Una filosofa tra Oxford e Cambridge

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Capitolo 1
Una filosofa tra Oxford e Cambridge
Come si può descrivere esattamente
un altro essere umano?
Iris Murdoch, The Black Prince 1
In una lettera del 1943 indirizzata ad un caro amico Iris Murdoch scrive «I want to write» e nel suo diario, nell’agosto dello stesso anno, annota «scrivere è l’unica cosa che mi fa sentire bene».
Questo frammento autobiografico suggerisce immediatamente
ciò che fu la sua vita: una lunga e prolifica vita all’insegna della
scrittura. Iris Murdoch dopo aver studiato filosofia a Cambridge,
incontrando Wittgenstein e occupandosi di Sartre, l’ha insegnata
ad Oxford. Ha scritto molti saggi filosofici, ventisei romanzi, un
unico racconto lungo, pieces teatrali.
Della vita di Iris Murdoch si vogliono qui mettere in risalto la
formazione, le relazioni intellettuali e le amicizie come pratiche
creative2, dati significativi nell’avvicinarsi ad una vita e ad un pensiero.
1. Iris Murdoch, The Black Prince, Chatto&Windus, London, 1973. «How can
one describe another human being justly?» È ciò che chiede il narratore del romanzo. (La
traduzione in italiano è mia.)
2. Prendo in prestito questa bella definizione di amicizia come pratica creativa
da Donatella Franchi artista bolognese legata al movimento delle donne che, ispirata
dalla Carte du Pays de Tendre, elabora e pratica in una sorta di work in progress all’interno delle relazioni questo sentimento di amicizia, inteso come potente mezzo per
portare alla luce la creatività delle donne.
1
2
Labirinto d’amore
Vita e opera non sono disgiunte. Nella sua introduzione alla
Storia delle donne filosofe Chiara Zamboni scrive: «il pensiero femminile è inseparabile dalla vita quotidiana. Non è un caso ad
esempio che gli studi sulle grandi filosofe del Novecento seguano
la stessa modalità. Penso a Simone Weil, Hannah Arendt, María
Zambrano. Nonostante fossero donne che si erano formate nelle università tanto quanto gli uomini, tuttavia anche gli uomini,
quando scrivono su di loro, non tralasciano mai di fare riferimento alla loro vita».3
Concordiamo sul fatto che “vita e opera non sono disgiunte”
certamente non per spiare dal buco della serratura una vita di
filosofa, ma perché per loro stesse il pensiero era confrontato costantemente con la vita. Hannah Arendt lo scrive molto bene: «Io
non credo che possa esistere qualche processo di pensiero senza
esperienze personali. Tutto il pensiero è meditazione (Nachdenken), pensare in seguito a una cosa. Non è così? Vivo nel mondo
moderno ed evidentemente faccio le mie esperienze nel mondo
moderno».4
Anche il “processo del pensiero” di Iris Murdoch, solo apparentemente distante da quello di Hannah Arendt, María Zambrano e
Simone Weil, si sviluppa dall’intricato intreccio con la vita, con lo
sperimentare, come scrive nel 1952: «Perché ogni esperienza è infinitamente ricca e profonda. La sentiamo intrinsecamente significativa perché possiamo rifletterci sopra, ma la stessa riflessione
dimostra che essa possiede un’infinita varietà di significati».5
E anche la domanda che anni dopo, nel luglio del 1976, affida
al suo diario «Come Socrate, forse, l’amore è l’unico soggetto su
cui sono veramente esperta?»6, è sempre orientata nella direzione
dello sperimentare. Vale a dire, attraversare la vita e le esperienze
3. Chiara Zamboni, Prefazione a Gilles Ménages, Mulierum philosopharum historia,
(Storia delle donne filosofe, trad. di Alessia Parolotto, Ombre Corte, Verona, 2005, p 18.)
4. Hannah Arendt, Che cosa resta?Resta la lingua materna, in A.Dal Lago (a cura
di), Il pensiero plurale di Hannah Arendt, «aut-aut», 239-240, 1980, p 28.
5. Iris Murdoch, Nostalgia for the Particular, Proceedings of the Aristotelian Society Supplement, n.25 (Nostalgia del particolare in Esistenzialisti e mistici, trad. di Egle
Costantino, Monica Fiorini, Fabrizio Elefante, Il Saggiatore, Milano, 2006, p. 75.)
6. Iris Murdoch, Journal, cit. in, Peter J.Conradi, Iris. The Life of Iris Murdoch,
W.W.Norton&Company, New York-London, 2001, p XVIII. «Like Socrates, perhaps,
love is the only subject on which I am really expert?». (Tutte le traduzioni in italiano sono
mie. N.d.A.)
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
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che essa offre con il corpo. È la vita amorosa come approccio
conoscitivo che la porterà ad indagare, a riflettere e sviluppare,
sia teoricamente che narrativamente, ciò che più le sta a cuore:
la natura delle relazioni umane, le passioni, le emozioni, i sentimenti, l’amore.
Credo perciò che non sia possibile disgiungere la pratica della
vita dall’oggetto di ricerca, secondo Iris Murdoch che ebbe tanti
amori perché era interessata all’amore di cui scrive: «L’amore è la
percezione degli individui. L’amore è il rendersi conto, cosa estremamente difficile, che qualcuno che non è te, è reale. L’amore,
come pure l’arte e la morale, è la scoperta della realtà».7
La filosofia morale che Iris Murdoch propone nel corso del
tempo, sia nei suoi scritti teorici che nei suoi romanzi, va esattamente in questa direzione lasciandosi alle spalle discorsi teorici
di norme e leggi etiche per riformulare un nuovo lessico della
morale che ponga al suo centro la inner life, la vita interiore. Questa ricerca che le farà scrivere in uno dei suoi folgoranti incipit di
un saggio del 1969: «Fare filosofia comporta un’esplorazione del
proprio temperamento, e anche, al tempo stesso, un tentativo di
scoprire la verità».8
Ne consegue che il gesto di interrompere il ragionamento che
pretende di arrivare alla conclusione non è un segno di incompletezza, bensì è un tratto distintivo della sua filosofia e della sua letteratura: non chiuse all’interno di una coerenza e di una forma,
ma disposte a restare nell’incompiutezza.
L’esito del percorso scelto e praticato da Iris Murdoch è stigmatizzato nelle parole di María Zambrano contenute in Dello scrivere che possono spiegarci ciò che è accaduto alla ricezione del
pensiero di Iris Murdoch: «Il terrore nei confronti del pensiero
si somma al pregiudizio contro la bellezza che il pensiero stesso
talvolta nutre, e il risultato è che un testo contenente una scoperta filosofica espressa in forma non compiuta, come succede con
ogni scoperta, sia considerato solo uno splendido scritto lettera7. Iris Murdoch Existentialists and Mystic:Writings on Philosophy and Lyterature,
ed. Peter J.Conradi, Chatto&Windus, London; Penguin Press, New York, (Esistenzialisti e mistici Scritti di filosofia e letteratura, trad. di Egle Costantino, Monica Fiorini e
Fabrizio Elefante, Il Saggiatore, Milano, 2006, p.31.)
8. Iris Murdoch, On “God”and “Good”, in The Sovereignty of Good,
Routledge&Kegan Paul, Londra, La sovranità del Bene, trad. e cura di Giuliana Di
Biase, Casa Editrice Rocco Carabba, Lanciano, 2005, p.101.)
