Giovanna Gallio
“LA DISTRUZIONE DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO”
TRIESTE ─ CRONOLOGIA (1971 - 1981) 1
Il testo rappresenta una sorta di calendario ─ cronologia
commentata ─ dei principali eventi amministrativi e degli episodi
più salienti del processo di superamento e definitiva chiusura
dell’ospedale psichiatrico di Trieste, nel decennio 1971 - 1981.
Estende e rielabora completamente un primo canovaccio di
cronologia pubblicato nel 1983, a cura di G. Gallio e M. Trebiciani,
nel libro: G. Gallio, O. de Leonardis, M. G. Giannichedda, D.
Mauri La libertà è terapeutica?L’esperienza psichiatrica di Trieste,
Feltrinelli, Milano.
Il titolo cita deliberatamente lo scritto che Franco Basaglia presentò
a Londra, nel 1965, sotto forma di comunicazione al I Congresso
Internazionale di Psichiatria Sociale: “La distruzione dell’ospedale
psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione”, pubblicato in:
“Basaglia-Scritti”, vol.I (1953-1968), Einaudi, Torino, 1981, pg.
249.
Testo pubblicato nel volume: “L’ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste – Storia e cambiamento
(1908 - 2008)”, Electa, Milano, 2008.
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1971
1 agosto
Franco Basaglia è nominato direttore dell’Ospedale Quando Basaglia assume la direzione dell’OP i ricoverati sono
1182, di cui 840 coatti. La giunta del Consiglio provinciale di
Psichiatrico Provinciale di Trieste.
Trieste, di centrosinistra, è presieduta da Michele Zanetti. Tra i
primi atti della nuova direzione va menzionato l’uso della legge
431/68, che prevede un primario, un aiuto e almeno un assistente
per ogni 125 malati, oltre che uno psicologo e un’assistente
sanitaria o sociale. Nel quadro della 431 vengono subito assunti
122 “precari giornalieri” col ruolo di ausiliari di assistenza,
successivamente dotati di “patentino” d’infermiere psichiatrico.
L’ospedale psichiatrico, costruito su disegno dell’architetto
Ludovico Braidotti nel 1908, è situato nel quartiere di San
Giovanni da cui prende il nome, in un vasto comprensorio e
bellissimo parco circondato da mura, a pochi chilometri dal
confine con la Jugoslavia.
settembre
Il programma presentato dalla nuova direzione delinea La carta programmatica delinea la trasformazione dell’OP come
la “nuova strutturazione”dell’assistenza psichiatrica riduzione del numero dei posti-letto e progressiva
secondo i tre criteri di “prevenzione, cura e post-cura”. ristrutturazione dei padiglioni in “comunità aperte”. Vi si
prospetta la divisione dell’ospedale in 5 “zone” di 200 malati
ciascuna, dirette e coordinate da altrettante équipes. Le “zone”
sono definite in ideale corrispondenza con altrettante aree
geografiche, della città e della provincia (circa 300.000 abitanti),
in cui ci si immagina di estendere e proiettare l’azione degli
operatori fra il dentro e il fuori l’ospedale.
La settorizzazione dell’ospedale è pensata in vista
dell’assorbimento della psichiatria nella riforma sanitaria ─ e
Unità sanitaria locale ─ per come all’epoca veniva solo
prefigurata. In stretta articolazione con le 5 équipes di zona,
vengono programmati tre servizi che dovrebbero occuparsi
dell’organizzazione diretta, su tutto il territorio provinciale, di
una serie di interventi specifici: 1) pronto intervento; 2) servizio
notturno; 3) riabilitazione.
Quasi la metà dei 20 padiglioni dell’OP sono giudicati in
avanzato stato di deterioramento e andranno ristrutturati; alcuni
servizi generali, come la cucina e la lavanderia, sono inagibili
“rispetto alle esigenze crescenti dell’istituzione”, e se ne prevede
la ricostruzione. Per tutti questi lavori vengono stanziati dalla
Provincia 3 miliardi.
ottobre/novembre
Prende avvio il processo
dell’assistenza psichiatrica.
di
riorganizzazione Tra l’ottobre 1971 e i primi mesi del 1972 arriva a Trieste un
folto gruppo di volontari e giovani medici, molti dei quali
neolaureati, inizialmente inquadrati come “borsisti”. Un certo
numero di psichiatri e di volontari proviene da altri paesi
europei, soprattutto Spagna e Francia, e dagli Stati Uniti.
Vengono costituite le 5 équipes di zona, denominate con le
lettere dell’alfabeto con cui sono siglati i padiglioni in cui
andranno a svolgere il loro lavoro. Le riunioni generali degli
operatori si svolgono nella sede della Direzione: una al mattino,
prima dell’inizio del lavoro nei reparti, e una di verifica
pomeridiana. Questa seconda riunione, “l’assemblea delle 5”,
assume le caratteristiche di un piccolo parlamento che non
cesserà mai di funzionare per tutto il decennio. L’apertura dei
cancelli e delle porte, ─ avviata formalmente in pochi reparti
dalla precedente direzione, con l’infermiere a guardia sulla porta
─ diventa un processo generale e sostanziale.
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1972
17 gennaio
Il Consiglio provinciale delibera il “Regolamento per la Secondo l’Art.1 vengono erogati “sussidi in denaro una tantum o
concessione di sussidi a favore di ex degenti psichiatrici mensili agli ex ricoverati in istituto psichiatrico che si trovino
disoccupati o privi di risorse per il proprio mantenimento”, e in
a carico della Provincia di Trieste”
generale “allorquando l’erogazione del sussidio — in uno con gli
altri interventi terapeutici — sia valida per evitare un nuovo
ricovero e l’aggravarsi della malattia mentale”.
A erogare i sussidi, dietro indicazione della direzione del
Servizio psichiatrico, dovrebbe essere il Centro di Igiene
Mentale di piazza Sansovino, funzionante come un dispensario.
Di fatto, poiché il CIM non agiva in coordinamento con l’OP,
l’erogazione del sussidio diventerà quasi subito una prerogativa
diretta delle équipes che agiscono all’interno dell’ospedale.
I ricoverati sono 1058, di cui 228 volontari e 830 coatti. La
media giornaliera di presenze è di 950 unità, e la media annuale
dei nuovi ingressi è di circa 600 persone.
febbraio
Viene formalizzata l’assegnazione di borse di studio ai Forme di vita comunitaria si sviluppano e si estendono, dai primi
medici e di assegni ai volontari utilizzando il fondo mesi del 1972, grazie a numerose iniziative: feste, gite, bar,
atelier di pittura e scultura, giornalino dei ricoverati. All’apertura
regionale previsto per la psichiatria dalla Legge 11.
delle porte dei reparti corrisponde la soppressione delle terapie di
elettroshock e dei mezzi di contenzione, anche se in alcuni
padiglioni ─ specie di “osservazione” e “vigilanza” ─ il divieto
di utilizzare i camerini di isolamento continuerà ad essere
trasgredito per diversi mesi. Nelle “infermerie”, i reparti M e N
in cui sono recluse le persone più malate e anziane, si fa uso
sistematico della “cheba”, una sorta di grande gabbia.
Ciascuna équipe si impegna a riorganizzare gli spazi interni ed
esterni dei reparti, creando luoghi di incontro e di socialità. Ogni
settimana si tiene un’assemblea plenaria dei degenti presieduta
da Basaglia, mentre la segregazione tra uomini e donne viene
soppressa preparando il terreno alla creazione di reparti misti. E
ancora: il vestiario manicomiale è progressivamente sostituito da
abiti personali, mentre si procede caso per caso alla ricostruzione
dello status giuridico dei degenti, e del loro diritto all’uso del
denaro. La rimessa in discussione dei sistemi di tutela e delega
nella gestione del denaro coinvolge le famiglie, che vengono
incoraggiate a riprendere i loro rapporti e legami con i parenti
ricoverati.
Il radicale cambiamento degli stili di lavoro è sostenuto da
iniziative di formazione. Gianfranco Minguzzi ─ studioso della
gestalt, amico e collaboratore di Basaglia già al tempo di Gorizia
─ trasferisce nello spazio dell’OP il suo corso annuale di
psicologia presso l’Università di Trieste, creando in tal modo una
base di reclutamento di studenti-volontari. A sua volta, lo
psicoanalista Michele Risso verrà per oltre un anno a Trieste a
svolgere attività di supporto delle équipes di accettazione, e a
promuovere discussioni di gruppo sui modelli europei di riforma
della psichiatria.
marzo
Viene fondata la Cooperativa Lavoratori Uniti (CLU).
La CLU viene istituita per attribuire un vero statuto lavorativo ai
ricoverati che svolgevano essenziali servizi nell’OP ricevendo un
compenso solo simbolico: spalatori di carbone, trasportatori dei
rifiuti e della biancheria sporca, addetti al giardinaggio e alla
manutenzione degli esterni, o ai lavori di tipografia e legatoria.
La nascita della CLU suscita una discussione sul significato
dell’ergoterapia, con cui si giustifica lo sfruttamento dei malati.
Ben presto vengono organizzate le prime squadre di lavoro per
cercare occupazioni anche all’esterno dell’OP, ma il
riconoscimento giuridico della cooperativa diventerà effettivo
solo nel 1974, dopo molte traversie.
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aprile
Convenzione tra la Provincia di Trieste e quella di Sotto forma di convenzione tra Province, diversi gruppi di allievi
Modena, per realizzare un corso di formazione e infermieri provenienti da molte città ─ Ravenna, Volterra, Bari,
Sassari, Pordenone, Trento ─ verranno anche negli anni
tirocinio degli infermieri psichiatrici di quella città.
successivi a Trieste a svolgere la loro formazione, e saranno di
fatto coinvolti a pieno titolo nel lavoro delle équipes e nelle
pratiche di trasformazione dell’ospedale psichiatrico.
5 giugno
Prima lettera del Procuratore generale della Repubblica
alla direzione dell’OPP: primo atto di un carteggio
divenuto frequente e costante sul tema della dimissione
dei malati e l’apertura dell’istituzione e dei reparti.
22 giugno
In due successive delibere quadro (la seconda, esecutiva,
è del 9 nov.) il Consiglio provinciale approva il piano di
“riorganizzazione dell’assistenza psichiatrica” secondo
gli orientamenti contenuti nel documento programmatico.
Nella lettera si afferma che “prima di avviare il malato alla
“comunità aperta” occorrerebbe non solo una severità critica di
diagnosi, ma l’inderogabile certezza che non nascano disturbi
nella vita ‘di relazione’ che abbiano a turbare l’ordine pubblico o
a ledere l’incolumità personale del malato medesimo e di terzi”.
La Procura richiede che sia preliminare al riguardo una
deliberazione
espressa dal Consiglio provinciale
e
dall’Assessorato regionale dell’igiene e sanità, “ammesso che la
materia rientri (del che quanto meno si dubita) nelle facoltà
normative degli organi locali, piuttosto che nella sfera legislativa
dello Stato”.
