STATO DELL’AMBIENTE E ASPETTI SANITARI CORRELATI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO CAPITOLO 3 L’ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE GENERALE AI PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE NOTI ED IMPATTI SULLA SALUTE Paragrafo 3.2 ACQUA Novembre 2003 PREMESSA Per quanto riguarda la valutazione dello stato delle risorse idriche e degli effetti sulla salute della contaminazione delle acque le tipologie di dati che rivestono interesse sono molteplici e sono relative: • alle attività di controllo ufficiale e monitoraggio delle acque potabili (DPR 2361/1988); • ai livelli di contaminazione delle acque (non potabili) e di altri compartimenti ambientali che contribuiscono alla contaminazione delle acque e all’esposizione all’uomo; • allo stato di salute della popolazione e in particolare ai casi di malattie infettive e loro manifestazioni epidemiche; • alle valutazioni di sicurezza dei contaminanti; • a specifiche indagini per valutare l’esposizione della popolazione a particolari contaminanti. L’ambiente idrico ha la peculiarità di reagire all’immissione di sostanze inquinanti (autodepurazione) dovuta a una complessa serie di processi volti a riportare l’acqua allo stato originario. L’immissione eccessiva di inquinanti tende a inibire i meccanismi autodepurativi dei corpi idrici generando fenomeni quali l’eutrofizzazione e la contaminazione microbiologica e chimica. L’eutrofizzazione può essere definita come un “processo di degenerazione delle acque” che determina un’eccessiva crescita di alghe e la loro successiva marcescenza. L’eutrofizzazione è favorita da una serie di fattori ambientali, in particolar modo la presenza di sostanze nutritive contenenti fosforo e azoto e il clima estivo. La marcescenza consiste nel totale consumo dell’ossigeno presente nell’acqua e nell’instaurarsi di forme microbiche anaerobie che determinano la produzione di ammoniaca e idrogeno solforato tossici per gli animali acquatici e per l’uomo. I danni possono essere molto gravi per l’ecosistema acquatico, per il turismo, per la pesca e per un eventuale processo di potabilizzazione. La contaminazione chimica delle acque è causata soprattutto dall’inadeguata depurazione di scarichi industriali e dal non idoneo smaltimento dei rifiuti di origine industriale e delle sostanze utilizzate in agricoltura (fitofarmaci e pesticidi).Gli inquinanti chimici sono quelli maggiormente responsabili di livelli preoccupanti di esposizione in Italia, si tratta generalmente di composti organo-alogenati o di contaminanti chimici di origine naturale. I composti organo-alogenati comprendono sia i trialometani (THM) che si formano nella potabilizzazione delle acque in seguito a clorazione, che i solventi clorurati di sintesi derivati da smaltimento non idoneo dei rifiuti. In Italia la concentrazione massima ammissibile (CMA) prevista dal DPR 236 del 1988 (entrato in vigore nel 1991) è di 30 µg/l. Si può rilevare che il composto presente con maggior frequenza nelle acque superficiali è il cloroformio, è inoltre stato rinvenuto nel 40% delle acque sotterranee esaminate, fino a 10 µg/l; il diclorobromometano è presente fino a 10 µg/l nel 27% delle acque sotterranee esaminate; il dibromoclorometano è presente fino a 5 µg/l nel 18% delle acque sotterranee. Le sostanze organoalogenate, derivanti da fonti diverse dalla clorazione delle acque, responsabili della gran parte delle contaminazioni sono il tetracloroetilene e il tricloroetilene. È alquanto difficile stabilire una corretta definizione dei livelli e del tempo di esposizione ai composti organoalogenati attraverso l’acqua potabile. Comunque quando si affronta il problema della presenza di prodotti della clorazione nelle acque potabili oltre agli aspetti tossicologici è necessario tenere in considerazione