4
Labirinto d’amore
rio.Si scatena allora il duplice maleficio che condanna sia il pensiero sia la bellezza, perché così facendo si disprezza la scoperta
compiuta a metà impedendole di crescere, mentre si confonde la
bellezza letteraria con qualcosa che talora è solo angustia formale
o anche l’ampollosità di una retorica trita».9
L’equazione tracciata da María Zambrano tra i tre termini,
incompiutezza – bellezza – scoperta, va a pennello, come scrive Annarosa Buttarelli, per il lavoro di María Zambrano, ma anche per quello di altre grandi pensatrici del Novecento tra cui
Iris Murdoch, che vengono annoverate «solo come “splendide”
letterate».10
1.1. Un’infanzia felice
Jean Iris Murdoch nasce a Dublino il 15 luglio 1919. Irene Richardson e Hugues Murdoch, racconta Iris,11 si conobbero una
domenica mattina del 1917 a Dublino, su un tram diretto alla Black
Church dove Irene si stava recando per cantare nel coro.
La ragazza di Dublino e il giovane di Belfast si innamorarono
e si sposarono nel dicembre dello stesso anno.
La madre di Iris, Rene, donna di una bellezza eccezionale e
soprano dilettante con grandi prospettive di successo «continuò
a cantare per tutta la vita in modo amatoriale, senza mai realizzare le potenzialità della sua voce».12 Iris, ricorda John Bayley, ha
sempre rimpianto il fatto che la madre non avesse intrapreso una
carriera musicale e da lei, oltre ad aver ereditato in parte la voce,
9. María Zambrano, Dello scrivere, in Id., Le parole del ritorno, a c. di Elena Laurenzi, introduzione di Mercedes Gómez Blesa, Città Aperta, Troina, 2003, p. 138.
10. Annarosa Buttarelli, Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti. Bruno Mondadori Editore, Milano, 2004, p.3. Le “splendide” letterate a cui si
riferisce Annarosa Buttarelli sono Virginia Woolf, Etty Hillesum, Marguerite Yourcenar, Cristina Campo.
11. Gillian Dooley, From a Tiny Corner in the House of Fiction. Conversations with
Iris Murdoch. University of South Caroline Press, 2003, p. 219. (Tutte le traduzioni in
italiano sono mie. N.d.A.)
12. Bayley, John, Iris:A Memoir of Iris Murdoch (USA title Elegy for Iris), St.Martin’s
Press, New York, 1999 (Elegia per Iris, trad. di Roberta Zuppet, Rizzoli, Milano, 2000 p.
99.)
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
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aveva ereditato l’amore per la musica, presenza importante sia
nella sua vita che in quella dei personaggi dei suoi romanzi.
Per quanto riguarda il padre, figura centrale nella vita di Iris,
Conradi nella sua biografia riporta ciò che lei scrive sul suo diario
poco dopo la sua morte avvenuta nel 1958 «Mio padre: un uomo
meraviglioso che pochissimi conoscevano. Un uomo buono». Un
uomo buono».13Questo frammento autobiografico, elaborato
narrativamente, lo ritroviamo all’interno di The Sea, The Sea (Il
mare, Il mare) nella descrizione che il protagonista del romanzo fa
del padre:
Mio padre era un uomo tranquillo amante dei libri e in un certo qual modo l’essere più mite e gentile che abbia mai conosciuto.
Non voglio dire che fosse timido, anche se suppongo che lo fosse.
La dolcezza, in lui, era una qualità morale, positiva. Anche adesso
lo rivedo nitidamente, intento a chinarsi a raccogliere , con il suo
eterno sorriso nervoso, un ragno su un pezzo di carta per andarlo
a posare delicatamente sul davanzale esterno della finestra o in
un angolo della casa dove non sarebbe stato disturbato. Ero il suo
amico, il suo compagno di letture, probabilmente la sola persona
con cui avesse mai avuto una conversazione seria. Avevo sempre
la sensazione che fossimo nella stessa barca, uniti in un’avventura
rischiosa. Leggevamo gli stessi libri e poi ne discutevamo: racconti per l’infanzia, storie avventurose, poi romanzi, saggi storici,
biografie, poesie, Shakespeare. Gustavamo e bramavamo la reciproca compagnia, che costituisce un autentico test: più della devozione, dell’ammirazione, della passione. Se si desidera ardentemente la compagnia di qualcuno significa che lo si ama. Ricordo
di aver avuto l’impressione, più avanti negli anni, che nessun altro
avesse mai capito quanto fosse buono mio padre.14
Hugues Murdoch era un uomo quieto che amava i libri e lo
studio, e dedicava il suo tempo libero a cercare libri di seconda
mano frequentando Southampton Row durante le pause pranzo dove sapeva di poter trovare le opere di Dickens e Thackeray.
13. Conradi, Iris, p 605. «My father: a marvellous man, known to very few people. A
good man».
14. Iris Murdoch, The Sea, The Sea, Chatto&Windus, London, 1978,( Il mare, il
mare, trad.di Fabrizio Ascari, Rizzoli, Milano, 2003, p.43).
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Labirinto d’amore
Lì comprò anche prime edizioni di Jane Austen, e alcuni testi di
Ernst Jünger.
Dopo le agitazioni irlandesi, nel 1921, i Murdoch si trasferiscono in Inghilterra dove il padre, dipendente del governo britannico, aveva ottenuto un modesto impiego nell’amministrazione
statale. Iris trascorre l’infanzia in una casetta di Chiswick, nei più
felici termini di parità con i genitori che la adorano. Entrambi i
genitori amano leggere con Iris e parlare con lei delle storie che
insieme leggono. Conradi racconta che le sue prime letture più
amate furono Alice nel paese delle meraviglie, Dietro lo specchio, L’isola del tesoro e Kim.15
Dal 1925 Iris frequenta la Froebel Fay School che si trovava nel
medesimo distretto. Poi, nel 1932, viene mandata a Badminton,
un eccellente college femminile privato nei pressi di Bristol. La
scelta del padre di garantirle un’istruzione, ricorrendo anche a
prestiti di denaro, era contraria ai principi di frugalità e devozione
dell’educazione irlandese, segno questo che ormai nessuno dei
due genitori nutriva più alcun interesse per la religione o apparteneva ad alcuna chiesa. Infatti sia Rene che Hugues, pur essendo irlandesi, mancavano di un vero e proprio interesse per la religione
e vivevano, in sostanza, slegati dai riti e dai complessi normativi
delle singole confessioni cristiane. Iris è cresciuta, dunque, in un
ambiente dove si respirava un indifferentismo religioso di fondo,
e ha trascorso con la madre e il padre, che amava teneramente,
un’infanzia e un’adolescenza «felicemente atea».16
1.2. Somerville College
A Londra il 9 giugno 1952 Iris Murdoch tiene la sua prima conferenza alla Aristotelian Society dal titolo, strano e suggestivo, Nostalgia for the Particolar (Nostalgia del particolare), che non manca
di suscitare critiche e perplessità, così come era già successo con
una precedente conferenza, di cui non abbiamo il testo, presso
la Philosophical Society. Fu chiaro da subito che Iris Murdoch, da
pochi anni insegnante al St Anne’s College di Oxford, non condivideva né l’impostazione, né il metodo della filosofia analitica, e
15. Conradi, Iris. p. 34.
16. Bayley, Elegia, p.99.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
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che non era facile collocarla nel panorama delle filosofie correnti.
Isaiah Berlin disse di lei, scherzando con una punta di malignità,
che non era certo famosa per la chiarezza delle sue idee.17
Dopo Badminton, dunque, nel 1938 Iris Murdoch arriva a Oxford, e precisamente al Somerville College, dove la preside fa intendere alle nuove arrivate di non farsi illusioni circa la libertà di
cui potevano godere: le donne a Oxford erano «ancora in prova».18
Gli studenti che hanno la fortuna di frequentare l’ambiente di
Oxford in questi anni precedenti la Seconda guerra mondiale, si
trovano in un luogo ricco di stimoli e di personalità. Sono ancora
attivi gli ultimi eredi della tradizione “realista”, gli allievi di John
Cook Wilson come H.A.Prichard, H.W.B.Joseph e D.W.Ross. Al
loro aristotelismo critico si contrappone Gilbert Ryle, influenzato dalla lettura di Bertrand Russell e di Friedrich Frege, e la
nascente “filosofia di Oxford” animata da un gruppo di giovani
come J.L.Austin, Isaiah Berlin, G.J.Warnock e H.L.A.Hart. «Sullo
sfondo il “convitato assente” del cui lavoro in quel momento pochi sanno, ma che tutti desiderano incontrare. Si tratta di Ludwig
Wittgenstein».19
A Somerville Iris legge i “grandi” greci e latini, studia letteratura, storia e filosofia e si dedica alla storia dell’arte rinascimentale.
