12-­‐03-­‐2013 Lezione 2 Il buono, il bru0o, e il ca4vo “C’è una classe di oggetti che ha la proprietà di indurre in chi li osserva, o si intrattiene con essi, uno stato psicologico particolare, fatto di attrazione, ammirazione, piacere, emozione, curiosità, interesse, meraviglia ... Sono oggetti artificiali costruiti per gli scopi più diversi, che vengono chiamati opere d’arte.” (Massironi 2000, p. 11) 1 12-­‐03-­‐2013 Estetica Termine con cui, a partire dal 1700, si indica la disciplina filosofica che si occupa del bello e dell’arte. Il termine deriva dal greco aistêtikòs = sensibile, capace di sentire, dal tema aisthànomai = percepisco attraverso i sensi, e aisthêsis = sensazione, sentimento. Il termine “estetica” fu introdotto da Alexander Gottlieb Baumgarten: teoria della conoscenza sensibile, la quale si occupa sia della mera conoscenza sensibile (che deriva dalla percezione) che della “teoria del bello”. Immanuel Kant - Critica del giudizio (1790): estetico = il giudizio di bello e di sublime nella natura e nell’arte. Il “bello” Da aggettivo a sostantivo Un bel gelato Un buon gelato Un bel dipinto Un buon dipinto 2 12-­‐03-­‐2013 Gli aggettivi “bello” e “buono” indicano entrambe esperienze positive, legate a sensazioni piacevoli. “Un bel gelato” e “Un bel dipinto” stanno sullo stesso piano? “Un buon gelato” e “Un buon dipinto”? Un cattivo dipinto - Un brutto dipinto Un brutto gelato - Un gelato cattivo 3 12-­‐03-­‐2013 Due opere conservate al MOBA (Museum of Bad Art: h0p://www.museumoJadart.org) Bello-Brutto Buono-cattivo Qualità estetiche che si possono raccogliere mediante i sensi della vista e dell’udito. Qualità morali co-determinate dall’individuo e dalla società. Qualità edonistiche che si possono percepire tramite tutti i sensi. Symposium, 500-480 a.C. Fra Filippo Lippi, Madonna con bambino e due angeli (1465, Firenze, Galleria degli Uffizi) 4 12-­‐03-­‐2013 Definire il bello Esercizio n. 3 (Scadenza 19/03/13 – vale 1): Definite il bello secondo voi, portando almeno un esempio di “bello assoluto”. Il “brutto” Psychrolutes marcidus QuinOn Massys, La bru'a Duchessa (1525-­‐30, London, NaOonal Gallery) 5 12-­‐03-­‐2013 Donatello, Maria Maddalena (1457, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo) 6 12-­‐03-­‐2013 Matthias Grünewald, La crocifissione – Pala d’Altare di Isenheim (1515, Colmar, Musée d'Unterlinden) Francisco de Goya y Lucientes, Due donne che mangiano (1821-23, Madrid, Museo del Prado). Hieronymus Bosch, Il giudizio finale (particolare, 1504-08, Vienna, Akademie der bildenden Künste). 7 12-­‐03-­‐2013 Pablo Picasso, Guernica (1937, Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia) George Grosz, I pilastri della società, (1926, Berlino, Nationalgalerie) Lucien Freud, Painter working. Reflection, (1993, Berlino, Nationalgalerie) Claude Monet, Impression, soleil levant (1872, Parigi, Musée Marmottan Monet) 8 12-­‐03-­‐2013 Adriano Banchieri (1623), Barca di Venetia per Padova: Mercante Bresciano et Hebrei Igor Stravinskij, Le Sacre du printemps (1913): Le Sacrifice Bela Bartók: Music For Strings, Percussion & Celesta, SZ 106 (1937): utilizzo della successione di Fibonacci: 1:2:3:5:8:5:3:2:1 Arnold Schoenberg, Concerto per piano, op. 42 (1942): dodecafonia, ovvero dodici tonalità seriali. Thelonius Monk (1956), Brilliant corners Frank Zappa (1969), Little Umbrellas Bruno Maderna (1971), Dialodia Luciano Berio (1976-77): Mirad mi casa muerta (su testo di Pablo Neruda) Miles Davis (1983): Robot 415 Vinko Globokar (1986): Réalités/Aungenbliche John Zorn (1990): Batman The Fugees (1994): Recharge Björk (1995): Army of me David Sylvian (2003): How little we need to be happy Trisha Brown: Solos (1976); Watermotor (1978) 9 12-­‐03-­‐2013 Pina Bausch: Walzer (1982). Il “cattivo” A che cosa serve l’arte? Che cosa vuole comunicare un arOsta? Il “senso del bello” è ogge4vo o sogge4vo? Sono tu0e domande a cui cerca di rispondere la NEUROESTETICA. … e l’arOsta è un neuroscienziato La vista è quindi il primo strumento che abbiamo per comprendere il mondo. E l’arOsta (il pi0ore, lo scultore) non fa che darle una mano. Il pi0ore francese MaOsse, descrivendo i propri obie4vi, diceva: “Al di so'o di quella successione di istan6 che cos6tuisce l’esistenza superficiale delle cose e degli esseri, e che di con6nuo li modifica e li trasforma, si può cercare un cara'ere più vero ed essenziale per dare un’interpretazione più duratura della realtà”. Quello che fa abitualmente il cervello umano non è molto diverso: elabora informazioni in conOnuo cambiamento allo scopo di estrarne il nucleo fondamentale, di afferrare l’eterno in ciò che è fugace. Mentre perviene alla conoscenza del mondo, infa4, il nostro cervello è conOnuamente ostacolato da de0agli irrilevanO e distraenO: deve quindi estrarre le informazioni essenziali e costanO a parOre da una massa di daO in conOnuo cambiamento. “L’ar6sta, senza esserne consapevole, fa la stessa cosa, ma in modo molto più potente” spiega Zeki. “ Cerca di iden6ficare, tra i mille s6moli cangian6 che pervengono al suo sistema visivo, solo quelli che hanno importanza per definire le cara'eris6che costan6 e permanen6 degli oggeG. Di dipingere cioè la perfezione in un mondo in con6nuo mutamento”. 10 12-­‐03-­‐2013 Una delle quesOoni più diba0ute, e che ancora non ha avuto una risposta, è se il senso della bellezza è qualcosa di innato o se è soltanto il risultato di ciò che per educazione e per esperienza abbiamo “imparato” essere bello. Esiste insomma la bellezza ogge4va, fuori dallo spazio e dal tempo? Un tentaOvo di risposta lo dà sempre il gruppo di Parma (Rizzola4-­‐Gallese) (...) . I ricercatori hanno esaminato con la risonanza magne6ca funzionale l’aGvità cerebrale di un gruppo di volontari senza nozioni specifiche di storia dell’arte mentre osservavano alcune immagini di sculture classiche di epoca rinascimentale. Le sculture scelte obbedivano ai cosiddeG canoni della bellezza classica (in par6colare la “regola aurea”) ed erano affiancate a immagini della stessa scultura o'enute però modificando le proporzioni. (...). I ricercatori hanno visto che la visione delle sculture originali aGva l’insula destra (una regione cerebrale che reagisce agli s6moli emo6vi) e alcune altre aree della corteccia, cosa che non si verifica nella visione delle sculture modificate. Il senso della bellezza, hanno dedo'o i ricercatori, deriva quindi dall’aGvazione congiunta di cellule che rispondono ad elemen6 specifici delle opere d’arte (come la forma e le proporzioni) e neuroni situa6 nei centri del controllo delle emozioni. Le immagini giudicate “belle” dagli osservatori aGvavano inoltre l’amigdala destra, una stru'ura legata all’emo6vità e alla memoria, come se lo s6molo fosse rapportato ad altri s6moli di bellezza ricevu6 nel passato. In conclusione, secondo i ricercatori il senso della bellezza è il risultato di una mediazione tra due processi: uno basato sull’aGvazione congiunta di par6colari neuroni della corteccia e dell’insula (bellezza oggeGva) e l’altro basato sull’aGvazione dell’amigdala (bellezza soggeGva). Il senso del bello è cioè il risultato di fa'ori neurologici e culturali. 11