anche le valutazioni di tipo rischio/beneficio. La clorazione delle acque è raccomandata dall’OMS (WHO, 1993) per prevenire il rischio biologico che può causare gravi malattie. Nel 1991 la IARC ha definito inadeguate sia nell’uomo che negli animali le evidenze di cancerogenicità delle acque potabili contenenti prodotti della clorazione. In realtà da alcuni studi epidemiologici effettuati successivamente sembra emergere un lieve rischio di cancerogenesi. Una meta-analisi relativa a dieci studi sul rischio di tumori della vescica e del retto in rapporto all’ingestione di acqua clorata è stata effettuata da Morris et al (1992). Per il cancro della vescica è stato stimato un rischio relativo di 1.2 (IC 95%: 1,09-1,34) e per il cancro del retto di 1,4 (IC 95%:1,01-1,87) per entrambe queste sedi tumorali sono stati stimati rischi relativi più elevati dagli studi in cui è più accurato l’accertamento dell’esposizione. Alla luce di queste considerazioni gli autori della meta-analisi ritengono credibile che le associazioni prese in esame siano di tipo causale e hanno stimato che negli Stati Uniti la clorazione delle acque causi annualmente circa 4.200 casi di cancro della vescica e 6.500 di cancro del retto. Molti degli 384 episodi di contaminazione delle falde da parte di organoalogenati usati principalmente come solventi in molte attività industriali si sono verificati alcuni decenni or sono. In molti casi le autorità sanitarie locali hanno attuato misure per evitare esposizioni a livelli particolarmente alti di questi prodotti. Secondo le stime dell’EPA una concentrazione di 7µg/l di tetracloroetilene per litro di acqua comporta un rischio addizionale di cancro di 1:100.000, mentre la linea guida dell’OMS si colloca a 40µg/l (WHO, 1993). Nel caso del tricloroetilene il rischio addizionale di cancerogenesi pari a 1:100.000 è in questo caso previsto ad una concentrazione di 30µg/l, mentre la linea guida dell’OMS si colloca a 70µg/l (WHO, 1993). I contaminanti chimici di origine naturale presenti in Italia sono il ferro, il manganese e il fluoro. La contaminazione microbiologica è causata soprattutto dallo scarico nell’ambiente di acque reflue di origine civile non depurate, che hanno cariche microbiche molto elevate e con una significativa presenza di specie patogene per l’uomo. Queste acque possono causare fenomeni di grave inquinamento e episodi epidemici di natura infettiva o allergica se si tratta di luoghi di balneazione. I principali contaminanti biologici delle acque potabili sono i coliformi fecali. Sono stati rilevati casi abbastanza frequenti di contaminazione batteriologica da coliformi fecali. Le infiltrazioni spesso si hanno a causa delle condutture in pessime condizioni che necessitano di lavori di manutenzione e in questi casi si verifica una diminuzione della pressione interna alle condutture che favorisce l’infiltrazione dall’esterno se le condotte non sono a tenuta. La contaminazione biologica interessa particolarmente regioni caratterizzate dalla carenza di acque sotterranee, nelle quali si è fatto ricorso a grandi invasi che sono soggetti ad elevata eutrofizzazione, con sviluppo di alghe potenzialmente produttrici di tossine. Un altro importante problema è dato dal fatto che tutte le alghe, ma soprattutto le cloroficee e le cianoficee, producono esometaboliti, che sono potenziali precursori dei trialometani. 