C A P I T O L O 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza Epoca di intervento sulla crescita Trattamento del deficit mandibolare Possibili metodi di trattamento Procedure di trattamento con apparecchiature funzionali Trattamento del deficit verticale (short face) Eccesso maxillare Principi nell’uso delle forze extraorali Procedure cliniche nell’utilizzazione della trazione extraorale Eccesso verticale Deficit maxillare Contrazione maxillare trasversa Deficit anteroposteriore e verticale della maxilla Ipersviluppo mandibolare Forze extraorali applicate alla mandibola: trattamento con mentoniera Apparecchiature funzionali per la III Classe Asimmetria facciale Quando esiste una discrepanza tra i mascellari, la soluzione ideale è correggerla modificando la crescita facciale nel corso dello sviluppo del bambino, cosicché il problema scheletrico viene corretto dalla crescita differenziale di una base ossea rispetto all’altra (Fig. 15.1). Sfortunatamente non è sempre possibile raggiungere un risultato ideale, anche se la modificazione della crescita per risolvere le alterazioni scheletriche può rappresentare una soluzione adeguata. Il piano di trattamento dei problemi scheletrici è stato ampiamente descritto nel Capitolo 8. Esso focalizza l’attenzione sulle nuove ricerche che confermano le varie possibilità capaci di influenzare la crescita delle basi ossee ed enfatizzano la variabilità dei risultati e i cambiamenti relativamente modesti che spesso si ottengono. In questo capitolo viene dato per scontato che sia stato intrapreso un piano di trattamento corretto, secondo le linee guida dei capitoli precedenti. Si pone particolare attenzione all’uso clinico dei vari metodi che modificano la crescita dei mascellari nei bambini in età prepuberale. La diffusione delle apparecchiature funzionali in grado di guidare la crescita delle basi ossee e le varie componenti che costituiscono queste apparecchiature sono descritte in dettaglio nel Capitolo 11. In questo capitolo viene ripreso in considerazione l’impiego della trazione extraorale (e gli altri metodi più diffusi per il trattamento delle II Classi) combinata con altre apparecchiature fisse che modificano la crescita. La modificazione della crescita attraverso un’apparecchiatura funzionale o una forza extraorale di solito è indirizzata ai condili mandibolari e/o alle suture maxillari, utilizzando forze applicate direttamente ai denti e, secondariamente e in modo indiretto, alle strutture scheletriche, invece di applicare la forza direttamente alle ossa. Anche se il principio del trattamento ortopedico è la modificazione scheletrica, sono inevitabili anche alcuni cambiamenti dentali. Sebbene teoricamente sia possibile applicare la forza direttamente all’osso usando per un certo periodo impianti naturali (denti anchilosati) o impianti osteointegrati che poi possono essere rimossi (v. Cap. 9), tuttavia queste non sono ancora procedure routinarie, anche se è molto probabile che questo approccio sarà sempre più utilizzato in futuro perché i cambiamenti dentali associati a quelli scheletrici sono spesso (non sempre) indesiderati. Eccessivi movimenti dentali, pertanto, possono derivare da un’imprecisa pianificazione del trattamento, da un inadeguato controllo biomeccanico o da un’insufficiente cooperazione e possono provocare una modificazione della crescita incompleta e insufficiente; d’altra parte, i movimenti dentali possono anche essere usati per compensare una risposta incompleta o non ideale della crescita scheletrica. Il cambiamento della crescita ottenuto influenza il trattamento sia delle strutture dentali che di quelle scheletriche. Gli argomenti di questo capitolo sono organizzati in base ai principali problemi scheletrici presenti nei bambini, che è il modo più logico per presentarli. In alcuni casi è stata fornita una descrizione dettagliata di situazioni in cui 506 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale B A C E D F FIGURA 15.1 (A-C) All’età di 11 anni e dieci mesi, questo ragazzo ha richiesto un trattamento ortodontico a seguito di un trauma sui denti anteriori protrusi, con lo scopo di correggere l’affollamento iniziato a crearsi nell’arcata superiore, dove non c’era spazio per l’eruzione dei canini permanenti. Era evidente la presenza di una malocclusione di II Classe scheletrica, dovuta principalmente ad un deficit mandibolare. Visto il danno sugli incisivi centrali superiori (di cui uno aveva una radice fratturata), il piano di trattamento prevedeva l’impiego di una trazione extraorale cervicale per facilitare la crescita mandibolare e creare lo spazio nell’arcata superiore. (D) 15 mesi di trazione portata nel picco di crescita puberale hanno migliorato notevolmente il rapporto tra le basi ossee, favorendo una crescita differenziale in avanti della mandibola e creando lo spazio sufficiente per allineare i canini nell’arcata superiore. (E-F) È stata applicata una apparecchiatura fissa parziale, trascurando gli incisivi superiori traumatizzati fino all’ultimo momento utile per esser compresi nel trattamento; sono stati utilizzati elastici leggeri di II Classe per stabilizzare l’arcata inferiore. (Segue) CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza H G I J FIGURA 15.1 (Seguito) (G-I) Una seconda fase di trattamento per altri 15 mesi ha portato ad un rapporto dentale ottimale, ma si noti che nella sovrapposizione cefalometrica dei cambiamenti ottenuti (J) la crescita sagittale di questa II fase è stata minima. Questo caso dimostra l’importanza di iniziare il trattamento che modifica la crescita scheletrica nel periodo della dentizione mista, prima dell’eruzione di tutti i denti permanenti. 507 508 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale il problema principale è rappresentato da un’alterata posizione e dimensione dei mascellari; la malocclusione in questi casi dipende totalmente dalla discrepanza tra le basi ossee. Più spesso le malocclusioni di II o III Classe derivano da molteplici deviazioni dalla norma anche lievi, alcune di carattere dentale e altre di tipo scheletrico. In alcuni casi la terapia deve basarsi sulla soluzione di tutti i problemi specifici del paziente. In particolare i cambiamenti dentali che rappresentano un effetto indesiderato per alcuni pazienti possono essere utili in altri e viceversa. Perciò in questo capitolo vengono revisionati in dettaglio non solo gli effetti primari, ma anche quelli secondari delle diverse apparecchiature. EPOCA DI INTERVENTO SULLA CRESCITA A prescindere dal tipo di apparecchiature usate o dagli effetti che si vogliono ottenere, se la crescita deve essere modificata è necessario che il paziente sia nella fase di sviluppo. La crescita deve essere modificata prima che si esaurisca il picco di crescita adolescenziale; teoricamente il momento ideale per effettuare tale trattamento potrebbe essere qualsiasi momento prima di questo periodo. Il trattamento ideale resta un argomento estremamente controverso; tuttavia studi recenti hanno cercato di dare delle indicazioni più precise riguardo al trattamento di questi problemi durante le diverse fasce d’età. Questo argomento è stato descritto in dettaglio nel Capitolo 8 ed è riassunto brevemente in questo capitolo. La notevole velocità di accrescimento presentata dai bambini durante gli anni della dentizione decidua può far pensare che il trattamento delle discrepanze mascellari attraverso una modificazione della crescita dia risultati migliori a un’età molto precoce. Infatti, tra i 4 e i 6 anni, grazie alla notevole velocità di crescita, la discrepanza scheletrica potrebbe essere corretta in modo significativo in un periodo più breve. Quest’approccio è sostenuto dalla teoria che, una volta corretta la discrepanza tra i rapporti mascellari, la funzione normale favorirà una crescita successiva armoniosa, senza il bisogno di ricorrere ad un ulteriore trattamento. Se ciò fosse vero, sarebbe utile ricorrere a trattamenti molto precoci in numerose discrepanze scheletriche. Sfortunatamente, sebbene la maggior parte dei problemi anteroposteriori e verticali possa essere trattata durante gli anni della dentizione decidua, in seguito si osserva una recidiva causata dal proseguimento della crescita secondo il disarmonico modello originale. Se i bambini vengono trattati in età molto precoce, avranno bisogno di un ulteriore trattamento durante il periodo della dentizione mista e ancora durante la dentizione permanente iniziale per potere mantenere il risultato raggiunto.1 Al contrario, molti ortodontisti ritengono che, poiché il trattamento ortodontico in dentizione permanente risulta in ogni caso necessario, non vi è alcun vantaggio nell’iniziare il trattamento più precocemente. Ritardare il trattamento così a lungo può essere fonte di due problemi potenziali: (1) aspettare l’eruzione dei canini, dei premolari e dei secondi molari può far sì che non ci sia più sufficiente crescita residua per effettuare dei cambiamenti efficienti, concetto valido soprattutto per le bambine; i (2) i bambini potrebbero non beneficiare dei vantaggi funzionali e psicosociali del trattamento durante una fase così importante dello sviluppo. Ormai è evidente che un bambino può beneficiare di un trattamento prima dell’adolescenza se presenta problemi estetici e sociali sostanziali, o se è predisposto ad un trauma, o se esistono altre indicazioni (come problemi di notevole gravità, discrepanze sagittali combinate a quelle verticali, quadri di asimmetria o anamnesi di traumi, ecc.) – v. Cap. 8. D’altra parte, non è necessario e neppure auspicabile iniziare di routine il trattamento dei problemi scheletrici di entità moderatamente grave, prima del picco di crescita adolescenziale, evento che spesso coincide con l’eruzione dei denti permanenti rimanenti. Iniziare un trattamento troppo presto può prolungare inutilmente i tempi del trattamento stesso. I vantaggi di un intervento precoce devono essere sempre confrontati in maniera individuale per ogni paziente, con i rischi e i costi di un prolungamento del periodo di trattamento complessivo. TRATTAMENTO DEL DEFICIT MANDIBOLARE Possibili metodi di trattamento Teoricamente le apparecchiature funzionali stimolano e incrementano la crescita mandibolare, mentre la trazione extraorale rallenta la crescita della maxilla; così le apparecchiature funzionali sembrerebbero i dispositivi di scelta per il trattamento dei deficit mandibolari, mentre la trazione extraorale dovrebbe rappresentare l’opzione migliore nel caso di un eccesso maxillare. In linea di massima questo può essere un principio valido, ma in realtà non esiste una distinzione così netta tra i due sistemi di apparecchiature e le indicazioni al loro impiego clinico, come potrebbe sembrare dall’affermazione appena espressa. Nel trattamento con apparecchiature funzionali la crescita supplementare potrebbe avvenire in risposta al movimento del condilo mandibolare fuori dalla fossa, attraverso una riduzione della pressione sul tessuto condilare o una modificazione della tensione muscolare sul condilo (Fig. 15.2). In realtà l’accelerazione della crescita mandibolare avviene spesso, ma a lungo termine l’incre- CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza 509 FIGURA 15.2 Illustrazione degli effetti collaterali della terapia con apparecchiature funzionali per la correzione di una malocclusione scheletrica di II Classe. L’effetto più desiderabile e anche più variabile è l’incremento di lunghezza della mandibola, come indicato dalla freccia aperta, possibilmente riposizionando la fossa temporomandibolare con un processo di apposizione. L’“effetto simile alla trazione extraorale” trattiene la maxilla e i denti superiori, mentre il riposizionamento mandibolare spesso crea forze contro i denti inferiori provocandone un movimento anteriore. La direzione in cui si esprime la crescita mandibolare, in avanti e/o inferiormente, è prevalentemente legata all’eruzione dei molari. Se i molari erompono più di quanto il ramo cresca in altezza (frecce tratteggiate), la crescita in avanti della mandibola sarà ostacolata e la malocclusione di II Classe non migliorerà. A B C FIGURA 15.3 Questa bambina è stata trattata con un’apparecchiatura funzionale nel tentativo di correggere la malocclusione di II Classe modificando i rapporti basali. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Si osservi che la maggiore variazione scheletrica evidenziata dalla sovrapposizione sulla base cranica è l’ostacolo all’avanzamento maxillare. Questo “effetto simile alla trazione extraorale” si osserva nella maggior parte delle apparecchiature funzionali che posizionano la mandibola anteriormente. Si notino anche l’eruzione differenziale dei molari inferiori e il movimento in avanti dei denti inferiori. 510 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale mento di dimensione è difficile da dimostrare (v. Fig. 8.24). Un qualsiasi effetto sulla maxilla, anche minimo, è quasi sempre associato ad un effetto sulla mandibola. Quando la mandibola è mantenuta in avanti, l’elasticità dei tessuti molli produce una forza di reazione contro la maxilla che ne limita la crescita (Fig. 15.3). In uno studio fatto in Florida (v. Cap. 8), dove gli effetti di un bionator sono stati confrontati con quelli di una trazione extraorale applicata su placca, si è potuto osservare che gli effetti sulla maxilla erano simili.2 In generale le apparecchiature funzionali agiscono principalmente sulla mandibola,3 specie a breve termine, ma possono anche limitare la crescita della maxilla. Le apparecchiature funzionali e la trazione extraorale (TEO) differiscono nei loro effetti sulla dentatura. La TEO applicata sui molari può spostare distalmente questi ultimi, mentre ha minori effetti sugli altri denti. Le apparecchiature funzionali spesso producono una forza distalizzante contro gli incisivi superiori, che tendono a inclinarsi lingualmente. Ciò può essere determinante. Il grado di tipping dipende dal rapporto tra questi denti e l’arco vestibolare e, per le apparecchiature funzionali fisse, da quali denti anteriori e posteriori sono inclusi nell’ancoraggio mediante un bandaggio o bondaggio supplementare. Inoltre molte di queste apparecchiature, esercitando un effetto protrusivo sulla mandibola, trasmettono una forza di reazione sull’arcata inferiore, con conseguente effetto vestibolarizzante. Con le apparecchiature funzionali fisse (tipo l’Herbst o i twin block bondati), di solito si evidenziano dei cambiamenti dentali maggiori, a seguito delle forze continue prodotte. Questi apparecchi generano una protrusione maggiore degli incisivi inferiori rispetto ai dispositivi funzionali rimovibili e, nel caso dell’Herbst, determinano anche un’intrusione dei denti posteriori superiori ed un arretramento maggiore dei denti superiori.4, 5, 6 FIGURA 15.4 Per facilitare la correzione della II Classe, si può utilizzare vantaggiosamente l’eruzione mesiale e verticale del molare inferiore. Il movimento in alto e in avanti migliorerà la relazione molare e stabilizzerà il piano occlusale posteriore a un livello più alto. La combinazione di un effetto retrusivo sull’arcata superiore e protrusivo sull’arcata inferiore è simile all’azione degli elastici di II Classe. Ciò può essere utile nei bambini che presentano un rapporto scheletrico di II Classe unitamente a una protrusione dentale superiore e a una retrusione dentale inferiore. Il medesimo effetto è deleterio invece nei pazienti che evidenziano una retrusione dentale superiore e una protrusione dentale inferiore. La protrusione dentale inferiore di solito rende controindicato il trattamento con apparecchiature funzionali. Tali apparecchiature possono anche influenzare l’eruzione dei denti anteriori e posteriori. È possibile, infatti, livellare un’eccessiva curva di Spee nell’arcata inferiore, ostacolando l’eruzione degli incisivi e lasciando i denti posteriori liberi di erompere. Se l’eruzione in avanti dei denti superoposteriori viene ostacolata mentre i denti posteroinferiori vengono incoraggiati a erompere e a mesializzarsi, la conseguente rotazione del piano occlusale contribuisce alla correzione del rapporto di II Classe dentale. Questo è un altro effetto della maggior parte dei trattamenti con apparecchiature funzionali per problemi di II Classe (Fig. 15.4).7 È importante ricordare che l’eruzione dei denti posteriori in un paziente con iposviluppo mandibolare procura un vantaggio solo quando si verifica una buona crescita verticale. Un’eruzione posteriore eccedente la crescita verticale causa infatti una crescita mandibolare proiettata più in basso che in avanti. Ciò può essere controproducente nei pazienti con aumento dell’altezza facciale inferiore e tendenza alla crescita verticale già in assenza di trattamento. Pertanto in questi pazienti l’eruzione posteriore deve essere ostacolata, per evitare che la crescita si esprima interamente sul piano verticale (Fig. 15.5). Questo problema è discusso in un successivo paragrafo di questo capitolo che tratta gli eccessi verticali. Un’altra possibilità di trattamento consiste nel contenere la crescita della maxilla con forze extraorali (Fig. 15.6) e lasciare che la mandibola continui a crescere più o meno normalmente, per raggiungere un corretto rapporto (Fig. 15.7, p. 513). Alcuni studi indicano che i pazienti che portano una trazione extraorale sulla maxilla evidenziano una crescita mandibolare maggiore rispetto ai pazienti con II Classe non trattata; tuttavia, la differenza di crescita media extra riscontrata, sebbene risulti statisticamente significativa, non lo è da un punto di vista clinico. Del resto, nonostante gli effetti dentali e scheletrici sulla maxilla, che vanno di pari passo con l’aumento della crescita della mandibola, di solito si preferisce utilizzare le apparecchiature funzionali per il trattamento di un deficit mandibolare in dentizione mista. Le diverse apparecchiature funzionali sono descritte nel Capitolo 11. Nei paragrafi che seguono, discuteremo le procedure connesse al loro utilizzo clinico. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B C FIGURA 15.5 Una scarsa risposta al trattamento con apparecchiatura funzionale di II Classe. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Si noti che prima del trattamento il bambino aveva una tendenza ad avere un’altezza facciale inferiore eccessiva e un profilo convesso. La sovrapposizione sulla base cranica indica che la mandibola è ruotata inferiormente e indietro a causa dell’eccessiva eruzione del molare inferiore, incrementando ulteriormente l’altezza facciale inferiore e la convessità facciale. Si osservino nelle sovrapposizioni mandibolare e maxillare il movimento anteriore degli incisivi inferiori e l’arretramento degli incisivi superiori, entrambi non desiderabili. 511 512 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale del movimento dentale richiesto. Questa fase consente di creare un overjet sufficiente a portare la mandibola in posizione protrusa e in basso per correggere il difetto orizzontale e verticale. Per controllare la loro tendenza a recidivare, gli incisivi riposizionati dovrebbero essere mantenuti in posizione per diversi mesi, prima di iniziare la terapia con apparecchiature funzionali attive. FIGURA 15.6 Un’apparecchiatura extraorale tipo arco di Kloehn. Questa apparecchiatura utilizza una fascia cervicale e un arco facciale per produrre una forza distalizzante sui denti e sul mascellare superiore, al fine di modificare la dimensione e la posizione della maxilla. Procedure di trattamento con apparecchiature funzionali Allineamento prima del trattamento. Dopo che si è deciso di utilizzare un’apparecchiatura funzionale e sono stati delineati gli obiettivi del trattamento, dovrebbero essere attentamente esaminati la posizione e il rapporto tra gli incisivi. Le apparecchiature funzionali per il trattamento dell’iposviluppo mandibolare richiedono che la mandibola venga mantenuta in posizione protrusa affinché il trattamento abbia effetto; è molto importante che il paziente riesca a portare avanti la mandibola di almeno 46 mm (in una posizione mandibolare abbastanza normale). La maggior parte dei bambini con iposviluppo mandibolare, presentando un notevole overjet, riesce facilmente a portare la mandibola in avanti come previsto; tuttavia in alcuni casi le interferenze incisali impediscono tale possibilità, per cui la mandibola non può essere avanzata nella posizione corretta per la registrazione occlusale. Il problema può essere o un dislocamento linguale di entrambi gli incisivi superiori (II Classe, divisione 2) o incisivi irregolari o affollati in entrambe le arcate (va ricordato che la vestibolarizzazione che si crea allineando gli incisivi inferiori affollati rappresenta una controindicazione al trattamento con apparecchiature funzionali). Per entrambe le II Classi, divisione 2 con overjet limitato e divisione 1 con incisivi irregolari e affollati, il primo stadio del trattamento consiste nella vestibolarizzazione e/o nell’allineamento degli incisivi superiori (Fig. 15.8). Possono essere usate per questo scopo sia le apparecchiature fisse che rimovibili, a seconda del tipo e dell’entità Impronte e cera di costruzione. La successiva tappa nell’uso delle apparecchiature funzionali consiste nel prendere le impronte delle arcate e registrare la posizione mandibolare desiderata con una cera di costruzione. La tecnica per prendere le impronte dipende dalle componenti inserite nelle apparecchiature che saranno usate (v. Cap. 11). Sono indispensabili una buona riproduzione dei denti e un’accurata rappresentazione delle zone dove gli scudi linguali o le flange saranno collocati. Se si intende far uso di scudi vestibolari o di appoggi linguali, è importante non sovraestendere o stirare le impronte in modo da non dislocare i tessuti molli, poiché questo renderebbe difficile o impossibile costruire accuratamente le componenti dell’apparecchiatura che verranno collocate nel vestibolo. Una collocazione imprecisa di tali componenti determina irritazione dei tessuti molli, fastidio, difficoltà ad adattare l’apparecchiatura e quindi a ottenere una buona cooperazione del paziente (Fig. 15.9). Il morso di costruzione è ottenuto con strati multipli di cera in grado di mantenere la forma dopo raffreddamento a temperatura ambiente. I modelli preliminari del paziente possono essere utilizzati per conformare la cera in modo da registrare tutti i denti posteriori, senza coinvolgere quelli anteriori (Fig. 15.10). Con i denti anteriori visibili, la posizione della mandibola può essere facilmente verificata durante la registrazione del morso di costruzione. È necessario prestare attenzione per evitare interferenze dei tessuti molli con la cera, che potrebbero causare una deflessione della mandibola o interferenze in chiusura. Questo fenomeno si verifica più facilmente nella regione retromolare. Se tale interferenza non viene scoperta in tempo, l’apparecchiatura finita non si adatterà correttamente a causa di una dimensione verticale aumentata artificialmente. Nella migliore delle ipotesi, ciò richiederà uno scaricamento degli stop posteriori in resina, mentre nella peggiore saranno necessarie una nuova cera di registrazione e la costruzione di una nuova apparecchiatura. Il morso di costruzione per un paziente con una II Classe è ottenuto avanzando la mandibola per muovere i condili fuori dalle fosse articolari. A meno che sia presente un’asimmetria, la mandibola deve essere avanzata simmetricamente senza modificare il rapporto tra le linee mediane. Noi raccomandiamo un avanzamento da 4 a 6 mm, ma sempre entro limiti che risultino confortevoli per il paziente e mai oltre un rapporto di testa a testa degli incisivi. Da un punto di vista scientifico appare chiaro che qualsiasi avanzamento mandibolare, sia esso notevole, CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A 513 B C FIGURA 15.7 La trazione extraorale è talvolta usata per trattare bambini con deficit scheletrico della mandibola, Aspetto facciale prima (A) e dopo (B) il trattamento con trazione extraorale ed elastici di II Classe. (C) La sovrapposizione cefalometrica illustra l’effetto del trattamento. In questa paziente, durante il trattamento la crescita della maxilla è stata frenata e quella della mandibola favorita, insieme ad un movimento distale dei denti superiori e mesiale di quelli inferiori, e ad una eruzione posteriore. moderato o lieve, può indurre una modificazione della crescita pressoché della medesima entità.8 Il motivo pratico che induce a preferire un avanzamento moderato piuttosto che ampio consiste nel fatto che è più confortevole per il paziente; pertanto garantisce una maggiore collaborazione e non richiede troppe modi- fiche, come avviene invece per quei dispositivi costruiti con morsi di avanzamento minimi. Quando la mandibola è avanzata, il morso deve anche essere aperto. Bisogna infatti creare uno spazio che consenta all’odontotecnico di inserire i fili e la resina tra i denti per collegare le componenti maggiori dell’apparec- 514 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A FIGURA 15.9 Paziente con recessione del tessuto gengivale vestibolare dell’incisivo centrale inferiore di destra, causata da un posizionamento improprio di uno scudo vestibolare su un’apparecchiatura di Frankel. B C FIGURA 15.8 (A) In questa ragazza che presenta una malocclusione di II Classe divisione 2, è impossibile prendere un morso di costruzione per costruire un’apparecchiatura funzionale finché gli incisivi superiori non sono stati inclinati vestibolarmente. (B) Sebbene, fino a poco tempo fa, questa modifica dell’inclinazione dentale fosse condotta mediante un’apparecchiatura rimovibile superiore con delle molle, attualmente il riallineamento prefunzionale può essere effettuato in maniera più efficiente con un’apparecchiatura fissa parziale, come mostrato qui. (C) La stessa paziente vista quattro mesi più tardi, con posizionato in sede intraorale il bionator per morsi profondi, dopo avere riposizionato gli incisivi superiori. Non è più una cosa insolita utilizzare un’apparecchiatura fissa per un periodo iniziale in previsione di un trattamento con un’apparecchiatura rimovibile, la procedura inversa di ciò che si faceva fino a non molto tempo fa. chiatura e costruire stop occlusali e incisali. L’apertura posteriore minima è di 3-4 mm. Se non s’intende sfruttare l’eruzione differenziale dei denti è possibile inserire degli stop occlusali in filo (come nell’apparecchiatura di Frankel) con un’apertura minima. Gli stop interocclusali o le faccette per guidare l’eruzione, come nella maggior parte degli attivatori o dei bionator, di solito richiedono 4-5 mm di separazione posteriore per essere efficaci. Se l’eruzione dei denti posteriori, superiori e inferiori, deve essere limitata, come in un bambino con un’eccessiva dimensione verticale della faccia (v. oltre), il morso di costruzione deve avere un’apertura di 23 mm superiore alla dimensione verticale di riposo (vale a dire, 5-6 mm di apertura totale nella regione molare), in modo che lo stiramento dei tessuti molli produca una forza continua che si opponga all’eruzione di tali denti. Durante la preparazione per ottenere il morso di costruzione, la cera è ammorbidita in acqua calda, mentre il bambino viene fatto esercitare a posturare la mandibola nella posizione desiderata. Alcuni bambini riescono facilmente a ottenere tale posizione dopo pochi tentativi, mentre altri necessitano di più tempo. È possibile aiutare questi pazienti costruendo un riferimento per guidarli. Si può utilizzare a questo scopo una serie di abbassalingua di legno con tacche per l’alloggiamento degli incisivi (Fig. 15.10 D). Questa guida permette di bloccare la chiusura del morso all’altezza e nella posizione mandibolare anteroposteriore desiderate. Altri bambini possono essere diretti molto semplicemente con l’uso di un calibro di Boley tenuto vicino ai denti (Fig. 15.10 E). La tecnica per ottenere il morso in cera è la seguente (Fig. 15.10): in primo luogo, posizionare fermamente la cera ammorbidita sull’arcata superiore in modo da comprendere tutti i denti, quindi invitare il bambino ad avanzare la mandibola nella posizione desiderata, facendo ben attenzione a mantenere il rapporto tra le linee mediane. Se si usa un riferimento verticale costituito dagli abbassalingua, bisogna fare attenzione che non si sposti dalla posizione corretta, altrimenti, se vengono inclinati in basso o in alto, la mandibola tenderà rispettivamente a chiudersi e arretrare o ad aprirsi. Quando l’occlusione corretta è stata ottenuta, la cera deve essere raffreddata e rimossa dalla bocca. A questo punto la cera va accuratamente esaminata per valutare l’indentizione delle arcate e la presenza di eventuali interferenze dei tessuti molli e quindi di nuovo provata. Per le apparecchiature fisse (cementate o incollate) o parzialmente fisse è essenziale che le impronte siano precise a livello dentale, mentre è meno importante la riproduzione dei vestiboli.9 Se si ricorre a bande o a corone d’acciaio per fissare l’Herbst (Fig. 15.11), queste di solito sono provate e adattate nel modo migliore sui denti, quindi si prende un’impronta e infine vengono rimosse e inse- CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B C D 515 E FIGURA 15.10 Fasi per ottenere una cera di costruzione di un’apparecchiatura funzionale. (A) Strati multipli di cera dura vengono sovrapposti e tagliati sulla misura dell’arcata inferiore. Si deve fare attenzione a non coprire i denti anteriori o a non estendere la cera alle aree di interferenza coi tessuti molli. (B) La cera ammorbidita è posizionata sui denti posteriori superiori e premuta per assicurare una buona indentizione. (C) La mandibola è guidata in posizione anteroposteriore e verticale corrette osservando le relazioni delle linee mediane e la separazione incisale. (D) Degli abbassalingua sovrapposti o (E) un calibro di Boley possono essere utilizzati per controllare il grado di chiusura e per aiutare il paziente a riprodurre l’occlusione corretta. La cera viene poi raffreddata con aria e rimossa per essere esaminata. Per la costruzione di un’apparecchiatura adeguata è necessaria la registrazione definitiva dei denti superiori e inferiori. rite nell’impronta prima che questa venga colata. Sia le bande che le corone possono essere fabbricate indirettamente in laboratorio, anche se l’accuratezza ne risente. Molti clinici hanno abbandonato la ritenzione con bande perché queste si staccano e si rompono facilmente. Le corone di metallo, adattate senza ridurre le dimensioni dentali, splint in acrilico o fusi incollati risultano più efficienti. Gli splint incollati eliminano la necessità di separare i denti e quindi fanno risparmiare tempo sia in laboratorio che alla poltrona. Il morso di costruzione per un’apparecchiatura di Herbst è simile a quello per un’apparecchiatura funzionale rimovibile, ed è provvisto in genere di un avanzamento di 4-6 mm; però non si deve dimenticare di valutare un dato importante: la posizione degli incisivi prima del trattamento. Componenti delle apparecchiature e prescrizioni. Il disegno di un’apparecchiatura funzionale e delle sue componenti è discusso e illustrato nel Capitolo 11. Le caratteristiche dell’apparecchiatura devono essere trasmesse al laboratorio usando un’accurata prescrizione specifica per ogni paziente. La maggior parte dei laboratori odontotecnici ha una scheda preformata che elenca le possibili componenti dei diversi apparecchi in modo da semplificare la comunicazione con il medico. È importante aver deciso il disegno dell’apparecchiatura prima di prendere le impronte, perché la tecnica di im- 516 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B C D E FIGURA 15.11 Fotografie cliniche della correzione di una II Classe con un’apparecchiatura di Herbst. (A) Malocclusione iniziale. (B, C) Apparecchiatura tipo Herbst con un cantilever attaccato alle corone in acciaio sui primi molari superiori e inferiori. (D) Apparecchiatura fissa in sede dopo 9 mesi di trattamento con Herbst. (E) Aspetto al termine del trattamento. pronta dipende dal tipo di componenti scelte e dalla loro posizione. Nei casi di iposviluppo mandibolare, un bionator o un attivatore (v. Figg. 11.4 e 11.5) rappresentano le apparecchiature più semplici, più durevoli e meglio accettate (soprattutto se progettate senza flange linguali eccessivamente lunghe, che tendono a irritare i tessuti molli). Sia il bionator che l’attivatore possono includere tubi per una trazione extraorale o bite block, nel caso siano presenti problemi di tipo verticale. Uno scudo linguale è applicabile solo in alcuni casi, ma spesso limita l’accettazione dell’apparecchiatura da parte del paziente, al quale può risultare difficile parlare. Se è necessaria un’espansione trasversale delle arcate, è possibile inserire degli scudi vestibolari collegati a un attivatore o a un bionator, o come parte integrante di un apparecchio di Frankel (v. Fig. 11.9). Il Frankel è meno ingombrante e, poiché consente di parlare più facilmente, si presta maggiormente ad essere portato a scuola. Esso risulta però più delicato e si rompe facilmente, inoltre tende a irritare maggiormente i tessuti molli. Con qualsiasi tipo di apparecchiatura gli scudi vestibolari rendono più difficile l’uso simultaneo della trazione extraorale. L’apparecchiatura di Herbst, se cementata o incollata, ha il vantaggio di essere portata a tempo pieno e supera quindi i problemi di cooperazione. Malgrado la natura fissa dell’apparecchiatura, le frequenti rotture rappresentano un problema con i pazienti più irrequieti. Sebbene alcuni autori consiglino di usare l’apparecchiatura tipo Herbst durante la fase di dentizione mista,10 dagli studi a lungo termine di Pancherz è stato messo in risalto il rischio di una possibile recidiva indesiderata, nel periodo immediatamente successivo al trattamento con questa apparecchiatura; pertanto egli consiglia di utilizzare l’Herbst nel periodo iniziale della dentatura permanente, quando i cambiamenti sono limitati all’entità di protrusione della mandibola.4 Pancherz attribuisce tale maggiore stabilità all’intercuspidazione dei canini permanenti, condizione raggiungibile solo in presenza di una dentatura permanente. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza Impiego clinico delle apparecchiature funzionali Apparecchiature rimovibili. Quando l’apparecchiatura funzionale è consegnata dal laboratorio, innanzitutto dovrebbe essere verificata sui modelli di lavoro. La cosa migliore è adattare l’apparecchiatura e insegnare bene al bambino a inserirla e a rimuoverla prima di parlare con i genitori; in tal modo si previene efficacemente l’effetto deleterio da parte loro di commenti del tipo: «Come potrà mai tenere in bocca una cosa del genere?». Con alcune apparecchiature funzionali è utile prevedere un periodo di adattamento iniziale. Ciò è importante soprattutto con apparecchiature ad appoggio tissutale tipo il Frankel. Al bambino viene richiesto di portare l’apparecchiatura solo per poche ore durante i primi giorni, poi nelle settimane successive se ne incrementa gradualmente l’uso; ciò permette di ottenere una migliore collaborazione. Per essere efficaci, le apparecchiature funzionali dovrebbero essere portate quando la crescita è in corso e la dentizione è in permuta. Se l’apparecchiatura viene portata durante queste ore, in teoria si possono trarre dei vantaggi sia sulla crescita scheletrica sia sull’eruzione dentale, che può essere facilitata o inibita. Alcuni studi indicano che la crescita scheletrica ha un ritmo circadiano. La maggior parte della crescita si verifica durante le ore serali quando viene secreto l’ormone della crescita;11 anche la fase attiva di eruzione dentale avviene nelle stesse ore, in genere tra le otto di sera e la mezzanotte o durante le prime ore del mattino.12 Per trarre dei vantaggi pratici da questo periodo, si consiglia ai bambini di portare l’apparecchiatura subito dopo cena fino al risveglio del mattino successivo, comprendendo così circa 12 ore al giorno. Aspettare l’ora di andare a letto per indossare l’apparecchiatura fa perdere parte del periodo attivo della crescita, mentre portare l’apparecchiatura di giorno può essere vantaggioso, ma difficile da ottenere perché interferisce con le ore scolastiche. Il bambino deve essere informato che all’inizio può essere difficile parlare, ma con il tempo e l’abitudine la situazione migliora. I problemi all’inizio sono maggiori quando è presente una grande quantità di acrilico dietro o tra i denti anteriori. È consigliabile rivedere il bambino 2 settimane dopo l’inizio del trattamento per un esame dei tessuti e dell’apparecchiatura, a meno che non siano insorti dei problemi, nel qual caso il bambino deve essere richiamato dopo una settimana. È utile che il bambino tenga un diario dove scrive le ore in cui porta l’apparecchio, sia per avere informazioni più precise che per stimolare la sua collaborazione. Sfortunatamente, il tempo reale e quello registrato non sempre corrispondono.13 Se si sviluppa una zona dolente, il bambino deve essere incoraggiato a portare l’apparecchiatura per poche ore due giorni prima dell’appuntamento, in modo che la fonte del problema possa essere determinata accuratamente. Di solito è possibile scaricare la resina in eccesso in pochi mi- 517 nuti. Dovrebbero essere evitati grossi adattamenti, poiché ciò potrebbe modificare la precisione e lo scopo dell’apparecchiatura. Per esempio, una significativa riduzione delle flange linguali permetterebbe al paziente di portare la mandibola in una posizione più posteriore. La maggior parte delle componenti che occupano l’area vestibolare presenta un elevato potenziale irritativo se si sovraestendono o si orientano impropriamente rispetto ai tessuti molli e duri. Non è insolito dover ridurre gli scudi linguali a livello delle loro estensioni più anteriori e posteriori, ma non bisogna esagerare. Gli scudi vestibolari agli incisivi inferiori devono essere adattati e controllati durante il trattamento per eliminare le irritazioni gengivali. Poiché l’iniziale avanzamento mandibolare in genere è limitato a 4-6 mm, nei bambini con una risposta favorevole che richiedono una maggiore correzione anteroposteriore può essere necessario costruire una nuova apparecchiatura dopo 6-12 mesi di trattamento. Sebbene l’apparecchiatura di Frankel possa essere sezionata e aggiustata per variare il livello di avanzamento (v. Fig. 11.18), l’aderenza si deteriora ed è quindi preferibile prevedere la costruzione di una nuova apparecchiatura. È buona norma rivalutare i miglioramenti 8-10 mesi dopo la consegna dell’apparecchiatura, con nuove registrazioni o con un tracciato cefalometrico. Se nel frattempo non si è osservato alcun evidente miglioramento, due possono essere i motivi: o la cooperazione del paziente è insufficiente oppure il disegno dell’apparecchiatura è inadeguato. In entrambi i casi è necessario un nuovo piano di trattamento. Apparecchiature funzionali fisse. Al momento dell’applicazione dell’apparecchiatura di Herbst o del twin block cementato (Fig. 15.12), è necessario istruire il paziente sull’attenzione che egli deve prestare ai movimenti della mandibola. Poiché l’apparecchiatura è fissa, non è possibile prevederne un inserimento graduale e qualche paziente all’inizio evidenzia dei problemi di adattamento all’apparecchiatura e alla nuova posizione della mandibola. È bene spiegare al paziente e ai suoi genitori che l’adattamento aumenta rapidamente dopo alcuni giorni. L’irritazione dei tessuti molli non rappresenta un grosso problema con l’apparecchiatura di Herbst, ma i denti possono diventare più sensibili che con altre apparecchiature funzionali rimovibili. È importante spiegare al paziente che l’apparecchiatura serve a ricordargli di posturare la mandibola in avanti e non a forzarla mediante una forte pressione sui denti. In questo senso, il riscontro prolungato nel tempo di denti doloranti può indicare una scarsa cooperazione. L’apparecchio di Herbst deve essere controllato accuratamente a ogni visita per valutare la presenza di eventuali rotture. Variazioni durante il trattamento possono essere necessarie nel pin e nella lunghezza del tubo per incrementare l’ammontare dell’avanzamento; questo può 518 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B muova o stacchi l’apparecchiatura fissa per sbaglio. Allo stesso modo un twin block può essere reso rimovibile dopo essere stato portato per un periodo iniziale. Un’apparecchiatura di Herbst fissa di solito viene portata per 6-8 mesi, che in genere sono sufficienti a ottenere la correzione desiderata. Se il paziente è ancora in dentizione mista, a quel punto, è importante eseguire la contenzione della condizione raggiunta usando un’apparecchiatura funzionale rimovibile, per esempio, un attivatore o un bionator, per circa 12 ore al giorno, per alcuni mesi. L’apparecchiatura fissa è importante anche in dentatura permanente iniziale, per mantenere le modificazioni scheletriche ottenute con l’apparecchiatura rimovibile.14 Il twin block, dopo essere stato utilizzato per 6-8 mesi come un’apparecchiatura fissa, se viene scementato e trasformato in apparecchio mobile, può servire come contenzione. Trattamento del deficit verticale (short face) C FIGURA 15.12 L’apparecchiatura tipo twin block può essere usata come un’apparecchiatura rimovibile o cementata (fissa). Questo paziente presenta una malocclusione di II Classe con un morso profondo (A), che è stata trattata con un’apparecchiatura tipo twin block che ha aperto chiaramente il morso (B) e avanzato la mandibola (C). Le unità dentali superiori e inferiori sono separate e occludono su un vallo in resina che può estendersi anteriormente nella zona dei canini decidui superiori. Questa apparecchiatura spesso viene cementata quando viene applicata in bocca e poi può essere resa rimovibile, come in questo caso. Sul piano occlusale e sui piani inclinati si possono fare delle modifiche in modo da guidare l’eruzione e stabilire l’entità dell’avanzamento. essere ottenuto semplicemente aggiungendo e inserendo dei prolungamenti adeguati (v. Fig. 11.18). All’apparecchiatura funzionale tipo twin block si può aggiungere un piano inclinato in resina che aumenta l’avanzamento senza dover rifare completamente l’apparecchio. La resina può essere scaricata adiacente ai denti che si vogliono spostare ed in particolare sulle superfici occlusali dei denti che devono erompere. È possibile costruire un’apparecchiatura di Herbst in parte fissa e in parte rimovibile. Tipicamente questa prevede uno splint superiore fisso e uno inferiore rimovibile. In questo caso, le parti fisse e rimovibili dovrebbero essere descritte accuratamente al bambino, in modo che non ri- Alcuni bambini mostrano un deficit scheletrico verticale (short face), di solito associato a un deep bite anteriore, a una II Classe divisione 2 e ad un grado variabile di iposviluppo mandibolare. Da un punto di vista scheletrico questa condizione viene spesso descritta come una II Classe ruotata in I. L’altezza facciale ridotta è spesso accompagnata da labbra everse e prominenti, che sarebbero adeguate se l’altezza facciale fosse normale. I bambini con un deficit verticale possono essere identificati a un’età precoce.15 Di solito hanno una maxilla normale (eccetto quelli con una storia di palatoschisi, che appartengono a una categoria totalmente differente), ma presentano una ridotta eruzione dei denti superiori e inferiori. Molti tendono ad avere un angolo del piano mandibolare ridotto (deep bite scheletrico) e un lungo ramo mandibolare. La crescita si esprime in direzione anteriore con una tendenza alla rotazione mandibolare in alto e in avanti. La difficoltà nel correggere questi problemi consiste nell’incrementare l’eruzione dei denti posteriori e nell’agevolare la mandibola a ruotare in basso senza causare una diminuzione eccessiva della prominenza del mento. In un paziente con malocclusione di II Classe, si possono raggiungere questi obiettivi con l’uso di una trazione extraorale (TEO) cervicale, sfruttando la tendenza estrusiva delle forze extraorali dirette al di sotto del centro di resistenza dei denti e della maxilla (Fig. 15.13). Un’altra possibilità è costituita dall’applicazione di un’apparecchiatura funzionale (con o senza avanzamento mandibolare a seconda del rapporto anteroposteriore tra le basi ossee), che permetta la libera estrusione dei denti permanenti. Poiché la maggior parte dei bambini con short face ha anche una malocclusione di II Classe, è importante verificare se occorre l’eruzione dei molari superiori o di quelli CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B C FIGURA 15.13 Aumento di sviluppo verticale in una bambina che inizialmente aveva una scarsa altezza facciale anteriore inferiore. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Questo risultato è stato ottenuto incrementando l’eruzione molare superiore con una trazione cervicale, la quale ha favorito un movimento della mandibola verso il basso. 519 520 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B C FIGURA 15.14 Apparecchiatura funzionale per incrementare lo sviluppo verticale in una bambina che inizialmente aveva una malocclusione di II Classe e un’altezza facciale anteriore inferiore solo leggermente diminuita. (A) Profilo prima del trattamento. Si noti la convessità, cui ugualmente contribuiscono la protrusione maxillare e la retrusione mandibolare, e l’altezza facciale inferiore leggermente scarsa. (B) Profilo dopo il trattamento con riduzione della convessità e buone proporzioni facciali verticali. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. I tracciati indicano che la correzione si è realizzata limitando anteriormente il movimento della maxilla, mentre la mandibola è cresciuta verso il basso e in avanti. Le sovrapposizioni maxillare e mandibolare mostrano una piccola variazione a livello incisale e l’eruzione del molare inferiore, che nell’insieme hanno aumentato lo sviluppo facciale verticale e contribuito alla correzione della II Classe dentale. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza inferiori. La TEO cervicale produce un’eruzione prevalente dei molari superiori, mentre con un’apparecchiatura funzionale è possibile controllare l’eruzione sia dei molari superiori che di quelli inferiori. La correzione della II Classe è più facile se i molari inferiori erompono più dei superiori e ciò significa che, a parità di condizioni, l’apparecchiatura funzionale offre maggiori vantaggi (Fig. 15.14). È interessante notare che la stessa procedura di inibizione dell’eruzione dei denti posteriori può essere usata durante il trattamento con apparecchiature funzionali di bambini con un deficit mandibolare anteroposteriore e una riduzione dell’altezza facciale, al fine di favorire al massimo la direzione anteriore di crescita della mandibola. Prima di tutto l’eruzione verticale viene bloccata. Dopo che la correzione anteroposteriore è stata ottenuta, un bambino trattato in questo modo può mostrare un open bite posteriore quando l’apparecchiatura non è in posizione (Fig. 15.15). Il bite block posteriore, che di solito è costruito in resina, a questo punto può essere eliminato in modo che possa verificarsi un’eruzione lenta dei denti posteriori in occlusione. Questo tipo di trattamento evidenzia l’interazione tra i piani anteroposteriore e verticale dello spazio, ricordandoci che tale elemento va sempre considerato e controllato durante i trattamenti di modificazione della crescita. Si dà la priorità ai problemi più gravi; quando questi sono stati risolti, vengono affrontati gli altri problemi associati. Le apparecchiature funzionali fisse non costituiscono certo la terapia migliore nel trattamento dei problemi dei deficit verticali in fase di dentizione mista. Ovviamente, dato che l’Herbst tende ad intrudere i molari superiori, non rappresenta l’opzione preferita per i giovani pazienti che necessitano di un aumento della dimensione verticale; comunque l’angolo del piano mandibolare di solito non cambia molto nella terapia con questo dispositivo.16 Modificando il piano in acrilico nel corso del trattamento, il twin block offre alcune possibilità in più sul controllo dell’eruzione dentale posteriore. L’eruzione avviene più rapidamente in alcuni pazienti rispetto ad altri e ciò probabilmente dipende dalla postura mandibolare a riposo, dallo spazio libero e da quanto tempo è portata l’apparecchiatura. Alcuni bambini con short face mostrano una crescita estremamente rapida della mandibola una volta che il morso è stato aperto e che l’estrema sovraocclusione incisiva è stata risolta, anche utilizzando un’apparecchiatura semplice come una placca di svincolo. Sfortunatamente ciò non avviene sempre: eccetto che per i rari pazienti che non presentano un deficit mandibolare, il miglior approccio è rappresentato dall’uso di un’apparecchiatura funzionale con un morso di costruzione in avanzamento. La consegna e l’adattamento dell’apparecchiatura funzionale per un paziente con deficit verticale sono simili a quelli già discussi nel capitolo riguardante l’iposviluppo mandibolare. 521 A B C FIGURA 15.15 I bite block posteriori possono essere usati con qualsiasi apparecchiatura funzionale che avanzi la mandibola, al fine di limitare l’eruzione posteriore e di trarre il massimo vantaggio dalla crescita in direzione anteroposteriore; ma le variazioni scheletriche volute possono essere accompagnate da effetti dentali indesiderati. (A) Le relazioni occlusali prima del trattamento. (B) Quando la mandibola viene avanzata i bite block sono incorporati per prevenire l’eruzione posteriore. (C) Dopo una fase di terapia con l’apparecchiatura e dopo aver ottenuto i cambiamenti anteroposteriori voluti, si osserva un open bite posteriore, che può essere chiuso a questo punto modificando i bite block in resina. ECCESSO MAXILLARE L’eccessiva crescita della maxilla nei bambini con malocclusione di II Classe spesso presenta una componente verticale e una anteroposteriore (per esempio crescita eccessiva verso il basso e in avanti). Entrambe le componenti possono contribuire alla malocclusione scheletrica di II Classe, perché se la maxilla si muove verso il basso, la mandibola ruota in basso e indietro. Di conseguenza, la crescita mandibolare non può esprimersi in direzione anteriore. L’obiettivo del trattamento, pertanto, è quello di limitare la crescita della maxilla, consentendo così alla mandibola di crescere in una posizione più avanzata, favorendo un 522 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B C FIGURA 15.16 Caso in cui si è avuta una buona risposta al trattamento con la trazione extraorale. (A) Età di 11 anni e 6 mesi. (B) Età di 13 anni. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Si noti la crescita mandibolare favorevole in basso e avanti. In questa paziente la presenza di incisivi inferiori piuttosto protrusi ha indirizzato nella scelta di un trattamento mediante una trazione extraorale invece di un’apparecchiatura funzionale, che tende ad inclinare gli incisivi inferiori ancora più anteriormente rispetto al trattamento con trazione extraorale. rapporto normale tra le due basi ossee (Fig. 15.16). Sebbene l’uso di una TEO rappresenti l’impiego più comune, non si può escludere anche l’utilità di un’apparecchiatura funzionale, specie per risolvere una crescita verticale in eccesso. Principi nell’uso delle forze extraorali Evoluzione delle apparecchiature extraorali. Le forze extraorali, sotto forma di apparecchiature con appoggio cranico molto simili a quelle usate oggi, furono intro- CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza te dai primi ortodontisti agli inizi del 1800. Sia Kingsley che Angle descrissero e usarono apparecchiature sorprendentemente moderne, con apparente successo. Agli inizi del XX secolo, tuttavia, le apparecchiature extraorali e il trattamento in dentizione mista furono abbandonati, non perché fossero risultati inefficaci, ma perché erano considerati una complicazione non necessaria. Intorno al 1920, Angle et al. erano convinti che gli elastici di II e III Classe non solo muovessero i denti, ma fossero in grado anche di produrre significativi cambiamenti scheletrici, stimolando la crescita di un mascellare rispetto all’altro. Se gli elastici intraorali fossero in grado di produrre realmente una stimolazione della crescita mandibolare limitando simultaneamente quella della maxilla, non sarebbe necessario chiedere al paziente di portare una trazione extraorale e non sarebbe opportuno iniziare il trattamento fino a quando non fossero erotti i denti permanenti. Le prime valutazioni cefalometriche degli effetti del trattamento ortodontico, disponibili a partire dal 1940, non supportarono il concetto che vi fossero cambiamenti scheletrici significativi in risposta all’uso di forze intraorali. Uno studio del 1936 di Oppenheim ribadì la necessità di un ritorno all’uso di forze extraorali.17 Comunque, solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando Silas Kloehn mostrò i grandi risultati ottenibili con la TEO nel trattamento della malocclusione di II Classe, le forze extraorali applicate al mascellare superiore tornarono a essere diffusamente utilizzate nell’ortodonzia americana.18 Studi cefalometrici di pazienti trattati con TEO tipo Kloehn (v. Fig. 15.16), composta di una fascia cervicale e caratterizzata da forze relativamente leggere (300-400 g), dimostrarono i cambiamenti scheletrici che in tal modo si potevano ottenere, sotto forma di un ridirezionamento delle relazioni tra i mascellari.19 Con l’esperienza presto si osservò che era possibile ottenere effetti scheletrici maggiori applicando forze più pesanti di quelle utilizzate da Kloehn, ma che era preferibile innalzare la direzione della trazione mediante l’uso di una cuffia, allo scopo di prevenire l’eccessivo movimento verso il basso della maxilla e una conseguente rotazione in basso e indietro della mandibola.20 Effetti della TEO sul mascellare superiore. È stato dimostrato in numerosi studi, come in quelli descritti nel Capitolo 8, che le forze extraorali applicate al mascellare superiore sono in grado di diminuirne l’entità della crescita in avanti e/o in basso, modificando il livello di apposizione ossea a livello suturale (v. Cap. 8). La correzione della II Classe viene ottenuta quando la mandibola cresce normalmente in avanti, mentre la crescita in avanti della maxilla viene frenata; pertanto la crescita mandibolare è una componente assolutamente indispensabile per il successo del trattamento. Nel bambino prima dell’adolescenza, la TEO è quasi sempre applicata ai primi molari per mezzo di un arco facciale e di una cuffia o di una fascia cervicale per l’an- 523 coraggio. Per essere efficace nel controllare la crescita, la TEO deve essere portata almeno 10-12 ore al giorno. Il protocollo ideale per la TEO, come per le apparecchiature funzionali, dipende dal rilascio dell’ormone della crescita che si verifica principalmente nelle prime ore della serata; la trazione extraorale, quindi, deve essere portata: dalla sera subito dopo cena fino al risveglio della mattina successiva, senza aspettare l’ora di andare a letto prima di indossarla. L’intensità della forza consigliata deve essere di circa 12-16 once (350-450 g) per lato. Quando i denti sono usati come punti di applicazione della forza, si ottengono effetti sia dentali che scheletrici. Forze estremamente pesanti (superiori a 1000 g in totale) sono inutilmente traumatizzanti per i denti e per il parodonto e non producono effetti scheletrici migliori, mentre forze più leggere determinano solo spostamenti dentali ma non scheletrici. Per correggere una malocclusione di II Classe, la mandibola deve avere una crescita maggiore in avanti rispetto alla maxilla. Pertanto è fondamentale il controllo verticale della maxilla e dei denti superiori posteriori; infatti una loro crescita verticale fa ruotare conseguentemente in basso e indietro la mandibola, annullando l’effetto correttivo sulla II Classe che si avrebbe dalla sua maggiore crescita in avanti (Fig. 15.17). Baumrind et al. hanno dimostrato che la distalizzazione dei molari è un fattore che contribuisce molto alla proiezione in basso della crescita mandibolare durante il trattamento con la TEO.21 Quando l’obiettivo consiste in un cambiamento dei rapporti scheletrici, non si devono estrudere i molari e si deve evitare il tipping distale dei denti (Fig. 15.18). Inoltre è fondamentale cercare di controllare la crescita verticale della maxilla. In teoria, il movimento della maxilla può essere controllato nello stesso modo in cui viene controllato un dente singolo, modificando la direzione delle forze e i momenti rispetto al centro di resistenza della maxilla stessa (Fig. 15.19). In pratica, è difficile analizzare esattamente dove si trova il centro di resistenza e di rotazione della maxilla, ma certamente esso è situato al di sopra dei denti. Per questo motivo, al fine di avvicinare la direzione della forza al centro di resistenza, è importante in molti pazienti prevedere una forza extraorale diretta verso l’alto. Scelta della TEO. Nella scelta della TEO tre sono le componenti principali da definire. In primo luogo è necessario scegliere il tipo di ancoraggio per ottenere una componente verticale favorevole della forza applicata alle strutture scheletriche e dentali. Una trazione alta (Fig. 15.20 A), infatti, esercita sui denti e sulla maxilla una forza verso l’alto e indietro. Una trazione cervicale (Fig. 15.20 B) esercita invece una forza verso il basso e indietro. Quando si applica una TEO combinata alta e cervicale (Fig. 15.20 C), la direzione della forza può essere variata modificando la proporzione della forza fornita da ciascuna componente. Se queste componenti sono uguali, la di- 524 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale FIGURA 15.17 Questo bambino ha evidenziato una scarsa risposta al trattamento con trazione extraorale di una malocclusione di II Classe. La sovrapposizione sulla base cranica indica che le labbra sono arretrate e che la maxilla non è cresciuta anteriormente. La sovrapposizione maxillare mostra che gli incisivi sono stati arretrati e il movimento e l’eruzione molare sono stati limitati. Tutti questi effetti sarebbero favorevoli a una correzione della II Classe, ma la mandibola è ruotata inferiormente e indietro a causa del movimento inferiore della maxilla e dell’eruzione del molare inferiore. Ne risultano un profilo più convesso rispetto a quando il trattamento era stato iniziato e una mancata correzione della malocclusione di II Classe. FIGURA 15.18 Il trattamento con trazione extraorale può avere diversi effetti collaterali che complicano la correzione della malocclusione di II Classe. Se il bambino porta adeguatamente l’apparecchiatura, il movimento scheletrico maxillare e quello dentale in avanti saranno limitati. Sebbene questo aiuti a correggere la malocclusione di II Classe, è altresì importante il controllo verticale della maxilla e dei denti superiori, perché ciò determina il grado di spostamento della mandibola in avanti e/o in basso. Il movimento scheletrico maxillare verso il basso o l’eruzione molare superiore e inferiore (frecce tratteggiate) possono ridurre o annullare totalmente la crescita della mandibola in avanti. FIGURA 15.19 Sebbene il centro di resistenza della maxilla sia difficile da individuare, sembra che si collochi sopra le radici dei premolari, in una posizione prossima al punto rosso. Se ciò è vero, è difficile dirigere forze attraverso il centro di resistenza mediante i tradizionali sistemi di distribuzione delle forze. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B 525 C FIGURA 15.20 Variando il tipo di trazione extraorale si ottengono diverse direzioni di forza per differenti situazioni cliniche. (A) La trazione alta consiste di una cuffia collegata all’arco facciale. L’apparecchiatura produce una forza distale e diretta verso l’alto sui denti superiori e sulla maxilla. (B) La trazione cervicale è costituita da una fascia cervicale, connessa all’arco facciale. Questa apparecchiatura produce una forza distale e verso il basso sui denti superiori e sulla maxilla. (C) La trazione combinata è l’unione della trazione alta con quella cervicale, entrambe vincolate all’arco facciale. Quando le forze di ciascuna trazione sono uguali, viene esercitata una forza distale e leggermente verso l’alto sui denti superiori e sulla maxilla. Variando le proporzioni della forza totale derivante dalla cuffia e dalla fascia cervicale si ottiene una modificazione del vettore della forza. rezione della forza risultante è leggermente verso l’alto e distale sia per i denti che per la maxilla. La scelta della configurazione della TEO dipende dal biotipo del paziente: quanto più la crescita risulta eccessiva verticalmente, tanto più alta deve essere la direzione della trazione e viceversa, ma bisogna ricordare che esiste una notevole variabilità nella risposta della crescita.22 La seconda decisione riguarda come la TEO deve essere applicata ai denti. Il metodo più comune è l’inserimento di un arco facciale nei tubi posti sui molari permanenti. In alternativa, è possibile applicare l’arco facciale a un’apparecchiatura rimovibile, per esempio uno splint maxillare o un’apparecchiatura funzionale. Questo approccio è particolarmente indicato nei bambini con un’eccessiva crescita verticale (v. oltre in questo capitolo). Nei bambini in dentizione mista risulta poco pratico, anche se possibile, applicare la TEO anteriormente a un arco. Infine, è necessario stabilire se è utile produrre uno spostamento corporeo o un tipping distale dei denti e della maxilla. Si calcola che il centro di resistenza dei molari sia nella regione media radicolare; quindi, se il vettore della forza applicata passa sopra questo punto, si ottiene un movimento distale radicolare. Le forze che passano attraverso il centro di resistenza provocano invece un movimento corporeo, mentre se passano al di sotto di questo punto producono un tipping distale della corona. La lunghezza e la posizione del braccio esterno dell’arco facciale rispetto al centro di resistenza, assieme al tipo di ancoraggio (cuffia, fascia cervicale o combinata), determinano il vettore della forza e il suo rapporto con il centro di resistenza del dente, quindi il movimento molare. Le diverse combinazioni di direzione della TEO (ancoraggio), di lunghezza e di posizione del braccio esterno dell’arco facciale sono illustrate schematicamente nella Figura 15.21. Per esempio, se con una TEO cervicale usiamo un braccio esterno alto di lunghezza media o uno diritto e lungo, otterremo un movimento distale radicolare con estrusione. Se con la stessa TEO usiamo un braccio esterno corto e alto o medio e basso, otterremo un tipping distale della corona con un movimento distale ed estrusivo del molare. Nei trattamenti per modificare la crescita, i movimenti dentali rappresentano in genere un effetto collaterale indesiderato e con la TEO si cerca di minimizzare il movimento dentale inducendo movimenti corporei. Simili considerazioni possono essere fatte per la maxilla; infatti, se la linea di forza non passa attraverso il suo centro di resistenza, si osserva una sua rotazione (l’equivalente scheletrico del tipping dentale). Il controllo della linea di forza applicata alla maxilla è più facile quando la trazione extraorale viene applicata su uno splint che include i denti dell’arcata superiore. L’arco facciale è di solito attaccato allo splint nella regione premolare, cosicché la forza può essere diretta attraverso il centro di resistenza della maxilla, che probabilmente si trova al di sopra delle radici dei premolari (Fig. 15.21 D). A causa della compo- 526 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B C D FIGURA 15.21 Questi diagrammi illustrano gli effetti dei quattro tipi di connessione all’arco facciale comunemente usati. In ogni diagramma l’arco interno è disegnato in nero e le varie possibilità di arco esterno in rosso o rosso tratteggiato. (A) Trazione alta sul primo molare. Per produrre il movimento corporeo del molare (senza tipping), la linea di forza (freccia nera) deve passare attraverso il centro di resistenza del dente. Ciò produrrà il movimento del molare sia indietro che in alto. Si noti che la linea di forza è influenzata dalla lunghezza e dalla posizione dell’arco esterno, cosicché un arco esterno più lungo teso in alto o uno più corto teso in basso potrebbero produrre la stessa linea di forza. Se la lunghezza o la posizione dell’arco produce una linea di forza al di sopra o al di sotto del centro di resistenza (tratteggio rosso), il dente subirà un tipping distale della radice o della corona rispettivamente, a causa del momento che si produce. (B) Trazione cervicale sul primo molare. Anche in questo caso il movimento corporeo si ottiene quando la lunghezza e la posizione dell’arco esterno fanno sì che la linea di forza passi attraverso il centro di resistenza, ma con una direzione più bassa il dente viene estruso oltre che distalizzato. Si noti che l’arco facciale esterno della trazione cervicale è quasi sempre più lungo dell’arco esterno usato con una trazione alta. Se la linea di forza si trova sopra o sotto al suo centro di resistenza, il dente subirà un movimento di tipping come indicato dalle frecce rosse. (C) Trazione combinata sul primo molare, che utilizza sia la cuffia che la fascia cervicale. Il vettore di forza risultante (in nero) determina il movimento del molare, che in questo esempio è all’indietro e leggermente verso l’alto. La linea risultante passa attraverso il centro di resistenza, annullando i momenti creati dalla cuffia e dalla fascia cervicale. Ancora una volta, se il vettore di forza risultante si trova sopra o sotto al centro di resistenza, il dente subirà un tipping. (D) Trazione alta su un arco facciale corto inserito in uno splint maxillare. Essendo presente uno splint su tutti i denti superiori, è possibile considerare la maxilla come un’unità e rapportare la linea di forza al centro di resistenza della maxilla. Come nel caso della forza di trazione applicata al primo molare, la posizione della linea di forza rispetto al centro di resistenza della maxilla determina un effetto rotazionale su quest’ultima. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza nente distale della forza applicata, spesso si osserva un tipping distale degli incisivi superiori. Procedure cliniche nell’utilizzazione della trazione extraorale Per applicare una TEO in un bambino prima dell’adolescenza è necessario adattare e cementare bande sui molari provviste di tubi per la TEO (e di eventuali altre componenti utili al trattamento successivo) (v. Cap. 12 per i dettagli delle componenti delle apparecchiature). Gli archi facciali preformati sono forniti in una varietà di misure diverse e di solito sono provvisti di un’ansa di adattamento dell’arco interno. L’arco interno deve venire adattato intorno all’arcata superiore (a una distanza compresa tra i 3 e i 4 mm da tutti i denti) e deve prendere contatto solo sui tubi molari (Fig. 15.22). La corretta misura dell’arco facciale può essere selezionata provandolo sul modello dell’arcata superiore. È necessario poi inserirlo nel tubo molare di un lato, per valutare come si adatta nel tubo opposto e rispetto all’arcata. Modificando le anse e piegando la parte corta terminale dell’arco intraorale è possibile espanderlo o contrarlo fino a renderlo passivo e posizionarlo a una giusta distanza dai 527 denti in modo da renderlo confortevole per le labbra (Fig. 15.23 A). Si dovrebbe controllare l’estensione dell’arco interno della trazione extraorale che fuoriesce posteriormente dall’estremità finale dei tubi per la TEO. In condizioni ideali, l’estremità finale dell’arco interno dovrebbe terminare a filo con il tubo, e certamente non c’è alcun bisogno che si estenda più di un millimetro oltre l’estremità finale del tubo. La riduzione della sporgenza dell’arco posteriore al tubo ridurrà il rischio di infiammazione tissutale nel fornice posteriore ed un eccessivo attrito quando l’apparecchiatura viene applicata o rimossa. Man mano che il rapporto di II Classe molare viene corretto, il movimento relativo in avanti dell’arcata inferiore produce una tendenza al crossbite, a meno che la larghezza dell’arcata superiore non venga aumentata. Ciò deve essere tenuto presente fin dall’inizio del trattamento. L’arco interno deve essere espanso di 2 mm per lato, in modo che quando viene inserito in un tubo rimanga all’esterno dell’altro tubo. Il paziente deve quindi comprimere l’arco quando lo inserisce nei tubi, in modo da ottenere la necessaria espansione molare. L’arco esterno deve essere posizionato a una distanza di alcuni millimetri dalle guance (Fig. 15.23 B); deve inoltre essere tagliato della lunghezza giusta e avere un gancio a uncino alle estremità (Fig. 15.24). A B C D FIGURA 15.22 Fasi di adattamento di un arco facciale per una trazione extraorale. (A) Gli archi interni dell’arco facciale hanno diverse misure. Un metodo semplice per scegliere la misura appropriata consiste nell’adattare l’arco al modello dell’arcata superiore preso prima del trattamento. (B) Dopo aver collocato l’arco in un tubo molare per trazione extraorale (C), viene adattato in modo che risulti passivo e allineato con il tubo sull’altro molare. Dopo tale procedimento dovrebbe risultare facile inserire e rimuovere la trazione. Spesso le anse mesiali ai primi molari richiedono un adattamento (apertura o chiusura) per spostare l’arco interno più lontano o più vicino ai denti anteriori. (D) Similmente, lo stesso arco interno deve spesso essere allontanato dai denti nei segmenti vestibolari. Ciò può essere realizzato piegando l’ansa di adattamento lingualmente. (Segue) 528 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale E F G H FIGURA 15.22 (Seguito) (E) Piegando la porzione dell’arco che si inserisce nel tubo molare dietro alla sua posizione originale. (F) Quando l’arco interno è in tal modo allargato, non c’è interferenza con i denti a livello vestibolare. L’arco interno deve essere espanso di 1-2 mm per evitare di portare i denti posteriori in cross, quando vengono fatti questi cambiamenti anteroposteriori. (G) Questi adattamenti dovrebbero fare in modo che l’arco interno sia lontano dai denti per diversi millimetri e che rimanga passivo tra le labbra. Gli adattamenti verticali possono essere fatti a livello delle anse di adattamento molare. (H) L’arco interno deve essere espanso di 1-2 mm per evitare di portare in cross i denti posteriori, mentre si eseguono queste modifiche in senso anteroposteriore. A B FIGURA 15.23 (A) L’arco facciale dovrebbe essere adattato in modo tale che la congiunzione degli archi interno ed esterno resti passiva tra le labbra. (B) L’arco esterno dovrebbe rimanere lontano dalle guance di diversi millimetri. Questa modifica deve essere controllata sia prima che dopo l’applicazione della cuffia o della fascia cervicale. La lunghezza e la posizione verticale dell’arco esterno sono scelte in modo tale da raggiungere la corretta direzione di forza relativamente al centro di resistenza (v. Fig. 15.21). Ciò può essere eseguito abbastanza semplicemente, dopo aver adattato l’arco interno e quello esterno ai denti e al viso. Con l’arco in posizione, tenendo con le dita l’arco esterno e simulando bilateralmente la direzione di ap- plicazione della forza dei diversi punti, si può visualizzare il movimento che i denti subiranno. Se la forza che si rappresenta con le dita solleva la giunzione a livello delle labbra tra l’arco interno ed esterno, la TEO sposterà le radici in senso distale. Viceversa, se tale giunzione si abbassa dalle labbra, saranno le corone dei molari ad inclinarsi distalmente. Se non si verifica niente, i denti si sposteranno in modo corporeo. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B FIGURA 15.24 La lunghezza dell’arco esterno è di importanza critica per i cambiamenti dentali che si vogliono ottenere. (A) Dopo aver scelto la lunghezza corretta e aver tagliato l’arco esterno con un tronchesino (B), si piega l’estremità formando un uncino con una pinza per fili pesanti. A C B D E FIGURA 15.25 Adattamenti della fascia cervicale. (A) La fascia è applicata all’arco facciale e la forza desiderata viene trasmessa con un meccanismo a molla, inserendo l’uncino nei fori della fascia. (B) Quando la forza è adeguata, il connettore plastico viene tagliato in modo che rimanga solo un foro libero davanti a quello scelto. Questo fornisce un appiglio al paziente quando deve afferrare e applicare la trazione extraorale. (C) Il meccanismo a molla rilascia una forza predeterminata quando il connettore plastico è spostato in avanti e allineato su una scala calibrata. (D) Se il connettore viene teso eccessivamente, come potrebbe succedere nel caso in cui qualcuno afferrasse l’arco facciale o tentasse di toglierlo, il nastro del connettore elastico si sgancerebbe, evitando che l’arco torni indietro in faccia al paziente. (E) Il connettore può essere infilato nuovamente nel dispositivo da dietro, per riassemblarlo dopo l’operazione di rilascio di sicurezza. 529 530 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale È necessario scegliere la misura appropriata della cuffia, della fascia cervicale o della combinazione di entrambe. È preferibile utilizzare delle molle per fornire la forza, e non elastici o strisce elastiche. Infatti le molle generano forze costanti che possono essere facilmente determinate e modulate. Il livello di forza desiderato deve essere ottenuto con il paziente seduto o in piedi, ma non sdraiato sulla poltrona (Fig. 15.25 A e B). È buona norma iniziare con un livello di forza bassa per abituare il paziente alla TEO e poi gradualmente incrementare la forza negli appuntamenti successivi. Se si applica il livello di forza previsto al primo appuntamento, la fascia cervicale rischia di tirare troppo e di irritare il collo del paziente. Dopo che le forze sono state ben calibrate, la posizione dell’arco deve essere di nuovo valutata, perché la tensione elastica della fascia spesso ne modifica la posizione a tal punto da rendere necessari altri aggiustamenti. Il bambino deve essere controllato mentre prova a mettere e a rimuovere la TEO diverse volte, per essere sicuri che abbia capito come disporla correttamente. Di solito la TEO è portata dopo la scuola e di notte. Non è saggio portarla durante l’attività sportiva, in bicicletta o in situazioni rissose. Si deve spiegare al bambino che se qualcuno tenta di afferrare l’arco esterno, egli deve a sua volta afferrare l’arco con le mani, per prevenire/impedire rotture e ferite. I ganci della TEO devono essere forniti di un meccanismo di sganciamento di sicurezza (Fig. 15.25 CE) per prevenire la possibilità che l’arco possa ferire il bambino se un suo compagno di giochi lo afferra e lo tira. In seguito a incidenti di questo tipo si sono verificate gravi ferite, incluse lesioni oculari.23 In una recente revisione sui meccanismi di sicurezza delle trazioni extraorali disponibili in commercio, che ha preso in esame 18 disegni progettuali diversi, Stafford et al. hanno notato che quasi tutti rilasciano da 10 a 20 libbre di forza e hanno concluso che le variabili più importanti dal punto di vista della sicurezza sono: l’entità dell’estensione raggiungibile prima che si verifichi il distacco e la modalità con cui la TEO si distacca.24 Eccesso verticale I bambini con eccesso verticale del viso (open bite scheletrico o long face syndrome) generalmente hanno un’altezza facciale superiore alla norma e un’eccessiva eruzione dei denti posteriori superiori e inferiori;25 di conseguenza, il piano mandibolare è piuttosto inclinato e si assiste ad una notevole discrepanza tra l’altezza facciale posteriore e quella anteriore. Il trattamento ideale per questi pazienti dovrebbe prevedere il controllo dell’eccessiva crescita verticale, in modo da consentire alla mandibola di ruotare in alto e in avanti (Fig. 15.26). Sfortunatamente, la crescita facciale verticale prosegue durante gli anni dell’adolescenza e successivamente; per questo motivo, anche se la crescita viene modificata con successo in dentizione mista, è probabile dover ricor- FIGURA 15.26 I bambini con deficit mandibolare ed eccessiva altezza facciale inferiore necessitano di un trattamento con un’apparecchiatura che limiti l’eruzione posteriore e la maxilla. Ciò permette che la crescita mandibolare si sviluppi anteriormente piuttosto che verticalmente. rere a una contenzione attiva per alcuni anni. Vi sono diversi possibili approcci di trattamento per questo modello di crescita. In ordine di efficacia crescente essi sono: Trazione alta applicata ai molari. Una possibile soluzione ai problemi di eccesso verticale è rappresentata dal mantenimento della posizione verticale della maxilla mediante l’inibizione dell’eruzione dei denti posteriori superiori. È possibile ottenere ciò con una TEO alta sui denti posteriori, portata 14 ore al giorno con una forza di 12 once per lato (Fig. 15.27). Se la TEO è costituita da un arco facciale convenzionale applicato ai primi molari superiori, le modalità di applicazione e adattamento sono le stesse della TEO alta descritta precedentemente per i problemi di Il Classe. Confrontando i vettori verticali e orizzontali della forza, quelli che hanno un vettore verticale verso l’alto maggiore garantiscono un miglior controllo verticale dei molari.26, 27 Trazione alta su uno splint maxillare. Un approccio più efficace nei bambini che presentano un eccesso verticale prevede l’aggiunta di uno splint occlusale in resina (Fig. 15.28) a cui viene applicato l’arco facciale. 28 Ciò permette di applicare la forza verticale a tutti i denti su- CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A 531 B C FIGURA 15.27 Questi tracciati evidenziano un’eccellente risposta alla trazione nel trattamento di un bambino che presentava un’eccessiva altezza facciale inferiore. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. La sovrapposizione della base cranica evidenzia che la maxilla e i denti superiori non si sono spostati in basso, cosicché la mandibola è cresciuta in avanti e non in basso. La sovrapposizione mandibolare mostra che i molari inferiori si sono mesializzati nel leeway space. La posizione degli incisivi rispetto alla maxilla e alla mandibola non mostra cambiamenti. periori, anziché solo ai molari, e sembra avere un notevole effetto scheletrico e dentale sul controllo verticale. Un’apparecchiatura di questo tipo trova la sua indicazione migliore in un bambino con un eccessivo sviluppo verticale dell’intera arcata superiore e un’eccessiva esposizione degli incisivi superiori (per esempio un bambino dalla faccia lunga che non presenta un open bite anteriore). Per raggiungere la correzione scheletrica e dentale, il paziente deve essere molto collaborante per un periodo talvolta molto lungo. Sfortunatamente, la TEO permette ai denti inferiori di erompere liberamente e ciò può ostacolare il ridirezionamento della crescita mandibolare in alto e in avanti. Apparecchiature funzionali con bite block. Un’altra alternativa efficiente è rappresentata dall’uso di apparec- 532 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B FIGURA 15.28 (A, B) Uno splint superiore in resina può essere collegato al braccio interno tipico della trazione e la cuffia di una trazione garantisce una forza verso l’alto e indietro a tutta la maxilla. Lo splint limita l’eruzione dentale meglio di una trazione extraorale, che agisce solo sui primi molari. A B FIGURA 15.29 (A, B) Sui denti posteriori possono essere aggiunti ad una apparecchiatura funzionale dei bite block, come mostrato in questa figura, che permettono un controllo più completo dell’eruzione dei denti posteriori. La trazione extraorale può essere nei tubi posti in un’apparecchiatura di questo tipo. chiature funzionali provviste di bite block posteriori (Fig. 15.29). La forza di arretramento di una trazione extraorale viene sostituita da un dispositivo funzionale che possiede un “effetto restrittivo tipo TEO” minore. Il principale scopo di un’apparecchiatura di questo tipo è quello di inibire l’eruzione dei denti posteriori e la crescita verticale della maxilla. L’apparecchiatura può essere progettata con o senza il morso di costruzione in avanzamento della mandibola, a seconda del grado di deficit mandibolare presente. A prescindere dalla necessità di portare o meno in avanti la mandibola, il morso deve essere aperto oltre la normale dimensione verticale se si vuole controllare l’eruzione molare. Quando la mandibola è tenuta in questa posizione dall’apparecchiatura, lo stiramento dei tessuti molli (e non solo dei muscoli) esercita una forza intrusiva verticale sui denti posteriori. Nei bambini con un morso aperto anteriore i denti anteriori vengono lasciati liberi di erompere, il che riduce l’open bite, mentre nei problemi meno comuni di faccia lunga senza morso aperto tutti i denti sono trattenuti dai bite block. Con questo sistema, non essendoci alcuna eruzione posteriore compensatoria, tutta la crescita mandibolare viene diretta più anteriormente. In sintesi, questo tipo di trattamento con apparecchiature funzionali è efficace nel controllo della crescita verticale29 e nella chiusura di un open bite anteriore perché la mandibola viene proiettata anteriormente (Fig. 15.30). Tuttavia, dato che la crescita verticale continua per molto tempo, spesso si rende necessario utilizzare bite block posteriori o altre componenti per il controllo della crescita verticale e dell’eruzione anche durante la terapia con apparecchiature fisse (Fig. 15.31) e durante il periodo di contenzione, poiché le apparecchiature fisse non sono in grado di controllare adeguatamente l’eruzione. Trazione alta applicata a un’apparecchiatura funzionale con bite block. Il metodo migliore per correggere la crescita in presenza di un eccesso verticale maxillare e di un rapporto basale di II Classe, preferito anche nei bambini che presentano dei problemi gravi, attualmente è rappresentato dall’uso combinato di una TEO alta e di un’apparecchiatura funzionale con bite block posteriori per riposizionare anteriormente la mandibola e controllare l’eruzione dentale.30 La forza extraorale aumenta il controllo della crescita della maxilla e permette che la forza sia trasmessa ad essa in toto, piuttosto che solo ai primi molari permanenti. La TEO alta migliora inoltre la ritenzione dell’apparecchiatura funzionale (Fig. 15.32) e produce una direzione di forza vicino al centro di resistenza presunto della maxilla (v. Fig. 15.21 D). L’apparecchiatura funzionale fornisce la possibilità di favorire la crescita mandibolare, mentre controlla l’eruzione dei denti posteriori e anteriori. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B C FIGURA 15.30 Queste fotografie evidenziano una buona risposta al trattamento con apparecchiatura funzionale destinata a controllare lo sviluppo verticale con bite block posteriori in un bambino con eccessiva altezza facciale inferiore. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Le sovrapposizioni indicano che non si è verificata alcuna eruzione posteriore e tutta la crescita mandibolare è stata diretta anteriormente. L’altezza facciale è rimasta invariata e l’eruzione dei denti anteriori ha chiuso l’open bite. Le posizioni del molare superiore e inferiore rispetto alle loro basi di supporto sono rimaste inalterate. FIGURA 15.31 Durante il trattamento con apparecchiatura fissa, l’eruzione posteriore può essere controllata usando bite block posteriori rimovibili per separare i denti posteriori oltre la dimensione verticale di riposo. Questo crea una forza intrusiva sui denti a contatto con i block, che è generata dallo stiramento dei tessuti molli facciali. L’apparecchiatura è ritenuta tramite ganci posti sui tubi della trazione extraorale. 533 534 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A C B D E FIGURA 15.32 Una grave condizione di faccia lunga con iposviluppo mandibolare viene attualmente trattata nel modo migliore con una trazione alta, connessa a un’apparecchiatura funzionale con bite block posteriori. (A, B) Aspetto facciale prima del trattamento. (C) Trazione extraorale applicata all’apparecchiatura funzionale. (D, E) Aspetto facciale dopo il trattamento. (Segue) È possibile apportare modifiche all’apparecchiatura funzionale inserendo componenti attive per aumentare o diminuire i movimenti dentali. Quando si usano in combinazione una TEO e un attivatore, è vantaggioso inserire in quest’ultimo molle da torque (Fig. 15.33) per ridurre il tipping dei denti anteriori superiori. In questo caso, a differenza di quanto accade di solito, le compo- nenti attive sono inserite nell’apparecchiatura funzionale per diminuire gli effetti dentali e favorire quelli scheletrici.31 L’utilizzo clinico del sistema combinato apparecchiatura funzionale-TEO consiste di un insieme di tecniche usate per ognuna di queste apparecchiature individualmente, ma con alcune modifiche interessanti. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza 535 F FIGURA 15.32 (Seguito) (F) Sovrapposizioni cefalometriche. Si notino prima del trattamento la convessità facciale, l’eccessiva altezza facciale inferiore, le labbra incompetenti e l’esposizione degli incisivi superiori. Le sovrapposizioni evidenziano una crescita mandibolare nel complesso in avanti e in basso, senza incremento dell’angolo del piano mandibolare e con un buon controllo della posizione verticale dei denti. FIGURA 15.33 Molle da torque usate in combinazione con la trazione extraorale e un’apparecchiatura funzionale. Esse vengono utilizzate al fine di applicare un momento alle corone degli incisivi e produrre il loro movimento corporeo o almeno contrastare parte del tipping linguale di questi denti, che comunemente si manifesta con le apparecchiature funzionali. FIGURA 15.34 I tubi della trazione extraorale possono essere incorporati in un’apparecchiatura funzionale fissata con ganci, così che altre forze distali e verticali aggiuntive possono essere applicate attraverso un arco esterno e una cuffia Per prima cosa, vengono prese le impronte e la cera per la costruzione del morso come per una qualsiasi apparecchiatura funzionale. I tubi per la TEO sono incorporati nei bite block nella regione premolare (Fig. 15.34). Al momento della consegna dell’apparecchiatura funzionale, viene preparata una cuffia per il paziente e viene adattato un piccolissimo arco facciale affinché possa essere inserito nei tubi della TEO. Di solito le anse di adattamento devono essere chiuse in modo che l’arco facciale non sporga troppo anteriormente. La combinazione apparecchiatura funzionale-arco facciale è posizionata in bocca e adattata in modo che l’arco interno risulti passivo tra le labbra e l’arco esterno sia sottoposto a una forza risultante passante attraverso il centro di resistenza presunto della maxilla. Ciò di solito richiede un arco esterno corto o di media lunghezza che viene diretto verso l’alto. La cuffia è collegata all’arco facciale e la forza di trazione viene fissata intorno ai 400 g per lato. Dopo che l’arco facciale è stato collegato, può essere necessario ricontrollarne la direzione. Come per qualsiasi altra apparecchiatura, il paziente deve dimostrare di essere capace di utilizzare correttamente l’apparecchiatura già dal primo appuntamento, inserendo prima l’arco extraorale, quindi collocando in bocca il sistema combinato apparecchiatura funzionale-arco e infine attaccando la cuffia. È preferibile che il bambino aumenti gradualmente il tempo di utilizzo dell’apparecchiatura durante il giorno. L’uso della TEO durante le ore notturne può essere iniziato immediatamente. 