vetrine inedite

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Intervista: a tu
per tu con la
cartomante
8
Musica:
intervista
ai Fonokit
22
Valentina Molfetta:
intrusione nella
Riccio col Top
30
foto di: Mimmo Disamistade
previsioni dal futuro
Tarocchi, carte napoletane e fondi di caffè.
Il reportage delle consultazioni
numero
13 / anno 2
novembre 2011
in copertina la brindisina francesca laurenza, foto di mimmo summa desamistade
numero
13 / anno 2
chiuso il 9 novembre 2011
Testata registrata presso il Registro Stampa
del Tribunale di Brindisi n. 14/2009
novembre 2011
Redazione:
Via F. Carena (c/o imprendigiovani.it)
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(Ass. di Promozione Sociale)
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Direttore Responsabile:
5
12
rassegna stanca
Roberto Spagnoletto
Valeria Leggiero
Ilaria Passarelli
Viviana Leo
Valeria De Vito
Alessio Allegretti
Per le foto si ringraziano:
Virginia Frigione
Marco Quarta
Mimmo Disamistade
DIETRO LE QUINTE
cs - storie da copertina
Presente e futuro nelle arti divinatorie
Serena Passarelli
Responsabile ciclostyle.it:
Maura Gatti
Impaginazione e Grafica:
Stefano Ranalli (Quadra)
Stampa:
Locopress Srl - Mesagne
In redazione:
Italo Bernardi
Maura Gatti
Emanuele Vasta
Antonio Losavio
Stefano Ranalli - Quadra
Organizzazione eventi/iniziative:
Maura Gatti / Serena Passarelli / Maria Capone
Grazia Buonasorte / Ilaria Passarelli / Valeria
De Vito
Evento previsto su www.ciclostyle.it/iniziative:
29/11: Concerto di beneficienza / Tributo a
George Harrison by Sir Frankie Crisp & Friends;
17/12 (a)Vendo Talento mostra mercato.
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A tavola con Mino Pica e la sua cucina interiore
14
scomunicando
Cartomanzia: tra mito e realtà
25
vetrine inedite
Sir Frankie Crisp: un tributo alla qualità
27
vetrine inedite
L’inconsolabile Antonio Maggio
[email protected] | www.ciclostyle.it
EDITORIALE
Cari lettori,
come i più fedelissimi sapranno, Vetrine
Inedite (l’associazione che realizza questo
magazine) è da sempre impegnata nella
valorizzazione della musica inedita. Stiamo
per fare una pazzia! Ritenendo che la musica inedita sia
poco valorizzata e poco ascoltata, abbiamo deciso di dare
vita alla prima compilation di inediti. Se siete musicisti o
semplicemente degli amanti della buona musica, se credete
che il talento sia una perla rara, vi chiediamo solo di consultare
la pagina www.ciclostyle.it/iniziative. Stavolta non possiamo
farcela da soli! Questo numero (non siamo scaramantici ma
è il numero 13) si è fatto particolarmente attendere. Motivo?
Vetrine Inedite mette a segno un altro colpo dando vita a
Ciclostyle TV, grazie alla collaborazione con lo staff di C9webtv.
Il jingle di apertura dei servizi video è di Dario Ble, voce e
chitarra dei Black Spot.
Inoltre, una ulteriore evoluzione del progetto editoriale di www.
ciclostyle.it, offre all’internauta la possibilità di navigare tra gli
articoli presentati in un format speciale che unisce l’iper-testo
a materiale audio-visivo, semplicemente attraverso un clic ad
un player. In questo numero: tanta musica e tanti talenti. È tutto
mio, finalmente, il piacere di accompagnarvi nel viaggio nel
futuro attraverso le arti divinatorie.
Buona lettura.
Serena Passarelli, Direttore Responsabile Ciclostyle
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 3
REPORTAGE
di serena passarelli > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
PREVISIONI DAL
FUTURO CON LE ARTI
Tarocchi, sibille, carte
napoletane e fondi di caffè DIVINATORIE
In foto Francesca Laurenza.
T
foto di: Mimmo Disamistade
arocchi, sibille, carte napoletane e fondi di caffè: presente
e futuro nelle arti divinatorie
più diffuse a Brindisi. La storia di
copertina di questo numero prende
vita quasi per gioco, un pomeriggio
di mezza estate di un giorno qualunque. Un gruppo di ragazze, poco
meno che trentenni, ascolta con
attenzione il racconto di una coetanea che si è appena fatta leggere la
sua vita nei tarocchi. Tutte sigarette alla mano, fanno domande incuriosite ora su questo, ora su quello.
“Ha detto che resterò incinta entro
l’anno”. Il “nooo” di brindisino stupore arriva puntuale: un coro stupefatto ed intonatissimo.
Parla dei fatti suoi per circa 30 minuti, non si cura di chi la stia ascoltando neanche fosse la cosa più
normale del mondo affidarsi ai tarocchi per sapere in anticipo quello
che le accadrà da qui ai prossimi
mesi di vita.
“È proprio brava sa, non poteva
sapere queste cose. Come avrà
fatto?”, esclama la protagonista
del più interessante pettegolezzo
della settimana. Nessuno si pone il
problema se sia giusto o sbagliato,
cristiano o meno, etico oppure no.
Sono tutte convinte di poter fregare il destino e di potersi fare anche
gli affari degli altri. Piovono a raffica
una serie di “voglio andarci pure io”.
Compongono le 10 cifre del numero
di telefono che le separa da avere
il loro appuntamento. Io le ascolto
con aria distratta, una tattica che
porta sempre i suoi risultati a chi ha
scelto di fare del pettegolezzo una
professione. Nella memoria appunto il numero della “cartomante”, 16
ore dopo ho il primo appuntamento.
Vado da sola e mi rendo subito conto di quanto sia un mondo interessante, a tratti attraente al punto da
scrivere sulla cosa.
Ben presto si accende la voglia
di saperne di più ma solo la “cartomante” può soddisfare la mia
curiosità. IIncontro quattro donne
impegnate nella lettura dei tarocchi e delle sibille. Focalizzo la mia
attenzione su quella, la sola, credibile. Lei si concede senza riserve
alle mie domande (intervista a pagina 8).
Consulto tarocchi, sibille, carte
napoletane e fondi di caffè e confeziono un “reportage” pronto per
ricevere la fascia di “miglior pettegolezzo brindisino del mese”.
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 5
"ucciu lu vasciu" in
un'interpretazione
di massimiliano
gatti
di serena passarelli > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
ARTI DIVINATORIE:
ATTENTI AL BLUFF
REPORTAGE
A
pag 6
| OTTOBRE 2011 | numero 13
la la persona coinvolta nel quesito.
La consultazione è molto precisa.
Lo stesso pomeriggio ho un appuntamento per la lettura dei fondi di
caffè, una consultazione estremamente affascinante. Su Wikipedia
ho letto che “il caffè utilizzato allo
scopo è il cosiddetto caffè turco,
ottenuto da una miscela di polvere
finissima di caffè e acqua, portata
ad ebollizione in un pentolino di
metallo”. In realtà, almeno in questo caso, si tratta di una semplice
tazzina di caffè che, una volta raffreddata, ho bevuto quasi fino alla
fine lasciandone una quantità suf-
ficiente per la lettura. La tazzina
viene prima ruotata e poi capovolta su un tovagliolo. Dopo qualche
minuto, la lettura inizia. In questo
caso, mi vengono svelate perfino
delle lettere, una cosa impossibile
da ottenere attraverso le carte.
Per riassumere brevemente tutte
le consultazioni, ciò che posso dire
è che tutte le volte ne è seguito un
gran mal di testa. Inoltre ciò che
di personale posso svelare è: il lavoro, nonostante i tanti sacrifici,
mi darà grosse soddisfazioni e un
buona posizione economica; non
tutte le persone che mi circondano
sono sincere; una grossa
delusione mi allontanerà da
alcune persone; dovrò firmare carte; vincere una causa ed al gratta e vinci; tanti
soldi all’orizzonte, il principe
azzurro mi rapirà e la sua iniziale, cognome o nome che
sia, è la “M” (o forse una “N”)
e una “D”. Ad oggi posso dire
che: sul lavoro continuano
i sacrifici, le persone poco
sincere sono venute fuori e
una grossa delusione mi ha
allontanato da alcuni amici,
ho firmato molte carte ed ho
vinto una causa. Al gratta e
vinci ho vinto solo 2 euro. I
soldi sono ancora all’orizzonte, del Principe Azzurro
nemmeno l’ombra.
Morale della storia: attenti
al bluff. Usare le arti divinatorie con moderazione ed intelligenza e senza crederci
troppo.
foto di: Mimmo Disamistade
l primo appuntamento con la
cartomante, arrivo molto preparata e quasi del tutto incredula. Dovrò mescolare un mazzo,
quanto basta, metterlo sul tavolo e
tagliare a metà verso la cartomante. Dirò ben poco perché è lei che
dovrà dire tutto senza conoscermi.