In questi anni è ancora indecisa, non sa se dedicarsi alla filosofia
o alla storia dell’arte, come racconta in un’intervista: «All’inizio
non avevo intenzione di diventare una filosofa.Volevo studiare ad
Oxford per diventare una storica dell’arte o un’archeologa, queste
erano le mie ambizioni».20
E coltiva amicizie che conservò per tutta la vita: Elisabeth Anscombe, Philippa Foot, Mary Warnock, Mary Midgley.21 Tra tutte
17. Conradi, Iris, p. 302.
18. Ivi, p.82.
19. Mario Ricciardi, Tre filosofe a Oxford, In «aut-aut»,342, Il Saggiatore, Milano,
2004, p.127.
20. Dooley, From a Tiny Corner, p. 98.
21. Tutte loro si sono occupate di filosofia. Elisabeth Anscombe, l’allieva prediletta di Wittgenstein, curò gli ultimi scritti del filosofo ma non solo, fu una filosofa
originale, autrice di contributi che hanno influenzato e che fanno discutere. Inoltre
di lei possiamo dire che ha aperto la strada, in un mondo che era ancora degli “old
boys”, a un gruppo di filosofe, oltre a Iris Murdoch e a Philippa Foot che ha scritto
numerosi saggi sui temi della filosofia morale che possono considerarsi dei classici, a
Mary Warnock e a Mary Midgley.
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Labirinto d’amore
quella più profonda fu con Philippa (Pip) Foot a cui, oltre a scrivere molte lettere, Iris dedica grande spazio nel suo diario annotando con cura le loro conversazioni filosofiche e non.
Durante gli anni di Oxford, nel 1939, si iscrive al Partito Comunista come molti in quel periodo «in cui la guerra civile spagnola
stava dividendo pericolosamente l’Europa in sinistra e destra, e
noi preferimmo essere a sinistra».22 Iris Murdoch lasciò comunque il partito prima della fine del Secondo conflitto mondiale.
Nel luglio del 1942, dopo aver conseguito il first-class degree, lascia Oxford per Londra dove presta servizio civile presso il Tesoro. Questo periodo londinese è all’insegna di nuovi incontri e
conoscenze: intellettuali, scrittori, artisti, in gran parte ebrei, soprattutto rifugiati, che costituivano una cerchia poco compatta a
causa di rivalità, gelosie e lotte di potere.
Tra il 1944 e il 1946, racconta Conradi, Iris Murdoch presta servizio civile nel UNRRA23, un ente delle Nazioni Unite per l’assistenza ai profughi e alle vittime della guerra in Belgio e in Austria. In questo periodo trascorso sul continente, ed esattamente
nell’autunno del 1945 a Bruxelles, scrive di aver scoperto una wonderful novelist francese: Simone de Beauvoir la cui prima opera ha
successo a Parigi. Il 4 ottobre annota sul diario: «Sogno di incontrarla».
Le lettere che scrive in questo periodo sono piene di entusiasmo per i francesi, per i loro film, per le loro canzoni, per Charles Baudelaire e per Claude Mauriac, e l’esistenzialismo francese
le provoca una vera e propria “esaltazione intellettuale” che le
richiama alla mente un verso di Paul Valéry che ama particolarmente “pluie/Où on se jette à genoux”. Descrive l’esistenzialismo,
acclamato come la nuova filosofia francese del nostro tempo,
come «un gruppo di teorie che derivano da Hegel e da Kierkegaard, attraverso Jaspers e Heidegger, incarnate adesso da Jean-Paul
Sartre (varietà non cattolica) e da Gabriel Marcel (varietà cattolica) e da altri. È di sapore antimetafisico e fenomenologico – ed è
interessato al concreto enigma dell’esistenza della persona, piuttosto che a teorie generali circa l’universo…è una teoria del sé, e
dell’attitudine del sé alla morte».24
22. Ivi, p.220.
23. UNRRA: United Nations Relief and Rehabilitation Administration.
24. Conradi, Iris, p.215.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
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A novembre dello stesso anno conosce Jean-Paul Sartre. Il filosofo si trovava in quel periodo a Bruxelles per un ciclo di conferenze sull’Esistenzialismo a cui Iris assiste; in seguito, presentata a
Sartre da alcuni amici, prese parte ad una riunione più “ristretta”
che ebbe luogo dopo una di queste conferenze. Iris Murdoch vide
ancora Sartre il giorno seguente; questi furono gli unici incontri tra loro Iris così lo descrive: «…Piccolo. Di maniere semplici,
strabico in modo allarmante. L’eccitazione –non ricordo nulla di
simile dalla scoperta di Keats e Shelley e Coleridge fatta quando
ero molto giovane[…] Sartre è accusato da molti di essere un corruttore di giovani (philosophe pernicieux, mauvais maître così in un
articolo che ho letto questa mattina) Sartre è sicuramente eccessivamente ossessionato, nei suoi romanzi, dagli aspetti più orridi
del sesso. Ma i suoi scritti e i suoi discorsi sulla morale –volontà,
libertà, scelta – sono forti e lucidi e rinvigoriscono».25
Dal dicembre 1945 inizierà a leggere L’essere e il nulla di cui Sartre le aveva firmato la copia. E poco dopo, secondo Bayley, é rapita dall’incantesimo del suo romanzo La nausea.
Jean-Paul Sartre e Ludwig Wittgenstein sono i due pensatori
ai quali Iris Murdoch all’inizio del suo percorso rivolge la sua
domanda di filosofia. Ma, se si deve a lei l’introduzione dell’esistenzialismo francese in Inghilterra, grazie anche alla monografia del 1953 Sartre, Romantic Rationalist, il suo rapporto con il
pensiero del filosofo si trasforma nel tempo perché anche lui
non è interessato alla inner life, alla vita interiore, dato centrale
della riflessione filosofica murdochiana. Una volta messa a fuoco questa “mancanza”, il pensiero di Sartre diventerà un termine costante della sua critica. E l’uscita della seconda edizione del
suo saggio su Sartre, nel 1987, sarà accompagnata da una Introduction nella quale Iris Murdoch preciserà puntualmente i punti
di distacco del suo pensiero da quello del filosofo francese.
Nel febbraio del 1946 conosce Raymond Queneau. Iris Murdoch ricorda di averlo visto l’anno precedente fuori dall’ufficio
dell’UNRRA a Innsbruck dove era arrivato da Vienna il giorno
prima in compagnia dello scrittore surrealista Maxime Alexandre.
Uno dei compiti di Murdoch a Innsbruck era quello di far da collegamento e da interprete con i francesi. I due si incontrarono
alle quattro del pomeriggio del 16 febbraio 1946, Queneau la defi25. Conradi, Iris, p.216.
10
Labirinto d’amore
nì una fille épatante, e lei a charming ex-Surrealist. Qualche tempo
dopo nel suo diario scriverà:«Una parte di me vuole essere Raymond Queneau, l’altra Thomas Mann».26 La loro amicizia durò
per circa dieci anni.
Iris si dimette dall’UNRRA il 1 luglio 1946 e tornando a casa
passa da Parigi, dove acquista una seconda copia de L’essere e il
nulla e incontra nuovamente Queneau.