Nella delibera, oltre a istituire le 5 “zone” si sopprime il Centro
di Igiene Mentale di piazza Sansovino, di cui si riconosce
l’inutilità, “con conseguente attribuzione dei suoi compiti di
prevenzione e di post-cura a ciascuna delle équipes”. Si prevede
inoltre la costituzione di due unità ospedaliere al posto di una, in
ottemperanza alla legge 431 che stabiliva che ciascun OP non
dovesse disporre di più di 500 posti letto. Il programma decade
negli anni successivi per il ridursi del numero dei degenti e lo
svuotamento progressivo dell’ospedale.
La suddivisione in 5 zone, corrispondenti a 5 aree territoriali di
circa 55.000 abitanti ciascuna, permette di rompere la logica
della cittadella manicomiale divisa tra “acuti” e “cronici”, nella
proiezione dei reparti verso l’esterno. E’ un principio che verrà
rafforzato, nell’ottobre del ‘73, dalla creazione delle
“accettazioni di zona”. L’idea è quella di ridimensionare il ruolo
dei reparti di accettazione, in cui confluisce in maniera
automatica la domanda di ricovero incanalata dai dispositivi
dell’emergenza ospedaliera e di ordine pubblico. In realtà
saranno necessari molti anni prima di riuscire a contrastare gli
automatismi del ricovero; tuttavia le “accettazioni di zona”
servono a dinamizzare il lavoro delle équipes, vincolando la loro
responsabilità ai contesti territoriali in cui si forma la domanda di
intervento.
19 luglio
Gli infermieri di alcuni reparti, chiudendo le porte Il denaro, motivato come assegno una tantum per
aperte, attuano una forma di protesta per la perdita di un l’aggiornamento professionale, era ricavato dal fondo regionale
di contributi speciali per la psichiatria; fondi ora utilizzati per i
assegno integrativo annuale.
“borsisti” in attesa di concorso. La protesta degli infermieri dura
mezza giornata, e si conclude con l’invito del direttore a
“riprendere il proprio posto di lavoro e la solidarietà con i
sanitari”.
L’episodio resta significativo come prima denuncia delle
condizioni lavorative degli infermieri, la cui professionalità non
era allora riconosciuta in ambito sanitario. Al tempo stesso
rappresentò una presa di coscienza collettiva del significato delle
“porte aperte”, e di come si trasformavano i contenuti del lavoro
se le decisioni non erano più calate come ordini dall’alto, ma
diventavano una responsabilità e un rischio condiviso nelle
pratiche quotidiane di cambiamento dell’organizzazione.
5-8 novembre
Vengono indette tre giornate di studio sui modelli di
riforma dell’assistenza psichiatrica nei paesi europei.
Per parlare del settore francese è presente il sociologo francese
Robert Castel, autore di molte ricerche sulla psichiatria e
diventato in seguito una presenza costante e punto di riferimento
del gruppo di Trieste.
5
Per la Germania intervengono, fra gli altri, alcuni esponenti del
gruppo Sozialistisches Patienten-Kollektiv (SPK), un collettivo
di pazienti molto politicizzato. Attorno a questo fatto, mescolato
ad altre accuse, la destra triestina apre una campagna
diffamatoria a livello nazionale sugli “psichiatri rivoluzionari”
che trasformano i malati “in mine umane”.
novembre
Festa delle castagne nel quartiere di S. Giovanni. La festa è organizzata dagli operatori con la Consulta del
quartiere dì San Giovanni, dopo aver svolto numerosi incontri e
Nascono i primi collettivi Arcobaleno.
riunioni. Circa “600 matti” escono e per poche ore ballano,
cantano, mangiano, fanno festa insieme agli abitanti del quartiere
nella palestra del campo sportivo 1° Maggio.
Arriva intanto Ugo Guarino, pittore e scultore triestino, che in
due stanzoni del reparto Q mette a disposizione di tutti ─ e per
tutto il giorno ─ fogli, colori, matite e pennelli. Nasce di lì a
poco il “collettivo d’arte Arcobaleno”, destinato a diventare un
vero e proprio cantiere e laboratorio espressivo per moltissime
persone ricoverate. La presenza di Ugo Guarino sarà una
costante anche negli anni successivi, e darà luogo a diverse
iniziative e performances artistiche.
dicembre
Viene chiuso il reparto P e creato il reparto misto P/Q.
Con la chiusura del reparto femminile M vengono
organizzati nello spazio dell’OP le prime comunità o
“gruppi-appartamento”
Nel reparto P/Q viene sperimentata la convivenza di uomini e
donne, fino a quel momento proibita. Nello stesso periodo alcuni
alloggi situati nel comprensorio, come la Casa Domenicale, fino
ad allora occupati da funzionari e dipendenti dell’OP, vengono
liberati e nascono le prime comunità o gruppi-appartamento dove
un’avanguardia di infermiere sperimenta forme di rapporto non
più improntate alla custodia.
I gruppi-appartamento svolgono un ruolo fondamentale nel
rompere la logica concentrazionaria dei reparti, fornendo prove
tangibili circa la possibilità delle persone “inguaribili” di
riacquisire capacità e autonomia nella vita quotidiana e nella cura
di sé.
Inizia il lavoro di trasformazione dell’Alloggio popolare
“Gaspare Gozzi”, individuato come uno dei canali di
gettito della domanda di ricovero psichiatrico.
1973
gennaio
Arriva a Trieste una parte dell’équipe medica dimessasi L’esperienza della comunità terapeutica di Gorizia, avviata da
Basaglia nel 1961, era stata documentata in due libri: “Che cos’è
dall’OPP di Gorizia.
la psichiatria?” (1967), e “L’Istituzione negata” (1968). Le
dimissioni dell’intera équipe medica, nell’ottobre del 1972,
vengono motivate come impossibilità di proseguire nel territorio
l’azione di cambiamento (cfr. saggio introduttivo al libro
“Crimini di pace”, a cura di Franco e Franca Basaglia, Einaudi
1975).
25 gennaio
L’Amministrazione provinciale delibera il ricono- La delibera così recita: “Si offre ospitalità diurno/notturna o
notturno/diurna nell’ambito della struttura ospedaliera a tutti
scimento di una nuova figura istituzionale: l’Ospite.
coloro che, dimessi dall’OP, abbiano tuttavia bisogno di
un’ulteriore protezione anche di tipo alloggiativo e di assistenza,
oltre che di tipo ospedaliero, e ciò fino al loro effettivo
reinserimento nel tessuto sociale”.
La figura dell’ospite, evocativa delle funzioni originarie
dell’asylum, lo spazio di ospitalità dei folli poveri, è forse
l’invenzione amministrativa più originale e felice dell’esperienza
di Trieste nel suo attribuire poteri e diritti agli internati. La
prassi dell’ospitalità si era formata nei primi gruppiappartamento, dove il “ricovero” non corrispondeva più a
bisogni di cura in senso ospedaliero.
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Poiché il lungo internamento aveva privato le persone di
essenziali diritti di appartenenza (famiglia, casa, ruoli
socialmente riconosciuti), la loro dimissione dall’ospedale
comportava un lavoro di ricostruzione delle “capacità” perdute,
nonché un risarcimento dei danni subiti con l’istituzionalizzazione. In questo senso si può dire che lo statuto dell’ospite è più
simile a quello del profugo accampato alle porte della città, che
mentre attende di essere riconosciuto come titolare di diritti,
deve imparare a esigerli e ad esercitarli.
La figura dell’ospite, sulla quale sia il Medico provinciale che la
Procura della Repubblica solleveranno una serie di obiezioni in
quanto non contemplata in nessuna legge né tradizione
ospedaliera, verrà più ampiamente definita dall’Amministrazione
provinciale in un apposito regolamento del novembre successivo.
8 febbraio
L’Amministrazione provinciale decide che l’erogazione Il tetto dei sussidi è fissato da un minimo di 5.000 lire mensili, a
dei sussidi, attribuita prima al CIM, verrà d’ora in poi un massimo di 40.000 lire.
“svolta dal Servizio di Assistenza psichiatrica in I ricoverati sono 930, di cui 450 coatti, 430 volontari, 50 ospiti.
conformità ai recenti provvedimenti adottati da questa
Amministrazione in via sperimentale”.
26 febbraio
Dopo un periodo di 40 giorni di animazione al
Laboratorio P, promossa da un gruppo di artisti (Vittorio
Basaglia, Giuliano Scabia, Ugo Guarino), un grande
cavallo azzurro di cartapesta viene portato per le strade
di Trieste. E’ la festa di Marco Cavallo, la prima grande
uscita pubblica di tutti i malati, infermieri e operatori
dell’ospedale psichiatrico.
marzo
Si apre nell’OP l’istituto di bellezza VESNA.
L’evento è ripreso dalla televisione e da molti giornali. Una folla
di cittadini incuriositi partecipa alla festa; tra gli altri, i
componenti del comitato di quartiere di S. Vito-Cittavecchia che
hanno collaborato con gli operatori a organizzare l’uscita di
Marco Cavallo. Così, il grande cavallo azzurro di legno e
cartapesta, creato dallo scultore Vittorio Basaglia, concluderà il
suo viaggio attraverso la città nella scuola elementare De Amicis
nel rione di S. Vito.
Contemporaneamente, a firma di “medici, infermieri e artisti”,
viene diffuso nelle strade un volantino in cui si esprime la
preoccupazione degli operatori per il possibile stravolgimento
del significato della festa. Vi si dice tra l’altro: “Marco Cavallo
vuole essere simbolo di un processo di liberazione in atto per
tutti coloro che soffrono della vita manicomiale. Malgrado il
nostro impegno più intenso, le condizioni materiali di esistenza
dei ricoverati sono ancora dominate totalmente dalla miseria e
dalla mancanza degli oggetti più elementari (servizi igienici,
vestiti, armadi, comodini, cibo decente, ecc.); le condizioni di
lavoro degli infermieri sono estremamente disagiate (48 ore
settimanali, scarsità di personale, salari irrisori, turni impossibili,
ecc.); manca qualsiasi prospettiva reale (lavoro, casa, mezzi di
sussistenza) per la maggior parte dei degenti che sono così
condannati a restare per sempre degli assistiti”.
Questo spazio è stato in seguito ristrutturato, diventando luogo di
riferimento per i primi collettivi di donne dell’OP che
affrontavano i problemi della condizione femminile, sia dentro
che fuori l’ospedale.
