N° 10
Editoriale:
l’estate del ballo
tendenze: Indizi di nuove
tendenze nel bel mezzo
della crisi
club nightlife:
La Capannina di Castiglione
della Pescaia
club life:
sistema ibiza
ASSOINTRATTENIMENTO
comunicato stampa:
Oggetto: Gli spiriti
animali dei nemici delle
discoteche
n° 10 - Agosto 2009
COLOPHON
Agosto 2009
Direttore Responsabile
Lamberto Cantoni
[email protected]
Capo Redattore
Lorenzo Tiezzi
Reporters
Antonio Bramclet
Francesco Antinolfi
Art Director
Francesca Flavia Fontana
Editore
BUBU s.r.l.
Numero Registrazione 14/2009 registrato presso
Registro Tribunale di Perugia in data 31/03/2009
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26100 Cremona
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Happy Hours è l’Organo ufficiale di
Asso Intrattenimento,
associazione degli imprenditori del ballo
aderenti a Confindustria.
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Tel. 051 781607
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Presidente di Asso-Intrattenimento
e di Happy Hours:
Luciano Zanchi
Comitato editoriale:
Antonio Degortes
Sergio Buio
Loris Fabbro
Maurizio Girolimetti
Luca Calenda
Giancarlo Barisio
Ezio Rizzoli
HH • 02
SOMMARIO
03
editoriale
04
tendenze
08
club
20
star system
26
CLUBLIFE
32
top dj
36
vocalist
38
star & music
42
music made in italy
44
music from the world
46
star agency
50
beverage
54
design
60
fashion lifestyle
66
disco businessman
68
L’INCHIESTA
72
assointrattenimento
EDITORIALE
L’estate del ballo
La stagione estiva ha sempre avuto un significato particolare per noi imprenditori di discoteche.
Una parte dei nostri colleghi si predispone ad esercitare una attività breve che condensa il senso economico dell’azienda
discoteca in alcuni mesi. Sto parlando ovviamente delle disco estive situate in località turistiche o dei cosiddetti giardini che
allietano le calde nottate delle nostre città.
In poche settimane troviamo condensate tutte le contraddizioni del nostro mondo. Infatti se l’abusivismo nei mesi invernali è
dilagante, d’estate raggiunge picchi assolutamente devastanti.
Non ho mai capito cosa ci guadagni una località turistica quando i suoi amministratori permettono che si balli sulla spiaggia.
Per rincorrere una moda distruggono l’attività di club che nel recente passato hanno portato in luoghi spesso di basso
profilo turistico, l’eleganza di nottate che abituavano i clienti ad essere appagati e giusti in tutto. Così facendo li spingono a
comportamenti destrutturati che involgariscono la notte: provate ad immaginare come vanno vestite le persone che si recano
in una pineta o in un bagno per ballare… Mi limito ad osservare che difficilmente presteranno attenzione alle regole del
buon gusto.
Ma come vivranno la notte persone spinte a perdere il piacere di curarsi anche nell’aspetto? Il risultato di questa politica è
sotto gli occhi di tutti. Io mi limito a sottolinearne la follia sia per quanto riguarda l’immagine della località e sia per l’ecologia
di luoghi che dovrebbero essere valorizzati per altri aspetti della vacanza.
Cosa possiamo fare nei confronti dell’abusivismo estivo? Allertare le amministrazioni e denunciare gli abusivi. In quest’ultimo
caso i tempi ristretti delle attività estive possono essere un problema. Infatti ci occorre del tempo per stanare gli abusivi e
per metterli nella condizione di non nuocere. Tenete conto che bastano poche serate di grande successo per permettere
agli improvvisati di fuggire con il malloppo, lasciando gli imprenditori nei guai (come recupereranno le presenze perdute
con l’onere dei costi fissi altissimi che è necessario programmare?). E’ immensamente importante che i colleghi esposti a
questi rischi agiscano tempestivamente e ci passino le informazioni necessarie per la denuncia appena hanno sentore del
pericolo.
Siamo già intervenuti molte volte su questa questione e invito i colleghi a consultare il nostro sito www.asso-intrattenimento.
it. Ora vorrei chiedermi: cosa fanno in questo periodo gli imprenditori che non hanno locali estivi? Molti pensano che ce
ne andiamo tutti in vacanza per dei mesi. Niente di più falso. Gran parte del successo invernale dipende dal lavoro fatto
in estate. Non penso solo ai piccoli o grandi restyling dei nostri club. Il cuore del nostro lavoro è capire cosa vuole il nostro
pubblico e come cambieranno i gusti della gente. E come si fa a capire tutto questo? Ci confrontiamo, viaggiamo, ascoltiamo
un sacco di persone e facciamo riunioni con il nostro staff. Insomma investiamo tempo e denaro basandoci sulle nostre
intuizioni. Forse questo è l’aspetto del lavoro di imprenditore della notte più affascinate ma anche difficile. In realtà siamo
soli, i cosiddetti esperti di solito ci procurano danni e le variabili da orchestrare sono pressoché infinite. Per questo il nostro
mestiere è per imprenditori creativi. Ed è per questo che le istituzioni dovrebbero avere più attenzione per i veri stilisti della
notte, non permettendo al degrado e alla concorrenza sleale di dissipare decenni di esperienze e successi.
Luciano Zanchi
(Presidente nazionale Asso-intrattenimento)
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tendenze
Indizi di nuove tendenze nel
bel mezzo della crisi
di Lamberto Cantoni
Si dice che le crisi siano foriere di nuove opportunità e in un certo qual modo
di un nuovo livello d’ordine. In sintesi, secondo l’opinione ottimista di molti,
la congiuntura spazzerebbe via dal mercato le aziende poco competitive
creando una sorta di selezione qualitativa verso l’alto capace di rigenerare
un settore.
Non ho molta simpatia per questo punto di vista e non lo ritengo vero,
anche se alcuni degli effetti post crisi vanno in questa direzione. Tuttavia non
è privo di senso osservare la tipologia di club configurata da imprenditori che
malgrado tutto continuano ad investire con successo in questo settore. Se
hanno ragione gli ottimisti, allora è nei dintorni di ciò che stanno facendo
che dovremmo scorgere le tendenze che scorrono verso quell’aldilà della crisi
che tutti stiamo sognando.
HH • 04
tendenze
E dal momento che ormai la globalizzazione è divenuta lo standard per ogni
ragionamento strategico vi propongo di analizzare brevemente cosa sta
succedendo a livello d’entertainment notturno in contesti il cui genius loci lo
potremmo definire di tendenza conclamata (tutti sanno che certe città hanno
maggiori probabilità di diffondere mode e tendenze).
A Pechino verso la fine del 2008 è stata lanciata la discoteca ChinaDoll. Si
tratta in realtà della rifondazione di un club creato nel 2006, situato all’ultimo
piano di un palazzo. La discoteca è stata ricostruita tre volte più grande di
quella delle origini. Oltre ad una Dance Floor e una ambiente Lounge, il
progettista ha frammentato lo spazio con 8 vip rooms. Il design degli interni
ricorda un pò i privè dei grandi club dell’età dell’oro della disco ovvero gli
anni ottanta contaminato con un mood creato da colori allucinogeni che
mi fanno ricordare certe copertine di dischi pop di inizio anni ’70 (David
Bowie, Glam rock … tanto per intenderci). Il designer Wu Ying ha voluto
creare un fantastico ambiente onirico supercolorato. Ovviamente le pareti
video supertecnologiche amplificano gli effetti percettivi che trent’anni fa
venivano configurati con le luci colorate degli apparati luminosi. Per dare una
dimensione contemporanea all’avventura estetica della serata gli organizzatori
hanno coinvolto 6 giovani artisti cinesi contemporanei le cui opere sono
disseminate in tutto il locale senza particolari cornici, come se le sculture,
i video, le fotografie d’autore ne facessero parte integrante. Insomma, mi
sembra di capire che il proprietario del locale, l’attore/produttore A.Wan,
creda moltissimo in un club che restituisca all’occhio dei clienti la parte che
gli spetta dopo anni di mieloso glamour: il ChinaDoll è eccessivo, è Kitsch
ma anche molto “caldo” e avvolgente; in controtendenza rispetto l’ondata
arrivata tempo fa dal nord europa minimalista, fredda, che comportò la
decostruzione di molti locali che ambivano all’effetto rave e che per via della
crisi attira ancora molti imprenditori ( quando mancono i soldi è più facile
togliere che comporre sintesi aggiuntive di effetti estetici!).
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tendenze
tendenze
Un altro club da tenere sotto osservazione è il nuovo Vendome Mayfair di
Londra. Si tratta di un restyling di una discoteca storica. Dopo alterne fasi
caratterizzate da un design ispirato a situazioni un po’ laterali rispetto l’effetto
disco standard, il locale è ritornato alle sue origini. Infatti i progettisti hanno
intitolato il loro rinnovo con l’espressione “Bring Back the Dancefloor” che
potremmo tradurre: ridare vigore alla discoteca. Ma a quale concetto di disco
hanno pensato i responsabili del progetto? Sembra proprio che si confermi
ciò che avevo intravisto nel locale di Pechino: c’è molto degli anni ottanta
nel mood percettivo proposto ai clienti; il Mayfair non ha paura di risultare
eccessivo anche se non raggiunge il delirio onirico del ChinaDoll. Il cuore
del locale è il grande spazio circolare destinato al ballo con un enorme video
interattivo costato 250 000 sterline. Un ritorno alla discoteca classica? Le
cose non sono mai così semplici. Mi piace pensare che i due club utilizzati
come esempio ci aiuteranno a mettere la pietra sopra al trend anni novanta
disco che ho brevemente descritto, dal design agli oggetti artistici, dalla
musica alle comodità, non è scontata né facilmente imitabile. Rappresenta
quindi un buon banco di prova per determinare la qualità più o meno alta
di una situazione d’entertainment. La qualità eccellente dell’estetica di un
club sarà sufficiente per garantirgli il successo commerciale? No! È questo il
paradosso dell’entertainment notturno e forse il sintomo del suo inquietante
fascino: nessun frequentatore di club si innamora di un locale a partire dal
suo spazio puro; è il mood della nottata che si imprime nella memoria e
clienterizza i soggetti coinvolti trasformandoli in fans; il mood viene prodotto
principalmente dalla musica e dalle persone che mi circondano, insieme
alle quali rendo vitale un locale. Ma è anche vero che affinché l’alchimia
tra emozioni musicali ed emozioni da contatto possa prodursi, si prendono
decisioni che coinvolgono la struttura e l’estetica di un club. Cosa succede
quando si diffonde la chiacchiera che questo locale è giusto, bello etc.? Curiosità
caratterizzato da sintesi estetiche sottrattive: meno design, meno eleganza,
meno decoro, meno servizi etc.
Non si può parlare di discoteca classica dal momento che risulta evidente il
tentativo di dare più spazio alle situazioni di pubbliche relazioni (moltiplicazione
dei privè; grande importanza alle sedute) e alle contaminazioni con le
situazioni d’entertainment tipiche di un pub o di un bar. Insomma una serata
in questi club è un’esperienza che privilegia sicuramente la musica e un po’
meno il ballo; unite alle eccitanti sensazioni tipiche di un happy hours che
accompagna un evento espositivo (contaminazione con l’arte).
E’ chiaro che non c’è nulla di rivoluzionario in queste fusioni. Ma
l’orchestrazione o la regia di tutti gli elementi strutturali dello spettacolo della
e aspettative portano clienti in una discoteca; l’evento della nottata (musica
e interazione con gli altri) trasforma questa attesa in piacere (o in dispiacere
se tutto va storto). Il feedback tra soddisfazione per ciò che si è provato e la
memoria del locale rende desiderabile il ritorno del cliente. Il design ben fatto
configurando una identità visiva forte per un club, rafforza la possibilità che i
segni della memoria dell’evento si fissino in profondità nei soggetti. A questo
punto, senza che i clienti debbano averne piena consapevolezza, l’immagine
del club che si è depositata in loro può cominciare a reclamare la ripetizione
dell’esperienza. Grazie a questi feedback positivi tra design del locale ed
emozioni sperimentate, l’imprenditore può scoprire di aver conquistato per
un po’ la propria clientela.
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CLUB
La Capannina
di Castiglione
della Pescaia
Il famoso club di Antonio Degortes grazie ad un
riuscito restyling si propone per l’estate 2009
come un punto di riferimento per il rilancio del
mondo della notte
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CLUB
La capannina di Castiglione della Pescaia è da anni una dei club più famosi della
costa Toscana.
Immersa nel verde, situata su di un’incantevole collina offre un colpo d’occhio
raro su uno dei mari più prestigiosi della nostra penisola. In realtà è diventata
famosa tra i fans della night culture per la qualità del suo intrattenimento
notturno di sapore tipicamente mediterraneo che negli anni novanta ha dato un
tocco di internazionalità ad una località che stava perdendo l’aura dei suoi giorni
migliori.
All’inizio del terzo millennio la Capannina è andata incontro ai problemi tipici del
settore. Abusivismo, concorrenza sleale da parte di improvvisati e una disaffezione
diffusa del pubblico nei confronti delle disco troppo bersagliate da polemiche, ne
avevano appannato l’immagine.
Oggi il proprietario Antonio Degortes, imprenditore impegnato con strutture
distributive nella moda e amministratore di una banca internazionale,
sorprendendo tutti i colleghi ha deciso di rilanciare il suo club con un restyling
importante, in controtendenza con l’aria di crisi del settore.
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CLUB
Sig. Degortes come mai ha fatto le scelta di investire nel mondo della notte?
“Io sono nato come imprenditore di discoteche e anche se oggi ho attività composite che non
c’entrano nulla con i club, continuo ad essere interessato a questo business. Troppe persone
hanno decretato la morte della discoteca. Non è così. Io non ho mai perso il mio pubblico.
Esiste un problema di redditività che non poteva più essere superato con il vecchio modo di
intrattenere i clienti. Ecco perché ho investito parecchi soldi per configurare un locale nuovo,
capace di attirane di più e di offrire maggiore qualità di spettacolo”
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CLUB
Non sono molti ormai gli imprenditori che investono per
rifare locali. Perché? “I miei colleghi non stanno affatto
sbagliando. La crisi c’è ed è profonda. L’abusivismo ci
toglie i clienti. I politici con le loro assurde polemiche
contro i club ci rendono impossibile lavorare. E’ un
miracolo che ci siano ancora discoteche attive. Il mio club
è diverso da altri. Esiste dall’inizio degli anni novanta. Ha
quasi vent’anni. Fa parte della cultura del suo territorio.
In un modo o nell’altro tutti lo conoscono.
Mi sembrava sensato riproporlo con una veste nuova
per dimostrare che è ancora ben in forma e che oltre
ad un club è una marca che ispira fiducia a tutti gli
“appassionati”
Chi le ha creato il restyling? “Mi sono avvalso di tecnici
ovviamente. Ma tutto è partito dalla mia testa. Ho
voluto che avesse un appeal metropolitano senza però
che perdesse il fascino della Capannina di un tempo.
Abbiamo giocato molto sulla comodità e sulla bellezza
del locale in ogni suo punto”.
Cosa devono fare i suoi colleghi per superare la crisi?
“Devono crederci, avere fiducia, non mollare. Devono
essere prudenti senza però mai dimenticare che tutti i
club sono come la vita di tutti i giorni: devono cambiare,
evolvere, capire le mutazioni generazionali. Comunque
devo aggiungere che il massimo delle responsabilità
per la vita o la morte delle nostre attività ricade sulle
istituzioni: solo loro con leggi giuste ed eque potranno
rilanciare il settore”.
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CLUB
CLUB
MAVù
Il Mavù da anni fa avanguardia musicale. Come a Londra e come a New
York, questa bella masseria ottocentesca della Valle D’Itria, in Puglia, e il
suo staff guidato da Domenico Piccoli, fanno di tutto per proporre novità
artistiche ai loro ospiti. Certo, la magia delle terre in cui sorge è senza tempo
e fa il resto. Ma per parlare del successo del Mavù bisogna partire dalla sua
natura di concept-factory, un luogo in cui sviluppare inediti percorsi artistici
e creativi. Uno spazio in cui far convergere personalità di spicco dell’arte per
creare originali intrecci fra suono, movimento e immagine... Uno spazio, in
cui, più concretamente e senza tanti giri di parole, si ascolta ciò che più tardi
diventerà di tendenza o di massa. Little Louie Vega from Masters @ Work,
Caetano Veloso, Jamie Lewis, Amalia Grè, Gotan Project: tutti questi artisti
si sono esibiti al Mavù in un momento particolarmente positivo della loro
carriera e ogni sera o quasi prendono vita spettacoli di cabaret musicale e
burlesque ispirati agli anni 40 e 50 e pure mostre di arti visive ed installazioni.
Certo, come dice spesso Domenico Piccoli “gran parte del nostro pubblico ci
frequenta perché siamo il posto giusto, quello da non perdere... non fa molto
caso allo spessore culturale di quello che proponiamo”. Ma ciò che conta, in
fondo, è il risultato di un club che è diventato di tendenza pur anticipando
le tendenze... E se qualcuno dei frequentatori ancora non conosce tutto
ciò ma si fa solo suggestionare dal passaparola, ben venga! Senz’altro sarà
comunque affascinato dalla qualità delle proposte del Mavù. Il pubblico del
club, comunque, è piuttosto diverso da quelli che normalmente frequenta
le discoteche: uomini e donne, giovani e adulti, classi centrali di età 25-45,
con profilo socio-economico medio-alto /alto. Poche discoteche puntano
direttamente a questo tipo di target, ma si tratta di una scelta sbagliata. Il
Mavù da tempo va in questa direzione ed i risultati gli danno ragione.
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CLUB
CLUB
Le novità dell’estate ‘09
Due spazi completamente rinnovati, due ambienti diversamente selezionati, due situazioni differenti.
Uno stimolante gioco dialettico concentrato in un’unica location. Il Garden si riappropria a pieno titolo
dell’originario nome assegnato al Club – ovvero Mavù Domus Dad – dove la location viene intesa
come residenza per l’arte nella quale si avvicenderanno artisti e dj internazionali. Il loro soggiorno
sarà dunque un momento di confronto, mentre la finalità sarà quella di condividere la propria idea
creativa con il pubblico, proponendola all’interno della variegata programmazione del weekend. La
Disco, ovvero il fulcro del divertimento notturno con lo scopo di far assaporare l’originale atmosfera
bizzarra e coinvolgente del puro piacere; un luogo destinato ad un pubblico giovane e dinamico,
un locale in cui incontrare bella gente che desidera divertirsi e ballare.
Il Mavù si inserisce nell’offerta
turistica pugliese
Per l’estate 2009 vuol creare una serie di appuntamenti musicali qualitativamente rilevanti, ma
soprattutto di incentivare una sinergia culturale-lavorativa tra i soggetti che orbitano nell’ambito
della realizzazione di eventi e dell’accoglienza turistica. L’obiettivo è quello di rispondere alla richiesta
sempre più determinante del turismo culturale, in modo da attrarre sul territorio pugliese un pubblico
desideroso di godere delle bellezze paesaggistiche della zona, ma allo stesso tempo interessato alle
performance di artisti di primo piano nella scena musicale nazionale ed internazionale. Ormai da
anni impegnato nella riqualificazione culturale della Valle d’Itria, il Mavù è punto di riferimento per
artisti di grande notorietà e platee esigenti. Grazie ad una programmazione di alto profilo e ad una
lungimirante gestione manageriale, il club ha saputo creare una rete di relazioni che consentono di
plasmare una valida proposta culturale e turistica attraverso la cooperazione con le strutture ricettive
circostanti. Per questo ristoranti, Bed&Breakfast e Operatori Turistici, specializzati nell’organizzazione
di escursioni naturaliste e percorsi eno-gastronomici, hanno programmato convenzioni e accordi.
