Tutti gli espositori Le chitarre di Donato Begotti

Supplemento editoriale a DISMAMUSICA MAGAZINE - Organo Ufficiale Associazione Dismamusica - Anno VIII n. XXIX - Direttore Resp. Gianni Cameroni
Ricordando
Roberto
Le chitarre di
Donato Begotti
Tutti gli
espositori
SHG 85X275
29-05-2006
16:07
Pagina 1
SHG 28
S ommario
6
EDITORIALE
Alberto Biraghi - Gianni Cameroni
8
RICORDANDO
ROBERTO
Alberto Biraghi
QUATTRO CHIACCHIERE
CON DONATO BEGOTTI
Cristiano Cameroni
12
ALLA CHITARRA
CON METODO
Cristiano Cameroni
TEMPO DI
ANNIVERSARI
Silvana Antonioli
19
16
IN VISITA A SOAVE
Gianni Cameroni
APPUNTI DA
SARZANA
Alessio Ambrosi
21
10
FB800 - Chitarra
semiacustica a cassa cava
Top: acero figurato (”Quilted”)
Fondo e Fasce:
acero “Birdseye” maculato
Top Binding: Abalone
Back Binding: Acero
Manico: Acero
Tastiera: Palissandro
Inserti: Abalone
Stile: Veneziano
Meccaniche: Grover
Imperial Vintage Gold
Pick up: 2 Humbucking
“Cool Blue” (Alnico)
2 Volumi e 1 Tono
Ponte: Tremolo
“Tune-o-Matic” Gold
22 tasti scala 25,5”
Vintage Sunburst
20
A SHG
E OLTRE...
A cura della Redazione
Speciale Catalogo SHG 28
Supplemento editoriale a Dismamusica Magazine
Anno VIII - numero 29 (Giugno 2006)
Redazione: S&G Partners srl
Via Bainsizza, 30 - 20039 Varedo - MI
tel 0362 583672 - fax 0362 544356 - e-mail [email protected]
Direttore Responsabile: Gianni Cameroni
Progetto grafico e impaginazione: S&G Partners
Stampa: Centro Arti Grafiche - Fino Mornasco (CO)
FB400 - Chitarra
semiacustica a cassa cava
Top: Acero fiammato (”Flamed”)
Fondo e Fasce: Acero fiammato
Top Binding: Abalone
Back Binding: Avorio
Manico: Acero
Tastiera: Palissandro
Inserti: Abalone
Stile: Fiorentino
Meccaniche: Grover
Imperial Vintage Gold
Pick up: singolo
“Humbucking” (Ceramico)
1 Volume e 1 Tono
Ponte: “Tune-o-Matic”
Gold 22 tasti scala 25,5”
Vintage Sunburst
FB- 700 Chitarra
semiacustica a cassa cava
Top: acero fiammato (”Flamed”)
Fondo e Fasce: acero fiammato
Top Binding: Abalone
Back Binding: Acero
Manico: Acero con binding
Tastiera: Palissandro
Inserti: Abalone
Stile: Veneziano “f”
Meccaniche: Grover
Imperial Vintage Gold
Pick up: 2 Humbucking
“Cool Blue” (Alnico 2)
2 Volumi e 1 Tono
Ponte: Stop tail
“Tune-o-Matic” Gold
22 tasti scala 25,5”
Honey Burst
Blue Flame Vintage
Vintage Sunburst
Second Hand Guitars 28
E ditoriale
GIUGNO 2006
Q
uando Alberto mi ha detto
della scomparsa di Roberto Pistolesi, ho balbettato qualcosa di banale. Non si trovano
mai le espressioni più appropriate
quando servono: ma forse era più appropriato balbettare il proprio sgomento e lasciar perdere le formalità
di una bella frase.
Poi, Alberto mi ha fatto sapere che comunque tutto sarebbe
continuato, all’insegna del ricordo di un amico, nella comune
passione per la musica e la chitarra.
E quindi eccoci qui con quello che si sta trasformando in una
piccola tradizione: il Catalogo SHG, distribuito a chi entra all’Alcatraz e a tutti i lettori di Dismamusica Magazine.
Anche questa volta vi proponiamo una serie di interventi che
nascono intorno alla chitarra, con un ricordo di Roberto Pistolesi a firma di Alberto Biraghi, due interviste (una a Donato Begotti, e una a Antonio Ongarello) che parlano in modo
diverso di didattica della chitarra, e una piccola (ma doverosa) celebrazione dei sessant’anni di Fender corredati da un
piccolo box dove si celebrano anche i cinquant’anni di Aria.
Curioso l’esito di questi due anniversari sulla produzione di
chitarre celebrative: Fender ha immesso sul mercato una serie di prodotti che hanno un piccolo brillante incastonato
nella paletta (a sottolineare le nozze di diamante con il mercato, cioè i 60 anni di vita), mentre Aria ha presentato due
modelli “not for sale” (ma costosissimi...) interamente ricoperti da una sottile lamina d’oro (a ricordare, appunto, le
nozze d’oro con il mercato, vale a dire 50 anni di vita).
Il richiamo di questa edizione va però al di là degli anniversari. La grande area dedicata alle “creature” di Pistolesi
sarà certamente uno dei punti di maggiore richiamo di questa giornata, ma non bisogna dimenticare che, intorno, c’è
tutto SHG, un appuntamento al quale partecipano operatori
appassionati e specializzati, che fanno convogliare sull’Alcatraz l’Universo Mondo della chitarra, con strumenti, amplificatori, accessori, pedali, componenti, parti costruttive, e via
discorrendo, per il pieno appagamento anche dei collezionisti e degli appassionati più esigenti.
Poi, alla sera, ci daremo appuntamento ad altre manifestazioni: ancora SHG a Novembre, come tradizione, e il Salone
della Musica a primavera.
A proposito: lo sapevate che il Salone si sposta a Milano? Si
chiamerà MEET (Music, Events and Entertainment Technologies) e si svolgerà nella nuovissima Fiera di Rho-Pero dal 5
all’8 maggio 2007...
Gianni Cameroni
Second Hand Guitars 28
U
na premessa importante:
questa edizione di SHG
stava per essere annullata.
Abbiamo riflettuto a lungo, dopo
la notizia dell’improvvisa morte di
Roberto Pistolesi, sul da farsi. Per
qualche ora abbiamo pensato che
non ce l’avremmo fatta a continuare
come nulla fosse con le telefonate, l’organizzazione degli
eventi, i bilanci e la burocrazia, tanta era la tristezza che ci
portavamo dentro. Poi abbiamo stretto i denti e abbiamo
pensato una cosa forse banale, ma vera (“a Roberto farebbe
più piacere sapere che noi siamo comunque qui in mezzo
alle chitarre”) e abbiamo deciso di andare avanti, sia
pure con fatica, di continuare. Ma potevamo farcela solo
ribaltando la normale programmazione e trasformando
questo appuntamento estivo (che eccezionalmente si
svolge a Milano per l’indisponibilità della Mole di Ancona
per restauri) in un omaggio vivente a Roberto Pistolesi
e a quanto di grandioso il nostro amico scomparso ha
significato per il mondo della chitarra.
Così abbiamo rinunciato a vendere un grande spazio
espositivo al centro della sala, per allestire una zona
dedicata a lui, all’interno della quale la comunità degli
Accordiani si possa dare appuntamento per rendere
omaggio a Pistolesi ricordandolo, parlando della sua vita,
dei suoi strumenti, dei suoi insegnamenti, del suo impegno
per la musica e per SHG. Ci saranno alcuni dei suoi pezzi
più antichi, il secondo The Mojo Amp costruito (che è
anche il primo dotato di riverbero), i suoi Mojo Drive e
varie Spacecaster. Al momento di andare in stampa la
comunità è impegnata a recuperare chitarre, amplificatori
ed effetti costruiti da Roberto, con l’idea di allestire una
mostra che possa dare un’immagine chiara della sua
straordinaria abilità di liutaio e al contempo della sua
grande umanità.
Per il resto, tutto come da copione. L’edizione estiva di
SHG è un po’ più... intima di quella invernale, ma non
manca di offrire grandi spunti di interesse. In questo senso,
crediamo che la mostra di strumenti d’epoca accostati ad
altrettante rarissime biciclette da collezione costituisca
un’attrattiva per un pubblico che di anno in anno si fa più
grande e affezionato.
Dunque un SHG un po’ meno “caciarone” del solito,
ma ricco di valore e contenuti, per trascorrere assieme
un’ultima domenica di chitarra prima delle sospirate
vacanze.
Alberto Biraghi
R oberto Pistolesi
Roberto Pistolesi era un genio, ma era anche molto di più. Per noi che
abbiamo avuto il privilegio di averlo come amico è una affermazione
quasi normale, “sai che novità”, ma per il resto del mondo può sembrare
un’affermazione sconcertante.
I
nvece era proprio così,
a rendere ancora più terribile la sua prematura
scomparsa. Chi scrive ha conosciuto Leo Fender e può affermare che l’approccio allo
strumento di questi due personaggi era esattamente lo
stesso. Pragmatico, consapevole, rigoroso, come dicono gli anglosassoni “no frills”.
L’approccio delle persone che
sanno usare la loro intelligenza emotiva per fare grandi cose.
riusciva neanche ad avvicinarsi ai suoni dei suoi adorati
Shadows. Era bastato poco per
scoprirne i limiti di progettazione e le magagne costruttive, ma – a differenza di molti
che se non sono soddisfatti di
L’INIZIO DEL CAMMINO
Tutto nacque a fine anni ’70,
quando l’allora trentenne Roberto decise che con la sua
luccicante The Strat (chi se la
ricorda? È la chitarra con cui
Fender avviò il lento cammino di ritorno alla qualità) non
Second Hand Guitars 28
una chitarra la vendono e ne
comprano un’altra – Roberto
decise di costruirsela, partendo dall’idea che il nipote di un
falegname coi fiocchi com’era
suo nonno, avrebbe avuto vita
abbastanza facile.