18 aprile
La Procura della Repubblica stabilisce la necessità di In una lettera al Procuratore, scritta da Basaglia il 4 luglio 1973,
una “relazione tecnico-scientifica” per richiedere la si sottolinea come questa disposizione contraddica una prassi
generalizzata e un’interpretazione della legge 431 seguita in tutti
revoca del decreto di ricovero definitivo.
gli OP. La lettera così conclude: “Il passaggio giuridico da
‘malato coatto’ a ‘malato volontario’ può diventare determinante
nel processo di riabilitazione del ricoverato, che si trova a
riacquistare gradualmente, di pari passo con la graduale
riabilitazione dalla malattia, uno status giuridico che gli consente
di non sentirsi e di non essere più definito ‘diverso’: è questo il
primo passo per liberarsi gradualmente dalle conseguenze sociali
che una tale definizione ha comportato per lui”.
7
maggio
Avviso di reato a Franco Basaglia per il caso Savarin.
Il 10 giugno 1972, ad Aquilinia di Muggia, G. Savarin aveva
ucciso i propri genitori. Era stato dimesso dall’OP il 14 febbraio
in esperimento e affidato al CIM per il controllo e la
somministrazione farmacologica. Il ricovero era durato in tutto
40 giorni: la dimissione era avvenuta dietro pressanti richieste
della madre, facendo seguito ad altri ricoveri e dimissioni della
durata di pochi mesi avvenuti a partire dal 1970. Questo fatto di
sangue, accaduto nei primissimi mesi del processo di
trasformazione e difficilmente ascrivibile ─ com’è stato poi
affermato nella sentenza ─ al metodo di lavoro del gruppo
basagliano, viene tuttavia ripetutamente citato dalla stampa come
conseguenza dell’apertura del manicomio; inquina pesantemente
i rapporti tra la città e l’ospedale, tra il processo di cambiamento
appena avviato e gli organi giudiziari.
Franco Basaglia, imputato di duplice omicidio colposo “per
avere affidato il paziente dimesso a madre analfabeta”, verrà
pienamente assolto il 25 novembre 1975 “perché il fatto non
sussiste”.
10 maggio
Su invito dell’Amministrazione Provinciale e di Franco La Commissione rileva una serie di anomalie organizzative, e
Basaglia la “Commissione provinciale di vigilanza sui chiede di ottenere i necessari chiarimenti sui seguenti aspetti: 1)
il disagio del quartiere di S. Giovanni; 2) l’uscita e l’entrata
manicomi e sugli alienati” si reca in visita all’OP.
indiscriminata; 3) gli “ospiti” degenti; 4) i “volontari curanti”; 5)
la promiscuità e le sue conseguenze; 6) l’abuso nella
somministrazione di contraccettivi.
Queste sono in sintesi le accuse principali che venivano allora
rivolte dalla destra triestina alla direzione dell’OP, e queste
accuse plasmavano nella città, attraverso gli organi
d’informazione, una sorta di “opinione dominante” su quanto
stava accadendo a San Giovanni.
giugno
I collettivi d’arte Arcobaleno e un gruppo di artisti di
Trieste espongono insieme all’osteria 5 Porte.
La vecchia lavanderia dell’OP viene definitivamente Le lavandaie prendono servizio nei reparti come guardarobiere,
chiusa, mentre iniziano i lavori per costruirne una nuova. mentre una ditta appalta il lavaggio della biancheria. La
costruzione della nuova lavanderia sarà effettivamente portata a
termine, senza essere mai utilizzata e diventando poi un museo.
agosto
Viene chiuso il reparto D, detto di ” Vigilanza”.
Il reparto D era dotato di 6 stanze di isolamento, vera e propria
struttura di tipo carcerario con un numero elevato di ricoverati
uomini.
Vengono acquistate le auto di zona per il servizio
esterno, e messe a disposizione delle équipes.
Primo soggiorno vacanza a Marina di Ravenna per 50 Il soggiorno è organizzato con il gruppo degli infermieri di
pazienti, accompagnati da due medici, 3 infermieri e Ravenna che in quell’anno svolgevano il loro tirocinio pratico
presso l’OP di Trieste.
studenti volontari.
3 settembre 73
Vengono stanziate dall’Amministrazione provinciale Lire Le attività socioterapiche sono così denominate e catalogate:
“gite collettive; partecipazione a manifestazioni culturali e
3.000.000 per attività socio-terapiche.
ricreative; sagre popolari; soggiorni in località marine e
montane; inoltre per promuovere dentro l’OP attività culturali
che richiamino la cittadinanza triestina, e tendenti in generale a
favorire il rapporto dentro/fuori”.
Fondi per attività socioterapiche verranno stanziati con
continuità anche negli anni successivi.
27 settembre
La fine dell’ergoterapia è ufficializzata con la cessione in Dopo il primo mese i soci della CLU entrano in sciopero per il
appalto alla cooperativa CLU dei lavori di manutenzione mancato riconoscimento giuridico della cooperativa, che blocca
il pagamento dei salari.
e pulizia dell’OP.
8
In questo periodo si organizzano assemblee e forme di agitazione
per innalzare il tetto del sussidio.
settembre
In uno spazio inutilizzato dell’OP si apre l’asilo auto- Il baby parking è utilizzato dalle madri che lavorano nell’OP, o
che abitano nel quartiere di San Giovanni e in altri rioni della
gestito Arcobaleno.
città. E’ questo il primo di una serie di tentativi per la
costruzione di un asilo nel Comprensorio.
17 ottobre
Avviso di reato per Franco Basaglia e un medico
primario per “la somministrazione a un numero
indeterminato di pazienti di sostanze medicinali a scopo
anticoncezionale, con violenza presunta tenuto conto
dello stato di malattia mentale delle pazienti”.
19 ottobre
Gli indiziati di reato vengono prosciolti in istruttoria.
La Commissione di vigilanza, convocata l’anno successivo
anche per questo problema, non rileverà nel movimento della
farmacia un impiego di anticoncezionali “al di là del normale uso
ospedaliero di questi farmaci”.
Trieste viene costituita “zona pilota” nell’ambito di una Il progetto, che si protrarrà per più di 5 anni, concerne tra l’altro
ricerca sulla psichiatria dell’Organizzazione Mondiale l’elaborazione di programmi per la formazione di operatori
sociosanitari.
della Sanità (OMS).
25 novembre
Massimiliano Belsasso, medico primario e vice-direttore L’episodio ha una grande eco nella stampa e nell’opinione
pubblica; sarà citato anche nella relazione di apertura dell’anno
dell’OP, viene ferito in maniera grave da un ricoverato.
giudiziario a Trieste. Il gesto viene interpretato come “protesta”
di un ricoverato nei confronti del corpo curante, che avrebbe
caricato l’apertura dell’OP di aspettative e promesse non
corrisposte di reinserimento sociale.
1974
9 gennaio
In apertura dell’anno giudiziario il presidente del La magistratura intensifica il suo intervento con prese di
Tribunale di Trieste dedica un intero capitolo della sua posizione molto dirette e pubbliche, in cui si stigmatizzano i
pericoli di una “gestione terapeutica” che, mentre libera i malati
relazione introduttiva al “Problema degli alienati”.
di mente, non offre garanzie di controllo dei loro comportamenti.
I ricoverati all’inizio del 1974 sono 893, di cui 200 coatti, 425
volontari, 268 ospiti.
14/15 gennaio
A Trieste si svolge il Convegno dell’Unione delle Vengono resi noti i primi dati descrittivi della situazione dei
manicomi in Italia, raccolti nell’ambito di una ricerca promossa
Province Italiane (UPI).
nel 1973 dall’Amministrazione provinciale di Trieste.
29 gennaio
Seconda visita della Commissione di vigilanza.
La Commissione di vigilanza “prende atto che la gestione degli
ospiti è stata regolamentata dall’Amministrazione provinciale”.
In merito si prende atto che “la scelta assistenziale, con le
indubbie difficoltà di gestione che comporta, è stata determinata
dall’impossibilità attuale di realizzare un collocamento esterno
degli ospiti stessi e/o un loro completo reinserimento sociale”.
La Commissione raccomanda comunque che si cerchi di reperire
locali ove istituire punti fissi di riferimento all’esterno, in modo
da realizzare al massimo possibile l’assistenza psico-sociale al di
fuori del Comprensorio ospedaliero.”
marzo
Viene chiuso l’asilo autogestito.
Inizia la lotta delle donne per l’apertura della scuola materna
all’ex padiglione D, che si realizzerà nella primavera del 1975.
Esce il primo numero del giornale degli operatori Disegnato da Ugo Guarino, il giornale è intitolato “847” perché
era questo all’epoca il numero dei ricoverati. L’idea è di
intitolato “847”.
imprimere col giornale uno slancio ulteriore alle dimissioni,
come in una sorta di conto alla rovescia.
9
maggio
Arrivano in OP a Trieste 30 obiettori di coscienza per Alcuni obiettori si fermeranno per oltre un anno, concentrando la
loro azione nel reparto C, detto dei “sudici”, dov’erano ricoverati
svolgere un corso di formazione.
“i cerebrolesi e gli oligofrenici”. La loro intensa attività dà luogo
a scontri molto vivaci con alcuni infermieri che già in
precedenza avevano ostacolato il cambiamento. Alla fine il
reparto C verrà definitivamente chiuso.
16 giugno
Si effettua il concorso per 15 medici.
Con la copertura dell’organico dei quadri medici, si avvia una
fase di razionalizzazione rispetto al periodo precedente e
scompare la figura del borsista. Il 1° luglio l’orario di lavoro
degli infermieri è ridotto a 40 ore settimanali. Viene rinnovato il
mobilio e l’arredo dei reparti, mentre procede la ristrutturazione
di alcuni padiglioni.
22-23 giugno
Si svolge a Gorizia il primo convegno nazionale di
Psichiatria Democratica.
Il comitato promotore di “Psichiatria democratica” si era formato
a Bologna nell’ottobre del 1973, grazie soprattutto al gruppo che
aveva dato vita all’esperienza di Gorizia: oltre a Franca e Franco
Basaglia, Nico Casagrande, Vieri Marzi, Gianfranco Minguzzi,
Agostino Pirella, Michele Risso, Lucio Schittar, Antonio
Slavich. Lo scopo iniziale è contribuire a sviluppare una
maggiore conoscenza sui rapporti tra psichiatria e giustizia e sui
fenomeni dell’emarginazione sociale, anche in vista di
promuovere la formazione degli operatori. Il primo convegno
nazionale, a Gorizia, suscita una vastissima adesione non solo di
operatori, ma anche studenti, giornalisti e intellettuali,
sindacalisti, movimenti politici e di base. Il documento
conclusivo, presentato dal neo-segretario Gianfranco Minguzzi,
enuncia quattro punti programmatici: 1) continuare la lotta
all'esclusione analizzandone gli aspetti strutturali e sovrastrutturali, in stretto collegamento con le forze e i movimenti che
agiscono in concreto per trasformare tutto ciò che genera e
riproduce esclusione nell’assetto sociale e istituzionale;
2) continuare la lotta al "manicomio" come luogo dove
l'esclusione trova la sua espressione paradigmatica più evidente e
violenta; 3) sottolineare i pericoli del riprodursi dei meccanismi
istituzionali escludenti anche nelle strutture psichiatriche extramanicomiali di qualunque tipo; 4) rendere praticamente esplicito
il legame fra l'azione in campo psichiatrico e il problema più
generale dell'assistenza medica, ancorando la salute mentale alla
più ampia battaglia per l'attuazione della riforma sanitaria.
luglio
Soggiorno-vacanza all’Hotel Argentina di Grado per un
folto gruppo di pazienti.
agosto
Chiusura del reparto B di “osservazione uomini”, detto Il reparto era chiamato “Corea” dagli operatori perché lavorarci
era come partecipare a una guerra. Conteneva in precedenza più
“Corea”.