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Mavù
[email protected]
393 021 3850
www.mavu.it
Per raggiungere il Mavù
SS 16 uscita Fasano -Taranto
proseguire per Locorotondo
seguire segnaletica per Cisternino
SP Locorotondo - Cisternino
Km 3,2 svoltare a destra
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CLUB
CLUB
Art Club Disco
Poco lontano dall’uscita A4 Desenzano, è uno dei più storici locali della zona del Garda ed
è il regno di Madame Sisì, di cui potete leggere un’intervista in queste pagine. I motivi del
grande successo di questa disco sono molti, e non sono certo l’esclusività (che qui è bandita:
tutti possono entrare purché siano educati e cortesi), i dj che propone, il design (che è
comunque piacevole e fantasioso) o la collocazione geografica: l’Art, come dicevamo, è a
pochi passi dall’autostrada, in una zona normale, commerciale. La chiave del suo successo e
quindi il motivo per cui viene frequentato è l’atmosfera sempre colorata, divertente e ‘sopra le
righe’. Per questo, nonostante il locale sia soprattutto al chiuso, resta aperto tutta l’estate.
Il pubblico dell’Art è gay e gay friendly, ma soprattutto è in cerca di una serata normale e
divertente, ci vanno tanti ragazzi e ragazze pieni di voglia di ballare. I prezzi sono fissi, niente
riduzioni, pr etc: 13 euro il mercoledì che si chiama Notte Praga ed è forse la notte di punta,
15 il venerdì, 20 il sabato.... e anche questa è una proposta coraggiosa e innovativa. I prezzi
sono fissi. E’ vero quel che dice Madame Sisì: se un locale rinuncia a certe figure come i pr,
forse, alla lunga, guadagna, anche perché così può avere veri amici e non solo collaboratori
che all’atmosfera delle notti e del club hanno poco da dare.
I prezzi del locale, li avete letti, sono bassi, ma ecco come li presentava sul sito qualche mese
fa la sua proprietaria: “dopo le ben note vicende di chiusura, ho deciso di potenziare il servizio
Art a tutela di tutti. Mi sono permessa di chiedere qualcosa in più per dare a tutti veramente
in Più”. Anche in questo caso un approccio diverso dal solito: i gestori di solito non scrivono
sul sito quanto costa l’ingresso, sembra che il denaro non sia un argomento tabù.
Ma oltre all’approccio easy e simpatico, l’Art offre molto di più: il suo sito web è un esempio di
contenuti continuamente aggiornati, soprattutto le foto del locale. Ma non solo: c’è un gioco
‘strip’ perfetto per divertire chiunque. Chi indovina le risposte nel tempo richiesto spoglia i bei
modelli, chi non ci riesce si becca risposte tipo: travestita da 8 euro! Benvenuti all’Art, dove
non ci si annoia mai, neppure sul web.
Art Club Disco
indirizzo: via Mantova 1a, Desenzano (BS)
telefono: 0309991004
Aperto mercoledì, venerdì e sabato
www.artclubdisco.com
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CLUB
CLUB
Quattro chiacchiere con Madame Sisì, la creatrice di Art Club Disco
Come hai iniziato a lavorare in discoteca?
Anni fa.... la comicità è stata ed è la mia fortuna! La notte è la bellezza della mia vita
Raccontaci la tua doppia vita, ossia chi è Madame Sisì e chi è Carlo?
In realtà non ho una doppia vita... sono sempre io! Cambio solo vestito. E’ un bel gioco pieno di colori. Anche Dio
ride!
Cosa vuol dire interpretare il ruolo di drag queen?
Una vera Drag ha il desiderio e l’obbligo di far ridere e sorridere tutti... una vera Drag è un bel semaforo impazzito!
Evviva il trucco che con noi diventa stucco!
Raccontaci della tua amicizia con la cantante Alexia, che credo sia di lunga data...
Alexia è un bellissimo fiore... il caro Vittorio Costa ha acceso il nostro incontro musicale! E’ un’artista incredibile. La sua
Voce è una freccia di luce fantastica!
Qual è il segreto dell’Art Club, un locale sempre pieno e sempre easy?
Non è un segreto! E’ un bel modo di strare tutti insieme. Musica, spettacolo, cazzate e amicizia. Io ho vissuto l’energia
degli anni 70... qualcuno si ricorda?
Qual è il pubblico del locale?
E’ un bel minestrone! Lo spazio Art è per la gente curiosa, fantasiosa, libera e non rompiballe!
Come ti aggiorni per quello che riguarda il tuo lavoro?
Bisogna osservare sempre con attenzione le nuove generazioni .... Chi ha tra i 18 e i 22 anni non è solo il cliente del
presente, è anche quello del futuro.
Raccontaci come fai a gestire il sito del locale, che è funzionale, simpatico, colorato?
ci pensa il mio simpatico Roberto.... lui interpreta la mia filosofia.
Come scegli i tuoi collaboratori? Per la scelta dei dj, a cosa ti affidi?
Una buona chiaccherata e poi una buona prova.
Thomas Dill è una tua ‘creatura’ oppure no?
Sembra uno che sa unire immagine e sostanza musicale.
Thomas non è una mia creatura. Ho solo modificato il suo grande stile. Ora vale il doppio!
Come gestisci le pr del tuo locale?
all’Art non esistono i pr.... tutti sono amici!
E le collaborazioni con Radio, marchi, etc?
Le collaborazioni devo essere sempre interessanti per entrambi i marchi, l’unico principio è questo
Qual è il punto d’arrivo della tua carriera professionale, se ci hai pensato?
Ogni giorno ha il suo bel punto. Voglio arrivare a festeggiare i miei 80anni travestitissima!
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star system
star system
Saturnino, un basso al
servizio dei club
E’ musicista e coautore di Lorenzo Jovanotti ma
ogni tanto si diverte a fare incursioni in discoteca.
Qui suona a due passi dalla gente, insieme ai dj...
Sempre col sorriso sulle labbra
di Lorenzo Tiezzi
Il prossimo 5 novembre al (…) di (…) c’è la prima assoluta di un vero evento per la musica elettronica
italiana. Prende vita Menage a Trois, una one night che vede la partecipazione di un musicista affermato
in ambito pop, il bassista Saturnino (che suona con Jovanotti da sempre), di un dj produttore, Stefano
Fontana (ha prodotto “Tanto 3” di Jovanotti e come Stylophonic qualche anno fa è andato al top delle
chart in Italia ma anche in UK) e di uno dei dj italiani più noti e stimati anche dagli addetti ai lavori,
Claudio Coccoluto. Che faranno i tre il 5/11 al (…)? Difficile dirlo, ma sarà una pagina importante per chi
ama la musica da ballo contemporanea. La musica house esiste da tempo, così come i dj e la musica dal
vivo. Ma che succede quando suona un bassista affermato (e bravissimo) come Saturnino suona mentre
i dischi li mette Coccoluto e i suoni li manipola un produttore del livello di Fontana?
Ecco come un comunicato stampa presentava, forse con un po’ troppa enfasi, una serata in discoteca
in cui tra i protagonisti c’era il basso di Saturnino Celani. Ma per una volta, l’entusiamo era ben riposto,
visto che l’esperimento Menage a Trois è stato replicato più volte, con buoni risultati artistici e con un solo
punto fermo: ovviamente, Saturnino. Perché se i dj di qualità sono tanti e i personaggi che talvolta fanno
capolino in discoteca soprattutto per via del cachet che si portano a casa, i musicisti che intendono
il dancefloor come luogo di sperimentazione come Saturnino sono pochissimi. Il motivo è semplice:
sperimentare piace a tanti artisti di qualità, solo che poi bisogna averne le capacità tecniche. Morgan,
il cantante dei Bluvertigo e il personaggio tv lanciato da X Factor, ogni tanto si diverte a fare il dj, ma
purtroppo fa ballare e divertire soprattutto se stesso. Saturnino, al contrario, quando si esibisce nei club,
continua soprattutto a suonare il suo basso e a farlo con un’umiltà tutta ‘ritmica’: pochi assoli e molti
‘giri’ efficaci, pochi fronzoli e tanto slap... Ma si capisce benissimo che ha rispetto di chi sta in console a
mixare. Non a caso spesso seleziona musica in prima persona per eventi e sfilate e sa quanto conti non
sbagliare i volumi, non sbagliare le battute, non esaltarsi... D’altra parte sono tutte doti che un dj e un
bassista devono avere in comune. 39enne, marchigiano trapiantato a Milano, Saturnino è da tempo tra
i musicisti italiani più affermati.
“Ho iniziato a frequentare le discoteche per ovvi motivi, ossia per rimorchiare”, racconta Saturnino mentre
è a New York per lavoro, ovviamente con Lorenzo Jovanotti, di cui è musicista e soprattutto coautore sin
dal 1991. “Ero un adolescente e ovviamente avevo un notevole interesse per l’approccio… Poi però mi
sono accorto che la discoteca mi coinvolgeva anche dal punto di vista musicale e quindi emozionale.
Ho iniziato quasi subito ad avvicinarmi ai dj e a chiedere loro i titoli delle tracce che mi piacevano… E
che dal punto di vista musicale non tutte le disco erano uguali lo capii subito”.
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star system
star system
Cosa cambiava da discoteca a discoteca?
“Ovviamente la musica. Gianni Schiuma al Why Not, uno dei locali più importanti del centro Italia dal punto di vista
musicale, proponeva un tappeto sonoro unico e irripetibile, altrove la stessa magia non c’era. Ho sempre avuto
grande rispetto per la figura dei dj. Quando uscì quel mitico pezzo dei Faithless, God is a dj, pensai subito che il
gruppo aveva colto nel segno. Chi seleziona musica in un locale ha un ruolo privilegiato e importantissimo”.
Che rapporti hai con i dj?
“Da quando la mia passione per la musica è diventata una passione remunerata, ho iniziato a conoscere personalmente
tanti alchimisti del suono: Ralf, Nicola Guiducci del Plastic, Claudio Coccoluto. Quando entri in contatto con persone
di questo tipo ti accorgi che l’età non conta. Ossia gente così a 50 anni suonati fa ballare ragazzini di 18, 20 anni
solo grazie a una cultura musicale sterminata, che mette quasi paura. I musicisti, spesso, sottovalutano il potere
dell’ascolto musicale, che crea cultura molto più della tecnica strumentale. E’ il passato della musica che ti fa davvero
conoscere il presente e ti emoziona. Ricordo perfettamente la prima volta che ho incontrato Lorenzo (Jovanotti, ndr),
abbiamo parlato per tre ore di musicisti come Bootsy Collins. Molti non lo ricordano o non lo sanno neppure, ma
anche lui ha fatto per anni il dj prima di avere successo come rapper”.
Senz’altro lo strumento che suoni, il basso, è un strumento ritmico, essenziale nella musica che fa
ballare… e il bassista come il dj non deve essere un virtuoso, bensì un artista che sa interagire col
suo pubblico…
“E’ stato il comune amore per il ritmo che mi ha avvicinato a Lorenzo… ed è stato il basso elettrico che mi ha scelto,
non l’ho scelto io… Io da ragazzino suonavo il violino. C’era un gruppo rock in cui mi avrebbe piaciuto tanto suonare
col violino, avevo già in testa diversi punti di riferimento come Mauro Pagani e Jean Luc Ponty, c’era il flautista dei
Jethro Tull, insomma la classica già si mescolava col pop rock. Per farla breve, capitò che il loro bassista partì per il
servizio militare... e visto che in una settimana riuscii ad imparare tutte le canzoni col basso, iniziai a suonare con
loro. Col tempo ho scoperto che il bassista è una figura di collante tra melodia e tessuto ritmico, quella della batteria.
Insomma col basso si può volare, ma stando sempre ben attaccati al terreno. E’ per questo che i bassisti sono sempre
quelli che nei gruppi durano di più!”
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star system
star system
Visto che vivi i locali da anni, come vedi l’attuale momento delle discoteche? C’è crisi oppure no?
“Direi che c’è soprattutto confusione. Anni fa i locali notturni erano soprattutto dei laboratori creativi. Oggi la
massificazione e locali sempre più grandi hanno fatto si che le proposte siano diventate sempre più sovrapponibili.
Mi piacerebbe un futuro in cui i locali assumano ancora una dimensione più ridotta e quindi riconquistino una loro
dimensione creativa, soprattutto in quella provincia che oggi è totalmente abbandonata a se stessa. Al Tuchulcha di
Cortona, quando ci suonava Lorenzo, si faceva musica più simile, nella proposità innovativa, a quella di New York
che a quella di Milano”.
Agli addetti ai lavori che consiglio ti senti di dare?
Di investire in impianti audio di grande qualità sonora. Non parlo di quantità di watt, ma in locali che siano disegnati
per ascoltare musica nella maniera ottimale. Troppo spesso si ascoltano dj che lavorano con mp3 a bassa risoluzione
o musicisti che utilizzano il computer portatile senza una scheda audio esterna (a scapito dalla qualità)… ma è
soprattutto il locale che deve offrire il massimo dal punto di vista della qualità dell’impianto. Al Cocoon di Francorte
mi sono emozionato per la qualità di quello che sentivo, e mentre ascoltavo riuscivo a parlare con chi mi era vicino…
il volume non c’entra niente con la qualità sonora.”
Che cosa ti senti di consigliare a chi è giovane e ancora non ha capito se vuol fare il musicista, il dj,
il direttore artistico…
“Bisogna sempre approfondire l’ascolto, non solo la tecnica strumentale. E non dico che bisogna conoscere tutta
la musica, si può tranquillamente partire dalla musica che a livello istintuale si sente più vicina. E poi la musica va
condivisa: i propri entusiasmi devono essere quelli degli amici, delle persone a cui vogliamo bene. Così da un piccolo
seme musicale, l’influenza positiva si spande. Oggi abbiamo la tecnologia, che è splendida… ma l’iPod si ascolta
da soli, mentre i dischi si ascoltavano insieme guardando la copertina, cercando di capire chi era il fonico. Se nelle
scuole al posto del flauto dolce si approfondisse l’ascolto musicale, i risultati sarebbero migliori per la cultura musicale.
Quando parlo con i ragazzi delle scuole di musica, consiglio spesso anche i documentari musicali, quei dvd che
raccontano particolari momenti della carriera di artisti come Miles Davis. Ad esempio, quando quest’ultimo passò
dall’acustico all’elettrico fu un momento importantissimo, non solo per il jazz, ma per la musica in generale.”
Saturnino (Ascoli Piceno, 1969) è considerato dalla critica più accreditata uno dei migliori bassisti
sulla scena internazionale. Autore di culto e popolare allo stesso tempo, Saturnino esordisce
discograficamente come solista nel 1995 con Testa di basso, album in cui si mettono in luce
una non comune padronanza tecnica, che può contare anche su un virtuosismo mai fine a se
stesso, grande capacità compositiva ed eclettismo. In Testa di basso Saturnino è autore di tutti
i brani e si avvicenda al basso, alla batteria e alla chitarra. L’album riscuote notevoli consensi di
critica e pubblico e la Verve, prestigiosa etichetta americana, lo include, unico artista italiano, nel
suo catalogo. Sempre la Verve lo inviterà quello stesso anno ad esibirsi alla sua presentazione
ufficiale in Italia al Propaganda di Milano, insieme a Chris Botti e Gary Thomas. Testa di basso
non rappresenta tuttavia la prima esperienza discografica di Saturnino. La sua collaborazione
come bassista e coautore con Lorenzo Jonavotti data 1991. Con Jovanotti egli inciderà ben otto
album, tra cui un doppio live. Gli altri suoi cd come solista sono: Zelig (1996), il live SaTOURnino
(1997), Clima (2000). Strumentista versatile capace di affrontare qualunque stile, nei suoi album
si fondono strategicamente influenze che gli derivano da una cultura segnata dagli studi di
musica classica (inizia a studiare violino all’età di cinque anni) e dalla passione per il funky, il
jazz, il rock e l’hip hop. La sua è una musica propensa alle contaminazioni dunque, ma che
esclude ogni forma di citazione. Saturnino fa così suo un concetto di nomadismo musicale in cui
all’artista è concesso muoversi in libertà, senza passaporto, nei territori della musica già battuti in
passato da altri: egli non ripete passivamente e, sempre con creatività, sa ottenere nuovi insiemi
capaci di esprimere identità musicali inedite.
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Sul palco riesci sempre a comunicare non solo quando suoni ma anche per come ti vesti e per come
ti muovi, come fai?
“L’abito, per un musicista, è fondamentale. Un orchestrale non può vestirsi come gli pare, ma deve vestirsi proprio
come gli altri altri orchestali, altrimenti si perderà parte dell’effetto magico della musica. D’altra parte non è un concetto
solo relativo alla musica: i samurai erano straordinari guerrieri, ma dedicavano ore alla vestizione e alla scelta di abiti e
armature. Mi è capitato spesso di sentire chiedere: “ma chi è che ti cura il ‘look’”? La risposta è, ovviamente, nessuno,
ossia che faccio da solo. Anche quello della moda è un linguaggio che ho scoperto leggendo riviste come Wired,
Dazed & Confused o The Face. La musica non viene sminuita quando curi anche tutto ciò, anzi, viene amplificata,
proprio come quando ti muovi nel modo giusto sul palco. Purtroppo di questo tipo di cose, in Italia, si parla poco,
ma all’estero l’attenzione a questi dettagli è prassi.”
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club life
Sistema Ibiza
L’isla blanca è l’isola delle
discoteche e, nonostante la crisi,
ogni anno si riempie di clubber da
giugno a ottobre... Siccome da noi non
succede, ecco qualche idea ibizenca
perfetta anche per le disco italiane.
di Lorenzo Tiezzi
club life
Il meglio di Ibiza
Ai suoi frequentatori appassionati di discoteche, il format Ibiza offre sempre qualcosa che altrove non può trovare. I
top dj e i festival, ormai, suonano dappertutto, ma solo a Ibiza prendono vita show con decine e decine di performer.
Soprattutto degli show e un impatto musicale forti. La Troya @ Space, Salvacion @ El Divino, Home @ Privilege, tutte
le diverse serate del locale più chic ed adulto, il Pacha... Ognuno di questi club ha una sua atmosfera e privilegia
non uno ma diversi generi musicali: rock, trance, minimal... A Ibiza c’è di tutto. Non solo quello che in qualche modo
va di moda, come, in questo momento, la Swedish Mafia e le serate di David Guetta. L’idea giusta quindi è proprio
proporre tutto, non solo ‘il nuovo suono’ e il revival anni ‘90.
Il dancefloor del Pacha
Tante, troppe volte, ho sentito dire agli addetti ai lavori delle disco italiane
che da Ibiza non c’è niente da imparare. Che non c’è niente di nuovo.
Questi discorsi li ho sentiti fare soprattutto da chi sono anni che l’isola
non la frequenta, ovviamente... Anche se hanno in sé una parte di verità,
visto che le novità del clubbing internazionale degli ultimi anni sono altre
(soprattutto i top dj pop come Tiesto, personaggi capaci di riempire i
palasport e i festival), la sostanza dell’affermazione è fondamentalmente
sbagliata.
