira mezzo film in bagno. Non fa ridere! Gridatelo nelle sale di tutta Italia, alzatevi e urlate contro il telo illuminato. Juno porta con sé un peso non indifferente, per le strade, tra i giudizi, tra gli uomini. Questo (che lo crediate o meno) vi farà ridere di gusto, vi farà ringraziare di essere vivi in un mondo governato dalla musica, vi farà pensare alle poltrone che avete spartito con chi vi voleva bene, vi farà correre via. Un film si compone di immagini, proprio come siamo abituati a par- lare in questa parte del mondo: “immagina...” “ma ti immagini se”. Non c’è niente di sbagliato nell’infilare l’immaginazione ogni quattro frasi, però poi bisogna essere coerenti, stare attenti e diffidare dalla pigrizia (mentale). Non c’è un modo corretto di scrivere una recensione, c’è però una maniera giusta di leggere un consiglio. Vi prego di andare a vedere questo lungometraggio. Poi fate come credete (io credo in voi). www.c9web.tv Via Santa Margherita 22/24 (nei pressi della Stazione), 72100 Brindisi, tel: 0831 1983440 - 334 6691182, web: www.accademiafotograficaitaliana.it, mail: [email protected] pag 16 | OTTOBRE 2011 | numero 13 www.ciclostyle.it | [email protected] di antonio losavio > [email protected] vetrine inedite ALESSANDRA Intervista alla pallavolista brindisina. LABATE UNA PASSIONE DA SERIE A A lessandra Labate, 30 anni, giocatrice di pallavolo femminile, unica brindisina che milita in serie A. Di particolare rilievo sono le sue presenze nelle squadre di Castellana Grotte, Nocera Umbra, San Vito dei Normanni, mentre nella scorsa stagione ha giocato in serie A/2 a Busnago (Mi) nel ruolo di centrale. Conosciamola meglio. L'INTERVISTA A quanti anni è sbocciata la tua passione per la pallavolo? È cominciata quando avevo circa nove anni guardando cartoni animati come “Mila e Shiro”, ma mi sono incuriosita molto anche grazie a una mia compagna di scuola che già praticava questo sport. Lei è stata la spinta per cominciare. Quali doti bisogna avere per sfondare nel mondo dello sport e della pallavolo in particolare? Per sfondare nello sport ci vuole tanta passione e tenacia perché, per emergere a un certo livello, bisogna avere pazienza e fare molti sacrifici e rinunce. Cos’è, per te, il talento? Per me il talento è quel qualcosa che non tutti hanno. Se ce l’hai innato, ti dà quella marcia in più per superare le difficoltà molto più [email protected] | www.ciclostyle.it facilmente rispetto agli altri. Ritieni facile praticare questo sport ad alti livelli, a Brindisi? In questo periodo dico di no, perché purtroppo la pallavolo a Brindisi non è stata mai seguita come si dovrebbe, in quanto sono ritenuti più importanti altri sport. Qui si Alessandra Labate durante un’azione cura solo il settore giovanile e in generale non c’è molto interesse, neanche gli sponsor carriera. Cosa è cambiato in te da sono disposti ad investire nella quel momento e cosa ti ha spinto a disciplina. fare questa scelta? Da piccola avevi qualche mito nel A 14 anni sei ragazzina, quindi mondo della pallavolo? la passione e il dover affrontare Il mio mito era Consuelo situazioni e gente nuova mi ha Mangifesta, l’ho vista giocare a dato la spinta. Adesso è diventato Matera quando io ero piccolissima. il mio lavoro, ho ambizioni diverse Si fece male a un dito ma, rispetto a prima, però la voglia di nonostante questo, ha continuato giocare c’è sempre; io dico che a giocare non fermandosi davanti smetterò solo quando non mi alle difficoltà. divertirò più. Fuori dal campo sei sempre Cosa ti piacerebbe fare una volta grintosa e tenace? appese le scarpe al chiodo? Diciamo che ho un caratterino Fino a 10 anni