3.2.1 ACQUA POTABILE Tutte le zone presidiate da reti pubbliche sono sicure rispetto alla qualità dell’acqua. Esiste, tuttavia, una serie di situazioni distribuite a pelle di leopardo, in cui insediamenti residenziali (e alcune industrie) utilizzano approvvigionamenti da pozzo. Qui occorre solo sottolineare che in alcune (non rare) situazioni le Amministrazioni comunali non hanno sufficientemente vigilato nel concedere cambi di destinazione d’uso (da agricolo a residenziale), ristrutturazioni o addirittura nove costruzioni in zone sprovviste di dotazione di acqua potabile in contrasto con le norme del regolamento locale (comunale) di igiene. Sul piano globale possiamo dire che non esiste e non è nemmeno prevedibile (se non in condizioni catastrofiche) una carenza quali-quantitativa di acque potabili in Provincia di Bergamo. Esistono già da oggi, e si sono manifestate soprattutto in zone dove la pianificazione urbanistica è stata vorace (particolarmente ma non esclusivamente a scopo turistico), zone residenziali in cui le risorse idriche di rete risultano quantitativamente insufficienti soprattutto in condizioni climatiche di prolungata siccità. Sempre sul piano localistico esistono zone per le quali la rete idrica fa ricorso a fonti di approvvigionamento che risultano insoddisfacenti in particolari condizioni climatiche o metereologiche. Su queste esiste già da tempo una posizione dei Servizi di Igiene che spinge le amministrazioni ad abbandonarle per fare ricorso all’allaccio a sistemi più sicuri e protetti. L’analisi della serie storica delle denunce di tossinfezione alimentare non evidenzia correlazioni anche solo ipotetiche con l’origine idrica di fenomeni epidemici. Tuttavia il recente episodio della piccola epidemia da shigella in Comune di Torre de Roveri ha evidenziato che situazioni di rischio legato alla mancanza di disponibilità di acqua potabile in insediamenti residenziali esiste. L’attingimento incontrollato da pozzi soprattutto se in zone non servite da pubblica fognatura è, con ogni probabilità, il fenomeno di maggiore rilevanza sul piano del rischio igienico legato all’acqua che dobbiamo affrontare. Le acque superficiali e particolarmente quelle di roggia che sono specificamente destinate all’uso irriguo hanno oggi le caratteristiche qualitative di una significativa contaminazione batterica di origine fecale con presenza saltuaria anche di enterobatteri patogeni. 385 Tutti gli ortaggi, al momento della raccolta, sono portatori di contaminazioni batteriche la cui composizione e carica varia secondo le tipologie di concimazione, modalità di coltivazione, la qualità dell’acqua usata per l’irrigazione. La contaminazione batterica accelera il deterioramento dei prodotti raccolti e, a sua volta, ne è incrementato. Questo processo viene accelerato quando i vegetali vengono tagliati e triturati e poi lasciati a temperatura ambiente in quanto viene reso disponibile pabulum nutritivo e ambiente adatto alla crescita batterica. La letteratura riporta un certo numero di episodi epidemici legati alla somministrazione di vegetali contaminati, in alcuni casi gli eventi sono legati alla contaminazione del prodotto all’origine, nella maggioranza dei casi a scorrette o non controllate procedure di manipolazione al momento della preparazione per il consumo (ristoranti soprattutto). Sono soprattutto in causa inadeguate procedure di lavaggio in grandi quantità e l’inosservanza delle temperature di conservazione. In conclusione riteniamo che il rischio tossinfettivo legato a vegetali crudi rappresenti un evento non numericamente rilevante ma presente e in potenziale crescita con lo sviluppo della grande distribuzione industriale. Riassumendo, quindi, possiamo affermare che l’acqua potabile complessivamente in Bergamo e Provincia si mantiene su buoni livelli: tutte le zone presidiate da reti pubbliche sono sicure rispetto alla qualità dell’acqua. Meno buono é lo stato delle acque superficiali che non consente oggi la balneazione se non in alcuni rarissimi punti del lago di Iseo e più in generale lo stato complessivo delle acque superficiali in Provincia si mantiene scadente soprattutto per i parametri di inquinamento biologico. Tabella 3.2.1 - Controlli acque potabili, Bergamo e Provincia, triennio 