I restauri a cura della banca locale

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Agosto 2007
Le Arti
I restauri a cura della banca locale
Continuano gli interventi a favore dell’arte piacentina
N
on siamo soliti
incensare nessuno.
Pur tuttavia, quando
il merito c’è, sembra giusto
riconoscerlo. Desidero quindi
in quest’occasione porre
l’attenzione su una serie di
interventi che, grazie all’aiuto
della Banca di Piacenza,
contribuiscono al recupero
di una considerevole fetta
dell’arte piacentina e, con
essa, della nostra storia e
della nostra cultura. Non è
possibile qui ricordare tutti
gli interventi di recupero
eseguiti col sostegno
dell’Istituto, neppure solo i
più recenti: si rischierebbe
un noioso elenco. Quindi,
nel rimandare – per il
passato – a quanto già
rilevato nel numero uscito
in occasione del decennale
della nostra Associazione,
mi piace qui soffermarmi su
alcune iniziative dell’ultimo
periodo. Tre statue del XIX
secolo in cartapesta, della
basilica di San Savino a
Piacenza, rappresentanti
l’Addolorata, il Sacro Cuore
e Cristo morto. Col mutare
del gusto corrente, furono
relegate in ambienti umidi
e accatastate in modo
modesto, come modesta era
considerata la materia con
cui erano state modellate.
Impastando acqua, colla di
pesce o di farina, gesso e
carta, gli scultori riuscivano
a manipolare un materiale
pressato e docile, seguendo
per le statue a tuttotondo
un complesso processo di
lavorazione a più fasi. “Si
tratta di opere decorative e
devozionali, ma certamente
non prive di un certo valore
artistico”, come rileva la
restauratrice Lucia Bravi.
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“L’arte della cartapesta
è servita in passato a
realizzare opere uniche,
molte delle quali giunte
fino a noi in ottimo stato di
conservazione.” In questo
caso invece risultavano
attaccate da microrganismi,
oltre a presentare ridipinture
e sovrapposizioni di
materia, sollevamenti dello
stucco e del colore, oltre
a bruciature di candela.
Sempre a Piacenza, nella
chiesa di Sant’Eustachio,
sono recuperate – ad
opera di Daniela Giusti e
Alessandra Piccolo, di “A.R.
Restauro snc” – due tele
settecentesche di grandi
dimensioni raffiguranti la
Crocifissione e l’Ascensione
di Cristo. Il loro degrado era
decisamente vistoso, le figure
rappresentate si presentavano
ormai come evanescenti
fantasmi, per non parlare del
distacco e delle cadute di
colore di vaste proporzioni
uniti alla polvere e allo
sporco, mentre il cedimento
delle tele lasciava trasparire
la forma dei telai sottostanti.
A tutto ciò si aggiungeva la
dannosa presenza di strati di
sostanze stese in passato nel
corso di precedenti interventi
conservativi eseguiti con
tecniche ormai superate.
Una curiosità esemplare:
durante le operazioni di
pulitura è stato rinvenuto tra
le crepe del colore anche
un pipistrello mummificato
avvolto da ragnatele. Ma
l’opera di recupero della
banca locale non si ferma
in città. A Gazzola è stata
restaurata La Vergine Assunta,
grande dipinto (misura circa
tre metri per due) di Robert
De Longe, detto il fiammingo
Transito di San Giuseppe (XVII secolo) - Montalbo di
Ziano, Chiesa di San Cristoforo
(Bruxelles 1646 – Piacenza
1709). Originariamente
era destinato ad un altare
della chiesa delle monache
di Santa Maria della
Pace in Piacenza ma, in
seguito alla soppressione
napoleonica del monastero,
fu dato in deposito alla
chiesa di Lisignano. Alla
chiusura di quest’ultima,
il dipinto passò alla chiesa
parrocchiale di Gazzola,
edificata tra il 1914 e il 1916
in uno stile architettonico
che, conforme al gusto
dell’epoca, si richiama a
romanico e gotico. Qui,
prima del restauro eseguito
da Arianna Rastelli, versava
in condizioni di incuria e di
anonimato. In questo caso
il problema principale era
dato dall’ossidazione delle
vernici e da un intervento
di restauro effettuato, con
metodi piuttosto aggressivi
– come allora d’uso –
nell’ottocento. La Vergine,
che occupa gran parte
della tela, è rappresentata
in abito rosso e mantello
blu, in atteggiamento orante
mentre un gruppo di putti
alati la trasporta in cielo su
una nuvola. A Montalbo
di Ziano, il Transito di san
Giuseppe è recentemente
tornato nella chiesa di San
Cristoforo, restaurato ad
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Agosto 2007
Madonna addolorata, cartapesta (XIX secolo)
Piacenza, Basilica di San Savino
opera di Alessandra Repetti.
Pare caduta l’originaria
attribuzione al Morazzone,
autore di diversi affreschi
del Duomo di Piacenza. Pur
essendo quindi la paternità
dell’opera ora tutta da
studiare, ma riferibile ad un
artista secentesco di scuola
lombarda non estraneo ad
influssi emiliani, non si
riduce l’importanza storica
e artistica del dipinto.
Nonostante il quadro fosse
già stato sottoposto ad un
intervento di restauro qualche
decennio fa, un nuovo
intervento si era manifestato
urgente per i segni di
degrado mostrati dalla tela.
Mancavano i fondi per il suo
recupero, e l’appello lanciato
dal parroco è stato raccolto
dalla Banca. A questo
punto mi pare doveroso un
ricordo, avendo accennato
agli affreschi del Duomo,
di un grande artista italiano
recentemente scomparso: lo
stilista Gianfranco Ferré, al
cui mecenatismo si deve il
recupero degli affreschi del
Duomo dipinti dal Guercino.
Naturalmente tutti questi
recuperi sono facilitati
anche da una legge fiscale
illuminata (ogni tanto ce n’è
una anche in Italia!), ma ciò
non ne inficia né il merito
né tantomeno il risultato.
Un’ultima constatazione:
anche da questi episodi si
possono valutare i benefici
effetti di ricaduta sul territorio
dati dalla permanenza di
imprenditoria locale, in un
periodo di costituzione di
colossi economici il più delle
volte slegati e lontani dal
contesto in cui operano.
Federico Serena
Mostre
Sedi estive per la Galleria Ricci Oddi
Le opere in mostra a Rivergaro e Castell’Arquato
Invito alle Mostre in provincia
S
ta ormai diventando
una tradizione la
collaborazione estiva
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della Galleria d’arte moderna
Ricci-Oddi di Piacenza con
due comuni della provincia,
ad antica vocazione
turistica. Per il quarto anno
consecutivo a Rivergaro, per
il terzo a Castell’Arquato.
Quest’anno le due rassegne
estive della Ricci-Oddi
saranno imperniate sulla
pittura. A Rivergaro con la
mostra La terra, l’ombra, i
riflessi (fino al 26 agosto,
dal giovedì al sabato dalle
21 alle 23, la domenica e
i festivi dalle 17,30 alle 19
e dalle 21 alle 23 presso
l’auditorium Casa del
Popolo) e a Castell’Arquato
con la mostra Il segno
espressionista, omaggio a
Cesco Dessanti (fino al 26
agosto con apertura sabato,
domenica e festivi dalle 10
alle 13 e dalle 15 alle 19)
saranno l’occasione per poter
ammirare opere solitamente
non esposte al pubblico.
Federico Serena
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