COMUNICATO STAMPA Conferenza Stampa di presentazione del XXXII World Congress of Sports Medicine Associazione della Stampa Estera in Italia Roma, via dell’Umiltà 83/c Giovedì 20 settembre, ore 11.30 Per quattro giorni Roma sarà a tutti gli effetti la capitale mondiale della Medicina dello Sport. Si terrà infatti dal 27 al 30 settembre il XXXII congresso Mondiale di Medicina dello Sport dal titolo “Sports Medicine, the challenge for the global health: Quo Vadis?”. Un appuntamento che per la prima volta in 90 anni di storia (è datata infatti 1929 la fondazione della Federazione Medico Sportiva Italiana) vedrà protagonista una città italiana. Il convegno, presieduto dai prof. Maurizio Casasco - Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) - e Fabio Pigozzi - Presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport (FIMS) - , vedrà la partecipazione di oltre 2500 studiosi e specialisti in Medicina dello Sport, provenienti dai cinque Continenti, in rappresentanza di 117 Paesi del mondo. Tra i temi principali del congresso “L’attività fisica prescritta come il farmaco” un gioco di parole che in questi anni si è trasformato in uno dei temi principali della FMSI. «Mantenersi attivi fin da giovani - prosegue il prof. Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) - è un’attività di prevenzione, ma, come tutte le terapie, necessita di una prescrizione corretta al pari della prescrizione di un farmaco. L’attività fisica è infatti prevenzione, primaria, secondaria e terziaria. Primaria quando previene l’insorgere delle malattie. Secondaria e terziaria quando contrasta l’aggravamento delle patologie». «L’esercizio fisico, per ottenere benefici, – spiega ancora il prof. Casasco - deve essere prescritto e somministrato nella giusta dose, indicando intensità, durata ed eventuali limitazioni. Lo Specialista in Medicina dello Sport è il Medico competente per la prescrizione dell’esercizio fisico che, se fatto a livello sottomassimale, è inutile, ma se praticato a livello sopramassimale può essere dannoso se non addirittura pericoloso. L’efficienza fisica, parametro fondamentale per il Medico Specialista in Medicina dello Sport, è un fondamentale indicatore di salute che la Federazione Medico Sportiva Italiana vuole introdurre, al pari degli altri valori clinici, migliorabile attraverso un allenamento adeguato, individuale e soggettivo oltre ad una corretta alimentazione e stile di vita». «È ormai ampiamente dimostrato che l’attività fisica correttamente eseguita è in grado di migliorare lo stato di salute e la capacità di prestazione dei soggetti sani di tutte le età e di entrambi i sessi. Così come l’eccesso di tale attività – continua Casasco - può recare danni anche gravi, allo stesso modo è ampiamente acquisito che l’inattività determina alterazioni dei vari organi ed apparati, che sono state descritte da Krause e Raab in una patologia definita malattia o sindrome ipocinetica. Tale patologia raccoglie nel suo ambito una serie di manifestazioni cliniche variabili e complesse, che sembrano essere riconducibili nella loro essenza a fenomeni di ridotta attività muscolare degli organismi viventi. L’ipocinesia è andata incrementandosi nei Paesi ad alta industrializzazione con l’espansione della tecnologia, che ha progressivamente sostituito il lavoro muscolare, e con l’invecchia-mento. In effetti, le statistiche OMS e ISTAT hanno dimostrato che oltre il 50% circa della popolazione esegue un’attività fisica insufficiente, cioè inferiore a 30 min/die, e che nell’ambito di questa popolazione il 38% circa è costituito da sedentari assoluti, cioè soggetti che non praticano alcuna attività fisica, ed il 32% circa da sedentari relativi, cioè soggetti che praticano attività fisica saltuaria, comunque nella metà dei casi del tutto insufficiente. L’inattività fisica determina un vero e proprio decondizionamento biologico, con relativo deficit funzionale, che riguarda non solo l’apparato locomotore ma anche gli apparati cardiovascolare, respiratorio, endocrinometabolico, neurosensoriale e psichico. Risulta evidente che nei riguardi della sindrome ipocinetica l’attività fisica costituisce prevenzione primaria, oltre che terapia eziopatogenetica quando questa si sia instaurata. «A Roma - spiega poi il professor Fabio Pigozzi, presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport nonché prorettore vicario dell’università Foro Italico - gli oltre 2.500 partecipanti animeranno uno degli eventi scientifici più importanti dell’anno anche grazie alla presentazione di ricerche e analisi provenienti da laboratori e università di tutto il mondo». Per quattro giorni, la sala