Ibiza è il paradiso di chi ama l’elettronica. Ibiza sta alle discoteche come
Las Vegas sta al gioco d’azzardo. E quindi, anche se oggi Las Vegas è un
po’ in crisi, e a poker si gioca soprattutto online, è giusto capire perché
nonostante tutto ogni anno venga frequentata da migliaia di persone ogni
week-end... Chiaramente parliamo di chi si interessa, per lavoro o per
passione, di discoteche. Ci sarà pure un motivo se anche quest’anno, dopo
l’anno scorso e quello precedente, Burn (gruppo Coca Cola) manda in
vacanza a Ibiza e non a Riccione o in Costa Smeralda i giovani clubber che
bevono energy drink. Ci sarà pure un motivo se in uno spot di quest’estate
(il prodotto non conta) una ragazza chiede ai suoi 5.000 euro per andare
in vacanza a Ibiza nonostante la bocciatura. Ibiza è divertimento, Ibiza
è gioventù, Ibiza è trasgressione... Ma contemporaneamente, Ibiza
è un’isola molto grande, piena di alberghi e di famiglie stile Rimini...
Per cui oltre all’immagine giovanile c’è anche la sostanza di un luogo
bello dal punto di vista naturalistico ma anche accessibile (poche ore di
traghetto da Barcellona), polivalente, ricco di proposte che vanno oltre
la discoteca (Cafè del Mar, i mercatini hippy, le spiagge solitarie). Quale
zona d’Italia può vantare tale primato nonostante la natura italiana superi
quella ibizenca? Probabilmente nessuna. Ecco quindi spiegato il perché
di questo articolo che non vuole deprimere bensì informare e dare spunti
costruttivi. L’Italia ha cultura e natura da vendere e una reputazione che
all’estero spesso dimentichiamo. Recentemente ho ascoltato Tom Hanks e
David Letterman che parlavano di Roma come del paradiso. Ecco, se alla
storia riuscissimo davvero prima a raccontare e poi ad esportare anche lo
stile italiano del divertimento (che davvero è secondo a nessuno), le disco
di tutte o quasi le città italiane si riempirebbero di turisti, e quindi anche di
bei ragazzi italiani... Ibiza ha molto da insegnare: impariamolo.
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Un flyer del Pacha
Il meglio di Ibiza
club life
Più prevendite (e meno pr)
Uno dei fattori chiave di Ibiza è senz’altro la prevendita, ossia il fatto che già prima di aprire il
proprietario di un locale sa perfettamente che serata sarà. A Ibiza i bar di pre disco lavorano
per le discoteche, vendendo i biglietti per le serate, non fanno loro concorrenza... e proprio
nelle zone più ricche di bar, gli staff dei club fanno le loro ‘sfilate’, creando, gratis, veri show per
tutti gli avventori. I bar funzionano in pratica da pr... ma il sistema è assolutamente trasparente.
Ossia un bar come lo Zoo di Oreste vende i biglietti di tutte le serate perché da tutte guadagna
qualcosa. E il suo lavoro aiuta proprietari e promoter, perché ovviamente in caso di necessità
riesce a ‘spostare’ l’attenzione su questa o quella serata. Quale pr italiano riesce a fare tutto
ciò?
club life
La terrazza del Pacha
Promoter (e non pr)
A Ibiza non è solo il proprietario della disco a rischiare di tasca sua. Le grandi disco ibizenche
sono solo ‘location’ che vengono gestite una volta la settimana da diversi promoter come Circo
Loco (Dc 10 Ibiza), Salvacion (El Divino), Meganite (Privilege), La Troya (Space), Made in Italy
(Amnesia). Proprio come accade per i concerti, c’è un promoter locale (che gestisce la discoteca)
e un promoter che si occupa degli aspetti artistici, ossia della console e dell’animazione. In Italia,
invece, a farla da padrone spesso sono pr che niente capiscono di musica, però impongono
questo o quel dj, ovviamente senza rischiare una lira di tasca loro.
Performer del Privilege
Le performer di Salvacion Emergency party
Una stagione che non finisce mai
L’isla blanca ha una stagione da giugno a ottobre. Ovviamente, gli eventi per clubber duri &
puri, sono ‘fuori stagione: Le aperture di inizio giugno e le chiusure a fine settembre. Non tutte
le settimane sono clou, ma la mole di lavoro fa si che un locale possa assumere, ad esempio,
bravi barman: un barman mediocre, invece, lo si può ingaggiare anche per un mese, ossia la
durata di certe disco estive italiane.
Ibiza comunica, le disco italiane no
Cd con la musica delle serate, riviste di settore (soprattutto britanniche) e siti web come la
mecca del settore Ibiza-Voice. Le disco di Ibiza comunicano sempre e comunque, e lo fanno
con continuità, senza fossilizzarsi sulle solite scelte come si fa in Italia (un esempio su tutti? La
pubblicità su un paio di radio regionali) E se c’è poco spazio sulle riviste, i club non si arrendono
si creano le proprie riviste. Dopo Pacha Magazine, è nata quella dello Space.
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Il meglio di Ibiza
Ci si accorda: non si litiga e non si copia
A Ibiza è normale litigare sino all’inizio della stagione. Poi però, per tutta la lunga estate. disco,
predisco, bagni (etc) si accordano e smettono di farsi la guerra. I clubber sono tanti, diversi tra
loro, e c’è bisogno di accontentare tutti. Il giovedì c’è al Pacha la forte serata organizzata da
David Guetta, dedicata al pubblico adult chic di Salvacion @ El Divino? Quest’ultima serata si
sposta al martedì, e continua ad essere un successo. L’altra differenza con la litigiosissima Italia è
poi la mancanza di scopiazzature. A Brescia, capita spesso che certi guest facciano il giro di tutte
le disco in 2 mesi... A Ibiza, invece tutto ciò non è possibile, anche perchè la programmazione
di tutta la stagione si sa già a metà maggio.
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club life
club life
Il meglio di Ibiza
Niente cachet assurdi ai dj
A Ibiza si fa sistema e i dj la vedono (giustamente) anche come una vetrina. Per questo dj
importanti suonano a cachet bassi. Solo i supertop (quelli che riempiono da soli i locali, come
Tiesto) guagnano davvero, gli altri si fanno promozionane. Un dj di buon livello, a Ibiza,
guadagna 500 - 1.000 euro a sera anche perché se sono veri professionisti suonano 3 o 4
volte la settimana, spesso più volte in una notte. In Italia invece i cachet di dj di medio valore,
persone che portano al locale poche decine di persone, sono ben più alti.
Droga & Alcol: tolleranza e repressione
A Ibiza è normale, di prima mattina, trovarsi incolonnati davanti a questo o quel locale perché
la polizia controlla tutte (tutte) le auto in uscita da una discoteca. Ovviamente la discoteca non
è sempre la stessa e ovviamente dopo un po’ ci si fa l’abitudine. Allo stesso modo, i locali seri
che non danno problemi d’ordine pubblico hanno la possibilità di lavorare con tranquillità...
mentre quelli un po’ troppo ‘allegri’ (ad esempio Dc 10) vengono chiusi per mesi, senza tanti
complimenti. In Italia si leggono tanti articoli sulle patenti ritirate alla domenica mattina, ma la
Polizia in strada è sempre pochissima.
La cover di Club Azuli Ibiza
Dress code, questo sconosciuto
Al Pacha, il più esclusivo dei locali ibizenchi, spesso c’è chi entra in ciabatte e bermuda. La cosa
è poco elegante? Forse, ma senz’altro non contrasta col livello medio delle ragazze, che sono
bellissime e dei ragazzi, splendidi pure loro. Piacerebbe un po’ più di elasticità mentale da parte
dei door selector anche in Italia. L’abito non dà per forza educazione.
La terrazza al posto del giardino
A Ibiza funziona così: nessuno investe milioni di euro in giardini che non danno nessuna
garanzia. Anzi, sull’isola, i locali sono sempre o quasi al chiuso, ma hanno grandi e belle
terrazze panoramiche da usare all’occorrenza. Non è un caso forse se la più esclusiva o almeno
conosciuta delle disco italiane, il Pineta di Milano Marittima, è un locale estivo al chiuso pieno
di verde e cristallo. In questo caso l’esempio vincente ce l’abbiamo già in casa, non c’è che da
imitarlo.
La cover di Space Tranquil
by Jon Sa TrinxaAzuli Ibiza
da sinistra: Il Dome bar a Ibiza, I top dj Pete Tong e Carl Cox, Una dottoressa di Salvacion Ibiza Emergency Party, Sexy performer al Coco Loco@Privilege
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Pacha ibiza performer
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TOP dj
Top DJ
Alex Elle
di Lorenzo Tiezzi
Dehor (Desenzano del Garda, Bs), sabato notte, ore 2 e 30 circa. E’ inverno pieno e il locale non è stracolmo ma
neppure vuoto. La sala piccola della grande discoteca balla al ritmo dei brani proposti da un dj vestito in modo
singolare: canotta, anzi t shirt senza maniche, occhiali vistosi, basettoni e capelli cortissimi. Il dj sorride sempre e
propone un mix tra le hit dance del momento (di solito in remix strani e non nelle versioni originali) e tracce più
elettroniche badando più alla sostanza, ossia alla musica, che alla forma, ossia al mixaggio.
A un certo punto, dopo un breve attimo in cui la musica cala, il dj propone In the shadows dei Rasmus, un pezzo
pop rock che in quel periodo programmavano un po’ tutte le radio. Si tratta di un vero azzardo. I dj di solito non
propongono la musica dance che le radio suonano, cercano di essere ‘più avanti’ o almeno da un’altra parte… In
questo caso, addirittura, il dj rischia tutto e mette un brano pop rock, un pezzo che molti hanno già nel loro iPod.
Lo fa perché ritiene che sia un piccolo capolavoro che merita la ribalta della discoteca e della console. Ovviamente,
come sempre o quasi, il coraggio paga e la sala piccola del Dehor diventa una (piccola) Bolgia. Ai sorrisetti di scherno
dei soliti addetti ai lavori presenti (vocalist, pr, etc) si sostituiscono cenni del capo, cenni di assenso…
Mario Più
Il dj in questione era Alex Elle. Ne scrivo al passato perché è recentemente scomparso, a soli 38 anni, per un ictus
cerebrale, una tragedia che tra l’altro è accaduta proprio mentre stava lavorando in un locale. A molti mancheranno
i suoi set, spesso più fantasiosi ed efficaci del suo abbigliamento colorato. Per molti sarà triste non ascoltare più il
suono Pornocult, quello con cui remixò con grande successo internazionale la hit Shining star dei Get Far, e con cui
spesso faceva ballare Londra, certi club in Romania… Alex Elle nell’ambiente non era conosciuto, come ha scritto
qualche quotidiano, come un dj ‘da spiaggia’, bensì come un produttore di qualità. Non che i dj da spiaggia non
siano professionisti, ma una certa differenza c’è.
Si sta muovendo su tanti fronti: serate, produzioni. È un buon momento per lui. Ha appena vinto un vero oscar
italiano della musica da club, il Trend Award 2009, nella categoria Miglior Dance Producer. Un riconoscimento da
top dj. Un trofeo consegnatogli a Trezzo, a maggio, durante il suo ultimo Matrix. Mario Più è davvero inarrestabile.
E lavora su tante idee. Si scopre inoltre che sta lavorando anche coi Phunk Investigation tra inediti e remix e che è
uscito con tanti cd singoli, tra cui l’ultimo “Mas Experience 2009”. É davvero un boom quello della musica elettronica
minimale e tech house, oggi? “Mi sembra che qui in Italia funzioni solo perchè come al solito è diventata di moda”,
spiega Mario Più. “Sono anni e anni che esiste la minimal, però nessuno qui l’aveva mai presa in considerazione, fino
a che non è diventata una moda. Sinceramente non so se tra tutti quelli che l’ascoltano o la ballano c’è qualcuno a
cui piaccia veramente”.
E poi un segno nel settore clubbing (dj, discoteche, discografia) l’ha senz’altro lasciato, per cui accanto alla malinconia,
restano diversi fatti. Il primo è che Alex Elle arrivò all’elettronica (all’estero la chiamano deep trance) dopo un lungo
percorso partito con la musica latina e che per motivi di poco interesse musicale lasciò una console importante come
quella del Billionaire in Costa Smeralda. Luca Agnelli ebbe lo stesso coraggio, ma quanti altri colleghi, ogni notte ce
l’hanno? Un altro fatto è che Alex non ebbe mai quella ‘puzza sotto il naso’ che tanti, troppi dj hanno. Proprio per
questo, senza voler niente in cambio, si mise in gioco per aiutare diversi talenti secondo lui sottovalutati (solo negli
ultimi tempi la dj girl Catrina Davies e un giovanissimo come Cristian Viviano). La piccola lezione lasciata da Alex
Elle senz’altro non è facile da mettere in pratica, ma c’è da sperare che il clubbing italiano (lo ripeto: dj, discoteche,
discografia e pure i giornalisti) la impari.
www.myspace.com/alexelle
di Davide D’Angelo
Ma cosa pensa dell’elettronica attuale? Sta davvero cambiando? Diventerà meno minimal è più melodica? “So solo
una cosa: il suono in generale diventerà maggiormente house e la cassa più presente. Ci sarà più energia nelle
produzioni”. Come si chiama allora il genere che suona Mario Più? C’è gente che immagina e parla dei dj Metempsicosi
come dei portatori di progressiva house e techno. Niente di più sbagliato, questo i fan lo sanno. “Io cerco sempre di
proporre qualcosa che abbia un minimo di idea o almeno un suono che abbia carattere. Ma sopratutto energia. Che
alla fine sono sempre gli ingredienti giusti perchè un disco funzioni sulla pista e di conseguenza anche sulla vendita
(scarsa) da sempre”.
Alti e bassi nell’editoria che si occupa di discoteche. A parte alcuni pilastri, molti crollano. Insomma, anche in Italia sta
accadendo quello che è successo nel Regno Unito: le testate stanno chiudendo. Mario Più cosa pensa? Scompariranno
i giornali specializzati in discoteche? “Sinceramente non penso che i magazine andranno a scomparire, magari
cambieranno il format aggiungendo argomenti che interessano di più”. Cosa hanno bisogno per essere competitivi
in Italia? “Domanda difficile: bisognerebbe chiederlo ad un esperto del settore, non è il mio campo”. Come possono
essere aggiornati i fan? Solo attraverso Internet, e-mail o forum? “Mah, questi sono i mezzi più accessibili a disposizione
al momento”. Bastano i giornali? Pensi che le radio facciano informazione? “Per fare informazione servono anche
i giornali, però quelli più importanti e non solo settoriali, poi le radio da sempre sono servite a fare informazione e
secondo me dopo la televisione è il più importante mezzo di informazione e comunicazione”. Cambiando discorso,
l’inizio delle sua carriera, la gavetta insomma. Come è stata? “È stato un percorso naturale, fatto di sacrifici, pubbliche
relazioni, porte bussate, porte chiuse all’inizio e aperte poi. Il primo giradischi da bambino, la prima coppia professionale
di piatti, il mixer, i vinili, la passione. Il mio è un mestiere che si basa parecchio sull’immagine, siamo nell’era in cui la
tecnologia domina. Bisogna sapersi aggiornare, saper comunicare. Io ci ho creduto dall’inizio, in questo, e dopo tanti
anni di dischi, di dj set, di viaggi, di esplorazioni, eccomi qui”.
www.mariopiu.com
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top dj
TOP DJ
Gio di Leva
di Davide D’Angelo
Giuseppe Esposito al mixer Gio Di Leva (from Sidekick Production), classe ‘84, nasce a Sorrento, in provincia di
Napoli, e tutt’ora vive nella sua città. Il suo amore per la musica è immediato: inizia come batterista autodidatta in una
piccola band pop. A 14 anni entra nel mondo della notte e si innamora della console. Ben presto inizia ad emergere
in Campania suonando come dj e pian piano inizia anche a produrre le sue prime tracce. A 16 anni, ad esempio,
pubblica su white label un remix If I Ever Feel Better dei Phoenix che riscuote un notevole successo underground e
nel 2002 crea il gruppo di produzione musicale italo dance Jd Brothers. Nel 2005, dopo due anni di corsi, consegue
il diploma di tecnico del suono presso Spazio Musica di Pomigliano D’Arco (Na). Il suo suono, negli anni, ovviamente
cambia e dalla dance passa pian piano a una tech house minimale molto personale. Ascoltando sul suo Myspace
Strana senzazione, una traccia che esce col suo nome, Gio di Leva, si capisce che il potenziale dell’artista è grande.
I suoni sono elettronici e minimali ma sono però anche caldi e potenti e un’altra hit, va detto, sembra proprio dietro
l’angolo.
Tornando al passato, il 2007 è l’anno del successo col progetto Sidekick Production. Insieme a Enzo Martino, Max
Zotti e Cristian Cavaliere prima realizza dei fortunati remix Funkerman – Speed Up (Sidekick Rmx), Noir – SuperSkunk
(Sidekick Rmx), Basto! – Savior (Sidekick Rmx), Sex Weed – Juice String (Sidekick Rmx)... poi un anno dopo, nel marzo
2008 esce il primo singolo Deep Fear (Net’s Work), una vera hit europea suonata da top dj come David Guetta, Fedde
Le Grand e David Morales. Si tratta di un vero capolavoro dance: a un riff ipnotico e minimale si contrappone una
parte di violino solo capace di riempire di malinconia ogni club… e poi far di nuovo scatenare la danza.
Il brano viene incluso nelle più importanti compilation dance (da noi entra nella tracklist di quella selezionata da
Albertino di Radio Deejay), ma nascono alcuni problemi con l’etichetta che, attraverso un’azione legale, vorrebbe
impedirgli di abbinare il suo pseudonimo artistico (Gio di Leva) al nome del progetto cui tanto ha contribuito (Sidekick
Production). Senza entrare nei dettagli, è una storia piuttosto triste a cui però un giudice mette fine in tempi brevi:
Giuseppe Esposito aka Gio di Leva può tranquillamente far scrivere ‘from Sidekick Production’ sui flyer delle serate in cui
suona, proprio come gli altri membri del gruppo.
Dopo il successo del progetto collettivo e di altre tracce, tra cui Wave
Of Joy, brano realizzato insieme a Nello Simioli e Cristian Cheval feat.
Merola, Giò continua ad essere impegnato in studio di registrazione su
nuove tracce e nuovi remix e collabora con nomi illustri del settore dance
europeo. Per quello che riguarda la sua attività di dj, continua a suonare
in tutta Europa (soprattutto in Italia e Portogallo).
Rallo
di Davide D’Angelo
35enne o giù di lì, è tra i più noti dj in ambito fashion, quel genere che fa ballare i club più esclusivi con musica vocal
house ritmata ma non troppo estrema. Suona da anni in club come il Mazoom di Sirmione (di cui è anima musicale
del nuovo venerdì tutto floreale ed estivo Mazoom insieme a Mark Livella), Le Palafitte di Sulzano (Bs), dove ogni
domenica propone un set house story, mentre si è affermato soprattutto al Qi di Rovato Bs. Alto (ben 1 metro e 93) e
di bell’aspetto, in console sorride spesso e per questo senz’altro piace anche più di chi avrebbe dovuto fare il modello
e non il dj: molto preciso nel mix, non ama particolarmente sfoggiare soluzioni tecniche d’effetto, bensì creare un
muro sonoro che in un paio d’ore, senza sforzo apparente, passa dalla soulful house all’elettronica, dalla disco alla
battuta ‘pesante’. A differenza di tanti, tutto questo sa farlo sempre, anche quando la pista non è stracolma, ossia
quando un set ben riuscito riesce a trasformare un fiasco in un successo. “Quando la situazione è un po’ debole, è
ovvio che il dj deve modificare la sua scaletta, deve essere ancora più ‘invitante’ e portare la sua musica verso il ballo.
Oggi le discoteche sono luoghi d’incontro, negli anni ’80 e ’90 erano luoghi in cui si andava soprattutto a ballare…
per cui questo tipo di lavoro forse è diventato ancora più raffinato”.
