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Ufficio Stampa
146a.16
Verona, 24 novembre 2016
Comunicato stampa
Studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell Stem Cell
Le meningi fonte di nuovi neuroni per il cervello
La ricerca apre nuove prospettive per la cura di malattie neurodegenerative
Le meningi, membrane che avvolgono il sistema nervoso centrale, sono una potenziale
fonte di nuovi neuroni per il cervello. Lo ha dimostrato uno studio multicentrico, pubblicato
sulla prestigiosa rivista scientifica “Cell Stem Cell”, frutto di un progetto ideato da Ilaria
Decimo della sezione di Farmacologia diretta da Guido Fumagalli del dipartimento di
Diagnostica e Sanita’ Pubblica dell’università di Verona e da Francesco Bifari
dell’università Statale di Milano.
Lo studio ha coinvolto anche l’istituto di ricerca belga VIB, l'istituto tedesco German
Cancer Research Center (DKFZ), l'Università di Antwerp in Belgio e lo Swiss Federal
Institute of Technology. Ilaria Decimo lavora con il suo gruppo di ricerca nella sezione di
Farmacologia diretta da Guido Fumagalli. Allo studio ha partecipato anche Annachiara
Pino del team di ricerca. La ricerca è stata sostenuta in parte da Galm, il Gruppo di
Animazione Lesionati Midollari di Verona e dall’associazione La Colonna Onlus.
Recentemente la comunità scientifica ha notevolmente approfondito le conoscenze sulla
plasticità cerebrale, cioé di come il cervello possa crescere svilupparsi, ripararsi e adattarsi
ai cambiamenti. Prima delle scoperte degli ultimi decenni, i neurologi pensavano che il
cervello dopo la nascita rimanesse statico. Questo dogma cambio’ e i ricercatori trovarono
sempre più evidenze che dimostrano che il cervello è capace di ripararsi e rigenerarsi
nell’età adulta grazie alla presenza di cellule staminali. Tuttavia si pensava che le cellule
staminali neurali si trovassero solo all’interno del tessuto cerebrale e non nelle membrane
che lo ricoprono.
Le meningi: un’importanza finalmente riconosciuta
Nel passato si pensava che le meningi servissero soltanto come membrane di
rivestimento e protezione contro i trauma meccanici. Le meningi storicamente sono state
sottovalutate dalla scienza perché si pensava non avessero alcuna rilevanza dal punto di
vista neurologico. Con questo lavoro il team di ricerca sfida l’idea attuale che le cellule
staminali neurali risiedono solo all’interno del cervello.
Con questa ricerca si dimostra che le cellule staminali identificate nelle meningi in un
precedente studio del 2012 sono in grado di generare nuovi neuroni funzionali in vivo nel
cervello dopo la nascita. “Queste cellule staminali originano durante lo sviluppo
embrionale e, dopo la nascita, migrano dalle meningi verso l’interno del cervello – spiega
la Decimo-. Qui danno origine a nuovi neuroni della corteccia encefalica capaci di
connettersi e comunicare con i circuiti neuronali già esistenti. Questo studio aggiunge un
importante tassello nella comprensione degli eventi che contribuiscono alla formazione dei
neuroni del nostro cervello, rivelando che dopo la nascita le meningi aggiungono nuovi
neuroni nella corteccia cerbrale”.
La dimostrazione della presenza nelle meningi di cellule staminali neurali, le cellule che
assicurano la rigenerazione di nuovi neuroni, potrebbe assumere un significato molto
importante per lo sviluppo di terapie per la cura delle malattie neurodegenerative. Il
prossimo passo della ricerca sarà quello di studiare il ruolo delle cellule staminali delle
meningi nelle malattie in cui i neuroni sono danneggiati quali, ad esempio, la lesione del
midollo spinale, l’ictus, l’Alzheimer, la sclerosi multipla e altre malattie neurodegenerative.
“Questi risultati – conclude la ricercatrice - dimostrano l'ipotesi formulata nei lavori
precedenti e rendono probabile pensare che le cellule delle meningi possano costituire un
nuovo target per la medicina rigenerativa. Il lavoro dimostra che le meningi contengono
cellule staminali che sanno diventare neuroni della corteccia cerebrale in grado di
funzionare. Ora dobbiamo capire come possiamo sfruttare questa loro capacità di formare
nuovi neuroni per riparare il cervello e il midollo spinale danneggiato dalle malattie
neurodegenerative.”
Università degli Studi di Verona
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