Comune di Piazzola sul Brenta
Viale Silvestro Camerini, 3, 35016 Piazzola sul Brenta (PD)
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE ARREDO URBANO E
MIGLIORAMENTO ACCESSIBILITA’ PIAZZA CAMERINI
PROGETTO ARCHITETTONICO PRELIMINARE - DEFINITIVO
RELAZIONE TECNICA – DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA E QUADRO ECONOMICO
Filippo Vigato architetto
Via D. Campagnola, 40 - 35137 Padova
[email protected] - www.filippovigato.com
Collaboratori:
Annalisa Bertani - Anna Germani
Progetto elettrico: p.ind. Michele Guetta
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Descrizione dell' intervento da realizzare
Premessa
L’intervento oggetto della presente relazione è il progetto di riqualificazione dell’arredo urbano e il
miglioramento dell’accessibilità di Piazza Camerini. Tale progetto si sostanzia nella riprogettazione di spazi
e percorsi di accessibilità del giardino pubblico “Camerini” che della piazza rappresenta l’inserto verde
urbano. Tale sito è al centro del capoluogo del Comune di Piazzola sul Brenta (Pd) di fronte a Villa
Contarini.
Tale progetto trova genesi dalla D.G.R. della Regione Veneto n° 1912 del 14 ottobre 2014 avente ad oggetto
“Bando per il finanziamento di progetti-pilota finalizzati all’individuazione dei distretti del commercio ai
sensi dell’articolo 8 della legge regionale 28 dicembre 2012, n. 50” l’amministrazione regionale intende
attuare la L.R. 28 dicembre 2012, n. 50, di disciplina del commercio al dettaglio su area privata.
Il legislatore regionale ha previsto alcune misure di politica attiva per il commercio, tra le quali assume un
particolare rilievo la previsione relativa ai distretti del commercio, definiti dal legislatore regionale come gli
ambiti di rilevanza comunale o intercomunale nei quali i cittadini e le imprese, liberamente aggregati,
qualificano il commercio come fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di cui dispone il
territorio, al fine di accrescerne l’attrattività e sostenere la competitività delle sue polarità commerciali.
Secondo quanto previsto dall’articolo 8 della legge regionale, la proposta di individuazione dei distretti del
commercio è formulata dai Comuni, in forma singola o associata, anche su iniziativa delle organizzazioni
delle imprese del commercio e dei consumatori, ed è approvata dalla Giunta regionale;
Preso atto che l’Unione dei Comuni Padova Nordovest è stata assegnataria di detto bando, giusta
comunicazione della Regione Veneto 35.907 del 27.01.2015 e sulla base della delibera del Consiglio di
amministrazione dell’Unione dei Comuni Padova Nordovest n. 7 del 25.03.2014, con cui è stato approvato il
progetto pilota descritto nell’allegato Accordo di parternariato del distretto urbano del commercio di
Piazzola sul Brenta i partner coinvolti, nel definire la perimetrazione del Distretto, hanno condiviso le
seguenti considerazioni:
- Il comparto turistico di Piazzola sul Brenta è costituito da elementi quali ristorazione, strutture ricettive,
offerta culturale, organizzazione di eventi, valorizzazione di luoghi, usi e costumi collegati spesso alle
imprese dell’artigianato, del commercio e alle aziende della filiera agro-alimentare, che fanno sì che il
turismo abbia quindi caratteristiche di “stagionalità”;
- Per quanto riguarda le opportunità turistiche, i poli attrattivi sono Villa Contarini, il mercato
dell’antiquariato, il mercato settimanale, l’ex Jutificio con la Sala Filatura e la Piazza P. Camerini;
Da ciò ne è disceso che obiettivo primario è:
- Potenziare la vocazione di palcoscenico naturale di Piazzola sul Brenta rendendola destinazione ideale di
eventi che possano aumentare l’afflusso di potenziali consumatori al distretto;
- Puntare sugli eventi fieristici e sul commercio su area pubblica come motore di vitalizzazione dell’area;
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- Migliorare la qualità della vivibilità quotidiana degli spazi pubblici nel cuore del distretto aumentando la
percezione del piacere del passare del tempo a Piazzola, anche al di fuori di specifici eventi, soprattutto
verso il target di consumatori che risiede nei comuni limitrofi;
Sulla base di quanto sopra si è ritenuto di procedere con la definizione della progettazione dell’intervento
legato alla riqualificazione della Piazza Camerini al fine di rivitalizzarne l’uso, in particolare si è inteso
definire nuove funzioni sull’area verde a ovest, caratterizzandola con percorsi pavimentati che ne
