IONUT COMAN Qualche aspetto sul sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa Il Sacramento del matrimonio è un atto santo di origine divina nel quale, attraverso il sacerdote, si comunica la grazia dello Spirito Santo a un uomo e a una donna che si uniscono liberamente nel matrimonio, il quale santifica e innalza il legame naturale alla sua dignità di rappresentazione dell’unione spirituale tra Cristo e la Chiesa1. Il Sacramento del matrimonio è stato istituito da Dio in Paradiso. Dopo aver creato Adamo ed Eva, Dio ha detto loro “crescete e moltiplicatevi” (Genesi 1, 28). Questa moltiplicazione doveva avvenire attraverso il matrimonio: “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e saranno entrambi un solo corpo” (Genesi 2,24). L’unione coniugale non è una conseguenza della caduta dei progenitori, ma è legata piuttosto alla natura originaria degli esseri umani. Più tardi il Sacramento del matrimonio è stato benedetto dal Cristo Signore incarnato quando ha trasformato l’acqua in vino in occasione del matrimonio in Cana di Galilea. Il matrimonio fonda l’unione pneumo-psichico-somatica di due persone di sesso opposto attraverso l’amore, nella libertà, in Dio2. Si tratta del compimento concreto di uno dei comandamenti divini: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Giovanni 17,22). Inoltre il Sacramento santifica la generazione da parte dell’uomo di altri esseri umani, di persone che diventeranno membri del Corpo di Cristo, ossia della Chiesa che è la Sposa del Figlio, del Dio-uomo. Il suo effetto è dunque quello di santificare l’amore umano, la formazione di “una sola carne” e di una unità particolare, quella di una famiglia nel seno della Chiesa. Nella natura sacramentale il matrimonio trasfigura e trascende sia l’unione carnale che il contratto legale: l’amore umano è proiettato nel Regno eterno di Dio.3 Il Sacramento del matrimonio coinvolge ontologicamente l’essere umano perché governato dal principio dell’amore, un principio sostanziale ed energizzante, un principio on- 1 D. STANILOAE, Teologia Dogmatica Ortodoxa, Bucuresti, 1978, pag. 176 C. ANDRONIKOF, Des mystères sacramenteles, CERF, Paris, 1998, pag. 221 3 J. MEYENDORFF, La teologia bizantina, Marietti, 1984, pag. 239 2 1 2 Differenti concezioni religiose del matrimonio tologico4 che sorge dall’essere stesso del Creatore, perché “Dio è amore” (1 Giovanni 4). Il matrimonio come unione santificata tra uomo e donna è anche un simbolo (nel senso patristico del termine) e una icona in quanto rappresentazione del mistero dell’amore.5 Secondo san Giovanni Crisostomo “Quando marito e moglie si uniscono in matrimonio si rivelano non più come qualcosa di terreno, ma come l’immagine di Dio stesso”6. Si tratta di una teofania. Lo stato del matrimonio è santo secondo San Clemente Alessandrino, perché anticipa il Regno, e costituisce una microbasileia, un “piccolo regno”, la sua immagine profetica7. Il matrimonio come compimento della persona umana Il matrimonio come legame naturale per tutta la vita tra un uomo e una donna si basa sul fatto che solo la coppia uomo-donna “forma insieme l’umanità completa”8. È nel legame e nella relazione personale che la persona si definisce e si compie. Neanche Dio è un’unica persona9. Se l’uomo fosse una monade chiusa in se stessa non sarebbe immagine di Dio. La Genesi ci dice che Dio ha creato Eva perché ha visto che “non è bene che l’uomo sia solo” (Genesi 2,18). Quindi Eva non è solo un aiuto per Adamo, ma entrambi, la coppia, sono un completamento reciproco. I due sono chiamati entrambi all’esistenza di grazia e al rapporto di amore con il loro creatore: infatti essi sono stati creati e benedetti come un insieme, come una coppia (Genesi 5,2). Essi formano una unità completa “una sola cosa”. La loro unità “si realizza nella dualità personale e non uniforme”. Per San Giovanni Crisostomo “il matrimonio è un Sacramento già solo in virtù del fatto che passa attraverso i limiti della nostra mente perché da due esseri se ne forma uno”10. Per San Cirillo “Dio ha creato la coesistenza”. Il fatto che Eva è tratta da Adamo significa che ella era contenuta virtualmente in lui anche prima di essere stata portata distintamente all’esistenza. Tuttavia non è qualcosa di identico a lui. L’uomo è bipolare in se stesso e