Il giro del “generale” (si chiama così
la prima parte della consultazione
che guarda a 360 gradi la persona e
la sua vita), svela buona parte di chi
sono io: il mio carattere, l’amore, il
lavoro, i soldi e la famiglia. Il quadro
che ne viene fuori è abbastanza simile alla realtà. L’incredulità totale
inizia a traballare. Arriva il
momento di fare delle domande: “Come andrà l’amore”, “Come il lavoro”?, “Come
andrà il mio futuro?”. La
cartomante risponde senza esitazione e senza chiedere nessun chiarimento.
La consultazione dura circa
un’ora. Spendo le mie prime
15 euro quasi volentieri.
Dovrò, tuttavia, incontrare
altre cartomanti per avere
una idea più precisa della
situazione. Vado a tre altre
consultazioni: una peggio
dell’altra, mi sento quasi
derubare delle 20 euro che,
ogni volta, vanno via. Nel
mio percorso alla scoperta
delle arti divinatorie consulterò anche le carte napoletane. Mi colpisce la carta che gira tra le mani della
cartomante tutte le volte
che pongo una domanda: è
Il reportage delle
consultazioni
www.ciclostyle.it | [email protected]
di Roberto Spagnoletto > [email protected]
SCOMUNICANDO
La
masciara
continuano
le storie di
Ucciu lu Vasciu
Non ci cretu alli masciari
ma a Maria l’era cuntintari.
S’era fissata ca m’erunu ‘nfascinatu
amposta la notti mi pirdia ti fiatu.
Na ‘ncerta Carmilina facia li carti ‘nsignalati
cu ggiustava li cosi sbagliati.
Accomu l’aggiu vista aggiu sbantatu
e lu cori an canna mè ‘nchianatu.
Tinia la voci coma alla bonanima ti Ciotti
e ogne tantu ti tretu sparava li botti.
“Giovini, lu fazzu pi purificari”
Si, ma a mei mi sta faci ‘ntussicari.
“Vesciu ca tieni lu malocchiu”
Signò a mei mi sapi ti ‘mpapocchiu.
“Giovini, ci vuei tagghiamula corta:
tammi cientu euri e quedda eti la porta”.
E noni cazzu, moi mi lievi lu malocchiu
Ci noni ti ziccu e ti scunocchiu.
S’è sittata e li carti è cuminzatu a ‘mbiscari
Facia na facci ca iu mi stà ziccava a ssumbrari
“Ucciu, lu tieni nu malocchiu e bruttu bruttu
Ca no ti molla ci no veti lu struttu”
Llevimilu, ti tau quiddu ca vuei, piffavori
Libbirimi ti tuttu stu tulori.
È cuminzata a nnazzicari la capu a sinistra e destra
Iu, cu no svinia, uardava la finestra.
Li uecchi bianchi comu caci
“Mascià sta cosa no mi piaci”!
Tinia na voci ti “mauloni”
E ogni tantu azava lu culu e sparava nu pipitoni.
Aggiu zziccatu lu curaggiu cu dò mani
Era scappari ci noni no rrivvava all’indomani.
Menu mali ca aggiu scappatu cu lu culu zziccatu
Ci noni è sicuru ca m’era cacatu
Mascià! sai ce ti ticu? Ca ma ruttu propia lu ca…
Puru ca no sinti ti Milazzu
E uardimi buenu buenu pi osci e pi crai
Ca la facci mia no la viti chiui quai!
Non potresti sapere:
Voci ti mauloni: uomo enorme con voce forte
e cupa;
Veti lu struttu: finché non vede la tua fine.
[email protected] | www.ciclostyle.it
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 7
REPORTAGE
REPORTAGE
di serena passarelli > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
A TU PER TU CON
LA CARTOMANTE
L'INTERVISTA
Come hai preso coscienza di avere
quelle attitudini che ti hanno
consentito di entrare nel mondo
della cartomanzia?
Una volta, per gioco e per scherzo,
mi feci fare i tarocchi. Mentre le
carte, una dopo l’altra, venivano
messe sulla tavola, io mi resi
conto di saperle leggere da sola.
La donna di fronte a me era una
sensitiva e fu lei che mi spinse a
praticare quest’arte divinatoria,
regalandomi il primo mazzo di
carte. Da lì ho lavorato molto per
incanalare di più le mie sensazioni
cercando di ridurre ai minimi
termini il margine d’errore.
Consideri questa tua attitudine un
dono?
Non la considero come un dono,
ma come una capacità che mi
viene riconosciuta dagli altri. Sono
ormai 16 anni che faccio questo e
di riscontri ne ho avuti molti.
In che senso?
Gente che mi ha richiamata
dicendomi che le cose erano
andate esattamente come avevo
detto io. Purtroppo anche cose non
molto belle.
Il tuo non è una “capacità
ereditaria”?
Nessuno in famiglia, che io
sappia, ha mai fatto questo
prima di me.
foto di: Mimmo Disamistade
C
osa c’è dietro al “mestiere”
della cartomante? A raccontarcelo una donna di mezz’età
che pratica la cartomanzia da più di
16 anni.
Curiosità sull’arte divinatoria
più conosciuta e praticata
Qual è l’atteggiamento della tua
famiglia?
Ne sono a conoscenza solo i
parenti più stetti: marito, figli e
fratelli. I miei stessi fratelli mi
hanno più volte messa alla prova e,
più volte, hanno dovuto darmi atto
di alcune cose. Tuttavia per evitare
pregiudizi particolari, ho evitato di
farlo sapere ai parenti più lontani.
Come ti spieghi il fatto che la
gente ti chiami per dirti che ha dei
riscontri?
Mi devi credere: non me lo spiego.
Chi è il tuo “consultante”?
Il libero professionista o coniugi di
gente facoltosa.
Età dei consultanti?
La fascia va dai 25 ai 50 anni.
Con quale cadenza si rivolgono a
te?
Circa ogni 10, massimo 15 giorni.
Comunque varia da persona a
persona, dipende dagli sviluppi che
ci sono stati nelle settimane che
sono seguite alla consultazione.
Qualcuno ha “approfittato” delle
carte con cadenza più frequente?
Una volta sola, questa persona
non aspettava più di due giorni
così misi un freno dicendo che, con
quella frequenza, le carte non mi
avrebbero più risposto.
Quante persone incontri al giorno?
Non più di tre.
Quanto tempo dura una
consultazione?
Circa 1 ora. Non ho delle regole: se
c’è da approfondire, non sto certo a
guardare l’orologio.
Esiste un tariffario comunemente
accettato?
Si, la tariffa non supera le 15/20
euro.
Quante altre cartomanti ci sono a
Brindisi?
Me ne risultano almeno 6.
Come arrivano a te i “consultanti”?
Attraverso il passaparola. Faccio
un’attenta selezione.
Quali sono le carte più temute?
La morte nei tarocchi e la
“malattia” nelle sibille. C’è da
precisare che queste carte,
affiancate a delle altre, vogliono
dire “morte di una situazione,
cambiamento, trasformazione”.
Ci puoi raccontare qualche
aneddoto?
Uno per tutti: la vincita di 150 mila
euro in un gioco televisivo. Sei mesi
prima avevo annunciato la vincita
e le modalità della stessa alla
consultante. E poi: gravidanze e
sesso nel nascituro.
Usi delle protezioni contro
eventuali “energie negative”.
Se si, quali?
Tengo le carte in un panno rosso,
colore di protezione. Sopra
conservo l’acqua benedetta presa
da 7 chiese diverse. Questo lo
faccio tutti i giorni. Mentre, nei
periodi in cui sento necessario
scaricare le energie negative
assorbite dalle carte, metto il
mazzo a terra in direzione della
luna.
Quali ripercussioni hai riscontrato
sul “consultante” (mal di testa,
stanchezza, etc)?
Nessuna. Ci sono però su di noi
che le leggiamo perché le energie
si consumano, si accumula stress
e talvolta anche tanto nervoso.
Quasi ogni sera mi viene voglia di
bruciarle queste carte!
Come fai a ristabilire il tuo
equilibrio?
Attraverso la musica, ne ascolto
tanta.
Se ti accorgi di avere una
persona cattiva di fronte, come ti
comporti?
Innanzitutto mi fido delle mie
percezioni, prendo le distanze e
continuo la lettura. Stessa cosa
quando percepisco un muro
di diffidenza, magari da quelle
persone che mi vogliono mettere
alla prova. In quelle occasioni
spreco molte più energie e mi
stanco maggiormente.
La cartomanzia non si pratica di
domenica. È esatto?
Si, perché è il giorno in cui Dio si
riposò.
Qual è la tua posizione in merito
alle indicazioni della Chiesa?
Mi ritengo una persona molto
religiosa. Dio diede a Mosè le tavole
per leggerle e spiegarle.
Conoscere il futuro, può talvolta
cambiare l’andamento delle cose?
Certamente. Soprattutto cambia il
modo in cui ci si pone nei confronti
del futuro.
Ti sono mai capitate situazioni
antipatiche da gestire? Se si, di
che genere?
