Recensioni Filosofiche

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Casetta, Elena, La sfida delle chimere. Realismo, pluralismo e...
http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2009-11/casetta.htm
n.44 - novembre
SO
2009
Casetta, Elena, La sfida
delle chimere. Realismo,
pluralismo e
convenzionalismo in
filosofia della biologia
Corbi, Enricomaria Sirignano, Fabrizio
Manuel - Oliverio,
Stefano, L’engagement
pedagogico. Riflessioni
tra teoria e storia
Ferrara, Alessandro, (a
cura di), Religione e
politica nella società
post-secolare
Flusser, Vilém, Immagini.
Come la tecnologia ha
cambiato la nostra
percezione del mondo
Gatto, Marco, Fredric
Jameson. Neomarxismo,
dialettica e teoria della
letteratura
Casetta, Elena, La sfida delle chimere. Realismo,
pluralismo e convenzionalismo in filosofia della
biologia.
Milano, Mimesis, 2009, pp. 170, € 15, ISBN
9788884838537
Recensione di Antonio Allegra – 20/09/2009
Filosofia della scienza (biologia), Filosofia analitica
Indice
-
L'autr ice
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Link s
Questo valido libro di Elena Casetta affronta meritoriamente un tema, o
un incrocio di temi, al centro della filosofia della biologia contemporanea
(intesa, quest’ultima, quale branca della filosofia analitica). Il tema è
Henrich, Dieter,
Metafisica e modernità. Il quello delle specie: dello statuto ontologico del concetto di specie, per
soggetto di fronte
essere più precisi. Il libro dà conto, in termini sintetici ma
all’assoluto
sufficientemente completi, dell’ampio dibattito che ha luogo su questo
Oliveri, Rosanna, La
problema nel contesto analitico. Occorre subito notare che chi se ne
teoria della relatività e le occupa tende a una specializzazione piuttosto forte che separa la filosofia
sue interpretazioni
analitica della biologia dalla filosofia analitica tout court: avere come
filosofiche
autori di riferimento Mayr, Hull, o Ghiselin non è la stessa cosa che rifarsi
Rella, Franco, La
a Putnam, Kripke, o Lewis. Sul punto tornerò in seguito.
responsabilità del
pensiero. Il nichilismo e i
soggetti
Tamagnone, Carlo,
L’illuminismo e la
rinascita dell’ateismo
filosofico. Teologia,
filosofia e scienza nella
cultura del Settecento
Tripodi, Paolo,
Dimenticare
Wittgenstein. Una
vicenda della filosofia
analitica
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numero
La questione delle specie può nella maniera più breve essere così
riassunta: esistono veramente le specie? Una risposta affermativa
sembra presupposta dalla folk psychology e dallo stesso fatto che ha
luogo una classificazione (che si applica su qualcosa: ogni scienza
quantifica su qualcosa, e la biologia quantifica, inter alia, sulle specie);
ma una risposta del genere pare implicare assunzioni essenzialiste che
hanno svariati ostacoli nel quadro di pensiero contemporaneo e che in
particolare sembrano messe in crisi da una certa interpretazione,
naturale anche se discutibile, del darwinismo. In buona sostanza, e
lasciando qui da parte tutta una serie di articolazioni che Casetta riesce a
sintetizzare ma che godono di trattazioni necessariamente ancora più
ampie nella letteratura specializzata, l’approccio storico-genealogico
comune a varie scuole tassonomiche di ispirazione darwiniana sembra in
difficoltà a pensare la persistenza di un nucleo di proprietà irriducibili
ovvero essenziali.
Forse già questa descrizione del problema suggerisce che la risposta
potrebbe risiedere in una via media alternativa alla dicotomia
dell’esistenza o inesistenza delle specie. È quanto cerca di fare Casetta,
che oltre a ricostruire il dibattito in questione esprime una posizione
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Casetta, Elena, La sfida delle chimere. Realismo, pluralismo e...
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personale che definisce di “convenzionalismo realista” (soprattutto p. 115
ss.), volta a schivare sia un realismo di matrice aristotelica sia un
concettualismo di matrice kantiana. Secondo l’autrice, in estrema sintesi,
mentre il concettualismo è messo in difficoltà dall’ornitorinco (che invece,
contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non costituisce alcun
problema per il realista), il realismo è reso impraticabile dalla chimera,
ossia dagli organismi transpecifici. Per contro il convenzionalismo realista
sostiene l’esistenza di una realtà biologica espressa nei singoli viventi,
che viene però descritta e tassonomizzata variabilmente e
convenzionalmente (un po’ come le descrizioni di un oggetto reale come
le Alpi possono essere assai variabili nei confini che assumono, le
partizioni che adottano, etc., cfr. p. 101).