“Sono originario di Cremona”, racconta. “Ma ho iniziato a lavorare a Monte Campione, in provincia di Brescia, dove
mio padre aveva un locale. E’ una località turistica frequentata soprattutto da milanesi e per me è stata un’ottima
palestra visto che a Milano spesso si balla, nella stessa sera, r’n’b, commerciale ed elettronica”. Su quello che è il ruolo
del dj ha le idee piuttosto chiare. “Un dj è innanzitutto un intrattenitore, una persona che deve far ballare e star bene
le persone che frequentano un locale. Se nel farlo riesce anche ad essere un artista, bene, anzi meglio, ma l’essenziale
del lavoro è l’ospitalità, il diverimento. Dicendolo in parole povere, un dj guida un tram: se ti fai un viaggio musicale
troppo personale le persone scendono alla fermata e ti ritrovi da solo, che non è proprio il massimo”. E come fa il
dj a sorprendere, a fare davvero la differenza? “Ogni disco è un po’ come un colore, facendo il paragone con la
pittura… Lo scopo è quello di emozionare con qualcosa che non sia proprio quello che le persone si aspettano. Nel
fare questo tipo di lavoro c’è sempre da imparare. Spesso ho invidiato questo o quel collega non perché avevano
una lacca o un’anteprima che io non avevo… ma perché in un certo momento della serata sono stati capaci di tirare
fuori dalla borsa dei dischi una vecchia traccia che invece io da tempo lascio in cantina”. Per Rallo i club sono molto
cambiati negli ultimi anni. “La nuova generazione di gestori pensa meno al prodotto musicale, e all’accoglienza e di
più ai numeri e al nome del dj che si esibisce in console. Tutto questo dipende anche dal fatto cui accennavo prima,
ossia che le discoteche da luogo musicale sono diventate soprattutto un luogo d’incontro. Ma la qualità, nelle scelte
musicali come in quelle di gestione, continua a pagare”.
www.myspace.com/rallino
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www.myspace.com/giodileva
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vocalist
vocalist
Federico
Trebbi
I primi passi a livello artistico li fa come cantante di
una rock band bolognese. In effetti la voce potente
e imperiosa ce l’ha, e ogni tanto, durante le serate,
la fa ascoltare, anche se la prima cosa che arriva è
una simpatia tutta emiliana. “Quando ci siamo sciolti
non ho avuto le energie per rimettermi a cercare altri
compagni di viaggio. Quando per caso ho preso
in mano il microfono a una festa, ho visto che gli
organizzatori facevano di tutto per lasciarmelo. Ho
iniziato a fare serate nel weekend e poi quando
ho visto che iniziavano a propormi anche diversi
appuntamenti infrasettimanali… ho capito che quello
del vocalist poteva diventare un lavoro”. Infatti la
carriera di vocalist di Federico Trebbi, è già lunga,
ben 12 anni di serate in alcuni dei migliori locali
italiani. Prima sono venuti i locali di Bologna (Matis,
Chalet delle Rose, Ruvido), poi la riviera romagnola
e quindi locali importanti come Prince, Pascià, Villa
delle Rose, Paradiso, Byblos e Papeete Beach, infine
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quelli lombardi come il Circus di Brescia. Nelle sue
esperienze professionali c’è anche quella di speaker
radiofonico in un’emittente bolognese. Il perché
di tanto successo è piuttosto semplice da capire: lo
stile di Fede (gli amici lo chiamano così) al microfono
mette allegria. Fa tutto quello che un vocalist da
fashion club deve fare, ossia sa salutare chi è al tavolo,
incita il dancefloor con slogan che danno energia...
ma è soprattutto uno che mentre lavora si diverte.
Si sente, si percepisce, che su un palchetto accanto
a una ballerina, con un bicchiere di champagne in
mano è perfettamente a suo agio... E non per voglia
di protagonismo. Trebbi in discoteca è a casa sua
anche quando ordina qualcosa da bere al bar. “Un
vocalist ha sempre di fronte a sé il limite, ossia quando
esagera inizia a dar fastidio invece di ‘caricare’. Io
credo che la differenza in questo lavoro la faccia la
preparazione musicale. Se ce l’hai riesci a capire
qual è la struttura dei brani, sai quando intervenire
e quando invece non farlo”. Sull’attuale momento
delle discoteche Trebbi ha le idee chiare. “La crisi c’è
e molti in discoteca non ci vanno più… ma mi piace
vedere che i locali iniziano a pensare serate originali,
diverse. Qualche anno fa tutti avevano in mente solo
il Pineta. Ma quello che funziona a Milano Marittima
non è detto che funzioni ovunque”. Per l’estate 2009,
oltre a diverse collaborazioni estemporanee, lavora
soprattutto al Fura di Lonato e al Coco Beach del Lido
di Lonato. “Sono due locali molto diversi tra loro, ma
mi piace sottolineare come le scelte coraggiose di
solito paghino. Al Fura il sabato è piuttosto giovane e
in main room non si insegue certo il già citato modello
Pineta, si fa divertire il cliente con una proposta varia
e colorata. Il Coco Beach invece è un locale per sua
natura esclusivo e dedicato al pubblico over 30, ma la
selezione musicale esula dalle solite hit o dal consueto
revival. I dischi di elettronica pura Michele Menini li
lascia nella borsa, ma spazia con coraggio tra label
come Defected, Purple Music, etc… e il risultato sono
un sacco di ragazze che ballano come matte dall’inizio
alla fine della serata!”.
Alle Torelli
Intervistare Alle Torelli è contemporaneamente facile
e difficilissimo. E’ difficile perché contenere tutta la
sua energia personale su una pagina di parole è
impossibile (anche con l’aiuto delle foto la si intuisce
soltanto). E facile perché è una persona educata, che
risponde a ogni domanda e non ha problemi a parlare
anche della sua vita privata: della sua religiosità, del
fatto che non si sente particolarmente fortunato con
le donne solo perché fa il vocalist e ne conosce tante
(“di noi vedono solo il lato più esteriore”, dice), e pure
del fatto che da un po’ fa volontariato in ospedale.
Prima o dopo qualche serata super esclusiva o super
divertente, va in reparto e cerca di far sorridere bambini
malati o sfortunati. In fondo, anche con loro fa un
lavoro d’animatore, lo stesso che ha svolto per anni
prima di prendere il microfono in mano in discoteca.
La sua preparazione e la sua allegria, forse, derivano
proprio da lì, dalla palestra dei villaggi vacanze. A 36
anni, di cui solo gli ultimi 6 passati in discoteca, ha
bruciato le tappe e lavora da tempo in tutta Italia:
Sottovento in Sardegna, Evita in Piemonte, Roy in
Campania, Como fashion Cafè, Bambù e mille altri in
Lombardia… Tutto questo senza un manager e senza
disdegnare le serate ‘facili’, quelle in cui la musica
non è proprio chic. “Sono convinto che chi viene in
discoteca oggi vuole cantare e ballare, divertirsi in
modo semplice. Per questo mi piace molto lavorare
anche con la musica italiana, cosa che non tutti i miei
colleghi fanno”, spiega. “Quando entro in un locale
cerco di coinvolgere tutti, non solo i clienti abituali
che prendono il tavolo, non solo le ragazze più
belle… Credo che tutti abbiano voglia, per un attimo,
di essere al centro dell’attenzione, e, soprattutto, che
tutti se lo meritino”. A differenza di altri professionisti
del microfono, il modenese Alle preferisce lavorare
soprattutto con la voce, non ama farsi vedere sul palco
tra performer e ballerine. “Quando facevo l’animatore
i miei spettacoli li ho fatti e non è certo per timidezza
che preferisco ‘stare dietro’. Credo piuttosto che i
veri protagonisti siano gli ospiti del locale. Noi che
lavoriamo in un club siamo lì solo per loro, non siamo
stelle. E poi non mi piace prendermi troppe pause.
Se la serata dura 4 ore, io cerco di fare il mio lavoro
per 4 ore filate. So che spesso ai vocalist si chiede di
lasciare spazio tra un intervento e l’altro, ma è una
cosa che a me viene piuttosto difficile!”. Torelli crede
molto nel gruppo che crea l’energia di un locale e
nelle cose semplici che spesso dj e direttori artistici
dimenticano. “Mi piace andare a cena con gli addetti
ai lavori, conoscerli e stare in contatto con loro anche,
anzi soprattutto, al di là del lavoro. Non so se la mia
carriera di vocalist sarà sempre a questo livello, tra 15
o 20 anni mi vedo sposato, in una casa in campagna
e con un figli, al lavoro non penso troppo. Ma spero,
anzi sono convinto, che un posto per me, nei locali
in cui ho lavorato ci sarà sempre. Non avrei problemi
a fare il barman o il cameriere, siamo tutti colleghi…
A fine serata io dal microfono saluto sempre tutti
quanti, pure i posteggiatori. Tutti quanti, vocalist e dj
compresi, alla fine siamo lì per far divertire chi viene a
ballare, facciamo lo stesso lavoro”.
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star & MUSIC
star & MUSIC
Grace Jones &
Andrea Klarin
Un giovane grande fotografo
d’avanguardia interpreta uno dei
miti della Night Life
di Antonio Bramclet
Grace Jones è un mito per i cultori della night life. La sua musica disco e
soprattutto i suoi indimenticabili look fecero scalpore negli anni in cui il must
della serata era fare la fila all’ingresso della discoteca glamour più alla moda.
All’inizio degli anni ottanta divenne la regina di un idioletto musicale creato
facendo incontrare la disco music con il reggae. Oltre ad essere una interprete
fantastica della musica da ballo, Grace Jones amava tantissimo sorprendere
il propri fans con look d’avanguardia. In particolare divennero famosissimi i
suoi drammatici mutamenti d’immagine soprattutto se la mostravano nelle
sembianze della cattivissima di turno. Non è un caso se in una delle sue
numerose esperienze da attrice cinematografica prese a pugni uno esterrefatto
007. Forse qualcuno la ricorderà meglio nelle sembianze dell’indomabile
guerriera al fianco di Conan il barbaro. La sua energia e determinazione la
trasformarono in un punto di riferimento per l’immaginario femminile del
periodo. Trasmetteva l’immagine di femmina combattiva, indipendente e
super glamour, perfetta per lo spirito degli anni ottanta.
Grace Jones, nata nel ’48, ebbe subito dopo la metà degli anni novanta una
battuta d’arresto nella sua carriera. Pur continuando a lavorare sparì dalla
scena internazionale. I suoi pezzi divennero dei classici da utilizzare in serate
revival o da ascoltare in momenti particolari. Ma dopo quasi un decennio
passato in sordina fece un clamoroso rientro sulle scene verso la fine del 2008,
per presentare il suo nuovo lavoro musicale “Hurricane” con concerti in tutto
il mondo e presenze nei club più esclusivi.
Per l’occasione non poteva certo mancare il nuovo look che avrebbe
accompagnato sulle riviste di tutto il mondo il tour dell’artista durante i primi
mesi del 2009. La rappresentazione del nuovo aspetto di Grace Jones è stata
curata da uno dei giovani fotografi d’avanguardia più accreditati del momento.
Le foto di Andrea Klarin sono riuscite a tradurre in modo encomiabile l’energia
interiore che ha permesso a Grace di essere ancora una volta all’altezza delle
spietate regole della società dello spettacolo. Oggi il successo e la notorietà
devono arrivare subito, senza troppe attese. Ecco perché un ritorno in scena è
complicato. Il passato conta ma è sempre un ricominciamento.
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star & MUSIC
E nel caso di Grace ricominciare significava reinventarsi un look. E è esattamente ciò che la cantante artista
ha fatto con maestria. Solo Madonna e poche altre stars, pur col passare degli anni, ogniqualvolta hanno
lanciato un nuovo disco sono risultate altrettanto credibili e persuasive. Ricordiamo che essere credibili in
questo contesto significa proporsi in modo significativo come possibile tendenza d’immagine. Da quando
esiste la musica pop i look dei suoi protagonisti si sono rivelati importanti almeno quanto la musica delle loro
performance.
Ovviamente il look scelto per questa occasione da Grace pur giocando con i contenuti storici del personaggio
manifesta alcune novità strutturali. Grace risulta molto più curata, molto più vicina ad una estetica raffinata
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star & MUSIC
tipica della moda d’avanguardia attuale. Nelle foto di Klarin ci appare come un personaggio fetish che ostenta
un tribalismo aristocratico, perfetto in ogni dettaglio. Se dovessi fare il nome di uno stilista direi senz’altro
McQueen. Emerge sempre il carattere selvaggio del personaggio, ma se guardate le immagini di Klarin, si
tratta di una animalità sotto controllo. Al posto dell’inquietudine, dell’eccesso, della trasgressione Grace oggi
lavora ai margini dell’arte. La sua “presenza” complessivamente non perde nulla rispetto il passato.
Forse c’è meno naturalezza e passione, ma ve la sentireste di fare critiche a questa sessantenne che si presenta
sulla scena come una istallazione estetica? Io non me la sento e preferisco ancora una volta inchinarmi di
fronte alla sua capacità di reinventare i modi e figure della vie en rose.
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music made in italy
music made in italy
Il ritmo di Fasano e la
trasgressione di Manuel
di Lorenzo Tiezzi
Non è un momento eccezionale per la dance italiana. Sono lontanti i giorni in cui i Planet Funk facevano ballare
l’Europa, quelli in cui Robert Miles dominava il mondo quasi non se li ricorda più nessuno. Detto questo, qualche
segnale positivo c’è e lo riportiamo volentieri.
Nicola Fasano è italiano non è tra i dj producer più noti al mondo, figuriamoci in Italia. Si sa bene che da noi la
fama funziona in modo strano: anche gli italiani prima la guadagnano all’estero, poi iniziano ad incassare pure nel
bel paese. Fasano è, comunque e nei fatti, il producer del momento. La base su cui Pit Bull rappa I know you want
me l’ha prodotta lui e si tratta senz’altro della hit dance dell’estate 2009 nel mondo. L’ultimo singolo di Bob Sinclar,
La La song, realizzato insieme a qualche membro dei redivivi Sugarhill Gang, infatti è un simpatico revival dei mai
dimenticati anni ’80, ma si può star certi che in USA non funzionerà. Là chi fa revival senza strizzare l’occhio al sound
black deve rassegnarsi a non essere al centro della scena. Fasano invece ha saputo creare una base a cavallo tra
ragamuffin, house e hip hop, una base per niente cool e molto efficace. E per questo sta piacendo dappertutto, in
Italia ma anche negli USA.
Grande successo nel mondo anche per le cover dance del duo tutto veneto Menini & Viani pubblicate da
Sound4group, la label di Stefano Noferini. Una delle prime è stata quella di un cavallo da battaglia house come Dark
Beat, realizzata con Christian Key. Si fa presto a dire che operazioni di questo tipo sono ‘facili da realizzare. Si prende
un pezzo storico gli si mette dentro un po’ di suono attuale e il gioco è fatto’. Innanzitutto bisogna sapere scegliere
il pezzo, poi bisogna saperlo riarrangiare senza tradire l’originale ma dandogli quel tocco in più… Sono operazioni
che solo pochi dj sono in grado di fare e Menini è uno di questi, per cultura musicale e preparazione. Dopo aver
creato il mito musicale del Fura negli anni ’90, continua a portare nei fashion club un suono non troppo spinto e non
troppo ‘commerciale’, una marcia con cui fa ballare club di qualità come il Bnn di Cabras (Or), una disco giardino
davvero ben frequentata. Mentre qualche collega invidioso sui forum scrive che sono operazioni prive di idee, Menini
& Viani hanno licenziato il loro nuovo singolo La La Land, una versione molto più house rispetto all’originale electro,
al colosso Ministry of Sound. E’ meglio fare o commentare? A ognuno la sua idea.
da sinistra: Manuel Shock, la regina del Bolgia, Michele Menini al mixer del Bnn di Cabras Or
Passando a sonorità ancora più easy e divertenti, molto piacevole è senz’altro Just Tomorrow dei giovani Dolcevita. Il
progetto si sviluppa da un’idea di Marco Palladino (dj Palla) e Marcello Gnani (Marcello Dolcevita), l’uno dj e pianista,
l’altro vocalist e art director. Lo scopo è quello di esportare il sound “made in italy” in tutto il mondo, proponendo un
prodotto musicale dalle sonorità pop e offrendo diverse versioni che spaziano dal pop all’elettronica, dall’house alla
lounge. Just tomorrow riassume in un disco tutte le caratteristiche del duo Dolcevita: sonorità calde, vocal incalzante
e ritmo travolgente. Alla versione originale si accostano poi le versioni di importanti dj italiani come Emanuel Paglicci
ed Alex Berti che rendono la traccia adatta ad ogni situazione: che si tratti di radio, club o beach party, c’è la versione
più adatta per ogni contesto musicale.
Tra le label italiane che meglio si muovono su Beatport e sugli altri siti di download segnaliamo Mazoom Lab, che
dopo l’ep Umixed Volume 1 pubblica Deep Dimension di Babert, un ep che contiene le tracce India e The Spritz. Si
tratta di elettronica minimale certo, ma il suono è gradevole anche per tutti, non solo per i maniaci del genere.
Molto attivo anche l’italiano Luca Fabiani che su Motivo propone, dopo il buon successo di Mirror of Time, una marcia
senz’altro efficace, My Yellow train, un brano che senz’altro dà quel che promette, un treno (giallo o multicolore) che
picchia in testa passando dalla techno alla minimale e viceversa… Il bello è che le armonie di Fabiani in certi passaggi
ricordano quelle dei film di Hitchcock o de Lo Squalo, per cui c’è senz’altro da aver paura… e da ballare.
da sinistra: Nicola Fasano, il produttore di Pit Bull, Pitt Bull con P Diddy, altro discotecaro incallito, I Dolcevita
In ambito fashion house c’è invece l’uscita del nuovo singolo di Sergio Mauri, I Gotta feel it, il primo probabilmente
che esce solo a suo nome. L’etichetta è Stop and Go, che fa parte di The Saifam Group. E’ una traccia vocal house in
puro stile energetico... ed ha un video che racconta una parte della vita dei dj: sempre in console oppure in auto, jet
o a bordo piscina… tra bellissime donne, e sempre di corsa, tra dischi, remix, produzioni e chiamate con proprietari
di club, colleghi dj e fan scatenate. Il suono non è lontano dalle produzioni più glamour di Bob Sinclar ed è perfetto
per un’estate spensierata, di cui senz’altro avremmo tutti molto o moltissimo bisogno.
Segnaliamo infine su Melodica una traccia assolutamente elettronica e divertente realizzata dagli Electrosurgeries dj’s
insieme Manuel Shock, il vocalist del Bolgia (Bg). Il pezzo diverte e sta proprio a metà tra elettronica, confusione e
peccato. Chiaramente parliamo di ‘peccato’, quel tipo di peccato tutto estetico e tutto rappresentato (non reale) che
le discoteche dovrebbero rappresentare. Nel ritornello, se può essere considerato tale, una voce androgina continua
a ripetere ‘give me la medicina, give me la medicina’… Può sembrare un inno allo sballo, ma è solo una frase da
ripetere in coro ballando, come fu in passato la divertente Rhum e cocaina campionata dalla Carrà. Basta andare
in discoteca e parlare con chi balla per accorgersene: la percentuale di chi esagera è sempre minima. Tornando al
brano, la cassa picchia un bel po’ ed è molto diversa dalla house ‘chic’ che certi dj italiani suonano quando tornano da
Miami. Certo, non si tratta di un capolavoro destinato a durare per l’eternità, ma fa muovere benissimo e soprattutto
suona un po’ diverso da tanta, troppa musica ‘intellettual chic’ che certi produttori italiani cercano di proporre.