1999-2000-2001 1999 2000 2001 Tipo di analisi effettuate N° campioni % N° campioni % N° campioni microbiologiche 3.152 chimiche 2.974 Totale analisi 6.871 6.414 6.126 N° esiti analitici non conformi 305 221 140 4,4 3,4 (per lo più microbiologici) Fonte: A.S.L. di Bergamo % 2,3 3.2.2 ACQUE DI BALNEAZIONE Di seguito vengono riportate le tabelle e i grafici riassumenti la situazione rilevata negli specchi d’acqua bergamaschi monitorati nel corso degli anni. La prima tabella illustra la percentuale dei superamenti ai vari limiti legislativi che stabiliscono la qualità delle acque, riscontrati dal 1994 al 2001. Tabella 3.2.2 - Percentuale dei superamenti ai vari limiti legislativi che stabiliscono la qualità delle acque, riscontrati dal 1994 al 2001 Periodo 1994-2001 % superamenti ANNO Sebino Totale Alto Sebino Endine 94 26,1 25,5 95 16,2 17 96 15,6 18,8 97 15,1 16,7 98 19,2 22,4 99 16 15,4 00 16,9 23,6 19,2 01 15,5 29,8 18,8 Fonte: A.S.L. di Bergamo 386 Figura 3.2.1 - Qualità microbiologica delle acque di balneazione (come % di superamenti del limite) SEBINO TOTALE % di valori sopra il limite 35 30 ALTO SEBINO 25 20 ENDINE 15 10 Lineare (SEBINO TOTALE) 5 0 94 95 96 97 98 99 00 Lineare (ALTO SEBINO) 01 anni di osservazione Fonte: A.S.L. di Bergamo SITUAZIONE LAGO D’ISEO % di valori oltre il limite Figura 3.2.2 - Qualità delle acque di balneazione del lago d’Iseo nel periodo ‘94-2001 (rappresentato come % di parametri oltre il limite) 30,0 25,0 20,0 % tot. super. 15,0 10,0 Lineare (% tot. super.) 5,0 0,0 1 2 3 4 5 6 7 8 anni del periodo in esame Fonte: A.S.L. di Bergamo La tabella seguente indica i punti di prelievo che sopno risultati idonei alla balneazione: Tabella 3.2.3 - Punti di prelievo risultati idonei alla balneazione ANNO 1999 ANNO 2000 ANNO 2001 2 1 2 Fonte: A.S.L. di Bergamo 387 ANNO 2002 In corso di definizione da parte della Regione Lombardia. Le prossime due figure (3.2.3 e 3.2.4), riportate nelle pagine seguenti, illustrano la situazione dei parametri i parametri microbiologici rilevati negli anni 2000 e 2001. Figura 3.2.3 - Valori medi dei parametri batteriologici rilevati nell’anno 2000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 colif. tot. colif. fec. 16 17 18 Fonte: A.S.L. di Bergamo Figura 3.2.4 - Valori medi dei parametri batteriologici rilevati nell’anno 2001 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 c o lif . t o t . c o lif . f e c . 16 17 18 Fonte: A.S.L. di Bergamo Come si evince dal confronto delle due figure, dal punto di vista della carica batteriologica non si rilevano sostanziali cambiamenti. Per quanto riguarda i principali parametri chimico-fisici analizzati (percentuale di ossigenazione, trasparenza e temperatura), nelle due figure di seguito riportate (figure 3.2.5 e 3.2.6) vengono illustratele risultanze analitiche relative agli anni 2000 e 2001. 388 Figura 3.2.5 - Valori medi dei parametri chimico-fisici Anno 2000 140 120 100 80 60 40 20 ossig.% 0 1 2 acqua °C 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Trasparen. Fonte: A.S.L. di Bergamo Figura 3.2.6 - Valori medi dei parametri chimico-fisici. Anno 2001 140 120 100 80 60 40 20 aria °C 19 Trasparen. 17 15 13 11 9 7 5 3 1 0 Fonte: A.S.L. di Bergamo Confrontando i due precedenti diagrammi si assiste ad un ad una leggera riduzione della concentrazione dell’ossigeno disciolto nel 2001 rispetto al 2000, quindi si ha avuto un peggioramento, sia pur lieve, della situazione dal punto di vista chimico del lago. 389 Per quanto riguarda la situazione algale (principalmente della Cianoficea del genere Oscillatoria) del bacino lacustre in esame, i monitoraggi eseguiti nel triennio 1999-2001 portano all’elaborazione del seguente isogramma (figura 3.2.7): Figura 3.2.7 - Andamento della concentrazione algale della Cianoficea genere Oscillatoria