incentivino l’uso, attrezzandola con spazi di sosta, ricreativi e destinati anche ad ospitare manifestazioni e
spettacoli estivi; l’obiettivo è quello di riequilibrare l’attrattività e l’uso dell’area e della piazza, ora
caratterizzata in via preponderante dalla presenza del Loggiato Palladiano sull’emiciclo est;
Pertanto la progettazione prevede:
- una serie di percorsi pavimentati che incentivino l’uso della Piazza e in particolare dei giardini,
valorizzando l’area verde e il percorso lungo la Roggia Contarina;
- la realizzazione di aree di sosta e attrezzature (servizi igienici, area palco per manifestazioni e spazio per
ristoro;
- Adeguata illuminazione pubblica e arredo urbano;
Inquadramento territoriale e storico del sito
L’area a nord-ovest di Padova in cui sorge l’abitato di Piazzola è storicamente strettamente influenzata dalla
presenza del fiume Brenta, sulla sponde destra del quale è situato. Il regime torrentizio del Brenta e la
grande massa d’acqua che esso trasporta sono all’origine dei vasti movimenti che hanno interessato questo
territorio nell’età antica. L’insediamento stabile e il passaggio delle strade furono certamente ostacolati da
queste condizioni, tanto da impedire la formazione di centri di una certa importanza.
È nel Medioevo, a situazione ormai stabilizzate e con il Brenta che occupava pressappoco il sedime attuale
che si incontrano le prime attestazioni di centri abitati. È possibile che la stessa Piazzola, come sembra
denotare il suo stesso nome, sia nata nei pressi di un luogo fortificato. Questo castello doveva
probabilmente presidiare un guado o un passo posto in corrispondenza del quale poi si troverà il porto
fluviale di San Martino, sulla sponda opposta del fiume. La posizione era strategica anche per il suo essere
compresa entro i due principali tracciati viari di antica origine che collegavano Padova rispettivamente con
Marostica e l'altopiano dei Sette Comuni, e con Bassano. Questi percorsi avevano particolare importanza
poiché di qui transitava la lana destinata all’industria manifatturiera di Padova.
Il più orientale di questi tracciati coincide in parte con l’attuale Strada Valsugana, mentre il più occidentale
di questi percorsi, che costeggiava il fiume da lontano in direzione ovest, era conosciuto come l’Arzeron
della Regina. Si trattava di una importante strada pubblica costruita probabilmente nel primo secolo d.C. Il
tracciato viario era associato ad un potente argine che la fiancheggiava verso ovest e che è all’origine del
suo nome. Questo tracciato restò probabilmente in uso durante tutto il medioevo.
Come osserva il Camerini nel 1925 “l’importante arteria romana che da Padova metteva capo nella strada
di Postumia, staccavasi dalla Porta dell’Arzere e per Montà, Tajé, Villafranca, Campolongo (ora
Campodoro), Bevadoro, Gazzo, S. Pietro in Gu (San Pietro in guado), raggiungeva Marostica. Da Tajé una
strada di minore importanza derivava dalla precedente percorrendo la sommità dell’argine del fiume e per
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Tremignon, Boschiera, Grantorto, raggiungeva anch’essa la Postumia” . “Vicino alla strada che passava per il
il luogo di Boschiera” il Camerini pone il nucleo abitato di San Silvestro, la cui chiesa “fungeva da
parrocchiale anche per la borgata adiacente al castello medievale dei Dente”. Sembra che quest’ultimo
borgo sia quello che poi prederà il nome di Piazzola.
Il feudo di Piazzola era appartenuto alla famiglia dei Dente e poi nella seconda metà del secolo XIII ai
Belludi, dai quali per effetto di una confisca passarono al Comune e poi ai Da Carrara, divenuti intanto
signori di Padova.
Il castello medievale, secondo una ricostruzione del Contarini stesso, doveva sorgere proprio in un’ansa del
vecchio corso fiume, dove rimane il toponimo “catellaro”.
La borgata di Piazzola doveva invece trovarsi in corrispondenza di un crocicchio. Vi si incontravano due
strade: la prima è un tracciato rettillineo in direzione Nord-Sud che da Limena, località a Nord di Padova al
confine di quello che un tempo era stato territorio vicentino, si dirigeva verso Carturo, dove incontrava la
strada di origine romana difesa dall’Arzeron della Regina, di cui forse era una variante. La seconda strada si
dirigeva secondo l’asse Est-Ovest e collegava l’Arzeron con il fiume, passando davanti al sito sul quale oggi
sorge il palazzo di Piazzola.