ALLA RICERCA
DEL SUONO GIUSTO
Per 15 anni Roberto ricercò “quel” suono, quello della
Fender Stratocaster rossa che
riteneva aver estratto i suoni degli Shadows dalle abili
mani di Hank Marvin. Studiò
e studiò e sperimentò. Spulciò i dettagli delle poche foto
d’epoca della Fender Factory
di Fullerton per scoprire
qualche dettaglio costruttivo, mandò a memoria il libro
di Forrest White, parlò con
chiunque potesse dargli informazioni sulle sue amatissime “Fende” (rigorosamente
senza la “r” finale, in toscano
doc, così come per lui le chitarre elettriche montavano
dei “picuppe”). E finalmente
arrivò a costruire alcune delle
più belle (addirittura miglio-
ri degli originali secondo molti, incluso
chi scrive che
di chitarre
ne ha viste un bel
po’) repliche delle
Stratocaster degli
anni
‘50 e ‘60 a
cui assegnò
un nome ormai
diventato
storia:
“Spacecaster”.
LA SPACECASTER
La vedi da lontano e sembra
una Stratocaster come le altre, con quella paletta piccola che strizza l’occhio a un
passato glorioso e i colori di
sogno dell’epoca surf. Poi la
prendi in mano e scopri un
mondo. Anche perché la Spacecaster è un pezzo di te, che
- come un figlio - hai visto
nascere e crescere a partire
da un blocco di legno. Faceva così Pistolesi: dopo averti
ammesso al privilegio di poterne custodire una, ti invitava a Santa Croce sull’Arno,
proprio accanto a Fucecchio,
e cominciava a sciorinarti di
fronte dei blocchi di legno
bellissimi, frassino e ontano con venature da poesia,
che metteva in evidenza ba-
gnando appena la superficie.
Quello
sarebbe diventato il corpo.
Poi passava
a straordinari parallelepipedi
lunghi e
stretti di
acero fiammato
o
occhio di pernice per il manico, al palissandro
per le tastiere. Tutto veniva soppesato, osservato, accarezzato e picchiettato con
un martelletto per sentirne il
suono, in un rito voo-doo che
durava fino al momento in cui
capivi che “quella” era la tua
chitarra. Poi si sceglievano colori, pickup, hardware e
tutto ciò che
occorreva,
assieme a
tantissima
pazienza,
per arrivare al giorno
in cui tornavi a
Santa Croce per
ritirare la tua Spacecaster. Credete, quello
era un momento magico. Chi
scrive chiese a Roberto una
copia esatta della sua Stratocaster classe 1956, arrivata
Ho conosciuto personalmente Roberto Pistolesi ad Ancona durante un incontro-convegno patrocinato
da Accordo che si tenne il giorno prima dello svolgimento di SHG 25 (30
maggio 2004). Eravamo in uno dei
locali della Mole, con le volte a botte e la finitura a mattoni a vista. Parlammo in molti: di mercato, di futuro,
di chitarre e di ruoli, mettendo in discussione filosofie distributive e scelte
di campo, e molto altro ancora. Moderavano Stefano Tavernese (Chitarre) e Piero Chianura (allora SM, oggi
InSound) ed erano presenti liutai, importatori e distributori, rivenditori e
il sottoscritto, come portavoce dell’Associazione Dismamusica.
Poi prese la parola Roberto Pistole-
a valutazioni troppo illogiche per poter essere portata
in giro, ma ritenuta ineguagliabile per suoni e suonabilità. Erano conti fatti senza
l’oste. L’aspettativa era per
una replica, Pistolesi trasformò l’originale del 1956 in replica della sua chitarra, che
tanto è bella e suona bene
da poter essere definita opera d’arte.
L’EREDITÀ DI ROBERTO
Quello che Roberto Pistolesi lascia, oltre a pochi strumenti di valore inestimabile,
è l’esempio del suo metodo
di approccio alle cose, un’attitudine a guardare la realtà
sempre da un punto di vista
diverso e più alto, per scorgerne i dettagli che
agli altri sfuggono. Quante volte è comparsa
quella
sua
smorfia furba,
quando il grande
esperto
di
turno gli mostrava
una
chitarra “assolutamente originale”
che lui smascherava in un
istante, da uno dei mille segnali che solo lui conosceva e
che purtroppo perdiamo, assieme al suo sorriso. •
si, che per tutto il tempo aveva ascoltato con una certa irrequietudine
nelle mani, sempre in movimento, e
negli occhi, mobilissimi e decisamente espressivi. E disse una cosa che non
c’entrava nulla con tutto quello che si
era messo sul tavolo: ma era semplicemente la cosa più importante. Disse
pressapoco: “Insomma! Si è parlato
di tutto e di nulla in questo pomeriggio. E si è detto del mercato e di tante
altre cose. Ma solo due di voi hanno
citato la cosa che ci ha chiamati qui
oggi a chiacchierare del nostro passato e del nostro futuro: la Musica.
Dobbiamo ricordarci sempre che se
siamo qui è alla Musica che dobbiamo fare riferimento...”.
Grazie, Roberto, per quel richiamo.
“...Eri la bussola della
mia passione piu’ grande.
Come te ne ho conosciuti
davvero pochi. Grazie di
tutto.”
“...Grazie infinite, spero
di incontrarti in qualche
modo, magari in una tua
creatura.”
“...Resterà per me
indelebile il ricordo
di lui al suo workshop
dell’ultimo SHG...
Bravura e dignità
incredibili assumono oggi,
alla luce della malattia
di cui ne apprendo ora,
un valore ancora più
straordinario...”
“Sono commosso. Non
solo perché ricordo un
uomo buono, gentile
e sorridente, non solo
perché so che non lo
incontrerò più su questa
Terra, ma perché i
commenti che leggo
raccontano di un uomo
che si è fatto amare anche
da chi non lo conosceva
di persona. E questo mi
sembra una grande cosa,
che mi dà la certezza che
tutti noi siamo fatti
per cose grandi.
Buon viaggio, Roberto!”
E per quel tono speciale con cui pronunciavi la parola “Musica”, con la
“h” al posto della “c”, e con un grande, immenso sorriso interiore ammantato di profondo rispetto.
Gianni Cameroni
Second Hand Guitars 28
I l personaggio
I
ncontrare Donato Begotti non è
stato facilissimo. L’agenda del biondo chitarrista è infatti fittissima; e
fra lezioni, clinics, concerti e sessions in
studio che lo portano da una parte all’altra d’Italia, trovare una mezz’ora per
chiacchierare del più e del meno può diventare un compito arduo.
Ma, come si dice, chi la dura la vince... e
alla fine, fra un concerto e una demo in
quel di Caserta, siamo riusciti a incontrarci per parlare di SHG.
UNA GRANDE EMOZIONE
“Ogni volta che attraverso i cancelli di
Second Hand Guitars” esordisce Donato “provo un’emozione grande. È qualcosa che ti fa battere forte il cuore, è un
appuntamento al quale ci si presenta
come ad un incontro fra vecchi
amici. Questo, per quanto mi
riguarda, accade in modo
particolare per le edizioni
di Milano, perché la maggior parte dei miei amici è proprio di qui e tutte
le volte ci ritroviamo, io a
suonare e loro ad ascoltare
–o viceversa.“
CC: “Sono performance del tutto particolari...”
DB: “Decisamente. Però devo dire che, al
di là di quella che è la mia esperienza,
Second Hand Guitars è un appuntamento che è comunque in grado di comunicare emozioni fortissime a qualsiasi
10
Second Hand Guitars 28
persona innamorata della chitarra. Voglio dire... non esiste niente di simile in
Italia, e anche all’estero non mi è praticamente mai capitato di imbattermi
in manifestazioni come questa. E credo
che di questo debba essere dato atto ad
Alberto Biraghi e ai suoi più stretti collaboratori. Loro sono stati capaci di inventarsi una cosa del tutto nuova, senza
copiare da altri.”
CC: “Fra l’altro, SHG è un evento che
funziona benissimo...”
DB: “Altroché! Ormai è una vera e propria istituzione per il popolo dei chitarristi; ed è una istituzione per la quale
siamo tutti riconoscenti a chi, insieme
ad Alberto, l’ha inventata.”
CC: “Tornando alla tua esperienza, c’è qualche aneddoto in particolare che ricordi
con particolare... emozione?”
DB: “Assolutamente sì.
E non è neanche troppo
lontano, perché risale alla
penultima edizione milanese. Ricordo che tenevo una
piccola clinic su alcuni fraseggi di Eddie Van Halen –e si vede che
l’argomento era decisamente “centrato”, perché ricordo con precisione che,
non appena io sono salito sul palco, l’intero pubblico dell’Alcatraz si è riversato
di fronte a me! Credimi, è stata davvero
un’emozione fortissima...”
PARLANDO DI DIDATTICA
CC: “Mi ricordo di quel tuo intervento.
Io ero proprio in mezzo a quel pubblico,
e sono rimasto molto impressionato dal
tuo modo di raccontare, con passione e
freschezza, anche i dettagli più... accademici di un fraseggio musicale. Se non
mi sbaglio, parlavi dell’assolo di Beat
it, e ti divertivi a suonarlo cominciando
da un tempo lentissimo e accelerando
progressivamente... e il pubblico, soprattutto i ragazzi più giovani, ne era
letteralmente affascinato. ”
DB: “Sì, è vero. Del resto, secondo me il
ruolo di chi insegna è proprio questo. Un
buon insegnante deve essere capace di
schockare l’allievo in senso positivo. Per
insegnare bisogna prima di tutto trasmettere l’amore viscerale per la musica
e per lo strumento. Se questo non accade, bastano tre o quattro lezioni perché qualsiasi studente perda interesse
e motivazione. Sono convinto di questo
al punto che, nei miei corsi del Master
di Chitarra Rock (corso che inizierà il
prossimo ottobre 2006 presso L’Accademia del Suono –nuova ed unica sede
del mio MCR®), ho adottato una politica del tutto nuova. In due parole: gli allievi frequentano per quattro settimane
e, a quel punto, se sono soddisfatti proseguono negli studi. Viceversa, smettono di seguire le lezioni e noi restituiamo
loro quello che hanno speso.”
