UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche Diagnostiche e Pediatriche Sezione di Radiologia Corso di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia Direttore: Chiar.mo Prof. F. Calliada L’APPORTO DELLA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NELL’AMBITO DEI TRAUMI CAUSATI DA SPORT DA COMBATTIMENTO Relatore: Tesi di Laurea di: Dott. TSRM Nugara Calogero PELLEGRINO DEMETRIO Co-relatore: Dott. Neuroradiologo Lafe Elvis Anno Accademico 2013/2014 Matricola: 400873 INDICE 1. Prefazione 2. Introduzione 3. Cenni di anatomia 3.1 Encefalo 3.2 Apparato Scheletrico 3.3 Addome Pag. I Pag. III Pag. 1 Pag. 1 Pag. 6 Pag. 13 4. Principi di funzionamento delle metodiche utilizzate 4.1 I raggi X 4.1.1 La produzione di raggi X 4.2 Tomografia Computerizzata 4.2.1 Ricostruzione immagini TC 4.3 Risonanza Magnetica 4.4 Ecografia 4.4.1 Generazione del segnale ecografico 5. Apparecchiature Diagnostiche Pag. 16 Pag. 16 Pag. 19 Pag. 21 Pag. 25 Pag. 27 Pag. 33 Pag. 35 Pag. 37 5.1 General Electrics Definium 8000 (Metodica RX) 5.2 Toshiba Aquilion PRIME (Metodica TC) 5.3 Siemens Magnetom Symphony 1.5 T (Metodica RMN) Pag. 37 Pag. 41 5.4 Siemens Acuson Antares (Metodica ECO) 6. Metodiche di indagine 6.1 Tecniche di radiologia tradizionale 6.1.1 Frattura V metacarpo 6.1.2 Frattura zigomo 6.1.3 Lussazione gomito 6.1.4 Frattura costale 6.1.5 Frattura tibiale 6.2 Tecniche di tomografia computerizzata 6.2.1 Trauma cranico 6.2.2 Trauma addominale 6.2.3 Trauma oculare Pag. 47 Pag. 49 Pag. 49 Pag. 49 Pag. 51 Pag. 53 Pag. 56 Pag. 59 Pag. 62 Pag. 62 Pag. 67 Pag. 71 6.3 Tecniche di risonanza magnetica nucleare 6.3.1 Ernia discale Pag. 74 Pag. 74 Pag. 43 6.4 Tecniche di ecografia 6.4.1 Distrazione muscolare 6.4.2 Lesione tendineo-legamentosa 7. Conclusioni 8. Bibliografia 9. Ringraziamenti Pag. 79 Pag. 79 Pag. 80 Pag. 83 Pag. 85 Pag. 89 1. PREFAZIONE Lo scopo di questa tesi di laurea è mostrare come la Radiologia del Pronto Soccorso, facente parte della U.O. di Radiodiagnostica del Policlinico S. Matteo , possa gestire problematiche inerenti ai traumi dovuti agli sport da combattimento. Il motivo di questa scelta è dovuto al mio personale coinvolgimento all’interno del panorama degli sport da combattimento da diversi anni, unitamente ai mesi nei quali ho svolto il mio tirocinio professionalizzante all’interno del reparto di Radiologia del pronto soccorso del nuovo DEA. Ciò mi ha consentito di prendere visione e cooperare attivamente con l'equipe preposta sia in radiologia convenzionale sia in TC, sia in RMN ; nonché di comprendere come le attrezzature a disposizione possano essere utili ad una diagnosi risolutiva in casi come questo. Ritengo sia importante affrontare questo tipo di argomento perché attualmente questa tipologia di sport (Boxe, Kick Boxing, Muay Thai, K1, MMA, Brazilian JiuJitsu,…) ha preso molto piede, anche nei soggetti più giovani, portando conseguentemente ad un aumento del rischio di infortuni, sia nella pratica amatoriale che professionale (quest’ultima presenta I i più gravi, a causa della quasi totale mancanza di indumenti protettivi). Verranno quindi illustrati i maggiori traumi lesivi derivati da questo tipo di attività, illustrando inoltre le tecniche utilizzate dal TSRM per garantire un risultato efficace a livello diagnostico, sia per quanto riguarda la radiologia convenzionale, sia per la tomografia computerizzata, la risonanza magnetica nucleare e l’ecografia per quanto riguarda il medico radiologo. II 2. INTRODUZIONE Uno studio del British Journal of Sports Medicine 1 ha registrato ed analizzato gli infortuni all’interno di uno studio della durata di 16 anni (1985 – 2001) , per un totale di 3481 incontri a livello professionale, nei quali son stati registrati 382 infortuni, divisi secondo la seguente tabella per distretto corporeo: Regione del corpo coinvolta Testa/Volto/Collo Estremità inferiori Estremità superiori Tronco Non specificato % sul totale degli infortuni 51,6 39,8 2,9 2,1 3,6 Tasso di infortunio per 1000 incontri 56,6 43,7 3,2 2,3 4 1 A 16 year study of injuries to professional kickboxers in the state of Victoria, Australia. Di T. Zazryn, C. Finch, and P. McCrory.Department of Epidemiology & Preventive Medicine, Monash University Medical School, Prahran, Victoria, Australia III Del totale, gli infortuni nel quale il TSRM è attivamente coinvolto nello sviluppo della diagnosi sono : Commozione cerebrale (67 , il 17,5 %) Frattura (25, 6,5 %) Danni agli organi interni (6, 1,6 %) Le metodiche utilizzabili comprendono la radiologia tradizionale, TC e RMN. Ovviamente , questa tipologia di infortuni è tipica delle cosiddette discipline da striking (ovvero nelle quali vengono utilizzate pugni e/o calci). Nell’ambito degli sport di lotta (nei quali non sono previste percussioni), gli infortuni sono differenti: vogliamo prendere come esempio un altro studio , in questo caso edito dall’Orthopaedic Journal of Sports Medicine2. Sono stati registrati i dati relativi a 5022 incontri nell’arco temporale che va dal 2005 al 2011, con 46 2 James F. Scoggin III, Georgiy Brusovanik, Byron H. Izuka, Eddy Zandee van Rilland, Olga Geling, and Seren Tokumura - Assessment of Injuries During Brazilian Jiu-Jitsu Competition Orthopaedic Journal of Sports Medicine February 2014 2: 2325967114522184, first published on February 21, 2014 doi:10.1177/2325967114522184 IV casi di infortunio, di cui 36 (il 78,3% del totale) sono di natura ortopedica. Le problematiche che coinvolgono il TSRM in questo caso riguardano la lussazione del gomito, dell’articolazione coxofemorale o del cingolo scapolare, a causa della vastità di leve articolari presenti in questa tipologia di sport. Un terzo studio dell’American Orthopaedic Society for Sports Medicine3 tratta esclusivamente dei traumi alla testa nell’ambito della pratica delle MMA (mixed martial arts). Esse comprendono sia colpi (pugni e calci), sia una parte di lotta a terra (BJJ, già trattato). La peculiare pericolosità di questa disciplina è data dal fatto che gli atleti sono provvisti di guantoni più leggeri, con dita scoperte , i quali risultano utili in caso di lotta , ma al contempo diventano pericolosi nel caso si usassero i pugni. 3 Michael G. Hutchison, David W. Lawrence, Michael D. Cusimano, and Tom A. Schweizer Head Trauma in Mixed Martial Arts Am J Sports Med March 21, 2014 ; published online before print March 21, 2014, doi:10.1177/0363546514526151 V Infatti , l’incidenza di traumi a discapito della testa in questo studio riguarda 269 incontri su 844 analizzati (il 31,87% del totale), aggiungendo inoltre che i suddetti traumi hanno portato a KO. Possiamo quindi facilmente evincere che ci troviamo di fronte a lesioni di media/grave entità, come ad esempio commozioni cerebrali, lesioni a carico dell’orecchio interno, o nel peggiore dei casi traumi cranici, i quali possono portare ad ematomi subdurali o epidurali. Sono da includere anche fratture ossee a carico del massiccio facciale. Questa tipologia di problematiche viene affrontata in casi di emergenza dal TSRM con degli esami TC mirati , in equipe con figure ben precise, quali il neuroradiologo, lo specialista in chirurgia maxillo-facciale, il medico ortopedico ed il chirurgo oculista. Alla luce dell’analisi di questi tre studi, possiamo definire la seguente tabella, contenente i principali infortuni diagnosticabili con tecniche di radiologia convenzionale , TC ed RMN: VI Principali esami RX- TC – RMN per traumi legati a sport da combattimento TIPO DI TRAUMA Frattura V metacarpo Frattura osso zigomatico Lussazione gomito CAUSA Impatto molto forte su superficie dura o con una scorretta postura del polso Impatto a livello dello zigomo (Boxe – Kickboxing – Muay Thai – K1 - MMA) Causata da leve articolari (BJJ – MMA) Impatto a livello delle coste , concetrazione peso sulle coste ( Boxe – Kickboxing – Muay Thai – K1 – MMA) Frattura tibiale Impatto molto forte tra la tibia ed una superficie altrettanto dura (es. tibia contro tibia) (Kickboxe – Muay Thai – K1 – MMA) Conseguente a forte Trauma impatto , solitamente Cranico causato da calcio, pugno, o in seguito a caduta (Kickboxe- Muay Thai – K1 – MMA) Dovuta a Ernia discale sovrallenamento, torsioni e piegamenti (tutti gli sport) Dovuta ad impatto molto Commozione forte (Es. KO) (Boxe – cerebrale Kickboxe – K1 – MMA) Trauma a carico del bulbo Trauma oculare , es. Gomito (K1, oculare Muay Thai) Frattura costale TECNICA – APPARECCHIATURA UTILIZZATA Proiezione RX per mano – GE Definium 8000 Proiezione RX per lo zigomo – GE Definium 8000 Proiezioni per RX gomito – GE Definium 8000 Proiezioni per RX emitorace – GE Definium 8000 Proiezioni per RX tibia – GE Definium 8000 Esame TC encefalo – Toshiba Aquilion PRIME Esame TC/RMN colonna – Siemens Magnetom Symphony 1.5T Esame TC encefalo – Toshiba Aquilion PRIME Esame TC Massiccio Facciale – Toshiba Aquilion PRIME VII Trauma addominale Distrazione muscolare Lesione tendineolegamentosa Forte impatto a livello dell’addome , es. Calcio/montante al fegato (Boxe, Kick Boxing, Muay Thai, K1) Sollecitazione improvvisa del muscolo non adeguatamente riscaldato o molto affaticato (tutti gli sport) Eccessiva torsione articolare o trauma da impatto che può ledere tendini e/o legamenti (Boxe, Kick-Boxing, Muay Thai , K1, BJJ) TC addome – Toshiba Aquilion PRIME Ecografia – apparecchiatura ECO Ecografia – apparecchiatura ECO VIII 3. CENNI DI ANATOMIA I distretti anatomici maggiormente soggetti ad infortunio nell’ambito degli sport da combattimento sono principalmente: Encefalo Apparato scheletrico Addome Di seguito una panoramica degli elementi sopraelencati. 