Testo in italiano Pagina 169 Introduzione Christian Schittich

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Testo in italiano
∂ – Rivista di architettura
Testo in italiano
2002 ¥ 3 · DETAIL Konzept: edifici residenziali
Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli
E-Mail: [email protected]
Testo in italiano
ma in gruppi sociali sempre più differenziati
è ancora valido il concetto come segno di
differenziazione e come parametro dell’abitare. Rileggendo la storia del mercato immobiliare, si può notare che in pianta la differenziazione non avviene considerando i
gruppi sociali, tutt’al più rimane legata ad
una differenziazione secondo classi di reddito che si definisce esclusivamente attraverso la posizione dell’abitazione, la dimensione e il costo. L’abitazione dei quartieri di
case popolari ha fondamentalmente lo stesso taglio delle residenze e delle ville cittadine della nobiltà: lo schema ingresso/cucina/
sala da pranzo/soggiorno + camera da letto
genitori + camere da letto per i bambini di
circa 10 mq. in Germania domina l’immagine della casa da sogno. E come scrive Angelika Schnell, “nonostante le nuove forme
sociali e abitative, pensate e diffuse da decenni, si continua a seguire tale schema
connesso con i processi e i costi della produzione edile, con la logica costruttiva e con
i regolamenti edilizi, si continua a mantenere
lo schema in cui sono in gioco molti soldi o
una contro-ideologia“. Oggi ci si chiede come sia stato possibile che in un periodo di
ristrettezza economica come gli anni ’20,
l’indagine e la sperimentazione si siano
spinte al di là dell’immaginabile; e come sia
possibile invece che oggi, in una società di
molto più complessa stratificazione e varietà
sociali, la distribuzione interna delle abitazioni segua sempre la stessa monotona
pianta. In effetti, proprio perché la società è
così eterogenea, è difficile fare delle ipotesi
di piante differenziate. Se in un primo tempo
la cosa suona paradossale, posta in relazione con un mercato dell’abitare in cui comunque ogni esigenza viene soddisfatta, la supposizione acquista significato.
L’investitore, trovando difficile riferirsi a
gruppi sociali divisi per fasce d’età, torna al
segmento di mercato presumibilmente più
sicuro, quello a cui la moltitudine è abituata
a far riferimento e con cui difficilmente si
compiono errori; o almeno con cui si fanno
meno errori che offrendo tagli di appartamento adatti a specifici gruppi sociali. In
questo modo ecco spiegato come mai gli
esperimenti abitativi diminuiscono. E’ suffi-
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Introduzione
Christian Schittich
Nelle riviste di architettura di solito viene
trattato solo un breve momento della vita di
un edificio: il momento in cui il cantiere è terminato. DETAIL Konzept –due numeri speciali da quest’anno- si vuole invece occupare del progetto e del processo
architettonico, senza trascurare anche il momento dell’utilizzo dell’edificio. Il tema che
abbiamo scelto per questi nuovi numeri è la
tipologia degli edifici; in particolare, tratteremo le tipologie dell’edilizia residenziale, studiate su una serie di esempi che vanno dalla
villa unifamiliare fino alla palazzina multipiano e approfondite con tre progetti seguiti dal
cantiere fino alle esperienze raccontate dagli inquilini.
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Niente di nuovo in edilizia?