CC: “Notevole... anche se ho l’impressione
che, se le lezioni sono tutte come quella
clinic su Van Halen, saranno decisamente
in pochi a non essere soddisfatti.”
DB: “Ti ringrazio del complimento. Fra l’altro, quello che dici fa crescere in
me la convinzione che
l’appuntamento di Second Hand Guitars dovrebbe essere preso in
considerazione molto più
seriamente proprio da parte delle scuole.”
CC: “In che senso?”
DB: “È presto detto. Penso che sarebbe
davvero molto interessante se le scuole più importanti prendessero a SHG un
tavolo a testa. I visitatori della fiera, e
in modo particolare i ragazzi, potrebbero così prendere visione dei programmi,
dei costi, dell’elenco degli insegnanti... e
magari, se la cosa fosse organizzata per
bene, potrebbero anche ascoltarli suonare dal vivo, a rotazione, su di un palco speciale.”
CC: “Una bella idea... una specie di Try
before you buy della didattica. Anche
questo viene dall’impostazione dei corsi
di cui sei coordinatore?”
DB: “Sì e no... Voglio dire, normalmente chi viene a studiare con me sa già in
partenza che cosa lo aspetta –ma l’idea
di poter ascoltare in anteprima l’insegnante viene soprattutto dalle riflessioni sulle esperienze di segno opposto che
ho avuto modo di vivere nei miei primi
anni da studente!”
CC: “Vuoi dire che c’è qualcuno che è riuscito a farti annoiare con la chitarra?”
DB: “Non esattamente, in realtà mi riferivo ad una serie di lezioni private di armonia durante le quali l’insegnante non
faceva altro che sbadigliare... Fra l’altro,
i miei primi passi nella musica non sono
stati alla chitarra, ma con le tastiere.”
CC: “E come sei passato alle sei corde?”
DB: “È un episodio che si ricollega ad
un grande progetto a cui sto lavorando in questo periodo della mia vita, perciò ci tengo a raccontartelo come si
deve... Dunque, come ti ho detto, io mi
ero avvicinato alle tastiere, che allora
erano soprattutto i grossi modelli Farfisa. Mio cugino, all’epoca, era un chi-
tarrista rockabilly che andava davvero
forte, forte, forte... e questo, nel nostro
gergo, voleva dire che
era davvero molto bravo. Un giorno, nel 1978,
lui mi ha venduto la sua
Eko Kadett per la cifra di 60.000 lire. Ricordo che era una giornata
di pioggia e che andai a
prenderla in motorino.”
LA PRIMA CHITARRA...
E L’ULTIMA
“Fu davvero l’inizio di un grande amore.
Con quella chitarra ho cominciato a studiare, e da allora non ho mai smesso.”
CC: “Immagino che quello strumento sia
un pezzo fondamentale della tua collezione...”
DB: “Sbagliato! Vedi, Donato ama fare
esperimenti; e così quella Kadett è stata
più volte verniciata e riverniciata. Poi ci
ho messo addirittura un perno, per farla ruotare –con il risultato che una volta mi sono anche beccato una palettata
in faccia! Insomma, per farla breve, alla
fine la chitarra non ce l’ha fatta più, e
non so neanche che fine abbia fatto.”
CC: “Ti sarai pentito per questo...”
DB: “Nella maniera più assoluta. Anche
perché la chitarra non è uno strumento qualsiasi. È uno strumento da abbracciare, da tenere sul corpo... insomma, se
qualcuno la ritrovasse, sarei disposto a
sborsare cifre folli per riaverla!”
CC: “Questo ha qualche cosa a vedere
con il progetto a cui accennavi poco fa?”
DB: “Al cento per cento. Ed è una cosa
che mi riempie di emozione, perché va
molto al di là di qualsiasi normale lavoro
o di qualsiasi logica di business. Pensa:
qualche mese fa, a quasi trent’anni da
quella giornata piovosa, la Eko ha chiesto a Donato Begotti di realizzare un
modello Signature!”
CC: “Ne sarai orgogliosissimo...”
DB: “Orgogliosissimo è dir poco! Per me
è come una missione, è una questione
di fede... e un doverosissimo tributo alla
mia prima chitarra. Che poi, a conti fatti, era un vero, meraviglioso strumento...
Second Hand!” •
Si chiama Master di Chitarra
Rock© (o, più in breve, MCR) il
nuovo grande progetto didattico a cui Donato Begotti ha dedicato la maggior parte delle proprie energie nell’ultimo periodo.
Il corso, alla cui struttura Donato ha lavorato ininterrottamente dal 1993 ad oggi, è diviso in
tre annualità ed è riservato a
chi vuole fare della chitarra la
propria strada professionale.
Accanto al Master di Chitarra Rock, Donato
segue
personalmente gli allievi del
corso RLS - Rhythm, Lead and
Sound©. Si tratta di un percorso didattico riservato a chi non
può dedicarsi a tempo pieno
allo studio ma desidera comunque accedere ad un programma
di formazione avanzata.
Il corso RLS, che è attivo in Veneto presso Boschello Strumenti Musicali (www.boschello.com)
e in lombardia a Cremona presso
la Scuola di Musica Pontesound
(www.pontesound.it), prevede 8
incontri mensili della durata di
due ore e mezzo l’uno.
Il costante impegno nelle attività didattiche ha portato Donato
a pubblicare anche diversi metodi
che sono stati accolti con grande
entusiasmo dal pubblico italiano.
Il metodo Private
Lesson - Rhythm
& Lead pubblicato da BMG, in particolare, è stato
esaurito nel giro
di pochi giorni, ed
è andato incontro a diverse ristampe.
Si tratta di un testo particolarmente stimolante anche solo
nell’organizzazione dei contenuti. Questi sono infatti strutturati in quindici capitoli in rigorosa
progressione ascendente e contengono esempi musicali in stili e
tonalità sempre diversi.
Per ulteriori informazioni sulle
attività didattiche di Donato Begotti: www.donatobegotti.com
Second Hand Guitars 28
11
A nniversari
di Silvana Antonioli
I
l 2006 è un anno importante per il
mondo della chitarra, perché vede
diverse aziende leader mondiali impegnate nel festeggiamento di significativi anniversari.
Fender e Aria, in particolare, hanno dedicato al rispettivo sessantesimo e
cinquantesimo anniversario una serie
di strumenti in edizione speciale che,
naturalmente, sono
destinati a passare
alla storia...
60 ANNI
DI FENDER
La grande avventura Fender comincia
nel 1946, pochi mesi
dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Il mondo sta per
12
Second Hand Guitars 28
cambiare radicalmente: viene innalzata
la “cortina di ferro”, che codifica la contrapposizione tra Occidente e stati socialisti dell’Europa dell’Est. In Italia il
referendum abolisce la monarchia; e per
la prima volta votano anche le donne.
Anche per il mondo della musica il
1946 è un anno di
svolta. Nella California del Sud
il trentasettenne Clarence Leonidas (“Leo” per
gli amici) Fender
fonda la Fender
Electric Instrument Company
e inizia a costruire una serie di chitarre
che cambieranno la storia
della musica.
CLARENCE LEONIDAS FENDER
Leo Fender non era un musicista. Aveva preso forse qualche lezione di pianoforte e di sax negli anni della scuola, ma
nulla di più. Non era nemmeno un liutaio, né tanto meno un ingegnere. Aveva
semplicemente una profonda passione
per l’elettronica.
Benché si fosse laureato in Economia e
avesse iniziato a lavorare come contabile per il California Highway Department,
aveva poi lasciato quell’attività per seguire la sua passione naturale e aveva
iniziato a occuparsi di riparazione di apparecchi radio. Dopo avere costruito il
primo amplificatore per strumenti musicali, era entrato in contatto con diversi
musicisti e così era gradualmente approdato all’idea di produrre chitarre in
prima persona.
Con la Fender Electric Instrument Company, nel 1946, abbandona infatti definitivamente la radio e la piccola
elettronica per dedicarsi esclusivamente
Anniversar i
In queste pagine:
una immagine pubblicitaria relativa alle
primissime Strato; il primo stabilimento Fender; una foto di gruppo con Leo
Fender (al centro con gli occhiali) attorniato da collaboratori e musicisti;
l’inconfondibile Bob Dylan con una altrettanto inconfondibile Strato; la Strato
del sessantesimo con brillante incastonato nella paletta.
A pagina 14:
la Telecaster del sessantesimo
agli strumenti musicali con pochi fidati collaboratori, con i quali affina la sua
esperienza e la sua tecnica.
Le sue creazioni
Nel 1951 Fender mette in commercio la
Broadcaster, il prototipo della chitarra a corpo pieno che sarà poi rinominata Telecaster: la prima chitarra elettrica
solid-body di tipo spagnolo prodotta di
serie. In effetti Fender intuisce prima di
altri nel settore l’importanza della produzione in serie degli strumenti musicali per un emergente mercato di massa.
Non a caso, grazie alle sue innovazioni in ambito produttivo, viene considerato un po’ l’Henry Ford degli strumenti
musicali.
Sempre nel 1951, l’imprenditore introduce sul mercato il rivoluzionario Precision Bass, che per la prima volta
consente anche ai bassisti di amplificarsi mentre suonano.
L’importanza di questi due strumenti è
da vedersi nel fatto che, insieme, get-
tano le basi di quello che oggi definiamo rock combo. In sostanza,
nell’epoca in cui a fare musica erano
esclusivamente le grandi orchestre,
quelle alla Glenn Miller per intenderci, gli strumenti Fender iniziano a permettere anche alle piccole
formazioni di esibirsi. E
questo determina naturalmente anche un importante cambiamento
del gusto musicale.
Arriviamo così al 1954,
un anno fondamentale nella storia di Fender. Il 1954 è l’anno in
cui Bill Haley pubblica la sua famosissima canzone Rock
around the clock
e Elvis Priesley il
suo primo singolo That’s all right.