3.1 Encefalo L’encefalo può essere suddiviso in sei principali regioni : cervello, diencefalo , mesencefalo , ponte, bulbo e cervelletto. 1 Il cervello è la porzione più voluminosa dell’encefalo ed è suddiviso in due ampi emisferi cerebrali, separati da una scissura longitudinale. La sua superficie è composta da sostanza grigia, ed ha un aspetto convoluto per la presenza di solchi. Viene diviso in lobi ad opera di un certo numero di solchi più ampi. I loro nomi derivano dalle ossa del cranio con le quali contraggono rapporto topografico. La porzione profonda dell’encefalo, in continuità con il cervello, è detta diencefalo. Esso presenta tre suddivisioni, le cui funzioni possono essere riassunte come segue: 2 L’epitalamo contiene l’epifisi (ghiandola pineale) , una formazione endocrina che secerne ormoni. I due talami, destro e sinistro, i quali sono centri di trasmissione e di elaborazione di informazioni sensitive. L’ipotalamo , il pavimento del diencefalo, è un centro di controllo viscerale. Un sottile peduncolo collega l’ipotalamo alla ghiandola pituitaria (ipofisi). L’ipotalamo contiene centri coinvolti nel controllo delle emozioni, delle funzioni autonome e nella produzione di ormoni. Il tronco encefalico contiene importanti centri di elaborazione delle informazioni e trasporta impulsi da e verso il cervelletto ed il cervello. Esso è costituito da mesencefalo (elaborazione informazioni visive e uditive) , ponte (controllo motorio viscerale e somatico) e bulbo (regolazione funzioni autonome come la frequenza cardiaca, pressione sanguigna o attività digestiva). 3 L’encefalo è protetto dalle ossa del cranio e vi è una corrispondenza evidente tra la forma dell’encefalo e quella della cavità cranica. Le massicce ossa craniche forniscono protezione meccanica, ma rappresentano anche una minaccia. Per questo, all’interno della cavità cranica , le meningi encefaliche (le quali circondano l’encefalo) forniscono protezione , agendo come ammortizzatori nel prevenirne il contatto con le ossa circostanti. Gli strati costituenti le meningi encefaliche sono la dura madre (esterna) , l’aracnoide (intermedia) e la pia madre (interna). Le meningi encefaliche mostrano comunque specializzazioni e funzioni particolari: 4 La dura madre è costituita da due strati fibrosi. Il più esterno (strato endostiale), si fonde al periostio (rivestimento ossa craniche). Il più interno è lo strato meningeo. I due strati sono separati da uno spazio contenente fluido interstiziale e vasi sanguigni. L’aracnoide è una membrana posta tra la dura madre e la pia madre. Essa riveste l’encefalo , non seguendone i solchi , costituendo così una superficie liscia. Al di sotto è presente lo spazio sub aracnoideo, contenente una rete di fibre elastiche e collagene. Ciò permette la connessione con la sottostante pia madre. Inoltre , delle estensioni dell’aracnoide si proiettano a livello della dura madre, formando le granulazioni aracnoidee. Attraverso questi particolari fasci di fibre (trabecole aracnoidee) , il liquido cerebro spinale (LCS) scorre, permettendone l’assorbimento nella circolazione venosa. La pia madre aderisce alla superficie encefalica, seguendone contorni e solchi. E’ una membrana molto vascolarizzata, e 5 su di essa si poggiano i vasi cerebrali, i quali irrorano le aree superficiali della corteccia nervosa. 3.2 Apparato scheletrico L’apparato scheletrico comprende le ossa dello scheletro, i legamenti, le cartilagini e tutti gli altri tipi di tessuti connettivi con funzione di stabilizzazione nonché connessione. Le ossa sono deputate al sostegno ed alla protezione del corpo, e grazie alla 6 connessione con i muscoli , è possibile eseguire movimenti precisi e controllati. Le ossa inoltre fungono da deposito di minerali , i quali mantengono costanti le concentrazioni di ioni calcio e fosfato nei fluidi corporei. Grazie al midollo rosso contenuto al loro interno, le ossa sono responsabili della produzione delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Molte ossa infine funzionano come sistema di leve. In questo modo è possibile modificare ampiezza e direzione delle forze generate dai muscoli. Lo scheletro umano contiene 206 ossa, le quali possono venire divise in sei categorie: Ossa lunghe: prolungate e sottili, contengono una cavità midollare, e si trovano a livello degli arti superiori ed inferiori, come ad esempio radio, ulna, omero, femore o tibia. Ossa piatte: sottili, costituite da due strati di osso compatto , i quali comprendono uno strato di osso spugnoso. Ciò permette di avere una buona resistenza unitamente alla leggerezza della struttura. Sono ossa piatte quelle che costituiscono la teca cranica, lo sterno, le coste o le scapole. 7 Ossa pneumatiche: cave o contenenti cellette aeree, come ad esempio l’etmoide. Ossa irregolari: di forma complessa, la loro struttura è varia. un esempio di osso irregolare sono le vertebre. Ossa brevi: di forma cubica, possiedono una superficie esterna costituita da osso compatto, con all’interno osso spugnoso. Sono ossa brevi quelle del carpo e del tarso. Ossa sesamoidi: piccole, rotondeggianti ed appiattite, si sviluppano internamente ai tendini, e generalmente si possono localizzare in prossimità delle mani, dei piedi o anche nell’articolazione del ginocchio. Questo tipo di ossa variano a seconda dell’individuo, tranne la rotula, la quale è un osso sesamoide costante, presente in tutti gli individui. 8 L’apparato scheletrico si divide in assile e appendicolare. Le componenti assili sono le ossa del cranio, del torace e della colonna vertebrale, per un totale di 80 ossa. Nello specifico: Cranio: ossa craniche (8) , ossa facciali (14) Ossa associate al cranio: ossicini uditivi (6) e l’osso ioide (1). Colonna vertebrale: vertebre (24), osso sacro (1) e coccige (1). Gabbia toracica: coste (24) e lo sterno (1). 9 Le componenti appendicolari comprendono le ossa degli arti superiori ed inferiori, unitamente ai cingoli che li collegano al tronco. L’arto superiore si articola con il tronco attraverso il cingolo toracico, mentre l’arto inferiore tramite il cingolo pelvico. In totale lo scheletro appendicolare è costituito da 126 ossa: Cingolo toracico: clavicola (2) e scapola (2) Arti superiori: omero (2), radio (2), ulna (2), ossa del carpo (16), ossa del metacarpo (10) , falangi (28) Cingolo pelvico: ossa dell’anca (2) Arti inferiori : femore (2) , rotula (2), tibia (2) , perone (2), ossa del tarso (14), ossa del metatarso (10), falangi (28). Le ossa del corpo vengono messe in contatto tra di loro tramite le articolazioni: strutture anatomiche più o meno complesse, mediate da tessuto fibroso o cartilagineo per evitare fenomeni di usura. Sono diversificate in base ai diversi tipi di giunzione e quindi di funzionalità. 10 Le principali categorie funzionali sono tre: Sinartrosi: dette anche articolazioni immobili , in questo tipo di interazione le ossa sono strettamente ravvicinate tra loro, fino ad arrivare a saldarsi, come ad esempio le suture delle ossa craniche. Se le ossa vengono tenute assieme tramite un disco cartilagineo interposto tra loro, si parla di sincondrosi, come ad esempio l’articolazione sacro-iliaca. Amfiartrosi: dette anche articolazioni scarsamente mobili, permettono movimenti parecchio limitati, unendo i capi articolari tramite fibre collagene o cartilagine. Degli esempi possono essere l’articolazione distale tra tibia e perone, la membrana interossea posta tra radio e ulna (sindesmosi) ,oppure l’articolazione tra vertebre adiacenti (tramite disco 11 intervertebrali) e l’interazione tra le due ossa pubiche , separate da un cuscinetto di fibrocartilagine (sinfisi). Diartrosi: dette anche articolazioni sinoviali, permettono movimenti molto ampi. Le troviamo generalmente alle estremità delle ossa lunghe. Queste articolazioni sono rivestite da una capsula articolare , suddivisa in due strati: lo strato esterno, a diretto contatto con il periostio e lo strato interno (o membrana sinoviale), la quale funge da delimitazione per la cavità articolare, contenente liquido sinoviale, il quale ha azione lubrificante e di assorbimento dei traumi. Prendiamo ad esempio l’articolazione gleno-omerale (sferartrosi) o quella del gomito (ginglimo). 12 3.3 Addome L’addome , costituente della parte inferiore del tronco (tra torace e bacino), è una cavità contenente i visceri , rivestiti da una membrana sierosa chiamata peritoneo. A seconda del rapporto che essi hanno con la membrana, potranno distinguersi in intraperitoneali e retroperitoneali. I primi sono completamente rivestiti dal peritoneo , e sono localizzati all’interno della cavità peritoneale, e sono : fegato, colecisti, stomaco, duodeno ed i vasi addominali (tronco celiaco, arterie mesenteriche e renali). I secondi si trovano nella parte posteriore dell’addome, dietro al peritoneo parietale, e sono: pancreas, diversi tratti dell’intestino, reni, ureteri e surreni. La conformazione dell’addome cambia a seconda dell’età , del sesso e dello stato nutrizionale. 