Gert Kähler
“Una colonia operaia ha un’atmosfera completamente diversa rispetto ad un complesso residenziale di cittadini piccolo-borghesi”. Così scrive negli anni ’20 l’architetto,
naturalmente socialista, Fred Forbat: “La coscienza di classe… dipende dalla Collettività, mette radici nella sensibilità sociale”. Per
gli architetti di quel periodo, sia per quelli
conservatori che per quelli socialisti, era naturale differenziare dal punto di vista sociale
l’offerta degli spazi abitativi; un tempo si sarebbe dovuto ricorrere alla parola “classi”,
senza essere sospettati di simpatizzare per
la Sinistra, cioè differenziare non con il prezzo al metro quadro, bensì con la tipologia di
taglio dell’abitazione, dato che lo stile di vita
di un operaio era diverso rispetto a quello
del borghese e questo a sua volta diverso
da quello del nobile. In quegli anni, scopo
della maggior parte degli architetti era livellare le differenze per ottenere una “abitazione popolare” per tutti, come successe dopo
la Seconda Guerra Mondiale per l’automobile grazie alla Volkswagen (Volk = popolo,
Wagen = macchina). Ora, la questione è:
oggi, in una società non più divisa in classi,
1
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ciente fare riferimento allo storico esempio
dell’abitazione divisa secondo fasce d’età:
le piante non sono state progettate in modo
neutrale ma rispondono ad un preciso programma sociale con salotto + sala da pranzo + salottino per i signori + le stanze delle
ragazze a servizio. La porta scorrevole a
doppia anta che divideva i due spazi più importanti era simbolo del protocollo; ma la dimensione delle stanze, in altezza e in pianta,
ancor oggi consente altre destinazioni interessanti per una clientela di alto rango. Adeguare un’abitazione alle esigenze umane e
assicurare ad ognuno il diritto di un’abitazione erano i temi sociali centrali della prima
Democrazia Tedesca. La conseguenza fu
quello che venne fissato per iscritto nello
Statuto della Repubblica Weimar: lo Stato
cercò di ottenere lo standard, attraverso la
forza di un mercato privato e l’incentivazione
statale, il risultato fu la nascita dell’abitazione sociale prima che la definizione stessa
esistesse. L’intervento dello Stato mise fine
al mercato libero delle abitazioni. Negli anni
’20 si attuò una intensa sperimentazione e
molti furono i dibattiti per creare
un’”abitazione popolare” realmente accessibile a tutti. Diverse riviste specializzate (una
di queste si chiamava proprio “l’abitazione
del popolo”) impostarono spazi redazionali e
gruppi di architetti come Taut, Klein, Gropius che avviarono un dibattito ricco di proposte. Kurt Ehrenberg progettò nell’area della Ruhr “la città dei minatori” basata sulla
convinzione che “per chi lavora nell’industria, la famiglia è spesso solo sinonimo di
convivenza casuale”, per cui si rendevano
necessarie solo (piccole) unità abitative con
propri servizi organizzate come una Casa
Comune che si sarebbe fatta carico di compiti sociali, e in particolare dell’educazione
dei bambini e della comune amministrazione
dell’economia domestica. Verso la fine della
Repubblica di Weimar, nel 1929, dopo la crisi del conflitto mondiale, troviamo in contrapposizione esempi reali come la “Wilde
Siedeln” (=colonizzazione selvaggia) di centomila disoccupati e l’abitazione con pianta
libera di Mies van der Rohe esposta nella
mostra “l’abitazione del nostro tempo” (Berlino, 1931). A tal proposito scrive Adolf Beh-
2
Testo in italiano
ne: “….anche se è dimostrato che più soldi
si impiegano, più l’abitazione diventa piacevole, spaziosa e confortevole, bisogna comunque concludere… che l’abitazione di cui
abbiamo veramente bisogno in questo momento è l’appartamento popolare”. Era infatti
evidente la domanda di abitazioni popolari
non ancora assolta, sia dal punto di vista
quantitativo che dal punto di vista qualitativo, ma era anche fondamentale che ci fosse
un dibattito. Tale domanda rimase presente
anche durante il “Terzo Reich”, ma ebbe un
risvolto negativo, e non solo in questo campo, in quanto il lavoro di normalizzazione di
Ernst Neufert suggerì la soluzione alla questione: la pianta si venne a delineare in relazione alla disposizione funzionale e razionale dei mobili. Se negli anni’20 l’importanza
della dimensione dei mobili in pianta aveva
un senso per le abitazioni popolari, dove la
superficie media abitativa per persona era
fissa ad un quarto della quantità approssimativa attuale di 40 mq., oggi la questione è
diversa. Ciò che fu costruito con il massimo
successo come “abitazione sociale” dalla
fondazione della Repubblica Federale, assunse dal punto di vista tipologico quello
che negli anni ’30 diventò la regola: il soggiorno era la stanza più grande, la cucina
era collegata ad un tinello, la camera da letto permetteva la disposizione di un armadio
e di un letto (ma niente di più), e infine la camera da letto dei bambini era di circa 10
mq. Ogni spazio era concepito come un volume chiuso da quattro mura di 2,50 metri di
altezza. Dopo il 1945 si considerò questo
fatto come una conquista dato che per la
prima volta si creò un’abitazione popolare a
misura d’uomo per quasi tutte le famiglie.