presente nel Lago D’Iseo 4 0 .0 0 0 .0 0 0 3 5 .0 0 0 .0 0 0 3 0 .0 0 0 .0 0 0 2 5 .0 0 0 .0 0 0 2 0 .0 0 0 .0 0 0 1 5 .0 0 0 .0 0 0 1 0 .0 0 0 .0 0 0 5 .0 0 0 .0 0 0 0 m a g g io 1999 lu g lio 2000 s e tte m b re 2001 Fonte: A.S.L. di Bergamo Il limite da non superare per la concentrazione algale è di 5.000.000 cell/lt. Nel 2001, durante il periodo di balneazione non si è mai avuto un superamento di tale valore; ma nei mesi di ottobre-novembre la situazione è decisamente peggiorata e la concentrazione algale ha superato la soglia dei 5.000.000 di cellule/litro. Il provvedimento adottato in questi casi è stata l’interdizione alla balneazione sino a che la concentrazione delle aghe non è rientrata nei limiti. Conclusioni La situazione generale del Lago d’Iseo è stabile, il carico organico di fosforo e azoto è rimasto quasi invariato nel biennio 2000-2001, mentre come già detto è leggermente diminuita la concentrazione dell’ossigeno disciolto. È probabile che le alghe presenti andando in competizione con i coliformi riducano gli stessi a valori più accettabili portando l’idoneità alla balneazione in località che attualmente non lo sono. 3.2.3 ACQUE SUPERFICIALI E DI FALDA Orograficamente la Provincia si presenta suddivisa in due fasce una prealpina e l’altra di pianura. Nella fascia montana l’approvvigionamento idrico ha sempre fatto riferimento a una miriade di sorgenti per lo più superficiali e quindi notevolmente vulnerabili. Le fonti di approvvigionamento più consistenti e profonde sono invece state captate e utilizzate per alimentare i grossi acquedotti che approvvigionano la città e, parzialmente, la pianura. L’approvvigionamento da pozzi è sempre stato consistente, prevalentemente orientato (almeno in origine) all’uso agricolo e spesso sfuggente al regime autorizzativo previsto dalle norme vigenti. In conseguenza di quanto detto la qualità delle acque destinate a uso umano è stata sempre piuttosto carente almeno fino agli anni 80 per molte zone non urbane della Provincia. Nel passato piccole epidemie o casi sporadici di epatite A o enteriti ad eziologia non specificata comunque attribuibili all’approvvigionamento idrico erano tutt’altro che infrequenti. 390 Con gli anni ‘80, spinto dall’evoluzione normativa, ha avuto un notevole sviluppo il processo di collettamento e depurazione delle acque reflue sia civili che industriali. Ciò ha riguardato sia le zone urbane che quelle extraurbane. Tuttavia un certo numero di aree a scarsa densità abitativa o per le quali il collettamento richiedeva interventi pesanti e complessi (anche nell’area urbana) sono stati procrastinati e, in alcuni casi, non ancora ultimati. Nel complesso, tuttavia, i dati forniti dalla amministrazione provinciale sulla qualità delle acque superficiali dalla seconda metà degli anni ‘90 mostra un trend apprezzabile di miglioramento anche se, complessivamente, soprattutto l’inquinamento biologico resta consistente in molti casi e spesso accompagnato dalla presenza di enterobatteri patogeni. Un fattore determinante a questo riguardo è però rappresentato dalla accresciuta irregolarità di flusso delle acque superficiali (legata al crescente inurbamento con conseguente aumento esponenziale delle superfici impermeabili di scorrimento). Questo fenomeno provoca, a sua volta, la mancanza di acqua nell’alveo dei corsi d’acqua per molta parte dell’anno. A questo fenomeno contribuisce la derivazione tramite rogge a scopo irriguo (nella bassa) e di produzione di energia elettrica soprattutto in loco. La carenza del fattore di diluizione è un pesante determinante di inquinamento soprattutto batteriologico (spesso anche in presenza di impianti di depurazione efficienti). Anche l’inquinamento chimico soprattutto di origine industriale (ma anche agricolo) ha avuto un andamento in due fasi: una di crescita