Commissione Famiglia - Ordine Avvocati di Bari. Convegno del 27 novembre 2014: “Il ruolo dell’avvocato nelle cause di famiglia: profili sociologici e deontologici”. Il 27 novembre scorso, presso la Sala Consiliare del Palazzo di Giustizia di Bari, si è svolto il convegno organizzato dalla Commissione Famiglia presso l’Ordine degli Avvocati di Bari dal titolo "Il ruolo dell'avvocato nelle cause di famiglia: profili sociologici e deontologici", con l’avv. Roberta Valente ( Coordinatrice della Commissione Famiglia e Consigliera dell'Ordine degli Avvocati di Bari), il dott. Antonio Marziale ( Sociologo e Presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori) e l'avv. Lucia Legati ( membro della commissione famiglia e mediatrice familiare). Gli interventi sono stati moderati dall’avv. Francesco Indelli ( membro della commissione famiglia) e introdotti dall’avv. Giovanni Stefanì (Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari e Responsabile della Formazione permanente) che ha consegnato alla platea importanti riflessioni sul ruolo sociale dell’avvocato oggi fortemente messo in discussione da provvedimenti riguardanti sia la giustizia, sia la categoria professionale che opera una funzione di mediazione tra le istanze dei cittadini e la giustizia. L’avv. Stefanì ha sottolineato il dato di fatto di uno Stato che declina ai suoi compiti fondamentali, uno Stato che declina alla funzione sanitaria, dell’istruzione, della ricerca e declina altrettanto fortemente e gravemente alla funzione giurisdizionale attraverso l’istituto della negoziazione assistita, cercando di allontanare il cittadino dal giudice, dalla giurisdizione, dal diritto sacrosanto costituzionalmente previsto di rivolgersi ad un soggetto terzo per il tramite della mediazione, dell’assistenza di un altro soggetto professionalmente competente. Soprattutto nell’ambito del diritto di famiglia - che è un diritto fragile perché coinvolge le relazioni affettive familiari - è necessaria l’opera di avvocati sensibili e capaci di gestire la conflittualità con responsabilità, rispetto della deontologia e dell’etica, ma non si può allontanare il controllo del giudice che svolge una funzione di garanzia. L’avv. Stefanì, ritiene indispensabile e fondamentale la formazione e l’aggiornamento professionale e conclude il proprio intervento assumendo che “Qualunque posizione noi ricopriamo, sia dentro che fuori l’istituzione forense, ciascuno di noi ha il diritto e il dovere, l’obbligo di rispettare l’altro. Facciamoci sempre consapevoli della nostra preparazione professionale e soprattutto della nostra scelta etica e deontologica”. La relazione svolta dall’avv. Roberta Valente ha riguardato la “Deontologia dell’avvocato di famiglia, nuovi doveri alla luce della recente riforma”, un intervento tecnico che ha condotto analiticamente le riflessioni sulle regole deontologiche dell’avvocato di famiglia contemplate nel nuovo codice deontologico entrato in vigore il 15 dicembre 2014 e la cui caratteristica è che per ogni norma c’è la sanzione tipica prevista in caso di violazione. Specificatamente l’avv. Valente si è soffermata nella analisi dell’art. 56 sull’ascolto del minore che è una vera e propria new del codice deontologico, perché nel vecchio non esisteva, ma che, sulla scorta di situazioni processuali sottoposte al vaglio del CNF, si è ritenuto stigmatizzare in una norma deontologica con relativa sanzione ad hoc. L’avv. Valente si è anche soffermata sulla circostanza purtroppo attuale che il giudice non procede quasi mai all’ascolto del minore – previsto come obbligatorio dalla legge e dalla normativa internazionale – adducendo generalmente una motivazione di manifesta superfluità o di pregiudizio del minore. Inoltre, il Tribunale di Bari è dotato di una stanza adibita all’ascolto che viene poco utilizzata, è adatta per l'ascolto di bambini molto piccoli e, secondo quanto riferito dai cancellieri, non ci sono i tecnici per far funzionare gli strumenti ivi collocati. L’avv. Valente ha precisato che nella Commissione Famiglia da anni si insiste sulla necessità della nomina di un esperto che affianchi il Giudice nell’ascolto del minore, perché gli avvocati e i magistrati non sono esperti nella materia e il minore va fortemente tutelato e garantito. L’avv. Valente è poi passata all’analisi dell’art. 18 che riguarda l’obbligo dell’avvocato di assicurare l’anonimato dei minori nei rapporti con gli organi di informazione, un obbligo che c’è già grazie al codice della privacy , ma che oggi diventa, se violato, illecito deontologico. Particolare attenzione è stata rivolta all’analisi dell’art. 68 che riguarda il divieto di assunzione di incarichi contro una parte già assistita, nota dolente su cui si è