Piazzola ai Contarini
I modi di penetrazione del patriziato veneziano nella terraferma veneta sono legati soprattutto alla confisca
dei beni signorili dell’entroterra – nel Padovano i Carraresi – e alla vendita dei cosiddetti “beni inculti”,
quell’enorme patrimonio di terre generalmente collettive, sottoutilizzate dal punto di vista agricolo e usate
dalle popolazioni locali attraverso gli usi civici. Sia in un caso come più ancora nell’altro gli immensi capitali
accumulati nei traffici via mare vengono reimpiegati dai nuovi padroni per mettere a coltura o per
migliorare le proprietà acquisite.
Il caso del feudo carrarese di Piazzola non è dissimile dai molti altri documentati, se non per il fatto che la
proprietà non è comprata all’incanto ma passa per via di matrimonio alla famiglia patrizia veneziana dei
Contarini nel 1413, quando Maria da Carrara, figlia di Jacopo, va in sposa a Niccolò Contarini, portando in
dote il castello di Piazzola. È allora che comincia l’avventura della costruzione della nobile dimora che
impegnerà la famiglia Contarini per oltre due secoli.
E con la costruzione della villa si interseca anche la storia delle proprie pertinenze. Il geografo inglese Denis
Cosgrove, in un affascinante saggio sul Veneto, dimostra che le nostre pianure in un momento storico
molto preciso (che corrisponde sostanzialmente al momento in cui la Serenissima spostò i suoi interessi
dallo Stato da Mar allo Stato da Terra) vennero investite da una nuova idea di ordine. Paesaggio palladiano
è l’espressione che il geografo inglese utilizza per individuare questo pensiero, questa idea nuova di
territorio, che con straordinaria semplicità ed eleganza integra la delizia della villeggiatura, di carattere
neoplatonico, con la ferrea volontà di riorganizzare l’intera terraferma in funzione della conservazione della
capitale e della sua laguna. Una facilità apparente, dietro la quale vennero dispiegati i saperi esperti e gli
enormi sforzi tecnici necessari a costruire una vera e propria macchina territoriale, capace di controllare le
acque, di alimentare una delle maggiori città d’Europa, di fornire materie prime – granaglie, legname,
pietra, metalli, carbone, canapa - per la città e il suo arsenale. Dietro questo disegno politico e culturale sta
un serio motivo economico, cioè la necessità di assicurare alla metropoli veneziana le riserve,
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soprattutto alimentari, un tempo importate grazie ai traffici via mare resi incerti dall’avanzata dei turchi.
Questo obiettivo si può raggiungere solo attraverso un potenziamento della produzione agricola
dell’entroterra. Il “paesaggio palladiano”, così definito per antonomasia perché caratteristico dell’opera
dell’architetto veneto, sta così ad indicare ad un tempo sia il progetto politico della Serenissima che il suo
effetto reale sul territorio.
Non c’è ancora piena convergenza di opinioni tra gli studiosi sul ruolo che la villa veneta effettivamente
aveva nel suo contesto storico: finalità eminentemente economica, come centro di direzione aziendale, o
piuttosto solo luogo ludico, di divertimento, oppure elemento di un controllo feudale della terraferma, o
infine strumento di colonizzazione.
Il Cosgrove avanza una proposta interpretativa interessante: che il paesaggio palladiano, e la villa che lo
rappresenta, siano la manifestazione di una volontà di ordine, della ricostruzione di un nuovo equilibrio,
volto a far “funzionare” meglio il territorio come ambiente di vita, ma anche in quanto macchina per la
produzione di ricchezza.
Questa materializzazione di un nuovo ordine sembra realizzarsi a Piazzola in modo estremamente chiaro,
grazie al dispiego di mezzi che il Contarini mette in campo: in primo luogo la gestione, lo sfruttamento, il
controllo delle acque e delle strade.
Sembra che Piazzola fosse una delle zone agrarie meno produttive dell’intero Padovano, un territorio
soggetto alle violente piene della Brenta che trascinavano ghiaia sui suoi terreni sabbiosi, rendendoli difficili
da lavorare e poco fertili.
La permeabilità delle terre faceva rendeva necessario integrare gli apporti naturali delle piogge con
l’irrigazione per ottenere i raccolti.