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music from the world
Il suono eclettico
dell’estate 2009
music from the world
dall’alto: Il cd legato al Privilege, Flamingo Night volume One, Robbie Rivera Juicy Ibiza
di Lorenzo Tiezzi
Che suono fa ballare i club internazionali? Quali sono le tendenze a cui gestori ed art director italiani possono ispirarsi
per non sbagliare un colpo nell’estate ‘09, già difficile e nell’ancora più incerto autunno inverno ‘09 - ‘10? E’ una
domanda che vale molto più di un milione di dollari e a cui è davvero difficile rispondere. Anzi, la risposta giusta
forse è che è una domanda profondamente sbagliata. Non c’è mai stato, forse, un momento come questo nella
storia della dance music, un momento in cui gli estremi convivono e in cui si può scegliere al supermercato degli stili
musicali con assoluta libertà. A New York, al mitico Cielo continuano a regnare Louie Vega e Francois Kevorkian, con
la loro house rispettivamente latina e cerebrale... ma anche i duri Deep Dish vanno alla grande, soprattutto Dubfire,
col suono ipnotico, potente & minimale insieme. L’unica certezza è che non c’è certezza. Il suono che funziona al
Pacha di Ibiza non è detto funzioni altrove, anzi si può star quasi certi che ‘copiare’ non funzioni... Così come spingere
sul ritmo o rallentarlo non è detto sia la panacea di tutti i mali, ossia il poco ballo in discoteca. Segnaliamo quindi
qualche cd mixato, una rarità assoluta in Italia (visto che da noi i cd sono ormai una rarità) perfetto per raccontare
questa ricchezza stilistica.
Partiamo con un cd tutto ibizenco, Privilege Ibiza. Il primo cd è mixato da Cosmic Gate, il secondo da Hardwell. Ossia
in un solo cofanetto, il suono è totalmente diverso perchè i CG fanno trance, H house. Il secondo artista ha solo 21
anni, i primi vanno per i 40 anni e hanno ben 20 di carriera alle spalle. Pensiamo solo per un attimo a un cd simile
realizzato in Italia, che so, un doppio cd mixato da Joe T Vannelli e da Nicola Fasano (ne leggete in un’altra sezione
di HH): la cosa sarebbe impossibile. Invece all’estero queste operazioni si fanno, per di più legandole a un marchio
assoluto come il Privilege, la più grande discoteca del mondo.
Cosmic Gate
Dimenticando i sogni e tornando alla realtà, nel primo ci
sono inni come Not Enough Time (Andy Duguid Remix),
un cavallo di battaglia dei dj che mixano il cd oppure
classici tipo Exploration of Space. Nel secondo spicca
Show Me Love vs. Be di Steve Angello and Laidback. Un
prodotto come questo serve al club, agli artisti e si fa
ascoltare / ballare con piacere da tutti.
Sempre in ambito Ibiza e dintorni (ci scusino tutti gli
appassionati di isole più tranquille, qui scriviamo di ballo
e di discoteche, alternative non ce ne sono), ecco altre
due uscite di qualità. Una è Juicy Ibiza, il nuovo doppio
cd mixato da Robbie Rivera che porta il nome della sua
label e pure quello della sua serata sull’isola, anche in
questo caso al Privilege. Tra le tante tracce segnaliamo
quelle di Joachim Garraud , DJ Dero, Deadmau5, The
Rivera Project, Micah e Jaimy & Kenny D. Le sonorità
sono complessivamente elettroniche, ma non troppo.
Flamingo Nights Vol One, invece è sempre un doppio
cd, ma in questo caso mixato da due dj, Funkerman
& Fedde Le Grand. Rappresenta la musica di una one
night che d’estate prende vita al Pacha ma che durante
l’anno gira il mondo: Australia, Usa, Olanda e Germania,
soprattutto. Il primo cd ha un suono più house, il secondo
è più dark ed elettronico. Tra gli artisti più rappresentati
ci sono Hardwell, Sebastian Ingrosso, Martin Solveig, e
ovviamente non manca molta musica prodotta in proprio
da Fedde e Funkerman.
Chiudiamo con un disco che non è proprio dance, bensì
rilassante, ossia perfetto per l’inizio o la fine di una serata.
Intitolato Heritage e composto da 11 brani, è il nuovo
album di Shazz, talento di lungo corso le cui produzioni
vengono spesso scelte per le compilation Hotel Costes.
Il cd si muove tra trame deep house e groove suadenti,
dolci. Il titolo in italiano significa eredità, retaggio… ovvero
il bagaglio di black music che il cantante e compositore
Michael Robinson dà al progetto. Shazz non vuole fare
rivoluzioni e non ha nessuna intenzione di produrre
musica cool. Il suo scopo è proporre vere canzoni, in cui
perdersi e rilassarsi oppure ballare.
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star agency
star agency
rosy dilettuso
di Jacopo Neri
Rosy Dilettuso è un personaggio, di quelli che crediamo
di conoscere almeno un po’ solo perché l’abbiamo
vista in tv oppure mezza nuda su qualche giornale
di gossip. Siccome in tv o altrove spesso la vediamo
impegnata nel non fare niente, o peggio nel fare
cose non troppo intelligenti, può capitare di pensare
che sappia fare poco e che sia solo molto carina. Ma
come spesso accade, i preconcetti si scontrano con la
realtà. Parlando con Rosy, si capisce subito che dietro
un’immagine forte e senz’altro vincente, consacrata
prima che dalla tv dalla seminfinale di Miss Italia, c’è
un’energia straripante unita a una determinazione
non comune. Parte del successo la deve anche
alla notte, ossia ai suoi trascorsi in discoteca, come
ballerina e poi come vocalist. Oggi 29enne, Rosy ha
imparato a muoversi e ad essere protagonista, proprio
nei locali notturni, spazi spesso bistrattati ma che
invece sono un’ottima palestra per chi vuol fare essere
protagonista.
Cosa pensi delle discoteche?
Le discoteche sono bei luoghi di divertimento. Non è vero come qualcuno dice
che portano i giovani sulla cattiva strada. Va sottolinenato infatti che non sono
l’unico posto in cui si beve. Io le ho sempre frequentate e so perfettamente che
sono soprattutto un bell’antidoto allo stress quotidiano che tutti dobbiamo vivere.
La musica è magia e in discoteca la si può vivere appieno.
Cosa ne pensi della crisi delle discoteche?
Innanzitutto bisogna capire quanto questa crisi ci sia e quanto ci si approfitti della
situazione... Detto questo, e parlando di me, credo che nella vita sia importante
saper fare qualcosa. Quando lo sai fare il lavoro non ti manca. I locali sono pieni
di ragazze immagine perché agli ospiti piace un certo ambiente e senz’altro di
solito fa piacere trovare un personaggio televisivo in discoteca.
Cosa deve fare un ospite per ‘funzionare’, in discoteca?
Ogni lavoro, compreso quello dell’ospite, va fatto con passione e professionalità.
Io so come ho iniziato la mia carriera: senza i voti di chi mi ha supportato nei
reality non sarei qui, per cui cerco di farmi conoscere almeno un po’ da chi viene
in un locale proprio per me. E poi nei locali mi sento a casa perché prima ci ho
fatto la ballerina, da ragazzina e dopo ho fatto per diverso tempo la vocalist.
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star agency
star agency
Raccontaci qualcuna delle tue serate in disco
Più che un episodio singolo, mi piace dire che non ho mai avuto un solo problema
con un singolo gestore o con una sola delle persone che ho incontrato di notte.
La mia è una passione retribuita, non un lavoro normale, per cui forse dipende
anche da questo. Alle persone che mi avvicinano spesso timidamente cerco di far
capire che sono una come tante.
Chi è
Rosy Dilettuso
Rosy muove i suoi primi passi nel mondo
del lavoro iniziando come hostess nelle
fiere e come modella per cataloghi di
abbigliamento. Partecipa a vari concorsi
quali “Miss Italia” e “Un volto per il cinema”
arrivando in entrambi in semifinale. Nel
mese di gennaio 2007 inizia a lavorare in
televisione come valletta nel programma
televisivo “Vivere Meglio” su Rete 4 per 5
puntate. Il mese dopo partecipa nel ruolo
di “corteggiatrice” al programma televisivo
Uomini e Donne di Maria de Filippi fino ad
arrivare a Settembre, quando Rosy entra nel
cast del nuovo reality “La Pupa e il Secchione”
vincendo il programma. Rosy è stata ospite
fissa a “Buona Domenica” e sta studiando
recitazione e dizione al CTA di Milano.
Nell’estate del 2007 è stata concorrente e
vincitrice insieme a Luca Dorigo di Reality
Game, programma in onda su Sky Vivo che
si è svolto tra il Messico e Reggio Calabria.
Rosy lo scorso anno è stata una delle
Coloradine del programma Colorado, in
onda tutti i giovedì in prima serata su Italia
Uno è ha fatto un piccolo cameo nel film
“Vado a vivere da solo” di e con Jerry Calà.
Attualmente Rosy è sul set del film “Camorra
Live Show”, nel ruolo di protagonista.
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Come hai iniziato la tua esperienza di lavoro in discoteca?
Per divertimento, come tutti credo. Ma come vocalist ho avuto la fortuna di lavorare
accanto a tanti top dj avendo come maestra una vera professionista come Isa B
di Match Music (di cui avete già letto sulle pagine di HH). L’importante, la cosa
più importante di tutte, quando lavori in un locale è che devi avere addosso
una grande carica. Per parlare al microfono serve anche un po’ di preparazione,
certo, perché la gente si accorge subito se improvvisi… ma è la carica la prima
cosa. E poi bisogna credere nei propri sogni.
Quando però sei già un personaggio, è così difficile durare…
Ecco, in quel caso lo studio e la preparazione diventano essenziali per non
‘bruciarsi’. E poi va detto, a chi non piace il lusso? A chi non piace circondarsi di
cose belle? Tutto questo conta, ma l’essenziale non sono i soldi, ma la ricchezza
d’animo, la famiglia e gli amici.
Come ti vedi tra vent’anni?
Sto già realizzando molti dei miei sogni, per cui volo alta… Vorrei affermarmi
anche come imprenditrice. Faccio profumi a base naturale e curo una linea di
cosmetici. So che è dura ma so anche ce la posso fare. Per quello che riguarda
la vita privata, sono fclicemente single e un po’ delusa dagli uomini. Per cui va
benissimo così.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Sto girando ‘Camorra live show’, un film di Massimo Emilio Gobbi. in cui sono
una killer professionista. E’ un ruolo da protagonista ma anche un’esperienza
che mi sorprende ... Dopo tutto questo, ossia recitare, è il mio sogno, il lavoro
che sognavo di fare e che sto davvero facendo. Questo poi è un ruolo duro e
devo immedesimarmi. Al cinema si recita non solo con le parole ed i gesti, devo
lavorare sullo sguardo. E non è certo facile.
HH • 49
BEVERAGE
BEVERAGE
Peppered, l’energy drink
italiano al peperoncino
rosso si lancia in discoteca
Di L. T.
Peppered è un italiano ed è diverso da tutti gli altri Energy Drink e si vuol lanciare . Il peperoncino
può contare infatti su una lunghissima tradizione e molti estimatori: c’è una vera e propria
“cultura del piccante”; c’è addirittura un’Accademia del peperoncino. Inoltre l’uso di questo
ingrediente naturale, anche a livello grafico, garantisce concretezza, esibisce un “contenuto
reale”, distinguendo ulteriormente PeppeRed dai suoi principali competitor. E’ dedicato ai
cultori del peperoncino e
a chi consuma energy drink ma è alla ricerca di qualcosa di diverso. E’ pensato per chi vuole
provare emozioni piccanti.
Lo slogan Hot Up your Passion, (“Dai fuoco alla tua passione”) senz’altro rende
bene l’idea e da solo dà energia e voglia di ballare.
La vita del prodotto è senz’altro all’inizio, ma il progetto ha buone possibilità di successo.
Esso coincide con la priorità strategica di rendere il più riconoscibile possibile il prodotto, di
permettere al target di prendere confidenza con il prodotto, anche in considerazione della
distribuzione inizialmente limitata del prodotto ad alcuni locali e/o eventi. Gli slogan utilizzati
potrebbero essere “Fatti stuzzicare dalla passione” o come “Scopri il vero piacere di incontrarsi”,
senza connotare visivamente questi concetti con immagini e/o ambientazioni univoche che
potrebbero pregiudicare possibili declinazioni future o cambiamenti di direzione). In questo
momento attraverso Hostess PeppeRed, vengono realizzate iniziative promozionali nei futuri
punti vendita. Viene utilizzata l’immagine della lattina come visual della campagna, invitando
il target a scoprire il biglietto vincente che consente il ritiro della bibita in regalo.
Insieme a tutto ciò, l’azienda ha organizzato un vero e proprio disco tour nazionale con due
testimonial d’eccezione come Renèe la Bulgara e Dj Provenzano di Radio m20.
Cos’è Peppered
PepperRed, contiene 250g di estratto di peperoncino, combinato con un delicato aroma di
amarena. Il peperoncino è da sempre decantato per le sue proprietà terapeutiche e per il suo
potere afrodisiaco. Studiosi statunitensi hanno anche dimostrato che brucia i grassi. Il peperoncino
può contare inoltre su una lunghissima tradizione e molti estimatori. C’è una vera e propria
“cultura del piccante”; c’è addirittura un’Accademia del peperoncino.
PeppeRed:
per i cultori del peperoncino
per chi consuma energy drink ma è alla ricerca di qualcosa di diverso
per chi vuole provare emozioni piccanti
per chi ci tiene alla linea
per chi ci tiene “a fare bella figura”
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DESIGN
DESIGN
Che spettacolo la
toilette delle disco!
Di Antonio Bramclet
Qualche anno fa.il manager di una multinazionale mi fece una domanda molto logica ma che lì per
lì mi lasciò perplesso. “Noi vorremmo investire in eventi di comunicazione in discoteca – mi disse – dal
momento che nei vostri locali ci sono i possibili clienti più predisposti a sperimentare nuovi prodotti;
ma ci riesce difficile capire come fare”. Aveva ragione a preoccuparsi. La discoteca è un luogo molto
speciale. Aggrega i giovani, distribuisce entusiasmo ma se ha successo si presenta come un luogo
caotico, sovraccarico di effetti percettivi, disturbato da una musica avvolgente poco incline a lasciare
libera l’attenzione dei clienti affinché si concentrino su questioni collaterali come potrebbero essere le
proposte commerciali di brand coinvolti.
Chi conosce questi problemi di solito suggerisce agli sponsor la festa dedicata, tematizzata con
prodotti distribuiti gratuitamente. A volte funziona, altre meno. Rimane il fatto che si tratta di una
comunicazione decisamente effimera, evanescente, costosa di difficile valutazione.
Nel corso degli anni ho visto apparire qui e là cartelli, insegne luminose, spazi sponsorizzati ma dopo
poco tempo venivano ridimensionati o soppressi. Solo i prodotti del settore del beverage riescono a
sfruttare con profitto le discoteche per finalità di natura promozionale. Per i prodotti degli altri comparti
economici il calcolo di rendimento (d’immagine) risulta molto più complicato per i motivi che ho
ricordato sopra.
In realtà l’unico spazio nei club caratterizzato da una sostanziale pulizia percettiva è la toilette. Ma
quale azienda normale può permettersi di comunicare nel cesso di un locale? Ovviamente gli strateghi
dell’immagine del brand in questione storcerebbero subito il naso. Con giusta ragione probabilmente.
Ma ad una analisi più approfondita potrebbero evidenziarsi novità sorprendenti, tali da ribaltare il
giudizio.
Innanzitutto una discoteca di successo raccoglie migliaia di giovani. E’ evidente dunque che lo spazio
della toilette è molto più grande di quello di un pubblico esercizio, di un ristorante o di un cinema. I
moventi che portano i giovani in discoteca sono fondamentalmente la musica e il ballo, il divertimento,
bere qualcosa insieme a propri coetanei e i giochi di seduzione. Sono motivazioni che per necessità
implicano l’esistenza di significazioni che trascendono il normale uso della toilette.
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DESIGN
Il ballo mi porta a sudare e quindi a cercare un luogo nel quale rinfrescarmi; di solito mi diverto di più
se bevo qualcosa che mi rilassa e rende più facile l’approccio con i possibili amici, ma dopo un po’ le
bevande aumentano il bisogno di fare qualche passaggio nella toilette. Ma in discoteca ci vado anche
perché voglio piacere a qualcuno. E’ nella logica della situazione che apprezzi moltissimo un locale
che mi permette di starmene qualche minuto in toilette, davanti ad uno specchio per restaurare un
volto devastato dal sudore. Soprattutto per le ragazze la possibilità di rifarsi il trucco o sistemarsi la mise
della serata sono convinto sia un’attività minima ma anche praticatissima.
Non è un caso se gli imprenditori più attenti hanno messo nelle toilette femminili del proprio locale
addirittura dei divani: quanti gossip, quante chiacchiere si consumano in questi luoghi così poco
considerati! Nessuno può calcolarne la dimensione con certezza ma chi conosce la nightlife sa
benissimo che ci sono cose che le donne si dicono o raccontano preferibilmente in toilette.
In un modo o nell’altro i responsabili dei club più importanti si sono fatti un concetto della dimensione
pubblica del gabinetto e hanno cominciato a ridisegnarne gli spazi con una ammirevole attenzione
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DESIGN
al design. Guardate le immagini che accompagnano il mio articolo e chiedetevi se non vorreste nella
vostra casa almeno una delle toilette che ho documentato.
Possiamo dunque stabilire che in una discoteca il bagno è divenuto uno spazio di raffinata socializzazione,
nel quale riprendo possesso della mia identità più intima senza però rinunciare all’impegno pubblico
che ho tacitamente sottoscritto quando ho scelto di passare il mio tempo in un locale. Questo significa
che non vivo più la toilette come un luogo segregato, separato, intimo ma bensì come una estensione
delle altre parti del locale.
Cosa discende da tutto ciò? In primo luogo mi viene da pensare che l’interesse estetico nell’abbellimento
della toilette diverrà uno standard sempre più conclamato. Strettamente collegato all’innalzamento del
livello di design dei bagni corrisponderà la sempre maggiore consapevolezza da parte del cliente sulla
gradevolezza e piacere che un club mi offre se vivo come un’esperienza positiva il tempo che trascorro
nelle sue toilette. Arriveremo a giudicare un locale dai suoi cessi? Non voglio certo affermarlo. Ma di
sicuro tollereremo sempre meno gli imprenditori che sottovaluteranno questo servizio.
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DESIGN
DESIGN
Drop
La prima valigia rigida di
Mandarina Duck è l’ideale
per i professionisti della
notte
Se per abitudine arrivate un po’ presto nei club, sicuramente
avrete incrociato un sacco volte persone che raggiungono il
locale di fretta trascinandosi dietro il loro trolley: sono i dj, le
ragazze immagine, membri dello staff in procinto di cambiarsi
per entrare in scena.
Dentro alla loro piccola valigia devono avere il necessario
per poter interpretare il proprio ruolo nel migliore dei modi
possibili.