anche espresso il CNF in recenti sentenze, secondo cui sussiste illecito deontologico anche quando l’avvocato ha svolto attività di difesa e non necessariamente di assistenza in giudizio, configurandosi l’illecito deontologico anche quando un avvocato, in seguito alla dismissione del mandato, assuma un mandato professionale contro il proprio precedente cliente o, avendo congiuntamente assistito i coniugi in controversie familiari, assuma successivamente il mandato per la rappresentanza di uno di essi contro l’altro ANCHE QUANDO L'ATTIVITA' DI DIFESA, e non necessariamente di assistenza in giudizio, SI SIA LIMITATA AD UNA ATTIVITA' DIRETTA A CREARE L'INCONTRO DELLE VOLONTA' ANCHE SOLO SU UN UNICO PUNTO DEGLI ACCORDI DI SEPARAZIONE E DIVORZIO. Dopo aver parlato delle norme del codice deontologico l’avv. Valente si è soffermata anche sulle regole deontologiche inserite nella legge di conversione 162/2014 del famoso decreto legge 132 sulla negoziazione assistita, ed in particolare sul dovere deontologico degli avvocati di informare il cliente all’atto del conferimento dell’incarico, della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita; sull’obbligo agli avvocati e delle parti di comportarsi con lealtà e di tenere riservate le informazioni ricevute, nonchè sul dovere di informativa all’Ordine della copia della convenzione di negoziazione assistita. Un importante rilievo è stato posto dall’avv. Valente al tenore della sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 2011, secondo cui costituisce illecito disciplinare per l’avvocato consigliare il proprio cliente di disfarsi dell’immobile della casa coniugale vanificando il diritto dei minori ad abitare la stessa. In conclusione l’avv. Valente ha consegnato una significativa citazione dell’avv. Remo Danovi, secondo cui: “Se la legge non è sufficiente per giudicare un comportamento ci dovrebbe pensare l’etica intesa come diritto degli altri, lealtà, correttezza, rispetto dei principi, dei valori, dei meriti”. - La relazione svolta dall’avv. Lucia Legati ha riguardato l’ “Etica della responsabilità professionale dell’avvocato di famiglia”, sottolineando che l’attività professionale dell’avvocato e soprattutto quello dell’avvocato di famiglia assolve un ruolo particolarmente delicato sotto il profilo emotivo e professionale. In un settore sensibile come quello del diritto di famiglia e delle persone, i doveri cui attenersi, assumono un significato più incisivo. Proprio in tale ambito è fondamentale il richiamo ai principi di responsabilità etica e sociale nella piena coscienza e consapevolezza delle ricadute e delle conseguenze che il contenzioso nel diritto di famiglia ha sui legami familiari e parentali, sulle relazioni affettive e sul benessere fisico e psicologico dei minori coinvolti nei procedimenti. In questa ottica, si è ritenuto che l’avvocato impegnato in una causa di diritto di famiglia deve assumere un paradigma professionale interattivo anziché quello tradizionalmente contrappositivo. Il ruolo dell’avvocato è quella di dare voce alla domanda di giustizia dei propri assistiti ma fa parte intrinsecamente dello stesso ruolo dell’avvocato di famiglia quello di aiutare la parte ad essere prima di tutto consapevole di quali, tra gli obiettivi da raggiungere, siano “giusti” ossia realizzabili nell’ambito del quadro giuridico-normativo. Dunque, all’interrogativo se è corretto seguire e assecondare il proprio assistito in ogni sua incontenibile richiesta di tutela e di difesa oppure, assolvendo una funzione costituzionale il compito dell’avvocato è anche di contenimento delle sue istanze, l’avv. Legati ritiene che compete all’avvocato il compito di governance o di contenimento, evitando la strumentalizzazione dei minori spesso usati come arma contundente o terreno di scontro sia perché è antigiuridico ma soprattutto perché si tratta di una strategia giudiziaria autolesionistica, contrario all’interesse dell’assistito. Ne deriva che, considerando prioritaria la tutela dei minori come “clausola generale” dell’ordinamento, alimentare o non contenere il proprio assistito in quei comportamenti contrari a quella clausola generale non è conforme al mandato da avvocato; e ciò indipendentemente dal piano etico, ma proprio perché connesso con il mandato costituzionale della professione forense. L’avv. Legati sottolinea che accogliere la competenza di altri professionisti come i mediatori familiari ( professionisti esperti nella riattivazione della comunicazione interrotta dal conflitto tra le parti ) con cui integrare il proprio ruolo e il proprio operato nella risoluzione del caso, significa riconoscere ed essere consapevoli dei propri limiti e delle proprie competenze e questo approccio è una