L’arte dell’irrigazione nel Veneto è sempre stata meno praticata di quella della bonifica. Il carattere
torrentizio dei suoi fiumi, il loro breve corso, l’assenza dei grandi laghi che raccolgono le acque a monte
della pianura rendono il Veneto ben diverso dalla vicina Lombardia, dove l’arte dell’irrigazione aveva
raggiunto vertici straordinari.
Tuttavia anche nella nostra regione veniva sfruttata la possibilità di prelevare l’acqua dai fiumi e condurla a
piacimento ove ve ne fosse il bisogno. Ed è questo il caso della pianura asciutta, sopra la linea delle
risorgive, dove i terreni sono fortemente disgregati e drenanti. In queste aree vengono promosse le opere
di presa che prelevano l’acqua dal Piave e dal Brenta e la distribuiscono nella rete delle brentelle e delle
rogge attraverso la pianura
Nonostante le reti idrauliche create attingendo alle acque dei fiumi veneti fossero apprezzate più per la
forza idraulica che distribuivano alimentando mulini, folli, magli, seghe, mole, filatoi da seta, cartiere,
frantoi, pile da riso, piuttosto che per l’azione irrigatrice, ad esse “si deve il grande incremento della coltura
che sentì i benefici diretti di tale irrigazione.
La presenza dell’acqua, ove essa arrivava con costanza, aveva dunque il potere di mutare il paesaggio: ne
sono prova quelle aree in cui lo sforzo dei capitali privati, veneziani innanzitutto, crea delle lussureggianti
“isole felici” come il Barco di Altivole, dove risiedeva Caterina Cornaro regina di Cipro, circondata dalle
rosse case dei suoi coloni, o la villa Emo a Fanzolo con i lunghi viali, la villa Corner Venezze a Castelfranco
con le vaste peschiere.
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Il caso di Piazzola non è dissimile da quelli del Trevigiano grazie ai sistemi di rogge che traggono l’acqua dal
Brenta.
Non a caso è in questo campo che troviamo le prime attestazioni di Piazzola nei documenti delle
magistrature veneziane. Per esempio presso il Magistrato ai Beni Inculti si conserva un disegno, steso dal
perito Bettino Fracasso con l’aiuto del livellatore ingegnere Pompeo Caneparo, per una richiesta di
derivazione d’acqua dal Brenta per irrigazione, presentata nel novembre del 1558 da Zaccaria Contarini15,
pochi anni dopo l’avvio della trasformazione del castello carrarese in casa di villa.
Il paesaggio palladiano si afferma così anche a Piazzola. Così come in gran parte della pianura veneta,
portando con sé tutti i suoi ingredienti tipici: la coltura promiscua caratterizzata dall’associazione della vite
delle colture legno e del seminativo, le risaie nelle zone di risorgiva, le peschiere, le attività proto-industriali
lungo le rogge e le seriole, gli “stradoni”, cioè i lunghi assi stradali che solcano le campagne, ordinandole
secondo assi cartesiani, e mettendole in relazione gerarchica con la dimora padronale.
Anche a Piazzola si possono riconoscere questi ingredienti. Attorno alla villa che si trova al centro della
proprietà si aprono i campi coltivati, caratterizzati della presenza delle terre “arative, piantà, videgà”, gli
“aratori arborati vitati” registrati ancora nei catasti ottocenteschi e presenti in tutta la pianura veneta fino
agli anni Settanta del Novecento.
Dietro la villa, laddove poi verrà creato il vasto parco, si trovavano risaie; tutto attorno, lungo la roggia
contarina e alle sue derivazioni, c’erano mulini, folli, magli, segherie, la cartiera, ed altre attività legate ai
salti d’acqua, gestite direttamente o indirettamente dai Contarini.
Ma la roggia serviva anche a mantenere gli specchi d’acqua ad uso di peschiera attorno alla villa, che
coniugavano alle funzioni pratiche un forte valore di rappresentanza e ricreativo: nella vasca ad Est del
corpo principale della villa in occasione delle visite di ospiti illustri si organizzavano per esempio naumachie.
A portare il riordino paesaggistico della tenuta di Piazzola alle sue più estreme conseguenze fu Marco
Contarini, procuratore di San Marco, colto e appassionato di musica e teatro, che si ripropose di
trasformare l’elegante e remunerativa tenuta agricola di Piazzola in una vera e propria reggia. È lui che
costruisce attorno alla villa palladiana il contesto magnifico che ancora oggi ammiriamo. È lui a far costruire
l’emiciclo a Sud della villa destinato ad accogliere gli ospiti numerosissimi che soggiornavano a Piazzola in
occasione delle straordinarie rappresentazioni e dei concerti da lui organizzati.