notevole (legata anche allo sviluppo) fino ai primi anni ‘90 e successivamente una di progressiva ma significativa riduzione fino ai giorni nostri. Un capitolo a parte merita l’analisi della contaminazione delle falde profonde che riguarda alcune zone soprattutto nell’area pedemontana e nella vicina pianura. Di seguito si riportano gli istogrammi illustranti l’andamento dei parametri batteriologici di inquinamento sia delle acque superficiali della Provincia di Bergamo nel loro complesso, sia dei principali corsi d’acqua del nostro territorio (fiumi Serio e Brembo). Figura 3.2.8 - Andamento complessivo parametri batteriologici di inquinamento delle acque superficiali della Provincia di Bergamo (indicatore: % di superamento di 2 limiti di concentrazione per Coliformi Fecali) % val > 5.000 80 70 60 % val > 10.000 50 40 30 20 Lineare (% val > 5.000) 10 0 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Lineare (% val > 10.000) Fonte: A.S.L. di Bergamo 391 Figura 3.2.9 - Andamento dei parametri batteriologici di inquinamento delle acque superficiali del bacino del Brembo (indicatore: % di superamento di 2 limiti di concentrazione di coliformi fecali) 90 % val > 5.000 80 70 60 % val > 10.000 50 40 30 Lineare (% val > 5.000) 20 10 0 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Lineare (% val > 10.000) Fonte: A.S.L. di Bergamo Figura 3.2.10 - Andamento dei parametri batteriologici di inquinamento delle acque superficiali del bacino del Serio (Indicatore: % di superamento di due limiti di concentrazione per i Coliformi fecali) 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 % val > 5.000 % val > 10.000 Lineare (% val > 5.000) Lineare (% val > 10.000) 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Fonte: A.S.L. di Bergamo 392 Figura 3.2.11 - Andamento dei parametri batteriologici di inquinamento delle acque superficiali del bacino del Cherio (Indicatore: % di superamento di due limiti di concentrazione per i Coliformi fecali) 80 70 60 50 40 30 20 10 0 % val > 5.000 % val > 10.000 Lineare (% val > 5.000) Lineare (% val > 10.000) 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Fonte: A.S.L. di Bergamo Analizzando in modo più dettagliato la presenza nei corsi d’acqua di Salmonelle, si ottengono i risultati illustrati nelle figure riportate nelle seguenti pagine: Figura 3.2.12 - Contaminazione da Enterobatteri patogeni (Salmonelle). Consuntivo dei dati provinciali espressi come % di positività sui campioni prelevati 40,0 % di positività 35,0 30,0 25,0 dati provinciali 20,0 Lineare (dati provinciali) 15,0 10,0 5,0 0,0 2002 2001 2000 1999 Fonte: A.S.L. di Bergamo 393 1998 1997 Figura 3.2.13 - Percentuale di presenza Salmonelle sul Bacino del Brembo 35,0 % di positività 30,0 25,0 20,0 Bac. BREMBO 15,0 Lineare (Bac. BREMBO) 10,0 5,0 0,0 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Fonte: A.S.L. di Bergamo Figura 3.2.14 - Percentuale di presenza Salmonelle sul Bacino del Serio 45,0 40,0 % di positività 35,0 30,0 25,0 Bac. SERIO 20,0 Lineare (Bac. SERIO) 15,0 10,0 5,0 0,0 2002 2001 2000 1999 1998 1997 Fonte: A.S.L. di Bergamo A fronte di quanto sopra illustrato ma soprattutto in base ad alcuni rilievi epidemiologici recenti la cui interpretazione è ancora in corso, è spontaneo domandarsi se esiste un reale rischio legato all’uso irriguo delle acque superficiali. Vista la delicatezza e la complessità dell’argomento, occorre procedere con un’attenta e articolata disamina suffragata dalla letteratura consultata. a. le acque superficiali e particolarmente quelle di roggia che sono specificamente destinate all’uso irriguo hanno oggi le caratteristiche qualitative di una significativa contaminazione batterica di origine fecale con presenza saltuaria anche di enterobatteri patogeni. b. Tutti gli ortaggi, al momento della raccolta, sono portatori di contaminazioni batteriche la cui composizione e carica varia secondo le tipologie di concimazione, modalità di coltivazione, la qualità dell’acqua usata per l’irrigazione. 