attestazione di umiltà che è valore intrinseco dell’etica!.La rilevanza deontologica della funzione sociale dell’avvocato è un aspetto chiaramente stigmatizzato anche dal CNF che in una sentenza del 2013 ha sottolineato come la violazione delle regole deontologiche- ispirate anche al principio di affidamento dei terzi nel mandato affidato all’avvocato - reca disdoro alla dignità della intera classe forense. La necessità di individuare principi di ordine etico e comportamentale adeguati e dell’agire professionale si sono ulteriormente intensificati a seguito del decreto legge 132/2014 e successiva legge di conversione che ha introdotto ulteriori doveri deontologici per l’avvocato, oltre al dovere di informare le parti di poter coltivare un percorso di mediazione familiare. L’avv. Legati ha concluso con una significativa affermazione di Francesco Galgano e Stevens “ l’avvocato è – o dovrebbe essere – colui che consiglia e difende il cliente solo e quando è indipendente da qualsiasi interesse o influenze diversi o esterni, dà la sua opera con dedizione e soltanto se ha il tempo e la competenza necessaria, non suggerisce furberie, ma il rispetto delle leggi, è dolorosamente inflessibile con chi – anche collega – devia, è prima e soprattutto leale e onesto. In ciò risiede il carisma e quindi l’autorevolezza di un professionista consapevole del suo ruolo: cioè non solo e non tanto nel suo talento, nella sua preparazione, nella sua superiore capacità di associazione di idee, ma nell’onestà delle sue proposizioni e del suo comportamento”. - La relazione svolta dal dott. Antonio Marziale ha riguardato la “La percezione sociale del diritto di famiglia e dell’avvocato di famiglia”, un lavoro di studio in una focus group realizzata attraverso un confronto con alcuni colleghi dell’Università Milano Bicocca e che ha consentito di ottenere risultati concreti su come l’opinione pubblica percepisce la figura dell’avvocato di famiglia e del diritto di famiglia. Secondo il dott. Marziale le nuove leggi sulla degiurisdizionalizzazione del diritto di famiglia sono pericolose, egli assume che in una società dove non c’è la terzietà del magistrato, dove non c’è la difesa della persona è in gioco la democrazia. La analisi svolta per studiare il fenomeno oggetto della relazione muove i passi dalla “sociologia del diritto”che esiste nella misura in cui, nella divisione tra la procedura dei sociologi ( a cui serve la descrizione dei fatti, quid factis) e la procedura dei giuristi ( a cui tocca soffermarsi sul quid iuris), vien fiori una osservazione della giustizia in senso lato. Il dott. Marziale afferma che non esiste una percezione/osservazione della giustizia del diritto di famiglia, una letteratura scientifica ad hoc; nei tratti empirici verrebbe fuori una osservazione della giustizia in senso lato e questo forse ci consente di partire dall’alto per scendere nello specifico, una sorta di ricerca induttiva. E la percezione che si ha sulla giustizia è solo ed esclusivamente politica! L’esplosione mediatica della magistratura, da tangentopoli in poi ha determinato una visione della giustizia molto egoistica e molto personalizzata, molto politicizzata. Secondo il dott. Marziale tutte le istituzioni, anche quella della magistratura deve assumersi le grosse responsabilità da cui è attinta, spingendosi molto sul piano della comunicazione! La magistratura, rispetto alla comunicazione ha perso i freni inibitori, ha oltrepassato gli argini al punto che il Consiglio d’Europa, nella definizione dei punti fondamentali sulla giustizia e qualità, indica gli aspetti di comunicazione pubblica. E’ forte convinzione del dott. Marziale che l’esposizione mediatica della magistratura leda indubbiamente e profondamente al senso di imparzialità sacro e inviolabile affinché i cittadini siano sereni nell’accostarsi alla giustizia, nelle sue molteplici funzioni; inoltre, rispetto all’idea nella percezione collettiva di una magistratura serena e imparziale e non colorata politicamente – perché questo purtroppo è l’impressione che dà – i cittadini probabilmente saprebbero anche perdere con più dignità. Spostando l’attenzione sulla categoria degli avvocati il dott. Marziale ritiene ci sia una vera e propria trasformazione della categoria in mercato allo stato puto. Anche questa categoria si è esposta mediaticamente oltre i possibili argini, ledendo anche i doveri deontologici professionali e rispetto ai quali l’Ordine avrebbe dovuto comminare la sanzione della radiazione dall’albo, ma non lo ha fatto. Secondo il pensiero di Marziale, bisogna fare un percorso di ricostruzione o di costruzione etica perché non ci sono oggi le fondamenta. Spesso sono proprio gli avvocati a suggerire strategie difensive che