E su questo tessuto storico che si innesta e si esplica il progetto del giardino: un riordino complessivo dello
spazio il cui obbiettivo e la rivitalizzazione pedonale delle zone arginali delle rogge e la rivivificazione degli
spazi verdi che furono a servizio della villa nella parte prospiciente la facciata.
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Uso del suolo nella campagna circostante lo stradon del palazzo Contarini a Piazzola, sulla base dei sommarioni e della mappa del Catasto
Austriaco (1835-43) che rappresenta ancora bene il paesaggio premoderno. Si noti l’estensione degli aratori arborati vitati che caratterizzavano
con le loro viti maritate la grande maggioranza delle terre coltivabili di Piazzola e della pianura veneta.
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Particolare di un disegno raffigurante il tracciato della Roggia Contarina. Mappa 6.6.2 (11M), Copia eseguita da Domenico Rizzi di un originale
del settembre 1664, fatto fare dal Magistrato dei Beni Inculti (Suitner, 1994). Nella parte inferiore del disegno si vede con chiarezza il rapporto tra
la tra strada principale che attraversa l’abitato di Piazzola (in corrispondenza del crocicchio) e il palazzo, costruito lungo il tracciato stradale che
porta all’argine della Brenta (in basso a destra nell’immagine) presso il passo e il porto di San Martino.
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Particolare di una mappa raffigurante il palazzo di Piazzola nel 1671, prima dell’apertura dello “stradon”. La strada che serve la proprietà è
ancora quella che viene dal Brenta, cioè da est. Mappa 6.7.3 (55 bis), copia di un disegno originale eseguito da Francesco Fiorino il 18
novembre 1671 (Suitner 1994). Dalla strada si raggiunge la campagna antistante la villa attraverso due ponticelli che superano la roggia
Contarini e il fosso della strada.
Montaggio delle tavole della mappa del Catasto Austriaco del Comune di Piazzola (1835-42).
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particolare.
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L’intervento
L’area oggetto di intervento è dunque rappresentata dal giardino/parco pubblico, che è
presente in piazza Camerini e che, oggi è percepito come vuoto urbano dato che il sito
originariamente doveva essere, con ottima approssimazione, sedime per l’altra ala di
barchessa che doveva essere simmetrica a Villa Contarini e speculare a quella unica
attualmente presente.
La chiusura dello spazio con vari filari di carpini (piantumati in epoca recente per
completare visivamente il Circus del “sistema barchesse” di progetto originario) e
l’abbandono progettuale del giardino nel corso degli anni, sono le caratteristiche del sito
che da sempre è stato poco frequentato come parco pubblico e per nulla valorizzato nella
sua presenza naturalistica nonostante rappresenti un polmone verde rispetto alla
contermine piazza Camerini.
Obiettivi
Come anticipato l'obiettivo che l’Amministrazione Comunale intende perseguire è la
ricucitura della piazza con un intervento che svolga la duplice funzione di valorizzazione
commerciale e di intrattenimento del luogo nonché di definizione architettonica degli spazi.
Relazione Tecnica
Localizzazione
L'area interessata dall'intervento è lo spazio verde confinante a Nord con via Luigi Camerini
e con la prospiciente Villa Contarini, a Est con piazza Camerini a sud con via Dei Contarini e
a Ovest con la roggia che scorre nella città del Mantegna.
Lo spazio si colloca nel in pieno centro della città ed è parte integrante del sistema urbano
della Villa Contarini
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Vista area del sito
caratteristiche architettoniche e funzionali
Da un punto di vista progettuale l’area è stata pensata come continuazione ideale dello
spazio urbano di piazza Camerini. Si sono pertanto mantenute tutte le “simmetrie” proprie
dell’ambito cittadino, riproponendo la chiusura ideale della barchessa (rimasta
storicamente incompiuta) mediante la valorizzazione del duplice filare in carpini esistente
(saranno rimossi alcuni carpini che ad oggi risultano botanicamente interferenti con la
corretta crescita dell’insieme) e l’inserimento di un viale pedonale centrale ai due filari
quasi a sottolinearne l’importanza e a “disegnare” a terra l’emiciclo mancante della
barchessa frontale.
In prosecuzione con l’asse pedonale della porzione di città a sud dello spazio, nella
medesima posizione dell’attuale percorso in terra battuta, è stato progettato un nuovo
viale pedonale che “taglia” il giardino e ridisegna in planimetria il sistema di reticolo
proprio del sistema viario della città.