Quasi ogni giorno. Ormai riesco
a gestire tutto con molta
nonchalance. Una situazione
antipatica su tutte: quando i
miei consultanti si impuntano e
vogliono sapere il nome o l’iniziale
della persona della quale si parla.
Pratichi solo la cartomanzia?
L’oliomanzia. Sto imparando a
leggere i fondi di caffè. E poi….
Fa un po’ di resistenza, ha un
sorriso timido ma allo stesso
tempo le si accende in volto una
luce particolare. In due secondi si
legge sul viso la lotta tra “volere e
non volere” continuare la frase.
Mi confida una cosa, un’altra
storia… da copertina!
ONDA BLU
pag 8
| OTTOBRE 2011 | numero 13
www.ciclostyle.it | [email protected]
[email protected] | www.ciclostyle.it
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 9
di VALERIA DE VITO > [email protected]
CICLOSTYLE - storie da copertina
Il talento
che si
esprime
attraverso la
fotografia
La copertina di
ciclostyle
realizzata da…
MIMMO Disamistade
A
In foto Mimmo Summa.
A dx: una foto scattata da Mimmo.
lla scoperta dei talenti
brindisini che realizzano
la foto di copertina di CicloStyle. Lo scatto di questo mese
è stato realizzato da Mimmo
Summa, più conosciuto come
Mimmo Disamistade.
L'INTERVISTA
Chi è Mimmo?
Un brindisino, appassionato di
arte e musica, e precisamente
dell’arte in tutte le sue forme. Mi
sono diplomato al liceo artistico.
Attualmente lavoro come grafico
e coltivo da pochi anni una forte
passione per la fotografia. Non
mi reputo assolutamente un
fotografo, bensì un fotoamatore.
pag 10
| OTTOBRE 2011 | numero 13
Amo la musica, seguo i concerti
e quando ho tempo sto
sperimentando lo studio delle
percussioni, un campo che mi
piacerebbe approfondire.
Perché lo pseudonimo
“Disamistade”?
Nacque dall’idea di creare un
nickname per il sito Flickr.it, in
realtà è il titolo di una delle mie
canzoni preferite di De Andrè.
Come nasce la tua passione per la
fotografia?
Questa passione c’è sempre
stata. L’interesse vero e proprio è
nato circa 2 anni e mezzo fa, con
l’acquisto della prima reflex.
Vorresti che la tua passione
diventasse un mestiere?
Non mi dispiacerebbe, anche se
ho poco tempo. Il mio timore è
che se la fotografia diventasse un
lavoro, sarei condizionato a fare
determinati scatti e quindi toglierei
quella libertà che attualmente ho
come fotoamatore.
Parlaci della copertina di
Ciclostyle
L’idea mi è piaciuta subito, fin da
quando mi è stata proposta, il
lavoro e la sua realizzazione è stata
piacevole e divertente oltretutto.
L’idea della cartomante mi ha
stimolato e la modella, la brindisina
Francesca Laurenza, era un soggetto
interessante da fotografare.
Giochi di riflessi e chiaroscuri,
cosa vuole trasmettere la tua
fotografia?
Si, adoro i riflessi, adoro ombre e
luci, forse perché influenzato da
un pittore che io reputo il fotografo
della luce e cioè Caravaggio. Adoro
le sperimentazioni fotografiche
e, in un certo senso, anche la
fotografia concettuale che metta in
moto la mia creatività.
Cosa ti piace fotografare?
Sono ancora alla ricerca della mia
identità fotografica. Attualmente
spazio tra ritratti, still life, concept
e paesaggistica; adoro soprattutto
fotografare in teatro dove c’è
la migliore luce fotografica e la
migliore espressività, soprattutto
quando si tratta di opere teatrali.
Mi piace anche fare Street, cogliere
la spontaneità della gente, del
quotidiano.
Colore o bianco e nero?
Entrambi ma preferisco
sicuramente il bianco e nero
perché lo ritengo più espressivo.
Cosa offre Brindisi, per chi ama
www.ciclostyle.it | [email protected]
di VALERIA DE VITO > [email protected]
fotografare?
Sono stato socio dell’associazione
fotografica Cantierimmagine ed
ho avuto modo di approfondire le
tecniche fotografiche ed ho avuto
il piacere di conoscere gente con
il mio stesso interesse e con la
quale ho partecipato a diverse
mostre e a diversi meeting. Altra
associazione culturale che mi ha
dato modo di esprimermi a livello
fotografico è stata “Polpifritti”.
Successivamente, ho continuato
a condividere l’interesse per la
fotografia con altri amici.
Un fotografo che ti comunica più
degli altri?
Sebastiau Salgado, Scianna e tanti
altri.
Uno brindisino?
Ne ho conosciuti tanti, fotoamatori
e professionisti. Dovrei fare una
lunga lista, ognuno ha il suo stile
e la sua sensibilità. Tra l’altro,
con molti, ho un buon rapporto di
amicizia.
A chi passeresti il testimone per
lo scatto della copertina di Ciclostyle?
Passerei volentieri il testimone alla
mia amica Claudia Corsa. Se potessi darei lo scettro a diversi amici
fotoamatori che stimo.
Hai un sogno nel cassetto?
Un lungo viaggio fotografico in
terre lontane: l’India, l’Africa ma
anche i paesi del sud America, del
nord Europa, Svezia, Norvegia. Ogni
posto, nazione o città, ha sempre
qualcosa di interessante. Un sogno
di quest’anno sarebbe stato fotografare sul palco della notte della
taranta di Melpignano, mi sono
accontentato di fotografare come
spettatore.
CICLOSTYLE - storie da copertina
Sei un fotoamatore? Inviaci la
tua candidatura e due foto a
[email protected]
Il backstage della copertina
su ciclostyle tv
www.ciclostyle.it | [email protected]
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 11
di valeria leggiero > [email protected]
RASSEGNA STANCA - l’altra faccia della veritÀ
A tavola con
Mino Pica e la sua
Cucina Interiore
Lo scrittore brindisino, dopo l’esordio con il romanzo “L’attesa
dell’attesa”, ci regala un piccolo manuale di vita.
A
lla scoperta di Mino Pica, l’autore del nuovo libro “Cucina Interiore” edito da Lupo Editore
e già autore di un romanzo “L’attesa
dell’attesa” (2008).
La sua ultima opera, un manuale
che come dice lui stesso “sarebbe
da tenere a portata di mano”, a colpo d’occhio sembra il solito testo
libro di arte culinaria.
In realtà qui la cucina viene paragonata a temi ben più “conditi”.
L'INTERVISTA
Cucina Interiore come si concilia,
se si concilia, con la tua precedente opera?
Sono due libri completamente
diversi e distanti. Cucina interiore
nasce nel 2010 in maniera graduale, ispirata e messa a lievitare fortemente dalla musica, con la voglia
di fotografare stati d’animo ed epoche, con l’esigenza di cercare, con
un pizzico di poesia, conforto nelle
parole, nei ricordi, nel condividere
sensazioni ed impressioni.
Come mai hai messo in parallelo
il tema della cucina e del “sedersi
a tavola” a temi così interiori ed
attuali?
La copertina riassume due concetti
fondamentali: ascoltare la musica
in realtà è un invito a sedersi ed
ascoltare se stessi. A volte non
pag 12
| OTTOBRE 2011 | numero 13
troviamo mai il tempo di farlo, a
volte ci sentiamo così lontani dai
nostri desideri che mangiamo e ci
nutriamo di momenti anche quando non siamo affamati, anche se
sappiamo già in partenza di avere
difficoltà a digerire. La semplicità e
la bellezza pura di una tavola è un
accomodare la nostra attenzione
nella ferma convinzione che abbiamo sempre la possibilità di cercare
del nuovo, del meglio e la “bellezza” di un respiro, sempre.
Ogni paragrafo presenta i suoi
“consigli d’uso”, una musica ben
precisa da ascoltare come accompagnamento alla lettura. Com’è
nata l’idea di associare testo e
musica?
La musica è una componente fondamentale della mia quotidianità e
non potevo non considerarla, anzi:
ogni pezzo di questo libro è stato
scritto ascoltando proprio quelle
canzoni consigliate. Quando scrivevo avevo la sensazione di suonare
in realtà, suonare scrivendo parole
con la tastiera del mio PC, come se
fosse un pianoforte che accompagna ed ispira. Ogni pezzo è stato
scritto in questo modo.
Tra in tanti temi, la fretta è una delle
preponderanti e contraddistingue
quest’epoca. Potresti spiegare meglio questa «veloce corsa lenta nel
vivere i nostri istanti»?
In foto Mino Pica
La potrei spiegare semplicemente,
senza ulteriori commenti, con uno
dei versi di questo libro a cui sono
fortemente legato: «Non abbiamo
ancora conosciuto la bellezza di un
respiro, che lo confondiamo con il
nostro affanno continuo».
Riesci a trovare un equilibrio tra
la corsa degli istanti che si susseguono e la lentezza del tempo da
dedicare ad ogni piccolo momento
che la vita offre, come consigli nel
tuo libro?