ledono la lealtà e l’onestà processuale e strumentalizzano i minori, attraverso denunce false di abusi che quando vengono scoperte hanno già distrutto le persone, le famiglie, gli affetti. La volontà del legislatore di consentire all’Ufficiale di Stato Civile la gestione di questioni di grande importanza come la famiglia toglie onore e decoro alla professione dell’avvocato. E, secondo il pensiero del dott. Marziale, gli avvocati sono importanti per la società, una società di avvocati senza magistrati non è una società democratica, una società dove non esiste un rapporto di equilibrio e di forza tra magistratura e avvocatura, non è più democrazia! All’avvocato viene richiesta una preparazione altamente qualificata, tanto più al giorno d’oggi caratterizzato dalla globalizzazione che sprona all’alta qualificazione per essere capaci d’immettersi sul mercato delle professioni. Il dott. Marziale non sottovaluta le sinergie che si possono creare tra le multi-specialità, come la mediazione familiare, a patto che ognuno operi nel proprio ambito rispettando la propria dignità, il proprio ruolo. In America funziona, perché dai risultati empirici che arrivano dall’America non c’è guerriglia tra avvocati e mediatori perché hanno saputo trovare un equilibrio nell’esercizio delle loro funzioni. La perplessità del dott. Marziale sta nel fatto che la riforma sulla giustizia ha previsto che l’avvocato debba informare l’assistito sulla possibilità di ricorrere alla mediazione familiare ma in Italia non esiste una legge che regolamenti questo istituto.. Il dott. Marziale si è poi soffermato sulla importanza che hanno i social network e i blog che consentono ai cittadini la ricerca dell’avvocato a cui rivolgersi. Con alcuni colleghi dell’Università Bicocca il dott. Marziale ha selezionato sul territorio nazionale dei blog su Facebook di alcuni avvocati e dalla cui osservazione è emerso che sempre meno persone si rivolgono ad avvocati che vanno in televisione, perché hanno capito che probabilmente danno più valore alla loro immagine e tendono a “smenare”, e vanno alla ricerca sul territorio di quello che era il ricercarsi “vecchio stampo” . L’immagine più accolta è quella che dà garanzia, certezza e coerenza. Anche l’uso di un lessico appropriato è fondamentale:il termine “cliente” fa sentire l’interlocutore una mela marcia, il termine “assistito” dà alla persona un senso di protezione che lo avvolge. L’analisi svolta dal dott. Marziale a proposito dell’avvocato di famiglia fa emergere che non esiste un prototipo di studio ad hoc, perché tutto viene amalgamato all’interno della voce “avvocato”, ma – ha insistito il sociologo – è necessario che l’avvocato di famiglia, in particolare, debba sentire su di sé il famoso livello di responsabilità sociale, perché la famiglia è la prima cellula della società ed è la più importante nonostante i cambiamenti. Secondo il dott. Marziale, se non si cura debitamente questo importante fondamento, si rischia che crolli miseramente tutto ed aggiunge affermando che se uno sforzo della categoria degli avvocati deve compiersi, la categoria più prossima, ossia dei magistrati, deve in qualche modo collaborare. Il dott. Marziale conclude con una riflessione: “da uno sguardo attento e privo di pregiudizi emerge la grande importanza della famiglia nella società tutta. Anzi: un’analisi seria che ci faccia capire che la famiglia è la questione principale da cui dipende la stabilità sociale; una questione che va affrontata con urgenza perché ricostruire un tessuto sociale e culturale compromesso è un compito che richiede decenni. Senza questa consapevolezza diventerà tragicamente attuale l’ammonimento di Charles Pèguy: “L’umanità è un bambino che corre cantando verso il precipizio”. La famiglia esercita numerose funzioni di utilità sociale. Proprio queste funzioni la rendono meritevole delle particolari tutele che l’ordinamento giuridico le accorda”. Conclusivamente, il tema convegnistico sul ruolo dell’avvocato nelle cause di famiglia, nella duplice declinazione deontologica e sociologica, ha consentito di affrontare con riflessione critica le prospettive per il futuro dell’avvocatura in una società in costante cambiamento, in particolare per quella specializzata nel diritto della famiglia, minorile e delle persone. Ha permesso inoltre di prendere atto della percezione sociale dell’avvocato di famiglia come garante della tutela della “famiglia” intesa come cellula germinativa della società, così consegnandoci il prezioso messaggio sulla necessità che l’avvocato di famiglia coltivi costantemente la propria professione con responsabilità consapevole, sia in termini di deontologia, sia di etica professionale. ABSTRACT a cura dell'avv. Lucia Legati.