Ora, una proposta siffatta potrebbe trovare un’ampia accettazione, solo
che i confini tra il lato realistico e quello convenzionale sono collocabili fin
troppo variabilmente. Ovvero, la tesi presenta, a mio parere, una certa
indefinizione o instabilità tra i due fattori da conciliare, instabilità che
cercherò di mostrare, sia pure troppo rapidamente, in quanto segue.
Mentre su un piano squisitamente storico sembra un po’ affrettata la
ricostruzione di una genealogia del concetto di specie in cui Linneo è un
puro ‘essenzialista’ (qui l’influenza di una lettura standard della storia
della biologia, imposta da Mayr, appare ancora molto evidente; la
storiografia recente ha mostrato che le cose sono più ambigue, anzitutto
nel senso che la posizione di Linneo presenta margini interpretativi e
un’evoluzione
interna
significativa),
bisogna
riconoscere
che,
legittimamente, il focus di questo libro non è storico bensì teoretico.
Dunque lo schizzo di un Linneo essenzialista può effettivamente essere
accettato nella misura in cui rappresenta, teoreticamente più che
storicamente, un certo quadro tradizionale rispetto a cui l’evoluzionismo
ha agito con forza.
I problemi teorici possono essere riassunti, invece, come segue. Casetta
a mio avviso ha perfettamente ragione quanto al rapporto della
classificazione biologica con l’ornitorinco, ovvero con animali che
sembrano sfidare le nozioni pregresse della classificazione stessa. Il
punto è, abbastanza ovviamente, che il fatto che le nostre nozioni di
specie e classificazioni siano provvisorie e perfettibili non implica proprio
nulla di devastante per la tesi che esista comunque una classificazione,
nella quale l’animale scoperto verrà, talvolta con difficoltà e
aggiustamenti, collocato. Al contrario, la realtà e l’identificabilità
dell’animale che viene progressivamente classificato rappresentano un
argomento di un certo peso nei confronti del concettualismo. Forse
proprio il fatto che la revisione sia possibile e sempre in progress tutto
sommato dice qualcosa di favorevole alla esistenza di una realtà; e più in
generale è sempre assolutamente opportuno non confondere tra i due
sensi di classificazione (o le due operazioni coinvolte nella
classificazione): ossia classificazione come collocazione in un complesso
sistema gerarchico-tassonomico, operazione per definizione relazionale e
provvisoria, e classificazione come riconoscimento di una differenza e di
una peculiarità: operazione anch’essa relazionale, in certo modo, ma, al
contrario della prima, quasi assolutamente garantita, come è facile capire
dal fatto che viene eseguita con scarse varianti da scienziati, bambini,
indigeni e anche animali non umani (i quali discriminano molto
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precisamente tra le specie che hanno di fronte).
Ora, questo punto è in grado di replicare a due difficoltà che solleva
Casetta (pp. 44-45) relativamente alla posizione realista. Si tratta della
ardua o impossibile individuazione del livello fondamentale o più ‘basso’
(due alternative, occorre notare, che non coincidono e la cui rispettiva
adozione produce differenti conseguenze) della gerarchia tassonomica; e
della variabilità ed estendibilità delle categorie stesse, che sono
immensamente più numerose che all’epoca di Linneo. Entrambi questi
aspetti, infatti, si collocano ad un livello puramente epistemico, ossia
riguardano il modo in cui il riconoscimento della differenza si organizza
nella collocazione tassonomica, giusta la distinzione di cui sopra. La
pluralità di classificazioni disponibili non è affatto un argomento contro il
realista: al massimo è un incitamento a lavorare meglio.
