APPLICAZIONE DELLA P.N.L. ALLA DIDATTICA DELL’ITALIANO UNITA’ DI APPRENDIMENTO “ UNA DISPUTA ALLA CORTE DI FEDERICO II SUL TEMA DELL’AMORE” PRESENTAZIONE: Sollecitata dallo stesso Imperatore, alla corte di Federico II nella prima metà del Duecento, si accende una disputa sulla definizione dell’amore. Intervengono tre dei più autorevoli componenti della Magna Curia: Iacopo Mostacci, Pier della Vigna e Iacopo da Lentini, che si contendono il titolo di “miglior poeta dell’amore” e saranno giudicati dalle dame di corte. MATERIALE A DISPOSIZIONE: • • • • Appunti sulla scuola siciliana Tre sonetti sull’amore dei tre poeti Schede per l’analisi dei testi Questionari per la verifica SVILUPPO DELL’UNITA’ DI APPRENDIMENTO: 1a FASE: • • PREPARAZIONE DELLA DISPUTA Illustrazione dell’unità e consegna del materiale Assegnazione dei ruoli: (inserire immagini di ciascun protagonista – il re ed i tre poeti - con relativo interprete, del gruppo femminile della classe – le dame di corte – e la parte rimanente del gruppo maschile – i cavalieri di corte) • • Individuazione dei gruppi di lavoro (4 gruppi omogenei in ciascuno dei quali è presente uno dei quattro protagonisti) Attività di gruppo: Reperimento di notizie sui personaggi principali tramite gli I-Pad e/o smartphone o utilizzando l’aula multimediale, elaborazione di relazioni su di essi, studio dei sonetti 2a FASE: • • SIMULAZIONE DELLA DISPUTA Il Re si presenta ed annuncia la gara, specificandone lo scopo e le regole I tre poeti, a turno, si presentano (con accenni alla propria biografia ed alla propria produzione letteraria), declamano il proprio sonetto e ribadiscono la propria concezione dell’amore. (ciascuno sfodera tutte le proprie armi per ammaliare le dame che devono giudicarli e convincerle della propria superiorità rispetto agli altri contendenti – applicazione della P.N.L.-) Inserire i tre sonetti e le relative parafrasi (Pare che per Iacopo Mostacci amore e piacere siano la stessa cosa e il poeta non riconosce all’amore nessuna altra qualità o potere. Pier della Vigna definisce l’amore come puro sentimento, non è una cosa fisica o materiale, ma si sente nel cuore ancora più forte di qualcosa che materialmente si può vedere. Iacopo da Lentini definisce l’amore come la fusione tra piacere e sentimento e inserisce un ulteriore elemento caratterizzante della scuola siciliana: la concretezza dell’oggetto di cui ci si innamora) • Si procede alla votazione e si proclama il vincitore della disputa 3a FASE: • • APPROFONDIMENTO E VERIFICA Analisi dei testi dei sonetti (compilazione delle schede) Elaborazione del questionario sulla scuola siciliana, Federico II ed i tre poeti 4a FASE: ELEMENTO CREATIVO Circle – time in cui, sulla base di esperienze personali condivise, viene elaborata una definizione dell’amore com’è inteso oggi. JACOPO MOSTACCI Sollicitando un poco meo savire e cum lui vogliendo delettare, un dubio che me misi ad avire a vui lo mando per determinare. Onn’omo dize ch’Amor ha podire e gli corazi distrenge ad amare; ma eo no lo voglio consentire, però ch’Amore no passe, né pare. Ben trova l’om una amorositate, la quale par che nassa da plazire, e zò vol dire om che sia Amore; eo no li sazzo altra qualitate; ma zó che è da vui voglio odire, però ve ne fazzo sentenzatore. Sollecitando un poco il mio sapere e volendomi divertire ho avuto un dubbio e lo rimando a voi per risolverlo. Ogni uomo considera che l’amore ha il potere di costringere ad amare anche i più coraggiosi (i più restii), ma io non sono d’accordo (non voglio consentire), perché l’amore non minare che sia così. L’uomo trova un solo amore che pare quello che nasce dal piacere e questo è l’amore per l’uomo, io non so trovare altre caratteristiche (qualità), ma di ciò voglio sentire (il vostro parere) perciò vi invito a dare un vostro giudizio. Pare che per Jacopo Mostacci amore e piacere siano la stessa cosa e il poeta non riconosce all’amore nessuna altra qualità o potere. Gli risponde Pier della Vigna, uno dei più importanti dignitari dell’imperatore PIER DELLA VIGNA Però ch'amore no si po' vedere e no si tratta corporalemente, manti ne son di sì folle sapere che credono ch'amor sia