fa ti avrei detto abbastanza difficile, in campo l’architetto, adesso non lo so ed è sono ancora più antipatica, perché un grosso problema perché non pretendo molto da me stessa e possiedo titoli di studio specifici. Di quindi anche dagli altri. Nella vita certo non mi piacerebbe rimanere privata sono una persona a cui nel mondo della pallavolo, piace ridere e scherzare. perché sarei un’allenatrice All’età di 14 anni hai lasciato vecchio stampo. Per ora penso di Brindisi per approdare ad continuare nell’agonismo, in futuro Altamura dove hai iniziato la tua non so cosa mi aspetta. numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 19 Zhero: la Intervista alla band dualità che ci circonda Gli zHero nascono nel settembre 2010 da una idea di Giuseppe Monaco (batteria) e Mario Filieri (chitarra). Michael Myers (voce), Stefano Mazzotta (chitarra) e Kevin Kofol (basso) concludono il gruppo. Il progetto vede il concatenarsi di cinque elementi (tre brindisini e due leccesi) totalmente differenti tra loro sia per influenze musicali, sia per le età dei vari componenti. Gli zHero, attualmente impegnati nel preparare il primo album, spaziano tra diversi sound che li caratterizzano e che li rendono estremamente poliedrici. Z vetrine inedite di maura gatti > [email protected] Guarda l’intervista completa su: Hero, un nome particolare e, una storia per voi, carico di significati. attraverso delle Com’è nato? canzoni che sono ZHero nasce da due parole che tutte collegate tra di loro. Ho trovato la resistenza la ragazza perde la hanno una dualità opposta: zero altri quattro disgraziati che mi vita e il nostro eroe inizia a provare ed hero (eroe). È nato quasi per hanno dato corda. Non volevamo sentimenti nuovi quali rabbia, caso ma il significato non ha nulla scrivere di temi che sono ormai odio e infinita tristezza (Cemetery di casuale perché siamo tutti un scontati. Ho letto “1984” di George Tears). Decide così di scontrarsi po’ degli “zHero”. Rappresenta Orwell e ne sono stato rapito, mi è faccia a faccia contro The H-end e sia noi che la nostra musica. piaciuta la storia e ne ho cercata alla fine vince, ma ormai il vuoto È l’ambivalenza tra quello che una da poter raccontare in musica. si è reimpossessato di lui (Alone). ORI FOTOCOPIE COLche c’è dentro eAquello c’è fuori. La storia parla di un mondo che è Decide così di andar via e non BIGLIETTI DA VISITA Pirandello diceva che noi tutti stato reso un’unica nazione sotto il prendere il comando.Foto Diventeràin una24h B/N FOTOCOPIE PERSONALIZZAZIONI portiamo una maschera e una comando di The H-end, anche qui un leggenda, un eco di questa storia persona può essere uno zero, cioè doppio significato, la fine e la mano (Echo). PARTECIPAZIONI VOLANTINI / LOCANDINE / MANIFESTI nonTARGHE valere niente dentro e un che tiene stretto il mondo. L’unica Ascoltando la vostra musica si può heroTIMBRI fuori, e viceversa. Questa è la persona che sfugge al suo controllo il perché, ma la domanda DIGITALIZZAZIONE DOCUMENTIintuire dualità che circonda ognuno di noi. perché totalmente priva di valori e è d’obbligo: perché la scelta della SCANSIONI FORMATOlingua inglese? Così l’abbiamo inteso noi. sentimenti èGRANDE Disposable Hero. Parlate di un Concept album dallo Il nostro eroe s’innamora e L’inglese è una lingua più musicale stampo orwelliano, ovviamente cominciano i e permette di trasmettere un Testia risvegliarsi Scolastici ispirato al famoso scrittore George sentimenti dentro di lui. Nel messaggio a molte più persone. Orwell: spiegateci come vi è venuto frattempo anche altre persone Progetti futuri? Via Galanti, 12 - Brindisi (S.Angelo) in mente