questo è ciò che gli conferisce il carattere dialogico umano. La differenziazione complementare corporale manifesta e condiziona anche una differenziazione complementare dell’anima e 4 ANDRONIKOF, Des mystères sacramenteles, pag. 222 Des mystères sacramenteles, pag. 222 6 P. EVDOKIMOV, Sacramento dell’amore – Il mistero coniugale secondo la tradizione ortodossa, CENS, 1997, pag. 133 7 EVDOKIMOV, Sacramento dell’amore, pag. 134 5 8 9 D. STANILOAE, Teologia Dogmatica Ortodoxa, pag. 179 Teologia Dogmatica Ortodoxa, pag. 179 10 V. GAVRILA, Nunta - comuniune intru desavarsire, Ed. Mitropoliei Romane a Europei Occidentale si Meridionale, 2011, cita San Giovanni Crisostomo, pag. 1 I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 3 l’umanità è vissuta in un modo e in un completamento reciproco. Questa unità umana differenziata e complementare è essa stessa un’unità coniugale. La coppia umana nel paradiso era una coppia coniugata. L’essere umano è un essere coniugato.11 Padre D. Staniloae evidenzia come l’uomo trovi nella donna un mistero indefinito, come ognuno trovi nell’altro un compimento. L’uomo si compie e si integra così tanto attraverso la donna, ella essendo l’altra metà della specie, che è solamente attraverso di lei che l’uomo forma un intero unitario e solo in unione con la donna si realizza come uomo, e viceversa. Se l’uomo non completa la donna come persona e non è a sua volta compiuto da essa non si realizza come uomo; e anche la donna se non completa l’uomo non si realizza integralmente come donna. In questo modo, nel donarsi all’altro pienamente, nella donna l’uomo ha tutta l’altra metà della specie e viceversa, in modo che nessuno ha bisogno di un’altra donna o di un altro uomo. Ogni uomo e donna non sono solamente un esemplare uniforme della specie, ma portano anche i caratteri irripetibili della persona. Vivendo insieme le due persone “si configurano l’uno all’altra”, ognuno diventa una “copersona” dell’altra, diventando “un’unità co-personale”. Pertanto il passaggio di un uomo da una donna all’altra non lo realizza come persona, ciò deriva invece dalla convivenza insieme nel matrimonio. Al di fuori di un’autentica comunione personale, i tratti della persona diventeranno più fluidi e indefiniti, diventando piuttosto un individuo uniforme della specie. Questa reciproca configurazione personale non è stata sostanzialmente alterata dalla caduta12. Per San Efrem il Siro “Da Adamo fino al Signore, l’amore coniugale autentico era il Mistero perfetto” oppure secondo Sant’Agostino “Cristo ha rafforzato a Cana ciò che ha iniziato nel Paradiso”13. Il cambiamento radicale della concezione del matrimonio nel passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento Il senso antico giudaico concepiva il matrimonio con lo scopo della sola procreazione ed il senso della benedizione era principalmente dato per la continuità della razza umana14. L’obbedienza e la fedeltà di Abramo erano “premiate” con la promessa di una discendenza feconda quanto “le stelle del cielo”: Io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Sa- 11 Teologia Dogmatica Ortodoxa, pag. 181 Teologia Dogmatica Ortodoxa, pag. 181 13 Teologia Dogmatica Ortodoxa, pag. 182 14 J. MEYENDORFF, Le mariage dans la perspective orthodoxe, YMCA-Press, 1986, pag. 11 12 3 4 Differenti concezioni religiose del matrimonio ranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce (Genesi 22, 17-18). Era ammesso anche il matrimonio poligamico e persino il concubinaggio per assicurare la continuità della razza (Genesi 16, 1-3). L’istituzione del levirato (Genesi 38,8) obbligava un uomo ad assicurare la posterità a suo fratello morto sposandone la vedova. Il matrimonio monogamico costruito sull’amore eterno tra un uomo ed una donna non esisteva che come ideale contenuto nella storia della creazione, nel Cantico dei Cantici, nelle immagini dell’amore di Dio per il Suo popolo contenute nei libri profetici15. Nel Nuovo Testamento il significato del matrimonio cambia radicalmente: nessun testo fa allusione al matrimonio come giustificazione o alla procreazione come scopo del matrimonio16. La procreazione non è menzionata come un mezzo per la salvezza se non in quanto è compiuta “nella fede, speranza, carità e santificazione”: “Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia” (1 