Non è assolutamente facile,
spesso però ci sono delle chiavi,
in ognuno di noi, che permettono
di aprire le porte dell’equilibrio in
maniera più veloce. Personalmente
le trovo spesso nella semplicità,
nella purezza, nell’ascoltare i sensi
e nel silenzio, nel circondarmi di
persone e sentimenti veri, bisogna
solo cercare e farlo con la massima
attenzione.
Tratti anche il tema del lasseiz
faire, dei “comuni luoghi comuni”
cui facciamo riferimento per evitare di agire, del lamentarsi senza
voler costruire nulla. Ma cosa fai
di tuo per cambiare qualcosa, per
contrastare l’inattività che caratterizza i giovani d’oggi?
Non mi piace molto parlare di me,
ma certamente a mia discolpa
posso immediatamente dire con
orgoglio di aver scelto di rimanere
www.ciclostyle.it | [email protected]
a Brindisi e cerco nel mio piccolo di
contribuire vivendola, criticandola
e sostenendola. Non giudico chi ha
scelto di andar via, ma critico invece chi si adagia come una vittima
inerme sugli effetti di un sistema
che sta scontentando troppe generazioni. Come dico spesso nel libro
probabilmente c’è altro, c’è qualcosa di diverso che attende di essere
inaugurato, bisogna solo prender
fiato e farsi sentire. Bisogna smetterla di paragonarci ai nostri padri,
ai nostri figli, piuttosto bisogna
spolverare le nostre identità e rispettarle; questo libro è solo il mio
piccolo sasso nella condizione stagnante di oggi. Se i sassi potessero
diventare tanti, forse un giorno,
potremmo finalmente camminare
su di esso e guadagnarci nuovi
orizzonti.
Affermi che a volte fa bene cambiare direzione. A volte ti capita di
agire controcorrente?
Questo discorso è sopratutto
legato all’identità dell’epoca che
viviamo e che, negli ultimi venti
anni, sembra incapace di definirsi
e proporre delle novità. Se si riflette
un po’, è impensabile immaginare
che la musica si possa proporre
in un modo simile a troppi anni fa,
come è impensabile che la forma
di scrittura più riconosciuta sia
ancora e solo quella di un romanzo.
È impensabile che ci siano spazi
di confronto e schemi di obiettivi
sociali sempre identici a ieri. Dovremmo provare ad uscire ogni
tanto dalla corrente, a svegliarci di
notte, ad applaudire un musicista
sconosciuto, a votare i fatti e non
le persone, a bere un caffè prima e
mangiare l’antipasto dopo...
Io? Si può provare a leggere il mio
libro iniziando dalle ultime pagine e
finendo con le prime.v
di valeria leggiero > [email protected]
RASSEGNA STANCA - l’altra faccia della veritÀ
di Stefania Cuppone
Leggi l’intervista completa
su ciclostyle.it e guarda il
video su:
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numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 13
numero 13
 di maura gatti
> [email protected]
foto di: Mimmo Disamistade
scomunicando
Cartomanzia:
tra mito
e realtà
Alla scoperta del significato
degli Arcani Maggiori
più conosciuti
L
e carte decorate dei Tarocchi
hanno sempre fatto pensare a
qualcosa di misterioso e sinistro. Molti studiosi ne hanno cercato l’origine senza risultato. I Tarocchi si dividono in 22 Arcani Maggiori
e in 56 Arcani Minori. Si pensa che
gli Arcani Maggiori, in particolar
modo, siano la rappresentazione
di un viaggio spirituale che solo gli
iniziati agli antichi misteri possono
percorrere. Apparvero per la prima
volta nella Francia medievale del
1390, ma sembra che la loro origine sia molto più antica. Furono
standardizzati nel XVIII, ma ne esistono una varietà infinita.
Gli esperti consigliano di non prendere alla leggera gli Arcani Maggiori, in quanto attraggono energie e
forze occulte difficili da gestire.
Infatti, chiunque voglia intraprendere una lettura dei Tarocchi, deve
proteggersi. La scelta del mazzo è
fondamentale, di solito sono le car-
te che scelgono il proprietario e, da
quel momento, il mazzo può essere
toccato solo da lui.
Una piccola curiosità: i cartomanti
vanno sempre pagati, anche soltanto con 10 centesimi. La tradizione vuole che non si faccia la lettura
dei Tarocchi gratis. È fondamentale
comprendere che i Tarocchi sono
solo un supporto, non svelano il
futuro ma servono unicamente ad
incanalare le proprie energie psichiche.
Mettendo in cerchio gli Arcani Maggiori si può notare come i diversi
significati seguano una linea comune: il viaggio che ogni persona
intraprende ogni giorno, il viaggio
della vita. Per questo i Tarocchi
sono sempre stati considerati misteriosi.
Scopriamo qualche curiosità sui
più conosciuti. (Gli arcani Maggiori
sono contraddistinti da numeri romani, per semplicità nella lettura
metteremo il numero in lettere).
IL MATTO: carta priva di numero, è
stato attribuito il numero ventidue
L’uomo che cammina sull’orlo del
precipizio. Questa carta è la più
complessa dei 22 Arcani. Racchiude in sé tutte le contraddizioni.
Essa rappresenta l’inizio di un viaggio nel quale il consultante dovrà
superare molte prove.
Significato: Partenza, arrivo, ricerca, instabilità, periodo di transizione, cambiamento, occasioni da cogliere ma anche irritazione, follia,
ricerca vana, errore.
IL BAGATTO: carta numero uno
Anche soprannominato il Mago,
rappresenta una persona giovane
intraprendente, curiosa e dinamica. È una carta positiva, che mette
in risalto le qualità del consultante.
È un innovatore che indica un periodo in cui è possibile realizzare i
propri progetti.
Significato: Intelligenza, libero
pag 14
| OTTOBRE 2011 | numero 13
arbitrio, talenti e potenzialità non
anco­ra realizzati, abilità manuale
o intellettuale, potere di persuasione, ma anche menzogna, stratagemma, imbroglio, tendenza a
lasciarsi influenzare.
GLI AMANTI: carta numero sei
Necessità di operare una scelta,
di prendere una decisione. Può riferirsi alle relazioni sentimentali,
un desiderio, un’attrazione, una situazione in cui il consultante deve
districarsi.
Significato: Unione, impegno, attrazione reciproca, scelta, decisione, ma anche confusione, instabilità affettiva, indecisione.
IL CARRO: carta numero sette
Carta molto fortunata, indica coraggio e forza di volontà.
Simboleggia il movimento, il viaggio, il progresso, la riuscita. Indica
che gli ostacoli sono stati superati,
che la via è sgombra da imprevisti,
che la vittoria è vicina.
Significato: Successo, riuscita, coraggio, volontà, determinazione,
cambiamento, trasloco ma anche
scoraggiamento, depressione, insuccesso.
L’EREMITA: carta numero nove
L’Eremita è l’arcano che suggerisce
di isolarsi per raccogliere le idee e
meditare a fondo su una situazione
o sul proprio cammino spirituale.
Può anche indicare un periodo in
cui ci sente soli, ma questa solitudine porterà a programmare la
propria vita in una direzione diversa. Può rappresentare una persona
molto anziana e saggia che aiuta il
consultante a far luce su sé stesso.
Significato: Saggezza, consapevolezza, lucidità, solitudine feconda,
studi, ricerche, scoperte, idea lumi-
nosa ma anche smarrimento, solitudine, rifiuto di qualsiasi consiglio,
sfiducia.
LA RUOTA DELLA FORTUNA:
carta numero dieci
Rappresenta sia una situazione positiva che negativa, dipende dalle
carte che l’accompagnano.
Può trattarsi di un fatto che si subisce o di una circostanza sulla quale
si può intervenire trasformandola.
A volte è necessario aspettare che
gli eventi seguano il proprio corso
senza lasciarsi influenzare.
Significato: Evoluzione, cambiamento positivo, circostanza favorevole, progresso, successo o
riuscita ma anche involuzione, regressione, instabilità, insicurezza.
L’APPESO: carta numero dodici
Una delle carte più oscure, indica il
sacrificio. Un momento di attesa in
cui nulla si può fare.
Bisogna solo subire le conseguenze delle azioni che si sono commesse fino ad ora, buone o cattive che
siano. Significa rinunciare a lottare
per far sì che la bufera passi.
Significato: Abbandono, fede, lasciar la presa, ribaltamento dei
valori, pentimento, ma anche lassismo, indolenza, vittima dei propri pensieri o delle proprie azioni,
situazione bloccata senza uscita.
LA MORTE: carta numero tredici
Nonostante il nome, la Morte è una
carta che indica esclusivamente
cambiamento. La fine di una situazione, chiusura di una strada percorsa fino ad ora. Rappresenta una
piccola rivoluzione nella vita del
consultante, un cambiamento radicale, un trasloco, un nuovo lavoro,
una vita completamente diversa.
Significato: Trasformazione, con-
clusione,
Continua su:
av veniwww.ciclostyle.it
mento,
/scomunicando
svolta,
profitto,
beneficio, ma anche fine, rottura.