Oltrepassata la linea del percorso si entra nel giardino vero e proprio che , in una sorta di
simmetria dissimulata con la porzione edificata speculare, ripropone un sistema
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“disegnato” di vuoti e pieni costituiti dal disegno planimetrico che ricrea idealmente il
chiostro delle Vergini con il volume intersecante del nuovo blocco bagni/spazio bar che
“bilancia” i volumi presenti nella parte opposta.
Tutte gli interventi di riqualificazione sono stati pensati a terra, senza volumi in aggetto o
elementi di ingombro: l’obbiettivo progettuale è di massima mimesi e di versatilità
complessiva dello spazio. Infatti la mancanza di volumi “affioranti” consente l’utilizzo dello
spazio anche per eventi musicali ed intrattenimento in genere potendo installare nello
spazio un palco e numerosi settori di sedie senza che vi siano ingombri visivi e fisici e
consente di utilizzare lo spazio per esposizioni e mercatini in un contesto verde di pregio e
finalmente disvelato al grande pubblico.
Sul lato ovest dell’area, lungo il perimetro bagnato dalla roggia il progetto prevede una
“promenade” architettonico naturalistica che dia il giusto risalto al filare di magnolie
presente e che connetta, attraverso una passerella di nuova ideazione, il ponte su via dei
Contarini e il giardino stesso.
La predisposizione di questo nuovo accesso allo spazio verde rivitalizza la parte ovest del
giardino, finora relegata a spazio di risulta e per nulla valorizzato.
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A servizio dell’area sono stati progettati nuovi punti luci posti a una altezza di 1 metro dal
piano di calpestio che sono in grado di “segnare” con i loro coni luminosi tutti i percorsi
pedonali dell’area indicando pertanto, in modo continuativo, le vie di snodo del giardino,
invitando i frequentatori a penetrare all’interno degli spazi.
Nell’area “segnata” dagli interventi architettonici saranno installati 3 lampioni che avranno
la funzione di creare luce diffusa nella zona di parco “collettiva” e fungeranno da luce di
scena durante le manifestazioni che si svolgeranno in loco.
Proposta progettuale
La proposta progettuale prevede la distribuzione di nuovi percorsi pedonali (eventualmente
utilizzabili per usi carrabili) collocati in piano e dunque facilmente raggiungibili anche per
utenti disabili. L’accesso, mantenuto sostanzialmente inalterato rispetto a quello attuale
per permettere la corretta distribuzione dei flussi, apre su un deck in legno che diviene
luogo di partenza del percorso attraverso il giardino in posizione speculare all’ambito
archiTettonico che segna l’accesso a piazza Camerini. Tale spazio e funge da perno nodale
rispetto alle funzioni individuate e introduce al percorso curvo che “segna” la chiusura
ideale dell’emiciclo della barchessa.
Il percorso pedonale circolare, costituito in materiale naturale denominato “biostrasse”
connette l’ingresso alla piazza camerini con via Luigi Camerini e, a sua volta, attraverso dei
percorsi di connessione orizzontali in legno si collega a un altro percorso , sempre in
materiale naturale “biostrasse” che “taglia” il giardino creando una continuità con il
percorso pedonale che giunge da sud e confluendo anch’esso in via Luigi Camerini.
Oltre questo sistema di percorsi si “apre” la nuova agorà verde costituita da un disegno a
terra che , rappresentando il “negativo” speculare del chiostro delle Vergini ne cita la
presenza in area creando una sorta di bilanciamento ideale e costituendo un luogo di sosta
e di gioco posto al centro dello spazio verde.
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In tale spazio trova edificazione il nuovo blocco bagni a servizio dei visitatori e la piastra bar
temporaneo che fungerà da luogo di ristoro per i mesi di massima fruizione.
Tale spazio avrà anche una piastra centrale che fungerà da spazio gioco per i bambini e
ragazzi e, all’abbisogna fungerà da base per il montaggio di un palco a uso attività musicali e
teatrali temporanee.
Lo spazio frontale infatti, completamente libero e senza alberature sarà luogo in cui
disporre eventuali settori di sedute per il pubblico
Sul lato che è segnato dal filare di magnolie si creerà una riva con un tavolato in legno che,
nel rispetto del luogo e dell’importanza che i corsi d’acqua hanno avuto nella storia di
Piazzola sul Brenta sarà una “promenade” architettonico/naturalistica lungo la roggia.
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Sul lato che è segnato dal filare di magnolie si creerà una riva con un tavolato in legno che,
nel rispetto del luogo e dell’importanza che i corsi d’acqua hanno avuto nella storia di
Piazzola sul Brenta sarà una “promenade” architettonico/naturalistica lungo la roggia.