e quale storia volete cominciano a risvegliarsi e Sicuramente nel prossimo disco Tel-Fax 0831.513641 raccontare attraverso questo riappropriarsi delle proprie emozioni cambieremo tematiche, ognuno di [email protected] album. e si inizia a formare quella che noi cercherà di scrivere qualcosa e Giuseppe: Colpa mia. Ho il pallino sarà la resistenza nel brano parleremo di qualsiasi argomento ci per i concept album, cioè raccontare “Resistance” per l’appunto. Durante venga in mente. COPY EXPRESS Copisteria Cartoleria Articoli da Regalo e Pelletteria PLOTTAG Tesi di Laurea in 24h Foto e Quadri su T Cartoleria Tesi di Laurea in 24h Testi Scolastici COPY EXPRESS DIGITALIZZAZIONE DOCUMENTI SCANSIONI GRANDE FORMATO VOLANTINI LOCANDINE MANIFESTI PARTECIPAZIONI TARGHE TIMBRI Copisteria FOTOCOPIE A COLORI FOTOCOPIE B/N BIGLIETTI DA VISITA PERSONALIZZAZIONI Via Galanti, 12 - Brindisi (S.Angelo) Tel-Fax 0831.513641 [email protected] [email protected] | www.ciclostyle.it Foto in 24h PLOTTAGGI Foto e Quadri su Tela numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 21 di maura gatti > [email protected] vetrine inedite INTRECCIO DI PASSIONE E DISINCANTO Intervista ai Fonokit È uno dei gruppi di punta della scena musicale salentina. Facevano parte dei Bludinvidia ma, dopo 10 anni, avevano voglia di sperimentare un nuovo percorso. Con la loro “Chi sono io” sono stati premiati al Meeting delle Etichette Indipendenti 2010 come “miglior video dell’anno” per il P.I.V.I. (Premio Italiano Videoclip Indipendente). Segnalati come artisti MTV del mese da MTV NEW GENERATION, aprono il concerto di Luciano Ligabue a Campo Volo (RE) il 16 luglio 2011 davanti a 130mila spettatori. Non sono un gruppo che si dimentica facilmente. Il loro approccio indie-rock, i loro testi disincantati ed intensi, la loro sperimentazione musicale sta facendo dei Fonokit uno dei gruppi più apprezzati ed amati sia dalla critica che dal pubblico. Marco Ancona (voce e chitarra), Paolo Provenzano (batteria) e Ruggero Gallo (basso), sono in viaggio per l’Italia per presentare il loro nuovo album “Amore o Purgatorio”. Abbiamo incontrato Marco Ancona. L'INTERVISTA Amore o Purgatorio, che significato ha questo titolo per voi e perché un aut aut? È difficile da spiegare. L’album segue delle argomentazioni parallele, parla in generale delle problemapag 22 | OTTOBRE 2011 | numero 13 tiche che si affrontano quando ci si affaccia all’età adulta, quando si superano i 30. “Amore” vorrebbe racchiudere un po’ tutte queste argomentazioni, dalle questioni amorose a quelle politiche, sociali, e via dicendo. Sta per passione intesa come valori. “Amore o Purgatorio” pone il seguente dubbio: continuare a credere nei valori e nelle passioni in cui si è sempre creduto fino ad una certa età, o pensare che queste siano diventate addirittura dei peccati dai quali redimersi? Ti affacci all’età adulta e dici: amore o purgatorio? Ben tredici brani definiti “completari tra loro, dove ognuna delle canzoni si riesce a leggere veramente a fondo alla luce delle altre”, una sorta di percorso quindi? Le argomentazioni dei testi sono molto similari, diverse sfaccettature dello stesso dubbio. Il dubbio di crescita, di trovarsi dentro un contesto. Il disco scorre così, non è una storia che comincia dal primo pezzo e finisce con l’ultimo. Per esempio, se si ascolta “Non Esiste” da sola, si può pensare che sia una canzone d’amore, in realtà potrebbe non esserlo, ascoltando il resto del disco. Può essere soltanto un atteggiamento anche socio-politico dei primi anni ‘90, gli anni in cui la mia generazione è cresciuta. Si aveva un atteggiamento abbastanza nichilista, si