Organizzazione nello spazio dell’OP di concerti e attività
teatrali cui partecipano migliaia di persone: la città
entra nel manicomio.
di 200 uomini; il numero si era via via ridotto, e i restanti 50
ricoverati vengono ora trasferiti nel reparto F già svuotato, dotato
di ambienti e servizi migliori, trasformato in una casa-albergo.
Già dal maggio precedente gli operatori avevano iniziato a
organizzare una serie di eventi: cineforum e concerti ─ O.
Coleman, G. Gaslini, F. Battiato, G. Paoli, gli Area, F. de
Gregori, ma anche attività teatrali ─ il Collettivo Majakovskij,
la Comune di Dario Fo. Si apre nell’OP un laboratorio
serigrafico: manifesti e volantini vengono prodotti quasi
quotidianamente per comunicare alla città ciò che accade
nell’OP, e ciò che si programma. Questa attività, che prelude alla
trasformazione del Comprensorio in uno spazio di servizi per
l’intera popolazione, ha come conseguenza l’ingresso di giovani
e di gruppi ─ teatrali, musicali, di animazione ─ che negli anni
successivi otterranno un loro spazio nei padiglioni vuoti.
10
1975
gennaio
Inizia il soggiorno di un gruppo di 56 ospiti a Villa In questa grande villa del ‘700 si avvicendano diversi gruppi di
Fulcis, presso Belluno, affittata dall’Amministrazione ricoverati dal 1975 fino al 1977; la presenza media è di 60 ospiti,
inclusi infermieri e medici. La festa ufficiale, di inaugurazione
provinciale di Trieste.
della villa, si svolgerà il 2 - 3 maggio coinvolgendo la
popolazione locale e i bambini delle scuole. I soggiorni a Villa
Fulcis accelerano il processo di svuotamento e chiusura dell’OP;
al loro ritorno a Trieste, i malati-ospiti non rientreranno nei
reparti, ma verranno inseriti in gruppi-appartamento in città o nel
Comprensorio.
27 gennaio
Delibera istitutiva del Centro di salute mentale di Il Centro di Aurisina, sull’altopiano carsico, è il primo ad essere
istituito. E’ una palazzina a 3 piani con giardino, dotata di
Aurisina (Altipiano-Ovest).
soggiorno, sala di riunioni, cucina, ambulatorio. Cinque o sei
ospiti-lungodegenti, originari di Aurisina, vivono nello spazio
del Centro in attesa di essere inseriti in una loro abitazione.
Nasce così il prototipo dei futuri CSM organizzati sulle 24 ore,
in cui si riassume l’originalità del modello di servizi territoriali
realizzato a Trieste, in alternativa al manicomio.
5 febbraio
Viene presentato il progetto dell’architetto Bellavitis per Il progetto prevede tra l’altro la trasformazione dello spazio
ospedaliero in uno spazio urbano, inserito nel piano regolatore.
la ristrutturazione del Comprensorio di San Giovanni.
Gli studi per questo progetto erano già iniziati nel 1973, ma la
sua attuazione venne interrotta e poi disattesa, sia per il mutato
utilizzo del Comprensorio che per lo svuotamento progressivo
dell’OP.
7 aprile
Delibera istitutiva del Centro psicosociale di Muggia
Dopo due anni di dibattiti per trovare un accordo col Comune di
sinistra, il Centro psicosociale di Muggia è l’unico ad essere
istituito secondo una concezione più affine a quella del Centro di
Igiene Mentale (CIM). Aperto solo di giorno, il Centro sarà
ritenuto quasi subito inadeguato ad adempiere e a contenere, nel
suo spazio esiguo, le complesse funzioni di “alternativa” al
ricovero. Chiuso nel 1980, verrà sostituito dal Centro di salute
mentale di Domio, aperto sulle 24 ore e situato nella zona
industriale della città.
29 aprile
Delibera istitutiva del Centro di salute mentale di Il Centro di Barcola è collocato in una palazzina a due piani con
giardino, vicino al mare, in un quartiere prestigioso della città. Vi
Barcola.
si pratica quasi subito l’ospitalità diurno-notturna per un numero
limitato di persone (tre o quattro).
26 maggio
Il tetto del sussidio è portato a lire 80.000.
27 maggio
Viene emessa la “sentenza Bodetti”, secondo la quale la
trasformazione del ricovero da coatto a volontario, nei
pazienti con lunghi anni di ospedalizzazione, deve essere
vincolata a un giudizio di guarigione effettiva, mentre un
semplice giudizio di miglioramento contraddirebbe il
significato dell’art. 4 della legge del 1968.
Fin dall’anno precedente la trasformazione dei criteri di
erogazione del sussidio era oggetto di dibattito, in numerose
assemblee e iniziative di lotta promosse dai “sussidiati” col
sostegno degli operatori. Da un lato si chiedeva di non
vincolarne l’attribuzione a categorie precostituite di assistiti,
abolendo nella dicitura lo stigma “minorato psichico” e “ex
degente”; dall’altro si sottolineava l’importanza del sussidio per
tutti, come possibilità di accesso ai piccoli consumi e per
“esercitare una contrattualità minima rispetto agli stimoli della
vita esterna”.
La sentenza blocca 52 richieste di revoca del ricovero definitivo.
All’epoca i ricoverati sono 700, di cui 90 coatti, 150 volontari,
460 ospiti. Dei 460 ospiti, un folto gruppo vive in piccole
comunità nel comprensorio di San Giovanni, mentre cominciano
a formarsi in città gruppi-appartamento distribuiti in diversi
rioni.
11
15 giugno
Si svolgono le elezioni amministrative e la forte avanzata Michele Zanetti viene riconfermato presidente del Consiglio
provinciale, ma la Giunta, retta da un monocolore democristiano,
del PCI apre una crisi nei partiti di centrosinistra.
non dispone più della maggioranza dei voti. Le ripercussioni
sull’assistenza psichiatrica sono immediate: sia per il venir meno
di risorse e investimenti in una fase cruciale di passaggio dal
manicomio al territorio, sia perché l’esperienza basagliana viene
presa di mira nella sfera del dibattito pubblico, nel generale
inasprimento dello scontro fra i partiti politici.
Inizia un periodo di incertezza e instabilità; la continuazione del
percorso avviato dipende dalla forza e capacità degli operatori di
agire come un collettivo, e di coinvolgersi personalmente in
decisioni spesso rischiose. Basaglia chiamerà questo il “periodo
dei cento fiori, tra la casa che non c’era più e quella che non
c’era ancora”: tra l’ospedale svuotato e distrutto, e i servizi
territoriali non ancora legittimati sotto il profilo legislativo. In
altre parole, sull’onda dell’emergenza quotidiana si esprime
secondo Basaglia ─ dal 1975 al 1978 ─ il livello più alto di
creatività e capacità inventive degli operatori, sia nel mobilitare
risorse che nel trovare soluzioni ai diversi problemi.
16 settembre
Volo-gita aerea di un folto gruppo di ricoverati,
organizzato in collaborazione con l’ATI, e successiva
festa a Ronchi dei Legionari.
ottobre
Prende avvio il “progetto CEE”, finanziato dalla
Comunità Economica Europea, per il reinse-rimento
lavorativo delle persone portatrici di handicap, ivi
compresi i malati mentali.
Il progetto dura fino al 1981 e permette il reclutamento di molti
giovani in svariati ambiti assistenziali, specie dei minori
adolescenti. Gli “operatori CEE” che lavoreranno nel servizio
psichiatrico sono in gran parte studenti di psicologia
dell’Università di Padova, giunti a Trieste per svolgere il loro
tirocinio e poi rimasti. L’inserimento lavorativo viene
inizialmente attuato, senza successo, nelle imprese “normali”,
anche col sostegno dei sindacati. Gli operatori allora decidono, in
stretto contatto con i CSM, di impegnarsi in diverse iniziative:
dal lavoro nei gruppi - appartamento, alla costituzione di
laboratori artigianali e piccole cooperative (lavorazione della
pelle e del cuoio, falegnameria, alfabetizzazione, coop. agricola,
coop. libraria), allo sviluppo di attività esterne (piscina, cura del
corpo, corsi di cucina e di conduzione familiare).
Tutte queste iniziative, che si sviluppano in concomitanza con la
nascita dei CSM e col diffondersi di gruppi-appartamento nella
città, segnano un punto di svolta nel decentramento territoriale
dell’assistenza e nella costruzione, da parte degli operatori, di un
“welfare artigianale”, secondo la felice espressione di Basaglia.
novembre
Alcuni medici dell’ospedale infantile “Burlo Garofalo”
svolgono per alcuni mesi attività consultoriale volontaria
presso il Centro di Barcola, per i bambini del quartiere.
Mostra a Palazzo Costanzi di Ugo Guarino, intitolata:
“I testimoni”.
Il consultorio nasce dall’ipotesi di avviare il decentramento
territoriale dell’assistenza all’infanzia con la creazione di
ambulatori nei quartieri. L’esperienza non è sostenuta e ben
presto fallisce; malgrado l’insuccesso, il consultorio dei bambini
serve ad aprire il CSM di Barcola alla popolazione ‘normale’,
che viene coinvolta e sensibilizzata sul reinserimento dei malati.
Proprio al fine di evitare la stigmatizzazione dei malati e del
servizio nel quartiere, si svolgono nel CSM di Barcola alcune
assemblee popolari. La tendenza a cercare consensi e alleanze in
un rapporto diretto con la popolazione, anche sotto forma di
inchiesta sui bisogni percepiti, si afferma un po’ ovunque nei
servizi territoriali, le cui sedi diventano punto di riferimento
“comunitario” per singoli individui, famiglie e gruppi.
La mostra comprende 7 grandi sculture realizzate con i vecchi
mobili del manicomio, rotti e abbandonati. Nell’annunciare alla
città il progressivo svuotamento dell’OP, le 7 sculture ─ come
personaggi ─ testimoniano la violenza dei sistemi di contenzione
fisica e le pratiche di tortura dei “manicomi lager”.