Timoteo 2,15). Secondo il metropolita di Volokolamsk I. Alfeyev, riguardo all’istituzione del matrimonio “ci sono due malintesi che la teologia dogmatica ortodossa dovrebbe respingere”. Il primo consiste nell’affermare “che l’unico scopo del matrimonio sarebbe la procreazione: in questo caso dovremmo chiederci che senso ha il matrimonio per le coppie senza figli, dovrebbero essere consigliate di divorziare oppure di risposarsi? Oppure, nel matrimonio con figli, gli sposi non dovrebbero avere relazioni intime se non una volta all’anno con lo scopo di procreare? Ma la Chiesa non ha mai affermato una cosa del genere” 17. Per San Giovanni Crisostomo, nelle sue catechesi sul matrimonio, “Due sono le ragioni per le quali è stato istituito il matrimonio: per acquisire la piena saggezza (castità) e per diventare genitori”. Tra le due la prima è la più importante: “tra le due primeggia la piena saggezza”, mentre, sottolinea il santo, “la nascita dei figli non la crea il matrimonio”18. Per I. Alfeyev, nella visione ortodossa “lo scopo del matrimonio è che l’uomo e la donna formino un tutto unitario secondo il modello della Santa Trinità in cui le tre persone sono unite nell’amore”; oppure, per citare San Giovanni Crisostomo, “quando l’uomo e la donna si uniscono nel mistero del matrimonio essi 15 Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 12 Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 12 17 I. ALFEYEV, Taina Credintei, introduzione alla teologia dogmatica ortodossa, Ed. Doxologia Iasi, 2014, pag. 242 18 Taina Credintei, introduzione alla teologia dogmatica ortodossa, pag. 241 16 I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 5 non appartengono più a questo mondo, ma diventano un’immagine divina secondo l’immagine di Dio” 19. Il secondo malinteso è considerare il matrimonio come una “concessione” alla “debolezza umana”: è meglio sposarsi piuttosto che vivere in concubinaggio (si tratterebbe di una errata interpretazione della lettera 1 Corinzi 7,2-9)20. Rispetto ai movimenti settari manifestatisi all’inizio del cristianesimo – come il montanismo ed il manicheismo, che consideravano la sessualità qualche cosa di impuro e di male e ritenevano che il solo stato adatto ai cristiani era la verginità – la tradizione ortodossa reagisce contro questo punto di vista che snatura l’ascesi e la morale cristiane. Per esempio, per San Metodio di Olimpo (III secolo), arcivescovo di Pataria, nel suo lavoro dal titolo “Il Convito, un trattato sulla verginità”, il comandamento “crescete e moltiplicatevi, – “comandamento al quale dobbiamo la nostra esistenza” – “non deve disgustarci”. Egli afferma che ad Adamo è stato concesso “nell’estasi del sonno” che “dalle sue ossa e dalla sua carne si stacchi qualche cosa per essere creato un altro essere umano”. Allora quando pieno di amore si unisce alla sua donna, offre al suo Creatore Dio la sua costola affinché gli sia prelevata, affinché da figlio che era si mostri a sua turno padre. Quindi se anche ora Dio continua a creare l’uomo, non è forse osare troppo mostrare disgusto nei confronti della procreazione, della quale l’Onnipotente non si vergognò allora, quando plasmò il figlio con le Sue mani immacolate?21. Per Metodio di Olimpo le espressioni “procreazione” e “desiderio di avere figli” marcano positivamente in sé il significato dell’unione coniugale piuttosto che concepirla solamente come scopo della procreazione. Nella sua concezione, il Creatore stesso è visto come partecipante all’unione corporale tra uomo e donna22: “Partecipando, per cosi dire, al processo della creazione di Dio, il seme umano non deve essere considerato come qualcosa di male”23. Perché “il Creatore usa ogni materia che ha a disposizione e nessuna delle cose deve essere considerata essere male in sé; una cosa diventa buona o cattiva attraverso l’uso che se ne fa”24. Il Concilio di Trullo precisa, a proposito della pornografia, che il peccato sta nei pensieri impuri; da ciò il principio ascetico del “digiuno degli occhi” e della “purifi19 Taina Credintei, introduzione alla teologia dogmatica ortodossa, pag. 242 idem, pag. 243 21 METODIU DI OLIMP, Banchetul sau despre castitate, discursul II Teofilia, I-II, in Scrieri, Editura Institutului Biblic si de Misiune al Bisericii Ortodoxe