affrontava il momento storico e sociale in modo differente rispetto ai sessantottini, per esempio. È una canzone d’amore, ma è più importante la poetica, come affronti la delusione d’amore. Ha un testo disincantato, capisci perché è scritto così proprio ascoltando le altre tracce. Tutte le forme d’arte nascono sostanzialmente per due motivi: perché si ha qualcosa da dare o dire al pubblico e al mondo oppure perché si ha qualcosa dentro che bisogna far uscire a tutti i costi. Tu, come artista, da che parte stai? In realtà scrivo per me, non appartengo alla categoria di artisti che pensa ci debba essere per forza un significato particolare. Mi piace scrivere le canzoni perché mi diverte, ed è la cosa che mi riesce meglio. Il mio scrivere non è finalizzato a dare messaggi e, quando ci sono, meglio! Quanto dura la preparazione di un disco e quando una canzone per www.ciclostyle.it | [email protected] voi diventa perfetta tanto da dire “adesso va bene”? Non c’è una durata standard. Noi ci abbiamo messo due anni perché volevamo fare un disco molto sperimentale a livello sonoro. Non abbiamo provato nessuna canzone prima di registrare. Volevamo vedere che strada prendevano le canzoni registrandole in studio senza conoscerle. È stato un lavoro da pazzi ma sono contento del risultato. Siamo riusciti a stupirci da soli non riconoscendo i nostri suoni e quando il suono era il più strano possibile allora dicevamo “adesso è ok”. “Chi sono io”, video straordinario molto apprezzato dalla critica. L’idea del susseguirsi dei volti, la scelta stessa dei personaggi raffigurati, come vi è venuta l’idea? Non è nostra l’idea, ma del regista Gabriele Surdo e del collaboratore Gabriele Pizzi! Noi non abbiamo saputo nulla finché non siamo arrivati sul set. Gabriele Surdo è stato così presuntuoso da non voler svelare l’idea prima di fare il video e ha avuto ragione! Ci ha portato tanta fortuna. Neanche quando eravamo al trucco ha voluto darci delle anticipazioni. Una volta pronti, ci ha messo in fila ed ha spiegato cosa dovevamo fare, senza provare. Difficilissimo, infatti il video è in presa diretta. Ma è nato proprio fortunato, i raggi del sole che entravano in determinati momenti, i passi giusti per entrare. Uno spettacolo. Un pregio e un difetto di Marco Ancona. Un pregio potrebbe essere che mi faccio i fatti miei. Un difetto… mi innervosisco facilmente, non con le persone, vado in palla per lo stress da lavoro. Come tutti… No, No... io di più! di maura gatti > [email protected] VETRINE INEDITE L’intervista su ciclostyle tv numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 23 Leggi l’intervista completa sul web e, su ciclostyle TV, tutte le anticipazioni sul tributo a George Harrison. In arrivo l’LP d’esordio ed una serata in onore di George Harrison di emanuele vasta > [email protected] vetrine inedite Sir Frankie Crisp: un tributo alla qualità F ine 2005: pubblicano una demo sul web senza pretese. Una ragazza italiana da Liverpool li ascolta interessata, garantendo di poterli proporre al Cavern City Tour. Con il loro “elegante british-pop”, i Sir Frankie Crisp, esplodono da lì. Il nome viene da “Ballad of Sir Frankie Crisp”, brano di George Harrison, al quale si consacrano tributeband, pubblicando “Ohnothemagen!” e “It’s five o’clock”. Partecipano a tre edizioni della “Beatle Week” di Liverpool, fino al 2008, anno in cui si esibiscono anche a Mons (Belgio) per il “Beatles Day”. Nel 2009 partecipano al magico concerto “For George”. L’anno seguente approdano anche al festival “Abbey Road on the River” di Washington D.C. In questi round, la line-up vanta anche Giuseppe Romano, Davide