Descrizione dell’impianto elettrico
SCHEMA ELETTRICO GENERALE
Il punto di consegna dell’energia da parte dell’Ente fornitore sarà da concordare col
fornitore stesso in conformità alla norma CEI 0-21. Il punto di consegna (contatore) e il
quadro generale di distribuzione saranno installati all’interno di un apposito armadio in
vetroresina idoneo per uso esterno.
Dal quadro generale si dipartiranno le seguenti linee:
•
L1: linea luce 1 percorso curvo
•
L2: linea luce 2 percorso rettilineo
•
L3: linea luce 3 zona bar/palco
•
L4: linea alimentazione Bar
•
L5: linea alimentazione palco
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CONDUTTURE
Le linee dorsali di alimentazione sono previste sotterranee con cavi unipolari del tipo FG7R
tensione di isolamento 0,6/1 KV, rispondenti alle norme CEI 20-13 e 20-22, e contenute
all'interno di:
- tubi conformi alla norma CEI 23-46 in PEHD interrati.
I cavi direttamente interrati, o posati in tubo protettivo non idoneo a proteggerli
meccanicamente, devono essere protetti con lastra o tegolo, e interrati alla profondità di
almeno 0,5m.
Non è richiesta una profondità minima di posa se il cavo è posto entro un tubo protettivo
idoneo per resistere agli attrezzi manuali di scavo, ad esempio tubo metallico, oppure se il
cavo è posato entro un condotto o cunicolo.
I cavi interrati in prossimità di altri cavi o tubazioni metalliche di servizi (gas,
telecomunicazione, ecc.) o di strutture metalliche particolari, come cisterne per deposito di
carburante, devono rispettare prescrizioni particolari e distanze minime di rispetto per le
quali si rinvia alla norma CEI 11-17.
COLLEGAMENTI
Per il collegamento dei singoli centri luminosi alle linee dorsali predisposte nei condotti
interrati si utilizzeranno giunzioni e/o derivazioni entro i pozzetti interrati eseguite con
materiali idonei al fine di ripristinare l'isolamento del cavo; ad esempio: giunti a resina
colata.
Per i collegamenti tra apparecchio illuminante e linea dorsale si utilizzeranno cavi
multipolari del tipo FG7OR 0,6/1 KV della sezione pari a 1,5 mmq.
IMPIANTO DI TERRA
L'impianto di illuminazione pubblica nel suo insieme sarà un impianto a doppio isolamento,
in quanto si prevedono tutti i componenti a doppio isolamento o assimilabile (quadri,
condutture, collegamenti, apparecchi illuminanti), di conseguenza soddisfa i requisiti
richiesti dalla norma CEI 64-8 per la protezione dai contatti indiretti. Pertanto l'impianto di
terra non è necessario.
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L’impianto di terra riguarderà solamente l’impianto elettrico di competenza dell’area del
bar e palco. Sarà realizzato un dispersore di terra composto da elementi di fatto (plinti di
fondazione e rete elettrosaldata) e da elementi intenzionali come corda in rame nudo e
picchetti verticali in acciaio zincato con profilo a croce.
In prossimità del quadro elettrico di distribuzione sarà realizzato un collettore di terra. Al
collettore di terra saranno collegati tutti i conduttori di protezione PE, i conduttori
equipotenziali principali EQP, i conduttori equipotenziali secondari EQS ed il conduttore di
terra.
Le tubazioni metalliche di acqua, gas, altre tubazioni entranti nel fabbricato (bar), ed altre
eventuali masse estranee saranno collegate all'impianto di terra esistente.
QUALITA' DEI MATERIALI
Tutti i materiali e gli apparecchi da impiegare per la realizzazione degli impianti elettrici
dovranno essere scelti correttamente in base all'ambiente in cui saranno installati ed avere
caratteristiche tali da resistere alle azioni meccaniche, corrosive, termiche o dovute
all'umidità alle quali possono essere esposti durante l'esercizio, inoltre debbono essere
conformi alle relative norme CEI ed essere muniti di marchio IMQ o di altro marchio di
conformità alle norme di uno dei Paesi della Comunità Europea. Tutte le apparecchiature in
bassa tensione rientranti in taluni limiti di tensione devono essere marcate CE, come
previsto dalla direttiva bassa tensione Dlgs 626/96.