394 c. Esistono norme che regolamentano sia l’uso di acque superficiali che di concimi di origine animale per la coltivazione anche delle ortaglie fatte salve specifiche precauzioni nella distanza temporale tra detto tipo di irrigazione o concimazione e la commercializzazione. d. La contaminazione batterica accelera il deterioramento dei prodotti raccolti e, a sua volta, ne è incrementato. e. Questo processo viene accelerato quando i vegetali vengono tagliati e triturati e poi lasciati a temperatura ambiente in quanto viene reso disponibile pabulum nutritivo e ambiente adatto alla crescita batterica. f. La grande maggioranza della merce ortofrutticola attualmente disponibile viene oggi trattata con modalità industriali che ne prevedono la disinfezione prima del confezionamento. Tale trattamento è, tra l’altro, indirizzato a migliorare la durata merceologica del prodotto. g. L’uso di ipoclorito per la disinfezione previa al confezionamento meriterebbe una verifica HACCP in quanto concentrazioni basse di disinfettante possono svolgere un mero effetto di contenimento della carica batterica nell’acqua di lavaggio (effetto favorevole contenuto ma, per altro, non trascurabile). h. Cattive procedure di controllo del trattamento dei vegetali che vengono confezionati possono rappresentare un rischio reale per l’ampia diffusione del prodotto. Ciò è tanto più reale se si considera che i confezionatori su scala industriale si approvvigionano da un ampio numero di produttori su cui non è ancora detto che applichino procedure di controllo di qualità. i. Restano poi da indagare i processi produttivi di dimensioni significative che non sono inclusi in questo circolo industriale e che generano prodotti avviati direttamente alla commercializzazione. j. La letteratura riporta un certo numero di episodi epidemici legati alla somministrazione di vegetali contaminati, in alcuni casi gli eventi sono legati alla contaminazione del prodotto all’origine, nella maggioranza dei casi a scorrette o non controllate procedure di manipolazione al momento della preparazione per il consumo (ristoranti soprattutto). Sono soprattutto in causa inadeguate procedure di lavaggio in grandi quantità (l’acqua come coltura microbica), inosservanza delle temperature di conservazione (soprattutto del prodotto preparato quando già tagliato e triturato o mescolato a vari tipi di condimento). k. In particolare la letteratura indica come priorità di controllo quelle 1) sui processi dei grossi produttori, 2) sui processi confezionatori industriali, 3) sui processi della ristorazione collettiva. l. Per quanto riguarda la ricerca di shigelle nell’acqua di irrigazione o sul prodotto crudo viene sconsigliata come azione di controllo in quanto le capacità analitiche di rilevazione hanno limiti superiori alle cariche infettanti sufficienti a produrre eventi patologici. Si consiglia invece l’uso dei comuni indicatori di carica batterica fecale. In conclusione, si ritiene che il rischio tossinfettivo legato a vegetali crudi rappresenti un evento non numericamente rilevante ma presente e in potenziale crescita con lo sviluppo della grande distribuzione industriale. Il campo prioritario è rappresentato dalla grossa produzione, dal confezionamento industriale, dalla refezione collettiva. Per questi settori è auspicabile l’applicazione e il controllo di procedure standard di “buona tecnica” e HACCP. Resta tuttavia estremamente utile valutare l’opportunità di intensificare, in accordo con l’Amministrazione Provinciale, il monitoraggio della qualità anche delle acque di roggia (portandolo almeno a 4 volte l’anno sui punti di controllo già individuati) al fine di controllarne l’evoluzione nel tempo come indicatore di risultato globale del completamento del processo di collettamento degli scarichi fognari. Malattie infettive a trasmissione oro-fecale: analisi dell’incidenza di diarrea infettiva, epatite A, salmonellosi non tifoidea, nell’ultimo decennio. Come sopra accennato, l’utilizzo di acque di roggia per il lavaggio di prodotti orticoli destinati all’alimentazione umana, costituisce un veicolo di trasmissione di alcune malattie infettive. 