OLIMPIADI DI FILOSOFIA – XXV EDIZIONE A.S. 2016-2017 VERBALE DELLA SELEZIONE D’ISTITUTO (a cura di Davide Penna) Il giorno 18 gennaio 2017 presso l’Istituto Maria Ausiliatrice, corso Sardegna 86, 16142 Genova CODICE MECCANOGRAFICO: GEPQ015006 si è svolta la Selezione d’Istituto delle Olimpiadi di Filosofia – XXV Edizione, anno scolastico 2016-2017. LA COMMISSIONE DI VALUTAZIONE era composta da: prof.ssa Bertagnini Patrizia, Dirigente Scolastico, docente di filosofia e storia A037; prof. Penna Davide, docente di filosofia e storia A037, referente d’istituto; prof.ssa Ratto Anna, docente di filosofia e storia A037 e di filosofia e scienze umane A036; prof.ssa Scarpa Elisabetta, docente di filosofia e scienze umane A036. LA PROVA SCRITTA si è svolta sulle seguenti quattro tracce proposte: Argomento etico: La filosofia di fronte alla felicità e al senso della vita «Comunemente si ammette che ogni azione compiuta in base ad una scelta miri ad un bene: perciò a ragione si è affermato che il bene è ciò a cui ogni cosa tende. Ma tra i fini, tra i beni, c’è un’evidente differenza, e poiché molti sono le azioni e le arti, molti sono anche i fini: infatti, mentre della medicina il fine è la salute, dell’arte di costruire le navi il fine è la nave, della strategia la vittoria, dell’economia la ricchezza. […] Ora, il più di tutti i beni raggiungibili mediante l’azione, ciò a cui tutte le azioni tendono, è ciò che la massa delle persone chiamano “felicità”. Ma su cosa sia la felicità sono in disaccordo. Infatti alcuni pensano che sia qualcosa di visibile e appariscente, come piacere o ricchezza o onore, altri altra cosa. […] Ma se la felicità è perfezione, è ciò che è ricercato per se stesso e non in vista di altro, non possono essere di tal fatta l’onore, la ricchezza e l’intelligenza che scegliamo perché, per loro mezzo, crediamo di diventare felici. La felicità, invece, nessuno la sceglie in vista di queste cose. Ma certo, dire che la felicità è il bene supremo è, manifestamente, un’affermazione su cui c’è comune accordo». (Aristotele, Etica Nicomachea, I, trad. it. G. Reale). «Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta. Rispondere a questo è rendere ragione al quesito fondamentale della filosofia. Il resto – se il mondo abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie – viene dopo. Questi sono giochi: prima bisogna rispondere alla domanda fondamentale. E se è vero, come vuole Nietzsche, che un filosofo, per essere degno di stima, debba predicare con l’esempio, si capisce l’importanza di tale risposta». ( A. Camus, Il mito di Sisifo, trad. it. A. Borelli). I due brani proposti mettono in evidenza il carattere pratico, nel senso di etico, della filosofia, ovvero il suo incentrarsi su questioni che riguardano da vicino l’azione umana, come la felicità e il senso della vita. Il candidato elabori una riflessione sul tema analizzando i brani proposti. Argomento ontologico-metafisico: Che cosa significa pensare? «Che cosa è pensare? Ci poniamo ancora una volta una domanda cui tutti noi crediamo di saper facilmente rispondere. E invece essa è estremamente complessa, tanto che da sempre ha provocato e in un certo senso smarrito i pensatori. Ed è una domanda fondamentale, perché dalla risposta che si dà ad essa dipende una cultura intera. […] In quasi tutte le culture mitiche, intorno al VII a.C., giunge a maturazione una profonda trasformazione. È l’inizio di quella che Jaspers ha chiamato l’epoca assiale, in cui si affaccia una nuova cultura: in India (Upanishad e Buddha); in Cina (Confucio e Lao-Tze); in Iran (Zoroastro); in Grecia (i cosiddetti presocratici); in Israele (i profeti). […]Che cosa accade, in questo nuovo paradigma culturale, che è quello nel quale ancora siamo formati? L’uomo si pone, si trova posto, di fronte al divino, come uscito dal suo grembo: lo pensa come distinto da sé, lo interpella come un Tu. La realtà non è più allora primariamente l’immersione nel divino, ma lo svelarsi di esso a qualcuno che gli sta di fronte e la capacità di costui di dirlo. Il logos è questo pensare il divino nella parola umana. La figura dominante, in questo paradigma culturale, è quella del pensatore, del saggio: in Israele, dei profeti; in Grecia, del “filosofo”. Ed è nella filosofia che la cultura del logos si esprimerà al meglio. […] Tenterò ora di dire qualcosa del pensare come amore. In esso dovremo, allora, abituarci a un pensare che, pur continuando a dirsi – né può essere diversamente – in parole, in concetti, troverà la sua piena espressione