13 E’ separato dal torace in corrispondenza della base del processo xifoideo dello sterno, lungo la linea toraco-addominale, la quale si estende lateralmente sulle arcate costali , per poi terminare sul processo spinoso dell’ultima vertebra dorsale (D12). La divisione con il bacino è data dalla linea addomino-pelvica, la quale, partendo dalla sinfisi pubica decorre lungo il margine superiore del pube, la piega inguinale e la cresta iliaca, per poi terminare anch’essa in D12. Di tutti gli organi presenti, il fegato è quello più soggetto a lesioni nell’ambito di un qualsiasi sport da combattimento, a causa del suo volume , della sua importanza fisiologica, e dalla stretta correlazione con altri organi. 14 E’ infatti l’organo tra i più attivi in tutto l’organismo: svolge funzioni relative al metabolismo e di sintesi essenziali , ovvero: Regolazione metabolica: il fegato controlla i livelli di carboidrati, lipidi ed aminoacidi presenti nella circolazione. Le cellule epatiche controllano il livello di metaboliti presenti nel sangue, permettendo quindi l’immagazzinamento delle sostanze nutritizie in eccesso, mentre viceversa, verranno mobilitate le riserve accumulate oppure svolte adeguate attività di sintesi. Regolazione ematologia: il fegato riceve circa il 25% della gittata cardiaca (il volume di sangue espulso dal cuore in un minuto), e si occupa di rimuovere i globuli rossi danneggiati o invecchiati, i detriti cellulari e i microrganismi patogeni, inoltre contribuisce alla concentrazione osmotica del sangue, trasporta le sostanze nutritizie e stabilizza la coagulazione. Sintesi e secrezione bile: essa viene sintetizzata all’interno del fegato e stipata nella cistifellea, per poi venire escreta nel duodeno. 15 4. PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DELLE METODICHE UTILIZZATE Ai fini di perseguire un adeguato risultato diagnostico dovremo utilizzare diverse apparecchiature, che possono variare in corrispondenza del quesito clinico o di una particolare richiesta del medico. Nel nostro caso, necessiteremo di apparecchiature digitali a raggi X , di tomografia computerizzata e risonanza magnetica nucleare. 4.1 I raggi X La caratteristica dei raggi X è quella di attraversare i tessuti del corpo umano, subendo un’attenuazione a seconda della tipologia di questi ultimi attraversata, emergendo in misura differente. La radiazione emergente viene quindi utilizzata per costruire un’immagine del distretto attraversato. 16 L’attenuazione subita dai raggi X è soggetta alla legge di LambertBeer : I = intensità radiazione emergente I0 = intensità radiazione incidente d = spessore del tessuto attraversato μ = coefficiente di attenuazione lineare del tessuto Essa descrive quanto varia l’intensità della radiazione in funzione dello spessore attraversato (maggiore è μ , maggiore sarà l’assorbimento del fascio incidente). Questa tipologia di radiazione si definisce ionizzante, ovvero ha la capacità di provocare fenomeni di ionizzazione, trasformando gli atomi della materia attraversata in particelle cariche (ioni), le quali 17 possono interagire con le strutture circostanti, causando danni. E’ possibile proteggersi dalle radiazioni ionizzanti sulla base di tre diversi fattori: Schermatura: la dose diminuisce esponenzialmente all’aumentare dello spessore e della densità del materiale interposto Tempo: la dose diminuisce proporzionalmente rispetto al tempo di esposizione Distanza: la dose diminuisce proporzionalmente al quadrato della distanza. Questo per quanto riguarda l’irraggiamento esterno. Per proteggersi dall’irraggiamento interno non vi sono metodologie se non la prevenzione. 18 4.1.1 La produzione di raggi X Avviene tramite un tubo a raggi X, il quale emette elettroni, ed il 5% di questi si spostano dal catodo all’anodo diventando RX, mentre il restante 95% si trasforma in calore colpendo l’anodo. Il tubo a RX è un’ampolla di vetro, contenente vuoto o due elettrodi, un catodo ed una nodo, metalli ad alto Z (tungsteno ed uranio). Nel catodo è presente un filamento , che se riscaldato, libera elettroni. Tra anodo e catodo c’è differenza di potenziale, gli elettroni acquistano energia cinetica, vengono accelerati e velocizzati verso l’anodo, cedendo la loro energia. 19 L’anodo può essere: Rotante: l’anodo ruota in modo da non colpire sempre nello stesso punto così da dissipare il calore , distribuendolo su di esso (per evitare il surriscaldamento del tubo) Fisso: per evitare che l’anodo si rovini, alcuni hanno un duty cycle, il quale è un periodo di tempo nel quale lo stesso si raffredda (utilizzato in apparecchi odontoiatrici e macchinari portatili). La produzione dei raggi X avviene nelle seguenti modalità: Per frenamento o Bremmsstrahlung: gli elettroni che hanno lasciato il catodo acquistano energia cinetica e colpiscono l’anodo, ma i suddetti vengono fermati dagli elettroni dell’anodo stesso, rallentando la loro corsa , e rilasciando un fotone con la stessa energia dell’elettrone incidente (spettro continuo). Per produzione caratteristica: l’elettrone che è passato da un orbitale all’altro (da quello più esterno a quello più interno) , 20 non essendo stabile entra allo stato iniziale rilasciando energia (spettro a righe). Il picco rilasciato dalla produzione caratteristica dipende dall’elemento dell’anodo. Il picco aumenta all’aumentare di Z (numero atomico) dell’elemento di cui è costituito l’anodo. Per fini diagnostici, quello che interessa è la produzione per frenamento. 4.2 Tomografia Computerizzata Si tratta di una metodica radiologica che sfrutta le radiazioni ionizzanti per la produzione di immagini assiali, le quali verranno 21 successivamente utilizzate per ottenere delle ricostruzioni multiplanari (sui piani assiali, coronali e sagittali) o addirittura tridimensionali. Venne sviluppata a partire dalla stratigrafia assiale , introdotta negli anni ’40 dal Prof. Alessandro Vallebona. In seguito , insieme ad altri autori (Stevenson, Gebauer e Takahashi nel 1949, Frain nel 1950), il metodo venne sviluppato, ponendo così le basi per quella che sarà la moderna tomografia assiale computerizzata. Essa venne introdotta da Sir Godfrey Hounsfield nel 1971 per lo studio delle strutture craniche, e nel 1974 per quanto riguarda lo studio di torace ed addome. Grazie all’impiego di algoritmi matematici, utilizzati per la ricostruzione delle immagini (retroproiezione filtrata o filtered back projection), fu risolto di fatto il problema legato alla “sfumatura” che impediva la risoluzione dei contorni dell’oggetto, consentendo la distribuzione del segnale nel piano dell’immagine, per mezzo di una matrice generata dall’insieme delle viste, o campionamenti spaziali, per più proiezioni ottenute durante la rotazione del sistema tubo-detettore. 22 La metodica TC è una tecnica di tipo tomografico poiché consente l’acquisizione di sezioni tra loro distinte il cui contenuto informativo è relativo al segmento corporeo corrispondente, in pratica ad ogni rotazione il sistema registra con modalità sequenziale i dati relativi alle sezioni previste, fino a coprire l’intero range di scansione. Nonostante l’evoluzione tecnologica abbia determinato l’introduzione di apparecchiature sempre più sofisticate, indicate in modo improprio con il termine di “TC di ultima generazione” il principio con cui le immagini sono ottenute è rimasto invariato. Le apparecchiature di recente realizzazione sfruttano in realtà la medesima configurazione geometrica utilizzata dalle apparecchiature di terza generazione , ossia una sorgente radiogena che ruota descrivendo una traiettoria circolare intorno al paziente, opposta a un sistema di rivelatori solidale alla sorgente stessa. La componente fondamentale di un sistema TC è innegabilmente rappresentata dalla matrice dei rivelatori il cui compito è quello di raccogliere i dati relativi all’attenuazione subita 23 dal fascio radiogeno durante l’attraversamento del paziente. I fotoni emergenti dalla sezione corporea sono raccolti dal detettore e trasformati in un segnale elettrico che risulta proporzionale all’entità dei quanti incidenti. I dati così ottenuti sono trasformati in forma digitale e utilizzati per la ricostruzione dell’immagine finale. Un sistema TC di norma è composto da un lettino motorizzato sul quale poggerà il paziente, il gantry (ovvero il complesso tubo radiogeno-detettori con un foro centrale nel quale scorrerà il lettino), un generatore ad alta tensione, la console di comando, un 24 computer per la visualizzazione ed elaborazione dei dati, ed un sistema di archiviazione dei dati (PACS). 