Mandarina Duck sembra aver pensato a loro con il suo ultimo
progetto battezzato Drop. Si tratta di un trolley rigido, molto
innovativo nei materiali, nelle linee e per funzionalità. La
forma a goccia, dalle linee arrotondate e sinuose è in realtà
ergonomica e funzionalissima per qualisiasi viaggio breve. I
materiali innovativi danno leggerezza e portabilità assoluta
ad uno strumento di lavoro che al trascinamento risulta
fluido e silenzioso. Sottoposto ai test più rigorosi dà ampie
garanzie di solidità. Il dinamismo plastico della forma soddisfa
ampiamente le esigenze estetiche di chi viene chiamato a
lavorare nei locali, ovvero di soggetti che prendono sul serio
il problema di essere sempre all’altezza del proprio ruolo.
Una consolle d’autore
Qual è il personaggio più guardato in una discoteca? Sicuramente il dj. Molto più delle ragazze immagine
è l’art director delle musiche di un club ad attirare su di sé il massimo dell’attenzione.
Non sorprende dunque se alla consolle, il suo regno, vengono dedicate attenzioni estetiche particolari.
La consolle infatti è a tutti gli effetti il totem simbolico intorno al quale crescono le emozioni di una serata.
Ovviamente, proseguendo con la metafora tribale, il dj è lo sciamano che scandisce il ritmo del ballo,
responsabile del coinvolgimento dei soggetti che mirano al leggero stato di alterazione della coscienza
prodotto dalla musica e dal ballo.
Tra i progetti innovativi di consolle da proporre ad imprenditori del divertimento si segnala per l’attenzione
per il design la consolle prodotta dalla azienda berlinese Metrofarm.
Dotata di una ergonomia perfetta è facilmente istallabile in ogni club, soprattutto nei privè.
Concepita per esaltare la dinamicità e la visibilità del dj si presenta come una struttura leggera, assolutamente
funzionale, poco ingombrante, bella come forma e design.
In definitiva sembra concepita come se fosse un vero e proprio strumento musicale composito per
performance appassionanti alle quali aggiungono un tocco artistico.
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FASHION LIFESTYLE
FASHION LIFESTYLE
Syria diventa Airys, grazie
alle disco (e a Diesel)
di Jacopo Neri
Sarà vero, come ha scritto qualche numero fa Lamberto Cantoni, che secondo i trend
setter le tendenze non passano più per la notte e per le discoteche? Oppure è vero che
i trend setter e i trend watcher non hanno più molta voglia di scoprire che cosa succede
davvero di notte, non in tutti, ma in certi locali? Senz’altro, mentre qualcuno racconta la
sua verità, le grandi popstar (e con loro grandi marchi)continuano ad attingere all’universo
disco quando hanno bisogno di un ‘restyling creativo’: lo fecero i Rolling Stones nel ‘78,
ai tempi di Miss You, lo fecero gli U2 nel 1987 con Pop e pure quest’anno col remix dei
Crookers... E lo fa sempre, ogni notte un marchio come Red Bull, a cui abbiamo dedicato
spazio nel numero scorso.
In questa visione notturna, colorata, e creativa, va vista la collaborazione tra Diesel e Syria
per il lancio del nuovo disco di quest’ultima, avvenuto, in puro stile disco (con tanto di flyer
sexy) nel nuovo negozio Diesel Planet di Milano, all’inizio di giugno. Lo shop, per una sera,
è diventato una via di mezzo tra un club che si riempie di metallari per concerto rock e una
discoteca piena di luci, fumo e clubber. E’ con questo tipo di sinergie e suggestioni che un
marchio come Diesel resta sempre nelle scelte d’acquisto di giovani e giovanissimi. In questi
contesti, è molto difficile cosa sia musca e cosa sia moda, ma tutto appartiene senza dubbio
all’unverso dello stile disco.
Come se non bastasse, il video di Esco, girato da Cosimo Alemà e Romana Meggiolara
è stato girato in collaborazione con DiedLastNight, un disco blog dedicato alle foto in
discoteca, in un club vero e proprio come i Magazzini Generali di Milano.
Il nuovo album di Syria, che oggi si fa chiamare Ayris, è in realtà un ep di sole 6 tracce e si
chiama Vivo, amo, esco. Nel cd trovano spazio brani di impronta elettro-pop, perfetti per
ballare in discoteca nell’estate 2009. Airys è Syria, ma vista attraverso le lenti di due giovani
produttori che si fanno chiamare, Video Memoria (Sergio Maggioni e Giulio Calvino).
Suono, musica e testi del disco richiamano il paesaggio siderale dell’electropop italiano, il
tocco francese “à la Crydamoure” e colgono a piene mani dal Lucio Battisti degli anni 80.
C’è pure una cover senz’altro aggressiva: Io Ho Te di Donatella Rettore. Del brano è stata
lasciata intatta la linea vocale, mentre la parte musicale è stata completamente rielaborata
in chiave più aggressiva, ovviamente ballabile. L’EP nasce con l’idea di documentare la
confusione di emozioni, spesso contrastanti, che le ragazze di oggi si trovano ad affrontare
diventando donne. Mentre un tempo questo passaggio era definito dallo sposarsi ed avere
famiglia, oggi il confine, diventa molto più labile. Come se non bastasse, a completamento del “suono” del disco di Syria, infatti alcune band
della scena electro emergente italiana (Nt89, Venice, Calcutta Bubbles, Titan) ed gruppi
di producers e dj già consolidati e conosciuti nel mondo indie (Pink is Punk, Peluche, Fare
Soldi, 3isacrowd) hanno realizzato diversi remix dei brani originali, remix già diffusi e scaricati
in rete da centinaia di utenti dei principali blog electro europei.
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FASHION LIFESTYLE
FASHION LIFESTYLE
Le tendenze in basso
volano più forte
L’eleganza e il cambiamento oggi cominciano dai piedi
di Lamberto Cantoni
Ci sarà pure una buona ragione se il brand sulla bocca di tutti oggi a Londra è Jimmy Choo? Qualche
anno fa si poteva dire la stessa cosa di Manolo Blanik, altro celebre stilista di scarpe, sull’altra sponda
dell’Atlantico. Per non parlare dell’impetuosa rinascita del marchio Vevrier, mitico creatore di scarpe
d’eccellenza per Dior all’epoca del New Look, oggi controllato da Tod’s.
Esauritosi il traino di borse e accessori ecco entrare in ballo le scarpe d’autore. Le cifre degli analisti ci
dicono che i marchi che producono scarpe di qualità stanno reagendo meglio dell’abbigliamento alla
crisi. E dal momento che l’unica ragione plausibile sembra essere la libera scelta del consumatore viene
naturale immaginare di trovarsi di fronte ad una tendenza significativa del mercato.
A quali contenuti fa pensare l’ossessione per le scarpe? La vera eleganza comincia dalle scarpe, racconta
un detto popolare che conosce molte varianti. Per esempio: vestiti come vuoi ma fai attenzione alle
scarpe che porti etc. Sulla scorta di questa credenza si capisce bene il ruolo della scarpa d’autore in
tempo di crisi. Dal momento che non posso rinnovare con la frequenza di prima tutto il guardaroba mi
concentro preferibilmente sull’unico elemento libero da pastoie che mi può garantire un effetto olistico
(scarpe giuste uguale a eleganza assicurata). Perché ho parlato di elemento del gusto libero… libero da
che cosa? Semplice; le borse sono state da traino dei consumi per troppi anni e i gioielli in tempo di crisi
rischiano di risultare politicamente scorretti. Sulle scarpe di qualità dunque si possono concentrare con
meno ostacoli le attese di piacere delle consumatrici, altrimenti bloccate per ottundimento da eccesso di
acquisti nel passato (è il caso delle borse) o per timore di riprovazione sociale (i gioielli).
Ma è plausibile dare un altro significato collaterale all’evidenza del mercato che sottolinea le preferenze
sopra segnalate. L’attenzione maniacale sul tipo di scarpa da indossare può essere un indizio per capire
l’uso particolare del tempo del divertimento da parte di un pubblico importante per l’entertainment. Il
ritorno ad una eleganza più classica o se volete più curata potrebbe preludere ad una nuova fase dello
stile di vita favorevole alla riscoperta di una night life meno fracassona e molto attenta all’estetica dei
club. Vi sono sintomi convergenti che confermano la fecondità di questo punto di vista. I rave sono
out; la moda dei non luoghi sembra esaurita; nelle città di tendenza è tutto un rifiorire di club eleganti e
tecnologicamente avanzati.
Si fa presto a dire scarpe…ma qual è il design veramente di tendenza? Direi che il discorso di stile di
tendenza oggi lavora su bordi dell’eccesso: tacchi alti e ballerine.
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FASHION LIFESTYLE
FASHION LIFESTYLE
Ma c’è un nuovo marchio che per me ha anticipato l’attuale centralità delle scarpe. United Nude creato
da Galahad Clark e da Rem Koolhaas sembra racchiudere il fascio di qualità che proiettate su di un
livello del gusto più generale ci fa pensare ai significati trasversali che danno un’impronta al futuro. Si
tratta di scarpe eleganti ma con contenuti di design fuori dal comune. Piccole architetture da indossare
per il piacere di gustare un oggetto diverso da tutti gli altri. In realtà i prodotti della coppia di creativi
dovrebbero essere definiti contro tendenza; ma io penso che semplicemente United Nude miri a trovare
forme in equilibrio che fanno pensare all’atemporalità di un certo tipo di design collocabile idealmente
aldilà della moda. Un design che lavora per differenze; un design che osa dialogare con meta contenuti
che trascendono le significazioni tradizionali della forma scarpa. Mi spiego. Un tacco alto significa di solito
un in-più di seduzione. Per Koolhaas e Clark la maggiore altezza dal suolo non sembra dominata dagli
affetti bensì dalla logica costruttiva che il concetto di scarpa impone. Ovviamente quando si indossano il
risultato può essere di quel tipo. Ma è un significato che nasce dall’interpretazione del soggetto che calza
un oggetto in sé perfettamente autoregolato. Quando guardo le United Nude mi sembra di capire cosa
significa ricerca, mi sembra di vedere l’ombra della tecnologia proiettata su una scarpa, mi sembra di udire
i rumori di una metropoli. Differenza, innovazione, contemporaneità, individualità, gusto atemporale
(poche citazioni di ciò che tutti considerano di tendenza). Che sia questa la vera alchimia per tutti prodotti
che ambiscono a dare una risposta ai desideri che la gente non sa ancora di avere?
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disco businessman
disco businessman
Qual è il budget medio che un locale vorrebbe spendere per un personaggio? E qual è
invece il prezzo di mercato?
Luca Casadei
di Jacopo Neri
LUCA
UCA C
CASADEI
ASADEI MANAGEMENT
MANAGEMENT
L
Considerando il periodo estremamente fragile che l’economia sta attraversando, non si tratta di quanto i gestori
vogliano spendere, ma di quanto possano spendere: 2500, 3000 euro al massimo. Infatti a questa spesa vanno
aggiunti i costi di pubblicità, le pubbliche relazioni che promuovono l’evento, etc. L’investimento infatti lievita
notevolmente. Di conseguenza il prezzo di mercato si adegua ai budget che hanno a disposizione i gestori. Per
questo il cachet degli artisti è diminuito del 50% negli ultimi due anni.
Quella che segue è una vera rarità. Luca Casadei, di solito, di interviste non ne rilascia e
ha fatto un’eccezione per Happy Hours e soprattutto per il lungo rapporto di stima che
lo lega a Luciano Zanchi. Come leggerete, Casadei non ama il palcoscenico e la ribalta,
ma sa misurare le parole e tra le righe di quest’articolo troverete diverse informazioni
preziose. Poco più che trentenne, è già un imprenditore di razza e la sua agenzia ha una
reputazione solida del fornire ai locali i migliori personaggi del momento. Certo, Casadei
non può fare miracoli, ossia trasformare in una star ogni partecipante di reality… ma il suo
lavoro di manager lo fa benissimo.
Come vede le discoteche oggi? Si stanno evolvendo oppure no?
Come ha iniziato a lavorare con i personaggi, la moda ed i locali?
Crede che la crisi delle discoteche (se c’è davvero) sia irreversibile?
Con i locali ho iniziato a lavorare 14 anni fa, quando ho aperto una piccola agenzia di
spettacolo che vendeva format per le discoteche, modelli/e, etc. Alcuni di questi ragazzi
che lavoravano con noi hanno iniziato autonomamente a fare le prime comparsate
in televisione: i primi della lista furono Giuseppe Lago e Matteo Teani che diventarono
corteggiatori nel programma Uomini e Donne. Lo stesso Matteo Teani mi presentò
Diego Conte, anche lui corteggiatore, che dopo qualche mese diventò tronista. Diego
mi ha dato fiducia decidendo di affidarmi la sua gestione in esclusiva: da quel momento
compresi che quello era il mio percorso.
In che modo approfondisce la
conoscenza del suo lavoro? Voglio
dire, va all’estero, legge certe riviste o
certi testi, si confronta con esperti...
Cosa cerca un locale nell’ospitata di un personaggio?
I gestori cercano in un’ospitata il valore aggiunto: il primo step è l’incremento di clienti
che porta il personaggio grazie alla sua notorietà (per avere un’ottima resa il personaggio
deve essere in video), il secondo step è la disponibilità del medesimo ad interagire con il
pubblico.
Tra i tanti personaggi con cui ha lavorato e lavora, ne vuol citare
qualcuno che l’ha stupita per professionalità o valore?
Un artista che io oggi ritengo completo e che si ‘dà’ molto ai suoi fans nelle ospitate
pubbliche è Francesco Facchinetti.
Quando un personaggio esce da un reality di solito è preparato ad
essere tale (un personaggio) oppure no?
Se parliamo della categoria non famosi / comuni mortali, sono persone che arrivano
da esperienze professionali assolutamente normali (commessi, impiegati, etc, si tratta di
persone che non hanno nessun tipo di conoscenza del mondo dello spettacolo e tutto
quello che li aspetta dopo (post reality) è semplicemente l’inizio di una nuova avventura.
Cosa vorrebbero fare i personaggi e cosa invece fanno realmente?
E’ ovvio che tutti i personaggi vorrebbero condurre Sanremo! Però si cerca di fargli fare i
conti con la loro realtà; ad alcuni addirittura consigliamo di ritornare alla loro vita di prima.
Per altri invece cerchiamo di costruire un percorso facendoli studiare e/o migliorare in
quello per cui sono portati.
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Le discoteche oggi cercano di diversificarsi, di non fare tutte le stesse cose. Vent’anni fa per riempire un locale si
comprava un deejay, oggi invece il gestore cerca di essere sempre più ricercato nelle sue scelte e di creare sempre
“l’evento intorno all’evento”.
I gestori che rapporto hanno con la sua agenzia?
Rappresentando una fetta di mercato “nazionalpopolare” il 90% delle discoteche che comprano ospiti televisivi ci
conoscono.
La crisi sarà sicuramente profonda e durerà un paio d’anni. Visto che le discoteche hanno subito un calo del 30 %,
basta ri adeguare la proposta artistica decrementandola di pari percentuale.
Non esiste un vero e proprio “manuale
dell’agente”. Si impara lavorando in maniera
determinata sul campo.
Ritiene che il suo sia un lavoro
stressante?
Non esiste un orario di fine…. Assistendo molti
personaggi assorbo problematiche di diverso
tipo ogni giorno che non sempre si riescono
ad esternare. Amando il mio lavoro non mi
sento un uomo stressato ma semplicemente
molto impegnato.
Ha qualche hobby passione che non
c’entra niente col suo lavoro? Magari
sbaglio, ma mi sembra che cerchi
meno visibilità personale rispetto ad
altri suoi colleghi...
Il mio hobby principale è la mia famiglia, rilascio
quest’intervista con piacere, perché il vostro
presidente è una delle prime persone che ha
creduto in me.
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L’INCHIESTA
L’INCHIESTA
Scf, chi paga?
Le discoteche,
ovviamente.
Un’opinione.
di Lorenzo Tiezzi
Gira e rigira, sono sempre le discoteche a dover pagare
di più. La proposta che Scf fa ad Asso Intrattenimento è
diversa dal trattamento riservato agli altri utilizzatori di
musica registrata. Le disco dovrebbero pagare il 5%
dell’incasso lordo (lordo, certo). Le radio, le tv ed i music
provider invece pagano un giusto e sacrosanto forfait,
come accade all’estero anche per le discoteche. Sembra
che le discoteche siano un business facile, che basti metter
su un locale per riempirlo di gente e guadagnare fior di
soldi con cui pagare tasse, diritti e tributi. Chi lavora di
notte, nella mentalità prevalente, qualche peccatuccio sulla
coscienza ce l’ha, per cui deve pagare più degli altri senza
protestare.
Ma la mentalità prevalente non sempre è quella giusta,
per cui forse è il caso di mettere un po’ d’ordine, anche
perché gran parte della cultura popolare (paroloni, certo,
ma vanno utilizzati) oggi passa più per le console delle
discoteche che per la programmazione musicale di radio e
tv musicali oppure per i palchi dei grandi concerti.
Se infatti Vasco Rossi suona la sua Albachiara da trent’anni
e se le hit radio propongono i soliti successi, i dj delle disco,
spesso, innovano. Danno una chance di successo anche
ad artisti sconosciuti. Tra qualche pagina leggerete di Gio di
Leva, dj ancora oggi sconosciuto ai più: Deep Fear dei suoi
Sidekick Production, però la conoscono tutti i ‘discotecari’
italiani ed europei.
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La console d’una disco
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L’INCHIESTA
L’INCHIESTA
La situazione all’estero. In Gran Bretagna si paga a seconda dell’affluenza, in Olanda
c’è un abbonamento
L’associazione dei discografici e performer britannici si chiama PPL ed è senz’altro molto efficiente.
Ecco come ci ha descritto la situazione Richard Stewart, Head of Dubbing and Tariff Development,
ossia responsabile dei prezzi che l’associazione fa pagare a chi utilizza musica registrata. “Il sistema
di pagamento non prevede una percentuale dell’incasso, bensì una formula che tiene conto delle
ore in cui si utilizza musica e della quantità di pubblico. Questo sia per la PPL, sia per la PRS (la Siae
britannica). Un club di medie dimensioni aperto 3 giorni la settimana in un anno paga alla PPL
circa 3.500 sterline”. Visto che la PPL ci ha fornito anche una chiarissima ed univoca tabella (come
piacerebbe averne anche per Siae ed Scf ) facciamo qualche altro esempio. Un club che in una
sera proponga un set di 3 ore e mezzo (la normalità, in Italia, visto che le disco iniziano a far musica
all’1 e alle 4 la serata finisce) per un pubblico di 1.500 persone paga circa 74 sterline. Se le ore
scendono a tre, le sterline diventano 63, mentre se c’è più affluenza (2.000 persone) si pagano 80
sterline circa. In Olanda invece i bar e le discoteche che utilizzano musica registrata pagano un
abbonamento, solo chi organizza un festival o una serata in un luogo diverso (ad esempio uno
stadio) paga ai discografici una percentuale del prezzo del biglietto. Martin Solveig al mixer dell’Atlantique di Milano
Un percusssionista in discoteca
Le discoteche, anche se Scf sembra dimenticarlo, promuovono la nuova musica molto più
di tante hit radio (Radio 101, Rtl 102.5, Radio Italia, etc). Come mai questo loro ruolo viene
dimenticato? Viene da pensare che la guerra vera, quella contro chi scarica illegalmente
musica dal web, i detentori dei diritti sappiano di averla già persa… per cui attaccano i
discotecari, colpevoli di pagare ‘troppo poco’.