Conradi racconta che fra il 3 e il 9 ottobre 1946 Iris fece la sua
prima visita alla Malling Abbey nel Kent dove allora era badessa
Dame Magdalene Mary Euan-Smith. Questa alla Malling Abbey,
fondata nel 1090 e rifondata nel 1916, sarà la prima di tre visite
che Murdoch farà nel corso del tempo all’abbazia. Le esperienze di queste visite all’abbazia di Malling, l’organizzazione della
vita degli ospiti e le sensazioni provate da Iris Murdoch durante
questi soggiorni le ritroveremo, in parte, nel romanzo The Bell
del 1958.
Anche in questo caso vita e opera si intrecciano, questa visita
rappresenta, infatti, una tappa del percorso di ricerca spirituale
che la filosofa ha intrapreso da qualche tempo. John Bayley scrive
che l’«appetite for the spiritual» in Iris si era sviluppato durante gli
anni trascorsi a Oxford, al Somerville College, alimentato dalla
lettura di Platone e dallo studio dei classici, della storia antica e
della filosofia, ma era rimasto «un’intima parte del suo mondo
creativo che non affiorò mai in superficie».27
In un’intervista rilasciata a Christoper Bigsby nel 1979, a proposito della ricerca spirituale di cui parla Bayley, Iris Murdoch spiega
che nel corso del tempo, lentamente, ha iniziato ad avvicinarsi
alla religione, ma non in senso dogmatico o sovrannaturale: «Mi
sento vicina a certe attitudini religiose che possono essere espresse molto semplicemente in termini buddhisti, ma non sono buddhista. […] Penso che Platone in questo senso abbia significato
molto per me, c’è qualcosa nella sua filosofia morale che aspira ad
un atteggiamento religioso che mi è molto congeniale».28 Sempre
a questo proposito, John Bayley ricorda che era arrivata a conoscere il buddhismo soprattutto grazie ai suoi grandi amici Peter J.
Conradi e James O’Neill, però a differenza di loro non le era mai
26. Ivi, p. 232.
27. Bayley, Elegia, p.100.
28. Dooley, From a Tiny Corner, p. 99.
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capitato di abbandonarsi alla meditazione. Il lato buddhistico della sua esistenza era limitato al grande amore o meglio, alla devozione da lei manifestata per le piccole cose e per gli aspetti minuti
e in apparenza più insignificanti del mondo esterno o dell’ambiente domestico. Nutriva un sorprendente interesse per la vita
degli esseri inanimati, come ad esempio le pietre che raccoglieva
o che le regalavano gli amici; esse rappresentavano ai suoi occhi
veri e propri oggetti platonici. Secondo John Bayley, «Iris era ed è
un’anima naturaliter christiana: una religiosa senza religione. Non
ha mai fatto dell’arte una religione, eppure senza dubbio i quadri
hanno significato per lei più di qualsiasi altro prodotto dello spirito, letteratura e filosofia comprese».29
L’arte figurativa30 ha rivestito indubbiamente un ruolo centrale nello sviluppo del pensiero della filosofa. Bayley, ad esempio, descrive con grande vivacità l’impressione suscitata su di
lei dalla forza fisica e spirituale che emana la Resurrezione di
Piero della Francesca, vista durante un loro viaggio in Italia.
Quello che l’aveva maggiormente impressionata era stata la
potenza espressiva con cui Piero della Francesca aveva saputo
rappresentare un uomo-dio, in luogo del Dio incarnato della
cristianità medioevale e della tradizione pittorica precedente
nonché successiva. Il Cristo della Resurrezione era l’emblema di
un semidio greco, o pagano, e non il ritratto del Dio sofferente
della religione cristiana. Bayley ricorda quanto quell’immagine avesse inciso sulla sensibilità intellettuale e spirituale di Iris
Murdoch, quanto l’avesse affascinata colpendo il senso religioso che in lei si celava nel più profondo dell’animo, e scrive che
ne parlarono a lungo, ma che «l’impressione autentica che aveva esercitato su di lei restava celata sotto il livello delle parole,
come un iceberg».31
Non a caso il dio di Piero della Francesca avrebbe ispirato, in
seguito, molti dei suoi romanzi; mentre la pittura sarebbe diventata in linea generale il modello, magari anche sotteso per le sue
narrazioni.
29. Bayley, Elegia, p.189.
30. Sull’influenza dell’arte figurativa nell’opera di Iris Murdoch si ragionerà
puntualmente nel corso della riflessione sui suoi romanzi The Bell e The Unicorn.
31. Ivi, p.134.
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Labirinto d’amore
Vi furono molti altri dipinti importanti per Iris Murdoch, ad
esempio quello di Balthus32 con la ragazza che sorride, furba e
indulgente, giocando a carte con un vistoso avversario che tiene
una o due carte dietro la schiena. Oppure un tardo Tiziano33 in cui
il fauno Marsia viene scorticato da Apollo, quest’opera divenne
il suo dipinto più “pubblico”, quello il cui effetto su di lei fu più
chiaramente riconosciuto; esso compare come un’icona, scura e
sfocata ma inconfondibile, sullo sfondo del suo ritratto eseguito
dall’artista londinese Tom Phillips ed esposto nella National Portrait Gallery.
Un altro artista che Iris Murdoch apprezza e che nel tempo diventerà per lei fonte di ispirazione è Alex Colville che conosce alla
fine degli anni sessanta quando si reca in Canada per partecipare
ad un convegno, in quell’occasione incontra lui e le sue opere.
All’epoca, ricorda Bayley, questo artista taciturno e solitario, dipingeva una o al massimo due tele l’anno. L’arte di Alex Colville
è meticolosa nei dettagli e tale precisione contrasta con la solidità
statuaria delle sue figure umane, imponenti e misteriose come
quelle di Piero della Francesca, eppure completamente assorte
nelle attività ordinarie di tutti i giorni. «Lei e Colville legarono
subito – scrive Bayley – e lui le mostrò tutte le sue opere che aveva portato con sé: l’avevano persuaso a partecipare a uno di quei
simposi del tipo “Dove va l’arte?” che rappresentano una rassicurante routine per molti scrittori e docenti».34
Iris Murdoch rimaneva seduta per ore intere a studiare il catalogo delle opere di Colville, opere pervase da una strana magia che
contrasta con il realismo delle forme, e questo effetto straniante e
misterioso che Colville riesce ad ottenere è ciò che lei sentì subito
come familiare. Nel tempo, racconta Conradi, Iris Murdoch spenderà parte del suo Booker Prize per acquistare alcune sue opere,
e scriverà l’introduzione a due suoi cataloghi.
L’importanza che l’arte figurativa riveste nella riflessione di Iris
Murdoch, non meno che nell’idea di romanzo e nelle tecniche di
narrazione, spiega ciò che dice Bayley quando scrive che i dipinti
avevano per lei un valore semi-sacrale: essi esprimevano sempre
32. L’opera di Balthus è La Partie de cartes, 1948-1950.
33. L’opera di Tiziano a cui Iris Murdoch era particolarmente legata è Apollo e
Marsia.
34. Bayle, Elegia, p.191.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
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un significato più ampio e profondo, più intimo, di quello riscontrato in un qualsiasi altro prodotto dello spirito umano.
1.3. Cambridge
Iris arriva a Cambridge all’inizio dell’ottobre 194735. Le stanze che abita sono in The Pightle, una piccola casa su Newnham
Walk vicino al Principal’s Lodge; si compra un bollitore per il tè e
dalle finestre ammira le costruzioni rinascimentali che si riflettono nel Cam. Per darle il benvenuto la sua amica Philippa (Foot) le
manda un abito lungo.
In questo periodo legge La peste di Camus giudica un grande romanzo ambiguo, misterioso, assurdo. Raymond Queneau,
a cui Iris scrive le sue impressioni sull’opera, si mostra geloso di
questa ammirazione.