Di Lecce e Vincenzo Pede. Reduci dal “Premio giuria” nella prima edizione del concorso “Vetrine in Musica Edita”, oggi la formazione definitiva è composta da Paolo Provenzano (batteria&voce), Dario Ancona (basso&voce), Mario Manfreda (chitarra&voce) e Francesco Di Totaro (chitarra&voce). Con quest’ultimo abbiamo approfondito, “Charming Sound”, l’inedito disco d’esordio che contiene una canzone dedicata ad Harrison intitolata “Mystic maestro”. L'INTERVISTA Definitevi in una espressione? Scherzando ci autodefiniamo “Fabolous”, ma preferiamo ci giudichino gli altri. La cosa più bella è ritrovarsi in [email protected] | www.ciclostyle.it questa passione. Come nascono i vostri pezzi? Componiamo prima la melodia e poi ci aggiungiamo i testi. Tutti quanti mettiamo del nostro. Ed in particolare, ognuno canta la canzone che crea. Provenzano è un bravissimo autore. Scrivere in italiano, al momento non ci suona bene. Le vostre influenze? Le influenze non sono solo british. Certo, anche se non sono ai livelli del passato, ci piacciono i Coldplay ed i Blur, ma ascoltiamo anche i precursori del progressive, Battisti, o i Jethro Tull. Nelle nostre canzoni troverete dediche a Liverpool e George Harrison, ascolterete il nostro concetto di spiritualità, amicizia ed amore. Che età ha la vostra musica? Non c’è l’ha. Abbiamo avuto parecchi riscontri positivi anche da gente molto più giovane di noi. Parlateci del vostro primo lavoro? “Charming Sound”, etichetta Irma Records, è nostro disco d’esordio che ruba il titolo da una frase contenuta in un pezzo. Ci hanno imposto di aggiustare la pronuncia e scrivere di più. A quale palco aspirate? (sorride) Il Madison Square Garden? Il Teatro Verdi di Brindisi? Il miglior palco è la situazione che ti porta a fare ciò che ti piace. Liverpool o Piazzale Lenio Flacco di Brindisi, l’importante è la passione. Tornereste a suonare a Brindisi? Certo, anche se si dovrebbe dare più spazio agli artisti in generale. A parte Brindisi, la falla culturale è un problema nazionale. Per vivere bisogna coltivare gli interessi. Meno male che, oggi, rispetto a tanti anni fa, c’è maggiore voglia di fare ed entusiasmo da vendere. Qualche anteprima? Il 29 novembre 2011, supportati dall’associazione Vetrine Inedite ed altri partner, onoreremo George Harrison, con un tributo a scopo di beneficienza, in occasione del decennale dalla sua scomparsa. Chi è, secondo voi, l’artista musicale? Qualcuno che vuole esprimere qualcosa di suo, cercando una espressione. Si può vivere di musica in Puglia? Certo. Sia Provenzano che Ancona fanno solo questo mestiere anche se non è un mondo semplice. Molti bravi artisti nostrani fanno altro per sovvenzionare i costi di questa passione. A Brindisi si può campare di musica, ma se non sfondi devi partecipare ai soliti progetti di cover-band. Il compromesso artistico è un problema per voi? Discorso delicato, bisogna trovarsi in quella situazione. Ai Beatles fu “cannato” il batterista durante la prima session in studio. numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 25 di emanuele vasta > [email protected] vetrine inedite L’inconsolabile Antonio Maggio Un cantautore esploso nell’estate 2011 col singolo “Inconsolabile” Q uanto è difficile staccarsi da una realtà abituata al grande pubblico per sperimentare il successo da solista? Nella musica salentina vi sono felici anomalie, personalità artistiche come quella di Antonio Maggio che, alla fine del 2010, ha presentato il nuovo singolo “Inconsolabile”, senza dimenticare la vittoria del talent show X Factor 2008 con gli ARAM Quartet. Antonio sorride in maniera contagiosa, lo distingue l’uso del