È l’inizio del mito del
rock. Trascinata dal folgorante esempio delle stelle emergenti del rock, la
nuova generazione entra da protagonista nel
mondo della musica.
E proprio il 1954 è l’anno di produzione della
Stratocaster, che incorpora molte innovazioni studiate sulla base
dei suggerimenti dei
musicisti, con i quali Fender ha sempre un
rapporto molto aperto
e collaborativo, e dello
stesso staff dell’azienda. Prendono così corpo
le inconfondibili carat-
teristiche di uno strumento che
praticamente è rimasto immutato fino ai nostri giorni: l’adozione di un terzo pickup single
coil per ottenere effetti sonori aggiuntivi, il body sagomato
e smussato perché la chitarra possa essere meglio “tenuta” dal chitarrista mentre suona, l’eliminazione
della doppia spalla che consente di
raggiungere meglio i tasti delle note
più acute, il manico avvitato al corpo (con un notevole risparmio dei costi di produzione rispetto alle chitarre
nelle quali il manico era corpo unico
con lo strumento) e la tastiera ricavata direttamente su di esso, e infine
la nuovissima leva del vibrato, il ponte “tremolo”, in origine pensata essenzialmente per consentire di
curvare le corde e ottenere
un suono simile a quello della chitarra hawaiana, un suono molto popolare all’epoca,
soprattutto tra i chitarristi di
musica country.
L’USCITA DI SCENA
DEL FONDATORE
Negli anni ’60 e ’70 nascono le “Strato” ancora oggi più
apprezzate dai collezionisti:
sono quelle progettate e costruite sotto la direzione tecnica dello stesso Leo Fender, che però, nel
1965, forse per ragioni di salute, forse
per permettere alla sua azienda di sviluppare il proprio impianto industriale e
di entrare sul mercato mondiale, vende
la società alla Columbia Broadcasting
System, una multinazionale apparentemente interessata a espandersi anche
nel settore degli strumenti musicali.
Tra il 1965 e il 1971 Leo Fender continua comunque a lavorare come consulente del settore Ricerca & Sviluppo
della nuova Fender. Quando però l’ultimo dei suoi vecchi collaboratori lascia
l’azienda per fondare la Music Man e
produrre amplificatori, anche Leo Fender lo segue. Morirà nel 1991.
Second Hand Guitars 28
13
A nniversari
LA NUOVA FENDER MUSICAL
INSTRUMENTS CORPORATION
In realtà si ha presto la sensazione che
la CBS non intenda valorizzare più di
tanto il marchio, per il quale inizia
un periodo poco felice, che dura
fino a quando, nel 1985, un gruppo di dipendenti e di investitori
guidati da Bill Schultz non acquista
l’azienda da CBS. E così Fender torna nelle mani di un piccolo gruppo di
appassionati della musica intenzionati a ridare gloria al marchio.
Il team della nuova Fender Musical
Instruments Corporation riparte da
zero –non ha rilevato né stabilimenti
né macchinari. Possiede solo i nomi,
i brevetti e le parti rimaste a
magazzino. Sostenuto da un
gruppo di fedeli dipendenti, rivenditori e fornitori –
alcuni dei quali lavoravano
per l’azienda da quando Leo
Fender aveva iniziato a costruire le sue chitarre e i
suoi amplificatori – Bill
Schultz e i suoi si mettono all’opera per ricostruire un’icona americana. E
ce la fanno. Nello stesso
anno della fondazione aprono uno stabilimento a Corona, in California.
Poi, nel 1987, ne aprono un altro a Ensenada, in Messico. E nello stesso anno,
sempre a Corona, aprono il Custom Shop,
il regno delle chitarre personalizzate.
Nel 1991, la Fender Musical Instruments
sposta la sede centrale da Corona (dove
rimane lo stabilimento produttivo) a
Scottsdale, in Arizona, dove i responsabili amministrativi, del marketing, della pubblicità, delle vendite e dell’export
seguono e coordinano le attività di una
rete di produzione e di distribuzione
sempre più globale. Il catalogo si allarga
a molti nuovi modelli, includendo anche
chitarre acustiche, classiche e jazz.
E l’azienda infatti si sviluppa sempre più
come struttura di vendita e dimensioni.
Nel 2005 Bill Schultz si ritira e il suo posto viene preso da Bill Mendello, attuale
C.E.O. dell’azienda.
Fender oggi
Fender oggi produce e distribuisce praticamente tutto quello di cui un musicista
ha bisogno per suonare: dalla chitarra alle corde, agli accessori, ai prodotti
pro audio, inclusi amplificatori e mixer.
È un’azienda leader a livello mondiale,
un’azienda i cui prodotti hanno plasmato la forma stessa del suono, definendo un nuovo standard nella percezione
sonora.
14
Second Hand Guitars 28
Oggi Fender, che dedica peraltro grande
attenzione anche alla formazione musicale dei giovani attraverso programmi
di educazione mirati che tiene presso
il suo modernissimo Fender Center a
Corona, produce fondamentalmente
due linee principali, la “Serie American” e la “Serie Standard”: la prima è
una serie professionale di qualità più
esigente e di costo più elevato, la seconda è più accessibile ad un pubblico
più allargato. E se gli strumenti della
prima serie escono dagli stabilimenti
statunitensi di Corona, quelli della seconda arrivano per lo più dal Messico,
ma anche dalla Cina, dal Giappone,
dalla Corea, dove l’ormai multinazionale Fender ha stabilito i suoi insediamenti produttivi.
Il prodotto più rappresentativo della casa rimane
comunque sempre la Stratocaster, forse in assoluto la
chitarra elettrica più popolare nella storia della musica:
un mito che ha attraversato oltre mezzo secolo di
storia e di eventi rimanendo sostanzialmente sempre uguale a se stessa grazie
alle sorprendenti qualità che Leo Fender seppe conferirle. Musicisti dediti ai
generi più disparati hanno scelto e continuano a scegliere questo strumento – anche bello da guardare - per il
suo suono, per la facilità con cui si suona, per la sua versatilità. Un elenco degli artisti che hanno suonato o suonano
la “Strato” non può essere che incompleto, ma è comunque rappresentativo:
Jimy Hendrix, Eric Clapton, Bob Dylan,
i Beach Boys, i Beatles, Stevie Ray Vaughan, Mark Knopfler, Frank Zappa, Gorge Harrison, Bruce Springsteen, gli U2,
Sting, i Pooh…
Tanti grandi artisti, tanti musicisti professionisti e tanti semplici appassionati di musica hanno dunque contribuito
a fare grande il nome di Fender in questi ultimi sessant’anni. Perché Fender ha
saputo fare grande la loro musica.
Per festeggiare l’anniversario l’azienda ha messo in distribuzione quest’anno nuovi modelli particolari delle sue
leggendarie chitarre e dei suoi bassi e
anche numerosi divertenti e simpatici
gadget. Per segnare una nuova, importante tappa di una storia che forse è ancora solo agli inizi.
Ad multos annos, Fender! •
Aria di festa per Aria
Il marchio giapponese Aria festeggia
cinquant’anni di presenza sul mercato. Forse non tutti sanno che questo
marchio è l’anagramma del fondatore e Presidente della gloriosa azienda giapponese (la Arai & Company
Inc.): Shiro Arai. Con un anagramma
che corrispondeva al termine italiano
aria, inteso come composizione melodica, Shiro Arai ha decretato il successo della sua gamma, che include oggi
chitarre elettriche solid body e hollow
body, bassi elettrici, chitarre acustiche, chitarre classiche, banjo, mandolini e ukulele, ma anche elettroniche e accessori.
Anche l’elenco degli artisti che hanno suonato e suonano con
strumenti Aria è lunghissimo e comprende nomi famosissimi: citiamo a titolo di esempio solo Don Wilson, Bob Bogle
e Gerry McGee dei Ventures; Gary Nuttal, Fil Eisler, Planet
Claire e Alex Dickson della Robbie Williams Band; o ancora Jeff Blando, degli Slaugter, o Steve Bailey.
Per festeggiare le sue nozze d’oro con la musica, il costruttore giapponese ha prodotto la chitarra elettrica solid body PE-50th e il basso neck-through a quattro corde
SB-50th: due modelli (non in vendita) che corrispondono
a due delle serie Aria più prestigiose, per l’appunto la serie
PE e la serie SB. PE-50th e SB-50th hanno un particolarissimo e preziosissimo top in acero dorato a foglia d’oro che riproduce raffinati motivi tradizionali giapponesi.
Tutti gli
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N ote di carta
Parlare di un autore di metodi per
chitarra sulle pagine del catalogo di
una fiera che è fatta soprattutto di
strumenti può sembrare fuori luogo.
Ma le riflessioni che Antonio
Ongarello ci propone vanno ben al
di là di una semplice presentazione
delle ultime novità editoriali. E ci
ricordano che, per ottenere grandi
soddisfazioni dallo strumento,
occorre applicare con costanza un
metodo rigoroso...
È
una tranquilla mattina di fine maggio quando raggiungo al telefono
Antonio Ongarello. La voce pacata e il tono disteso con cui il
Maestro accetta di rispondere
alle mie domande sono il presupposto ideale per una conversazione che ben presto si
fa decisamente cordiale. Così,
quando gli chiedo quale sia l’originalità del suo approccio alla
stesura dei metodi per chitarra, Antonio Ongarello risponde
con entusiasmo, ripercorrendo i
più importanti crocevia del suo
lungo percorso di ricerca attra-
verso il mondo della didattica
della chitarra jazz.
Cronaca di una passione
“Penso che lo studio di uno
strumento musicale” esordisce Ongarello “sia di fatto una
disciplina interiore molto rigorosa. Una attività di ricerca
continua che permette prima
di tutto di conoscere a fondo
se stessi. Perciò, se devo indicare quali sono gli elementi che
distinguono i miei testi dalla
grande quantità di metodi che
vengono proposti nelle librerie
musicali di tutto il mondo, mi
viene in mente una
sola risposta: la mia
storia.”