congressi dell’Hotel “Rome Cavalieri” sarà così il centro di un confronto serrato su tematiche di medicina sportiva comuni a livello internazionale. La Lectio Magistralis del Professor Pecorelli dal titolo “Physical activity, ethics and drugs” tratterà tra gli altri il tema dei benefici dell’attività fisica sul cervello anticipando la pubblicazione della sua ricerca su una delle riviste scientifiche più importanti al mondo. Di pari rilievo è il tema della biologia molecolare e della proteomica che, unitamente ai temi di anti-aging, nutrizione, lotta all’obesità, rappresentano i topics più importanti presentati al Congresso. «È per questo che già da sola la scelta di Roma è stata motivo d’orgoglio. Questa sarà soprattutto la sede più opportuna per discutere sulla sostenibilità dell’intero sistema e di quanto sia necessario ripensare il modo in cui la medicina si è presa cura delle persone fino ad oggi». «Puntare sull’Italia - spiega ancora il professor Pigozzi - (e va ricordato come in corsa tra le città candidate ci fossero la Londra Olimpica, Malmöe, Anversa, Vienna e Cracovia) è inoltre un segno distintivo dell’importanza riconosciuta alla medicina sportiva del nostro Paese. La sottolineatura di un’eccellenza ormai acquisita anche a livello internazionale». La FMSI da anni, in collaborazione con le Scuole di Specializzazione Universitarie (giova ricordare che è nata in Italia, a Milano nel 1957 la prima Scuola Universitaria al mondo di Specializzazione in Medicina dello Sport ed oggi è presente in 12 Paesi Europei) si pone come obbiettivo la corretta prescrizione dell’esercizio fisico. «La Federazione Medico Sportiva Italiana, fondata dal 1929 e da allora federazione del CONI, nonché società scientifica nazionale di Medicina dello Sport si è posta l’obiettivo - continua Casasco - di mettere a disposizione il proprio know-how scientifico a beneficio di tutta la popolazione e, quindi, di trasferire la propria conoscenza di ricerca e studi, acquisita in anni di assistenza degli atleti olimpici e di massimo livello agonistico, a vantaggio di tutta la popolazione rivestendo un importante ruolo sociale. Il trasferimento della conoscenza dallo sport all’attività fisica, dall’atleta al cittadino rappresenta il leit-motiv ed il progetto della politica della FMSI in questi anni, un po’ se è consentito un paragone come il trasferimento tecnologico “dalla Ferrari alla Cinquecento” ». A testimonianza di tale primato, che deriva dalla storia del Sistema Universitario, Sportivo e Legislativo italiano, giova ricordare che recentemente la Multidisciplinary Joint Committee dell’Unione Europea dei Medici Specialisti (UEMS), riconoscendo la storia, l’esperienza e l’efficacia del modello italiano ed avendo ottemperato tutti i requisiti richiesti, ha chiesto al nostro Paese, tramite il Ministero della Salute, di presentare all’UE, in qualità di Stato membro, la richiesta di riconoscimento europeo della Specialità in Medicina dello Sport. Anche l’European Federation of Sports Medicine Associations attraverso la lettera del Presidente Cummiskey inviata recentemente al Presidente Casasco riconosceva l’eccellenza della competenza della FMSI. Il primato del Sistema italiano è rappresentato non solo a livello specialistico ma anche legislativo. L'Italia vanta oggi, infatti, una legislazione in materia di prevenzione e tutela sanitaria nello sport che la pone all’avanguardia rispetto agli altri Paesi del mondo. Il protocollo obbligatorio per l’accertamento dell'idoneità alla pratica di attività sportive agonistiche ed il rilascio del relativo certificato – un’esclusiva competenza dello specialista in Medicina dello Sport – oltreché un obbligo di legge, è infatti il più valido strumento di prevenzione per la tutela sanitaria della nostra popolazione. Tale sistema permette non solo una riduzione delle morti improvvise sui campi di gara (in un rapporto di 1 a 1,5 milioni in Italia contro 1/100-300.000 nel mondo), ma, essendo il primo e unico screening del nostro sistema sanitario (venuta meno la medicina scolastica e la visita di leva), permette altresì l’individuazione di tante piccole patologie che non costituiscono inidoneità ma che, prese per tempo, garantiscono salute e un risparmio in un’intelligente politica economico-sanitaria. «Il trasferimento oggi della prevenzione dall’ambulatorio medico al campo di gara attraverso il MOGESS (progetto FMSI in realizzazione con la Lega Calcio di Serie A e Serie Pro) ed il protocollo del Pronto Soccorso Sportivo Defibrillato PSS-D (in collaborazione con la LND) – sostiene il Presidente FMSI - rappresentano un ulteriore livello di eccellenza della FMSI».