gilet e tante semplici ambizioni: “Il mio è un progetto pop-rock cantautorale mescolato ad un pizzico di gusto anni sessanta”. Una vita dedicata alla musica ed una strada artistica ancora tutta da percorrere. Dichiara di “insultare il pianoforte”, non avendo mai studiato lo strumento. Il suo canto suggestivo, invece, negli anni, è stato perfezionato da vari maestri, anche jazz. Oggi la musica non è più solo una passione, malgrado tenti di laurear­ si in lingue all’università di Lecce. “Tanta gente è abbagliata dai talent show, non per sputare nel piatto dove ho mangiato anzi sono grato a X-factor per le tante cose che mi ha permesso di fare. Molti arrivano ai talent senza quella gavetta che consente poi di affrontare il post talent. Il mio consiglio è quello di [email protected] | www.ciclostyle.it arrivare a quel punto con un progetto artistico ben solido per dare voce alle proprie canzoni. Un vero artista deve avere qualcosa di suo pugno da dire”, consiglia. Antonio non è mai sceso a compromessi. “Il vero compromesso, oggi, è che la gente si è abituata a vedere gli artisti prima in tv e poi ad ascoltarli in radio. L’immenso De Andrè appariva poco, eppure è L’intervista su ciclostyle tv uno dei più grandi cantautori. È la crisi discografica che ci fa accettare i compromessi televisivi che poi diventano distruttivi. Vasco Rossi, oggi, avrebbe avuto più difficoltà ad affermarsi”, aggiunge. Amante del cantautorale italiano, sogna un featuring con grandi cantautori contemporanei come Gazzè, Fabi o Bersani. “In Italia, non solo nella musica, siamo abituati a mitizzare i grandi artisti e il loro spessore offusca grandi personalità che, a mio avviso, dovrebbero essere apprezzate maggiormente. Inoltre credo nelle etichette indipendenti che garantiscono una buona attenzione al giovane rispetto alle major impegnate con artisti più affermati”, spiega. “Inconsolabile”, per il momento, è in vendita su iTunes e gli store conformi. Una sorta di apripista del disco work in progress. Il brano tratta di un ragazzo rimasto solo con un indumento della sua amata e che lo accompagna nell’autoerotismo, pratica definita ‘Bricolage’ dal mio amico Gianpiero Della Torre dei Toromeccanica”, conclude sorridendo. Il Salento è la casa nella quale Antonio si sente più soddisfatto, noi gli auguriamo di “essere consolato” dall’essenza di un pubblico in diffusione perpetua. numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 27 di emanuele vasta > [email protected] M ichele De Luca è brindisino, studia a Ferrara e diventerà medico, ma oggi intitolatelo Vu Meter, come il progetto che, dal 2009, lo ha reso celebre tra i cantautori locali. Un sorriso a ciclo continuo, il tono da nerd ed una folta chioma di pensieri lo votano fantasista del foglio candido. All’attivo una raccolta live di brani “buona la prima” durante il famoso Radiazioni, contenitore rock in notturna di Ciccio Riccio. Un boom di suggestioni nate quando Michele inizia a suonare la chitarra. “Due anni fa ero in ascensore con mio padre quando mi disse che l’indicatore di potenza dei vecchi amplificatori si chiama Vu Meter. Un termine che ci piaceva e che oggi denomina il mio progetto musicale. Nella musica, il livello è importante, anche se ciò che conta è l’insieme. Non è fondamentale che l’indicatore di potenza sia alto o basso, il vero senso del mio progetto è che l’ago si muova”, spiega sorridendo. Le dritte di Angelo De Luca, un padre che fa lo speaker da pag 28 | OTTOBRE 2011 | numero 13 più di trent’anni, la sua collezione pazzesca di vinili dai quali attingere ed i musicisti di alta scuola brindisina (Amerigo Verardi, Vincenzo