CC: “La storia?”
AO: “Sì. E, per la
precisione, quell’insieme di esperienze
attraverso le quali
mi sono formato nel
corso degli anni. A
cominciare dai primi passi nella musica jazz e rock, che
sono avvenuti al di
fuori della realtà
accademica.”
CC: “Vuol dire che
lei ha cominciato a
studiare come autodidatta?”
18
Second Hand Guitars 28
AO: “Precisamente. In realtà ho
studiato per un anno chitarra
classica, prendendo lezioni su
base regolare e confrontandomi con tutto il repertorio degli
studi tradizionali. Scale, arpeggi, gli studi di Sor, Giuliani, e
via dicendo... Ma per quanto riguarda la musica jazz, la mia
prima formazione è avvenuta in
modo del tutto autonomo. Ed è
partita da molto lontano, perché, a dire la verità, la mia prima ‘militanza’ come chitarrista
si è situata, per diversi anni, all’interno di complessi di musica beat.”
L’IMPORTANZA DEL RITMO
CC: “Suona strano, detto da
un musicista che è riconosciuto come una delle autorità indiscusse della didattica per
chitarra jazz.”
AO: “È vero. Anche se sono intimamente convinto che questa
esperienza, che di fatto è una
delle chiavi di volta della mia
vita, sia uno dei motivi principali per cui ho avuto successo
come musicista e come insegnante.”
CC: “In che senso?”
AO: “Vede, io ho avuto la fortuna di vivere da musicista gli
anni Sessanta. Era un’epoca incredibile, nella quale la musica
era più semplice. Erano anni in
cui intorno alla musica c’era un
entusiasmo collettivo che era
qualcosa di fortissimo, di contagioso. Tanto per avere un’idea
delle dimensioni del fenomeno,
mi ricordo che solo nella mia
classe, negli anni delle scuole
superiori, si contavano addirittura quattro complessi!”
CC: “Una realtà lontana anni
luce dalla situazione di oggi...
ma in che modo questo ha fatto la differenza?”
AO: “È presto detto. Chi, come
me, ha avuto la possibilità di
salire su di un palco solo per
fare yeah yeah con l’obiettivo
dichiarato di conquistare qualche ragazza, si è poi portato
dietro per tutta la vita l’entusiasmo di quegli anni e la forza dirompente di quei ritmi.
Chi è venuto dopo, soprattutto
per quanto riguarda l’ambiente
jazz, si è formato all’interno di
strutture e percorsi più accademici. I quali, se da un lato hanno garantito a tutti una solida
preparazione teorica, dall’altro
non sono stati in grado di offrire la stessa immersione nella
semplicità e nella spontaneità.
Due valori che, a livello di musica suonata ma soprattutto a
livello di didattica della musica,
io considero fondamentali.”
Note di cart a
DAGLI APPUNTI AI METODI
CC: “Molte delle esperienze
di quegli anni, che nascevano in nome della spontaneità, si svolgevano però in modo
un po’... naif, nel senso che non
sfociavano sempre in percorsi
strutturati.”
AO: “Sì, per molti è stato così.
Ma io ho avuto la fortuna di
sommare alle esperienze musicali i miei studi di statistica.”
CC: “Di... statistica?”
AO: “Naturalmente. La statistica è una materia che richiede
solide conoscenze matematiche, e che abitua a fare un
grande uso della logica in tutte le proprie attività. Applicare questo metodo alla musica
è stato quindi per me perfettamente naturale. Con il risultato che ho cominciato da subito
a raccogliere osservazioni, appunti, piccole annotazioni. Veri
e propri quaderni di studio che
sono nati a mio esclusivo uso e
consumo, e che, un bel giorno,
hanno avuto la ventura di venire pubblicati.”
CC: “Con sorprendenti risultati
di vendita...”
AO: “Anche qui, forse, c’è un
piccolo segreto. In realtà ho
sempre pensato che, quando si scrive un libro che deve
essere utilizzato da una persona raccolta, per così dire,
nell’intimità dello studio, bisogna fare in modo che ciò che
si scrive risolva i dubbi senza
crearne di nuovi. In particolare, io mi preoccupo da sempre
che i miei lettori, non importa
di quale livello tecnico, riescano soprattutto a completare con successo la lettura dei
miei testi. Se una persona riesce ad arrivare in fondo ad un
libro, mi sono sempre detto, è
soddisfatta. E se è soddisfatta
sarà invogliata a continuare il
cammino acquistando un nuovo volume.”
CC: “Una prospettiva che farà
felici gli editori...”
AO: “Dal punto di vista commerciale senz’altro. Anche perché se fosse altrimenti non mi
chiederebbero più
di scrivere
nuovi testi.
Ma questa
strategia
è propria
in realtà
di tutto il
mio metodo didattico. Del resto non è diversa dal meccanismo con il quale si scrivono
i romanzi, o dal sistema dell’organizzazione degli studi
in lezioni ed esami. Superato
l’esame, l’allievo si sente realizzato ed è invogliato a continuare.”
CC: “Anche nel caso in cui
abbia incontrato grosse difficoltà?”
AO: “Dipende. In ogni caso,
proprio per evitare di scoraggiare i miei allievi e i miei
lettori, io ho sempre impostato tutti i miei interventi in
modo da garantire un cammino estremamente progressivo.
In altre parole, ho sempre dato
alle mie lezioni e ai miei libri
una curva di apprendimento dalla pendenza molto lieve. Questo naturalmente non
significa che io non richieda
progressi; ma cerco di suscitare nell’allievo il desiderio di
riuscire grazie al fatto che, in
ogni occasione, gli indico un
obiettivo alla sua portata.”
CC: “È un meccanismo che
funziona a tutti i livelli?”
AO: “Direi proprio di sì. L’importante, come sostengo da sempre, è che sia il maestro a dare
il ritmo, e non l’allievo. Voglio
dire... le scuole, oggi, sono piene di musicisti che, per il semplice fatto
che non riescono ad
esibirsi dal
vivo, si mettono ad insegnare. Io
capisco la
sacrosanta necessità di procurarsi uno
stipendio, ma se ci si mette ad
insegnare senza un metodo e –
quel che più conta– senza una
precisa vocazione, si fanno solo
danni. Dirò solo questo: mi capita spesso di imbattermi in insegnanti che, quando l’allievo
si presenta senza avere studiato, gli dicono semplicemente:
pazienza! vorrà dire che stu-
dieremo insieme anziché andare avanti”
CC: “E invece cosa dovrebbero dirgli?”
AO: “Beh, se io verifico che
dopo tre o quattro settimane l’allievo non ha fatto registrare progressi, gli impongo
un periodo di stop. E magari gli
suggerisco di starsene a casa a
guardare la televisione, perché
evidentemente non ha abbastanza passione per continuare a studiare seriamente.”
CC: “Una misura forte...”
AO: “Che però è necessaria per
preservare l’autorità dell’insegnante –la quale è funzionale
al suo ruolo. Insomma, un buon
medico non cambia la medicina al suo paziente se questi gli
dice che è amara. Così un insegnante non può seguire un
programma scelto dall’allievo,
né l’allievo può studiare senza impegnarsi. Anche perché
la musica, come dico sempre ai
miei studenti, restituisce nelle emozioni quello che le si è
dato in termini di studio...” •
Fra le pubblicazioni più recenti firmate da Antonio Ongarello c’è una serie di volumi dedicati
agli standard delle diverse tradizioni musicali che fanno capo al repertorio jazz.
I volumi, che sono pubblicati e distribuiti
in Italia e nel mondo da Carisch, si affiancano allo storico Chitarra Jazz Tecnica
Armonica del 1978 e al più recente Metodo per chitarra jazz in tre volumi (BMG, 1998).
Antonio Ongarello tiene anche su base regolare concerti e lezioni di perfezionamento.
Per informazioni: 049/87.60.377
Second Hand Guitars 28
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E chi da Soave
L’ingresso alla mostra
Lo stand Musical Box
G
li eventi chitarristici si moltiplicano, ed è sempre
più complesso riuscire ad arrivare dappertutto.
Ma ci si prova, macinando chilometri
e spostandosi
in continuazione, tra una
Fiera e l’altra,
tra un incontro
e l’altro, trovando
ovunque lo stesso entusiasmo, lo stesso immutato
interesse e la stessa altrettanto immutata passione.
Lo scorso 30 aprile, dopo
l’ubriacatura del Disma
Music Show di Rimini e
della MusikMesse di Francoforte, mi sono messo in
macchina e ho raggiunto
Soave, dove si stava svolgendo la 15esima edizione
del Soave Guitar Festival.
Sono riuscito a vedere Pierpaolo Adda, anima, patròn e promotore di questo
evento, solo nel pomeriggio
inoltrato, quando avevo già
potuto gustarmi sia la mostra, sia un po’ di musicisti piuttosto capaci... E solo
infilandomi in una lunga
fila di persone che volevano parlargli. Era davvero difficile da raggiungere,
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e paradossalmente proprio
perché è disponibile con
tutti e non nega la sua
attenzione a nessuno.
Decisamente di grande
spessore il
calendario
dei concerti (ai quali,
ahimè, non
ho
potuto
assistere –ma
mi rifarò quando uscirà il DVD 2006,
spero bello quanto il doppio
DVD del 2005) che anche
quest’anno hanno rappresentato il “fiore all’occhiello” della manifestazione:
alla sera (e per tre sere
di fila) si sono alternati
nomi straordinari: tra gli
italiani possiamo citare
Pietro Nobile, Massimo
Varini e Franco Morone, tra gli ospiti stranieri
Valerie Duchateau, Pete
Huttlinger, Laurence Juber, Steve White, Vichy
Genfan e, al termine di
ogni serata, Tommy Emmanuel con Lizzie Watkins...
È così che vanno organizzati gli eventi di più
giorni: momento espositivo e concerti in continuazione. Arrivederci al
2007, Pierpaolo!
G.C.
Willy Davoli
Daniela Terragni (Music Gallery)
E c’era anche la Telecaster Tex Willer Tribute...