536 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale DEFICIT MAXILLARE Contrazione maxillare trasversa La contrazione scheletrica della maxilla è contraddistinta da una volta palatale stretta ed in genere determina un crossbite posteriore che, se è dovuto proprio ad una maxilla rastremata, rappresenta un’indicazione al trattamento non appena viene evidenziato. Può essere corretta aprendo la sutura mediana del palato, allargando così la volta palatale e il pavimento del naso, in qualsiasi momento prima che si esaurisca il picco di crescita adolescenziale. Esistono svariati metodi per espandere un’arcata rastremata; tuttavia per ottenere un’effettiva espansione scheletrica è necessario applicare la forza a livello della sutura mediana palatina. Nei bambini in età prepuberale si possono utilizzare tre modi per espandere il palato: un’apparecchiatura rimovibile con un sistema a vite centrale o una molla pesante applicata sulla sutura mediana; un arco linguale, di solito tipo il quad helix; o un espansore palatale fisso con un sistema a vite centrale che può essere su bande o incollato. L’espansore palatale rapido può essere attivato al fine di ottenere un’espansione rapida (0,5 mm o più/giorno), semirapida (0,25 mm/giorno), o lenta (1 mm/settimana). Le apparecchiature rimovibili e gli archi linguali producono un’espansione lenta. Per ciascuna di queste possibili opzioni le domande da porsi sono le seguenti: riesce questa apparecchiatura a raggiungere l’espansione? Ha effetti collaterali? E l’espansione è stabile? Espansione palatale in dentizione decidua e mista iniziale. Dato che nei bambini più piccoli è sufficiente applicare una forza minore per aprire la sutura, è piuttosto facile ottenere un certo grado di espansione palatale. Tutti questi tre tipi di apparecchiature possono produrre un’espansione sia dentale che scheletrica in fase di dentizione mista iniziale.32 Sebbene alcuni studi abbiano indicato un aumento dei rapporti verticali facciali quando viene espansa l’arcata superiore,33 prove cliniche a lungo termine hanno dimostrato che questo tipo di cambiamento è solo transitorio. 34 È stato anche dimostrato che è possibile controllare la crescita verticale e l’eruzione dei denti posteriori mediante una copertura occlusale posteriore.35 Con le apparecchiature rimovibili, l’attivazione deve essere lenta e la forza impiegata modesta, perché la ritenzione è precaria. È pertanto indispensabile inserire ganci multipli di ritenzione. A causa dell’instabilità dei denti durante il processo di espansione, se l’apparecchiatura non viene portata anche per un solo giorno, la vite deve essere ristretta dall’ortodontista per permettere all’apparecchiatura di adattarsi nuovamente e per poter riprendere l’espansione. Problemi tipici che insorgono nella pratica quotidiana di queste apparecchiature sono legati all’attivazione e alla perdita di tempo; infatti per ottenere un’e- FIGURA 15.35 Nella fase preadolescenziale la sutura mediana palatina può essere aperta in vari modi, durante l’espansione maxillare. Questa radiografia occlusale eseguita in fase di dentizione decidua mostra l’apertura suturale che si verifica in risposta all’apparecchiatura con arco a W. spansione efficiente con un’apparecchiatura rimovibile si perde talmente tanto tempo che non conviene utilizzarla. È stato dimostrato che gli archi linguali a W e i quad helix (v. Cap. 11) sono in grado di aprire la sutura mediana del palato in pazienti molto giovani (Fig. 15.35). Questi dispositivi generalmente producono poche centinaia di grammi di forza e determinano un’espansione lenta. Essi sono facilmente detergibili, sufficientemente efficienti e producono cambiamenti sia scheletrici che dentali. Le apparecchiature a vite incollate su splint o ritenute mediante bande possono essere usate per l’espansione precoce di maxille rastremate. Bandare i primi molari permanenti e i secondi molari decidui è relativamente semplice, ma bandare i primi molari decidui può essere impegnativo. È invece relativamente semplice incollare un’apparecchiatura. Il vantaggio di questa tecnica consiste nel fatto che si possono eventualmente applicare forze pesanti; inoltre, l’ingombro dell’apparecchiatura può favorire la perdita di abitudini viziate. Esistono due problemi principali per questo tipo di apparecchiature utilizzate nei bambini rispetto all’arco linguale. Il primo è dovuto al fatto che l’apparecchiatura fissa con un sistema a vite centrale è più ingombrante di un arco linguale di espansione ed è più difficile da applicare e rimuovere. Il paziente inevitabilmente ha maggiori problemi per pulire e per attivare questo tipo di apparecchiatura. Il secondo problema è legato al fatto che questi apparecchi fissi possono essere attivati in modo rapido: aspetto questo sfavorevole nei bambini piccoli; infatti l’espansione rapida non dovrebbe essere eseguita nei bambini perché aumenta il rischio di deformare le strutture facciali (v. Fig. 8.16), e non ci sono prove che dimostrino come un’attivazione rapida e forze elevate producano un’espansione migliore e più stabile. Molte apparecchiature funzionali incorporano alcune componenti per espandere l’arcata maxillare: meccanismi che generano una forza intrinseca, come molle o viti, o scudi vestibolari per alleviare la pressione sui tessuti delle guance. Quando si verifica un’espansione d’arcata mediante il trattamento con apparecchiature funzionali (Fig. 15.36), è possibile che a ciò contribuisca l’apertura della CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza sutura mediana del palato; tuttavia i cambiamenti scheletrici e dentali sono difficili da documentare. Perciò si può trarre la conclusione che per effettuare un’espansione lenta su un’arcata rastremata l’approccio migliore consista nell’utilizzare un arco linguale attivo nei bambini in dentizione decidua o mista iniziale. Un’apparecchiatura fissa con un sistema a vite centrale può essere un metodo alternativo altrettanto valido, se viene attivata con attenzione e molto lentamente. Espansione palatale in dentizione mista avanzata. Col passare degli anni, le suture diventano più strettamente interdigitate, per cui diventa sempre più difficile separarle; ma nella maggior parte degli individui è ancora possibile ottenere incrementi significativi della larghezza della maxilla fino a un’età di 15-18 anni. L’espansione negli adolescenti è discussa in dettaglio nel Capitolo 16. Anche in dentizione mista avanzata l’espansione suturale richiede una forza relativamente intensa diretta a se- 537 parare le due parti mascellari. È necessario ricorrere a un’apparecchiatura fissa (con bande o incollata) (Fig. 15.37). L’unità di ancoraggio dovrebbe comprendere più denti possibile. In tarda dentizione mista, il riassorbimento radicolare dei molari decidui può essere talmente avanzato che questi denti non offrono sufficiente resistenza per essere utilizzati come elementi di ancoraggio nell’espansione; conviene quindi essere più prudenti e aspettare l’eruzione dei primi premolari prima di iniziare ad espandere. Espansione rapida o lenta? Nella tarda dentizione mista, si possono effettuare con risultati soddisfacenti da un punto di vista clinico sia l’espansione rapida che quella lenta. Come nella revisione effettuata in dettaglio nel Capitolo 8, è evidente che un’attivazione più lenta nell’apparecchiatura di espansione (vale a dire con un rapporto di circa 1 mm per settimana) fornisce il medesimo risultato finale in un periodo di 10-12 settimane, rispetto all’espansione rapida, FIGURA 15.36 Il modello dentale prima del trattamento, sulla sinistra, e quello durante il trattamento, sulla destra, dimostrano l’incremento nella dimensione trasversale che di solito avviene in risposta alla terapia con apparecchiatura di Frankel, come risultato dell’alterazione dell’equilibrio guance-lingua. A B FIGURA 15.37 (A) Questo espansore palatale fisso utilizza un dispositivo a vite e una molla per trasmettere la forza alla maxilla. La molla produce livelli di forza più costanti di quelli ottenuti con un sistema non flessibile. (B) Questo espansore è fissato incollando la resina acrilica ai denti (mordenzando la superficie vestibolare e linguale, ma non quella occlusale). Esso incorpora bite block per controllare la tendenza all’estrusione dentale e alla rotazione mandibolare che si verifica in seguito all’espansione laterale. Le anse vestibolari facilitano la rimozione dell’apparecchio durante il debonding (v. Fig. 16.15). (Per gentile concessione del Dr. David Sarver.) 538 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A FIGURA 15.39 Dopo l’espansione palatale è necessario applicare un retainer acrilico a copertura palatale per il controllo della recidiva. B C FIGURA 15.38 Spaziatura degli incisivi centrali superiori durante l’espansione palatale rapida. (A) Al momento dell’applicazione dell’apparecchiatura esiste un piccolo diastema. (B) Dopo una settimana di espansione, i denti si sono spostati lateralmente con le strutture scheletriche. (C) Dopo la contenzione la recidiva scheletrica combinata alla trazione delle fibre gengivali ha portato a contatto gli incisivi e chiuso il diastema. ma con un trauma minore sui denti e sulle ossa (v. Fig. 8.18). L’espansione palatale rapida, nella sua forma originale, prevede l’attivazione del sistema a vite centrale di due giri al giorno (0,5 mm al giorno). In questo modo vengono prodotte da 10 a 20 libbre di pressione (4,5-9 kg) a livello della sutura, sufficienti per creare microfratture nelle spicole ossee interdigitate. Quando una vite è l’unico dispositivo da attivare, questa trasmette la forza immediatamente ai denti e poi alla sutura. Qualche volta viene incorporata alla vite una larga molla che modula l’applicazione della forza, in relazione alla sua lunghezza e alla sua rigidità (v. Fig. 15.37 A). L’espansione procede maggiormente e in modo più rapido nella parte anteriore del palato, probabilmente a causa della resistenza offerta dalle altre suture maxillari nelle regioni posteriori. Di solito appare un diastema tra gli incisivi centrali, mentre le ossa si separano in quest’area (Fig. 15.38). L’espansione di solito continua fin- ché le cuspidi linguali dei molari superiori non occludono con i piani inclinati linguali delle cuspidi vestibolari dei molari inferiori. Quando l’espansione è stata completata è necessario prevedere un periodo di contenzione di 3 mesi con l’apparecchiatura in posizione. Dopo questo periodo di contenzione, l’apparecchiatura fissa deve essere rimossa, ma spesso è necessario un retainer rimovibile a copertura palatale per prevenire una precoce recidiva (Fig. 15.39). Il principio su cui si basava l’attivazione rapida era che le forze applicate ai denti dovrebbero essere trasmesse alle ossa; perciò le due metà della maxilla dovrebbero essere separate prima che si verifichi uno spostamento dentale significativo. In altre parole, l’attivazione rapida era un modo per massimizzare i cambiamenti scheletrici e ridurre quelli dentali. Non si è capito subito che durante questo periodo lo spazio creatosi tra le due metà destra e sinistra del mascellare viene riempito da osso neoformato. Una certa recidiva scheletrica si verifica quasi immediatamente, anche se i denti sono tenuti in posizione. Il diastema si chiude spontaneamente a causa della recidiva scheletrica e del movimento dentale creato dalla trazione delle fibre gengivali sopracrestali. L’effetto netto del trattamento è quindi una combinazione di espansione scheletrica e dentale (v. Cap. 8). Un’attivazione più lenta dell’apparecchiatura per l’espansione (1 mm/settimana), che esercita una pressione di 2 libbre (0,9 kg) in un bambino in dentizione mista, può permettere l’apertura della sutura, che viene chiusa dalla veloce neoformazione ossea.36 La sutura non viene ben distinta sulle radiografie e non appare il diastema centrale, ma si verificano comunque dei cambiamenti sia dentali che scheletrici. Dopo un periodo di circa 10-12 settimane si ottiene pressoché il medesimo risultato, la medesima entità di espansione dentale e scheletrica che si determina con un’espansione rapida. In uno studio recente, effettuato in pazienti prima del periodo puberale confrontando gli espansori palatali rapidi con quelli lenti incollati, si è osservato che la differenza principale riguarda la maggiore espansione trasversa a livello dei canini nel gruppo sottoposto ad espansione rapida. Questo produce un cambiamento maggiore nel perimetro d’arcata, ma un’apertura simile della sutura posteriormente.37 CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza Pertanto, attivando l’apparecchiatura fissa più lentamente (di un quarto di giro a giorni alterni), si ottengono effetti soddisfacenti. Alternativamente, può essere usata una molla che sviluppi una forza di 2 libbre.36 Utilizzo clinico dei dispositivi per l’espansione palatale. La maggior parte dei dispositivi per l’espansione palatale comporta l’uso di bande per la ritenzione. Durante la fase di dentizione mista avanzata, i primi premolari spesso non sono completamente erotti e sono difficili da bandare. Se i secondi molari decidui sono ben saldi, possono essere bandati insieme ai primi molari permanenti. Come detto in precedenza, questi due denti sono relativamente facili da bandare. Alternativamente, ma meno idealmente, possono essere bandati solo i primi molari permanenti. In questo modo l’apparecchiatura è generalmente estesa anteriormente, entrando in contatto con gli altri denti posteriori decidui e con i permanenti in eruzione vicino ai loro margini gengivali. Dopo che sono state adattate le bande, viene presa un’impronta con le bande in posizione. Le bande sono fissate nell’impronta mentre viene colata, in modo da essere comprese nel modello di lavoro. Durante la costruzione dell’apparecchiatura, viene saldata la struttura principale in filo d’acciaio e possono essere aggiunte flange palatali in resina. Dopo che la correzione del crossbite è stata completata, la rimozione delle bande può essere difficoltosa, perché i denti sono mobili e sensibili. In questi casi può essere necessario sezionare le bande. Un approccio alternativo si basa sull’uso di espansori palatali incollati (v. Fig. 15.37 B e C). Durante la costruzione sul modello in gesso, la resina viene generalmente estesa sopra le superfici occlusali, vestibolari e linguali dei denti posteriori. Quando l’apparecchiatura giunge dal laboratorio, deve essere provata. A causa della scarsa stabilità dimensionale della resina e della possibilità di deformazione, può essere necessario scaricarla in alcuni punti in corrispondenza dei denti superiori, ribasando quest’area con altra resina e riadattando l’apparecchiatura in bocca. Si rimuove quindi l’apparecchiatura prima della polimerizzazione finale e questa può essere rifinita e ancora adattata senza complicazioni. È necessario usare un adesivo per permettere l’unione tra il composito e l’apparecchiatura. Generalmente le superfici vestibolari e linguali dei denti posteriori sono mordenzate, il che permette di ottenere una sufficiente ritenzione (mordenzare la superficie occlusale può rendere problematica la rimozione oltre ad essere inutile per la ritenzione). La rimozione dell’apparecchiatura viene effettuata con un toglibande inserito sotto un margine di resina vestibolare o linguale ed è facilitata dalla costruzione di anse che si estendono sulla superficie vestibolare (v. Fig. 16.15). L’apparecchiatura può essere sezionata, ma si perde troppo tempo e di solito non è necessario. La rimozione completa del composito può essere difficile, così è importante usarne solo la giusta quantità. Questa operazione 539 è delicata e richiede molta attenzione. Infatti poco composito favorisce la perdita dell’apparecchiatura e possibili infiltrazioni delle superfici non incollate con conseguenti decalcificazioni. Troppo composito, al contrario, può rendere difficile la pulizia dei denti e dell’apparecchiatura oltre che la rimozione della medesima. Per queste ragioni, alcuni clinici usano cemento vetroionomerico per l’incollaggio. La resistenza di questo materiale di solito è sufficiente, ma può comunque subire dei distacchi. Il