Anche se il suo alloggio si trova in Newham Walk, Iris Murdoch trascorre molto del suo tempo al Trinity – “quasi vivendo
lì”– nelle spaziose stanze di Wasfi Hijab e di Kanti Shah, entrambi
allievi di Wittgenstein. Nel frattempo cambia il suo supervisore
passando da C.D.Broad a John Wisdom che descrive a Queneau
come un “discepolo di Wittgenstein”. Lei, Shah e Hijab discutono
di filosofia, parlando continuamente di Wittgenstein; il più grande rammarico di Iris in quel periodo è di essere arrivata troppo
tardi per ascoltare le sue lezioni.
Il 23 ottobre 1947 incontra Wittgenstein nelle sue due anguste e
spoglie stanze simili ad un alloggio militare in Whewell’s Court in
cima alla torre gotica, senza libri né bagno, solo due sedie a sdraio
e un letto da campo. Sei giorni prima di incontrarlo Iris Murdoch
aveva annotato nel suo diario: «Per me i problemi filosofici sono
i problemi della mia stessa vita»; sarà questa consapevolezza e
questa necessità a orientare i suoi studi verso la filosofia. Studia al
Newnham College con Sarah Smithson.
35. Nel 1947 Cambridge era pieno di donne, impazienti e insoddisfatte, a cui
non era permesso laurearsi (fu possibile solo dal 1948) che la scrittrice Elisabeth Sewell tentò di emancipare dando vita alla Union of Women Graduates alla quale Iris
Murdoch, che si sentiva completamente estranea, non aderì. Dal canto suo Elisabeth
Sewell fu impressionata da alcuni racconti inediti che Iris le diede da leggere, compreso uno su una statua greca che si anima.
14
Labirinto d’amore
Iris Murdoch riuscì a frequentare saltuariamente le ultime
lezioni di Wittgenstein, e trovò sia lui sia il suo modo d’essere
molto “snervanti”: «Il modo estremamente diretto di rapportarsi
e l’assenza di qualsiasi mediazione innervosivano la gente […]in
genere gli altri li si incontra all’interno di una qualche cornice ed
esistono certe convenzioni che si seguono nel parlarsi, ecc. Non
avviene un confronto nudo e crudo tra personalità. Wittgenstein
invece imponeva proprio questo tipo di confronto a tutti quelli con cui entrava in rapporto. L’ho incontrato solo un paio di
volte e non ho avuto modo di conoscerlo bene; forse per questo l’ho sempre pensato come una persona che mi agitava e mi
intimoriva».36
Il suo rapporto con il pensiero di Wittgenstein è ambivalente.
Leggendo The Blue and Brown Books (Libro blu e Libro marrone) Iris
si chiede «Qual è il punto principale della rivoluzione di Wittgenstein?» La riflessione di Iris sul pensiero del filosofo austriaco non
è sulla discontinuità tra il “primo” e il “secondo” Wittgenstein,
ma sull’effetto della sua filosofia sulla concezione di noi stessi.
«Ha un eccessivo sospetto della vita interiore-inner life», annota. E
il 4 novembre scrive:«Sono oscura a me stessa, non coincido con
la mia vita – e nello stesso giorno annota – che Giuliana di Norwich is just as self-certifying di Wittgenstein».37
Il pensiero della mistica inglese del XIV secolo Giuliana di
Norwich è estremamente importante per Iris Murdoch, e la frase
della mistica «e tutto sarà bene, e ogni specie di cosa sarà bene»38
contenuta nel Libro delle Rivelazioni è citata, a volte anche ironicamente, in molti suoi romanzi.
Ciò che Iris Murdoch critica del pensiero di Wittgenstein è di
essere word without magic, discorso privo di magia, da quando ha
operato la separazione tra fatti e valori, da quando cioè ha separato ciò che non è separabile, come descrivere e valutare i fatti; e
il 17 novembre 1947 scrive: «La nostra immaginazione è immedia-
36. Ray Monk, Ludwig Wittgenstein. The Duty of Genius, Jonathan Cape,
London,1990 (Wittgenstein.Il dovere del genio, trad. di Piero Arlorio, Bompiani, Milano,
1991, p.490.)
37. Conradi, Iris, p.267.
38. Julian of Norwich, Revelations of Divine Love, (Libro delle rivelazioni, trad. di
Domenico Pezzini, Àncora Editrice, Milano, 1984, p.165.)
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
15
tamente e continuamente al lavoro sulla nostra esperienza. Non
ci sono brute data».39
Iris Murdoch ha intensamente lavorato affinché la parola «esperienza» non uscisse dal lessico della filosofia, la pensatrice concepiva la filosofia «come essenzialmente impegnata a fare qualcosa
che i comuni esseri umani fanno – spesso meglio dei filosofi – in
altri modi, che è il tentativo di migliorare se stessi e il mondo».40
Conradi racconta che, in questo periodo, nel diario di Iris le
osservazioni sulle riflessioni filosofiche e sulla vita sono strettamente connesse. Ad esempio, prendendo appunti durante una
discussione filosofica che si svolge nei giardini del Trinity College annota l’azzurro setoso risplendente immenso nella luce della
sera; oppure «12 giugno 1948: Di ritorno da Oxford. Un mondo di
donne. Ho riflettuto, parlando con Mary [Midgley], Pip [Philippa
Foot] & Elizabeth [Ascombe], su quanto le ami. […] Oggi pomeriggio camminando verso i Kings – ho desiderato che i crochi
(malva e bianchi) entrassero in me – non sarebbe successo – fino a
che la campana della cappella non avesse iniziato a suonare – poi
fui permeata dal colore».41
All’inizio del 1978, trent’anni dopo, ripensando al suo lavoro
annota «Quanto sono lontane le circostanze che mi hanno fatto conoscere very well alcune persone (Eliz [Anscombe], Yorick
[Smythies], Kreisel, Hijab) che furono segnate da Wittgenstein e
che hanno condizionato il mio lavoro di scrittrice».42
Infatti, i suoi primi due romanzi, Under the Net (Sotto la rete)
e The Flight from the Enchanter, sono costruiti attorno ad un carismatico “maestro” che inconsapevolmente (Under the Net) o deliberatamente (The Flight from the Enchanter) segna profondamente i suoi “discepoli”. Hugo in Under the Net è il ritratto di Yorick
Smythies, allievo prediletto di Wittgenstein, l’unica persona a cui
era permesso prendere appunti durante le lezioni. Ma anche in
molti altri romanzi si percepisce l’influenza di Wittgenstein. Iris
Murdoch definiva Wittgenstein sia numinoso che, più tardi, de-
39. Conradi, Iris, p. 267.
40. Luisa Muraro Introduzione a Esistenzialisti e mistici. Scritti di filosofia e letteratura, Il Saggiatore, Milano, 2006, p.10.
41. Conradi, Iris, p. 268.
42. Ivi, p. 263.
16
Labirinto d’amore
moniaco. E, raccontando a Queneau l’atmosfera che si era creata
attorno a lui, la descrive come «emozionale ed esoterica».43
Ma l’influenza del filosofo su di lei non si limita a questo, in
una intervista rilasciata nel 1979 ricostruendo il suo percorso di
studi racconta che probabilmente la maggior influenza su di lei
«filosoficamente parlando, quando ero giovane, l’ebbe Wittgenstein. Ero studente a Cambridge, sfortunatamente non ho potuto
assistere alle sue lezioni, ma l’ho incontrato ed ho vissuto, in termini filosofici, nell’aura del suo pensiero».44
E in Art is the Imitation of Nature, saggio del 1978, scrive: «Wittgenstein, sotto la cui ombra sono cresciuta nei miei anni di
studio»,45 indicando così, sia che assimilò il suo pensiero a contatto dei suoi allievi, soprattutto da Elizabeth Anscombe, l’allieva
prediletta di Wittgenstein, sia che il pensiero del filosofo austriaco
rimase sempre un suo punto di riferimento.