Girando tra gli stand di Soave, mi sono imbattuto in questa “chicca”, che ha attirato la mia attenzione proprio perché sono un appassionato lettore del Ranger
bonelliano (credo di avere la collezione completa dello scibile texiano, o quasi).
E vedendo tra le chitarre emergere un piccolo omaggio tutto made in Italy, mi
sono fermato. Si tratta di una chitarra con body in ontano e disegno Telecaster,
con manico di tipo Stratocaster in acero con tastiera in palissandro. Il colore
Honey Blonde originale del body è stato mantenuto solo nella parte posteriore, mentre il top è stato verniciato di bianco. Su di essi i raffinati disegni (iperrealistici, quasi) dei personaggi della saga di Tex realizzati con roller e pennelli
sottilissimi, e protetti (compresa la greca e le impronte, aerografate) da vernice
poliuretanica trasparente e lucidissima.
Che dire? Bravo Renzo! L’autore è infatti un appassionato aerografista-decoratore, il suo nome è Renzo Pagliani e, per la cronaca, il suo sito internet (nel quale si trovano le foto di molti altri modelli) è www.hotguitars.it
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Da Sarzan a
di Alessio Ambrosi
A
nche la nona edizione dell’Acoustic
Guitar International
Meeting di Sarzana è ormai
alle spalle. Dopo cinque giorni di concerti, corsi di formazione, mostre e all’indomani
dell’imponente esposizione di
strumenti di liuteria e di strumenti import, le mura della
Fortezza Firmafede si concedono un po’ di silenzio.
Gli organizzatori, intanto,
raccolgono i commenti del
pubblico, tutti concordi nell’affermare che “è veramente molto difficile trovare un
festival con un cast artistico
così importante, con un’esposizione così grande ed articolata, organizzato in modo
efficiente e curato, eppure
ancora capace di generare un
clima pieno di passione e di
familiarità!”.
LA SODDISFAZIONE
DEGLI ORGANIZZATORI
Questo rilievo riempie di
grande soddisfazione l’intero
comitato organizzatore, perché rappresenta il nostro intento fin dal primo anno della
nascita del Meeting. I musicisti intervenuti negli anni ce
ne avevano dato atto in molti
modi, decretando, con i commenti riportati in giro per il
mondo, la costante espansione della nostra fama positiva;
oggi, però, siamo davvero sicuri che tutto il pubblico intervenuto nel corso degli anni
percepisce queste stesse sensazioni e le condivide.
I NUMERI DI SARZANA
I numeri della nona edizione
danno l’idea delle importanti dimensioni ormai raggiunte dal Festival: più di 50 artisti presentati
sul palco, 70 espositori italiani
e stranieri tra liutai ed aziende
importatrici e costruttrici di chitarre acustiche ed accessori, più
di 10.000 presenze di pubblico tra concerti, visite alla fiera,
partecipazione a seminari e corsi di formazione. Numeri, questi, che sono finalmente riusciti
a richiamare l’attenzione dei
grossi media, come dimostrano
i servizi del TG1 e delle altre testate giornalistiche e televisive
accreditate.
GLI APPUNTAMENTI LIVE
I concerti, da sempre momento centrale della manifestazione, hanno visto il successo
degli artisti presenti, con una
nota particolare per Bob Brozman e l’Ensemble di René La-
caille dalle Isole de La Réunion,
Gabin Dabiré dal Burkina Faso
e poi Steve Howe degli YES,
Clive Carroll, Toni Balocco, i
Red Wine con Paolo Bonfanti.
A testimonianza dell’alto livello del pubblico, anche la giuria
del concorso New Sounds of
Acoustic Music - Premio Wilder-Davoli ha faticato prima di
nominare il vincitore.
APPUNTAMENTO AL 2007
Gli espositori al completo si
sono uniti al coro dei consensi,
lieti di constatare che finalmente esiste nel nostro Paese
un appuntamento importante per incontrare il pubblico
degli appassionati. E si sono
dati appuntamento al maggio
2007, per il prossimo Acoustic
Guitar International Meeting.
La prossima edizione, che nasce nel segno del decennale,
riserverà sicuramente grandi
sorprese... •
Second Hand Guitars 28
21
Musica per la pac e
Ancora 1.
per la Pace
P
chitarre
er il secondo anno consecuti- venuta sulla grande piazza antistante
vo il CPM di Milano ha dato vita il Duomo di Milano, hanno reso pieno
a una manifestazione di grande merito dell’iniziativa, che vedeva anche
spessore, riunendo sabato 3 giugno,
l’esibizione di alcuni gruppi emergenin Piazza del Duomo a Milano,
ti della grande famiglia musicaquasi 1.000 chitarristi, ciascule del CPM e di alcuni “big” in
no con il proprio strumento,
forma smagliante: Alberto
una vera e piena orchestra
Fortis, Dolcenera e Kimberdi “6 corde” che ha eseguito
ley, coordinati e presentati
la “Sinfonia popolare delda Maria Teresa Ruta.
la Pace” composta da FranI quasi mille chitarristi hanno
co Mussida su sollecitazione
ribadito, con la loro presenza e
di don Antonio Mazzi.
con la loro festosa e attenta perLapubb
giornata
fattasi31-05-2006
splendida, dopo
formance, che la musica è simbolo
per shg
14:54 Pagina 1
un avvio incerto, e la grande folla con- di pace, di tolleranza e di amicizia tra le
persone: i valori fondamentali per una serena e costruttiva convivenza civile.
Per assistere all’esecuzione della Sinfonia
è giunto in Piazza Duomo anche il Presidente della Provincia di Milano Filippo
Penati (nel tondo, con Franco Mussida),
che ha espresso grande apprezzamento
per l’iniziativa, “che dovrebbe diventare”, ha affermato tra l’altro, “un appuntamento fisso con la musica e la chitarra,
una sollecitazione ai giovani a considerare i valori della pace, attraverso la musica, in un periodo che precede di poco la
chiusura dell’anno scolastico”.
Arrivederci al prossimo anno! •
il musichiere
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fax 06 86219788
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23
A SHG e oltre
Se volete suonare...
Da Modena con... chitarre
A Cornaredo, il Comune e alcuni volontari hanno reso possibile un servizio
davvero importante: una Sala Prove che offre la possibilità di noleggio
a partire da 3,25 Euro all’ora (sì, avete letto bene –ma con il minimo di due
ore e solo al pomeriggio per minorenni) per arrivare (alla sera e per maggiorenni) a 7,5 Euro all’ora, sempre con il
vincolo del minimo di due ore.
Per informazioni su questa straordinaria opportunità, e per conoscere le dotazioni tecniche della struttura, si può
contattare il Centro Giovani di Cornaredo (in Via Imbriani) o telefonare al
numero 02 93263324 (il lunedì dalle 17 alle 19 e dal martedì al giovedì
dalle 15 alle 19), o ancora collegarsi al
sito ufficiale dell’organizzatore; www.
centrogiovanicornaredo.net.
Lenzotti è ormai un veterano di SHG: sempre
presente, sempre attento e sempre dotato di
una gamma di prodotti
davvero impressionante.
Questo è forse dovuto al
fatto che nel suo punto
vendita di Modena, Lenzotti dispone di un attrezzatissimo laboratorio di liuteria, dove gli strumenti possono
essere assistiti, riparati, restaurati e mantenuti al meglio delle loro condizioni, e
dove, soprattutto, abili mani di artigiani
capaci sanno riconsegnare allo strumento
tutto lo splendore dei suoi tempi migliori.
O forse è dovuto alla consolidata passione
che serpeggia da sempre in casa Lenzotti
quando si parla di chitarre.
Nessuna sorpresa quindi se anche a questa “tornata” di SHG Lenzotti si presenta
con molti prodotti interessanti, tra i quali, però spiccano tre “chicche” che possono rappresentare il tocco speciale di
questa edizione per lo stand dell’operatore modenese.
Prima fra tutte una
Stratocaster Monaco
Yellow del 1979, originale in tutto, con il suo
straordinario e inimitabile colore, caldo e
aggressivo allo stesso
tempo. A seguire, una
Rickenbaker quasi gemella del modello
reso famoso da John Lennon (nella foto)
e per finire l’agognatissimo modello Gibson Les Paul SG Junior degli anni ‘60
completo di pickup P 100.
Ma cercando nella foresta di palette e
manici che Lenzotti a ogni edizione riesce a erigere, forse si trovano altre, preziose sorprese...
Centro Giovani
www.centrogiovanicornaredo.net
Cornaredo
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Vibracell: tra design e nuovi materiali
Il nome di queste chitarre, Stealth, fa pensare più ad
un caccia che ad uno strumento musicale. Ma la lontananza è soltanto apparente, perché questi strumenti dal design e dalle caratteristiche innovative vengono
realizzati con un procedimento che ha ben poco da invidiare alle complesse fasi di progettazione di un aeroplano militare.
Alla base del progetto Stealth c’è infatti la creazione di un nuovo materiale il cui nome, Vibracell, è già
tutto un programma. Si tratta infatti di una materia
sintetica molto simile al legno che è stata sviluppata con l’obiettivo di fornire all’industria dello strumento musicale un materiale che
unisse alle migliori qualità di
risonanza anche una grande uniformità anche su grossi quantitativi. Il legno, infatti,
pur essendo la materia prima d’elezione degli strumenti musicali, è tutto tranne che
uniforme: le venature, la stagionatura, la porosità e la
“storia” individuale fanno sì che ogni pezzo di legno
sia di fatto un pezzo unico e irriproducibile... come lo
strumento di cui è parte.
Le chitarre costruite con Vibracell, invece, sono tutte perfettamente uguali, non risentono quasi per nulla
degli sbalzi di temperatura e di umidità e hanno valori
di risonanza paragonabili a quelli ottenuti sui migliori
strumenti in legno del pianeta.
E scusate se è poco...
CARISCH
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Second Hand Guitars 28
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LENZOTTI
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Modena
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A SGH e oltr e
SHG 28 e Lucky Music Network
A Bresso si può...