IL DIAVOLO: carta numero quindici
Indica i desideri più nascosti. È una
carta pericolosa perché mette in
guardia dal cedere nelle tentazioni.
Rivela un eccesso, una volontà incontenibile, ansia di agire, egoismo
e il bisogno irrefrenabile di raggiungere il potere. Se si cade in questa
spirale si commettono molti errori,
quindi, è bene rimanere vigili.
Significato: Istinto di possesso,
passione sessuale, forza psichica,
potere, desideri incontrollabili, disordine, egocentrismo.
LE STELLE:
carta numero diciassette
Una delle carte più belle, rappresenta i sogni. Simboleggia l’ispirazione creativa, la fede, la speranza,
i progetti che prendono forma e
diventano realtà. Anche l’immaginazione diventa potere.
È la carta dell’illuminazione, dopo
tanto dolore finalmente la consapevolezza del potere che risiede in
ognuno di noi.
Significato: Rivelazione, creazione,
armonia, fede, felicità, nascita.
IL MONDO: carta numero ventuno
Annuncia un compimento, una conclusione, una felicità assoluta, una
riuscita completa. È la fine del viaggio intrapreso dal primo Arcano, il
Matto. Fine delle sofferenze, solo
gioia e completezza.
Significato: Compimento, riuscita,
coronamento di un’impresa, felicità totale, grandi prospettive, apertura verso il mondo.
Le arti divinatorie meno conosciute
Il futuro in cucina
 di Valeria De Vito
iete sempre più convinti che con le carte
napoletane sia meglio farvi una briscola?
Stanchi di bere milioni di caffè con la speranza di leggere le lettere della persona amata
sul fondo della tazzina? Albert Eistein disse
“non penso mai al futuro, arriva troppo presto”,
godetevi il presente il futuro è ora e non è mai
come ve l’aspettavate. In alternativa potete
cercare le risposte in cucina, tra le arti divinatorie meno conosciute. Eccone alcune.
MELOMANZIA:Si tratta di una divinazione utilizzata per sciogliere quesiti di tipo amoroso.
Per capire se la persona amata corrisponde
il nostro amore si può: stringere tra le dita un
seme di mela, se esso schizza via la risposta è affermativa; allo stesso modo il nostro
sentimento è corrisposto, se lanciamo una
mela alla persona che amiamo e questa l’afferra e ce la rilancia.
OVOMANZIA: Si versa la chiara di un uovo in
acqua, osservando le figure che essa forma si
può sapere quale lavoro si svolgerà. Si rendono più visibili usando acqua bollente, poiché
l’albume si coagula grazie all’azione del calore.
ALEUROMANZIA: La pratica che consente di
leggere il futuro nella farina.
SICOMANZIA: Divinazione attraverso cui si
legge il futuro nelle foglie dell’albero di fico.
Su di esse si scrivono delle domande. Se seccano subito, è un cattivo presagio.
CROMMIOMANZIA: Arte divinatoria per mezzo
delle cipolle. Si prendono tante cipolle quante
solo le persone di cui si vuol chiedere informazioni. Su ognuna si scrive il nome e si mette
sotto una terra inumidita. A secondo di come e
quando germoglia, si conoscerà la salute.
S
dal 1928
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| OTTOBRE 2011 | pag 15
di alessio allegretti > [email protected]
SCOMUNICANDO
JUNO
Recensione
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Regia: Jason Reitman
Con: Ellen Page, Michael Cera,
Jennifer Garner
C
i sono cose che il mondo proprio non vuole assorbire, che
restano in superficie senza mai
affondare nel terreno umido, queste
cose (lo sapete benissimo) sono: il
jogging, la musica rock e le poltrone.
Juno vi piacerà. Ci sono talmente
tanti bei film in giro che prego il dio
della celluloide che non siate andati
a vedere l’enigmista 15 (mila) o il
remake del remake di chissà cosa.
Ma gli dei non sempre stanno ad
ascoltare, a volte ci ignorano. Non
credete a chi nel 2011 per strapparvi
qualche sorriso gira mezzo film in
bagno. Non fa ridere! Gridatelo nelle
sale di tutta Italia, alzatevi e urlate
contro il telo illuminato. Juno porta
con sé un peso non indifferente, per
le strade, tra i giudizi, tra gli uomini.
Questo (che lo crediate o meno) vi
farà ridere di gusto, vi farà ringraziare di essere vivi in un mondo governato dalla musica, vi farà pensare
alle poltrone che avete spartito con
chi vi voleva bene, vi farà correre via.
Un film si compone di immagini,
proprio come siamo abituati a par-
lare in questa parte del mondo: “immagina...” “ma ti immagini se”. Non
c’è niente di sbagliato nell’infilare
l’immaginazione ogni quattro frasi,
però poi bisogna essere coerenti,
stare attenti e diffidare dalla pigrizia
(mentale). Non c’è un modo corretto
di scrivere una recensione, c’è però
una maniera giusta di leggere un
consiglio. Vi prego di andare a vedere questo lungometraggio. Poi fate
come credete (io credo in voi).
www.c9web.tv
Via Santa Margherita 22/24 (nei pressi della Stazione), 72100 Brindisi, tel: 0831 1983440 - 334 6691182, web: www.accademiafotograficaitaliana.it, mail: [email protected]
pag 16
| OTTOBRE 2011 | numero 13
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di antonio losavio > [email protected]
vetrine inedite
ALESSANDRA
Intervista alla pallavolista
brindisina. LABATE
UNA PASSIONE
DA SERIE A
A
lessandra Labate, 30 anni,
giocatrice di pallavolo femminile, unica brindisina che milita in serie A. Di particolare rilievo
sono le sue presenze nelle squadre
di Castellana Grotte, Nocera Umbra, San Vito dei Normanni, mentre
nella scorsa stagione ha giocato in
serie A/2 a Busnago (Mi) nel ruolo
di centrale. Conosciamola meglio.
L'INTERVISTA
A quanti anni è sbocciata la tua
passione per la pallavolo?
È cominciata quando avevo circa
nove anni guardando cartoni
animati come “Mila e Shiro”, ma
mi sono incuriosita molto anche
grazie a una mia compagna di
scuola che già praticava questo
sport. Lei è stata la spinta per
cominciare.
Quali doti bisogna avere per
sfondare nel mondo dello sport e
della pallavolo in particolare?
Per sfondare nello sport ci vuole
tanta passione e tenacia perché,
per emergere a un certo livello,
bisogna avere pazienza e fare
molti sacrifici e rinunce.
Cos’è, per te, il talento?
Per me il talento è quel qualcosa
che non tutti hanno. Se ce l’hai
innato, ti dà quella marcia in più
per superare le difficoltà molto più
[email protected] | www.ciclostyle.it
facilmente rispetto agli altri.
Ritieni facile praticare
questo sport ad alti livelli, a
Brindisi?
In questo periodo dico di no,
perché purtroppo la pallavolo
a Brindisi non è stata mai
seguita come si dovrebbe,
in quanto sono ritenuti più
importanti altri sport. Qui si
Alessandra Labate durante un’azione
cura solo il settore giovanile
e in generale non c’è molto
interesse, neanche gli sponsor
carriera. Cosa è cambiato in te da
sono disposti ad investire nella
quel momento e cosa ti ha spinto a
disciplina.
fare questa scelta?
Da piccola avevi qualche mito nel
A 14 anni sei ragazzina, quindi
mondo della pallavolo?
la passione e il dover affrontare
Il mio mito era Consuelo
situazioni e gente nuova mi ha
Mangifesta, l’ho vista giocare a
dato la spinta. Adesso è diventato
Matera quando io ero piccolissima.
il mio lavoro, ho ambizioni diverse
Si fece male a un dito ma,
rispetto a prima, però la voglia di
nonostante questo, ha continuato
giocare c’è sempre; io dico che
a giocare non fermandosi davanti
smetterò solo quando non mi
alle difficoltà.
divertirò più.
Fuori dal campo sei sempre
Cosa ti piacerebbe fare una volta
grintosa e tenace?
appese le scarpe al chiodo?
Diciamo che ho un caratterino
Fino a 10 anni fa ti avrei detto
abbastanza difficile, in campo
l’architetto, adesso non lo so ed è
sono ancora più antipatica, perché
un grosso problema perché non
pretendo molto da me stessa e
possiedo titoli di studio specifici. Di
quindi anche dagli altri. Nella vita
certo non mi piacerebbe rimanere
privata sono una persona a cui
nel mondo della pallavolo,
piace ridere e scherzare.
perché sarei un’allenatrice
All’età di 14 anni hai lasciato
vecchio stampo. Per ora penso di
Brindisi per approdare ad
continuare nell’agonismo, in futuro
Altamura dove hai iniziato la tua
non so cosa mi aspetta.
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 19
Zhero: la
Intervista alla band dualità
che ci circonda
Gli zHero nascono nel settembre 2010 da una
idea di Giuseppe Monaco (batteria) e Mario
Filieri (chitarra). Michael Myers (voce), Stefano Mazzotta (chitarra) e Kevin Kofol (basso)
concludono il gruppo. Il progetto vede il concatenarsi di cinque elementi (tre brindisini e due
leccesi) totalmente differenti tra loro sia per
influenze musicali, sia per le età dei vari componenti. Gli zHero, attualmente impegnati nel
preparare il primo album, spaziano tra diversi
sound che li caratterizzano e che li rendono
estremamente poliedrici.