Verso la fine degli anni quaranta non è solo la figura carismatica e il pensiero di Wittgenstein a interessarla; Iris Murdoch continua a “frequentare” l’esistenzialismo francese alla ricerca di una
strada per il proprio pensiero. La vicinanza a questa corrente di
pensiero fa sì che in lei cresca la sensazione di essere una “profuga” rispetto all’ambiente intellettuale di Cambridge, e sarà questo
profondo senso di estraneità ad avvicinarla al pensiero di Simone
Weil46. Iris Murdoch inizia ad interessarsi agli scritti della pensatrice francese tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta,
la sua copia in francese de L’enracinement (La prima radice) reca la
data di pubblicazione 1949. In L’enracinement e La pesanteur et la
grâce (L’ombra e la grazia) di Simone Weil, Iris Murdoch trova ciò
che cerca, vale a dire una via per il pensiero capace di spostarne il
centro. Due sono i concetti weiliani che principalmente la interessano: l’enracinement, al centro di un rinnovamento dell’individuo,
e la pesanteur da trasformare ad opera della “grazia”. Nel corso
del tempo nello sviluppo del pensiero di Iris Murdoch Simone
43. Ibidem
44. Dooley, From a Tiny Corner, p. 98.
45. Iris Murdoch, Art is the Imitation of Nature, (L’arte è imitazione della natura
in Esistenzialisti e mistici. Scritti di filosofia e letteratura, Il Saggiatore, Milano, 2006,
p.251.)
46. A proposito di Simone Weil e del segno profondo che il suo pensiero ha
lasciato nell’intera opera di Iris Murdoch si rimanda ai capitoli successivi dove si rintracciano le influenze della filosofa francese nei due romanzi The Bell e The Unicorn.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
17
Weil prevarrà su altri, anche su Sartre, e di lei la filosofa scriverà
che «leggerla significa rammentarsi un modello».
E tramite Simone Weil, la sua unica grande maestra, Iris Murdoch incontra nuovamente Platone. In questo periodo scrive nel
suo diario «Ho definito Sartre “romantico”, non voglio definire
lei così», ed in margine alle Intuizioni precristiane annota:«Virtù è
conoscenza/è attenzione».47
Simone Weil agì sul pensiero di Murdoch come un’illuminazione che non la allontanò dal suo percorso ma, al contrario, agì
su di lei come un orientamento profondo; e avremo modo di vedere quanto la metafora del ri-orientare lo sguardo sarà presente nella sua opera. E se nella recensione Conoscere il vuoto, scritta
da Iris Murdoch nel 1956 per l’occasione della traduzione inglese
dei Quaderni, non si coglie ancora il riconoscimento del segno
profondo che il pensiero weiliano lascia in lei, inaspettatamente,
però, tra le righe si incontra questa bella definizione: «I suoi pensieri sono pericolosi».48
Alcuni anni dopo, nel 1968, nel suo diario descriverà così il
cammino della sua riflessione «cominciò molti anni fa, quando
per la prima volta lessi Simone Weil e vidi in lontananza una luce
nella foresta».49
Iris Murdoch che, dall’ottobre 1948, è docente al St.Anne College di Oxford, il 22 dello stesso mese scrive a Queneau di insegnare filosofia morale e politica e i grandi, cioè Platone, Aristotele, Kant, Descartes, Berkeley, Hume.
In questi anni conosce e frequenta studiose e studiosi, scrittrici
e scrittori, poete e poeti che gravitano tra Oxford e Cambridge.
Pensandosi per metà artista e per metà intellettuale, Iris non si
sente mai pienamente a proprio agio in nessun luogo e, dopo aver
parlato con Dylan Thomas ad un party nel dicembre 1948, decide
che per lei le migliori compagnie sono «gli artisti, i bohémien, ma
non gli intellettuali».50
47. Conradi, Iris, p.260.
48. Iris Murdoch, Knowing the Void (Conoscere il vuoto in Esistenzialisti e mistici.
Scritti di filosofia e letteratura, trad. di Egle Costantino, Monica Fiorini, Fabrizio Elefante, Il Saggiatore, Milano, 2006, p.175).
49. Conradi, Iris, p.501.
50. Ivi, p.268.
18
Labirinto d’amore
Tra le persone che frequenta c’è il professor Fraenkel, un
ebreo tedesco di vasta cultura di cui aveva seguito il famoso corso
sull’Agamennone, ed è una delle persone che stima; poi Arnoldo
Momigliano con lui Iris Murdoch ricorda che leggeva in italiano
la Divina Commedia, e parlandone lo definisce come uno dei suoi
grandi maestri.
Quando W.H.Auden da lei conosciuto qualche tempo prima,
nell’occasione in cui il poeta aveva tenuto un discorso a Badminton, andò ad abitare per un periodo dell’anno a Oxford, i due «si
incontrarono per caso diverse volte – scrive Bayley – “Gli piace
parlare di preghiera” mi disse Iris con un sorriso. Le domandai se
si fossero scambiati delle opinioni su come esercitarla. “Oh, no,
nessuno dei due la esercita – disse – ma a lui piace scherzare su
come la eserciterebbe se la esercitasse”».51
Tra i grandi incontri c’è anche Franz Baermann Steiner, antropologo e soprattutto poeta, che ha profondamente amato Iris
Murdoch. Franz e Iris si erano conosciuti nel 1941, anche se il loro
rapporto si intensificò solo dal 1951. Lei, conquistata dalla sua intelligenza, gli affiderà il manoscritto del suo primo romanzo, Under The Net, e si può affermare con Elias Canetti, che fu Franz il
vero scopritore di Iris Murdoch. Sempre tramite Franz Steiner Iris
conobbe Canetti la sera di Natale del 1952.
John Bayley a proposito di Canetti scrive «Nel caso di un’altra
figura fondamentale nella vita di Iris, un Dichter che godeva di
una reputazione leggendaria le cose furono diverse. […]Il Dichter
era un Dichter in senso tedesco, non un poeta, bensì uno spirito
superiore della letteratura».52
Il travagliato e intenso rapporto tra Iris Murdoch e Canetti
può essere colto in controluce, oltre che nelle sulfuree parole di
John Bayley che lo definisce godmonster of Hampstead, incrociando
quanto i due scrissero l’uno dell’altra molti anni dopo la fine della
loro relazione. Nel capitolo che Canetti le dedica in Party sotto le
bombe, ultimo volume delle sue memorie pubblicato nel 2003, descrive il suo viso paragonandolo a certi «tratti fiamminghi, faceva
venire in mente certi dipinti giovanili di Memling»;53 mentre più
51. Bayley, Elegia, p.188.
52. Ivi, p.81.
53. Elias Canetti, party im Blitz. Die englischen Jahre, Carl Hanser Verlag,
München,2003 (Party sotto le bombe, trad. di Ada Vigliani, Adeplhi, Milano, 2005, p.173.)
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
19
avanti commenta così la sua attività di scrittrice: «Considero Iris
una scrittrice, per così dire “illegittima”. Non ha mai sofferto per
il fatto di dover scrivere. Ha mantenuto qualcosa di scolaresco
perfino dopo ventiquattro romanzi, e quando non è scolaresco, è
quanto meno didascalico, cosa a mio giudizio ancor peggiore per
chi scrive». E ancora: «Si potrebbe definire Iris Murdoch il ragù
alla Oxford». Più avanti, però, il premio Nobel sottolinea che apprezza in lei la capacità di ascolto, peccato che ai suoi occhi questo ascolto non si trasformi in deferenza rispetto al Dichter come
lui, forse, si aspettava. Mentre di Iris Murdoch filosofa dice: «non
sarebbe così male se solo avesse qualcosa da dire».
Iris Murdoch non parla mai di Elias Canetti nelle interviste,
scrive una recensione a Massa e potere nel 1962, e lo ritrae con una
notevole dose di umorismo nel romanzo The Flight from the Enchanter come un personaggio che è famoso senza che si sappia
esattamente perché.