4.2.1 Ricostruzione immagini TC Questo tipo di procedura si basa sulla generazione di dati provenienti da una serie di profili di attenuazione , i quali vengono prodotti durante la rotazione della sorgente radiogena-detettore. Avremo quindi a disposizione dei profili provenienti da diverse direzioni. Questa metodologia permette di localizzare spazialmente ogni singolo punto , detto pixel nell’unità di superficie, e voxel nell’unità di volume. Più piccolo sarà il pixel, più piccole saranno le strutture che vedremo separatamente. Per modificarne la dimensione, dovremo agire sul FOV (Field of view), ovvero il diametro della superficie studiata. La matrice di pixel invece è fissa. Ad ogni voxel verrà quindi attribuito un valore numerico, corrispondente alla media dell’attenuazione del volume di tessuto corrispondente, detto unità Hounsfield (HU) o numero TC. Questi valori fanno parte di un array , chiamato scala Hounsfield, nella 25 quale sono presenti i numeri TC relativi ai diversi tessuti. Per far sì che il contrasto tra due strutture sia evidente, è necessario introdurre il concetto di finestra. Questo è un range che definisce la quantità di numeri convertiti in livelli di grigio, invece al di sopra o al di sotto di un determinato quantitativo di unità Hounsfield, verranno visualizzate strutture rispettivamente bianche o nere. I valori intermedi avranno una ben definita tonalità di grigio. La scala va da -1000 (aria) a +1000 HU (osso), con il valore 0 corrispondente alla densità dell’acqua. Utilizzeremo inoltre dei filtri di convoluzione, i quali sono degli algoritmi matematici che permettono la ricostruzione delle immagini a partire dai dati 26 acquisiti durante la scansione, e permettono di discriminare diverse strutture anatomiche a seconda del filtro utilizzato (standard, soft, bone). 4.3 La risonanza magnetica E’ una tecnica utilizzata principalmente in campo medico per produrre immagini relative all’interno del corpo umano. Si basa sull’assorbimento e l’emissione di energia nel range delle radiofrequenze dello spettro elettromagnetico, ciò è possibile grazie all’abbondanza nel corpo umano di atomi di idrogeno (63%). I responsabili del segnale sono i protoni , i quali ruotano intorno ad un asse , ovvero possiedono uno spin, generando un minuscolo campo magnetico ; il loro orientamento in natura è randomico. Se 27 sottoposti ad un fonte campo magnetico statico , l’asse dei protoni si allineerà lungo quest’ultimo , secondo la stessa direzione del CMS (parallelo) o in senso opposto (antiparallelo). I protoni paralleli prevalgono rispetto a quelli antiparalleli, producendo una magnetizzazione (M) , orientata parallelamente al CMS. Grazie a quest’ultimo , l’asse di ciascun protone ruota intorno alla direzione del suo momento magnetico (precessione). Ogni elemento possiede una propria frequenza di precessione (chiamata frequenza di Larmor). Inviando un impulso di radiofrequenza verso gli atomi inclusi nel CMS , avremo una sincronizzazione della fase di precessione dei protoni, ed inoltre alcuni protoni passeranno da un livello energetico basso ad uno alto. L’impulso può spostare la magnetizzazione sul piano trasversale (90°), o ribaltare il vettore di magnetizzazione in posizione antiparallela rispetto al CMS (180°). 28 Una volta terminato l’impulso RF, si verifica la desincronizzazione della precessione dei protoni coinvolti, con la perdita di magnetizzazione traversale , inoltre i protoni che hanno subito un ribaltamento a 180° torneranno ad un livello di energia basso. Questi eventi sono definiti rilassamenti , e generano impulsi misurabili tramite un’apposita apparecchiatura (bobina). In particolare, il rilassamento dei protoni avviene secondo due costanti di tempo: T1 o rilassamento spin-reticolo: tempo impiegato per recuperare la magnetizzazione longitudinale rispetto alla traversale. T2 o rilassamento spin-spin: tempo impiegato per annullare la magnetizzazione traversale determinata dalla sincronia di fase dei movimenti di precessione. Ponendo nel piano x-y una bobina ricevente, il moto del vettore M induce ai capi di questa una forza elettromotrice, che rappresenta il segnale RM. L’andamento di questo segnale, chiamato FID(free induction decay) decade con una costante di tempo pari a T2 e con 29 intensità proporzionale alla grandezza della magnetizzazione trasversale. Il segnale RM dipende dai parametri T1, T2, e dal numero totale di protoni provvisti di spin per unità di volume (densità protonica).Scegliendo opportunamente la sequenza di impulsi RF è possibile imporre al sistema di spins una determinata dinamica, così da ottenere l’informazione dal segnale RM. I parametri che influenzano il risultato dell’immagine sono il tempo di ripetizione (TR) e tempo di eco (TE), i quali possono essere lunghi o brevi. Mediante la combinazione di TR e TE, si avranno immagini pesate in T1, in T2 o in DP. 30 Esistono diversi tipi di sequenze, le più utilizzato sono Spin Echo (SE) , Gradient Echo (GE) ed Inversion Recovery (IR). Le immagini pesate in T1 (TR e TE brevi) sono contraddistinte da una iperintensità del grasso , un’ipointensità dei liquidi ed una media densità per quanto riguarda le strutture del SNC (sostanza bianca e grigia). Le immagini pesate in T2 (TR e TE lunghi) , sono invece caratterizzate da una iperintensità dei liquidi , o comunque dei tessuti molto idratati. Nel caso dell’encefalo, ad esempio, il liquor sarà brillante. Per ottenere densità un’immagine protonica (DP) pesata , in dovremo utilizzare un TR lungo ed un TE breve, e tramite essa visualizzeremo la densità dei 31 protoni provvisti di spin all’interno di un determinato volume. Avremo una bassa risoluzione di contrasto, perché anche tessuti tra loro differenti possono essere dotati di densità protonica simile. Una moderna risonanza magnetica è dotata di un gantry con lettino motorizzato, un magnete , bobine RF trasmittenti e riceventi ed infine dalla gabbia di Faraday, la quale isola l’attività magnetica. Al suo esterno è presente la console di comando, composta da un computer, un altoparlante dotato di microfono (utilizzato per comunicare con il paziente) ed un sistema di archiviazione (PACS). 32 4.4 Ecografia Questo tipo di metodica non utilizza radiazioni ionizzanti per generare immagini diagnostiche, ma sfrutta le proprietà fisiche unitamente all’interazione biologica degli ultrasuoni. Essi sono vibrazioni meccaniche , che si propagano con una velocità che varia a seconda della densità e dell’impedenza acustica del mezzo. L’immagine viene formata grazie al segnale riflesso dalle strutture anatomiche (o interfacce) , le quali possiedono una diversa impedenza acustica e dal segnale ad ultrasuoni, il quale viene originato per dispersione dalle microscopiche disomogeneità dei tessuti; questo fenomeno viene definito scattering. Quest’ultimo limita la profondità di penetrazione, unitamente all’assorbimento 33 degli ultrasuoni (dipendente dalla frequenza), invece la risoluzione spaziale viene limitata dalla lunghezza d’onda. Trattandosi di vibrazioni meccaniche, gli ultrasuoni necessitano di un mezzo per propagarsi, e non sarà quindi possibile farlo nel vuoto. Un’apparecchiatura ecografica è costituita da tre elementi: la sonda, l’unità centrale ed il monitor. All’interno della sonda, la corrente proveniente dalla rete elettrica viene convertita in ultrasuoni, e viceversa (effetto piezoelettrico). Al suo intorno vi sono i cristalli piezolettrici collegati agli elettrodi, lo strato di smorzamento e di accoppiamento. Le proprietà della sonda vengono definite dalla sua geometria e dalla frequenza di trasmissione , in questa maniera ne viene definito l’uso nonché le varie applicazioni cliniche. L’unità centrale consta di due parti: una trasmittente ed una ricevente 34 (entrambe controllate da un computer), sincronizzate tra loro con un orologio elettronico. Tramite questo sistema viene regolata la sequenza con cui vengono eccitati i cristalli della sonda, focalizzando il segnale ad ultrasuoni. In fase di ritorno viene focalizzato il segnale eco. Il monitor ci permette di visualizzare in scala di grigi (o colori) le immagini ecografiche. 4.4.1 Generazione del segnale ecografico La sorgente degli ultrasuoni sono i cristalli piezoelettrici, che una volta sollecitati da uno stimolo elettrico, generano delle frequenze pulsate (effetto piezoelettrico), che l’orecchio umano non riesce a percepire, trattandosi di ultrasuoni. La propagazione avviene longitudinalmente o trasversalmente. Nel primo caso , l’onda si propaga in direzione parallela a quella di vibrazione delle particelle, mentre nel secondo la propagazione 35 avverrà in senso perpendicolare alla direzione di propagazione dell’onda. Nella pratica ecografia vengono utilizzati solo ultrasuoni a propagazione longitudinale, poiché in grado di diffondersi più facilmente all’interno dei tessuti molli, a differenza della propagazione trasversale, che diffonde più facilmente all’interno dell’osso. La componente piezoelettrica della sonda ecografica viene posta a contatto della cute del paziente con l’interposizione di un gel apposito, il quale elimina l’aria esistente tra sonda e paziente , intensificando il segnale ecografico (aumenta la penetrazione all’interno del distretto anatomico interessato). 