12
La mostra si svolge nell’imminenza del processo sugli eccidi
nazisti della Risiera di San Sabba, celebrato a Trieste tra il
gennaio e l’aprile del 1976. Utilizzata come campo di prigionia
dopo l’8 settembre, per smistare i deportati in Germania e in
Polonia, la Risiera divenne ben presto luogo di eliminazione
fisica di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei, dotata di un
forno crematorio che funzionò a pieno ritmo dall’aprile del 1944
all’aprile del 1945.
dicembre
L’orario di lavoro degli infermieri viene ridotto a 36 ore
settimanali.
L’Amministrazione Provinciale delibera la costituzione
di un “Centro di ricerche e formazione nel campo dei
servizi assistenziali e di salute mentale”. La delibera
sarà poi annullata dal Comitato centrale di controllo
regionale (CCC).
1976
22 marzo
In una lettera, spedita ai vari organi competenti di igiene
e sanità, e al Ministero della sanità, il Medico
provinciale solleva una serie di dubbi sulla definizione
amministrativa dei Centri di salute mentale.
Avviso di reato per Michele Zanetti, presidente della
Giunta provinciale ─ poi prosciolto in istruttoria ─ per
“distrazione di beni e di personale” nei servizi
territoriali, in quanto non rientranti nell’ambito della
legge 431/98.
Anche se l’istituzione dei CSM era già stata deliberata e
approvata dal Comitato di controllo regionale, il Medico
provinciale afferma che, pur dovendosi apprezzare il lodevole
sforzo di deistituzionalizzare l’OP, “questi presidi non possono
rientrare nella Legge 431 se si configurano quali piccoli ospedali
psichiatrici con degenze e primi accoglimenti, sempre che si resti
nel campo dell’assistenza sanitaria; perché se i detti Centri
dovessero venire utilizzati quali centri sociali per l’assistenza a
soggetti non inseriti, non solo si sarebbe fuori dall’ambito della
legge 431/98 citata, ma si potrebbe avanzare l’ipotesi che
l’obbligo di assistenza non faccia carico alla Provincia, per cui
destinare beni e persone a tale attività potrebbe rientrare nel
concetto di ‘distrazione’”.
Su tale concetto di “distrazione”, di beni e di personale, il
presidente della Giunta riceverà di lì a poco un avviso di reato. In
una lettera di chiarimenti, indirizzata all’assessore degli enti
locali della Regione, Zanetti replica che l’istituzione dei CSM si
inscrive nella 431, dato che “.. i presidi territoriali hanno compiti
di prevenzione e riabilitazione che li distinguono da un’attività
tipicamente ospedaliera, svolgendo interventi di cura volti a
evitare il ricovero anche con misure di carattere non sanitario, e
volti alla riabilitazione e reinserimento sociale dei pazienti
dimessi”.
17 aprile
Viene promosso dai Servizi psichiatrici di Trieste un
seminario nazionale, “Il territorio: come?”, cui
partecipano operatori psichiatrici di diverse città e
province italiane.
6 maggio
Un terremoto del X° della scala Mercalli, con epicentro a Gruppi di psichiatri e di volontari si recano nei paesi terremotati.
Gemona, colpisce il Friuli: quasi mille morti e 45.000
persone senza tetto.
11 maggio
Il Centro di via Gambini, la cui delibera istitutiva come
CSM è stata annullata dal Comitato di controllo
regionale, viene di nuovo istituito come “Centro di
riabilitazione con compiti di carattere assistenziale,
sociale e di psicoterapia”, alle dirette dipendenze del
direttore dell’OP.
13
17 maggio
Due successive delibere ─ la prima istitutiva di un
servizio di pronto soccorso e reperibilità notturna, e la
seconda istitutiva del Centro di Salute Mentale della
prima zona ─, vengono entrambe annullate dal Comitato
centrale di controllo regionale.
In una seconda lettera al Ministero della sanità, il
Medico provinciale sostiene che esiste un divario tra
l’assetto attuale dei servizi psichiatrici a Trieste, e la
spesa dello Stato nelle somme effettivamente spettanti
alla Provincia per l’assistenza psichiatrica vera e
propria.
Nella lettera si afferma tra l’altro: “[…] ruotano attorno
all’istituzione psichiatrica i numerosi ‘ospiti’ che, dimessi per la
guarigione dalla malattia mentale, hanno bisogno di assistenza
sociale al fine del reinserimento nel contesto operativo della
comunità cittadina o nazionale. Non vi è dubbio che l’onere che
la Provincia di Trieste si è assunta volontariamente, in quanto
non rientrante tra le spese obbligatorie per la categoria ‘ospiti’,
non può gravare né sul bilancio provinciale, sotto la voce
assistenza degli infermi di mente, né sul bilancio dello Stato per
le provvidenze all’assistenza psichiatrica”.
Vengono aperti in questi mesi una decina di appartamenti esterni
per ex degenti dell’OP; in molti casi sono gli psichiatri a farsi
personalmente garanti del contratto di affitto.
7 giugno
Alcuni locali vuoti, contigui all’Alloggio popolare Gli occupanti non coinvolgono il Comitato degli alloggiati e
Gaspare Gozzi e di proprietà dell’ECA, vengono finiscono con l’individuare come controparte l’équipe degli
operatori del Gozzi, nell’assenza e nel silenzio dei responsabili
occupati da giovani “della piazza”.
amministrativi dell’ente. Dopo pochi giorni di occupazione i
locali vengono abbandonati senza intervento della polizia.
20 giugno
Si svolgono le elezioni politiche e i risultati indeboliscono
ulteriormente la Giunta provinciale retta da Zanetti, che ha
sostenuto con continuità il processo di trasformazione dell’OP.
Il clima politico è molto cambiato a Trieste in seguito alla
protesta per il Trattato di Osimo, firmato il 10 novembre 1975.
Oltre a definire i confini tra Italia e Jugoslavia con la cessione
della Zona B, l’accordo prevede la costituzione sul Carso di una
zona franca industriale, a gestione mista italo-jugoslava. Nasce
un movimento civico, la Lista per Trieste, in critica opposizione
ai partiti hanno sottoscritto il Trattato. Mentre aumenta la
competizione fra gli schieramenti e i gruppi politici per ottenere
il consenso popolare, aumentano anche le critiche e gli attacchi
della stampa ai servizi psichiatrici, accusati di “spontaneismo” e
“politicizzazione”.
4 agosto
Viene annullata la delibera di istituzione del Centro di
salute mentale di Borgo S. Sergio/Valmaura.
12 novembre
Terza ispezione della Commissione di vigilanza.
14 dicembre
Delibera per affidare, all’Unità Operativa di Trieste
sotto la direzione di Basaglia, un incarico di ricerca da
parte del CNR - Istituto di Psicologia diretto dal prof.
Raffaello Misiti, nell’ambito dei Progetti Finalizzati di
Medicina Preventiva — Subprogetto Prevenzione
Malattie Mentali.
La Commissione prende atto che “l’esistenza dei Centri di
Salute Mentale è in via di normalizzazione formale, benché
restino non chiariti i rapporti giuridici e funzionali dei Centri
stessi con l’OP”. L”ambiguità” della situazione degli ospiti viene
ribadita suggerendo due indicazioni possibili di operato al
riguardo: “o non utilizzare, per accudire agli ospiti, personale
attualmente in servizio presso l’OP [..]; o sottolineare il carattere
eufemistico della qualifica di ospite (qualificazione che può non
essere priva di validità sul piano della terapia suggestiva)”.
Il primo Progetto Finalizzato di Medicina Preventiva del CNR
era già avviato da diversi mesi, con la costituzione di Unità
Operative a livello nazionale ─ soprattutto Arezzo, Perugia e
Trieste. La finalità generale del progetto, tracciata da Giulio
Maccacaro, è gettare le basi per una nuova epidemiologia della
“malattia mentale”, monitorando e valutando le pratiche in atto
nel superamento degli ospedali psichiatrici, definendo le
dinamiche e i circuiti in cui si forma la “domanda psichiatrica”.
14
In particolare, si tratta di stabilire confronti tra diverse esperienze
nazionali, mettendo a punto sistemi e modelli valutativi il più
possibile omogenei tra realtà locali molto diverse.
Il progetto dura 5 anni, fino al 1981. Malgrado i risultati
deludenti sotto il profilo epidemiologico, avrà il merito di dare
un grande impulso all’etica e alla pratica della ricerca in una fase
in cui le nuove pratiche non erano ancora mai state definite né
formalizzate in un linguaggio condiviso. Si costituiscono gruppi
di giovani ricercatori provenienti da diverse discipline, e
vengono messi a punto metodi originali di ricerca soprattutto
qualitativa, condotta sul campo e con il contributo diretto degli
operatori.
A Trieste la ricerca del CNR consentì di tracciare una prima
grande mappa valutativa, di descrizione e rappresentazione delle
pratiche, tesa a promuovere la discussione fra gli operatori e a
favorire la trasmissione dell’esperienza all’esterno, oltre che il
confronto con la comunità scientifica, nazionale e internazionale.
La formulazione di moduli e schede sui percorsi della domanda
psichiatrica, lo studio condotto sui servizi di emergenza e crisi, e
numerose altre ricerche promosse in quel periodo contribuirono
fra l’altro a gettare le basi per formulare strumenti e metodi di
rilevazione in vista di costruire i sistemi di raccolta dei dati.
1977
24 gennaio
Conferenza stampa in cui Franco Basaglia annuncia L’annuncio della chiusura dell’OP, da realizzarsi entro l’anno,
ufficialmente la chiusura dell’OP, nella sala del coglie un po’ tutti di sorpresa, anche coloro che più sono
responsabili di portare a termine il processo di trasformazione,
Consiglio provinciale.
garantendo alle nuove strutture territoriali una definizione più
stabile e legittimata. Nel testo della conferenza stampa si legge
fra l’altro: “A partire dai risultati dell’esperienza goriziana, la
pratica avviata cinque anni fa a Trieste è andata esplicitamente
nella direzione non di "umanizzare" ma di "distruggere" il
manicomio. Si è trattato dunque di un processo del tutto nuovo,
in cui gli ostacoli affrontati giorno per giorno non concernevano
più soltanto le resistenze istituzionali del “dentro”, ma insieme a
queste, incrociate e sovrapposte, le resistenze del "fuori", e cioè
dell’organizzazione sociale generale”. In generale, la novità
dell’esperienza di Trieste è consistita nel “creare una nuova
organizzazione, transitoria”, resa possibile dal fatto di “spezzare
tutte le norme che regolamentavano la dipendenza dell’internato,
ricostruire concretamente la sua identità di persona giuridica,
porre le basi irreversibili del suo essere ‘dentro’ il corpo sociale.