Nella sua postfazione a Party sotto le bombe Jeremy Adler cerca
di trovare una possibile spiegazione all’accanimento di Canetti
nei confronti di Iris Murdoch scrivendo che quando la definisce
una “scrittrice”, anche se “illegittima” è evidente che la considera
una «personalità importante, una degna avversaria».54
Iris Murdoch oltre ad essere legata a Canetti era anche molto
amica di Veza, sua moglie, di cui apprezzava lo spirito che non si
lasciava intimidire dal carattere di Canetti.
Nel 1956 conosce ad una cena Elizabeth Bowen e con la scrittrice irlandese stringe subito una forte amicizia. Nel luglio dello
stesso anno va a trovarla in Irlanda trascorrendo con lei un periodo a Bowen’s Court durante il quale, racconta Bayley, parlarono
e scrissero. Elizabeth, come Iris, desiderava sopra ogni cosa scrivere. In quelle giornate irlandesi il loro tempo era scandito dal
lavoro, stavano entrambe scrivendo un libro, dalle passeggiate e
dalle confidenze. La loro amicizia andò avanti negli anni facilitata
anche dal fatto che Elizabeth Bowen si trasferì dall’Irlanda per
andare a vivere a Oxford.
Sempre nel 1956, a tre anni dal loro primo incontro, Iris Murdoch sposa John Bayley professore di letteratura inglese a Oxford
e critico letterario. Si erano conosciuti ad un party al St.Anne College, nel 1953, e vissero insieme fino alla morte di Iris, avvenuta
54. Jeremy Adler , Postfazione, in Elias Canetti, Party sotto le bombe, p 228.
20
Labirinto d’amore
nel febbraio 1999. Della loro unione John Bayley ha detto: «Era
come vivere in una fiaba, di quelle dai toni sinistri e non sempre a
lieto fine, in cui un giovane ama una bella fanciulla che corrisponde al suo amore, ma sparisce sempre in qualche modo misterioso
di cui non rivela nulla».55
Iris Murdoch morirà l’8 febbraio 1999. La sua amica Phillippa
Foot, durante l’elogio funebre tenutosi al Somerville College, ricordandola ha descritto la “magica bontà” di Iris insieme al modo
in cui sapeva combinare «la passione e la spontaneità con la riservatezza. E, pur vivendo calata profondamente in se stessa, Iris fu
anche sempre“totalmente presente”».56
1.4. Cedar Lodge57
Iris Murdoch insegna al St.Anne College di Oxford fino al 19621963, anno in cui si legge sul giornale del college che aveva dato
le dimissioni per poter dedicare più tempo alla scrittura, e John
Bayley ricorda che da allora «Iris scriveva tutte le mattine, dalle
nove all’una».58
Quello che Iris Murdoch ha sempre saputo di voler fare nella
vita è scrivere. La decisione maturò all’inizio degli anni quaranta,
anche se nelle interviste racconta che fin da bambina scriveva racconti. Nel gennaio del 1943 scrive a Frank Thompson, un suo caro
amico che si trovava sotto le armi e che morì nel 1944, «I want to
write», e nel suo diario nell’agosto dello stesso anno annota «Scrivere è l’unica cosa che mi fa sentire bene».59
Ed è quello che fece. Scrisse numerosi saggi filosofici, dal primo nel 1953, Sartre:Romantic Rationalist fino all’ultimo, purtroppo rimasto incompiuto, dedicato ad Heidegger; ventisei romanzi
pubblicati tra il 1954 e il 1995, un unico racconto lungo, due raccolte di poesie, un libretto d’opera e tre pièces teatrali; tenne conferenze alla radio, scrisse recensioni. Senza dimenticare la scrittu55. Irene Bignardi, Iris Murdoch-Quando l’amore va oltre la vita. Intervista a
John Bayley, La Repubblica, 31.03.1999.
56. Conradi, Iris, p.597.
57. È il nome di una delle case vicino ad Oxford in cui abitarono per molti anni
Iris Murdoch e John Bayley.
58. Bayley, Elegia, p. 171.
59. Conradi, Iris, p.171. «Writing is the only activity which make me feel».
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
21
ra autobiografica, che la impegnò non meno delle altre, e quella
delle lettere.
Nella sua lunga e fruttuosa vita fece molti viaggi e tenne
numerose conferenze in varie università in Francia, Italia, Canada, Israele; e molte altre per il British Council occasioni queste che le permettevano di viaggiare e visitare musei e gallerie
d’arte.
Nel marzo del 1968 viene in Italia per un tour di conferenze
organizzato dall’ACI (Associazione Italiana Culturale) a Milano, in questa occasione, coraggiosamente, legge i suoi testi in
italiano.
Il 13 febbraio 1976 partecipa alle Romanes Lectures su Platone
ed è di questo periodo The Fire and the Sun:Why Plato Banished
the Artists. Nel 1982 tiene le Gifford Lectures, successivamente raccolte e pubblicate in Metaphysics as a Guide to Morals, e insegna
al Royal College of Art. L’ultimo convegno a cui partecipa è del
1994 all’università israeliana di Negev, occasione in cui conosce lo
scrittore Amos Oz.
A maggio del 1994 presso l’università di Chicago si tenne un
importante convegno dedicato al suo pensiero a cui parteciparono tra gli altri Charles Taylor, Martha Nussbaum e Cora Diamond60.
Ricevette numerosi riconoscimenti sia per la sua attività di filosofa sia per quella di narratrice. Fu insignita di honorary doctorates da parte di varie università: Alcalá de Henares, da quella di
Cambridge, dell’Ulster e dalla Kingston University. Nel 1974 vinse
il Whitbread Prize per il romanzo The Sacred and Profane Love Machine, e nel 1978 il prestigioso Booker Prize per il romanzo The
Sea, The Sea (Il mare, il mare). E nel 1987 venne nominata Dame of
the British Empire.
La Kingston University ospita dal 1994 il Centre for Iris Murdoch Studies, che si propone di sviluppare gli studi sul pensiero
e sull’opera narrativa di Iris Murdoch, organizzando simposi e
pubblica una News Letter dedicata agli studi su di lei. Inoltre nel
Centro sono conservati alcuni archivi molto importanti tra cui
quello di Peter J.Conradi, il biografo ufficiale di Iris Murdoch, co60. Il libro Iris Murdoch and the Search for Human Goodness curato da Maria Antonaccio e William Schweiker e pubblicato nel 1996 dalla University of Chicago Press è
il frutto di questo convegno.
22
Labirinto d’amore
stituito da lettere, manoscritti, interviste trascritte e cassette audio; ha inoltre la biblioteca completa di Iris Murdoch composta
da 1081 volumi, inclusi, oltre a testi di studio e di lettura, alcuni
suoi manoscritti e inediti.
1.5. Iris Murdoch e l’Italia61
A differenza di molti altri paesi in cui la riflessione filosofica e
l’opera narrativa di Iris Murdoch sono state accolte con interesse,
ha ispirato convegni e gli sono stati dedicati numerosi studi, in
Italia il suo pensiero ha avuto un destino diverso. Solo recentemente, ad esempio, si può accedere alla traduzione italiana di una
raccolta dei suoi saggi filosofici, mentre la storia della traduzione
della sua opera letteraria ha un andamento discontinuo per lo
meno curioso.
Tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso Gabriella Fiori
(che si è firmata per un periodo Fiori Andreini) ha curato sette
traduzioni di altrettanti romanzi di Iris Murdoch e ricorda così
questa esperienza «1962: leggo su un quotidiano, la recensione al
suo romanzo Una testa tagliata (Feltrinelli, traduzione di Valerio
Riva), di un noto critico, che ne era entusiasta: Iris vi appariva
enigmatica e di grande intelligenza. Pensai: “Questa donna conterà nella mia vita”».62
Quando nel 1963 venne tradotto Una testa tagliata i critici italiani accolsero il romanzo come la versione inglese dell’opera di
Simone de Beauvoir. Giancarlo Vigorelli, che aveva seguito la carriera di Iris Murdoch con grande interesse fin dagli esordi, scrive
che Una testa tagliata è una fiaba, un’allegoria, un romanzo morale e un’opera buffa, ed afferma che è raro trovare tutto ciò in un
autore moderno. Oreste del Buono commenta con ammirazione
che Martin, il protagonista del romanzo, è un eccezionale personaggio maschile creato da una donna.