rilascio di fluoro da parte di questo cemento comporta notevoli vantaggi; inoltre esso presenta un’adeguata resistenza. Deficit anteroposteriore e verticale della maxilla Deficit anteroposteriori o verticali della maxilla possono entrambi contribuire alla malocclusione di III Classe. Se la maxilla è piccola o posizionata posteriormente l’effetto è diretto, mentre, se non è cresciuta verticalmente, la mandibola a sua volta ruota in alto e in avanti, creando un aspetto prognatico mandibolare attribuibile quindi più alla posizione che non alla dimensione della mandibola stessa. Nei bambini con un deficit scheletrico maxillare verticale e sagittale, il trattamento di scelta consiste nel favorire uno spostamento in avanti e in basso della maxilla, inducendo l’apposizione di nuovo osso a livello delle suture posteriore e superiore. Come per l’espansione trasversa, è facile e più efficace avanzare la maxilla in tenera età,39 sebbene alcuni studi recenti attestino che anche in età adolescenziale possono avvenire dei cambiamenti scheletrici in senso sagittale.39 Quando per trasmettere la forza alle suture essa viene applicata ai denti, è inevitabile che si verifichi anche uno spostamento dentale insieme ai cambiamenti scheletrici. Utilizzo clinico della maschera facciale. In genere è meglio differire l’avanzamento della maxilla finché i primi molari permanenti non sono erotti e possono essere incorporati nell’unità di ancoraggio. Dopo un’espansione palatale o insieme ad essa, si può utilizzare una maschera facciale che si appoggia sulla fronte e sul mento (Fig. 15.40); essa esercita una forza di avanzamento sulla maxilla attraverso degli elastici che si attaccano ad un’apparecchiatura superiore. Per contrastare più efficacemente il movimento dentale, i denti superiori devono essere vincolati insieme su uno splint a formare una singola unità. L’apparecchiatura superiore può essere rimovibile o incollata o applicata mediante bande (Fig. 15.41). A tale scopo può essere sufficiente uno splint rimovibile in resina, che copre le superfici occlusali dei denti. L’inserimento di ganci multipli nella resina che si estende sopra i margini incisali di solito consente un’adeguata ritenzione. Se necessario, lo splint può essere incollato, ma ciò causa problemi di igiene e un suo uso prolungato dovrebbe essere evitato. È anche possibile utilizzare uno splint in filo 540 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale A B FIGURA 15.40 Maschera facciale di Delaire. (A) La maschera facciale prende contatto con la fronte e il mento per l’ancoraggio e dovrebbe essere posizionata a diversi millimetri di distanza dai tessuti molli. (B) Modificando la struttura metallica si produce l’adattamento desiderato e la direzione della trazione sulla maxilla quando gli elastici vengono applicati dalla maschera allo splint. A B C FIGURA 15.41 Spesso si utilizza uno splint rimovibile superiore per rendere l’arcata superiore una singola unità cui applicare la trazione per la protrusione maxillare. (A) Lo splint incorpora ganci nella regione canina-premolare per l’applicazione degli elastici e (B) dovrebbe coprire i denti anteriori e posteriori e le superfici occlusali per una migliore ritenzione. Si osservi che i ganci si estendono gengivalmente, cosicché la linea di forza passa più vicina al centro di resistenza della maxilla. Anche l’aggiunta di ganci migliora la ritenzione. (C) Si può utilizzare anche uno splint in filo, costituito da 4 bande sui denti decidui connesse da un filo palatale, provvisto di uncini vestibolari. Uno splint di questo tipo permette di effettuare contemporaneamente un’espansione, se richiesta. pesante d’acciaio che incorpori un arco linguale per l’espansione dell’arcata, che viene cementato ai denti decidui, ai molari e a qualunque dente permanente disponibile in arcata (Fig. 15.41 C). Tuttavia, qualunque sia il sistema di ancoraggio, l’apparecchiatura deve possedere degli uncini posti nell’area del canino e del primo molare deciduo sopra il piano occlusale; essi servono per attaccare la maschera facciale. In questo modo il vettore forza è posto più CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza vicino al centro di resistenza della maxilla e limita la sua rotazione (Fig. 15.42). La maggior parte dei bambini di solito accetta la maschera facciale allo stesso modo di una TEO convenzionale. In genere l’adattamento della maschera in modo che risulti confortevole per il bambino non è difficile. Esistono molti disegni di apparecchiature che servono per favorire il movimento mandibolare e l’utilizzo degli occhiali, se necessario. L’appoggio frontale e la mentoniera occasionalmente richiedono un ribasamento con resina per un adattamento ideale o l’inserimento di fasce adesive in tessuto soffice, per ridurre l’irritazione dei tessuti molli. Con questo dispositivo vengono applicate approssimativamente 12 once di forza per lato per 14 ore al giorno. Questi pazienti presentano più spesso un deficit maxillare combinato verticale e anteroposteriore, per cui è necessario che gli elastici presentino una direzione di trazione leggermente inclinata in basso, procedendo dal loro attacco intraorale alla struttura della maschera. L’abbassamento della maxilla induce un aumento dell’altezza facciale e la rotazione della mandibola in basso e indietro, il che contribuisce alla correzione di un rapporto scheletrico di III Classe. Una trazione verso il basso è invece controindicata se l’altezza facciale risulta già aumentata. Sebbene l’obiettivo della terapia con la maschera facciale sia quello di avanzare la maxilla, con questa terapia si A B 541 FIGURA 15.42 Con uno splint sui denti superiori e una trazione in avanti prodotta da una maschera facciale, gli uncini sullo splint dovrebbero essere rialzati. Nonostante ciò, è probabile che la linea di forza sia sotto il centro di resistenza della maxilla, per cui ci si può aspettare una certa rotazione in basso del mascellare posteriore e l’apertura del morso anteriormente. verificano anche una rotazione della mandibola in basso e indietro, una distoinclinazione dei denti inferiori e una vestibolarizzazione dei denti superiori (Fig. 15.43).40 C FIGURA 15.43 In un bambino piccolo il trattamento con una maschera facciale può produrre, in una certa misura, un avanzamento della maxilla. (A) Prima del trattamento, all’età di 7 anni. (B) Dopo il trattamento, a 8 anni e 6 mesi, quando viene interrotto l’uso della maschera facciale. (C) Sovrapposizioni cefalometriche dai 7 ai 10 anni, che mostrano l’entità dei cambiamenti in 18 mesi. Si noti che si sono verificate tre condizioni durante il trattamento: (1) un avanzamento della maxilla maggiore di quello che si sarebbe verificato senza alcun trattamento; (2) uno spostamento anteriore dei denti superiori; (3) una rotazione in basso e indietro della mandibola. Tutti questi tre effetti rappresentano le tipiche reazioni dovute ad un trattamento con maschera facciale; spesso, come in questo caso, la rotazione in basso della mandibola è l’elemento principale che migliora il rapporto di III Classe. Nei bambini più piccoli il grado di variazione scheletrica è di solito maggiore di quello dentale. Negli adolescenti, qualsiasi variazione è quasi interamente di natura dentale. 542 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale Spesso la rotazione mandibolare e lo spostamento di denti superiori, piuttosto che l’avanzamento della maxilla, sono gli effetti principali di questa terapia. Controllo del movimento dentale applicando la forza a impianti. Uno degli effetti indesiderati della protrusione maxillare è il movimento dentale dell’arcata su- A periore, che riduce l’entità della variazione scheletrica. Shapiro e Kokich hanno applicato la forza su canini decidui deliberatamente anchilosati, per cui hanno in pratica utilizzato questi denti come “impianti naturali”. Essi hanno eseguito una trazione della maxilla ancorandosi a questi denti e hanno riscontrato circa 3 mm di avanzamento della maxilla in un anno senza alcuno sposta- B C FIGURA 15.44 Quando sono disponibili dei denti anchilosati per l’applicazione di una maschera facciale, si può ottenere una risposta scheletrica migliore, come in questa paziente. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Si notino il miglioramento della concavità facciale e la rotazione della mandibola in basso e indietro, con una variazione quasi totalmente scheletrica e non dentale. La maxilla è ruotata in basso posteriormente, come era possibile prevedere dalla relazione della linea di forza rispetto al suo centro di resistenza. CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza FIGURA 15.45 L’apparecchiatura di Frankel III stira il tessuto molle adiacente alla maxilla, nell’intento di stimolare la crescita in avanti di quest’ultima stirando il periostio senza avanzare la mandibola. L’apertura verticale ha lo scopo di incrementare l’eruzione in basso e in avanti dei denti superiori posteriori. mento dentale.41 Se un bambino presenta un’anchilosi spontanea dei molari decidui e una retrusione maxillare, uno splint può essere fabbricato in modo da sfruttare questi denti come impianti e ottenere lo stesso vantaggio biomeccanico evidenziato da Shapiro e Kokich (Fig. 15.44). In futuro sarà possibile usare impianti od onplant42 come ancoraggio temporaneo, in modo da evitare un’eccessiva compressione dentale (v. Cap. 9), ed è probabile che queste procedure entreranno nella pratica clinica quotidiana. 543 Apparecchiature funzionali per l’avanzamento della maxilla. Un altro tipo di trattamento a volte usato per correggere un iposviluppo della maxilla è rappresentato da un’apparecchiatura funzionale in cui la mandibola viene posizionata posteriormente e postruotata e con scudi che possono stirare il labbro superiore avanti (Fig. 15.45). In teoria gli scudi labiali, come quelli usati nell’apparecchiatura di Frankel, possono stirare il periostio in modo da spostare la maxilla in avanti. I risultati clinici sono variabili, e spesso non evidenziano chiaramente un reale spostamento in avanti del mascellare superiore.43 Tuttavia gran parte del miglioramento è dovuto a cambiamenti dentali. Le apparecchiature funzionali di III Classe permettono ai molari superiori di erompere e mesializzarsi mentre bloccano la posizione verticale e quella anteroposteriore dei molari inferiori, inoltre determinano una vestibolarizzazione degli incisivi superiori e una lingualizzazione degli incisivi inferiori (Fig. 15.46). Questo movimento dentale consente di ottenere un normale overbite e overjet, mentre ha uno scarso effetto sulla malocclusione scheletrica. La rotazione del piano occlusale e il movimento dentale contribuiscono a cambiare il rapporto molare da una III a una I Classe (Fig. 15.47). Se le apparecchiature funzionali ruotano il mento in basso e indietro (v. oltre), il rapporto di III Classe migliora, ma di nuovo senza nessun effetto sul mascellare superiore. In breve, il trattamento con apparecchiature funzionali non ha effetto sulla retrusione maxillare, ad eccezione dell’azione degli scudi labiali, la cui efficacia è comunque limitata. A B FIGURA 15.46 Risposta a un’apparecchiatura funzionale di III Classe. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (Segue) 544 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale C FIGURA 15.46 (Seguito) (C) Sovrapposizioni cefalometriche. Nelle sovrapposizioni cefalometriche sulla base cranica si osserva che la mandibola è ruotata inferiormente e posteriormente verso una posizione meno prominente. Gli incisivi superiori sono stati vestibolarizzati e quelli inferiori inclinati lingualmente. Si noti l’eruzione differenziale dei molari superiori, che pure contribuisce alla correzione delle relazioni occlusali. In sostanza, questo metodo ottiene una minor prominenza del mento a spese di un incremento dell’altezza facciale. FIGURA 15.47 Per facilitare la correzione della III Classe, l’eruzione mesiale e verticale del molare superiore può essere accentuata. Questo migliorerà le relazioni molari e posizionerà il piano occlusale posteriore a un livello più basso. La rotazione del piano occlusale in questa direzione facilita la normale occlusione dei molari in un paziente con III Classe. IPERSVILUPPO MANDIBOLARE I bambini con malocclusione di III Classe causata dall’eccessiva crescita della mandibola sono estremamente difficili da trattare. Il trattamento di scelta sarebbe quello di inibire (mediante dispositivi come la mentoniera) la crescita della mandibola o almeno prevenirne l’incremento, più di quanto avverrebbe se non subissero alcun trattamento. Le apparecchiature funzionali sono state indicate anche per i pazienti che hanno un eccesso mandibolare. È stato dimostrato che inibire concretamente la crescita mandibolare è pressoché impossibile (v. Cap. 8); così con questi tipi di apparecchiature, il principale effetto consiste in una rotazione in basso e indietro della mandibola, che riduce la proiezione sagittale del mento allungando il viso. Esistono prove cliniche che dimostrano come la mentoniera sia più efficace nei bambini piccoli, minori di 7 anni, rispetto a quelli più grandi. 44 Purtroppo, nonostante gli sforzi compiuti per modificare un’eccessiva crescita mandibolare, molti dei bambini che presentano un problema grave di questo tipo alla fine dovranno ricorrere alla chirurgia; infatti la terapia con mentoniera rappresenta essenzialmente un trattamento di compenso (camouflage). Forze extraorali applicate alla mandibola: trattamento con mentoniera In teoria la forza extraorale direzionata contro il condilo mandibolare dovrebbe limitarne la crescita, ma la maggior parte degli studi effettuati sugli uomini – a differenza di quelli condotti con successo sugli animali da esperimento – ha rilevato una piccola differenza nelle dimensioni mandibolari tra i soggetti trattati e quelli non trattati (v. Cap. 8).45, 46 CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A 545 B C FIGURA 15.48 Una risposta tipica al trattamento con mentoniera. (A) Profilo prima del trattamento. (B) Profilo dopo il trattamento. (C) Sovrapposizioni cefalometriche. La mandibola è ruotata inferiormente e posteriormente in una posizione meno prominente; gli incisivi superiori sono stati vestibolarizzati e quelli inferiori lingualizzati, in risposta alla pressione della mentoniera. Questo trattamento riduce la protrusione mandibolare incrementando l’altezza facciale anteriore, in modo molto simile alle apparecchiature funzionali di III Classe. La terapia con mentoniera produce una modifica nella direzione della crescita mandibolare, con una rotazione del mento in basso e indietro ed un tipping linguale degli incisivi inferiori come risultato della pressione dell’apparecchiatura sul labbro inferiore e sulla dentatura (Fig. 15.48).44 Questo tipo di trattamento è appropriato quando l’altezza facciale anteroinferiore è normale o ridotta, mentre è controindicato nei bambini che presentano un’eccessiva altezza facciale inferiore. In sostanza, il trattamento con apparecchiature funzionali realizza un compromesso tra la diminuzione di prominenza anteroposteriore del 546 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale mento e l’incremento dell’altezza facciale. In quest’ottica i bambini asiatici sono quelli che beneficiano maggiormente di un trattamento con mentoniera rispetto a quelli di razza bianca, non tanto perché abbiano una diversa capacità di rispondere alla terapia, quanto perché presentano un’altezza facciale generalmente ridotta. Sfortunatamente la maggior parte dei bambini con eccessiva crescita mandibolare presenta un’altezza facciale normale o eccessiva, per cui è possibile eseguire solo piccole rotazioni della mandibola senza produrre una faccia lunga. Una mentoniera in plastica può essere costruita su misura prendendo un’impronta del mento; talvolta, le mentoniere in plastica o metallo disponibili in commercio si adattano abbastanza bene; in alternativa, è possibile costruirle in pelle. Ognuno di questi tipi di mentoniera può irritare il mento e pertanto richiedere un rivestimento protettivo o del talco in polvere per ridurre il disagio. Se la mentoniera, mentre la si indossa, si sposta in alto verso il labbro inferiore, produce una lingualizzazione maggiore degli incisivi inferiori. Per questo motivo le mentoniere morbide possono provocare più facilmente spostamenti dentali rispetto a quelle rigide. La cuffia che viene utilizzata con la mentoniera può essere la stessa che si usa per la TEO alta; viene applicata una forza di circa 16-24 once per lato, diretta attraverso la testa del condilo. Una volta che si è capito che la rotazione della mandibola è uno degli effetti principali di questo tipo di terapia, ha più senso applicare forze più leggere dirette in modo da ottenere una rotazione maggiore. Apparecchiature funzionali per la III Classe Le apparecchiature funzionali per la III Classe utilizzate nella crescita eccessiva della mandibola non hanno la pretesa di riuscire ad inibire la crescita mandibolare. Esse si propongono di ruotare la mandibola in basso e indietro e di ottenere un rapporto occlusale migliore, permettendo ai denti posterosuperiori di erompere in basso e in avanti e limitando l’eruzione dei denti inferiori. In questo modo il piano occlusale viene ruotato nella direzione che favorisce la