fanzine ottobre 2009
e
e
L-EKTRICA
1
ARE WE L-EKTRICA?
Martedì
®
6
Ottobre
thejuanmaclean.com
myspace.com/thejuanmaclean
myspace.com/therealzombiezombie
Ogni Martedì • Every Tuesday • ore 23.00
AKAB Via di Monte Testaccio 69, Roma
Ottobre 2009
l
l
5
5
12
12
19
19
26
26
m
m
6
6
13
13
20
20
27
27
m
m
7
7
14
14
21
21
28
28
L-Ektrica djs: Andrea
g
g
1
1
8
8
15
15
22
22
29
29
v
v
s
s
d
d
2 3
3 4
4
2
9 10
10 11
11
9
16 17
17 18
18
16
23 24
24 25
25
23
30 31
31
30
Live
ESU & fabrice
Visual: Infidel
L-Ektrica Fanzine
Grafica: Lord Z
Interviste: Matteo Quinzi, Nicola Casalino
Progetto: L-Ektrica Family
l-ektrica.com
myspace.com/lektrica
facebook.com/lektrica
ZOMBIE
ZOMBIE
Media Partner
Web Partner
Martedì
13
Ottobre
Daedelus
INterview
di Nicola Casalino
thejuanmaclean.com
myspace.com/thejuanmaclean
www.myspace.com/daedelusdarling
Permetti al pubblico di L-Ektrica di fare la tua conoscenza: in che modo ti piacerebbe essere presentato o descritto?
Credo che “Electro Dandy” potrebbe andar bene, inteso come un “tipo da spiaggia” di Los Angeles che
indossa stravaganti abiti vittoriani…
Siamo rimasti molto colpiti dal tuo originale songwriting e dall’ approccio sperimentale alla composizione, come
nasce il tuo bisogno di scoprire nuove forme di espressione nella musica elettronica?
Come saprai ci sono sempre molti generi e stili diversi, il che è disorientante, penso che sia semplicemente
più facile fare musica che senti dal cuore, preoccupandosi delle etichette solo in un secondo momento.
Devo comunque molto ai singolari dischi che i miei genitori mi hanno lasciato “distruggere” quando
ero un bambino, quei suoni mi hanno fatto scoprire nuovi orizzonti e mi hanno aperto verso le
frontiere più bizzarre dell’elettronica inclusa la Rave e la Musica Concreta.
La tua musica ha attraversato molti cambiamenti e conosciuto diversi sviluppi e influenze nel corso degli
anni (house, drum’n’bass, hip hop, electro tropicalia etc.) possiamo tuttavia rintracciare un “trait d’union” tra
le diverse produzioni?
Non posso dirlo con certezza, spero non sia mio compito saperlo, sono qui solamente per fare musica e
pregare che qualcuno sia interessato ad ascoltarla. I miei album sono tutti fatti per essere ascoltati con
attenzione, molti dettagli potrebbero apparire senza senso al primo o al terzo ascolto. Ma il mio live
show è totalmente differente, molto più “uptempo” e da ballare, cerco di inserire nuovi suoni nei bassi
e nei beats, tirando fuori anche musica del passato che possano essere gli Zu o i Beach Boys. Spero sia
quello che possiamo fare a L-Ektrica.
I tuoi live set hanno la fama di essere molto divertenti ed emozionanti, facendo ampio uso di strumenti
elettronici non convenzionali e lasciando forte spazio all’improvvisazione. Ritieni che altrimenti una
performance dal vivo possa rischiare di essere statica o noiosa?
Cosa c’è di peggio che un musicista che controlla la propria e-mail sul laptop, senza una sola piega
nei suoi vestiti, in attesa di cliccare il mouse per suonare la prossima traccia? Mi piace molto usare il
Monome, un manipolatore musicale open source, composto da una tastiera e da un sequencer. Mi
dà molta libertà e mi permette di suonare dei live imprevedibili…
Live
DAEDELUS
Nelle tue composizioni fai spesso uso di campioni tratti da vecchie canzoni (dall’Hip Hop a vecchie
registrazioni anni ‘30/’40), forse in questo modo intendi conferire alle tue canzoni un carattere maggiormente
emozionale o delle atmosfere senza tempo?
Quello del musicista è uno strano mestiere, ti viene sempre chiesto di fare qualcosa di totalmente
nuovo ma che, in qualche modo, abbia a che fare con qualcosa di vecchio. Questo non ha senso; non
c’è niente di completamente nuovo, tutti dobbiamo qualcosa a coloro che sono venuti prima o devono
ancora venire. Ma hai ragione quando dici che sono interessato a usare suoni che vengono spesso
ignorati nella musica elettronica più convenzionale con i quali voglio creare atmosfere più emotive.
Nella tua carriera puoi vantare molte collaborazioni con diversi musicisti. C’è stato un artista che si è
dimostrato particolarmente significativo e qual è quello con cui vorresti assolutamente lavorare?