La marcatura CE, apposta direttamente dal costruttore, attesta che quell’apparecchio è
conforme alle prescrizioni di una o più direttive CEE che riguardano quel prodotto, se il
prodotto è conforme alle norme tecniche armonizzate, le direttive assumono che i requisiti
essenziali di sicurezza siano soddisfatti.
Quanto sopra vale anche per i materiali ricevuti in conto lavorazione, per i quali
l'installatore diventa in ogni caso responsabile.
Nel caso in cui l’installatore utilizza componenti senza marchio, o senza attestati o
dichiarazioni del costruttore, sottoscrivendo la dichiarazione di conformità si assume in
proprio ogni responsabilità relativa non solo all’impianto, ma anche alla costruzione dei
componenti.
CRITERI DI SCELTA E DIMENSIONAMENTO
CRITERI DI PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
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La protezione contro i contatti diretti avverrà mediante isolamento delle parti attive (in
generale per i cavi), o protezione mediante involucri e barriere (in generale per
apparecchiature di comando, protezione e manovra, morsettiere e apparecchi utilizzatori).
La protezione contro i contatti indiretti avverrà: tramite doppi isolamento per l’impianto di
illuminazione e mediante interruzione automatica del circuito per l’area bar, con
riferimento alle prescrizioni della norma CEI 64-8 sistema TT a bassa tensione.
PROTEZIONE DELLE CONDUTTURE ELETTRICHE
I conduttori che costituiscono i circuiti degli impianti saranno adeguatamente protetti
contro le sovracorrenti causate da sovraccarichi o da corto circuiti.
La protezione contro i sovraccarichi sarà effettuata in ottemperanza alle prescrizioni delle
norme CEI 64-8. In particolare i conduttori devono essere scelti in modo che la loro portata
(Iz) sia superiore o almeno uguale alla corrente di impiego (Ib) (valore di corrente
calcolato in funzione della massima potenza di trasmettere in regime permanente) e gli
interruttori automatici magnetotermici devono interrompere le correnti di corto circuito
che possono verificarsi nell'impianto per garantire che nel conduttore protetto non si
raggiungano temperature pericolose.
La sezione del cavo inoltre va commisurata anche alla lunghezza del circuito in modo che la
caduta di tensione fra il punto di consegna dell'energia e un qualsiasi punto dell'impianto
non superi il 4% della tensione nominale di alimentazione.
CLASSIFICAZIONE ILLUMINOTECNICA
Il percorso pedonale è stato classificato assumendo come riferimento normativo la norma
UNI-EN 13201 e come categoria di riferimento la S7, per la quale non sono richieste
prestazioni determinate.
La scelta della fonte luminosa è ricaduta su apparecchi ad alta efficienza con lampade LED e
le dimensioni contenute dell’impianto permette di rientrare nelle deroghe concesse dalla
L.R. 17/2009 sull'inquinamento luminoso, all'art. 9 comma 4 lettera f), infatti:
1)
Per ciascun apparecchio il flusso totale emesso dalla sorgente non è superiore a
1800 lumen;
2)
Ogni apparecchio emette meno di 150 lumen verso l’alto;
3)
Gli apparecchi dell’impianto di illuminazione non emettono complessivamente più
di 2.250 lumen verso l’alto.
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Si rimanda al calcolo illuminotecnico allegato alla presente relazione per maggiori dettagli.
18 maggio 2015
arch. Filippo Vigato
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Documentazione fotografica
Vista accesso parco da via dei Contarini
Vista accesso parco da ingresso piazza Camerini
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Viste area verde con filari di carpini
Viste area verde tra i filari di carpini e il filare di magnolie
22
Vista riva con filare di magnolie
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QUADRO ECONOMICO
Piazzola sul Brenta
Progetto di Riqualificazione arredo urbano e miglioramento accessibilità Piazza Camerini
IMPORTO
A
IMPORTO LAVORI
A.1
-Opere compresi oneri per la sicurezza-
€
198.000,00
A.2
-Oneri per la Sicurezza
€
2.000,00
TOTALE- A)
€
200.000,00
B
SOMME IN DIRETTA AMMINISTRAZIONE
B.1
-IVA 10% SU A.1
€
20.000,00
B.2
-SPESE TECNICHE
€
25.000,00
(Progetto+DL+Sicurezza+Inarcassa+Progetto Elettrico+IVA)
B.3
-SPESE TECNICHE (collaudo)
€
2.000,00
B.4
-IMPREVISTI
€
3.000,00
TOTALE- B)
€
50.000,00
€
250.000,00
TOTALE- A+B)
Padova, 19 maggio 2015
Arch. Filippo Vigato
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