Nel 1957 in occasione dell’INTERBAU di
Berlino, grazie all’impulso di presenze internazionali, nella Repubblica Federale si
cominciò a sperimentare anche nell’ambito
dell’edilizia residenziale (tra l’altro con un
governo conservatore). Dopo il capovolgimento sociale alla fine degli anni ’60 tutti
erano concordi che in Germania la questione ruotasse ancora intorno alla pianta: “Flessibili piante abitative”, 1971, “Elementa”
1972, “INTEGRA”, 1972 (cui tra l’altro seguì
anche un precoce contributo sul dibattito
del risparmio energetico con il relativo concorso nazionale “Therma”, 1974). I risultati di
questi concorsi sperimentali furono importanti, nel senso che da quel momento ognuna o quasi tutte queste sperimentazioni furono proibite. Da allora in Germania la
progettazione della pianta non è cambiata e
ciò che dovrebbe differenziare i gruppi sociali è più evidente nell’arredamento o nel
numero degli inquilini per abitazione o nella
posizione. Oggi non è più necessario trovare la sistemazione in pianta di un letto matrimoniale, viene lasciato all’acquirente e all’affittuario di scegliere se vuole dormire verso
est o verso ovest. La regola sarà dunque
avere un nucleo fisso con gli impianti (cucina, bagni, servizi) e (almeno due) grandi
spazi, divisibili in maniera flessibile. Questo
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non significa (ancora) pianta libera, ma è sicuramente molto di più di quello a cui siamo
abituati. Non è certo se gli agenti immobiliari
apprezzeranno questa logica distributiva,
anche se in fondo questa è veramente una
tipologia orientata verso diversi gruppi sociali. Secondo l’esperienza e le conclusioni
cui si è arrivati con il “Concorso dello Stato”
del 1970, il punto rimane ancora la flessibilità, poiché l’opportunità delle varianti spesso
non viene utilizzata. Dalla casa ci si attende
quella costanza che la vita non offre; l’uomo,
nel corso della propria vita, adegua l’abitazione a tutti i cambiamenti – un nuovo compagno, figli che escono da casa, nascita di
gemelli, come se ogni volta la volesse ristrutturare. Oggi al suo ingresso nell’abitazione, egli predispone lo spazio secondo il
proprio gusto e secondo una scala di valori
pratici, questo gli offre sicuramente la possibilità di caratterizzare individualmente e con
forza l’unità abitativa, molto di più di quanto
gli permetterebbe una pianta ritagliata intorno alle superfici della mobilia. A questo sviluppo ha contribuito il modello internazionale
che, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale si è affermato in ogni paese parallelamente a quello che è andato imponendosi nella
Repubblica Federale Tedesca (dalla “semidetached-house” inglese fino alle abitazioni
con pergolati su terrazzamenti in Svizzera).
Il risultato sono stati anche esperimenti locali, incluso l’errore dell’edilizia e dell’urbanizzazione di massa che in fondo non ha cambiato nulla al carattere dell’abitazione
popolare diffusa intesa come volume chiuso. Quello che Le Corbusier o Mies Van de
Rohe svilupparono negli anni ’20 riguardo la
pianta libera e che doveva essere anche
l’immagine della liberalizzazione sociale, dal
Dopoguerra non è stato ancora applicato.