correzione del rapporto molare di III Classe (v. Fig. 15.47). Queste apparecchiature, inoltre, inclinano gli incisivi inferiori lingualmente e gli incisivi superiori vestibolarmente, introducendo un elemento di compenso dentale alla discrepanza scheletrica. L’unica differenza rispetto ad un’apparecchiatura funzionale per un paziente che ha un iposviluppo maxillare è l’assenza degli scudi labiali. Sebbene i principi su cui si basano le apparecchiature funzionali di III Classe siano piuttosto diversi da quelli su cui si fonda la terapia con mentoniera, gli effetti dei due tipi di trattamento sono simili e i due approcci sono ugualmente efficaci (o, in casi gravi, ugualmente inefficaci). La cera di costruzione per un’apparecchiatura funzionale di III Classe è ottenuta seguendo le stesse procedure usate nella preparazione della cera e nella determinazione della posizione verticale corretta descritte in precedenza per le apparecchiature delle II Classi. Tuttavia la cera di costruzione è sostanzialmente diversa: la mandibola è ruotata in senso orario sul suo asse cerniera, ma non viene avanzata. Questo tipo di morso di costruzione è più facile da ottenere per l’odontoiatra, in quanto basta applicare una forza lieve sul mento per ottenere una retrusione della mandibola. Il grado di rotazione della mandibola in senso orario dipende dal tipo di apparecchiatura e dalla necessità di interporre bite block e stop occlusali tra i denti, per limitarne l’eruzione. È necessaria una minore apertura del morso per le apparecchiature che dispongono di scudi labiali, per cercare di incoraggiare il movimento in avanti della maxilla, mentre è richiesta una maggiore apertura per le apparecchiature che favoriscono l’eruzione dei denti e la postrotazione della mandibola. Gli adattamenti dell’apparecchiatura sono simili a quelli effettuati nelle apparecchiature di II Classe, eccetto che per gli scudi anteriori labiali superiori (che in molti casi non sono raccomandati), i quali spesso causano un’irritazione dei tessuti molli e devono essere controllati con maggiore attenzione. Modificare un vero prognatismo mandibolare è sempre molto difficile. Spesso l’ortodontista e i genitori sono portati a scelte irrazionali nel vano tentativo di modificare un’insoddisfacente estetica facciale durante la crescita del bambino e di evitare il trattamento chirurgico alla fine della crescita. La scarsa efficacia dell’intervento precoce è una realtà che deve essere affrontata. Per un bambino con un severo progenismo mandibolare il trattamento migliore può essere quello di aspettare la fine della crescita e la possibilità di intervenire chirurgicamente. ASIMMETRIA FACCIALE Sebbene la maggior parte delle persone presenti una certa asimmetria facciale, abbastanza raramente accade che si sviluppi un’asimmetria dei mascellari tanto grave da creare problemi significativi. Generalmente nei bambini una grave asimmetria può essere dovuta ad anomalie congenite (come la microsomia emifacciale o l’ipertrofia emimandibolare) a insorgenza precoce, ma di solito rappresenta l’esito di un trauma, tipicamente una frattura del processo condilare della mandibola. L’asimmetria in questi casi è dovuta alla riduzione della crescita mandibolare a seguito della frattura, non al dislocamento dei frammenti che si è verificato nel momento del trauma (v. Cap. 5).47 Quando si fa la diagnosi di una frattura condilare in un bambino, mantenere la funzione è il modo migliore per garantire una crescita normale. Ciò comprende non solo i CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza A B C D E FIGURA 15.49 (A, B) Il dentista di famiglia di questa bambina di 5 anni ha notato l’asimmetria: il mento tende a sinistra (e devia ancora di più in apertura), perciò la bambina è stata inviata ad uno specialista per avere un’ulteriore consultazione. (C, D) Dalle fotografie intraorali vestibolari si rilevano un’occlusione normale a destra (I Classe), e una II Classe a sinistra. (E) La radiografia panoramica mostra l’aspetto tipico di una frattura condilare monolaterale. Si noti che il condilo destro è normale e quello sinistro ridotto. Con ogni probabilità il trauma si era verificato quando la bimba aveva due anni a seguito di una caduta, ma in quel momento non era stato diagnosticato. (Segue) 547 548 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale F G H I J FIGURA 15.49 (Seguito) (F) Si osservino sulla radiografia cefalometrica i due profili del bordo inferiore mandibolare dovuti ad un accorciamento del ramo di sinistra. (G, H) La bambina è stata trattata con una serie di varie apparecchiature funzionali con scudi vestibolari e linguali a sinistra e un bite block anteriore e a destra. L’obiettivo era quello di incoraggiare la crescita mandibolare e l’eruzione dentale sul lato di sinistra, che presentava una crescita minore, e di limitare l’eruzione su quello di destra. È importante non interporre la lingua tra i denti del lato dove si vuole favorire l’eruzione dentale; perciò gli scudi linguali posti sul lato sinistro (che non si riescono a vedere nella foto) costituiscono una parte importante di questa apparecchiatura. (I, J) Fotografie extraorali due anni dopo. (Segue) CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza K L M N FIGURA 15.49 (Seguito) (K, L) Fotografie intraorali due anni dopo. Si noti come sono migliorate sia la simmetria facciale che l’occlusione. Poi la paziente ha proseguito il trattamento con varie apparecchiature funzionali. (M) Panoramica e (N) visioni cefalometriche successive. Si notino la rigenerazione del condilo di sinistra e la riduzione nella differenza di altezza dei due rami mandibolari. (Segue) 549 550 SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale O P Q R FIGURA 15.49 (Seguito) (O, P) Fotografie del viso e (Q, R) fotografie intraorali all’età di 13 anni, in cui si rileva una completa risoluzione dell’asimmetria facciale, sebbene la mandibola devi ancora verso sinistra in massima apertura. Il trattamento con apparecchiatura funzionale è stato interrotto a dieci anni e non è stato seguito da alcun tipo di terapia ortodontica. semplici movimenti di apertura e chiusura, ma anche la traslazione dei condili mandibolari. La traslazione è fondamentale per una crescita normale a lungo termine e per rigenerare e stirare a breve termine i tessuti molli circostanti. Fortunatamente nei bambini prima dell’adolescenza la maggior parte delle fratture mascellari può essere trattata con una minima o nessuna manipolazione chirurgica dei segmenti e con una breve immobilizzazione dei mascellari, in quanto i segmenti ossei si automantengono in situ e il processo di guarigione è rapido. Le fratture condilari nei bambini sono più facilmente risolvibili con una fissazione di breve durata (di solito effettuata con elastici intraorali intermascellari) e un rapido ripristino della funzione.48 La riduzione chirurgica a cielo aperto della frattura dovrebbe essere evitata. Oltre alla terapia fisica, alcuni clinici, per facilitare la crescita normale, consigliano l’applicazione di un’apparecchiatura funzionale durante il periodo postchirurgico. L’apparecchiatura è rappresentata da un attivatore convenzionale o da un bionator che fa avanzare simmetricamente la mandibola fino a una posizione incisale quasi di testa a testa. Portando l’apparecchiatura, il paziente è forzato a traslare la mandi- bola e in tal modo, con la mandibola in posizione avanzata e priva di carico, si possono realizzare i rimodellamenti necessari. Molte fratture condilari non sono diagnosticate al momento del trauma; così, quando si vede un bambino che presenta un’asimmetria mandibolare, è molto probabile che la causa sia un trauma, anche se non è stato riferito dal paziente. La chiave per stabilire la prognosi sulla modificazione della crescita dipende da quanto il lato interessato può essere traslato. Anche se la mandibola in apertura devia dal lato traumatizzato, se si verifica un certo grado di traslazione, è possibile ancora una crescita normale. Le apparecchiature funzionali ibride (costituite da diverse componenti progettate per problemi specifici) possono essere uno strumento molto efficace per il trattamento di questi pazienti (Fig. 15.49). Nonostante sembrino complicate, queste apparecchiature sono in realtà costituite da una semplice e logica combinazione di diverse componenti disegnate per raggiungere scopi specifici. L’intervento chirurgico in presenza di un’asimmetria (o di altre alterazioni della crescita facciale) prima dell’a- CAPITOLO 15 Trattamento dei problemi scheletrici nei bambini prima dell’adolescenza dolescenza ha solo un obiettivo: creare le condizioni per permettere che si verifichi una crescita normale. Perciò la chirurgia è indicata solo quando una crescita anomala tende ad evolvere in un problema peggiore, come in caso di un’anchilosi che previene la crescita di un lato o limita la crescita attiva di un condilo, persino quando è presente un’asimmetria significativa. Sarà necessario un trattamento con un’apparecchiatura funzionale ibrida, se possibile prima del trattamento chirurgico per decompensare le arcate dentali, e certamente dopo la chirurgia, per correggere il problema primario della crescita e per guidare la funzione. A causa della complessità del piano di trattamento e dell’alta probabilità della necessità di un intervento chirurgico, è consigliabile tenere sotto osservazione questi pazienti, che presentano gravi alterazioni in evoluzione, in una struttura polispecialistica. Bibliografia 1. Wieslander L: Long-term effect of treatment with the headgear-Herbst appliance in the early mixed dentition: stability or relapse?, Am J Orthod Dentofac Orthop 104:31929, 1993. 2. Keeling SD, Wheeler TT, King GJ et al: Anteroposterior skeletal and dental changes after early Class II treatment with bionators and headgear, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:40-50, 1998. 3. Tulloch JFC, Phillips C, Proffit WR: Benefit of early Class II treatment: Progress report of a two-phase randomized clinical trial, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:62-72, 1998. 4. Pancherz H: The effects, limitations, and long-term dentofacial adaptations to treatment with the Herbst appliance, Sem Orthod 3:232-243, 1997. 5. Lund DI, Sandler PJ: The effects of twin blocks: a prospective controlled study, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:104-10, 1998. 6. Mills CM, McCulloch KJ: Treatment effects of the twin block appliance: a cephalometric study, Am J Orthod Dentofac Orthop 114:15-24, 1998. 7. Pancherz H, Malmgren O, Hagg U et al: Class II correction in Herbst and Bass therapy, Eur J Orthod 11:17-30, 1989. 8. DeVincenzo JP, Winn MW: Orthopedic and orthodontic effects resulting from the use of a functional appliance with different amounts of protrusive activation, Am J Orthod Dentofac Orthop 96:181-90,1989. 9. McNamara JA, Howe RP: Clinical management of the acrylic splint Herbst appliance, Am J Orthod Dentofac Orthop 94:142-149, 1988. 10. Lai M, McNamara JA Jr: An evaluation of two-phase treatment with the Herbst appliance and preadjusted edgewise therapy, Sem Orthod 4:46-58, 1998. 11. Stevenson S, Hunziker EB, Hermann W, Schenk RK: Is longitudinal bone growth influenced by diurnal variation in the mitotic activity of chondrocytes of the growth plates? J Orthop Res 8:132-135, 1990. 12. Risinger RK, Proffit WR: Continuous overnight observation of human premolar eruption, Arch Oral Biol 41:77989, 1996. 551 13. Sahm G, Bartsch A, Witt E: Micro-electronic monitoring of functional appliance wear, Eur J Orthod 12:297-301, 1990. 14. Pancherz H, Fackel U: The skeletofacial growth pattern pre- and post-dentofacial orthopedics: a long-term study of Class II malocclusions treated with the Herbst appliance, Eur J Orthod 12:209-218, 1990. 15. Nanda SK: Patterns of vertical growth of the face, Am J Orthod Dentofac Orthop 93:103-116, 1988. 16. Ruf S, Pancherz H: The effect of Herbst appliance treatment on the mandibular plane angle: a cephalometric roentgenographic study, Am J Orthod Dentofac Orthop 110:225-9, 1996. 17. Oppenheim A: Biologic orthodontic therapy and reality, Angle Orthod 6:69-79, 1936. 18. Kloehn S: Guiding alveolar growth and eruption of the teeth to reduce treatment time and produce a more balanceddenture and face, Am J Orthod 17:10-33, 1947. 19. Wieslander L: The effects of orthodontic treatment on the concurrent development of the craniofacial complex, Am J Orthod 49:15-27, 1963. 20. Armstrong MM: Controlling the magnitude, direction and duration of extraoral force, Am J Orthod 59:217-243, 1971. 21. Baumrind S, Molthen R, West, EE, Miller D: Mandibular plane changes during maxillary retraction, part 2, Am J Orthod 74:603-621, 1978. 22. Boecler PR, Riolo ML, Keeling SD, TenHave TR: Skeletal changes associated with extraoral appliance therapy: an evaluation of 200 consecutively treated cases, Angle Orthod 59:263-70, 1989. 23. Chaushu G et al: Infraorbital abscess from orthodontic headgear, Am J Orthod Dentofac Orthop 112:364-366, 1997. 24. Stafford GD, Caputo AA, Turley PK: Characteristics of headgear release mechanisms: safety implications, Angle Orthod 68:319-326, 1998. 25. Fields H, Proffit W, Nixon W et al: Facial pattern differences in long-faced children and adults, Am J Orthod 85:217-223, 1984. 26. Ucem TT, Yuksel S: Effects of different vectors of forces applied by combined headgear, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:316-23, 1998. 27. Baumrind S, Korn EL, Isaacson RJ et al: Quantitative analysis of orthodontic and orthopedic effects of maxillary traction, Am J Orthod 84:384-398, 1983. 28. Orton HS, Slattery DA, Orton S: The treatment of severe ‘gummy’ Class II division 1 malocclusion using the maxillary intrusion splint, Eur J Orthod 14:216-23, 1992. 29. Weinbach JR, Smith RJ: Cephalometric changes during treatment with the open bite bionator, Am J Orthod Dentofac Orthop 101:367-74, 1992. 30. Lagerstrom LO, Nielsen IL, Lee R, Isaacson RJ: Dental and skeletal contributions to occlusal correction in patients treated with the high-pull headgear – activator combination, Am J Orthod Dentofac Orthop 97:495-504, 1990. 31. Stockli PW, Teuscher UM: Combined activator headgear orthopedics. In (Graber TM and Vanarsdall RL, editors) Orthodontics: current principles and techniques, St Louis, 1994, Mosby. 32. Sandikcioglu M, Hazar S: Skeletal and dental changes after 552 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. SEZIONE VI Trattamento ortodontico nel periodo preadolescenziale maxillary expansion in the mixed dentition, Am J Orthod Dentofac Orthop 111:321-7, 1997. daSilva Filho OG, Villas Boas M, Capelozza Filho L: Rapid palatal expansion in the deciduous and mixed dentitions: a cephalometric evaluation, Am J Orthod Dentofac Orthop 100:171-81, 1991. Chang JY, McNamara JA Jr, Herberger TA: A longitudinal study of skeletal side effects induced by rapid maxillary expansion, Am J Orthod Dentofac Orthop 112:330-337, 1997. Asanza S, Cisneros GJ, Nieberg LG: Comparison of Hyrax and bonded expansion appliances, Angle Orthod 67:15-22, 1997. Hicks E: Slow maxillary expansion: a clinical study of the skeletal versus the dental response to low magnitude force, Am J Orthod 73:121-141, 1978. Akkaya S, Lorenzon S, Ucem TT: Comparison of dental arch and arch perimeter changes between bonded rapid and slow maxillary expansion procedures, Eur J Orthod 20:25561, 1998. Kapust AJ, Sinclair PM, Turley PK: Cephalometric effects of face mask/expansion therapy in Class III children: a comparison of three age groups, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:204-212, 1998. Merwin D, Ngan P, Hagg U et al: Timing for effective application of anteriorly directed orthopedic force to the maxilla, Am J Orthod Dentofac Orthop 112:292-299, 1997. da Silva Filho OG, Magro AC, Capelozza Filho L: Early treatment of the Class III malocclusion with rapid maxillary 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. expansion and maxillary protraction, Am J Orthod Dentofac Orthop 113:196-203, 1998. Shapiro PA, Kokich VG: Treatment alternatives for children with severe maxillary hypoplasia, Eur J Orthod 6:141147, 1984. Block MS, Huffman DR: A new device for absolute anchorage for orthodontics, Am J Orthod Dentofac Orthop 107:251-258, 1995. Ulgen M, Firatli S: The effects of the Frankel’s function regulator on the Class III malocclusion, Am J Orthod Dentofac Orthop 105:561-567, 1994. Sugawara J, Mitani H: Facial growth of skeletal Class III malocclusion and the effects, limitations, and long-term dentofacial adaptations to chin cap therapy, Sem Orthod 3:244-254, 1997. Sakamoto T, Iwase I, Uka A et al: A roentgenocephalometric study of skeletal changes during and after chin cap treatment, Am J Orthod 85:341-350, 1984. Sugawara J, Asano T, Endo N, Matani H: Long-term effects of chincup therapy on skeletal profile in mandibular prognathism, Am J Orthod Dentofac Orthop 98:127-33, 1990. Proffit WR, Turvey TA, Vig KW: Early fracture of the mandibular condyles: frequently an unsuspected cause of growth disturbances, Am J Orthod 78:1-24, 1980. Blakey GH, Ruiz R, Turvey TA: Management of facial fractures in the growing patient. In Fonseca RJ, Walker RV, Betts NJ, Barker HD (editors): Oral and maxillofacial trauma Philadelphia, 1997, W.B. Saunders. Vai alla Sezione VII