36 5. APPARECCHIATURE DIAGNOSTICHE 5.1 General Electrics Definium 8000 (Metodica RX) Questa apparecchiatura è stata fornita in dotazione al Pronto Soccorso, e presenta all’interno della sala diagnostica un lettino radiografico dotato di pedali per controllarne il movimento, ed un potter motorizzato all’interno del quale inseriremo il detettore. Quest’ultimo viene utilizzato anche per eseguire esami fuori potter, trattandosi di una cassetta 35x43 cm dotata di tecnologia DR (Direct Radiography). In questa maniera ci sarà possibile visualizzare l’esame immediatamente dopo aver scattato la radiografia. E’ presente inoltre uno stativo dotato a sua volta di flat panel (41x41 cm), unitamente a diverse griglie antidiffusione: una per esami a 180 cm 37 di distanza (es. torace) , una per esami a 100 cm (segmenti ossei) ed un’altra che può essere utilizzata a distanze differenti (100-180 cm). Entrambi i detettori sono collegati alla rete interna (in maniera da comunicare con il PACS) tramite un collegamento wireless. Il tubo radiogeno è dotato di un meccanismo di auto posizionamento , attivabile dalla console e personalizzato a seconda del tipo di esame svolto. Fuori potter, il tubo potrà venir posizionato manualmente ad una determinata distanza dal lettino o dallo stativo, altrimenti in potter potrà allinearsi automaticamente al detettore con la possibilità di obliquarlo a seconda del tipo di esame. E’ presente un controllo che verifica la presenza del detettore stesso , anomalie vengono segnalate tramite una spia apposita, unitamente ad un messaggio via software. Inoltre è 38 presente un display sul tubo radiogeno, che ci permette di variare alcuni parametri, come ad esempio l’utilizzo del lettino , dello stativo o il fuori potter, indicando contemporaneamente distanza dal detettore, gradi di rotazione del tubo, tempi di esposizione e tipo di esame. La strumentazione in sala comandi prevede l’utilizzo di un computer al quali sono collegati due monitor: nel primo visualizzeremo la worklist , ovvero la lista degli esami in coda, e successivamente potremo specificare le proiezioni da eseguire, divise dal software per distretti anatomici. Nel secondo visualizzeremo le immagini scattate , con in più la possibilità di eseguire post-processing, ovvero modificare luminosità e contrasto 39 e nel caso ritagliare la radiografia ottenuta. Alla tastiera è collegato un apparecchio che ci consente di effettuare l’auto posizionamento del tubo , di accendere o spegnere la luce di centratura o ancora di eseguire un reset del sistema. Sono inoltre presenti delle spie che segnalano l’impossibilità di erogare raggi X, il surriscaldamento del tubo e l’erogazione in corso. Ovviamente è presente un secondo computer per la gestione di Polaris , software che gestisce il flusso di esami nonché l’anagrafica dei pazienti. 40 5.2 Toshiba Aquilion PRIME (Metodica TC) In emergenza, l’apparecchiatura TC utilizzata dal Pronto Soccorso è la Toshiba Aquilion PRIME, la quale è dotata di un tubo radiogeno con una potenza in uscita di 72 kW , ed impiega 0,35s per compiere una rotazione completa. I detettori utilizzano un sistema chiamato SSMD (Selectable slicethickness multi-row detector), e permette la selezione dello spessore del singolo strato a partire da 0,5 mm fino a 10 mm, la tecnica di ricostruzione ConeXact permette di incrementare il numero di strati massimi acquisiti per rotazione da 80 a 160. In fase di postprocessing sarà inoltre possibile variare lo spessore degli strati a seconda del risultato che vogliamo ottenere (es. fette da 0,5 mm 41 convertite in 10 mm). Il gantry può inclinarsi , così da poter eseguire esami come ad esempio l’encefalo, il quale si pone parallelamente al piano orbito-meatale, evitando di doverlo impostare manualmente in fase di ricostruzione. Sono presenti inoltre : un lettino motorizzato dotato di supporti per immobilizzazione del paziente, uno speaker audio dotato di microfono ed un iniettore automatico gestibile dalla sala comandi. Quest’ultima comprende un computer di ultima generazione, con una potenza sufficiente a gestire la mole di dati mossa ad ogni acquisizione, dotato di un software che si interfaccia al PACS, unitamente a quello che servirà ad impostare i protocolli e le ricostruzioni, sulla tastiera sono integrati i comandi per muovere il lettino, utilizzare lo speaker per comunicare con il paziente e per avviare l’esame tramite erogazione di raggi X. Un secondo 42 computer viene utilizzato per gestire Polaris, ed infine il pannello di controllo per l’iniettore ci permetterà di modificare il volume di contrasto e fisiologica che andremo ad iniettare al paziente, prima di avviare l’infusione effettiva. 5.3 Siemens Magnetom Symphony 1.5 T (Metodica RMN) Questa apparecchiatura presenta un magnete da 1.5 T , raffreddato ad elio, e dotato di una schermatura che impedisce alle interferenze esterne di causare attività non desiderata in prossimità del magnete stesso (gabbia di Faraday). Presenta inoltre un sistema di trasmissione e ricezione RF totalmente digitale, raffreddato ad acqua per garantire prestazioni ottimali senza incorrere in pericolosi surriscaldamenti. 43 La velocità del segnale è di 10 MHz , con risoluzione di 100 nsec, ed a seconda della larghezza della banda, il range è dinamico fino a 128 dB. Le bobine RF integrano un preamplificatore che permettono di intensificare il segnale in uscita, e se ne possono utilizzare fino a 8 contemporaneamente per acquisire le immagini di qualsiasi esame. Il sistema di gradienti presenta una schermatura completa, in maniera da sopprimere le correnti indesiderate , per avere conseguentemente una qualità dell’immagine maggiore grazie ai bassi livelli di rumore. Il controllo dell’amplificatore di gradienti è totalmente digitale. Questo sistema è collegato ad un computer , il 44 quale deve necessariamente presentare una componentistica (CPU e memoria RAM) d’avanguardia per riuscire a gestire l’enorme mole di dati causata dall’acquisizione e dall’elaborazione delle immagini. Ovviamente sarà necessario un disco fisso (anche più di uno , collegati in configurazione RAID) parecchio capiente , nell’ordine del terabyte, a causa delle immagini stesse, molto esose in termini di spazio su disco, soprattutto se ad alta risoluzione spaziale. Per gli esami con contrasto è previsto l’utilizzo di un iniettore amagnetico (condizione necessaria data la sua vicinanza al magnete), dotato di una pompa per il mezzo di contrasto ed una per la fisiologica. 45 Il volume di iniezione e l’avvio di quest’ultima vengono gestiti tramite un pannello apposito presente in sala comandi. Delle cuffie fonoisolanti proteggeranno l’udito del paziente dai suoni prodotti dalle sequenze , e serviranno inoltre per ricevere gli eventuali comandi del TSRM, grazie alla strumentazione apposita in dotazione. La sala è costantemente mantenuta ad una temperatura compresa tra i 18° e i 24° °C da un apposito sistema di ventilazione. 46 5.4 Siemens Acuson Antares (Metodica Eco) Presso l’ambulatorio di ortopedia è disponibile questo modello di ecografo, unitamente ad un lettino sul quale posizionare il paziente. Questa apparecchiatura è dotata di una serie di accorgimenti utili a ridurre lo stress dell’operatore, come ad esempio il monitor dotato di braccio semovente, il supporto per polso regolabile, la tastiera retrattile ed i pedali programmabili. L’ecografo è dotato di un monitor a cristalli liquidi da 19” , il quale permette una risoluzione di 1280x1024 pixels ad alto contrasto. Una buona qualità video è importante per facilitare la diagnosi da parte dell’operatore. Per quanto riguarda il salvataggio delle immagini , l’hard disk integrato arriva a misurare fino a 1,5 Terabyte (35000 immagini a colori o b/n), ed inoltre è prevista la presenza di un 47 masterizzatore CD/DVD-ROM, che permette sia la lettura che la scrittura di questi supporti. Sono previsti 6 spazi per inserirvi le sonde (di qualsiasi design) unitamente al contenitore per il gel ecografico. Tra le tecniche utilizzate da questa apparecchiatura annoveriamo ad esempio : 2D Color doppler Power doppler Sono presenti ulteriori opzioni , utili ad esempio all’imaging cardiaco. È possibile durante l’acquisizione eseguire lo zoom delle immagini o modificarne il contrasto, in maniera da ottenere un risultato soddisfacente. Infine, è presente una stampante nel caso si 48 rendesse necessario immortalare un’immagine statica dell’esame corrente. 6. METODICHE DI INDAGINE Come già menzionato precedentemente, per avere una esauriente indagine diagnostica, dovremmo appoggiarci a tecniche RX, TC ed RMN. Basandoci sulla tabella presente nel paragrafo precedente, analizzeremo le tecniche utilizzate nell’ambito delle metodiche sopra elencate. 6.1 Tecniche di radiologia tradizionale 6.1.1 Frattura V metacarpo In questo ambito viene anche denominata “frattura del pugile” , perché spesso capita che il pugno colpisca di striscio , impattando sul V metacarpo (più precisamente sul collo), il quale è più fragile del II e III, più solidi, e normalmente atti a colpire. Questo può accadere anche tirando un pugno con tecnica scorretta (jab o 49 diretto) al sacco , o colpendo una superficie molto rigida (anche l’osso zigomatico in alcuni casi può provocare questo tipo di frattura durante la pratica professionale e non). Per individuarla è sufficiente eseguire un esame RX della mano, che servirà al medico ortopedico per stabilire la presenza o meno della frattura, e in caso affermativo, se sarà necessario un intervento chirurgico o meno. L’esame viene eseguito in due proiezioni: postero-anteriore ed obliqua (dalla pronazione, viene richiesto al paziente di unire il I e II dito, questa tecnica viene chiamata “suonatore d’arpa”) , specificando all’interno del software dell’apparecchiatura GE l’utilizzo della cassetta radiografica fuori potter per il protocollo ARTO SUPERIORE - MANO. Il paziente è 50 collaborante e seduto in fianco al tavolo radiografico. Otterremo così il seguente risultato: Una volta inviate le immagini al PACS (Picture Archiving and Communication System) , esse saranno visibili a monitor, permettendo al medico ortopedico di valutare la situazione ed infine intraprendere un corretto iter diagnostico. 