Per motivi analoghi ho qualche dubbio anche sulla pregnanza delle
chimere transpecifiche come controesempio al realismo. In linea generale
sembra che nulla vieti di considerarle esponenti di nuove specie (cfr. la
stessa Casetta, p. 88), precisamente quelle individuate dalle condizioni al
contorno dell’innesto genetico pertinente, e ciò è tutt’altra cosa
dall’affermare che non esistono specie; ancora più in generale, il fatto
che delle specie possano incrociarsi non implica l’inesistenza delle specie
in questione (potrebbe essere un problema solo per l’aderente ad una
definizione riproduttiva di specie, che non è affatto indiscussa). Detto
diversamente: esistono delle chimere; ma in che senso questo dovrebbe
mettere in difficoltà “il migliore dei tassonomi” e il più ardente dei realisti
(p. 86)? Come se l’esistenza di una figura geometrica formata dalla
fusione di un triangolo e un quadrato (una figura che indubbiamente si
può disegnare senza difficoltà) dovesse mettere in crisi l’esistenza di
triangoli e quadrati. Mi sembra, infine, discutibile che tutto ciò alluda ad
una fondamentale indifferenza nei rapporti tra gli organismi, per cui la
riproduzione intraspecifica non sarebbe che un derivato da esigenze di
fatto e non di diritto (pp. 87, 89). Al contrario: normalmente gli esseri
viventi (con la parziale eccezione di qualche taxa vegetale, su cui non
posso soffermarmi), si riconoscono e riproducono molto rigidamente a
livello intraspecifico, il che tra l’altro è cruciale, almeno nell’ortodossia
evoluzionista, per alcuni aspetti della speciazione darwiniana.
Casetta suggerisce che la scienza è meritocratica, nel senso che le
classificazioni che adotta sono variabili e scelte in relazione al loro
successo esplicativo o predittivo; mentre la natura è democratica, nel
senso che non presenta una tassonomia intrinseca tra le innumerevoli
variazioni presenti nel mondo (p. 113). La distinzione mi pare plausibile,
ma dovrebbe includere la clausola che la democrazia in questione è,
tuttavia, al suo interno tanto segmentata e articolata come lo è una folla
di esseri umani, realiter diversi tra loro. Ovvero, mentre la classificazione
è senza dubbio operazione convenzionale, le essenze delle cose non lo
sono (è la sovrapposizione tra questi due aspetti a determinare il punto
di vista di Casetta). Per meglio dire, la classificazione è certamente per
definizione un’attività libera: tutto può divenire ‘rilevante’, per una
classificazione, dal modo di riproduzione alla maniera di locomozione al
numero dei peli sul corpo, etc., secondo una celeberrima osservazione di
Borges – Foucault; ma non tutto è egualmente rilevante in senso
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Casetta, Elena, La sfida delle chimere. Realismo, pluralismo e...
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essenziale. Dunque, non ogni classificazione è egualmente adeguata
sotto questo profilo.
Qui è forse opportuno notare, riprendendo il cenno fatto inizialmente, che
appare curiosa la scarsa permeabilità delle riflessione che ha luogo in
filosofia della biologia alle numerose istanze realiste ed essenzialiste che
vengono avanzate nella filosofia analitica contemporanea. È vero che
tende ad esserci anche l’atteggiamento reciproco da parte del
mainstream analitico: una maggiore attenzione vicendevole dovrebbe
essere un atteggiamento fruttuoso. Casetta accenna alle posizioni di
Kripke o Putnam (p. 41) ma le sbriga forse un po’ rapidamente;
soprattutto
manca
un
confronto
con
le
ragioni
concettuali
dell’essenzialismo, che non si esaurisce nei due autori appena citati ma
ha ormai, oltre ai classici, numerosi sostenitori e ottime ragioni.
Il volume, in conclusione, affronta un tema piuttosto trascurato in lingua
italiana, fatti salvi i pionieristici lavori di Continenza – Gagliasso, di
qualche anno fa. La sintesi che ne propone è buona e utile; la proposta
personale dell’autrice è significativa di un’esigenza ampiamente avvertita
anche se rischia di non soddisfare il realista full-blooded.
Indice
Prefazione di Matthew Slater
Introduzione
Il diario della chimera
Prima Parte
1. Entità biologiche
2. La moneta corrente del biologo
3. Gli occhiali del filosofo
Intermezzo
Seconda parte
4. Dall’O. Paradoxus alla chimera
5. Chimere
Intermezzo
Terza parte
6. Naturale e artificiale
7. Oggetti convenzionali
Intermezzo
Quarta parte
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Casetta, Elena, La sfida delle chimere. Realismo, pluralismo e...
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8. Al di là delle tassonomie. Alcune considerazioni
9. Conclusioni
Riferimenti bibliografici
L'autrice
Elena Casetta è dottore di ricerca in filosofia moderna e contemporanea.
È membro del Labont – Laboratorio di Ontologia dell’Università di Torino.
Ha pubblicato articoli sulla filosofia della biologia, metafisica, filosofia del
linguaggio.
Links
http://www.labont.it/casetta/index.asp?pag=publications
Labont dedicata a Elena Casetta)
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