Z
vetrine inedite
 di maura gatti
> [email protected]
Guarda l’intervista
completa su:
Hero, un nome particolare e,
una storia
per voi, carico di significati.
attraverso delle
Com’è nato?
canzoni che sono
ZHero nasce da due parole che
tutte collegate tra di loro. Ho trovato
la resistenza la ragazza perde la
hanno una dualità opposta: zero
altri quattro disgraziati che mi
vita e il nostro eroe inizia a provare
ed hero (eroe). È nato quasi per
hanno dato corda. Non volevamo
sentimenti nuovi quali rabbia,
caso ma il significato non ha nulla
scrivere di temi che sono ormai
odio e infinita tristezza (Cemetery
di casuale perché siamo tutti un
scontati. Ho letto “1984” di George
Tears). Decide così di scontrarsi
po’ degli “zHero”. Rappresenta
Orwell e ne sono stato rapito, mi è
faccia a faccia contro The H-end e
sia noi che la nostra musica.
piaciuta la storia e ne ho cercata
alla fine vince, ma ormai il vuoto
È l’ambivalenza tra quello che
una da poter raccontare in musica.
si è reimpossessato di lui (Alone).
ORI
FOTOCOPIE
COLche
c’è dentro eAquello
c’è fuori.
La storia
parla di un
mondo
che è
Decide così di andar via e non
BIGLIETTI
DA
VISITA
Pirandello diceva
che noi tutti
stato
reso un’unica nazione sotto il
prendere il comando.Foto
Diventeràin
una24h
B/N
FOTOCOPIE
PERSONALIZZAZIONI
portiamo una maschera e una
comando di The H-end, anche qui un leggenda, un eco di questa storia
persona può essere uno zero, cioè
doppio significato,
la fine e la
mano
(Echo).
PARTECIPAZIONI
VOLANTINI
/ LOCANDINE
/ MANIFESTI
nonTARGHE
valere niente dentro e un
che tiene stretto il mondo. L’unica
Ascoltando la vostra musica si può
heroTIMBRI
fuori, e viceversa. Questa è la
persona che sfugge al suo controllo
il perché, ma la domanda
DIGITALIZZAZIONE
DOCUMENTIintuire
dualità che circonda ognuno di noi.
perché totalmente priva di valori e
è d’obbligo: perché la scelta della
SCANSIONI
FORMATOlingua inglese?
Così l’abbiamo inteso noi.
sentimenti èGRANDE
Disposable Hero.
Parlate di un Concept album dallo
Il nostro eroe s’innamora e
L’inglese è una lingua più musicale
stampo orwelliano, ovviamente
cominciano
i
e permette di trasmettere un
Testia risvegliarsi
Scolastici
ispirato al famoso scrittore George
sentimenti dentro di lui. Nel
messaggio a molte più persone.
Orwell: spiegateci come vi è venuto frattempo anche altre persone
Progetti futuri?
Via Galanti,
12 - Brindisi (S.Angelo)
in mente e quale storia volete
cominciano a risvegliarsi e
Sicuramente nel prossimo disco
Tel-Fax 0831.513641
raccontare attraverso questo
riappropriarsi
delle proprie emozioni
cambieremo tematiche, ognuno di
[email protected]
album.
e si inizia a formare quella che
noi cercherà di scrivere qualcosa e
Giuseppe: Colpa mia. Ho il pallino
sarà la resistenza nel brano
parleremo di qualsiasi argomento ci
per i concept album, cioè raccontare “Resistance” per l’appunto. Durante
venga in mente.
COPY EXPRESS
Copisteria
Cartoleria
Articoli da Regalo e Pelletteria
PLOTTAG
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numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 21
di maura gatti > [email protected]
vetrine inedite
INTRECCIO DI PASSIONE
E DISINCANTO
Intervista ai
Fonokit
È
uno dei gruppi di punta della
scena musicale salentina. Facevano parte dei Bludinvidia
ma, dopo 10 anni, avevano voglia di
sperimentare un nuovo percorso.
Con la loro “Chi sono io” sono stati
premiati al Meeting delle Etichette
Indipendenti 2010 come “miglior
video dell’anno” per il P.I.V.I. (Premio Italiano Videoclip Indipendente). Segnalati come artisti MTV del
mese da MTV NEW GENERATION,
aprono il concerto di Luciano Ligabue a Campo Volo (RE) il 16 luglio
2011 davanti a 130mila spettatori.
Non sono un gruppo che si dimentica facilmente. Il loro approccio
indie-rock, i loro testi disincantati
ed intensi, la loro sperimentazione
musicale sta facendo dei Fonokit
uno dei gruppi più apprezzati ed
amati sia dalla critica che dal pubblico. Marco Ancona (voce e chitarra), Paolo Provenzano (batteria)
e Ruggero Gallo (basso), sono in
viaggio per l’Italia per presentare il
loro nuovo album “Amore o Purgatorio”. Abbiamo incontrato Marco
Ancona.
L'INTERVISTA
Amore o Purgatorio, che significato ha questo titolo per voi e perché
un aut aut?
È difficile da spiegare. L’album segue delle argomentazioni parallele,
parla in generale delle problemapag 22
| OTTOBRE 2011 | numero 13
tiche che si affrontano quando ci
si affaccia all’età adulta, quando
si superano i 30. “Amore” vorrebbe
racchiudere un po’ tutte queste argomentazioni, dalle questioni amorose a quelle politiche, sociali, e via
dicendo. Sta per passione intesa
come valori. “Amore o Purgatorio”
pone il seguente dubbio: continuare a credere nei valori e nelle passioni in cui si è sempre creduto fino
ad una certa età, o pensare che
queste siano diventate addirittura
dei peccati dai quali redimersi? Ti
affacci all’età adulta e dici: amore o
purgatorio?
Ben tredici brani definiti “completari tra loro, dove ognuna delle
canzoni si riesce a leggere veramente a fondo alla luce delle altre”, una sorta di percorso quindi?
Le argomentazioni dei testi sono
molto similari, diverse sfaccettature dello stesso dubbio. Il dubbio
di crescita, di trovarsi dentro un
contesto. Il disco scorre così, non è
una storia che comincia dal primo
pezzo e finisce con l’ultimo. Per
esempio, se si ascolta “Non Esiste”
da sola, si può pensare che sia una
canzone d’amore, in realtà potrebbe non esserlo, ascoltando il resto
del disco. Può essere soltanto un
atteggiamento anche socio-politico dei primi anni ‘90, gli anni in
cui la mia generazione è cresciuta.
Si aveva un atteggiamento abbastanza nichilista, si affrontava il
momento storico e sociale in modo
differente rispetto ai sessantottini,
per esempio. È una canzone d’amore, ma è più importante la poetica,
come affronti la delusione d’amore.
Ha un testo disincantato, capisci
perché è scritto così proprio ascoltando le altre tracce.
Tutte le forme d’arte nascono sostanzialmente per due motivi: perché si ha qualcosa da dare o dire al
pubblico e al mondo oppure perché
si ha qualcosa dentro che bisogna
far uscire a tutti i costi. Tu, come
artista, da che parte stai?
In realtà scrivo per me, non appartengo alla categoria di artisti che
pensa ci debba essere per forza
un significato particolare. Mi piace scrivere le canzoni perché mi
diverte, ed è la cosa che mi riesce
meglio. Il mio scrivere non è finalizzato a dare messaggi e, quando ci
sono,… meglio!
Quanto dura la preparazione di un
disco e quando una canzone per
www.ciclostyle.it | [email protected]
voi diventa perfetta tanto da dire
“adesso va bene”?
Non c’è una durata standard. Noi
ci abbiamo messo due anni perché volevamo fare un disco molto
sperimentale a livello sonoro. Non
abbiamo provato nessuna canzone prima di registrare. Volevamo
vedere che strada prendevano le
canzoni registrandole in studio
senza conoscerle. È stato un lavoro
da pazzi ma sono contento del risultato. Siamo riusciti a stupirci da
soli non riconoscendo i nostri suoni
e quando il suono era il più strano
possibile allora dicevamo “adesso
è ok”.
“Chi sono io”, video straordinario
molto apprezzato dalla critica.
L’idea del susseguirsi dei volti, la
scelta stessa dei personaggi raffigurati, come vi è venuta l’idea?
Non è nostra l’idea, ma del regista
Gabriele Surdo e del collaboratore
Gabriele Pizzi! Noi non abbiamo saputo nulla finché non siamo arrivati
sul set. Gabriele Surdo è stato così
presuntuoso da non voler svelare
l’idea prima di fare il video e ha
avuto ragione! Ci ha portato tanta
fortuna. Neanche quando eravamo
al trucco ha voluto darci delle anticipazioni. Una volta pronti, ci ha
messo in fila ed ha spiegato cosa
dovevamo fare, senza provare. Difficilissimo, infatti il video è in presa
diretta. Ma è nato proprio fortunato, i raggi del sole che entravano in
determinati momenti, i passi giusti
per entrare. Uno spettacolo.