Assante, Blackboard Jungle, Birdy Hop), portano Michele a comporre per puro piacere, “perché se fai musica per vendere copie, fai un altro mestiere”. Un intimista folk-singer stile States, un filo conduttore che spazia da Tim Buckley a Vic Chesnutt, sfiorando il genio di Bob Dylan. Sequenze di accordi e testi che racchiudono la bellezza di un genere “folk-psichedelico-acido”, come lui stesso lo definisce. “La mia chitarra è la mia musa maltrattata, ma non basta più! Per le sonorità che ricerco, ne servirebbe un’altra elettrica, una acustica e delle percussioni ottenute per sottrazione. Con il chitarrista brindisino Davide Dell’Atti stiamo cercando un batterista come dico io per Nuclei, il nostro progetto parallelo che prende il nome da un mio pezzo”. Una trentina di brani scritti e tanta umiltà sostengono Vu Meter nella mission non impossibile di farsi strada con gli inediti, nella stessa Brindisi che ama. “Ci sono potenzialità e fantastiche location come il Castello Alfonsino per far tornare anche la grande musica. Bisogna rimanere curiosi, avere spirito di iniziativa, diventare degni di nota anche se suoni il genere che propongo io. Per essere meno sbagliati qui vige l’omologazione, ma non è detto che poi siamo tutti quanti giusti”, dichiara. Spaziando nell’at­ tuale musica senza stereotipi, Michele osanna i contemporanei Edda o Le Luci della Centrale Elettrica, senza obliare il culto per Neil Young piuttosto che la gloria dei Velvet Underground. Compresso in quegli spiriti incompresi affine alla genuinità, ci saluta con: “Tu sei il mio nome che mi tormenta, la mia unica porta verso la follia”. Stay tuned. Presto ne sentiremo strepitare favorevolmente. www.ciclostyle.it | [email protected] foto di: Marco Quarta | Serena Passarelli Michele De Luca, un generatore brindisino di cheUnfaràfolk-singer scintille canzoni vetrine inedite vetrine inedite 63: la somma che fa la differenza E ntusiasti, orgogliosi, emozionati: si possono descrivere così i quattro ragazzi con il rock nel dna che compongo i Black Spot. La band nasce nell’agosto del 2009 da un’idea da Dario Ble (chitarra e voce), Simone Turchiarulo (chitarra) e Bartolo Longo (batteria). La formazione si completa con il bassista Antonio De Punzio. Per anni consolidano il loro sound chiusi nella sala prove e sperimentandosi in piccole manifestazioni. Nel gennaio­ 2011 esce la loro demo “Riskio in Ritorno”. Pochi mesi dopo, vincono il premio “Vetrine Inedite” al concorso regionale “Vetrine in Musica edita”. A pochi giorni dall’uscita del loro primo EP, i Black Spot si raccontano e svelano le prime curiosità. [email protected] | www.ciclostyle.it g ua rd a i l v id eo su ciclos ty le t v I Black Spot presentano il loro primo EP L'INTERVISTA Il vostro primo lavoro è autoprodotto e si chiama “63”. Perché questo nome? È la somma delle nostre età. Vogliamo ricordare che questo lavoro è nato quando avevamo, quasi tutti, 15 anni. Ciò che vi contraddistingue è fare una buona musica inedita ad un’età molto giovane. Quali sono le prospettive future? Innanzitutto ci aspettiamo l’apprezzamento, cosa molto difficile quando si parla di inediti. Sappiamo di poter contare su qualcuno che ci segue, una piccola parte che vogliamo ingrandire. Avete composto più di 20 inediti e la scelta è ricaduta su 4 brani: Bella ma stronza, Promemoria, Orizzonte, Fatti e Matti. Perché questa scelta? Si tratta di argomenti particolari: “Bella ma stronza” vuole raccontare le ragazze di questo periodo. Promemoria uno scambio di amore non ripagato, Orizzonte è una canzone che collega i presenti e gli assenti, Fatti e matti un brano molto attuale, tratta lo