In altre parole, sostituire al rapporto di ‘tutela’ un rapporto di
‘contratto’”. Il testo così conclude: “Risultato importante per noi
è che i Centri territoriali, non esorcizzando il livello talora
precario delle loro pratiche, diventano sempre di più dei luoghi
di incontro di ex - internati, nuova utenza e cittadini altri: figure
che, se pure non hanno d’acchito un codice comune di
riconoscimento, scoprono progressivamente il terreno della loro
alleanza sostanziale nell’emergenza di bisogni e oppressioni
comuni. L’altro fatto importante è che la cosiddetta ‘gestione’
sembra poter uscire dal significato totalizzante che ricopriva
dentro l’ospedale: l’assunzione totale della persona,
l’amministrazione completa della sua vita. La fine della ‘tutela’ e
l’inizio del ‘contratto’ significano anche la fine di questo tipo di
gestione, l’avvio della reciprocità del discorso, la possibilità di
opporsi. Al di là della gestione, in un altrove dal manicomio, il
nostro essere con chi esprime disagio o sofferenza continua ora
non più in un rapporto tutelanti/tutelati, ma per portare avanti la
lotta nei confronti dell’organizzazione sociale affinché si
consolidi e si rafforzi il livello di potere raggiunto da chi non può
più essere, e non è già più, ‘testimone a favore per tortura’”.
Quando viene dato l’annuncio della chiusura dell’OP i ricoverati
sono 132, di cui 51 “coatti” e 81 volontari; gli ospiti sono 433.
15
27 gennaio
L’ultimo atto della Giunta Zanetti, alla scadenza del suo
mandato, è la delibera n. 48 “proconsilio”, nella quale si
traccia la generale ricognizione delle “modifiche ed
adeguamento delle strutture dei servizi di assistenza
psichiatrica della Provincia”.
La delibera reagisce alle obiezioni mosse dal Medico provinciale
sul divario tra “le spese effettivamente psichiatriche” e i
contributi diretti dello Stato, secondo quanto prescritto dalla 431
e rispettando la nomenclatura delle normative vigenti.
In particolare la delibera “sanziona l’esistenza e il mantenimento
di un solo OP con 300 posti letto e l’organizzazione di un
servizio di strutture funzionanti quali Centri di igiene mentale,
articolato in 5 presidi esterni ubicati in 5 zone territoriali”.
febbraio
Istituzione di un Servizio di Reperibilità Psichiatrica Pochi giorni prima, nel pronto soccorso di Trieste si era suicidato
un uomo, Francesco G., che in attesa di essere trasferito come
presso l’astanteria dell’Ospedale Maggiore,
“coatto” all’OP era stato messo nella “cheba”, la gabbia di
contenzione, malgrado la fobia degli spazi chiusi che aveva più
volte manifestato nel corso di precedenti ricoveri. In seguito a
questo grave episodio, e dopo che i portantini dell’ospedale
entrano in sciopero rifiutandosi di continuare a portare i malati
coatti all’OP, viene istituito il servizio di reperibilità psichiatrica
che era stato oggetto di ripetute transazioni tra la Provincia e
l’OM.
Il servizio resta in funzione fino al 1980, e consiste in una
reperibilità diurno/notturna degli psichiatri dell’OP presso
l’Astanteria, allo scopo di: 1) impedire l’automatismo del
ricovero coatto, e più in generale i “ricoveri impropri”; 2) agire
sui dispostivi di emergenza sanitaria e di ordine pubblico per
migliorare i sistemi di filtro della domanda; 3) attuare per quanto
possibile il rinvio e/o il trasporto delle persone direttamente ai
servizi di salute mentale territoriali.
Con l’attivazione di questo servizio l’Accettazione dell’OP
riduce ulteriormente il suo turnover.
23 febbraio
Si insedia la nuova Giunta provinciale retta da PCI e E’ la prima giunta di sinistra a Trieste dal dopoguerra. Giunta
tuttavia di minoranza, che può contare sull’astensione della DC,
PSI.
il cui compito diventa quello di razionalizzare il processo di
chiusura dell’OP. Compito tutt’altro che facile, oggetto di
ripetute analisi programmatiche e di tentativi spesso frustrati di
coinvolgere tutti i soggetti politici nella risoluzione di due ordini
di problemi: 1) facilitare il reinserimento degli ex degenti
mediante un’adeguata politica degli alloggi e dei sussidi; 2)
riconvertire il Comprensorio di San Giovanni in uno spazio
agibile per tutta la popolazione, contrastando lo stato di
abbandono e progressivo degrado dei padiglioni vuoti.
14 aprile
Viene istituito il Centro di Salute Mentale di via della
Guardia
5 maggio
L’assessore alla psichiatria, Piero Panizon, propone la Il Comitato, con personalità giuridica, dovrebbe essere composto
costituzione di un “Comitato per l’alternativa da esponenti di diverse istituzioni ed enti locali: oltre
all’Amministrazione provinciale e al Comune, la Cassa di
istituzionale”, di sostegno alla riforma psichiatrica.
risparmio di Trieste, i sindacati e altri enti socio-assistenziali. In
quanto “garante e referente del reinserimento nel tessuto della
città delle persone dimesse dall’OP”, il Comitato ha il compito di
reperire alloggi e favorire l’azione integrata fra diversi servizi
assistenziali.
10 maggio
La Cooperativa Lavoratori Uniti (CLU) viene ampliata Si estendono gli appalti della CLU nelle strutture esterne, in
particolare i lavori di pulizia nelle scuole e nel teatro Rossetti.
con l’assunzione di persone non psichiatrizzate.
Vengono incorporate nella cooperativa la tipografia e la
legatoria, un tempo dell’OP.
21 luglio
Convenzione del Comune di Aurisina per l’ingresso del L’integrazione dei CSM nei quartieri avviene in questo periodo
anche attraverso la promozione di iniziative culturali e dibattiti
CSM nel Consorzio socio-sanitario.
sul tema dell’esclusione, dei problemi dell’anziano, ecc.
16
Il CSM di Barcola organizza una mostra itinerante, “Tra
manicomio e città”, esponendo gigantografie, documenti sulla
storia del manicomio e della sua chiusura con gruppi musicali,
teatrali, clowns e con gli operatori del Centro comunale audiovisivi di Ferrara.
agosto
Viene deliberata l’acquisizione da parte della Provincia Nel comprensorio di S. Giovanni si progetta la ristrutturazione di
di un appartamento (via Valussi) per persone gravemente alcuni padiglioni e “casette” per attrezzarle a case-albergo, la
trasformazione della cucina in self-service e l’utilizzo del
handicappate che andranno a viverci in qualità di ospiti
padiglione B per una scuola slovena (inaugurata di fatto nel
1979).
settembre
Si svolge a Trieste il III Réseau internazionale di Partecipano al convegno più di 2.000 persone. In una grande
alternativa alla psichiatria, intitolato “Il circuito del tenda da circo, montata sulla collina di San Giovanni,
intervengono molti esponenti e leader dei movimenti europei di
controllo”.
critica della psichiatria, accanto a intellettuali e artisti (fra gli
altri Dario Fo, Giuliano Scabia, Felix Guattari, David Cooper,
Robert Castel). Tuttavia il Réseau si svolge in un clima molto
teso, nell’imminenza del convegno contro la repressione a
Bologna. Gli autonomi annunciano il loro intervento alla “festa
dell’antipsichiatria” per contestarne il presunto carattere
trionfalistico, che metterebbe in ombra i problemi irrisolti della
miseria degli psichiatrizzati: livelli minimi di sussistenza,
mancanza di occupazione e di reddito, carenza di alloggi. Il
lavoro delle Commissioni si alterna ad assemblee collettive
cariche di tensione. Basaglia viene travolto e schiacciato dalla
massa dei partecipanti nel teatrino dell’OP, riportando la frattura
di due costole, e la notizia subito si diffonde nella stampa
nazionale, assumendo i tratti di una “violenta contestazione”.
Il bilancio del convegno, fatto dall’Amministrazione provinciale
che lo aveva patrocinato, è malgrado tutto positivo. In un
documento finale si ribadisce la necessità di giungere quanto
prima allo smantellamento definitivo del manicomio “chiamando
a questo sforzo tutti gli enti impegnati nell’azione sociosanitaria,
nella consapevolezza che i problemi posti dalla chiusura dell’OP
non possono essere risolti unicamente dalla Provincia, ma solo
dal complesso delle forze sociali e istituzionali”.
1 dicembre
Nuova regolamentazione del sussidio.
I criteri di erogazione del sussidio vengono riformulati su basi
profondamente mutate. L’ex-ricoverato o nuovo utente dei
servizi psichiatrici viene equiparato ad altre categorie di assistiti
della Provincia: handicappati fisici e minori - adolescenti. Il tetto
massimo del sussidio verrà stabilito annualmente, e sarà in
seguito vincolato all’aumento del costo della vita. Della
Commissione responsabile per l’assegnazione dei sussidi faranno
parte anche 10 operatori appartenenti sia alle équipes
psichiatriche che a quelle socio-assistenziali.
17 dicembre
Collettivi di giovani della città, fra cui gli aderenti al Nella mensa occupata si formano diverse commissioni di lavoro,
movimento dell’”autonomia”, occupano l’ex mensa fra cui la “commissione casa”, a cui partecipano anche operatori
comunale adiacente al CSM di via Gambini per farne un psichiatrici.
“centro sociale”.
1978
gennaio
Ai primi di gennaio l’intero gruppo dei medici-psichiatri
si autodenuncia per “procurato aborto” in reazione
all’avviso di reato (del 30 dicembre 1977) a due
psichiatri, i quali sono accusati, insieme a due
ginecologi, di “procurato aborto in donna consenziente”.
La legge sull’aborto non era ancora stata approvata dal
Parlamento e si incrementava in tutta Italia il numero degli
“aborti terapeutici”. Anche i servizi psichiatrici di Trieste erano
stati investiti da un aumento crescente di domande di
certificazione. E’ questo il periodo in cui si intensificano le lotte
delle operatrici dell’OP, insieme ai collettivi femministi, sul
diritto all’aborto e sulla salute della donna.
17
Si acutizza, come esito del difficile anno precedente, il L’offerta del libero mercato diminuisce, i padroni di case
rifiutano di dare le abitazioni in affitto a persone psichiatrizzate.
problema dell’alloggio per ex degenti.
Nei CSM si estende e si approfondisce la discussione sul
problema della mancanza di alloggi e di soldi per gli exricoverati, da cui deriva il bisogno di creare rapporti operativi
con altri servizi socio assistenziali. In particolare sul tema della
casa i CSM aprono una campagna di sensibilizzazione e
coinvolgimento, sia della popolazione che delle forze politiche e
sindacali. Viene allestita una mostra itinerante sulle condizioni
abitative di alcuni quartieri o insediamenti degradati, mentre si
moltiplicano le assemblee di caseggiato e di rione.