Romane, Bucarest, 1984, pag. 54-53 22 Taina Credintei, introduzione alla teologia dogmatica ortodossa, pag. 244 23 Banchetul sau despre castitate, discursul II Teofilia, V, pag. 55 24 Banchetul sau despre castitate, pag. 55 20 5 6 Differenti concezioni religiose del matrimonio cazione della mente”. Quando nel I Concilio Ecumenico di Nicea, la corrente ascetica “estremista” voleva promuovere il celibato dei sacerdoti sotto il pretesto dell’incompatibilità della vita coniugale con la celebrazione dell’eucaristia, fu il vescovo Pafnuzio di Tebaide, severo asceta, a imporre la decisione al Concilio e a farne promulgare il canone permissivo dello stato coniugale dei sacerdoti25: “non si deve imporre ai clerici il giogo pesante del celibato […] perché il matrimonio è una cosa onorevole […] la castità vera è il legame tra l‘uomo e la sua legittima sposa…” (Socrat. Hist. Eccles. I, 11). Tale decisione è stata rafforzata anche dal Canone 13 del Concilio di Trullo (691)26. Il Concilio di Gangre (IV secolo) condanna ogni disprezzo dei rapporti coniugali: in particolare il Canone I anatemizza chi disprezza il matrimonio; il canone si riferiva in particolare all’insegnamento di Eustazio che considerava il matrimonio una cosa diabolica27; il Canone IV anatemizza chi rifiuta di comunicarsi dalla mano di un clerico sposato28. Come nota I. Alfeyev, l’interpretazione positiva dell’unione coniugale e della vita sessuale nel matrimonio traspare anche dai testi delle preghiere della funzione liturgica del matrimonio nella tradizione ortodossa: Benedici questo matrimonio e accorda ai tuoi servi (...) e (...) una vita lunga e tranquilla, la saggezza (castità) e l'amore dell’uno verso l’altra nel vincolo della pace, una prosperità viva, la felicità dei figli, la corona incorruttibile della gloria. Effondi su di loro la rugiada del cielo […] Dona loro dei bei figli come frutti del loro grembo e la concordia delle anime e dei corpi, esaltali come i cedri del Libano, come una vigna dai tralci vigorosi. […] Ti siano graditi e vedano i figli dei loro figli come delle giovani piante d'ulivo intorno alla loro tavola; e per essere stati graditi al tuo sguardo, essi brillino come stelle del cielo in te, nostro Signore […] Uniscili in concordia, incoronali in una sola carne, concedi frutto al loro grembo, che possano gioire di una buona prole […] Conserva così anche ora nella pace e nella concordia i tuoi servi (...) e (...), che ti è piaciuto unire l'uno all'altra. Fai splendere l'onore della loro unione, conserva il loro talamo puro (senza tradimento), conserva la loro vita senza macchia, accorda loro di giungere a una vecchiaia felice con un cuore puro e nell'osservanza dei tuoi comandamenti. 25 O. CLEMENT, La Chiesa Ortodossa, Queriniana, 1989, pag. 61 I. FLOCA, Canoanele Bisericii Ortodoxe, Bucarest, 1991, pag. 106 27 Canoanele Bisericii Ortodoxe, pag. 187 28 Canoanele Bisericii Ortodoxe, pag. 188 26 I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 7 La vita sessuale è quindi compatibile con la “castità” e la “saggezza” con la “purezza”, che non implica necessariamente un’astinenza ma piuttosto una vita intima liberata dal peccato29. Secondo P. Evdokimov, nel suo incitante lavoro, “nelle unioni armoniose e ben accette […] ha luogo una spiritualizzazione progressiva della sessualità fino al raggiungimento di una castità coniugale”30. Gli sposi sono chiamati a diventare non solo “una sola carne” ma anche una sola anima ed un solo spirito: l’amore reciproco diventa sempre meno dipendente dall’unione corporale e si compie sempre di più sotto forma di una unità profonda che comprende tutta la persona. Il matrimonio cristiano non deve essere dominato dal piacere egoistico e della ricerca del puro piacere fine a se stesso ma essere sacrificio reciproco, capacità di prendere la croce del proprio sposo o sposa come la propria croce e di condividere tutta la vita con la vita dell’altro31. Lo scopo finale del matrimonio e quella di ogni altro Sacramento è la divinizzazione della natura umana e dell’unione con Cristo, ma soltanto se il matrimonio stesso è trasfigurato. L’insegnamento di Cristo sul matrimonio Secondo il presbitero J. Meyendorff, una nuova evoluzione dalle norme dell’antico Testamento si delinea alla luce di tre esempi del Nuovo Testamento: l’atteggiamento di Cristo di fronte al levirato (Matteo 22, 23-32; Marco 12, 18-27; Luca 20, 27-37), l’insegnamento di Cristo sull’interdizione del divorzio (Matteo 5, 32; 19, 9; Marco 10, 11; Luca 16, 18), e la vedovanza. Il primo è legato all’insegnamento sulla resurrezione (che i Saducei negavano) e l’immortalità: la sopravvivenza non è più legata alla posterità. “Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo”. In questo caso i Saducei rigettavano la resurrezione in quanto non potevano comprenderla se non come una restaurazione dell’esistenza umana sulla terra, ciò che spiega il modo in cui i giudei di allora comprendevano lo scopo del matrimonio: una possibilità di procreare per sopravvivere 32. La risposta di Cristo non è niente di più che la confutazione di una interpretazione naif e materiale della resurrezione che non porta una luce positiva sul matrimonio. Nel secondo esempio il divieto di divorzio riflette in maniera positiva la natura del matrimonio cristiano in contrapposizione con l’insegnamento del Deuteronomio che permetteva invece il divorzio33. Il fatto che il matrimonio sia indissolubile esclu- 29 ALFEYEV, Taina Credintei, pag. 245 P. EVDOKIMOV, Sacramento dell’amore, Edizioni CENS, 1987, pag. 150 31 ALFEYEV, Taina Credintei, pag. 245 32 MEYENDORFF, Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 14 33 MEYENDORFF, Le mariage, pag. 13 30 7 8 Differenti concezioni religiose del matrimonio de ogni interpretazione utilitaristica. L’unione degli sposi è un fine in sé: si tratta di una unione eterna tra due persone uniche ed eterne, unione che non può essere scalfita da concetti come “discendenza” (che potrebbe giustificare il concubinaggio) oppure solidarietà famigliare (base del levirato)34. Tuttavia l’indissolubilità non rimane un’esigenza assoluta dal punto di vista legale. La ben nota eccezione “se non in caso di concubinato” ci ricorda che la legge del Regno di Dio non è mai costrittiva in maniera legalistica, ma presuppone una scelta ed una risposta libera da parte dell’uomo. Allo stesso modo la grazia conferita dal matrimonio deve essere accettata, vissuta liberamente, ma può anche essere rigettata dall’uomo. Generalmente il Vangelo non riduce il mistero della libertà umana a dei principi legali, ma offre all’uomo il solo dono degno dell’”immagine di Dio” ossia il segno dell’”impossibile” perfezione: “siate perfetti come il vostro Padre è perfetto”35. È un dono perfetto vissuto nell’esperienza umana. L’esigenza di Cristo di una monogamia assoluta appariva a coloro che lo ascoltavano come impossibile (Matteo 19,10). In caso di adulterio il dono è rifiutato ed il matrimonio non esiste più. E la conseguenza non è il divorzio legale ma la tragedia dell’uso errato della libertà, ossia il peccato36. Unicità e indissolubilità del matrimonio. La questione del divorzio e del secondo e terzo matrimonio Nel terzo esempio, quando San Paolo parla della vedovanza, suppone che il matrimonio non sia distrutto dalla morte: “L'amore non verrà mai meno” (1 Corinzi 13,8). Nella prima Lettera ai Corinzi egli preferisce il celibato al matrimonio, ma nella Lettera agli Efesini mostra invece che il matrimonio è l’immagine dell’unione tra Cristo e la Chiesa. Per quanto riguarda il matrimonio dei vedovi, la posizione canonica e sacramentale è strettamente confermata da San Paolo: “se non si contengono, contraggano matrimonio, poiché è meglio contrarre matrimonio che ardere” (1 Corinzi 7,9). Fino al X secolo il secondo matrimonio non era benedetto dalla Chiesa Ortodossa e costituisce ancora oggi un ostacolo all’ordinazione sacerdotale. Il rito attuale nel caso di un secondo matrimonio mostra che un tale matrimonio non è ammesso che per oikonoia. Un canone attribuito a Niceforo il Confessore (806-815) precisa, riferendosi all’atto della “incoronazione” degli sposi, che costituisce una caratteristica del rito del matrimonio nella tradizione bizantina che “coloro che contraggono un secondo matrimonio non siano incoronati e non siano ammessi a ricevere per due anni i purissimi misteri; quelli che contraggono un terzo sono scomunicati per cinque an- 34 Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 14 Le mariage, pag. 15 36 Le mariage, pag. 15 35 I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 9 