Al centro dell’attenzione di SHG28, come è
tradizione, ci sono i pezzi più rari e le chitarre più ricercate, oltre naturalmente a pezzi
importanti di elettroniche essenziali, come
gli amplificatori, gli effetti e via discorrendo.
E ancora una volta Lucky Music si presenta
con una serie di pezzi che ha attentamente
cercato sul mercato, che ha altrettanto attentamente rimesso in condizioni perfette e
che propone oggi al pubblico “affamatissimo” di questo appuntamento.
“Siamo come sempre riusciti a portare molti oggetti particolari e interessanti”, ci ha
detto Mauro De Nadai, titolare del punto vendita milanese, “ma mi piace sottolieare soprattutto tre prodotti: una Travis
Bean del 1979 in condizioni eccezionali,
uno spettacolare amplificatore Speedster in
noce, davvero ‘come nuovo’ e una superba
Gibson ES 350T Limited Edition del 1992.
Tre prodotti di riferimento nella lunga storia della chitarra, che, soprattutto nel caso
della Travis, hanno qualcosa di speciale da
raccontare”.
Con questo accenno Mauro De Nadai ingolosisce ancora di più gli appassionati. Ed in
Anche Bresso può contare
su una sala prove che è anche studio di registrazione.
Si tratta della struttura ONE
STUDIOS di Via Brioschi, 9,
che si trova nientemeno che
al piano semiinterrato di un
condominio. E come è possibile, direte voi?
Ebbene, i due soci fondatori
hanno pensato che due sale
gemelle, pienamente dotate di struttura tecnica anche
per la registrazione (naturalmente sono gemelli anche i
mixer e i registratori) possono funzionare a pieno regime
se... si suona in cuffia, con
sound pesato e con strumenti
elettronici. Batteria e tastiere
sono già presenti (ma si possono portare le proprie) e ci
sono attacchi e microfoni per
altri strumenti elettrici, elettronici e acustici. Il costo?
Circa 15 euro all’ora, con il
CD da portare via...
Per informazioni: il telefono
è 02 61420273, il sito web
www.onestudios.it.
LUCKY MUSIC
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effetti il modello di Travis Dean che presenta ha una particolarità collezionistica importante: è a soli 40 numeri dall’identico
modello acquistato nel 1979 niente meno
che da Keith Richards. La chitarra di Richards riporta infatti il numero di serie 1732,
quella di Lucky presente a SHG il 1772.
Meditate, gente. Meditate!
Milano
02 58103239
Second Hand Guitars 28
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A SHG e oltre
Giuseppe Mazzini: patriota e chitarrista...
La passione del grande patriota genovese Giuseppe Mazzini per la musica, il canto e il teatro d’opera è un
fatto assodato e storicamente provato. Uno scritto dell’amico Aurelio Saffi ricorda: “Egli era amantissimo delle
ispirazioni dell’arte: amava, sapendosi
solo e non ascoltato, talora fra il giorno, più spesso a tarda notte, cantare sottovoce accompagnandosi con la
chitarra; aveva tal voce che, modulata
dal canto, scendeva al cuore”.
Un amore – quello mazziniano – che
non si limitava quindi all’ascolto della musica, ma affrontava la musica
nella sua interezza, una musica fatta di spartiti da leggere e strumenti
da suonare, e che spesso era vissuta
come speranza e conforto (come durante la prigionia nella fortezza di Savona o l’esilio in Francia, in Svizzera e
a Londra).
Un amore e un interesse che spinsero
Mazzini a identificare nell’arte musicale “l’immagine del bello e dell’eterna
armonia”, “il profumo dell’universo” in
grado di far progredire l’umanità e rigenerare le menti, rinnovare la società
anche attraverso l’eleganza. E infon-
26
Second Hand Guitars 28
dere in qualche modo negli individui la
passione civile, il bene morale, un senso
dell’etica oltre che dell’estetica.
E queste parole di Mazzini sono ribadite
da un fatto curioso, che si svolge, guarda caso, proprio in piena contemporaneità con questa edizione di SHG.
Quando l’11 giugno si aprono i battenti di SHG 28, a Villa Gargantini di Paderno Dugnano (vicino a Milano) ha
inizio un concerto molto particolare:
il musicista Marco Battaglia suonerà
la chitarra di Mazzini, perfettamente
restaurata dal giovane liutaio padernese Federico Gabrielli, riproponendo i
brani cari al grande patriota: Paganini, Verdi, Giuliani, Regondi e Legnani.
Nomi noti e meno noti di una musicalità chitarristica che precede (e di
molto) il suono attuale della sei corde. Ma che condivide con l’oggi una
probabilmente identica passione e un
impegno altrettanto paragonabile a
chi dedica alle sei magiche corde dello
strumento gran parte del proprio tempo libero. •
A SGH e oltr e
Cris propone
Ernie Ball
In occasione di SHG 28, Cris
Music di Milano è presente con un’offerta composta
soprattutto da accessori per
il mondo della chitarra, una
gamma molto ampia che cerca di dare una risposta a ogni
esigenza sia dell’appassionato
che del professionista. In effetti l’attenzione di Cris Music
per il mondo della sei corde
di rango si è esteso in questi
anni a scelte di marchio molto
attente e curate, con l’ampliamento all’accessoristica vista
proprio come servizio importante da offrire a chi suona
questo strumento. Ne è testimonianza anche la scelta di
mercato altrettanto coraggiosa che tende a dare spazio alle
esperienze di liuteria italiana di valore, come sottolinea
lo stesso Max Pontrelli, volto
notissimo ai frequentatori di
Alla scoperta dei suoni della
chitarra, con Massimo Varini
SHG, che non manca di citare i due liutai che attualmente Cris Music sta proponendo
con convinzione: Movguitars
e Liuteria Acustica Colombo.
Per la sola giornata di SHG 28
Cris propone anche una speciale offerta sulle corde per
chitarra elettrica e per basso
Ernie Ball: ai visitatori di SHG
viene infatti garantita la possibilità di acquistare una muta
di corde per chitarra elettica a
soli 4 Euro e una muta di corde per basso a soli 20 Euro.
Naturalmente il tutto è valido solo per la giornata dell’11
giugno... Approfittatene!
CRIS MUSIC
www.crismusic.it
Milano
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Chitarre... Stradivari
Le chitarre classiche di alta liuteria saranno al centro delle attenzioni
di visitatori ed espositori di Mondomusica, il Salone internazionale degli strumenti musicali d’artigianato
in programma a Cremona dal 6 all’8
ottobre prossimo.
La manifestazione, che si svolgerà
come sempre all’interno del quartiere fieristico di Cremona, sarà dedicata quest’anno proprio al mondo della chitarra, e vedrà
susseguirsi uno dopo l’altro momenti di musica dal vivo, conferenze, masterclass e incontri con i maggiori esperti mondiali del settore.
Fra le iniziative in programma ricordiamo la mostra L’Ottocento in forma di chitarra –curata dal liutaio modenese Lorenzo Frignani– che vedrà esposte le creazioni di grandi nomi
della liuteria a pizzico dall’inizio del 1800 fino alla metà del
secolo scorso; e l’esposizione, a cura dell’inglese Stephen Barber, di numerose riproduzioni delle chitarre costruite alla fine
del ‘600 da Antonio Stradivari. Proprio al celeberrimo liutaio
cremonese e alle sue leggendarie chitarre (una delle quali è
riprodotta nella litografia ottocentesca in alto a destra) è dedicato l’incontro Le chitarre di Antonio Stradivari che avrà
per protagonista lo stesso Stephen Barber. Per informazioni e
contatti è possibile rivolgersi alla segreteria di Mondomusica,
all’indirizzo [email protected]
MONDOMUSICA
www.cremonamondomusica.com
Cremona
0372 598222
Come si fa ad ottenere il suono
migliore dalla propria chitarra? Bastano un buon amplificatore e un
paio di effetti o bisogna ricorrere a setup più complessi? E qual
è il ruolo dei cavi, dei microfoni,
dei processori di segnale?
A questa e a molte altre domande risponde Massimo Varini nella serie di quattro DVD intitolata
“I suoni della chitarra” e pubblicata da Carisch.
In ciascuno di essi sono contenute oltre due ore di filmati “rubati” durante l’attività di Massimo in studio e sul palco.
Ma non si tratta di un semplice filmato di backstage, perché ogni spezzone è stato catturato con il preciso scopo
di farne un tassello specifico del grande progetto didattico –con il risultato che l’intero percorso, peraltro suddiviso
a capitoli come se si trattasse di un libro, risulta perfettamente coerente e decisamente profondo. I primi due volumi sono dedicati all’effettistica, il terzo prende in esame le
differenze fra i diversi tipi di chitarre e offre una vasta panoramica sulle casse, sui microfoni e sulle caratteristiche
dei diversi preamplificatori che si possono utilizzare per riprendere nel modo migliore il suono dello strumento.
I primi due volumi sono dedicati all’effettistica, il terzo
prende in esame le differenze fra i diversi tipi di chitarre e
offre una vasta panoramica sulle casse, sui microfoni e sulle caratteristiche dei diversi preamplificatori che si possono utilizzare per riprendere nel modo migliore il suono dello
strumento. Il quarto ed ultimo DVD della collana si intitola
semplicemente Recording!!! ed è interamente dedicato alla
registrazione audio, ovvero al “punto di arrivo” dell’intero
processo di ripresa del suono. Questo dettaglio giustifica la
presenza di un numero davvero imponente di contributi video (oltre 3 ore e mezza). Dalla scelta di uno specifico strumento alla regolazione dei parametri di ripresa del suono,
dall’impostazione degli effetti alla cattura vera e propria dei
diversi “take”... Nel lungo percorso che porta dall’esecuzione strumentale al mixaggio finale si affrontano ad uno ad
uno tutti i piccoli grandi problemi con cui i chitarristi devono sapersi misurare.