Un pregio e un difetto di Marco
Ancona.
Un pregio potrebbe essere che mi
faccio i fatti miei. Un difetto… mi
innervosisco facilmente, non con le
persone, vado in palla per lo stress
da lavoro.
Come tutti…
No, No... io di più!
di maura gatti > [email protected]
VETRINE INEDITE
L’intervista su ciclostyle tv
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 23
Leggi l’intervista completa
sul web e, su ciclostyle TV,
tutte le anticipazioni sul
tributo a George Harrison.
In arrivo l’LP d’esordio
ed una serata in
onore di George
Harrison
di emanuele vasta > [email protected]
vetrine inedite
Sir Frankie Crisp:
un tributo alla qualità
F
ine 2005: pubblicano
una demo sul web senza pretese. Una ragazza italiana da Liverpool li
ascolta interessata, garantendo di poterli proporre al
Cavern City Tour. Con il loro
“elegante british-pop”, i Sir
Frankie Crisp, esplodono
da lì. Il nome viene da “Ballad of Sir Frankie Crisp”, brano di George
Harrison, al quale si consacrano tributeband, pubblicando “Ohnothemagen!” e
“It’s five o’clock”. Partecipano a tre edizioni della “Beatle Week” di Liverpool,
fino al 2008, anno in cui si esibiscono
anche a Mons (Belgio) per il “Beatles
Day”. Nel 2009 partecipano al magico
concerto “For George”. L’anno seguente approdano anche al festival “Abbey
Road on the River” di Washington D.C.
In questi round, la line-up vanta anche
Giuseppe Romano, Davide Di Lecce e
Vincenzo Pede. Reduci dal “Premio giuria” nella prima edizione del concorso
“Vetrine in Musica Edita”, oggi la formazione definitiva è composta da Paolo
Provenzano (batteria&voce), Dario Ancona (basso&voce), Mario Manfreda
(chitarra&voce) e Francesco Di Totaro
(chitarra&voce). Con quest’ultimo abbiamo approfondito, “Charming Sound”,
l’inedito disco d’esordio che contiene
una canzone dedicata ad Harrison intitolata “Mystic maestro”.
L'INTERVISTA
Definitevi in una espressione?
Scherzando ci autodefiniamo
“Fabolous”, ma preferiamo ci giudichino
gli altri. La cosa più bella è ritrovarsi in
[email protected] | www.ciclostyle.it
questa passione.
Come nascono i vostri pezzi?
Componiamo prima la melodia e poi
ci aggiungiamo i testi. Tutti quanti
mettiamo del nostro. Ed in particolare,
ognuno canta la canzone che crea.
Provenzano è un bravissimo autore.
Scrivere in italiano, al momento non ci
suona bene.
Le vostre influenze?
Le influenze non sono solo british.
Certo, anche se non sono ai livelli del
passato, ci piacciono i Coldplay ed i Blur,
ma ascoltiamo anche i precursori del
progressive, Battisti, o i Jethro Tull. Nelle
nostre canzoni troverete dediche a
Liverpool e George Harrison, ascolterete
il nostro concetto di spiritualità,
amicizia ed amore.
Che età ha la vostra musica?
Non c’è l’ha. Abbiamo avuto parecchi
riscontri positivi anche da gente molto
più giovane di noi.
Parlateci del vostro primo lavoro?
“Charming Sound”, etichetta Irma
Records, è nostro disco d’esordio che
ruba il titolo da una frase contenuta
in un pezzo. Ci hanno imposto di
aggiustare la pronuncia e scrivere di
più.
A quale palco aspirate?
(sorride) Il Madison Square Garden? Il
Teatro Verdi di Brindisi?
Il miglior palco è la
situazione che ti porta
a fare ciò che ti piace.
Liverpool o Piazzale
Lenio Flacco di Brindisi,
l’importante è la passione.
Tornereste a suonare a
Brindisi?
Certo, anche se si
dovrebbe dare più spazio agli artisti
in generale. A parte Brindisi, la falla
culturale è un problema nazionale. Per
vivere bisogna coltivare gli interessi.
Meno male che, oggi, rispetto a tanti
anni fa, c’è maggiore voglia di fare ed
entusiasmo da vendere.
Qualche anteprima?
Il 29 novembre 2011, supportati
dall’associazione Vetrine Inedite ed altri
partner, onoreremo George Harrison,
con un tributo a scopo di beneficienza,
in occasione del decennale dalla sua
scomparsa.
Chi è, secondo voi, l’artista musicale?
Qualcuno che vuole esprimere qualcosa
di suo, cercando una espressione.
Si può vivere di musica in Puglia?
Certo. Sia Provenzano che Ancona fanno
solo questo mestiere anche se non è
un mondo semplice. Molti bravi artisti
nostrani fanno altro per sovvenzionare i
costi di questa passione.
A Brindisi si può campare di musica, ma
se non sfondi devi partecipare ai soliti
progetti di cover-band.
Il compromesso artistico è un
problema per voi?
Discorso delicato, bisogna trovarsi
in quella situazione. Ai Beatles fu
“cannato” il batterista durante la prima
session in studio.
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 25
di emanuele vasta > [email protected]
vetrine inedite
L’inconsolabile
Antonio Maggio
Un cantautore
esploso nell’estate
2011 col singolo
“Inconsolabile”
Q
uanto è difficile staccarsi da
una realtà abituata al grande
pubblico per sperimentare il
successo da solista? Nella musica
salentina vi sono felici anomalie,
personalità artistiche come quella
di Antonio Maggio che, alla fine del
2010, ha presentato il nuovo singolo “Inconsolabile”, senza dimenticare la vittoria del talent show X
Factor 2008 con gli ARAM Quartet.
Antonio sorride in maniera contagiosa, lo distingue l’uso del gilet e
tante semplici ambizioni: “Il mio è
un progetto pop-rock cantautorale
mescolato ad un pizzico di gusto
anni sessanta”.
Una vita dedicata alla musica ed
una strada artistica ancora tutta
da percorrere. Dichiara di “insultare
il pianoforte”, non avendo mai studiato lo strumento.
Il suo canto suggestivo, invece,
negli anni, è stato perfezionato da
vari maestri, anche jazz.
Oggi la musica non è più solo una
passione, malgrado tenti di laurear­
si in lingue all’università di Lecce.
“Tanta gente è abbagliata dai talent
show, non per sputare nel piatto
dove ho mangiato anzi sono grato
a X-factor per le tante cose che mi
ha permesso di fare. Molti arrivano
ai talent senza quella gavetta che
consente poi di affrontare il post talent. Il mio consiglio è quello di
[email protected] | www.ciclostyle.it
arrivare a quel punto con un progetto artistico ben solido per dare voce
alle proprie canzoni. Un vero artista
deve avere qualcosa di suo pugno
da dire”, consiglia.
Antonio non è mai sceso a compromessi. “Il vero compromesso,
oggi, è che la gente si è abituata a
vedere gli artisti prima in tv e poi
ad ascoltarli in radio. L’immenso
De Andrè appariva poco, eppure è
L’intervista su ciclostyle tv
uno dei più grandi cantautori. È la
crisi discografica che ci fa accettare i compromessi televisivi che poi
diventano distruttivi. Vasco Rossi,
oggi, avrebbe avuto più difficoltà ad
affermarsi”, aggiunge.
Amante del cantautorale italiano, sogna un featuring con grandi
cantautori contemporanei come
Gazzè, Fabi o Bersani. “In Italia, non
solo nella musica, siamo abituati a
mitizzare i grandi artisti e il loro
spessore offusca grandi personalità che, a mio avviso, dovrebbero
essere apprezzate maggiormente.
Inoltre credo nelle etichette indipendenti che garantiscono una
buona attenzione al giovane rispetto alle major impegnate con
artisti più affermati”, spiega.
“Inconsolabile”, per il momento,
è in vendita su iTunes e gli store
conformi.
Una sorta di apripista del disco
work in progress. Il brano tratta
di un ragazzo rimasto solo con un
indumento della sua amata e che
lo accompagna nell’autoerotismo,
pratica definita ‘Bricolage’ dal mio
amico Gianpiero Della Torre dei Toromeccanica”, conclude sorridendo. Il Salento è la casa nella quale
Antonio si sente più soddisfatto,
noi gli auguriamo di “essere consolato” dall’essenza di un pubblico in
diffusione perpetua.