Certamente lavorare con Madlid e MF DOOM è stato emozionante, potrei dire lo stesso per
Busdriver, TTC e molti altri…ma il lavoro con mia moglie, Laura Darlington, è stato senza dubbio
il più bello. Qualche volta è stato difficile lavorare con lei, dato che rispetto molto la sua musica e lei
non è sempre in sintonia con il mio approccio sperimentale. Ma è quasi sempre onesta nei suoi giudizi,
perciò i miei esperimenti nella Gabber Dancehall non verranno mai ascoltati.
Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo show qui a Roma? Stai preparando qualcosa di particolare?
L’ultima volta che sono stato a Roma fu per Dissonanze, il set era un famigerato edificio fascista con
migliaia di Italiani che impazzivano per i beats. Credo che ci scateneremo allo stesso modo questa sera e al
posto della famosa architettura possiamo ricreare qualcosa di speciale con l’aria che sposteremo con i bassi!
Partypeople
Loves
L-Ektrica
emilianocataldo.com
holgarules.com
Questa è una selezione di ritratti degli artisti che sono stati ospiti di L-Ektrica durante gli anni. Gli scatti fanno
parte del progetto fotografico Partypeople, realizzato da Emiliano-Stand-Cataldo esclusivamente in pellicola con
la Toy Camera cinese Holga, una macchina fotografica analogica medio-formato interamente realizzata in plastica.
Martedì
20
Ottobre
thejuanmaclean.com myspace.com/thejuanmaclean
myspace.com/thejuanmaclean
thejuanmaclean.com
The Juan Maclean
INterview
di Matteo Quinzi
Sei stato uno dei primi artisti a firmare per la DFA nel lontano 2002. In questi anni sono cambiati e
cresciuti tantissimi aspetti intorno ed all’interno della label. Ci descriveresti l’atmosfera di quei giorni
ed i motivi per i quali sei ancora con loro? L’amicizia con James Murphy è una delle ragioni?
La mia amicizia con James è alla base del rapporto che ho con la DFA. Ci conosciamo dal 1990.
Per molti anni è stato l’ingegnere del suono per i live della mia band precedente, i Six Finger
Satellite. In quel periodo abbiamo passato un sacco di tempo insieme durante i tour, parlando
incessantemente di musica e dei suoi vari aspetti, dalla produzione all’engineering etc…
Intorno al 1997 lasciai la band e chiusi completamente con il mondo musicale. James fu molto
importante per il mio ritorno nella musica. Quando finimmo il mio primo 12” (By The Time
I Get To Venus) la DFA non era ancora stata fondata, così parlammo di quali labels avrebbero
potuto licenziarlo, comprendendo anche la mia vecchia etichetta, la Sub Pop. Alla fine James
e Tim Goldsworthy decisero di crearne una per conto proprio e di pubblicare il mio 12” ed
alcune cose dei Rapture. Fu un periodo inebriante. Nessuno di noi sapeva dove stava andando
esattamente e questo era molto eccitante poiché non avevamo nulla da perdere. Facevamo solo
quello che volevamo veramente e che pensavamo potesse essere “cool”. La scena elettronica era
molto claudicante al tempo, così la nostra sensazione fu quella di iniziare a fare qualcosa di
decisamente nuovo ed interessante.
THE JUAN
MACLEAN
Dj Set
Sembra essere uno dei trend musicali del nuovo millennio: molti musicisti che negli anni ’90 suonavano
rock/punk/hardcore ora si cimentano con l’elettronica o con la dance.Tu sei uno di loro. Come mai questo
radicale cambio di stile musicale? Esigenze personali e artistiche oppure è una questione di mode?
Per me non è stato un cambiamento così radicale. I Six Finger Satellite erano si una band
chitarristica di matrice post punk ma con molte influenze disco. Ascoltavamo costantemente
musica disco ed utilizzavamo sintetizzatori e drum machines quando in ambito indie era
praticamente tabù. Quindi per me è come se ci fosse stato un ribaltamento delle parti. The
Juan Maclean è un progetto dance con chiari rimandi alla scena punk rock, l’esatto opposto
dell’estetica dei SFS.
Con i SFS suonavi la chitarra. Com’è stato imparare nuovamente a suonare, comporre e produrre
musica con le nuove tecnologie digitali? Il tuo modo di comporre è cambiato? O usi ancora una “tecnica
tradizionale” (voce più chitarra/tastiera) e poi utilizzi le “macchine” per arricchire e cesellare le tracce?
All’epoca ero già un engineer/producer oltre ad essere un chitarrista. Ho registrato tutte le prime
releases dei SFS nel mio studio a Providence, Rhode Island. Era uno studio completamente
analogico con tape machines e tantissimi strumenti ed effetti vintage. Quindi l’aspetto
dell’ingegneria del suono è una cosa che ho sempre avuto. A proposito delle nuove tecnologie,
l’ostacolo maggiore è stato imparare ad utilizzare in maniera efficiente Logic, il programma di
recording e sequencing usato da tutti alla DFA. Tornando al 1999, era molto più difficile far
funzionare tutto allora che oggi. Comunque, in generale, non è che il mio modo di produrre sia
cambiato più di tanto, visto che uso il computer come una sorta di tape recorder. Utilizzo ancora
molti strumenti ed attrezzature analogiche. Ho un’incredibile collezione di synths! E soprattutto
non uso mai alcun software che simuli, emuli sintetizzatori o cose del genere.