ni”37. Questo canone si basa sui Canoni 4, 41 e 50 di San Basilio il Grande38 relativamente alle terze nozze e presuppone che le seconde e terze nozze di vedovi o divorziato siano equiparate ai contratti civili piuttosto che ai sacramenti, anche perché la scomunica temporanea prevista escludeva la partecipazione al santissimo sacramento dell’eucaristia. La benedizione del matrimonio – il Sacramento del matrimonio – era data all’interno dell’eucaristia39. L’unicità del matrimonio – eterno e indissolubile – è confermata anche dal fatto che nella legge canonica bizantina il clero è obbligato a rispettarla: infatti un uomo sposato due volte, o sposato con una vedova o con una divorziata, non è eleggibile al diaconato e al sacerdozio secondo il Canone 3 del Concilio Quini sesto40. La Scrittura e la Tradizione si accordano nell’affermare che la fedeltà di una vedova al suo marito è più di un ideale, è piuttosto una norma cristiana. Il matrimonio non è solamente un’unione sessuale o terrestre, ma un legame eterno che sussisterà quando i nostri corpi saranno “glorificati” e Cristo sarà “tutto in tutti.” Per la legge romana il senso fondamentale del matrimonio si trovava in un contratto nuziale tra due parti libere di scegliere il cui principio specificava che “il matrimonio non risiede nella coabitazione ma nel consenso” e, secondo il detto popolare di Modestino, “la coabitazione con una donna libera è un matrimonio e non un concubinaggio” (non si accettava il matrimonio con una schiava). La Chiesa cristiana all’epoca delle persecuzioni e durante la sua alleanza con l’impero romano ha accettato la legge greco-romana sul matrimonio. Anche quando il cristianesimo diventa religione di stato le antiche definizioni del matrimonio come contratto sussisteranno nelle leggi dello stato e persino nel Nomocanone ecclesiastico in Quattordici titoli. Avendo una concezione così elevata del Sacramento del Matrimonio, la Chiesa, non può essere d’accordo con il divorzio e con un altro matrimonio, ad eccezione dei casi che sono provocati da situazioni eccezionali. Tuttavia l’atteggiamento della Chiesa va al di là del puro formalismo, perché, nonostante sia fedele alla norma morale istituita da Cristo stesso (Matteo 19, 7-9; Marco 10,11-12; Luca 16,18), la Chiesa ha sempre riconosciuto cha la persona umana può sbagliare. Il divorzio e il secondo matrimonio sono ammessi e in certi casi anche raccomandati41. In certi casi è possibile che un confessore raccomandi un “divorzio temporaneo” ad una coppia a causa della sofferenza inflitta al matrimonio dal cattivo comportamento di uno dei coniugi. San Germano di Alaska separava temporaneamente le coppie che non potevano più 37 J. MEYENDORFF, La teologia bizantina, Marietti, 1984, pag. 239 I. FLOCA, Canoanele bisericii ortodoxe, note e comantarii, Bucarest, 1991, pag. 321, 346, 351 39 FLOCA, Canoanele bisericii ortodoxe, note e comantarii, Bucarest, 1991, pag. 321, 351 40 FLOCA, Canoanele bisericii ortodoxe, pag. 97 41 ALFEYEV, Taina Credintei, Doxologia, Iasi, 2014, pag. 241 38 9 10 Differenti concezioni religiose del matrimonio comunicare: “meglio che vivano separati piuttosto che picchiarsi e farsi del male; sarebbe persino pericoloso non dividerli, perché ci sono stati dei casi di mariti che hanno ucciso le proprie mogli e di mogli che hanno spinto i propri mariti alla morte”42. In certi casi la Chiesa può pronunciare il divorzio per motivi di adulterio (Matteo 5,32). La novità del matrimonio cristiano e i riti della Chiesa Ortodossa Il senso nuovo del Sacramento del matrimonio cristiano, così come ci è rivelato dalla Lettera agli Efesini (5,32) si svincola dall’utilitarismo giudaico e dal legalismo romano: è dato a ciascuno, uomo e donna, di trasfigurare il loro accordo nella realtà del Regno43. La vocazione dell’uomo di essere a immagine e somiglianza lo connota come divino e libero di usare i suoi poteri creatori, di desiderare il Bene assoluto e le più alte forme di Bellezza, di Amore assoluto e vero, di desiderare di vivere veramente l’esperienza di Dio, perché Dio stesso è Bontà, Bellezza, ed Amore e Dio stesso ama l’uomo. Per un cristiano Dio non è un concetto da capire, ma una persona che si incontra: “Io sono nel mio Padre e voi in me, ed io in voi” (Giovanni 14,20). L’uomo scopre Dio nella sua