23 febbraio
Dopo molti e inutili tentativi di coinvolgere gli enti
pubblici nel mettere a disposizione i loro immobili,
spesso vuoti, viene occupata la Casa del Marinaio da
parte di un gruppo di operatori e di utenti.
La Casa del Marinaio era un grande edificio collocato nel rione
di San Vito, nel centro della città, di proprietà di un ente
dichiarato “inutile”. I motivi dell’occupazione sono così
descritti: 1) creare la sede del Centro di salute mentale della 1a
zona, l’unica ad esserne ancora sprovvista; 2) aprire un
poliambulatorio di quartiere; 2) ricavare degli alloggi per
persone dimesse dall’OP.
Aderisce all’occupazione il Sunia, il sindacato dei marittimi, il
consiglio di fabbrica della Cartimavo, gente comune che viene a
parlare della propria condizione abitativa nel corso delle
assemblee. Soprattutto aderisce e partecipa il collettivo di
“autonomi” che pochi mesi prima aveva occupato la mensa di
via Gambini, e questo provoca l’immediata reazione di dissenso
da parte di Franco Basaglia, con una discussione lacerante nel
gruppo degli operatori tra chi è a favore e chi si schiera contro.
La preoccupazione di Basaglia è che l’occupazione si presti ad
essere interpretata come il gesto di un “gruppo politico” che
entra in una logica di scontro con le istituzioni e con i partiti, in
un quadro nazionale dominato dall’emergenza terroristica (siamo
alla vigilia del sequestro Moro e del governo di “solidarietà
nazionale”, con l’appoggio esterno del PCI).
27 febbraio
In una lettera al Presidente della Giunta provinciale, Scrive tra l’altro Basaglia: “[…] in tal modo l’occupazione
Franco Basaglia ribadisce la sua pubblica dissociazione risulta essere stata fatta da un gruppo di operatori che, al di fuori
della loro attività lavorativa, hanno compiuto un gesto politico
dall’occupazione della Casa del Marinaio.
che penso abbia la sua validità. La mia dissociazione pubblica è
stata determinata proprio per salvaguardare pubblicamente i
servizi provinciali da ogni inquinamento che potesse dare
un’immagine equivoca dell’Amministrazione. Non drammatizzo
l’accaduto: da un lato è espressione della crisi che il nostro paese
vive in questo momento, dall’altro mette in evidenza un
problema estremamente acuto che emerge oggi a Trieste. Sono
inoltre convinto che le interpretazioni che vengono date possono
essere molteplici ─ soprattutto per quanto riguarda il rapporto
con quella che viene definita 1’“autonomia” ─, e fanno parte del
gioco politico cittadino, esulando dalle reali intenzioni che il
gruppo politico sopraddetto ha inteso attuare”.
2 marzo
Sgombero da parte della polizia della Casa del Marinaio.
L’occupazione, durata 13 giorni, segna un punto di svolta nel
radicamento locale dei servizi psichiatrici. Da un lato riduce
l’isolamento degli operatori rispetto agli altri soggetti
istituzionali e sociali, nel parziale riconoscimento che i problemi
aperti con la deistituzionalizzazione riguardano in realtà bisogni
e diritti di tutti; dall’altro costituisce un punto di non ritorno nella
differenziazione delle équipes territoriali dal nucleo originario
dell’OP.
Anche se non verrà mai meno nel tempo l’unità del gruppo di
lavoro, la spaccatura tra gli operatori si manifesta nel periodo
successivo come blocco e parziale irrigidimento nella vita
collettiva, con ripercussioni nel rapporto tra medici e infermieri.
18
Nel frattempo si annunciano due eventi destinati a cambiare
completamente la scena: da un lato, l’approvazione della Legge
180, dall’altro il chiudersi di un ciclo storico con le dimissioni di
Basaglia da Trieste e la sua nomina a consulente della Regione
Lazio.
Basaglia continuerà a considerare l’occupazione della Casa del
Marinaio un rischio eccessivo, il primo errore commesso dagli
operatori in una fase in cui lui stesso era molto esposto,
impegnato nella commissione parlamentare di stesura della
Legge 180. L’esperienza di Trieste assumeva, nel contesto
nazionale e nello confronto politico, peso e valore di “esempio”
circa la possibilità di chiudere i manicomi (i soli altri due esempi
che potevano valere per la commissione parlamentare erano
Perugia e Arezzo: realtà locali più piccole, amministrate dalla
sinistra, mentre il valore di Trieste consisteva proprio nel fatto
che si trattava di una capitale di Regione amministrata dalla DC).
4 maggio
Viene formulata dalla Giunta provinciale una delibera Nella delibera si decide lo scorporo dei padiglioni dell’OP e il
quadro,intitolata:“Determinazioni in merito alla destina- loro riutilizzo o “riconversione” in servizi destinati alla città
(scuole, università, servizi sanitari e culturali, etc.).
zione dei padiglioni e degli edifici del Comprensorio di S.
Giovanni”.
13 maggio
Viene approvata in parlamento la Legge 180, di riforma La legge 180 è stata approvata con il consenso di tutti i partiti,
della psichiatria. Questo permette la revoca del anche per scongiurare un referendum radicale di “chiusura dei
manicomi” che, qualora non approvato, avrebbe compromesso
“ricovero definitivo” degli ultimi malati coatti.
per anni la possibilità di riformare l’assistenza psichiatrica.
All’epoca una delle due camere del parlamento aveva già
approvato il disegno di riforma sanitaria (ultimi mesi del 1977);
quando la riforma verrà approvata in via definitiva, nel dicembre
del 1978, includerà tra i suoi capitoli la Legge 180. In tal modo
la psichiatria esce definitivamente dal suo statuto speciale,
diventando un’istituzione medico-sanitaria equiparata, anche dal
punto di vista giuridico e amministrativo, alle altre istituzioni di
governo della salute.
A Trieste la Legge 180 mette fine allo stato di crisi e incertezza
che aveva caratterizzato gli ultimi anni di definitivo superamento
del manicomio. I dimessi dall’OP sono circa 400, di cui 235
ospiti in gruppi - appartamento, con un’assistenza parziale e in
condizioni di autonomia. Sono invece ancora ricoverati in
strutture protette e di reparto 10 malati coatti, 10 volontari, e 165
ospiti. Nel frattempo continua a funzionare l’accettazione a San
Giovanni, se pure a ritmo ridotto, mentre è molto aumentata
l’utenza che si rivolge in maniera diretta ai CSM.
ottobre
Escono i primi volantini di un “Gruppo di infermieri Il V Livello viene richiesto come riconoscimento della
esterno/interno” che chiede il V Livello ─ uguale a professionalità acquisita nel processo di deistituzionalizzazione,
mentre si denuncia l’inadeguatezza di un contratto di lavoro
quello degli infermieri professionali
imperniato sul vecchio mansionario. Si chiede inoltre l’indennità
di vestiario per la cessazione dell’uso dei camici, e l’aumento
dell’organico (il blocco delle assunzioni durava da molti anni).
9 novembre
Quattro padiglioni dell’OP vengono concessi in affitto
all’Università degli studi di Trieste, un altro viene
assegnato all’Osservatorio astronomico.
21 dicembre
Viene istituito il Centro di salute mentale di S. Vito.
Fino a questo momento l’équipe della 1a zona aveva il proprio
presidio territoriale nella sede dell’Alloggio popolare G. Gozzi.
19
1979
febbraio
Prende avvio la “generale rilevazione e inventario dei L’inventario dei beni mobili, sia dei CSM che di quel che resta
beni mobili dei servizi psichiatrici e dell’OP” che si dell’OP, si concluderà il 30 maggio con una delibera ufficiale
che li elenca e li descrive.
protrarrà per tutto l’anno.
aprile
Si estende a tutti i servizi psichiatrici la lotta degli
infermieri sotto forma di “stato di agitazione” che
perdura alcuni mesi.
Per circa due settimane l’agitazione degli infermieri paralizza
l’attività territoriale e il Servizio di reperibilità presso l’Ospedale
Maggiore. La direzione e i medici dichiarano di condividere gli
obiettivi e il significato di questa lotta, pur non essendo
d’accordo sulle forme adottate. Lo stato di agitazione si conclude
con l’occupazione simbolica della Provincia, e termina
definitivamente quando la Giunta s’impegna a deliberare il V
livello nell’applicazione del contratto. La delibera è respinta dal
Comitato di controllo regionale; in fasi successive si riapre lo
stato di agitazione fino al riconoscimento del V livello nel
settembre 1980.
maggio
6 ex degenti dell’OP, residenti da qualche anno in un L’Istituto Autonomo Case Popolari di Trieste (IACP) assegna
due alloggi con procedura d’urgenza, riconoscendo lo stato di
appartamento di viale Miramare, vengono sfrattati.
bisogno degli ex degenti.
giugno
Convegno regionale UPI sulla legge 180 a Trieste.
23/24 giugno
Si svolge nel Comprensorio di S. Giovanni la prima Partecipano alla festa oltre 3.000 persone. Nel manifesto di
grande Festa dei falò, che si riallaccia a un’antica invito gli operatori psichiatrici affermano di voler restituire alla
città “lo spazio verde del Comprensorio, che svuotato come lager
tradizione popolare.
deve diventare un luogo di pubblici servizi, di festa e di piacere,
dopo essere stato il suo contrario”.
Negli spazi aperti dalla festa si inseriscono gruppi di giovani che,
nei mesi successivi, continueranno a frequentare il bar “Al posto
delle fragole”, aperto in questa occasione e diventato di li a poco
una cooperativa.
giugno
Viene pubblicato il libro“Non ho l’arma che uccide il Il libro raccoglie numerose “storie” di persone internate, colte e
descritte nel tempo, nei diversi passaggi di trasformazione
leone”, dello psichiatra Giuseppe Dell’Acqua.
dell’OP.
settembre
Dopo le elezioni politiche del giugno si costituisce la
nuova giunta PSI-DC, guidata da un socialista, con
l’appoggio esterno del PCI.
novembre
Franco Basaglia lascia la direzione dei servizi
psichiatrici di Trieste e designa come suo successore
Franco Rotelli, nominato direttore incaricato
dall’Amministrazione provinciale.
17 dicembre
Viene perquisita dalle forze di polizia l’intera area
dell’OP, quasi interamente svuotata, a seguito di un
“furto di sostanze stupefacenti avvenuto presso l’Ufficio
corpi di reato del tribunale di Trieste”.
Poco prima di partire da Trieste Franco Basaglia tiene, nel teatro
dell’OP, la prima lezione di un corso di formazione per gli
infermieri.
Il corso dura sei mesi, allo scopo di integrare ─ specie per gli
infermieri più anziani ─ i due anni di scuola formalmente
richiesti nel raggiungimento del V livello.