6.1.2 Frattura zigomo L’osso zigomatico, nonostante sia molto resistente, è soggetto a traumi a causa della sua posizione sporgente. La frattura è dovuta ad un trauma laterale, come ad esempio un gancio (pugilato) o un 51 calcio al volto (kickboxe – K1 – muay thai). La probabilità è maggiore nel caso in cui il colpo sia d’incontro, ovvero chi lo subisce porta il capo in direzione opposta a quella del pugno (o calcio), contrastandone la forza e rendendo conseguentemente più duro l’impatto. Per valutare un’eventuale frattura è necessario eseguire un esame RX per l’arcata zigomatica, il quale si esegue in postero-anteriore per lo studio dell'arco zigomatico , con il paziente preferibilmente in ortostasi (per eventuale emoseno) ed in assiale , in decubito orizzontale supino , per visualizzarne l'arco , il capo iperesteso e ruotato di 15° verso il lato in esame , con il vertice in appoggio sul piano sensibile. Si renderà quindi necessario specificare all’interno del software GE l’utilizzo della cassetta radiografica fuori potter. È sufficiente visualizzare solo l’arcata zigomatica coinvolta nel 52 trauma, per cui il raggio inciderà tangenzialmente all’arcata in esame. Il risultato che otterremo sarà il seguente: Una volta inviate le immagini a PACS, saranno disponibili a monitor per lo specialista in chirurgia maxillo-facciale , il quale intraprenderà il corretto iter diagnostico-terapeutico, valutando il bisogno o meno di un intervento chirurgico, ad esempio. 6.1.3 Lussazione gomito In questo caso avremo a che fare con una tipologia di infortunio differente: la lussazione del gomito è solo uno dei tanti traumi dovuti all’utilizzo di leve articolari, utilizzate negli sport di lotta come ad esempio il brazilian jiu-jitsu. Ho scelto la lussazione del 53 gomito perché in questo sport viene causata da una delle leve più conosciute ed utilizzate: l’armbar. Come si può evincere dalle immagini, viene applicata un’iperestensione del gomito usando il proprio corpo per creare il fulcro della leva , ciò può portare alla dislocazione dell’articolazione. Per valutarne il grado , è necessario il relativo esame RX , che si esegue in due proiezioni: AP , che normalmente si esegue a braccio disteso , ma se il trauma (e il relativo dolore) non lo permettono, è possibile eseguire una proiezione con il gomito flesso di 45°. La seconda proiezione è la LL , la quale si esegue con l’avambraccio flesso sul braccio in maniera da formare un angolo di 90° , il paziente è collaborante e seduto in fianco al tavolo radiologico. All’interno del software GE va specificato l’utilizzo della cassetta radiografica fuori potter per il protocollo 54 ARTO SUPERIORE - GOMITO. Il risultato che otterremo sarà il seguente: Una volta inviate a PACS e visionate dal medico ortopedico, si potrà procedere alla riduzione della lussazione ed eventuale bendaggio. Non è infrequente che in seguito ad una proiezione a terra, il proiettato ulteriore possa danno subire a causa un di un’eventuale caduta dell’attaccante a livello della sua spalla, la 55 quale ha appena impattato al suolo. Questo contraccolpo spesso porta a traumi dell’articolazione acromion-claveare: All’interno del software GE, utilizzeremo il protocollo ARTI SUPERIORI – SPALLA. In questo caso è stato eseguito un esame atto a studiare l’articolazione nel dettaglio. 6.1.4 Frattura costale Nell’ambito degli sport da striking che prevedono l’uso degli arti inferiori (kickboxing, K1, muay thai…) si può incorrere in traumi costali, questo a causa della forza maggiore sviluppata dalle gambe nel momento in cui impattano a livello del torace , come ad esempio nel caso del middle kick, il quale tendenzialmente va a 56 colpire l’addome, ma spesso un’imprecisione o il dinamismo del momento portano a colpire a livello delle coste (ma anche della cresta iliaca nel caso il colpo dovesse tendere verso il basso). Ovviamente, questo tipo di infortunio avrà probabilità sensibilmente maggiori nel caso di un match tra professionisti (o comunque nel caso in cui l’attaccante sia sprovvisto di adeguato equipaggiamento protettivo). In caso di sospetto di frattura costale si esegue l’esame radiografico per lo scheletro costale del lato colpito. Esso si può eseguire sia in ortostatismo che in decubito orizzontale supino in due proiezioni : sul piano frontale ed obliquo. L’esame si esegue in potter, segnalando al software GE l’utilizzo dello stativo (per esame in ortostasi) o del tavolo (per esame in decubito orizzontale supino). 57 Il protocollo è TORACE – COSTE, ed il risultato ottenuto sarà il seguente: Se il trauma è ben localizzato, si possono anche eseguire delle RX sul costato alto o basso , risparmiando così la parte non interessata dell’emitorace. 58 Una volta visionate le immagini , dal medico ortopedico verrà intrapreso l’iter diagnostico consono, coinvolgendo, in caso di frattura grave con perforazione degli organi interni , altre figure professionali come ad esempio il chirurgo generale. 6.1.5 Frattura tibiale Questa tipologia di infortunio può verificarsi in discipline che comportano l’uso massiccio dei colpi di tibia, come ad esempio kick-boxe, K1 e muay thai, i quali prevedono che l’impatto sia dato proprio da questo osso della gamba. Altre discipline prevedono l’utilizzo della punta o del collo del piede, come ad esempio la boxe francese (savate). 59 Un forte impatto , sia in fase di attacco che di difesa , può causare la frattura. Nell’ambito non professionistico, questo evento è meno probabile grazie alle protezioni indossate dai praticanti. Per quanto riguarda i lottatori professionisti, la resistenza dell’osso è data dal condizionamento di quest’ultimo, grazie ad esercizi specifici come ad esempio un sacco più duro rispetto a quello utilizzato per il pugilato, unitamente a massaggi con olio di canfora per velocizzare il recupero e la vascolarizzazione. Purtroppo per quanto rare, le fratture tibiali possono comunque verificarsi , ad esempio vi sono casi celebri, come quello recente del lottatore di MMA Anderson Silva. Nel caso vi sia un sospetto di frattura, eseguiremo un esame radiografico della gamba , per valutare il grado della eventuale frattura e la sua scomposizione. Le proiezioni sono AP e LL , con paziente in decubito orizzontale supino e laterale. Nel caso non fosse possibile comprendere entrambe le articolazioni ai capi distali delle ossa della gamba (ginocchio e caviglia), dovremo comprendere quella più vicino al punto di frattura. All’interno del software GE dovremo specificare l’utilizzo della cassetta 60 radiografica fuori potter, per il protocollo ARTI INFERIORI – TIBIA. Il risultato che otterremo sarà il seguente: Le immagini, una volta inviate a PACS, verranno visionate dal medico radiologo e successivamente dal medico ortopedico, il quale intraprenderà il corretto iter diagnostico, valutando o meno la necessità di un’operazione chirurgica. 61 6.2 Tecniche di Tomografia Computerizzata 6.2.1 Trauma Cranico Un trauma cranico può avvenire nel momento in cui un trauma di natura improvvisa può arrivare a causare un danno cerebrale. Questa tipologia di danno può essere focale (limitato ad una specifica area del cervello), oppure diffuso (esteso a più aree). Nel nostro caso, la causa può essere una concussione, ovvero la risposta in torsione o agitazione del cervello in seguito ad un evento improvviso di movimento o decelerazione della testa, che può portare a mal di testa, confusione, nausea, sonnolenza, perdita di memoria o concentrazione. Questi sintomi, se persistenti, possono portare ad un sospetto di emorragia. Trova molta diffusione , nel nostro caso, l’ ematoma subdurale: una raccolta di coagulazione del sangue che si forma nello spazio subdurale, ovvero lo spazio tra due delle meningi che formano il rivestimento protettivo del cervello. Si tratta di una condizione grave e può essere necessario un trattamento di emergenza, a seconda della sua severità. gli ematomi 62 subdurali possono essere infatti asintomatici, fino ad arrivare ad amnesie, forti cefalee, vomito e svenimenti. Nell’ambito degli sport da combattimento, questo tipo di trauma si verifica più spesso nella boxe, a causa della vastità di colpi a carico del volto, sia per quanto riguarda gli incontri per dilettanti (nei quali i pugili sono provvisti di caschetto) , sia per i professionisti (nessun tipo di protezione). Grazie alle moderne tecniche di imaging, è possibile diagnosticare tempestivamente e quindi intervenire su questa tipologia di infortuni. La più efficace utilizzata per localizzare eventuali ematomi subdurali è la TC, tramite un esame dell’encefalo. Il paziente verrà posto in decubito orizzontale supino, con capo opportunamente immobilizzato tramite appositi sostegni e braccia lungo i fianchi. E’ importante verificare la perfetta perpendicolarità 63 dell’asse sagittale in fase di centratura (tramite apposito centratore luminoso).Il protocollo utilizzato è Encefalo_Trauma_RDG , e si sviluppa come segue: Topogramma: AP e LL cranio caudale, di lunghezza 25-30 cm. Servirà a definire il FOV di ricostruzione, il quale comprende l’encefalo per intero, a partire dal vertice fino al foro occipitale. Così potremo anche inclinare il piano di scansione: in questo caso utilizzeremo il piano orbito-meatale (dal margine esterno dell’orbita al centro del meato acustico esterno), inclinando il gantry di 15°. Scansione: assiale, con spessore strato ed avanzamento di 3 mm. 64 Ricostruzioni: nel caso vi sia un sospetto di frattura cranica, avvieremo le ricostruzioni per i piani TRA, SAG e COR utilizzando il filtro per osso (bone) , con spessore strato e passo di ricostruzione di 1 mm. Si renderanno inoltre necessarie delle ricostruzioni volumetriche , utilizzando il filtro per parti molli (soft) , con uno spessore di strato di 0,5 mm ed un passo di ricostruzione di 0,3 mm: in questo caso avremo una sovrapposizione tra i vari strati (overlapping), ciò ci permette di avere una qualità dell’immagine migliore grazie al numero maggiore di dettagli contenuti al suo interno. Potremo quindi utilizzare tecniche di ricostruzione 3D , come in questo caso la SSD (shaded surface display). 