umanità perché è fatto a Sua immagine e somiglianza. Attraverso, il Battesimo e l’Eucaristia, l’uomo diventa pienamente se stesso, quindi entra in una relazione ancora più autentica con Dio e con gli altri44. L’amore tra un uomo e una donna è un tema che occupa un posto importante in numerosi libri della Sacra Scrittura. In particolare il Libro della Genesi ci parla di coppie pie e sante come quelle di Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele. L’amore è lodato nel libro dei Salmi. L’atteggiamento di Dio stesso nei confronti del popolo di Israele è paragonato al legame che unisce gli sposi. Questa immagine è così ampliata che l’infedeltà nei confronti di Dio e l’idolatria sono comparate con l’adulterio e la prostituzione. Quando l’Apostolo San Paolo parla dell’amore degli sposi come simile all’amore tra Cristo e la Chiesa egli sviluppa la stessa immagine45. Il rito del matrimonio include anche il rito del fidanzamento. Gli sposi sono l’icona degli eredi ai quali è stata data la promessa, Isacco e Rebecca. Gli sposi assisiti dai padrini si scambiano le fedi. Le fedi manifestano il compimento della promessa di Dio a coloro che mantengono la fedeltà a Dio e gli sposi l’uno all’altra, così come Israele è rimasto fedele a Dio. Il rito della incoronazione ricorda le corone come segno della regalità per chi entra degnamente nel Regno di Dio, come i martiri che sono 42 ALFEYEV, Taina Credintei, Doxologia, Iasi, 2014, pag. 247 MEYENDORFF, Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 21 44 Le mariage dans la perspective orthodoxe, pag. 22 45 ALFEYEV, Taina Credintei, Doxologia, Iasi, 2014, pag. 241 43 I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 11 stati fedeli a Cristo fino alla morte. I fidanzati gustano dallo stesso calice (che non è la santissima comunione), icona dell’eucaristia e segno della pienezza della grazia, gustano la gloria che Cristo ha manifestato a Cana nonostante non fosse giunta la sua ora. “Nella sua prima manifestazione, Cristo si presenta come Signore santificatore dell’abbondanza, dell’allegria e del dono!”46. Cristo stesso è l’ospite che assiste e colui che guida e compie la cerimonia in ogni matrimonio (gli sposi non si conferiscono il sacramento). Il ruolo del sacerdote è quello di rivelare loro la Sua presenza e di rappresentarLo47. Il testo del vangelo relativo al matrimonio di Cana di Galilea attesta il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, quindi della trasformazione della routine della vita quotidiana in una festa rinnovata ogni giorno, quella dell’amore permanente dell’uno nei confronti dell’altra.48 I risultati del Sinodo della Chiesa Ortodossa a Creta nel giugno 2016 La concezione della Chiesa ortodossa sul Sacramento del Matrimonio si rileva anche nel documento “Sacramento del Matrimonio e impedimenti ad esso” del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa tenutosi a Creta nel giugno 2016. In esso si descrivono le seguenti tematiche. La Chiesa Ortodossa considera la sacralità del matrimonio come unione libera tra un uomo e una donna. Il matrimonio è considerato come la più antica istituzione di diritto divino perché è stata istituita contemporaneamente alla creazione dei primi uomini, Adamo ed Eva, la cui comunione spirituale era legata alla capacità di assicurare la continuità della stirpe umana. Il matrimonio benedetto nel Paradiso diventa un Sacramento49 nel Nuovo Testamento alle nozze di Cana di Galilea, quando Gesù compie il suo primo segno trasformando l’acqua in vino manifestando la Sua gloria. Il mistero dell’unione indissolubile tra un uomo e una donna è l’immagine dell’unione mistica tra Cristo e la Chiesa. Il carattere cristocentrico del Sacramento del Matrimonio spiega la benedizione speciale del vescovo oppure del sacerdote attraverso una preghiera speciale. La Chiesa Ortodossa condanna qualunque trasgressione alla purità del legame del Sacramento. 