Al termine del percorso, l’unico rammarico è quello di non avere a disposizione la grande collezione di
strumenti, amplificatori ed effetti fra i quali Varini si destreggia
con grande abilità. Ma, a parte
questo, resta il grande vantaggio di disporre, ad un prezzo decisamente contenuto, dei consigli
e degli insegnamenti di un grande della chitarra in un formato
che, oltre ad essere estremamente “immediato”, è anche riascoltabile... all’infinito.
CARISCH
www.carisch.com
San Giuliano Milanese
02 98221212
Second Hand Guitars 28
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A SHG e oltre
Masotti Guitar Devices
arriva a Second Hand Guitars.
Con molte novità...
Sono molte, e decisamente interessanti, le novità con le quali Masotti
Guitar Devices si presenta all’appuntamento di SHG28.
La serie dei nuovi modelli si apre con
la nuova testata Monocanale, che di
fatto rappresenta un omaggio all’essenzialità e che è stata disegnata con
l’obiettivo di realizzare l’amplificatore
di riferimento per i chitarristi bisognosi di un set-up semplice e immediato. La nuova testata mantiene la cura
costruttiva senza compromessi tipica di casa Masotti ed è disponibile
in numerose varianti liberamente customizzabili: 50 o 100 Watt, con finali E34L, KT66 o 6L6. La dinamica e il
feel sono quelli tipici degli ampli tra-
28
Second Hand Guitars 28
dizionali; e a queste caratteristiche si
aggiunge un ottimo interfacciamento
con i pedali.
Il TB6 (nella foto in basso a destra) è
un looper a pavimento completamente true bypass che permette la gestione di sei effetti in modo diretto e via
MIDI. La nuova unità vanta un rumore di commutazione minimo grazie all’adozione della tecnologia “clickless”
a microprocessore adottata in tutti i
prodotti MGD. Attraverso i 6 stomp di
cui il TB6 è dotato è possibile inserire o escludere direttamente gli effetti nel percorso del segnale. Tramite la
porta MIDI, invece, è possibile richiamare una qualsiasi combinazione dei
sei loop mediante il semplice invio di
un Program Change; e la combinazione richiamata può essere immediatamente modificata agendo su un
qualsiasi pulsante.
Il Loop Rail, infine, true bypass looper
a rack, è ora utilizzabile anche
con i comandi Control Change,
per un maggiore controllo dei
suoi 8 loop.
Novità anche sul fronte dell’en-
dorsement: a fine giugno avrà inizio il
tour italiano di Brett Garsed, che girerà lo Stivale in compagnia di William
Stravato e della sua band (tra gli altri,
Pippo Matino). Al loro seguito ci saranno anche 2 testate X100M.
Tra i professionisti che hanno deciso
in tempi recenti di utilizzare i prodotti
della Masotti Guitar Devices ricordiamo, fra gli altri, Andrea Rigonat, chitarrista di Elisa (che ha scelto un X100M
Modern KT66 e uno Switching System)
e Riccardo Onori, chitarrista di Jovanotti (con un X100M Modern 6L6, MXM, un Loop
Rail e uno Switching
System).
SHG 85X275
29-05-2006
16:07
A Pagina
SGH2 e oltr e
Vivacità e offerta allo stand Prina
La presenza di Luca Vaghi a SHG è già di
per sé una notizia che esalta. La sua scelta
di suonare dal vivo gli strumenti proposti
da Prina (una gamma che è da collocare
tra le più vaste e articolate del mercato,
tra strumenti Vintage, Custom Shop e Limited Edition) è un ulteriore motivo di richiamo, perché consente agli appassionati
di ritrovare il sound reale degli strumenti di riferimento, e di effettuare confronti
importanti all’interno di una kermesse (come SHG) che si è da
tempo affermata come il punto di riferimento più importante per gli appassionati.
Come di consueto, lo stand Prina consente anche quest’anno di passare in rassegna e di toccare con mano il meglio della attuale disponibilità in fatto di strumenti (vintage, custom
shop e limited edition) anche di difficile reperibilità. “Sono
tutti strumenti in perfette condizioni”, sottolinea però Ivano,
“che abbiamo selezionato per SHG con grande attenzione. È
peraltro noto che noi di Prina siamo in condizioni di reperire
sul mercato anche strumenti vintage su ordinazione: ci siamo
specializzati in queste ricerche che, di solito, danno frutti al di
là delle aspettative”.
Presso Prina prosegue anche il successo della liuteria USA, arricchita da una
gamma più ampia (oltre a
Don Grosh e Gerard Melancon sono ora anche disponibili Tone Smith e Michael
Spalt), una “scuola” decisamente di altissimo livello
che può contare sulla disponibilità di talenti artigianali di rango uniti alla
straordinaria varietà di legni musicali che il continente americano riesce a
produrre. Analogo successo lo si può accreditare agli amplificatori di
produzione artigianale Carr, Speedster, Toni
Bruno e Komet, già noti agli appassionati,
ai quali si affiancano ora anche i due nuovi
marchi Chicago Blues Box e Sligo.
Ma non è tutto:
in perfetta simbiosi con questi amplificatori
Prina offre anche una raffinatissima gamma di
effettistica professionale: e anche
in questo caso accanto ai già noti Robert Keeley, Menatone,
Rmc, Landgraff, Klon prendono ora posto anche Catalinbread,
Xotic , T-Rex, Emma, Red Witch, Bmf e Option 5. Per i professionisti, rimanendo in questo ambito, va sottolineato poi che
lo staff di Prina si è ulteriormente specializzato nel montaggio di pedaliere
professionali con hardware specifico e
prestazioni che definire... superbe sarebbe quasi riduttivo.
PRINA
www.prina.it
Basato sui classici toni caldi “vintage”
delle registrazioni degli anni ‘60, il Proto J ‘60
è caratterizzato dal corpo in Ontano,
manico in Acero con la tastiera in Palissandro,
battipenna a 3 strati in tartaruga
e hardware cromato.
Questo basso performa un vasta gamma
di suoni ma è perfetto per rock, r&b e jazz.
KSD v60j-5 versione 5 corde
Ispirato ai
ai leggendari
leggendari suoni
suoni
Ispirato
degli anni
anni ‘70,
‘70, ilil Proto
Proto JJ ‘70
‘70
degli
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dal
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corpo in
in Frassino,
Frassino, manico
manico in
in Acero
Acero
corpo
con la
la tastiera
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in Acero
Acero laccato
laccato
con
con inserti
inserti segnatasti
segnatasti ee binding
binding ,,
con
battipenna nero
nero aa 3
3 strati
strati
battipenna
hardware cromato.
cromato.
ee hardware
Questo basso
basso performa
performa
Questo
una vasta
vasta gamma
gamma di
di suoni
suoni
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ma èè perfetto
perfetto per
per funk,
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r&b ee soul.
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ma
versione 4
4 corde
corde
KSD v70j-4
v70j-4 versione
KSD
KSD vLFj4
Se il “sound” del
basso “fretless”
vi ha sempre attratto,
il Proto J LFj
potrebbe essere
perfetto per voi.
Questo strumento è caratterizzato
dal corpo in Ontano,
dal manico in Acero con
tastiera in Ebanite e tasti disegnati.
La versione 5 corde viene
prodotta in finitura nera
con il battipenna nero a tre strati
e l’hardware nero.
La versione 4 corde viene
prodotta in finitura
Tobacco Sunburst con il
battipenna tartarugato
a tre strati e
“hardware” cromato
Milano
02 89.42.90.80
Second Hand Guitars 28
29
A SHG e oltre
Chitarristi (e altri) alla sbarra
Lo scorso 28 maggio,
a Meda, si è svolto
il saggio finale degli oltre 100 allievi
della scuola di musica gestita da MUSIC CENTER, un punto
vendita di riferimento
per l’area nord-Milano, che sa anche proporsi come tutor di un
crescente numero di musicisti e come attento organizzatore di eventi.
Donato Pradolini, che vediamo nella foto
impegnato al mixer, ha costruito tutto questo attorno alla propria realtà di rivenditore, intesa però soprattutto come punto di
servizio a chi organizza e di servizio a chi
suona. “Abbiamo una struttura di service
piuttosto efficiente, ed abbiamo potuto costruire da soli sia la struttura, sia il sistema
di amplificazione e di luci. Questo poi ha
consentito di offrire ai nostri allievi la possibilità di agire all’interno di un palco professionale, coadiuvati da tecnici efficienti e
preparati e con dotazioni di palco di sicura eccellenza”.
Gli allievi hanno peraltro risposto con
grande disponibilità, con grande entusiasmo e con grinta, a partire dai giovanissimi
30
Second Hand Guitars 28
(che al primo anno
di chitarra hanno
eseguito pezzi come
Fratello Sole e Sorella Luna) per arrivare agli allievi già
più preparati che
hanno sfidato i ritmi, le sonorità e gli
effetti più complessi, con repertorio di
Pink Floyd, Gun’s and Roses, Sting e molti altri ancora.
Encomiabili i dodici
insegnanti
della scuola di Meda,
che hanno saputo
condurre i
rispettivi allievi a comporre gruppi convincenti, a partire da chitarre, bassi, tastiere
e percussioni, per arrivare ai fiati (che si
sono esibiti ad esempio in una struggente versione di Garota de Ipanema al sax) e
alla voce, con cantanti altrettanto interessanti e coraggiosi, capaci anche di cimentarsi con il repertorio vocale, ad esempio,
di Mia Martini. •
Intel-Fender
Web Guitar
Dalla collaborazione tra Intel e Fender è nata la prima
“chitarra-web” del mondo:
uno strumento che incorpora
la tecnologia per la connessione a Internet, dotato di un
grande display computerizzato posto sul retro del body. Il
sistema non solo permette al
musicista di suonare, ma gli
dà anche la possibilità di inviare e-mail o navigare su internet senza filo, via Wi-Fi. Per
non parlare del sistema per la
registrazione e la riproduzione dei pezzi... Per ora è solo un
prototipo: funziona, ma costa
tantissimo! •
Arrivederci
al prossimo
Second
Hand
Guitars
www.secondhandguitars.com