65 Nel caso ci trovassimo di fronte ad un caso di ematoma subdurale, otterremo il seguente risultato: Più precisamente , queste immagini sottolineano la presenza di un ematoma subdurale acuto emisferico sul lato destro (indicato dalle frecce). 66 6.2.2 Trauma addominale Nella pratica di sport da striking (Boxe , kick-boxe, K1, MMA..) non è infrequente ricevere dei forti colpi a livello della zona addominale, essendo questa un bersaglio molto grande ed anche tecnicamente valido (un montante al corpo fa abbassare la guardia all’avversario, permettendo così di colpire il volto se sufficientemente veloci). Un colpo al fegato , il quale può essere causato da un pugno (gancio, montante) , un calcio (middle kick), o una ginocchiata, lascia l’avversario senza fiato , favorendo così la perdita di concentrazione , e , se utilizzata una forza sufficiente si può causare anche una perdita di conoscenza e quindi KO. Questo può tradursi semplicemente in un forte dolore addominale, o nei casi peggiori può risultare in un’emorragia interna. Per verificare l’estensione dell’evento traumatico, la tecnica di imaging 67 utilizzata sarà la tomografia computerizzata, tramite un esame dell’addome. Il paziente verrà posto in decubito orizzontale supino, con le braccia portate verso l’alto , immobilizzato dagli appositi sostegni. Tramite il centratore luminoso ci porteremo al centro del torace e tramite il laser orizzontale a livello della linea ascellare. Nel caso ci fosse un sospetto di sanguinamento, l’esame sarà contrastografico (Angio_TC_Aorta_Addominale), e si svolgerà come segue: Topogramma: AP cranio caudale, di circa 70 cm di lunghezza. Esso servirà a stabilire il FOV di ricostruzione, che andrà a comprendere in questo caso la zona compresa tra le cupole diaframmatiche ed i grandi trocanteri. Scansione basale: scansione prima dell’iniezione di mdc , con spessore dello strato ed avanzamento di 5 mm. Premonitoring: si posiziona l’apposito indicatore a livello dell’aorta e si acquisisce una singola slice, in maniera da avere una chiara visione di quest’ultima. A questo punto applicheremo tramite software un cerchio (ROI) , il quale servirà a monitorare le HU 68 presenti al suo interno. Ciò è molto importante in un esame contrastografico, dato che potremo stabilire un tetto minimo di HU per poi dare il via alla scansione in maniera completamente automatica. In seguito verrà iniettato il mdc iodato non ionico, ed in contemporanea verrà lanciata la sequenza di monitoring (bolus tracking), la quale acquisisce la slice di premonitoring ogni 2-3 secondi, finchè l’area evidenziata dalla ROI non raggiunge le HU desiderate, comportando quindi una corretta impregnazione del mdc nell’aorta. Di norma l’acquisizione successiva parte a 150 HU. Fase angio: la scansione parte immediatamente dopo l’iniezione del mdc, in questa maniera avremo una buona visualizzazione dei vasi arteriosi, in particolare dell’aorta. Viene compreso l’intero addome, dalle cupole diaframmatiche ai grandi trocanteri. Fase portale: la scansione parte 30-40 secondi dopo la prima fase, ed avremo una visione degli organi durante l’opacizzazione massima del sistema portale, in particolare della vena porta. 69 Fase tardiva: la scansione parte 90-100 secondi dopo la fase portale, e servirà a mostrare l’impregnazione degli organi parenchimali , come ad esempio il fegato. Nel caso non vi sia sospetto sanguinamento , la fase angio verrà sostituita dalla fase arteriosa la quale partirà dopo 15 secondi dall’iniezione di mdc (protocollo Addome_3_Fasi). Ricostruzioni: Vengono eseguite le ricostruzioni TRA, SAG e COR in MPR (multi planar reconstruction) , con spessore di strato e passo di ricostruzione di 5 mm, più una volumetrica TRA con spessore 0,5 mm e passo di ricostruzione 5 mm. L’algoritmo utilizzato è per parenchima, ed è previsto anche l’utilizzo dell’algoritmo per osso in caso di eventuale necessità. 70 6.2.3 Trauma oculare Gli occhi sono tra le parti più vulnerabili del corpo umano, e la facilità con la quale possono venire lesionati rendono l’utilizzo di protezioni adeguate assolutamente indispensabile, come ad esempio il caschetto o addirittura occhiali protettivi (questi ultimi molto utili nei corsi di auto-difesa in situazioni di minaccia da coltello o armi similari ). Purtroppo è possibile incappare in questa tipologia di infortunio anche durante la pratica a mani nude (lotta, boxe, kick-boxe) nel caso si fosse sprovvisti di caschetto o comunque di protezioni idonee. Un colpo portato allo zigomo infatti può scivolare e raggiungere l’occhio , nel caso si utilizzino guantoni non regolamentari o con pollice troppo distanziato, è possibile incorrere 71 in questo tipo di problematica: il quadro è veramente esteso, e si pensi che è sufficiente un colpo leggero per provocare una lacrimazione ed annebbiamento della vista incontrollabili. Un colpo energico , o una ditata, possono provocare cecità temporanea e danni molto gravi al bulbo oculare. Per indagare su questa problematica , l’esame di imaging più indicato è lo studio delle orbite oculari in tomografia computerizzata. Se vi è un sospetto di lesione del nervo oculare, in secondo luogo sarà necessario valutare anche la risonanza magnetica. L’esame TC comporta l’utilizzo del protocollo Massiccio_Facciale, e si esegue con il paziente in decubito supino sul letto dell’apparecchiatura, con il capo immobilizzato grazie agli appositi sostegni. Così come per l’encefalo, il piano sagittale del capo dev’essere perpendicolare al piano d’appoggio. Sarà quindi necessario eseguire la centratura tramite le apposite guide luminose, successivamente potremo iniziare con l’esame vero e proprio: Topogramma: AP e LL , di lunghezza 25-30 cm. Da qui stabiliremo il FOV di ricostruzione, che dovrà sicuramente comprendere, in senso cranio-caudale , la zona inclusa tra i seni 72 frontali ed il palato duro (nel caso vi fossero lesioni alla mandibola, il FOV andrà esteso fino ad essa), ed antero-posteriormente dovrà comprendere dalla punta del naso alle mastoidi. Il piano neurooculare o di Salvolini (linea che decorre dal centro dell’orbita al margine superiore del meato acustico) è perpendicolare al piano coronale. Scansione: assiale, con spessore strato ed avanzamento di 2 mm. Ricostruzioni: vengono eseguite in TRA, COR e SAG con spessore e passo di ricostruzione di 2 mm, utilizzando i filtri per osso e parti molli. Con gli stessi filtri, ricostruiremo sequenze di immagini volumetriche con spessore 0,5 mm e passo di ricostruzione 0,3 mm , sfruttando così l’overlapping ed aumentando il dettaglio della ricostruzione 3D SSD. 73 6.3 Tecniche di risonanza magnetica nucleare 6.3.1 Ernia discale Essa è il risultato di una dislocazione seguita da fuoriuscita di materiale di norma contenuto nel disco intervertebrale (nucleo polposo), che facendosi spazio tra le fibre lesionate dell'anello fibroso, viene a contatto con le strutture nervose contenute nel canale spinale. È una patologia nota al praticante di sport da combattimento, poiché può essere causata da un trauma , una caduta o più semplicemente da un eccesso di pratica, specialmente in sport che comportano numerose torsioni e/o piegamenti. Ciò avviene più frequentemente 74 in discipline che utilizzano anche gli arti inferiori, come ad esempio la kick-boxe o la savate , a causa della continua sollecitazione a livello del passaggio L5-S1 , per via delle ripetute torsioni. Anche l’inesperienza e l’avventatezza possono portare ad infortuni di questo tipo , ed un calcio tirato con scarsa tecnica come in immagine, può spesso rivelarsi dannoso, per cui è molto importante curare la tecnica scrupolosamente. La tecnica di imaging più efficace per individuare eventuali ernie discali è la risonanza magnetica nucleare. Dopo aver chiesto al paziente di svestirsi e di indossare il camice monouso , lo faremo sdraiare sul lettino in decubito orizzontale supino, quest’ultimo inoltre integra la bobina per la colonna (in questo caso per la 75 lombare), che comunque può essere utilizzata unitamente ad una phased array. L’esame presenta la seguente tecnica di acquisizione: Localizer: sequenza necessaria a verificare il corretto posizionamento per la successiva sequenza TRUFI; 76 TRUFI: sequenza necessaria per valutazione anatomica , ma non presenta valore diagnostico. Anch’essa si esegue per i piani SAG, e COR, e dalle immagini ottenute si potranno posizionare i pacchetti delle sequenze che andremo ad eseguire. In questo caso , verranno posizionati parallelamente al decorso della colonna (SAG, COR) e perpendicolarmente ai corpi vertebrali (TRA) , avendo cura di comprendere i processi trasversi e le apofisi spinose; T2_TSE_SAG: il pacchetto per questa sequenza viene posizionato lungo il piano sagittale dei corpi vertebrali, seguendone l’obliquità (COR e TRA) , assicurandosi di comprendere interamente l’ area di interesse (SAG). È utile inoltre inserire la banda di presaturazione (SAG) , la quale riduce gli artefatti da flusso. In questo tipo di sequenza avremo una buona visualizzazione del midollo e del rapporto tra disco, radice nervosa e sacco durale, inoltre avremo un’ottima visione del liquor. 