46 STEINDHARDT N., Daruind vei dobandi – parole di fede, Monastero Rohia, Polirom 2008, pag.78 47 ALFEYEV, Taina Credintei, Doxologia, Iasi, 2014, pag. 249 ALFEYEV, Taina Credintei, Doxologia, Iasi, 2014, pag. 249 49 Il termine “sacramento” traduce il termine “mysterion” dal greco, il documento in lingua ingl. è “holy mystery” in lingua inglese, mentre “Sfanta Taina” è in lingua romena 48 11 12 Differenti concezioni religiose del matrimonio Tale unione costituisce una piccola Chiesa oppure un’icona della Chiesa e “la benedizione dell’unione eleva gli sposi ad un grado più alto: la comunione è superiore rispetto all’esistenza individuale perché include gli sposi nell’ordine del Regno della Santissima Trinità”. Una condizione precedente e necessaria è la comune fede in Gesù Cristo dello sposo e della sposa. Il fondamento dell’unione del matrimonio è l’unità in Cristo perché attraverso la benedizione dell’amore coniugale da parte dello Spirito Santo, la coppia possa riflettere l’amore tra Cristo e la Sua Chiesa, come Sacramento del Regno di Dio, della vita eterna dell’umanità nell’amore di Dio. La protezione della santità del matrimonio assume importanza capitale a protezione della famiglia che riflette la comunione degli sposi all’interno della chiesa e nella società: la comunione degli sposi è indicata come “una forza spirituale essenziale e creatrice per l’istituzione sacra della famiglia” che trascende il semplice formalismo e convenzionalità. La Chiesa considera sia con rigore sia con dolcezza le condizioni necessarie come le differenze di genere, età legale ma anche gli impedimenti di parentela sanguigna o per alleanza o di parentela spirituale, esistenza di un matrimonio, differenze di religione. La Chiesa non esclude l’adozione di principi di “diritto naturale”, che sono compatibile con la natura sacra del Sacramento del Matrimonio, e che sono provenienti dal diritto greco-romano, per esempio il legame tra uomo e donna come una “comunione di diritto divino ed umano”. Tuttavia il matrimonio civile, anche se registrato legalmente, non ha un carattere sacramentale; esso rappresenta un atto di coabitazione. Tuttavia la chiesa si impegna nei sforzi pastorali affinché i suoi membri possano comprendere il senso vero del pentimento e dell’amore benedetto dalla Chiesa. La Chiesa considera la crisi del matrimonio e della famiglia – a fronte dell’aumento dei divorzi e degli aborti – come una sfida per la sua missione nel mondo contemporaneo. Nella sezione relativa agli impedimenti ed all’applicazione del principio di oikonomia la Chiesa ribadisce la validità di tutte le prescrizioni dei santi canoni: Canoni 53 e 54 del Concilio Ecumenico Quinisesto in Trullo50 e della pratica ecclesiale da essi derivata nei casi di parentela di sangue, o per alleanza o per adozione ma anche per parentela spirituale. La pratica di ogni Chiesa Ortodossa Autocefala locale è definita nello Statuto di ognuna e dalle loro decisioni sinodali. 50 Il Concilio Quinisesto (Quinisextium) o in Trullo, si tenne a Costantinopoli in 692. Le disposizioni approvate da questo concilio sono ritenute, dagli ortodossi, non come un nuovo concilio ecumenico, bensì come un completamento delle decisioni dei Concili Ecumenici di Costantinopoli del 553e del 680-681. I. COMAN Sacramento del matrimonio nella prospettiva ortodossa 13 Gli impedimenti assoluti per la Chiesa Ortodossa – che “condanna categoricamente la bigamia” – sono: le quarte nozze, le nozze non sciolte in maniera irrevocabile oppure annullate oppure un terzo matrimonio precedente. Inoltre conformemente all’acribia, in base ai canoni Canone 16 del 4 Concilio Ecumenico e del 44 del Quinisesto il matrimonio non può essere officiato in caso di tonsura monacale precedente. Lo stato del sacerdozio non rappresenta un impedimento in sé, ma conformemente alla tradizione canonica il matrimonio non può essere officiato dopo l’ordinazione. I “matrimoni misti” tra ortodossi e non-ortodossi sono vietati secondo l’acribia (akribeia) canonica in riferimento al Canone 72 del sinodo Quinisesto; l’applicazione del principio di oikonomia ecclesiale per gli impedimenti al matrimonio devono essere regolamentate dalle decisioni di ogni Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Autocefala secondo i principi dei santi canoni nello spirito del discernimento pastorale al servizio della salvezza dell’uomo. “Il matrimonio tra ortodossi e non-cristiani è assolutamente vietato”. L’applicazione della tradizione ecclesiale deve tenere conto anche delle prescrizioni della legislazione civile senza però sorpassare i limiti della oikonomia ecclesiale. 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