Se, dunque, la casa funzionalista si sviluppa
solo in base a proporzioni fissate dalle norme DIN e dai regolamenti edilizi, allora sarà
solo un prodotto dell’operazione di quotatura. Abbiamo rimosso completamente che
un’abitazione dovrebbe -anzi deve- essere
di più: citiamo tranquillamente quella sdolcinata parola che è “patria”. Affermare che le
abitazioni in molti casi non soddisfano le caratteristiche sottintese a questa parola, è lapalissiano. Affermare che la ricerca basata
sullo studio delle dimensioni minime sia stata in origine il risultato di un paziente lavoro
degli architetti degli anni ’20 con il motto
“una razione di appartamento per tutti”, si
può dire un concetto già risaputo. Allora non
si trattava di rendere gli uomini uguali con lo
slogan “edilizia per il minimo esistenziale”,
bensì di migliorare le condizioni abitative:
tutti gli uomini dovevano avere un’abitazione
almeno con standard minimi. L’equivoco sta
nel fatto che dovendo definire uno standard
minimo sulla base di strati sociali per dare a
più persone possibili uno spazio abitativo, si
credeva di prendere le distanze dal modello
basato sulla misurazione degli standard. Se
tuttavia, come succede oggi, la superficie
abitativa pro persona supera i 30 mq, allora
queste riflessioni risultano obsolete; maggiore è lo spazio a disposizione, meno importante è la dimensione dei singoli mobili. Nel
migliore dei casi è solo comodo continuare
ad esprimersi come in passato. In base agli
esempi mostrati in questa relazione si riscontra una certa flessibilità in pianta e un ritorno agli anni ’20; tale flessibilità non si basava sul puro piacere di sperimentare e
discutere ma su principi sviluppati da Bruno
Taut, Mies o altri. Le piante di Taut nel quartiere di Hufeisen a Berlino (1925-1931) non
differenziano le stanze secondo la funzione
–mangiare, dormire, abitare- bensì secondo
dimensioni: stanza o camera. Va citata a tal
proposito la famosa frase attribuita a Mies
van de Rohe, contro il funzionalismo del collega Hugo Häring: “Allora falle più grandi,
Hugo, tutto è ancora possibile”. Oggi in edilizia ci sono principi economici che esigono
razionalizzazione e tipologizzazione della
produzione. Questa sempre crescente differenziazione delle esigenze abitative necessita d’altro canto una grande libertà nell’uso.
In futuro diventerà necessario che entrambe
le esigenze siano soddisfatte.” Dal 1927 nulla è cambiato. Se gli esempi descritti sono
ancora rappresentativi, allora c’è speranza.
L’autore è giornalista indipendente. Ha studiato architettura presso la TU di Berlino.
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La qualità del quotidiano
Frank Kaltenbach
Rara è la sperimentazione nell’edilizia residenziale; molti si rifanno infatti all’immagine
di convenienti “residenze” fornite da chi investe. E nel frattempo, l’americano “Theme
Housing” -abitare nei parchi a tema tipo Disney- è arrivato anche in Europa. Se questa
strategia di marketing a corto termine sia
sensata dal punto di vista sociale, è dubbio.
Appartamenti che sono stati costruiti oggi,
tra venti anni dovranno avere ancora un valore stabile sul mercato immobiliare. E’ richiesta qualità non solo nel senso di basso
consumo energetico ma anche nell’impiego
di materiali durevoli e lavorazione con garanzie di solidità. Per una gran parte del
mercato delle abitazioni la critica di Kähler
sulla molta standardizzazione è appropriata.
Fortunatamente ci sono anche architetti,
specialisti del settore, committenti e ditte
che negli scorsi anni, spesso con edifici non
spettacolari, hanno progettato considerando
i seguenti come i criteri dell’abitare contemporaneo:
La posizione.
Vicino al posto di lavoro, con opportunità
per il tempo libero e per gli acquisti, con opportuni collegamenti, con scuole ed asili.
La casa davanti alla casa.
L’ambiente circostante, la presenza di acqua artificiale o una strada tranquilla con poco traffico.
Traffico e parcheggi.
Nuove soluzioni (v. pagg.210, 254) migliori
sia economicamente che progettualmente ri-
∂ Konzept 2002 ¥ 3
spetto al parcheggio a livello della strada
che ruba troppo spazio libero e rispetto a
quello interrato che si rivela molto costoso.
Dimensione degli appartamenti.
Negli appartamenti di dimensioni minime diventa più importante un’ottimale distribuzione dello spazio; anche piante non particolarmente interessanti possono, attraverso
accorgimenti come la relazione con l’esterno, dare la sensazione di una maggiore spazialità.
Spazio interno-spazio esterno.
Una bella vista, una grande superficie vetrata, una corte interna con giardino (pag.214)
o terrazze private sul tetto (pag.200, 254).