77 T1_TSE_SAG: il pacchetto sarà posizionato come nella sequenza precedente, quello che varia è la pesatura: in questo caso avremo una buona visualizzazione delle strutture ossee. Viene utilizzata anche per eseguire una comparazione pre e post contrastografica (se l’esame ne prevede l’utilizzo); T2_TIRM_SAG: trattandosi di una scansione sagittale, utilizzeremo gli stessi posizionamenti delle sopracitate TSE. La TIRM (Turbo inversion recovery magnitude) è una sequenza inversion recovery pulsata , utile ad individuare patologie come ad esempio l’edema osseo. T2_TSE_TRA_3_PACCHETTI: questa sequenza si compone di più pacchetti per permettere lo studio dei dischi intervertebrali (si possono aggiungere o rimuovere pacchetti all’occorrenza). È necessario posizionare il pacchetto comprendendo interamente l’area da esaminare (TRA) , in COR si posiziona perpendicolarmente al piano sagittale mediano, inclinando secondo il decorso della colonna vertebrale. In SAG i pacchetti devono essere paralleli ai dischi intervertebrali di interesse, 78 comprendendo il margine inferiore della vertebra superiore ed il margine superiore della vertebra inferiore. Con questa sequenza visualizzeremo il sacco durale, le radici nervose ed i processi trasversi oltre ai dischi intervertebrali, dei quali vedremo accuratamente l’eventuale fuoriuscita di materiale. 6.4 Tecniche di ecografia 6.4.1 Distrazione muscolare La distrazione muscolare comporta la rottura delle fibre costituenti il muscolo. Ciò in genere è dovuto ad una sollecitazione improvvisa quando vi è necessità di un movimento esplosivo, come ad esempio uno spostamento di scatto , o un veloce jab (pugno rapido) , che per quanto possa essere un colpo debole di disturbo, può comportare problematiche di questo tipo. E’ più facile che accada nel caso in ci sia riscaldati sufficientemente , o anche a causa di un insufficiente recupero da un duro allenamento. 79 L’esame ecografico è necessario per stabilire il grado di rottura delle fibre muscolari (I°, II° o III° a seconda della sua entità), per pianificare il corretto iter diagnostico. Una distrazione muscolare in ecografia apparirà come in figura: 6.4.2 Lesione tendineo-legamentosa Non è infrequente che nella pratica di sport da combattimento si abbia a che fare con questo tipo di infortunio, basta tener conto delle numerose torsioni che vengono eseguite con diverse 80 articolazioni , come ad esempio la spalla , il ginocchio o la caviglia: vengono eseguite per sviluppare un calcio o un pugno. Anche un forte impatto a livello dell’articolazione può portare ad infortuni di questo calibro,ovvero il danneggiamento dei tendini o dei legamenti che sostengono le suddette articolazioni, con una possibilità di rottura o nei casi peggiori, distacco. Nel caso della spalla potremo avere a che fare con una lesione della cuffia dei rotatori (la struttura che tiene in sede la testa omerale), una lesione ai menischi, ai legamenti collaterali e crociati per quanto riguarda il ginocchio, e i peronei-astragalici e peroneo-calcaneare per quando riguarda la caviglia ad esempio. 81 L’ecografia viene utilizzata nel caso in cui ci sia un sospetto di lesione a tendini o legamenti, in concomitanza con la RMN , ed in seguito ad una eventuale radiografia per escludere l’esistenza di eventuali fratture. Nella seguente immagine avremo a che fare con una rottura del legamento crociato mediale: 82 7. CONCLUSIONI Da questo elaborato possiamo evincere che nella vastità di traumi riportata, il TSRM ha un ruolo essenziale nel proporre immagini ad alto contenuto diagnostico, le quali coadiuveranno in maniera importante il cammino terapeutico che il paziente dovrà affrontare insieme al medico specialista a cui si appoggerà. Questo tipo di collaborazione è preziosa, un buon lavoro di imaging comporta un’ottimizzazione delle fasi successive della cura, sia in termini di tempo che di efficacia. E' importante sottolineare come alcuni dei traumi trattati andranno gestiti con apparecchiature sofisticate quali TC e RMN. Si chiede quindi al TSRM un continuo aggiornamento, una profonda conoscenza delle potenzialità delle suddette apparecchiature nonché dei protocolli conclamati. tutto ciò accresce ulteriormente il bagaglio tecnico-culturale del professionista. Inoltre, come già menzionato nell’introduzione, gli sport da combattimento stanno prendendo sempre più piede, il numero di praticanti va continuamente ad espandersi, comportando un numero sempre maggiore di infortuni di questo tipo: basti solo vedere l’espansione delle mixed martial arts (MMA) in Italia a partire dal 83 2013, ad esempio. Ritengo quindi utile una sensibilizzazione sull’argomento, oltre al fatto che questo elaborato mi ha portato a prestare attenzione a particolari accorgimenti durante la pratica sportiva, essendo ben conscio dei rischi che comporta. 84 8. BIBLIOGRAFIA 1. Ronald Bahr ,The IOC Manual of Sports Injuries: An Illustrated Guide to the Management of Injuries in Physical Activity 2. Tecniche di tomografia computerizzata e di risonanza magnetica, Luigi Cei, Società editrice Universo 3. Ugo Del Torto, Lezioni di Clinica Ortopedica, PICCIN, 1990, ISBN 978-88-299-0812-7. 4. "LeFort109M" by James Heilman, MD - Own work. Licensed under Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 via Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:LeFort109M.jpg#mediaviewer /File:LeFort109M.jpg 5. Michael G. Hutchison, David W. Lawrence, Michael D. Cusimano, and Tom A. Schweizer - Head Trauma in Mixed Martial Arts Am J Sports Med March 21, 2014 ; published online before print March 21, 2014 6. 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RINGRAZIAMENTI Questo elaborato è il culmine di un cammino durato tre anni, faticoso ma denso di soddisfazioni, con la giusta quantità di bastoni tra le ruote tali da renderlo avvincente. A compiere questa svolta fortunatamente non sono stato solo: il primo grande e sentito ringraziamento va ai miei genitori Rosa e Fortunato, i quali mi hanno supportato nella mia scelta e sostenuto per tutta la vita, qualunque cosa avessi voluto fare. Un sostegno per me indispensabile è stato anche quello della mia ragazza Silvia, che mi sopporta stabilmente da quasi sei anni, ed in questi ultimi tre ho sicuramente messo a dura prova la sua pazienza (più del solito), ora puoi tirare un sospiro di sollievo. Un altro sentito ringraziamento va agli amici che ci sono sempre stati , ed a quelli nuovi conosciuti strada facendo: Alberto, Elisa, Marco, Francesco, Michele, Walter , Davide ed i colleghi con cui ho condiviso questi anni di scorribande : Marco, Pietro, Fabio, Emanuele , Riccardo , Alessandro, Luca, Giovanni, Marcello, Michele , Giulio e tutti quelli che mi sono sicuramente dimenticato (l’età fa brutti scherzi). Ringrazio anche sentitamente tutto il personale ospedaliero con cui ho avuto a che 89 fare in questi tre anni, specialmente ai TSRM che hanno avuto la pazienza di insegnarmi come lavorare nel migliore dei modi. Una menzione speciale va al mio relatore Dott. Calogero Nugara , che mi ha permesso di portare avanti quest’argomento di tesi, supportandomi adeguatamente. Ringrazio anche il mio co-relatore Dott. Elvis Lafe, che ha avuto la pazienza di correggermi e consigliarmi nonostante la mole di lavoro che gli si propina ogni giorno. Grazie al team Verri in toto ed al gruppo della palestra “L’arte del movimento” in toto, grazie a loro sono cresciuto sportivamente ed hanno aiutato non poco a sfogare la valanga di stress accumulato in questi ultimi mesi. Ringrazio chi ha creduto in questa mia deviazione , tutti, compresi i miei ex colleghi con cui ho passato anni indimenticabili , e ringrazio anche chi non ci ha mai creduto ed ha tentato di dissuadermi: ciò è servito a spronarmi per andare avanti il più velocemente possibile. Sicuramente mi sarò dimenticato di qualcuno , ma non c’è motivo di prendersela: chi mi è stato sempre vicino lo sa , e potrà darmi dello smemorato. Da ora inizierà una nuova avventura… 90