niente. Ma po' ch'amore si face sentire dentro dal cor signoreggiar la gente, molto maggiore presio de(ve) avere che se 'l vedessen visibilemente. Per la vertute de la calamita como lo ferro at(i)ra no si vede, ma sì lo tira signorevolmente; e questa cosa a credere mi 'nvita ch'amore sia; e dàmi grande fede che tuttor sia creduto fra la gente. Anche se l’amore non si può vedere e non ha un corpo molti credono in maniera folle che l’amore non esiste (sia niente). Ma quando l’amore si fa sentire, spadroneggia nel (dentro il) cuore della gente e ha una maggiore presenza di come lo si potrebbe vedere materialmente (visibilmente). Grazie alla proprietà (virtude) della calamita, il ferro la attira e (come lo fa) non su vede ma lo stesso la attira con forza (signorevolmente). E questa cosa mi invita a credere che questo sia l’amore e tuttora questo è creduto dalla gente. Pier della Vigna definisce l’amore come sentimento, non è una cosa fisica o materiale, ma si sente nel cuore ancora più forte di qualcosa che materialmente si può vedere. Nella disputa interviene Jacopo da Lentini con uno dei sonetti più belli di tutta la scuola siciliana JACOPO DA LENTINI Amor è un(o) desio che ven da core per abondanza di gran piacimento; e li occhi in prima genera(n) l'amore e lo core li dà nutricamento Ben è alcune fiata om amatore senza vedere so 'namoramento, ma quell'amor che stringe con furore de la vista de li occhi ha nas(ci)mento: chè li occhi rappresenta(n) a lo core d'onni cosa che vede bono e rio, com'è formata natural(e)mente; e lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e (li) piace quel desio: e questo amore regna fra la gente L’amore è un desiderio che nasce dal cuore per pienezza di grande piacere, in un primo momento gli occhi generano l’amore (la vista) e poi il cuore lo fa crescere e lo nutre. Può essere anche vero che qualche volta un uomo si può innamorare senza vedere l’oggetto del suo innamoramento, ma quell’amore che stringe con passione nasce dalla vista degli occhi, perché gli occhi presentano al cuore ogni cosa così come è fatta, buona o cattiva, così come è naturalmente formata e il cuore che capisce ciò (l’amore) se lo rappresenta e gli piace questo desiderio, è questo l’amore che regna tra la gente. Questo bellissimo sonetto definisce con chiarezza l’amore come piacere e come sentimento e inserisce un ulteriore elemento caratterizzante della scuola siciliana: la concretezza dell’oggetto di cui ci si innamora. La scuola siciliana recede l’influenza della scuola provenzale, ma anche della cultura araba fortemente presente alla raffinata corte di Federico. La scuola provenzale (trobadorica) definiva l’amore puro solo quando era rivolto ad una dama mai presente, lontana e solo immaginata, mentre l’influenza della cultura araba riportava l’amore nell’ambito di un sentimento concreto che stringe con forza il cuore, ma parte dalla vicinanza dell’oggetto di cui ci si innamora. Questa concezione così concerta ed anche così delicata dell’amore influenzerà lo sviluppo della nostra letteratura e quindi della nostra cultura e del nostro linguaggio. Alla corte di Federico II spesso si aprivano “dispute” poetiche per la raffinatezza dei costumi, per l’elevato grado culturale dei suoi componenti ed anche per alleggerire con un piacevole diversivo (la poesia) il gravoso impegni di affrontare quotidianamente problemi politici e giuridici importanti ed impegnativi (lotte giuridiche con il papato, definizione delle prerogative dell’imperatore, diritti e doveri della nobiltà siciliana, rapporti con l’impero e la nobiltà tedesca, rapporti con i Comuni, rapporti con il mondo arabo, la questione di Gerusalemme, problemi di successione del regno e dell’impero e moltissime altre questioni urgenti ed importanti per il potere imperiale)… ma oggi, dopo otto secoli, quei problemi non ci possono più coinvolgere e noi siamo qui a rileggere e “gustare” quei sonetti dei “poeti” siciliani che (come riconosce anche Dante nel Purgatorio) sono stati di fondamentale importanza per la cultura italiana. Che grande rivincita della “futile” Poesia…! (realizzazione a cura del Prof. Enzo Zanfardino, IIS. G. Siani, Napoli)