Sia chiaro, le disco per costruire il loro spettacolo partono dalla musica registrata, nessuno
lo nega ed è ovvio che ogni gestore degno di questo nome sa che deve pagare per
utilizzare questa musica. Ma, proprio come una radio o una tv musicale, una discoteca
non è un juke box che mette semplicemente un disco dietro l’altro. Una discoteca è un
luogo in cui luci e suoni fanno ballare. E non è tale senza un dj, ossia senza una persona
che lavora con i dischi, li mixa, li rielabora e realizza con essi un tappeto sonoro su cui
il pubblico balla. I dischi, da soli, questo lavoro non lo sanno fare. Spesso, in discoteca,
lavorano anche musicisti che suonano ‘sui dischi’ e in certi momenti da soli: percussionisti,
sassofonisti… E sempre più spesso il supporto discografico scompare per diventare parte di
una performance artistica in cui la traccia musicale è solo una parte (accade ad esempio nei
set dei Deelay, Paolino Rossato e Alex Farolfi di Radio Deejay).
Chi lavora in console fa quello che Linus e Nicola fanno ogni mattina su Radio Deejay:
utilizza la musica, ma fa, anche o soprattutto altro. Nel 95% delle discoteche italiane infatti
lavorano i vocalist: ‘caricano’ la pista urlando o cantando sopra i dischi... Il lavoro di un
vocalist, probabilmente, non è poi diverso da quello di uno speaker di Rtl... Chi ascolta la
radio lo fa per la musica e per chi parla, senz’altro per quel mix inscindibile che distingue
un’emittente da un’altra. Allo stesso modo, chi frequenta una certa discoteca per la musica,
per il vocalist e per i dj, non si trova bene allo stesso modo in un’altra, anche se l’80% del
programma musicale è lo stesso.
Ma allora perché solo le radio possono pagare un forfait e le discoteche no? Anche le radio
senza musica non potrebbero esistere.
Su Radio Deejay e su altri network radiofonici nazionali, infine, imperversano da mesi gli spot
di Scf. Il contenuto è più o meno questo: “per il tuo negozio, non fare le cose a metà”, ossia
non pagare solo la Siae. Ovviamente visti i non buoni rapporti in corso tra i due organismi,
Scf non cita Siae, bensì fa dire al solito annunciatore: “Paga anche Scf, visto che la musica al
tuo business serve”. Nello spot non si cita il recente accordo tra Fipe ed Scf, un accordo che
senz’altro dovrebbe invogliare a pagare molto più di un innocente spot. Ma tant’è.
Come mai Scf utilizza costosissimi spot radiofonici per contattare i proprietari dei negozi,
persone che tramite Fipe si contattano a costo zero? Come mai per mandare il suo
messaggio Scf utilizza proprio le radio nazionali, radio che sono sue clienti, ossia società che
pagano o dovrebbero pagare tanti soldi ad Scf? A pensar male come fa ancora un certo
Andreotti, viene in mente che Scf abbia scelto le grandi radio proprio per ricompensarle per
averle versato ‘il giusto compenso’, ossia i diritti fonografici. Ma è solo un pensiero cattivo,
come quello che una parte dei diritti dovuti ad Scf siano, nei fatti, pagati sotto forma di spot
radiofonici... è solo una supposizione maligna, di cui non c’è la minima prova.
Ma visto che stiamo immaginando, proviamo a immaginare una situazione simile per le
discoteche. Ossia le discoteche italiane pagano un forfait (e non il 5% dell’incasso lordo
come vorrebbe Scf) e poi vengono pagate a loro volta da Scf per utilizzare nelle serate
mezzi pubblicitari (video, manifesti, messaggi dei vocalist) che inneggino alla legalità e
al pagamento dei diritti fonografici... Sembra fantascienza, anche perché la campagna
pubblicitaria sembra proprio fuori target… Ma con le grandi radio tutto ciò accade.
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assointrattenimento
Una associazione di imprenditori
Asso intrattenimento fa parte della grande famiglia di Confindustria.
Siamo le aziende più piccole e forse con più problemi di immagine dell’intera associazione.
Ma nessuno ci ha mai fatto sentire figli di un dio minore.
Personalmente mi sento arricchito dalle esperienze culturali che regolarmente mi vengono proposte e vorrei che
fossero estese a tutti i miei colleghi.
Il confronto con dirigenti-imprenditori di altri settori mi ha aperto gli occhi su numerose questioni che prima
affrontavo forse in modo troppo settario. Federturismo ci è sempre vicina ed è una fonte preziosa di informazioni.
Oggi Asso intrattenimento ha una visone politica e economica all’altezza delle nostre ambizioni.
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Noi siamo entrati in Confindustria perché ci sentiamo imprenditori dello spettacolo e non dei proprietari di
capannoni con tanti bar che incidentalmente fanno musica.
La musica è spettacolo. Le musiche delle discoteche sono conosciute in tutto il mondo.
Con noi hanno lavorato gli autori musicali che vanno per la maggiore, dj famosissimi, architetti affermati. C’era un
tempo in cui la griffe di un Club valeva come un brand di gran moda.
Possiamo ritornare ad essere dei numeri uno. Ecco perché abbiamo scelto di stare con imprenditori capaci di
gestire economie complesse per far crescere aziende ambiziose.
Luciano Zanchi
A S S O I N T R AT T E N I M E N T O
assointrattenimento
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assointrattenimento
Cosa ci insegna il caso delle licenze
facili a Milano?
Il presidente del Silb di Milano Rodolfo Citterio è stato
raggiunto da un avviso di garanzia per concussione
e corruzionE Grave danno di immagine per tutti gli
imprenditori.
Di Antonio Degortes
Gli imprenditori del mondo della notte stanno attraversando un momento
molto difficile. La crisi economica non ci lascia respirare; il legislatore di certo
non ci ha mai favorito; la nostra immagine presso il pubblico non è certo in
buona salute.
In un contesto simile sarebbe auspicabile che i rappresentati del sindacato di
categoria dessero il buon esempio, o almeno evitassero di esporsi ad accuse
di illegalità da codice penale.
Questa preoccupazione di etica minima per dirigenti consapevoli del proprio
ruolo sembra non avere nemmeno sfiorato Rodolfo Citterio, presidente del
Silb di Milano e membro del Ccv.
Infatti la Procura della Repubblica di Milano dopo due anni di indagini lo
ha recentemente fatto oggetto di un avviso di garanzia con l’accusa di aver
concusso e corrotto per intascare tangenti, approfittando del ruolo giocato da
Citterio all’interno della Commissione comunale di vigilanza.
Come interpretava le proprie funzioni dirigenziali il rappresentante del Silb,
secondo i magistrati?
Prima di tutto dobbiamo capire cosa è la Ccv: è una commissione che esercita
la funzione di controllo e di verifica degli standard di sicurezza e di agibilità dei
locali pubblici; in poche parole il suo compito è di negare o consentire ai gestori
la concessione delle licenze che permettono di aprire e rendere operativo un
locale. Il Citterio come presidente del Silb era entrato in commissione e da
questa posizione di potere, secondo gli inquirenti, manipolava gli altri membri
garantendo a tutti gli iscritti al suo sindacato controlli morbidi; in caso contrario
il malcapitato imprenditore finiva stritolato da soffocanti controlli da parte dei
vigili urbani. Da alcune intercettazioni telefoniche sembrerebbe che lo stesso
Citterio chiedesse somme intorno ai 40 000 euro per togliere dai pasticci
locali finiti nel mirino della Commissione. Inoltre il presidente Silb, secondo le
intercettazioni, amava ammorbidire i dipendenti pubblici a cui chiedeva favori
invitandoli a festini nei night. In questo modo poteva avere le informazioni
strategiche utili all’imprenditore con il quale aveva concordato la mazzetta.
Dobbiamo aggiungere che dopo l’avviso di garanzia Citterio sui giornali ha
dichiarato che non si trattava di mazzette bensì di consulenze.
Io voglio sperare che il presidente del Silb possa difendersi e rovesciare queste
accuse. Ma vi anticipo che non sono ottimista. Se un magistrato dopo due
anni di intercettazioni ha deciso di intervenire mi sembra impossibile che
manchino gli elementi per un atto di accusa difficile da smontare. Di fronte
a un caso come quello di Milano come posso dimenticare le ragioni della
HH • 74
Antonio Degortes
mia diaspora con il Silb? Insieme a tanti colleghi non siamo forse usciti da
quella associazione soprattutto perché vedevamo pregiudicata la possibilità
di lavorare in modo leale e onesto a favore degli iscritti? In quei giorni il
dissidio verteva sulla concorrenza sleale portata dai locali iscritti alla Fipe da cui
dipendeva il Silb. Ad alcuni di noi sembrava immorale che il sindacato delle
discoteche fosse controllato da chi stava distruggendo la sua base sociale.
Devo dire dunque che oggi, qualora le indagini sfociassero in condanne,
non mi sorprenderebbe affatto il degrado dell’etica sindacale adombrato
dal caso milanese. Quali le conseguenze politiche? Mi chiedo con che faccia
ci presenteremo di fronte agli amministratori quando dovremo confrontarci
su problemi di tutti; mi chiedo perché dovrebbero prenderci sul serio. Un
sindacato è fatto di interessi, di idee e di uomini. Di soliti uomini sbagliati che
portano idee poco conformi all’interesse collettivo. Ma a questo punto la colpa
di chi è? Dei disonesti che approfittano di posizioni di potere o chi non fa nulla
per impedire che agiscano indisturbati? La cosa che mi preoccupa di più non
è il sig. Citterio che se la vedrà da solo con la giustizia ( e spero vivamente che
abbia ragione lui); mi preoccupa molto di più la noncuranza e il sonnambulismo
dei miei colleghi che da anni tollerano di essere rappresentati da un sindacato
inesistente, incapace di stabilire un’etica conforme alle problematiche attuali
e quindi facile preda di personaggi che non hanno nulla da spartire con noi
imprenditori.
A S S O I N T R AT T E N I M E N T O
assointrattenimento
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assointrattenimento
Ma perché la brutta politica vince sempre?
Il Senato praticamente annulla il provvedimento correttivo della Camera dei Deputati sul
limite alle ore 2 sull’erogazione delle consumazioni alcoliche
Avevamo gioito con riserva alla notizia che la camera dei deputati, una mese fa, aveva
praticamente annullato il decreto legge che limitava alle ore 2 la somministrazione degli
alcolici. La correzione di rotta era un provvedimento giusto dal momento che metteva
la parola fine ad un errore macroscopico del legislatore. Intendiamoci le motivazioni del
decreto iniziale erano serie: limitare gli abusi del consumo di alcol tra i giovani, ritenuti
concausa di incidenti stradali notturni.
Ma le motivazioni non bastano. La realtà tiene conto di come si fanno le cose. Infatti che
cosa aveva dimenticato il legislatore? Aveva dimenticato una verità sostanziale ovvero
che i locali più coinvolti con l’abuso di alcol non erano le discoteche bensì i bar e gli
happy hours. Ebbene il primo provvedimento poi corretto dalla camera premiava proprio
i pubblici esercizi che creavano il problema che si intendeva risolvere.
Finalmente, vi dicevo, la Camera dei Deputati, dopo un anno di sofferenza, era arrivata
a correggere ciò che noi definivamo un esempio macroscopico di cecità legislativa e un
favoreggiamento indiretto all’abusivismo e alla concorrenza sleale (chi avrebbe investito
ancora in discoteche quando con feste o locali creativi si poteva dribblare il decreto?).
Purtroppo esiste nel nostro paese uno sparuto gruppo di parlamentari che stanno vivendo
di rendita politica sfruttando la drammatizzazione di questioni che nessun paese civile ha
mai risolto al 100%, utilizzando una forma di fondamentalismo che ha la sua traduzione
legislativa nel sistema di regole ben conosciuto col nome di proibizionismo. Il fatto che
il proibizionismo abbia finito in ogni parte del mondo col peggiorare la situazione che
si intendeva curare non li sfiora minimamente. Come tutti i politici professionisti sono in
realtà interessati a dare al loro pubblico ciò che vuole: un capro espiatorio che si chiama
discoteca.
Ora qual’è stata la mossa di questa lobby trasversale che lavora contro le discoteche dopo
il provvedimento della Camera dei Deputati? Sfruttare l’assimetria informativa a loro favore
per spingere il Senato a respingere il decreto correttivo e ricominciare tutto da capo.
Come fanno delle persone che si presuppone siano razionali a non capire l’iniquità di un
decreto ingiusto e fallimentare?
Sì certo, non potendo andare contro agli interessi di decine di migliaia di pubblici esercizi,
per non alienarsi i propri elettori dopo che per anni si è battuta la grancassa dell’emergenza
sociale è meglio far fallire qualche centinaio di discoteche. Il fatto poi che i giovani si trovino
gettati nelle mani di imprenditori improvvisati e in situazioni dove il prezzo basso delle
consumazioni aumenta le probabilità di abusi, non interessa praticamente a nessuno.
Devo dire che questo cinismo politico è disgustoso e inaccettabile.
Dobbiamo forse sorprenderci se la tendenza all’astensionismo elettorale sta superando la
soglia del 30%? Il non voto non è pigrizia dei cittadini ma è disgusto per la brutta politica.
Il Senato della Repubblica ce ne ha fornito un esempio da manuale.
Luciano Zanchi
Luciano Zanchi il Presidente di ASSO INTRATTENIMENTO
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assointrattenimento
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assointrattenimento
Comunicato Stampa
(diffuso il 18 - 06 – 09)
Oggetto: Gli spiriti animali dei nemici delle discoteche
Considerazioni del presidente di Asso intrattenimento sull’abuso di alcol
manifestato dagli ultimi drammatici incidenti sulle strade italiane
Gli ultimi incidenti stradali causati dall’abuso di alcol la dicono lunga sull’incapacità
dei nostri politici di intervenire nella realtà in modo razionale su temi oscurati da
pregiudizi misti ad illusioni cognitive (nel titolo li ho definiti spiriti animali).
Veniamo ai fatti: automobilisti ubriachi devastano le vite di innocenti; i casi della
scorsa settimana sono risultati particolarmente drammatici; ma sono molti di più
quelli che passano inosservati. La domanda è: da dove venivano? A che ora? Sono
pochi a notare che la stragrande maggioranza delle persone sanzionate per l’alto
tasso alcolico arrivano da pubblici esercizi e non dalle discoteche. Sono ancora di
meno quelli che prestano attenzione all’ora esatta degli incidenti. Di fatto esiste la
pressione di un pregiudizio fatto nascere dallo spirito animale del senso comune (la
propensione a trovare cause lineari e semplici), manipolato da un giornalismo cinico,
che ha posto la discoteca nella posizione di capro espiatorio. Alcuni politici hanno
subito approfittato del radicarsi di questa credenza tra il senso comune per ricercare
un facile consenso e nel corso degli anni coinvolgendo colleghi poco informati sono
riusciti ad imporre norme proibizioniste hanno affossato il modo delle discoteche.
Ovviamente i provvedimenti presi, come sempre succede, stanno peggiorando il
problema che intendevano risolvere. Infatti si abusa nel bere nei pubblici esercizi
non toccati dal provvedimento di chiusura delle due, riservato ai “mostri” delle
discoteche.
Ultimamente è stato il Senato a dare prova di cecità assoluta nei confronti di un
problema che non può essere risolto al 100% da una legge. La camera dei Deputati
infatti aveva con un nuovo decreto corretto le stortura di quello vecchio, accorgendosi
della incongruenza iscrittavi dal dilettantismo di alcuni politici alla ricerca di una
scontata notorietà. In sostanza i pubblici esercizi venivano uniformati alle discoteche.
Regole uguali per tutti, insomma. Invece ancora una volta la gerontocrazia in eccesso
del nostro sistema bicamerale ha generato assurdità. Ora il nuovo decreto dovrà
ricominciare l’iter da capo.
Nel frattempo cosa succederà? La gente continuerà a bere nei pubblici esercizi
quando le pare. Le discoteche estranee al problema dell’alcol per via del costo
alto delle consumazioni continueranno ad essere considerate la chiave di volta del
problema ( per via del vecchio decreto che inibisce l’operatività dei bar dei club dopo
le due).
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Ma allora i pubblici esercizi avranno sempre più successo commerciale e gli abusi di
alcol in aumento produrranno sempre più incidenti a tutte le ore e quindi saremo
daccapo, con gli ottusi a richiedere regole ancora più restrittive per le disco.
In realtà c’è un aspetto nuovo che interromperà i feedback negativi tra discoteca/
capro espiatorio e l’atto politico motivato dall’indignazione popolare contro il
“mostro” discoteca. L’aspetto nuovo è determinato dal fatto che le discoteche stanno
sparendo. Forse a questo punto anche la cattiva politica ritornerà sui suoi passi e
proverà a capire come si agisce di fronte ad un problema composito.
Forse, giunti a questo punto, si capirà che la prevenzione vera dipende dai controlli
sulle strade; si capirà che i primi ad avere chiesto la tolleranza zero sulle strade sono
stati i vituperati discotecari; si capirà quanto la tolleranza istituzionale nei confronti
dell’abusivismo sia stata dannosa.
Siamo in tempo di crisi economica e non è inutile ricordare che dieci anni fa avevamo
i club più competitivi al mondo. Le aziende che li mantenevano tali esportavano i
loro prodotti dappertutto.
Il contributo che le discoteche davano al turismo non è mai stato quantificato ma
soprattutto per la fascia giovanile era ragguardevole. Tutto questo sta scomparendo
per favorire bar sgangherati, imprenditori improvvisati, feste provvisorie da terzo
mondo che spingono i giovani a comportamenti tribali, ineleganti, auto distruttivi. E’
giunto il momento che qualcuno ci chieda scusa per tutte le assurdità che abbiamo
subito e proponga una svolta.
Io ci credo ancora.
Il Presidente
Luciano Zanchi
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assointrattenimento
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Le recenti novita’ in
materia di controlli
ispettivi
di Maurizio Soliani
Seguendo i sempre utili consigli del Presidente Zanchi ho deciso di illustrare ai lettori di “Happy Hours” le ultime novità in
ambito di controlli ispettivi.
L’argomento affrontato non è sicuramente dei più piacevoli ma ritengo giusto approfondire accuratamente questo
fondamentale aspetto del nostro settore per permettere a tutti gli associati di Assointrattenimento di avere idea chiara e
precisa sulle normative e disposizioni di legge da rispettare per far in modo che i locali da loro gestiti siano perfettamente
in regola.
Prima di descrivere nello specifico cosa verrà controllato durante i controlli ispettivi voglio precisare da chi verrà svolto il
controllo: a partire dall’inizio del 2009 in gran parte delle province del nord Italia sono nati dei gruppi inter-forze composti
da ispettori di svariati Enti, quali Ispettorato del Lavoro, Inps, Enpals, Inail, Asl, Vigili del Fuoco e Carabinieri , che svolgono
congiuntamente e contemporaneamente i controlli ispettivi in locali notturni quali discoteche, night club e locali di lap
dance.
Questi gruppi inter-forze, data l’eterogeneità dei loro componenti, possono operare i loro controlli a 360° all’interno delle
aziende ispezionate, partendo dalla documentazione relativa al personale dipendente per finire al controllo del regolare
adempimento delle disposizioni di legge previste dalla normativa sulla sicurezza del lavoro
Ritengo doveroso analizzare approfonditamente tutta la documentazione aziendale che potrà essere oggetto di un controllo
ispettivo;.
In primo luogo l’ispezione si concentrerà sulla corretta tenuta del Libro Unico del Lavoro, che deve essere regolarmente
aggiornato e immediatamente producibile al momento del controllo.
Successivamente verranno controllati l’effettiva e regolare assunzione del personale dipendente, presente sul luogo di lavoro
al momento dell’accesso ispettivo, e la loro regolare iscrizione nel Libro Unico del Lavoro.
Voglio nuovamente ricordare che per rispettare le disposizioni di legge in materia di instaurazione di rapporto di lavoro,
ogni nuovo lavoratore assunto deve essere comunicato al competente Centro per l’Impiego il giorno antecedente l’inizio
del rapporto lavorativo.