sfruttamento e la pedofilia dei preti. Dove trovare 63? Info su facebook alla pagina “The Black Spot”. di Serena Passarelli numero 13 | OTTOBRE 2011 | pag 29 vetrine inedite Bella e simpaticissima: è questo l’identikit della speaker radiofonica Valentina Molfetta. Figlia di Mino Molfetta (patron di Ciccio Riccio), è praticamente cresciuta negli studi dell’emittente brindisina. Voce inconfondibile della Riccio Col Top, si concede ai microfoni di Ciclostyle Tv tra un brano e l’altro della classifica settimanale in onda la domenica mattina. (video su www.c9web.tv). Intervista a Valentina Molfetta L'INTERVISTA Non tutti sanno che hai dato il nome a Ciccio Riccio. Avevo circa tre anni e mio papà ed un suo collega trovarono un riccio che portarono a casa. Io mi ostinavo a chiamarlo “Ciccio”, loro correggevano “Riccio”. Erano giorni che cercavano il nome per questa emittente che adesso è una realtà nazionale e internazionale grazie allo streaming. Questo riccio, abbastanza grande, è stato un po’ il portafortuna. Questa emittente l’hai vista nascere ma ha visto, soprattutto, nascere te come artista. Raccontaci come è iniziato tutto. Ho iniziato con i jingle che oggi fanno i miei fratellini. Ero sempre in studio, anche in pantofole e pigiama. Ho iniziato a dare una mano a 12-13 anni come centralinista accogliendo le richieste degli ascoltatori. A 16 anni ho iniziato a star dietro a tutto ciò che fa parte della tecnologia della radio. A 20 anni mi sono impadronita del microfono e non me INTRUSIONE NELLA “RICCIO COL TOP” ne sono più separata. Adoro parlare, stare con la gente ma soprattutto farla sorridere. Quando è arrivato Steven, mio figlio, mi sono dedicata a lui. È continuata la vita dei tour perché, essendo di notte, non ho fatto mancare la mia presenza. Il tuo primo fan? Ne ricordo uno in particolare che scrisse una lettera molto bella. In realtà ho tanti fans nel cuore. Molte volte ho pensato di scrivere un libro perché le emozioni che ci danno sono bellissime. Il tuo compagno di lavoro preferito? Un po’ tutti: ognuno ha caratteristiche particolari. Il primo è sicuramente mio marito Max Lestingi. One Way è una persona molto dolce. Andrea Sabato professionale, simpatico e costruttivo. Gian Juice molto allegro e divertente. Chiamo un po’ tutti fratelli, non c’è il preferito. Qualcuno in più nel cuore c’è come Marcello Biscosi o Maximo. E poi non posso dimenticarmi di Piero Ricco: c’è sempre, c’è dappertutto. Accanto al tuo percorso artistico, i tuoi studi. Ti sei laureata e fatto un master in pedagogia. Mi sono iscritta a pedagogia dell’infanzia a Lecce. Gli studi mi hanno aiutato nel rapporto con gli altri. Questo è un lavoro sociale. Se non fossi stata la figlia di Mino Molfetta: che lavoro avresti svolto? Forse qualcosa legato al mondo della musica: mi piace cantare, forse avrei fatto questo. Cover band o band emergenti? Le cover band si perdono nella vita e nelle canzoni degli altri artisti. Le band emergenti vanno sicuramente apprezzate di più. Tra le band emergenti chi apprezzi, oltre ai già citati Toromeccanica? Gli Incantevole Euforia: è innegabile che hanno qualcosa in più. Poi considero Aldo Losito un artista completo anche dal punto di vista umano, una persona meravigliosa. Quanto i talent show penalizzano e quanto aiutano la musica? La musica viene aiutata perché diffusa più velocemente. La penalizzano perché non si da più spazio agli artisti che hanno meno visibilità. di Serena Passarelli Via Cappuccini, 234 - BRINDISI - Tel. / Fax 0831.511398 - Cell. 347.1321577 www.13elemento.it - [email protected] pag 30 | OTTOBRE 2011 | numero 13 www.ciclostyle.it | [email protected]