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 27
di emanuele vasta > [email protected]
M
ichele De Luca è brindisino,
studia a Ferrara e diventerà
medico, ma oggi intitolatelo Vu Meter, come il progetto che,
dal 2009, lo ha reso celebre tra i
cantautori locali. Un sorriso a ciclo
continuo, il tono da nerd ed una folta chioma di pensieri lo votano fantasista del foglio candido. All’attivo
una raccolta live di brani “buona la
prima” durante il famoso Radiazioni, contenitore rock in notturna di
Ciccio Riccio. Un boom di suggestioni nate quando Michele inizia a
suonare la chitarra. “Due anni fa ero
in ascensore con mio padre quando
mi disse che l’indicatore di potenza
dei vecchi amplificatori si chiama
Vu Meter. Un termine che ci piaceva
e che oggi denomina il mio progetto
musicale. Nella musica, il livello è
importante, anche se ciò che conta è l’insieme. Non è fondamentale
che l’indicatore di potenza sia alto
o basso, il vero senso del mio progetto è che l’ago si muova”, spiega
sorridendo. Le dritte di Angelo De
Luca, un padre che fa lo speaker da
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| OTTOBRE 2011 | numero 13
più di trent’anni, la sua collezione
pazzesca di vinili dai quali attingere ed i musicisti di alta scuola brindisina (Amerigo Verardi, Vincenzo
Assante, Blackboard Jungle, Birdy
Hop), portano Michele a comporre
per puro piacere, “perché se fai musica per vendere copie, fai un altro
mestiere”. Un intimista folk-singer
stile States, un filo conduttore che
spazia da Tim Buckley a Vic Chesnutt, sfiorando il genio di Bob Dylan. Sequenze di accordi e testi che
racchiudono la bellezza di un genere “folk-psichedelico-acido”, come
lui stesso lo definisce. “La mia chitarra è la mia musa maltrattata,
ma non basta più! Per le sonorità
che ricerco, ne servirebbe un’altra
elettrica, una acustica e delle percussioni ottenute per sottrazione.
Con il chitarrista brindisino Davide
Dell’Atti stiamo cercando un batterista come dico io per Nuclei, il nostro progetto parallelo che prende il
nome da un mio pezzo”.
Una trentina di brani scritti e tanta
umiltà sostengono Vu Meter nella
mission non impossibile di farsi
strada con gli inediti, nella stessa
Brindisi che ama. “Ci sono potenzialità e fantastiche location come
il Castello Alfonsino per far tornare
anche la grande musica. Bisogna
rimanere curiosi, avere spirito di iniziativa, diventare degni di nota anche se suoni il genere che propongo io. Per essere meno sbagliati qui
vige l’omologazione, ma non è detto che poi siamo tutti quanti giusti”,
dichiara. Spaziando nell’at­
tuale
musica senza stereotipi, Michele
osanna i contemporanei Edda o Le
Luci della Centrale Elettrica, senza
obliare il culto per Neil Young piuttosto che la gloria dei Velvet Underground. Compresso in quegli spiriti
incompresi affine alla genuinità, ci
saluta con: “Tu sei il mio nome che
mi tormenta, la mia unica porta verso la follia”.
Stay tuned. Presto ne sentiremo
strepitare favorevolmente.
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foto di: Marco Quarta | Serena Passarelli
Michele De Luca,
un generatore
brindisino di cheUnfaràfolk-singer
scintille
canzoni
vetrine inedite
vetrine inedite
63: la somma
che fa la
differenza
E
ntusiasti, orgogliosi, emozionati:
si possono descrivere così i quattro ragazzi con il rock nel dna
che compongo i Black Spot. La band
nasce nell’agosto del 2009 da un’idea
da Dario Ble (chitarra e voce), Simone
Turchiarulo (chitarra) e Bartolo Longo
(batteria). La formazione si completa
con il bassista Antonio De Punzio. Per
anni consolidano il loro sound chiusi
nella sala prove e sperimentandosi in
piccole manifestazioni. Nel gennaio­
2011 esce la loro demo “Riskio in Ritorno”. Pochi mesi dopo, vincono il
premio “Vetrine Inedite” al concorso
regionale “Vetrine in Musica edita”.
A pochi giorni dall’uscita del loro primo
EP, i Black Spot si raccontano e svelano le prime curiosità.
[email protected] | www.ciclostyle.it
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I Black Spot presentano il
loro primo EP
L'INTERVISTA
Il vostro primo lavoro è
autoprodotto e si chiama “63”.
Perché questo nome?
È la somma delle nostre età.
Vogliamo ricordare che questo
lavoro è nato quando avevamo,
quasi tutti, 15 anni.
Ciò che vi contraddistingue è fare
una buona musica inedita ad
un’età molto giovane.
Quali sono le prospettive future?
Innanzitutto ci aspettiamo
l’apprezzamento, cosa molto
difficile quando si parla di inediti.
Sappiamo di poter contare su
qualcuno che ci segue, una piccola
parte che vogliamo ingrandire.
Avete composto più di 20 inediti
e la scelta è ricaduta su 4 brani:
Bella ma stronza, Promemoria,
Orizzonte, Fatti e Matti.
Perché questa scelta?
Si tratta di argomenti particolari:
“Bella ma stronza” vuole raccontare
le ragazze di questo periodo.
Promemoria uno scambio di amore
non ripagato, Orizzonte è una
canzone che collega i presenti e gli
assenti, Fatti e matti un brano molto
attuale, tratta lo sfruttamento e la
pedofilia dei preti.
Dove trovare 63?
Info su facebook alla pagina “The
Black Spot”.
 di Serena Passarelli
numero 13
| OTTOBRE 2011 | pag 29
vetrine inedite
Bella e simpaticissima: è questo
l’identikit della speaker radiofonica Valentina Molfetta.
Figlia di Mino Molfetta (patron
di Ciccio Riccio), è praticamente
cresciuta negli studi dell’emittente brindisina.
Voce inconfondibile della Riccio
Col Top, si concede ai microfoni
di Ciclostyle Tv tra un brano e l’altro della classifica settimanale in
onda la domenica mattina.
(video su www.c9web.tv).
Intervista a
Valentina Molfetta
L'INTERVISTA
Non tutti sanno che hai dato il
nome a Ciccio Riccio.
Avevo circa tre anni e mio papà
ed un suo collega trovarono un
riccio che portarono a casa. Io mi
ostinavo a chiamarlo “Ciccio”, loro
correggevano “Riccio”. Erano giorni
che cercavano il nome per questa
emittente che adesso è una realtà
nazionale e internazionale grazie
allo streaming.
Questo riccio, abbastanza grande, è
stato un po’ il portafortuna.
Questa emittente l’hai vista
nascere ma ha visto, soprattutto,
nascere te come artista.
Raccontaci come è iniziato tutto.
Ho iniziato con i jingle che oggi
fanno i miei fratellini. Ero sempre
in studio, anche in pantofole
e pigiama. Ho iniziato a dare
una mano a 12-13 anni come
centralinista accogliendo le
richieste degli ascoltatori. A 16
anni ho iniziato a star dietro a tutto
ciò che fa parte della tecnologia
della radio. A 20 anni mi sono
impadronita del microfono e non me
INTRUSIONE NELLA
“RICCIO COL TOP”
ne sono più separata. Adoro parlare,
stare con la gente ma soprattutto
farla sorridere. Quando è arrivato
Steven, mio figlio, mi sono dedicata
a lui. È continuata la vita dei tour
perché, essendo di notte, non ho
fatto mancare la mia presenza.
Il tuo primo fan?
Ne ricordo uno in particolare che
scrisse una lettera molto bella. In
realtà ho tanti fans nel cuore. Molte
volte ho pensato di scrivere un libro
perché le emozioni che ci danno
sono bellissime.
Il tuo compagno di lavoro
preferito?
Un po’ tutti: ognuno ha
caratteristiche particolari. Il
primo è sicuramente mio marito
Max Lestingi. One Way è una
persona molto dolce. Andrea
Sabato professionale, simpatico e
costruttivo. Gian Juice molto allegro
e divertente. Chiamo un po’ tutti
fratelli, non c’è il preferito. Qualcuno
in più nel cuore c’è come Marcello
Biscosi o Maximo.
E poi non posso dimenticarmi
di Piero Ricco: c’è sempre, c’è
dappertutto.
Accanto al tuo percorso artistico, i
tuoi studi. Ti sei laureata e fatto un
master in pedagogia.
Mi sono iscritta a pedagogia
dell’infanzia a Lecce.
Gli studi mi hanno aiutato nel
rapporto con gli altri. Questo è un
lavoro sociale.
Se non fossi stata la figlia di Mino
Molfetta: che lavoro avresti svolto?
Forse qualcosa legato al mondo
della musica: mi piace cantare, forse
avrei fatto questo.
Cover band o band emergenti?
Le cover band si perdono nella vita e
nelle canzoni degli altri artisti.
Le band emergenti vanno
sicuramente apprezzate di più.
Tra le band emergenti chi apprezzi,
oltre ai già citati Toromeccanica?
Gli Incantevole Euforia: è innegabile
che hanno qualcosa in più.
Poi considero Aldo Losito un artista
completo anche dal punto di vista
umano, una persona meravigliosa.
Quanto i talent show penalizzano e
quanto aiutano la musica?
La musica viene aiutata perché
diffusa più velocemente.
La penalizzano perché non si da più
spazio agli artisti che hanno meno
visibilità.  di Serena Passarelli
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pag 30
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