Oltre alla regolarità della comunicazione di assunzione, particolare attenzione viene riposta sull’effettiva sottoscrizione del
contratto di lavoro da parte del lavoratore; il contratto di lavoro sottoscritto dal lavoratore deve contenere tutti i termini, le
condizioni e le clausole che andranno a regolare il rapporto lavorativo.
La mancata sottoscrizione del contratto e la mancata consegna di una copia al lavoratore dà luogo ad una sanzione
amministrativa compresa tra 250 e 750 Euro.
Analizzata la situazione aziendale sotto l’aspetto dei lavoratori dipendenti l’attenzione degli ispettori si concentrerà sulla
regolarità aziendale in materia di versamenti contributivi e di denunce Inail; verrà pertanto richiesta l’esibizione di copia
dei modelli F24 attestanti l’avvenuto pagamento degli oneri contributivi aziendali e l’esibizione delle regolari Denunce di
Autoliquidazione Inail.
Affrontati questi aspetti il controllo si sposterà sugli adempimenti aziendali richiesti dall’Enpals. Verrà pertanto richiesta
l’esibizione del Certificato di Agibilità Enpals e verrà controllata la sua regolare tenuta ovvero la giornaliera e corretta
registrazione dei lavoratori dello spettacolo aziendali. Al fine di verificare la regolare registrazione di tali lavoratori verrà
effettuato un controllo incrociato tra le presenze dichiarate nel certificato di agibilità e quelle dichiarate nel Libro Unico del
Lavoro. Conseguentemente verrà monitorata la regolarità delle denunce mensili per il versamento dei contributi Enpals.
In ultimo le attenzioni degli organi ispettori si concentrerà sull’esatto adempimento da parte dei datori di lavoro delle
disposizioni di legge in materia di sicurezza del lavoro. , recentemente modificate dall’entrata in vigore della Legge n°81/2008
meglio nota come Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro.
I principali punti del controllo in materia di sicurezza saranno l’effettiva e regolare redazione del documento di valutazione
di rischi aziendali, la presenza delle apposite informative sulla sicurezza per i lavoratori e la nomina del Responsabile per la
sicurezza dei lavoratori.
Verrà inoltre visionata la regolare effettuazione delle visite mediche per l’idoneità al lavoro da parte di quei lavoratori per cui
è richiesto dalla legge tale specifico adempimento ( lavoratori minori, notturni e soggetti a sorveglianza medica).
Voglio precisare che i summenzionati gruppi inter-forze si avvalgono, nei loro accessi ispettivi, di verbali standard dove viene
analiticamente riportata tutta la documentazione che fin qui vi ho descritto; pertanto tale documentazione verrà richiesta a
tutte le aziende soggette a controlli ispettivi.
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Una guerra senza nemico
di Giordano Filicori
Qualche giorno fa Luciano Zanchi il Presidente di ASSO INTRATTENIMENTO mi ha chiesto quale fosse il
mio pensiero sulla mancata approvazione, al Senato, dell’emendamento che avrebbe eliminato il divieto di
somministrare alcolici nei locali di intrattenimento dopo le ore due. Non solo, ha chiesto cosa risponderei
a una probabile domanda sullo stato di salute dei locali o di cosa parlerei per raccontare in quali acque
perigliose navighiamo tutti da qualche anno.
Gli ho ricordato che lo scoglio non ferma l’onda, la può solo arginare ma non fermare! E così il divieto non
può risolvere un comportamento sociale votato alla trasgressione e che fa dell’uso e abuso delle sostanze
psicotrope il propellente essenziale per fare esplodere il divertimento!
All’onorevole Giovanardi, noto nel nostro settore per la sua posizione sul divieto di vendita di alcool dopo le
due, chiederei semplicemente se veramente ha a cuore il problema perché, anche in presenza del divieto,
nulla è cambiato, anzi…Gli direi che per tentare di risolverlo occorre conoscere il panorama delle attività
che offrono divertimento e gli stili di vita del pubblico, una volta compresa la complessità della situazione gli
proporrei di valutare gli interventi da mettere in campo attraverso azioni diverse con l’obiettivo di riportare le
cose in ordine.
Parliamoci chiaramente, a distanza di più di venti anni dal suo esordio il fenomeno delle stragi del sabato
sera continua a mietere vittime. In linea con il fenomeno l’aumento del consumo degli alcolici tra i giovani e
l’abbassamento dell’età nell’approccio al consumo delle sostanze stupefacenti.
Siamo di fronte ad un palese fallimento di tutte le azioni tentate finora per cercare la soluzione al problema.
Le campagne di prevenzione realizzate non hanno dato esito positivo; prevenzione è come spostare un
granello di sabbia ogni giorno per sempre, solo così alla lunga può essere educata una società. Le campagne
pubblicità&progresso sono stati ottimi spot, ma non avendo lavorato sinergicamente con gli attori del
problema hanno avuto un effetto inutile.
Come si può pensare di combattere un fenomeno così diffuso, descritto dai luoghi comuni e percepito in
modo differente a seconda dell’età e della condizione sociale con un divieto difficile da far rispettare agli
utenti abituati a consumare illimitatamente?
Cercherei di far capire che prendersela ancora con i gestori delle discoteche sarebbe uno sbaglio enorme
perché in questo modo si continuerebbe a combattere un “nemico” in esaurimento, l’anello debole della
catena.
Nel mercato del divertimento di oggi si assiste a un continuo abbassamento dei costi delle consumazioni:
negli street bar, nei circoli, nei chioschi dei parchi, posti locali dove il prendi e vai aumenta il rischio della
circolazione delle persone. Gli parlerei delle feste “free drink” organizzate dagli stessi pi-erre utilizzati dai locali,
nelle quali i giovani affluiscono pagando € 10-15 l’ingresso con possibilità di consumazioni illimitate.
Se è vero che oggi le aziende del settore sono impantanate in una crisi nata negli anni novanta è altrettanto
vero che chi difendeva il settore non l’ha fatto sinceramente; ciò che chiediamo oggi altro non è ciò che era
da chiedere ieri: aiutateci a ri-normare il settore.
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Divieto di
somministrazione alcool
dopo le ore 2.00.
Effettivo aumento
della sicurezza
stradale o scelta
demagogica?
A cura di: Avv. Massimo Nicoli
Ci occupiamo in questo articolo della normativa che, a far tempo dall’ottobre 2007, impone il divieto di
somministrare bevande alcoliche dopo le ore 2 ai pubblici esercizi che svolgono spettacoli o altre forme di
intrattenimento.
La scelta di questo argomento, oggi di grande attualità, nasce dall’esigenza di far chiarezza su alcune imprecisioni
che spesso hanno caratterizzato il fiume di polemiche sorte, all’interno della società civile, tra sostenitori e
detrattori di tale opzione legislativa.
Come è noto, l’art. 6 della Legge n. 160 del 2 ottobre 2007 (legge di conversione e modificazione del Decreto
Legge n. 117 del 3 agosto 2007) ha così statuito:
“Tutti i titolari e i gestori di locali ove si svolgono, con qualsiasi modalità e in qualsiasi orario,
spettacoli o altre forme di intrattenimento, congiuntamente all’attività di vendita e di somministrazione
di bevande alcoliche, devono interrompere la somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2
... . L’inosservanza delle disposizioni di cui al comma 2 comporta la sanzione di chiusura del locale
da sette fino a trenta giorni, secondo la valutazione dell’autorità competente.”
Dalla semplice lettura del testo normativo, da subito, si avverte una evidente anomalia: pur trattandosi di un
intervento legislativo finalizzato ad aumentare il livello di sicurezza della circolazione stradale, la norma in realtà
produce effetti nei confronti di tutti i consociati, indistintamente, a prescindere dalle loro singole scelte. Non
si comprende, ad esempio, che pericolo produrrebbero alla sicurezza stradale coloro che intendano recarsi in
discoteca con mezzi pubblici, o in taxi o meglio a piedi come avviene sovente nei posti di villeggiatura!
Altresì priva di giustificazione appare la scelta del legislatore di estendere il divieto solo ad un determinata
tipologia di esercizi pubblici, quelli appunto specializzati in trattenimenti e spettacoli, lasciando piena libertà a
tutte le altre svariate categorie di esercenti di somministrare bevande alcoliche anche dopo le ore 2.00.
Possiamo pertanto affermare che la normativa in oggetto si dimostra profondamente iniqua in quanto produttiva
di una duplice disparità di trattamento:
a) nei confronti di coloro che, pur ponendo in essere comportamenti e scelte responsabili, sono comunque
obbligati ad uniformarsi al dettato legislativo;
b) nei confronti dei gestori dei locali al cui interno si svolgono spettacoli o altre forme di trattenimento rispetto
agli esercizi pubblici ove tali attività non vengono esercitate.
Tutto ciò si pone inevitabilmente in contrasto con l’art. 3 della nostra Carta Costituzionale e le disposizioni legislative
di cui in oggetto presteranno sicuramente il fianco a numerose e fondate eccezioni di incostituzionalità.
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assointrattenimento
Al di là delle descritte carenze e lacune, peraltro già confermate da alcune ordinanze emesse dai Tribunali
Amministrativi, è doveroso sottolineare come la citata normativa si dimostri, in relazione ai lodevoli obiettivi
perseguiti, una misura di portata assolutamente marginale che, in concreto, impone solamente un paternalistico
ed immotivato divieto, oltretutto in danno solo di alcune categorie.
Il nostro Legislatore, purtroppo, non ha fatto tesoro di ciò che ci insegna la storia, poiché avrebbe dovuto essere
consapevole che, nel tempo, tutti i tentativi volti a creare inutili ed ingiustificati proibizionismi hanno sempre
fallito, spesso producendo l’esatto effetto contrario e creando, in alcuni casi, ulteriori e più gravi problematiche
sociali.
Non vi è alcun dubbio che il fenomeno delle “vittime della strada” sia una questione di importanza preminente
e fondamentale per la nostra società, ma proprio per questo sono necessari interventi concreti in grado di
risolvere realmente il problema all’origine, impedendo radicalmente a chiunque di porsi alla guida in stato di
ebbrezza.
Diversamente, la creazione di normative che impongono ingiustificati e generici divieti non possono che essere
considerate come una visione miope della sottesa problematica dal sapore intensamente demagogico.
La scelta operata dal legislatore ha sicuramente ottenuto facili e sicuri consensi ma, pur non contribuendo a
risolvere il problema della sicurezza stradale, crea e creerà, di fatto, gravi danni ad un particolare settore di
esercenti che, nel rispetto delle regole, intende semplicemente continuare a svolgere il proprio lavoro.
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Convenzione
Assicurativa
locali da ballo, night club
e lap dance
di Dott. Scotton
assointrattenimento
LE domandE del mese
Fino a qualche tempo fa il mio locale era un ristorante ed in determinate occasioni, come attività
secondaria e complementare, organizzavo degli eventi con musica dal vivo o karaoke. Ho stipulato
le mie assicurazioni sulla base di quella attività. Successivamente ho ottenuto le licenze per l’attività
di pubblico spettacolo ed ho dedicato una parte dell’esercizio a locale da ballo. Devo comunicare
all’assicurazione la modifica della mia attività?
Questo è il caso di “Aggravamento del rischio” e si ha quando le circostanze inerenti al rischio variano in modo tale
da causare un aumento della probabilità che si verifichi un evento o l’aumento del grado di danno conseguente.
L’assicurato ha l’obbligo di darne immediata comunicazione all’assicuratore e di corrispondere il maggior premio
che gli viene richiesto dal momento in cui l’aggravamento si è verificato. L’assicuratore, tuttavia, ha la facoltà di
recedere immediatamente dall’assicurazione se l’aggravamento è tale che non avrebbe consentito l’assicurazione,
mentre ne ha la facoltà dopo 15 giorni se la nuova situazione avrebbe comportato un maggior premio.
Se il sinistro si verifica prima che siano trascorsi i termini per la comunicazione e per l’efficacia del recesso, l’assicuratore
non risponde qualora l’aggravamento del rischio sia tale che, se egli ne fosse stato a conoscenza al momento della
stipula del contratto, non avrebbe consentito l’assicurazione; altrimenti la liquidazione del danno è ridotta, tenuto
conto del rapporto tra il premio stabilito nel contratto e quello che sarebbe stato fissato se il maggiore rischio fosse
esistito al tempo della stipula del contratto stesso.
Al termine di un lungo iter valutativo, Asso intrattenimento ha raggiunto un accordo, tramite ARGO Broker di Assicurazioni
S.r.l. , per una convenzione assicurativa a favore dei propri associati, a condizioni economiche di sicuro interesse.
Si tratta di una formula Assicurativa studiata ad hoc per i locali da ballo, night club e lap dance, che garantisce un’ampia
copertura e un forte risparmio annuo. La convenzione prevede una copertura assicurativa ad ombrello contro i danni
al patrimonio (incendio, furto, responsabilità civile, elettronica) ed è stipulata con un’importante compagnia estera, la
Huebener Versicherungs-AG, leader in Germania, Francia e Austria nelle assicurazioni dei locali da ballo ed ora presente
anche in Italia.
L’accordo con ARGO Broker di Assicurazioni S.r.l., società che opera nel settore Assicurativo da oltre un decennio con
un’approfondita esperienza nel campo, prevede inoltre un “servizio di consulenza assicurativa per gli associati “. Tale
servizio è gratuito ed indipendente dall’adesione alla polizza convenzione. Tutti gli associati possono trovare una risposta
ad ogni dubbio e ad ogni problema di carattere assicurativo e possono eventualmente avere una valutazione sulla qualità
e l’efficacia delle polizze che hanno in corso.
Nello stesso fabbricato, in locali diversi ma tra loro comunicanti, esistono le seguenti due attività:
l’attività di ballo e l’attività di ristorante e pizzeria. Posso assicurare con polizza separata le due attività
senza tener conto l’una dell’altra?
La tecnica assicurativa, in base alla “Norma generale di coesistenza“, prevede che se nel medesimo fabbricato o
in fabbricati non separati tra loro da “muro pieno” esistono due o più rischi soggetti a voci diversi dalla tariffa, si
procede come segue:
- all’intero fabbricato si applica il tasso che ad esso spetterebbe se fosse esclusivamente occupato dal rischio di tasso
più elevato;
- al contenuto si applica il tasso relativo al singolo rischio, con il minimo del tasso applicato al fabbricato.
Chi è il Broker di assicurazioni?
L’esercizio dell’attività di mediazione assicurativa in Italia è sottoposta al Codice Civile e al Codice delle Assicurazioni
Private che ne regolamenta l’attività. L’esercizio dell’attività di mediazione assicurativa è inoltre soggetta alla vigilanza
dell’ISVAP - Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo.
Il ruolo del Broker di
assicurazione è definito come il soggetto che esercita professionalmente attività rivolta a mettere in diretta relazione
con imprese di assicurazione o riassicurazione, soggetti che intendano provvedere alla copertura dei rischi. Il broker
non è vincolato da impegni di sorta con le imprese di assicurazione, viceversa, in virtù di un incarico ricevuto,
assiste il cliente nella determinazione del contenuto dei contratti e collabora alla loro gestione ed esecuzione. Le
principali condizioni d’accesso alla professione del broker di assicurazione sono le seguenti:
Onorabilità - il Broker non deve aver riportato condanne penali né essere stato coinvolto in procedure di
fallimento;
Professionalità - devono essere forniti requisiti di ampia esperienza specifica oppure deve essere superato un esame
di idoneità;
Autonomia - il Broker non deve avere vincoli di sorta con Compagnie di assicurazione e deve dimostrare la
diversificazione della sua clientela;
Garanzie - il Broker deve essere assicurato per errori o omissioni professionali, nonché contribuire al fondo di
garanzia.
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LEGGI E NORMATIVE
del Dott. Emilio Tancredi
CONTRIBUENTI MINORI-CERTIFICAZIONE FISCALE
Con la risoluzione n. 7/E dell’8 gennaio 2009, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che i contribuenti minori, che
abitualmente certificano i corrispettivi con ricevute e scontrini fiscali ai sensi del DPR n. 544/1999, art.8 possono affidare
l’attività di prevendita a titolari di sistemi che usano misuratori fiscali.
Quindi per la stessa manifestazione è possibile la coesistenza di titoli rilasciati con più modalità (manuali ed informatiche):
i primi saranno consegnati dall’organizzatore presso il botteghino del locale; i secondi saranno distribuiti in prevendita
dal titolare del sistema, che successivamente effettuerà l’invio dei riepiloghi.
I dati della prevendita debbono essere comuniucati dal titolare del sistema mediante l’invio del riepilogo mensile e
possono essere riportati anche sul documento cartaceo che l’organizzatore potrebbe presentare per dichiarare l’incasso
conseguito nel giorno dell’evento mediante il rilascio degli scontrini/ ricevute fiscali
NUOVE NORME ANTIRICICLAGGIO
Per quanto superfluo si ricorda a tutti gli associati che per effetto del Decreto Legge n.112 del 25 giugno 2008,
convertito nella Legge n.133 del 6 agosto 2008, sono state tolte alcune limitazioni ai mezzi di pagamento introdotte
precedentemente con il Decreto Legislativo n.231 del 21 novembre 2007, riguardante le norme di contrasto del
fenomeno del riciclaggio.
Tale Decreto Legislativo 231/2007 prevedeva il divieto di effettuare pagamenti in contanti ed emettere assegni IN
FORMA LIBERA per somme pari o superiori ad € 5.000,00; mentre dal 25 giugno 2008 il predetto importo è stato
elevato ad € 12.500,00.
Con lo stesso Decreto cade l’obbligo dell’apposizione del codice fiscale per la girata degli assegni TRASFERIBILI.
IVA-VERSAMENTI MINIMI
L’articolo 3 del DPR 16 aprile 2003, n. 126 stabilisce che l’IVA risultante dalla dichiarazione annuale non è dovuta o, se
il saldo è negativo, non è rimborsabile se i relativi importi non superano € 10,33. Qualora sia superata tale somma, gli
importi sono divuti o rimborsabili per l’intero ammontare.
L’art.1, c.4 del DPR 23 marzo 1998, n.100 (versamenti mensili) e l’art.7, c.1 lett.a) del DPR 14 ottobre 1999, n.542
(versamenti trimestrali) stabiliscono che qualora il tributo da versare non superi € 25,82 il relativo versamento deve
essere effettuato insieme a quello del periodo successivo.
NORMATIVA ERARIALE
SETTORE CONTENZIOSO-EVASIONE I.V.A. - PROLUNGAMENTO TERMINI DI DECADENZA
L’art.35, c.7 del Decreto Legge 4 luglio 2006 (Decreto Bersani), convertito nella Legge 4 agosto 2006, ha aggiunto gli
articoli 10 ter e 10 quater al Decreto Legislativo 10 marzo 2000, n. 74.
L’articolo 10 ter prevede la sanzione penale a carico di chi non versa l’IVA, qualora l’ammontare sia superiore ad €
50.000,00 per ciascun periodo di imposta.
Perchè si concretizzi il reato è necessario che:
1) il tributo non corrisposto risulti dalla dichiarazione annuale IVA;
2) il versamento non sia stato effettuato entro il termine per pagare l’acconto relativo al periodo di imposta successivo
(27 dicembre).
L’articolo 10 quater prevede una analoga sanzione nei confronti di chi non versa le somme dovute utilizzando in
compensazione crediti non spettanti o inesistenti in misura superiore ad € 50.000,00 per periodo d’imposta.
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per tutte le informazioni visitate il sito
www.asso-intrattenimento.it