La Procura della Repubblica di Trieste, “... rilevato che i
padiglioni abbandonati dell’ex OP offrono ricetto a numerosi
tossicomani e persone provenienti da altre province che si
sottraggono ad ogni controllo amministrativo”, ordina “la
perquisizione e l’ispezione dell’intera area sulla quale sorgono i
padiglioni dell’ex OP, compresi i luoghi chiusi, ricettacoli,
armadi, cantine, soffitte, terrazzi, viali, autovetture in sosta a
chiunque intestate”. La perquisizione non dà alcun esito.
20
1980
marzo
Viene chiusa l’Accettazione dell’OP: il numero degli Con la chiusura dell’Accettazione i CSM iniziano a funzionare
sulle 24 ore, con mediamente 5 posti letto per l’ospitalità
ingressi era andato calando fino ad azzerarsi.
notturna e la gestione continuata degli stati di crisi.
Parallelamente viene istituito un servizio accanto al Pronto
soccorso dell’Ospedale Maggiore, detto di “Diagnosi e cura”
anche se la denominazione è impropria. Il servizio infatti agisce
in stretto collegamento con i CSM per smistare la domanda di
emergenza e urgenza, incanalata nell’ospedale generale dal 113.
E’ dotato di 8 letti (4 femminili e 4 maschili), con 2 psichiatri
che vi lavorano stabilmente e una guardia turnante, costituita da
tutti i medici dei CSM. Il personale paramedico, distribuito su tre
turni, è di 17 infermieri. Gli operatori dei servizi territoriali sono
tenuti durante il giorno a intervenire in maniera diretta, per tutti i
casi di loro competenza che approdano al pronto soccorso; di
notte è invece prevista la possibilità delle persone di ricevere le
prime cure dal servizio di DeC, fino a quando al mattino non
verranno contattati gli operatori di riferimento, e nel caso
trasportati al CSM.
L’istituzione del servizio verrà formalmente sancita nel luglio
del 1981, come “convenzione” tra l’ospedale generale e la
Provincia.
21 aprile
In una delibera intitolata “Organizzazione dei Servizi di
salute mentale. Presa d’atto e ratifica”, si decreta che
“l’Ospedale psichiatrico provinciale di Trieste può
cessare dalle sue funzioni e quindi essere soppresso”.
La delibera sancisce la suddivisione dei servizi territoriali in 9
presidi: 7 CSM, 1 servizio d’emergenza ospedaliera e 1 “servizio
di salute mentale per gli anziani lungodegenti” con sede nel
comprensorio dell’OP. Ai 6 CSM esistenti ─ Barcola, Muggia,
via Gambini, S. Vito, Aurisina, via della Guardia ─ se ne
aggiunge uno da istituire nel rione di S. Giovanni (15.000
abitanti). Questo servizio avrà il compito di coordinare anche i
nuclei abitativi e residenziali degli ospiti, circa 300, distribuiti
nelle diverse unità abitative. In tal modo il Comprensorio di San
Giovanni diventa “territorio” alla stregua degli altri.
Viene istituito il Centro Studi e Ricerche dei servizi
psichiatrici, i cui compiti saranno definiti in successive
deliberazioni del 1981.
maggio
Il ministero di Grazia e Giustizia formalizza l’ingresso in Nasce il servizio di consulenza in carcere, con frequenza
bisettimanale; l’équipe è formata da due psichiatri e due
carcere di un’équipe dei servizi psichiatrici.
psicologi svolgenti funzioni presso i CSM.
giugno
Inizia la ristrutturazione dei Centri di Barcola, Aurisina,
via Gambini, che vengono dotati di arredi migliori e di
spazi più articolati
29 agosto
Franco Basaglia, dopo tre mesi di malattia, muore nella Era nato l’11 marzo 1924, aveva da poco compiuto 56 anni.
A Trieste aveva scelto di vivere a Villa Renner, la sede della
sua casa a Venezia.
direzione dove si svolgevano anche le riunioni e dove le porte
erano sempre aperte. Verso la fine dell’estate del 1979, quando
sembrava ormai imminente la sua partenza per Roma, venne
organizzata a sua insaputa una festa serale. In quella circostanza
gli vennero dedicati alcuni versi, tratti da un poema di Dylan
Thomas:
“Io, nella mia intricata immagine, a grandi passi cammino su
due piani/ forgiato nei minerali dell’uomo, l’oratore d’ottone,
/deposto nel metallo il mio fantasma/ io le bilance di questo
duplice mondo doppiamente calco, / il mio mezzo fantasma
nell’armatura trattengo, duramente, nel corridoio della morte,/
verso il mio uomo di ferro furtivamente mi metto in cammino”.
21
settembre
Vengono assunti 40 infermieri, e 10 nuovi psichiatri
entrano a far parte dell’organico.
ottobre
Il Consorzio sociosanitario, entrato in funzione l’anno
precedente, istituisce il CMAS: Centro medico e di
assistenza sociale per i tossicodipendenti
18 dicembre
Si svolge a Trieste, promosso dalla CGIL e da Psichiatria
Democratica, un convegno nazionale sulla formazione
professionale degli infermieri psichiatrici.
L’incarico di organizzare il servizio ─ da cui poi nascerà il SerT
─ è affidato a 2 medici psichiatri dei CSM, che vi lavoreranno
per alcuni mesi a tempo parziale.
La Legge 243 intende abolire nel tempo le figure degli infermieri
professionali dalla salute mentale. L’impianto medicalizzante
della formazione nelle scuole per infermieri, l’enorme impegno
di ore lavorative che richiederebbero sono visti come fattori
“punitivi” della professionalità acquisita. La Legge 243 viene
ripetutamente criticata e rifiutata dagli infermieri nel corso del
convegno; le critiche sono accolte nella mozione conclusiva e
fatte proprie dal sindacato.
23 dicembre
E’ promulgata la Legge Regionale 72, a “Disciplina La legge regionale di applicazione della 180 recepisce e fa
proprio il modulo organizzativo dei servizi di Trieste, facendo
delle funzioni per la tutela della salute mentale”.
del CSM aperto 24 ore l’asse portante dell’organizzazione
psichiatrica. Si prevedeva inoltre lo stanziamento di
finanziamenti per erogare sussidi e creare nuove strutture.
Fatta eccezione per Pordenone, dove la mancanza dell’OP aveva
autorizzato già dai primi anni ’70 ─ sotto la direzione di Lucio
Schittar ─ la creazione di una rete di servizi territoriali, nel resto
del Friuli-Venezia Giulia l’assistenza era ancora ovunque
caratterizzata dalla centralità degli ospedali psichiatrici.
La LR 72 resterà a lungo inapplicata: il modello “triestino” dei
servizi 24 ore non sarà realizzato in nessuna provincia fino alla
fine degli anni ’90, quando inizieranno delle forme di
sperimentazione a Udine, Pordenone, Gorizia.
1981
febbraio
Inizia un periodo di protesta e di agitazione da parte L’agitazione è rivolta a ottenere maggiori risorse dalla Provincia,
e soprattutto a stabilire un rapporto più equilibrato con “Il
degli operatori dei servizi psichiatrici.
Piccolo”, il giornale della città che secondo gli operatori da anni
fa un uso “tendenzioso”, se non decisamente distruttivo e iniquo
dell’informazione sui servizi psichiatrici.
Dall’agitazione emerge anche la necessità di stabilire rapporti di
collaborazione con altri servizi sanitari e assistenziali. Si
formano diverse commissioni: sull’inserimento lavorativo, sul
problema degli anziani e della casa, sui rapporti con l’ospedale
generale. Si promuovono incontri e ricerche con altri operatori
del consorzio socio-sanitario e nasce il COBS, Coordinamento di
base, che produrrà dopo alcuni mesi il primo quaderno di
documentazione sui servizi socio-sanitari a Trieste.
maggio
Inaugurazione del nuovo Centro del Domio, in Il CSM di Domio è collocato in un grande complesso di servizi
sociali nella zona industriale. Gli utenti del Centro condividono
sostituzione del Centro di Muggia.
la mensa con gli operai delle fabbriche della zona. La consulta
rionale si è molto adoperata per l’ottenimento del CSM, mentre
una componente del sindacato, la UIL, tradizionalmente ostile
all’esperienza psichiatrica, vi si è a lungo opposta.
Cade la giunta PSI-DC, per il venir meno dell’appoggio La nuova Giunta provinciale è presieduta dalla Lista Civica per
Trieste.
esterno del PCI.
22
24 giugno
Si svolge a Trieste un convegno internazionale sul tema:
“I sistemi socio-sanitari e la crisi del Welfare State”,
promosso dal Centro Studi e Ricerche dei servizi
psichiatrici, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dal
CNR-SPMM.
13 luglio
A seguito dell’incriminazione di Franco Rotelli, direttore
incaricato, nonché dell’economo dell’OP e di Piero
Panizon, assessore alla Sicurezza sociale negli anni
1977-78, la Provincia di Trieste si costituisce come parte
civile nel processo.
22 agosto
Chiusura definitiva della cucina dell’OP.
Il Convegno intende sottolineare il nuovo fronte di problemi ─
dentro lo stato sociale, nella società dei servizi ─ in cui si colloca
la psichiatria dopo la Legge 180.
Al convegno partecipano sociologi, economisti, esperti di
politiche sociali e di sistemi socio-sanitari provenienti dagli Stati
Uniti, dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Svezia. Numerosi gli
psichiatri italiani e stranieri.
Le incriminazioni si riferiscono in maniera generica all’intero
decennio di trasformazione dell’ospedale psichiatrico, e ai danni
che ne sarebbero derivati. Le accuse sono formulate come
“omissione di inventari”, danneggiamento del Comprensorio,
scomparsa di lenzuola, peculato. Viene minacciata la
sospensione del direttore incaricato, Franco Rotelli, e si
proclama allora lo sciopero generale dei servizi psichiatrici per
48 ore. Migliaia di firme di solidarietà vengono raccolte tra la
popolazione in tre giorni. Il Consiglio provinciale ─ con 15 voti
contro 13 ─ respinge la richiesta di sospensione per Rotelli,
avanzata dalla Giunta minoritaria della Lista per Trieste. Votano
contro la proposta tutti i partiti, tranne il MSI e la LpT.
La distribuzione dei pasti per gli ospiti del Comprensorio viene
appaltata a una ditta cooperativa. I CSM dispongono da tempo di
una cucina e di una cuoca, o sono convenzionati con trattorie e
mense del quartiere.
ottobre
Mentre la Giunta provinciale si scioglie e l’ente viene
commissariato, i servizi psichiatrici passano per
competenza all’Unità Sanitaria Locale (USL).
Uno dei primi atti dell’USL è portare a lire 230.000 il tetto del
sussidio, stanziando un miliardo di spesa per sussidi per il 1982.
Sulla natura “sanitaria” del sussidio vengono avanzate riserve da
parte del Comitato di controllo regionale.
Viene istituito il Dipartimento di Salute Mentale.
23