61. Queste notizie sono tratte dall’articolo di Madeline Merlini, The Response of
Italian Critics to the Work of Iris Murdoch, «Iris Murdoch News Letter»,14 , 2000, pp.1013. (Tutte le traduzioni in italiano sono mie. N.d.A.)
62. Gabriella Fiori, Lampi nel tempo:storia di un’intimità.Rievocando Iris Murdoch.
in Concepire l’infinito, catalogo a cura di Maria Pia Mazziotti, Elisabetta Segna, Biblioteche di Roma, 2004, p. 44.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
23
Mario Praz, dal canto suo, avvicina il lavoro di Iris Murdoch
a quello di T.S.Eliot e ai drammaturghi del sedicesimo secolo, e
apprezza e sottolinea la continuità di alcuni temi trattati nei romanzi, ad esempio, tra La ragazza Italiana e Una testa tagliata.
Michele Abbate mette invece in evidenza gli elementi freudiani presenti ne la ragazza italiana, scrivendo che Iris Murdoch tende a costruire i propri romanzi come esemplificazioni delle teorie
freudiane.
The Unicorn, tradotto in italiano La sua parte di colpa esce a puntate sulla rivista Amica durante l’inverno del 1969; il romanzo verrà poi pubblicato nello stesso anno in volume da Feltrinelli, la casa
editrice che in quegli anni si occupa della narrativa murdochiana.
Iris Murdoch non approvò la scelta di un titolo così “vittoriano e
moralistico” per il suo romanzo.
Su questo romanzo Giuseppe Prezzolini scrisse il 17 gennaio
1965 «Letto con grande interessamento un romanzo di una scrittrice inglese che non conoscevo (Iris Murdoch), The Unicorn, oppure direi io L’incanto [Più tardi lessi gran parte dei suoi libri e
scrissi un articolo su di lei nel “Resto del Carlino”.Mi fece passare
di meraviglia in meraviglia, d’invenzioni e di trovate e di sorprese
con un senso di realtà: 1980]».63
Il sogno di Bruno viene tradotto in italiano nel 1971. In quest’occasione Carlo Pagetti avvicina la prosa della Murdoch a quella di
Muriel Spark.
Quando fu tradotto Il tempo degli angeli, nel 1972, i critici italiani
trovarono il romanzo ancora più crudele dei precedenti. A proposito di quest’opera Carlo Pagetti sottolinea l’interesse di Iris Murdoch per la metafisica e la teologia, e identifica come tema centrale del romanzo l’assenza di Dio intesa come assenza d’amore.
Nel 1974 Amica pubblicò a puntate anche An Unofficial Rose stravolgendone il titolo che diventò Gli anni del whisky e delle rose, ma
quando Feltrinelli, qualche mese dopo, lo pubblicò in volume, il
romanzo, fortunatamente, riprese il titolo originale: Una rosa non
ufficiale.
Nel novembre 1986 Iris Murdoch ritorna in Italia per presentare il nuovo romanzo L’apprendista e per tenere una serie di conferenze nelle università italiane che intitolò Literature and Morality.
63. Giuseppe Prezzolini, Diario 1942-1968, Rusconi, Milano, 1980, p. 407.
24
Labirinto d’amore
Durante questo soggiorno in Italia concesse un’intervista a
Laura Lilli. Nell’ incontro conversarono sia della sua carriera di
filosofa che di quella di romanziera, alla sua domanda sul suo interesse per Sartre dimostrato dal suo saggio. Murdoch le spiega
che di Sartre non è la morale che le interessa e che non è mai stata
un’esistenzialista. «Ritengo – disse – che la sua idea di libertà e di
morale sia profondamente sbagliata, e la sua fede nella dialettica
un’utopia, una soluzione astratta, un’esistenzializzazione del marxismo. Invece di Sartre si può dire che è un meraviglioso narratore. Mi ha interessata di più la scuola di Francoforte: Benjamin e
Adorno. Sono diversissimi, ma come gruppo rappresentarono un
tentativo di umanizzare il marxismo».64
Poi, Laura Lilli passando a parlare della sua carriera di scrittrice, le chiede in che misura fosse stata influenzata nel suo lavoro
dalla corrente inglese degli angry young men. «Questa storia degli
angry young men è una pura invenzione dei giornalisti – risponde
Murdoch – Sì c’era una certo clima di sradicamento tra Kingsley
Amis, John Osborne…era il dopoguerra dopotutto. Quanto a
me, penso che i miei primi libri siano stati influenzati da Beckett
e da Adorno. Ma io sono una scrittrice tradizionalista. Credo che
si possano fare abbastanza esperimenti nella scrittura tradizionale
senza dover ricorrere a troppi contorti espedienti di avanguardia.
Certo che voglio fornire al lettore dei pensieri. Ma sono certa che
il romanzo tradizionale è molto vivo: naturalmente cambia in relazione allo spirito dei tempi. Ogni romanzo è diverso dall’altro,
ognuno ha una grande individualità».65 Continuando a parlare di
letteratura Murdoch spiegò di non credere che gli scrittori, specialmente i grandi scrittori, riscrivano lo stesso libro, salvo alcune
rare eccezioni come ad esempio i romanzi di Jane Austen, una
delle sue scrittrici più amate, pervasi tutti da una forte aria di famiglia. Concludendo l’intervista Laura Lilli suggerisce che L’apprendista sia una versione laica e moderna del Pilgrim’sProgress e
domanda all’autrice se quest’opera possa essere definita un conte
philosophique o un romanzo di formazione alla tedesca. «Perché
definirlo? – risponde Iris Murdoch – ogni romanzo è una forma
autonoma di espressione nella quale l’autore si muove molto liberamente. Il pensiero corre avanti dovunque…fra problemi, av64. Laura Lilli, Iris Murdoch sapore di mare. La Repubblica, 13 novembre 1986.
65. Ivi.
I. Una filosofa tra Oxford e Cambridge
25
venimenti e personaggi cangianti: si dibatte di una cosa e del suo
contrario, le persone appaiono in un modo e poi si trasformano
nell’opposto».66
Per quel che riguarda gli scritti filosofici in questo periodo di
“maggior attenzione” nei suoi confronti fu unicamente tradotto,
nel 1981, il testo delle Romanes Lecture del 1976 The Fire and the Sun:
Why Plato Banished the Artists (Il fuoco e il sole. Perché Platone condannò gli artisti) dalla casa editrice SugarCo.
Dopo, sono trascorsi molti anni di silenzio italiano sia riguardo
ai romanzi che agli scritti filosofici. Nel 2003 la casa editrice Rizzoli ha ripreso l’opera di Iris Murdoch prima con Il mare, Il mare,
romanzo del 1978 vincitore del Booker Prize, e poi con Sotto la
rete e La campana. Mentre il suo unico racconto lungo Una cosa
speciale è uscito per i tipi di Nottetempo nel 2006.
Per quel che riguarda gli scritti filosofici, nel 2005 è stata pubblicata La sovranità del Bene dalla casa editrice Rocco Carabba; e la
raccolta di saggi Esistenzialisti e mistici: scritti di filosofia e letteratura presso il Saggiatore nel 200667.
66. Ivi.
67 La situazione qui descritta degli studi su Iris Murdoch in Italia e di eventuali
altre traduzioni delle sue opere rispecchia il momento in cui si licenzia questo lavoro,
e non è quindi da considerarsi esaustiva.
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