Martedì
Il tuo nuovo album “The Future Will Come” è più focalizzato ed ambizioso del suo predecessore – che
suonava più come una raccolta di singoli – essendo composto da intriganti brani dance/pop ricchi di echi
retrò. Vi ho trovato moltissime influenze, dai Talking Heads a Giorgio Moroder, ma sempre rivisti con
un tocco personale. Credo che potrebbe avere lo stesso successo di pubblico e critica che hanno avuto gli
ultimi album degli Hercules and Love Affair e Lcd Soundsystem. Cosa ne pensi a proposito?
L’album sicuramente ha delle influenze di base. Rispetto all’esordio è stato concepito per essere
un lavoro composto da canzoni pop oriented, utilizzando però le tecniche di produzione della
musica dance, nella migliore tradizione di artisti come Talking Heads, Moroder, Human League
e New Order. In questo è molto simile all’approccio utilizzato dagli Hercules per il loro esordio.
Avevo senza dubbio in mente i due album in questione come riferimenti mentre registravo “The
Future Will Come”, con la speranza che si sarebbe poi potuto affiancare a loro, mantenendo
un senso proprio. Ma, più in generale, credo che tutta la DFA si possa definire come una label
che omaggia le proprie influenze retrò, arricchendole e vestendole con un tocco personale e
distintivo.
A proposito delle voci nei tuoi brani: al momento l’unico contributo è quello di Nancy Whang. Ci sono
altri artisti, maschili o femminili, con i quali ti piacerebbe collaborare?
Onestamente non sono molto interessato nell’aggiungere nessun’altra voce al progetto The Juan
Maclean. Siamo sempre stati io e Nancy e mi piacerebbe mantenere questa costante. Comunque,
potrei cominciare ad accettare offerte attinenti alla produzione con altri artisti. Ne ricevo
abbastanza regolarmente, ma al momento sono troppo occupato per lavorare con altre persone.
In tutti casi è un’opzione alla quale mi sto interessando maggiormente. Sono stato un ingegnere
del suono con uno studio di proprietà per molti anni, e mi ero talmente stancato di tutte quelle
ore a passate a registrare orribili bands da giurare a me stesso che non l’avrei mai più fatto.
Le tue canzoni vengono remixate da tantissimi artisti e producer, molte delle quali sono state raccolte
nell’album (solo digitale) “Visitations”. Inoltre vanno segnalati i tuoi interessanti lavori sui brani degli
Air, Chromeo e Chicken Lips. Qual è il tuo approccio e la tua opinione riguardo al concetto di “remix”?
La mia filosofia è sempre stata che i remixes servono principalmente a rendere una canzone
adatta per essere suonata da un dj. Quindi per renderla il più funzionale possibile al dancefloor.
Quando mi occupo di remixes, questa è la mia priorità ed è per questo che spesso aggiungo molto
di mio in fase di produzione. Per esempio, ne ho appena finito uno per i Midnight Juggernauts,
nel quale ho tenuto solo la traccia vocale originale, mentre ho costruito una base strumentale
completamente nuova.
Sei solito alternare live acts a dj sets. Due modi differenti per esprimere te stesso e la tua musica.
Quali sono gli aspetti migliori e peggiori delle due dimensioni?
Adoro sia suonare dal vivo che in dj set, e sarebbe estremamente difficile dire quale mi
trasmette più gioia ed emozioni. Comunque, il dj’ing può essere una stimolante ed affascinante
esperienza personale. Quando parto per un tour in djset, per un paio di settimane, sono solo.
È una situazione bizzarra, perché tu passi tutto il giorno e la notte da solo, viaggiando, e poi
improvvisamente per un paio d’ore sei al centro dell’attenzione in “a crazy loud party”.
Quando si suona dal vivo invece, è come viaggiare in gruppo con i propri amici del cuore, una
sorta di party itinerante. L’aspetto negativo invece è che ci sono un’infinità di accorgimenti
e problematiche tecniche durante il tour di una band. Nello specifico, noi abbiamo un
equipaggiamento assai complesso, fatto di vecchi strumenti analogici che si possono danneggiare
con facilità.
Classica ultima domanda: Hai qualche nuova uscita o progetto all’orizzonte?
Ci sarà un djmix a mio nome per la serie DJ Kicks, in uscita il prossimo anno. Sono molto
eccitato per questo, visto che sarà il mio primo djmix ufficiale! Inoltre è previsto un nuovo 12”,
con materiale del tutto inedito.
27
Ottobre
thejuanmaclean.com
myspace.com/thejuanmaclean
myspace.com/lektrica
5PW
wardrobe
www.5preview.com
[email protected]