395 L’analisi dell’incidenza di diarrea infettiva negli ultimi 12 anni evidenza un aumento lieve e costante fino al 1999; dal 2000 l’incidenza raddoppia rispetto all’anno precedente, mentre nel 2001 aumenta notevolmente, raggiungendo i 37 casi ogni 100.000 abitanti (importante contributo dato dalla microepidemia Campo Nomadi).Nel 2002 l’incidenza decresce a 24 casi ogni 100.000 abitanti. Osservando il numero di notifiche di malattia infettiva pervenute, suddivise per mese, si rileva che l’aumento dell’incidenza nell’anno 2000 inizia solo dal mese di settembre. L’aumento coincide con l’attivazione, in seguito a specifico accordo, del sistema di segnalazione via breve delle principali malattie, dai laboratori delle strutture sanitarie all’A.S.L.. I dati sono trasmessi via fax alle sedi territoriali del Dipartimento di Prevenzione dell’A.S.L. ogni volta che viene riscontrata una positività agli esami specifici di laboratorio; i dati sono trasmessi utilizzando modelli predefiniti. Quasi tutte le notifiche (n. 174) di diarrea infettiva del 2002 sono costituite da Campylobacter; in tre casi l’agente eziologico non è stato individuato e in quattro casi è stata posta diagnosi di Shigella. Nell’87% dei casi la notifica è avvenuta per via breve: di queste l’88% è pervenuta da strutture sanitarie, e il restante 12% è pervenuta da medici di famiglia o pediatri. Il sistema di segnalazione ha quindi evidenziato una patologia infettiva ampiamente sotto notificata, consentendo il tempestivo intervento degli operatori dell’A.S.L. per impedirne la trasmissione. Tutti i casi segnalati di diarrea infettiva nell’anno 2002 sono rimasti confinati all’ambiente familiare, senza insorgenza di epidemie in collettività. Analogamente alle diarree infettive, anche le notifiche di Epatite A e Salmonellosi non tifoidee sono diminuite nell’anno 2002 rispetto al precedente biennio. Anche in questi casi le segnalazioni via breve hanno rappresentato oltre l’80% del totale delle notifiche (di cui il 79% proveniente da strutture sanitarie), dimostrando che il sistema di sorveglianza attivato è sicuramente efficiente e tempestivo nel rilevare le patologie a trasmissione oro fecale, e quindi in grado di bloccare o limitare l’insorgenza di epidemie. Figura 3.2.15 - Incidenza dei casi di diarrea infettiva, tasso per 1000 abitanti ASL di Bergamo: Incidenza di casi di Diarrea Infettiva tasso x 100.000 abitanti 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 40,00 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 Fonte: A.S.L. di Bergamo Conclusioni In conclusione si può affermare che: • lo stato complessivo delle acque superficiali in provincia di Bergamo si mantiene scadente soprattutto per i parametri di inquinamento batteriologico. 396 • • • è probabilmente in corso un lento miglioramento legato al progresso degli interventi di collettamento e depurazione e si sta standardizzando il metodo di monitoraggio in collaborazione con Provincia e Consorzi gestori di Rogge ; la presenza di enterobatteri patogeni (Salmonelle), per lo più sporadica, viene riscontrata in quasi tutti i punti di rilevazione; è assolutamente da scoraggiare l’uso delle acque superficiali per la coltivazione di ortaglie destinate al consumo umano diretto senza idoneo trattamento di lavaggio con acque di rete. 397