nella relazione viva (con gli altri, con le cose, con Dio, con se stessi); relazione non astratta ma sommamente concreta. E che per questo non può essere che la Parola sostanziale tra noi: il Logos incarnato, Gesù fra noi. È in Lui che il pensiero è amore, sciogliendo la durezza del concetto nella tenerezza della vita e della vita quotidiana». (G. M. Zanghì, Il pensare come amore). Il testo propone una provocazione sulla domanda che cosa significa pensare? la cui risposta, in ultima analisi, viene ricondotta alla dimensione dell’amore. Il candidato proponga, alla luce delle sue conoscenze, una riflessione filosofia sul tema che muova dal brano proposto. Argomento gnoseologico: Da dove nasce la filosofia? «Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. Segno ne è l’amore (agapesis) per le sensazioni (aisthéseon): infatti, essi amano le sensazioni per se stesse, anche indipendentemente dalla loro utilità, e, più di tutte, amano la sensazione della vista. E il motivo sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più di tutte le altre sensazioni e ci rende manifeste numerose differenze fra le cose. […] Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia (thaumàzein): mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’universo intero. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica». (Aristotele, Metafisica, libro I, trad. it. G. Reale). La filosofia è l’amore per il sapere, per l’approfondimento di quello che ci circonda, è aspirare a conoscere il mistero di ciò che ci è gettato di fronte. Il candidato elabori una riflessione sul tema a partire dalla citazione di Aristotele. Argomento politico: Qual è il fondamento del potere politico? «Lo stato è, a mio modo di vedere, una società umana costituita unicamente al fine della conservazione e della promozione dei beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l'integrità fisica e l'assenza di dolore, e la proprietà di oggetti esterni, come terre, denaro, mobili ecc. È compito del magistrato civile conservare sana e salva una giusta proprietà di questi beni, che riguardano questa vita, per tutto il popolo in generale e per ogni singolo suddito in particolare, mediante leggi valide ugualmente per tutti; e se qualcuno vuole violarle, contro il giusto e il lecito, la sua audacia deve essere frenata dal timore della pena, che consiste nella sottrazione o nella diminuzione di quei beni di cui altrimenti egli avrebbe potuto e dovuto fruire. Dal momento poi che nessuno accetta di sua volontà di essere privato di una parte dei suoi beni, per non dire della libertà e della vita, perciò al magistrato è conferita l'arma della forza, anzi di tutta la forza dei suoi sudditi, per infliggere la pena a chi viola il diritto altrui». (J. Locke, Lettera sulla tolleranza, trad. it. G. Marramao). «Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità». (Dichiarazione di Indipendenza Stati Uniti d’America, 4 luglio 1776). In questi brani si riflette sul fondamento del potere politico, individuato nella tutela di alcuni diritti inalienabili come quello alla vita, alla libertà, alla proprietà privata, alla ricerca della felicità. Il candidato elabori una riflessione sul tema a partire dalle citazioni proposte. PER IL CANALE A IN LINGUA ITALIANA Numero di studenti partecipanti: 14 Elenco: COGNOME NOME CLASSE SEZIONE Barone Jacopo V B Chellakudam Roshna IV B Cocco Matteo IV A Corte Andrea V B D’Avenia Andrea V B Gagliano Tommaso IV A Galleano Lorenzo V B Gjoni Ketrin III A Leone Federico V B Murena Giorgia V A Piermari Francesca V A Rocca Edoardo IV A Vergante Noemi IV A Zerbino Matteo V B La Commissione di valutazione ha steso la seguente graduatoria a seguito del punteggio riportato dai candidati: COGNOME NOME CLASSE SEZIONE VOTO Zerbino Matteo V B 10/10 Corte Andrea V B 9/10 Gagliano Tommaso IV A 8,5/10 Gjoni Ketrin III A 8/10 Piermari Francesca IV A 8/10 Vergante Noemi IV A 7,5/10 Chellakudam Roshna IV B 7,5/10 Leone Federico V B 7/10 Galleano Lorenzo V B 7/10 Rocca Edoardo IV A 6,5/10 Murena Giorgia V A 6,5/10 Cocco Matteo IV A 6,5/10 Barone Jacopo V B 6/10 D’Avenia Andrea V B 6/10 Alla Selezione regionale parteciperanno, pertanto, i seguenti due studenti: Zerbino Matteo Liceo Scientifico, classe V sezione B indirizzo e-mail: [email protected] Corte Andrea Liceo delle Scienze Applicate, classe V sezione B indirizzo e-mail: [email protected] PER IL CANALE B IN LINGUA STRANIERA Numero di studenti partecipanti: NESSUNO STUDENTE HA PARTECIPATO 27 gennaio 2017 Firma del Referente d’Istituto