La sperimentazione arriva a reinterpretare
elementi tradizionali o a trapiantane altri in
culture diverse, come nel caso delle logge a
Coburgo usate per il bilancio energetico
(pag.208) o le “Estrade” piattaforme interne
per sedersi, per dormire e mettere fiori.
(fig.2,3)
Flessibilità.
La parola non significa possibilità di modifiche costruttive ma la creazione di un modello differentemente interpretato a seconda
della destinazione d’uso.
Differenziazione spaziale.
Uno dei più insoliti complessi residenziali
costruiti in passato, sono i così detti “Kraftwerk 1” in un’area industriale di Zurigo.
(fig.5, 6); appartamenti con tagli diversi e tipologie diverse –dal monolocale fino all’ap-
Testo in italiano
partamento comune con 13 stanze- sono disposti come volumi tridimensionali uno
sull’altro; l’altezza interna di 3,2 metri permette una grande profondità degli ambienti
con angolo cottura aperto sul soggiorno ben
illuminato. Gli architetti della “MISS Sargfabrik” di Vienna sono andati oltre: muri obliqui, pavimenti e solai, stanze comuni su più
piani e un grande muro divisorio in vetro fanno dell’intero edificio uno spazio sperimentale. (fig.8, 9, 10)
Forme abitative alternative.
Entrambi i complessi residenziali si appellano all’iniziativa personale dei residenti. Per
poter realizzare questo insolito esperimento,
hanno fondato una cooperativa edile che si
amministra autonomamente e un’associazione inquilini. Nella “MISS Sargfabrik” di Vienna, le lavanderie si trovano nel migliore posto dell’edificio, al secondo piano e sono
collegate con pareti in vetro con la biblioteca e l’area TV-hobby. Asilo, sauna, piscina e
centro culturale possono essere utilizzati anche da esterni. Certi tipo di abitazioni non
sono proponibili a tutti, ma possono dare un
impulso per riflettere sull’ormai rodata edilizia residenziale.
Piante, scala 1:500
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Edilizia residenziale a Graz
Il vistoso edificio residenziale spicca fra le
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costruzioni dell’intorno con il suo colore giallo fanale. Richiamandosi ad una filosofia che
prende spunti dalle teorie del caos, dalle
geometria dei frattali e dal “fuzzy logic”, utilizzando un programma informatico per la
creazione di modelli di loro invenzione, gli
architetti hanno creato in ogni sua forma un
volume in c.a. rivestito con un cappotto termico intonacato. Le abitazioni, in particolare
sulle facciate nord e sud, con i loro volumi in
aggetto intrattengono una relazione diretta
con l’intorno. Tutti gli appartamenti hanno
balconi terrazzati o giardini privati. In pianta
è stato studiato un percorso circolare interno
per favorire una zona accessoria con uso
flessibile.
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Un “parassita” per Rotterdam
Sulla copertura dell’ex laboratorio Las Palmas nel porto di Rotterdam, nel 2001 è stato
costruito un prototipo di appartamento mansardato di nome “parassita” nell’ambito dell’omonimo progetto di architettura per volumi
abitativi in luoghi urbani non comuni; è nato
dall’idea di uno studio di architettura di Rotterdam che ha invitato 30 giovani architetti
per sviluppare il progetto di una struttura
mobile e leggera. Il progetto prevedeva che,
ottenuto l’allacciamento ad acqua ed elettricità, il prototipo dovesse essere convincente
dal punto di vista architettonico con la sua
forma scultorea e da punto di vista struttura-
4
Testo in italiano
le con una struttura portante riciclabile resistente, ad esempio alla pressione del vento,
attraverso l’impiego di legno ad alta densità.
Tutti gli elementi per le parti interne, la scala,
le pareti interne e l’involucro sono prefabbricati.
Pianta, sezione aa, scala 1:250
Pagina 198
Un vuoto urbano a Berlino
In vuoto urbano di difficile progettazione, gli
architetti hanno trovato un’insolita ed economica soluzione architettonica: arretrando e
aggettando i volumi, hanno creato in facciata una nicchia al piano terra che sfuma il
passaggio tra interno ed esterno, privato e
pubblico. Gli appartamenti concepiti come
loft, sono profondi 26 metri e larghi al massimo 5,7 metri. C’è una zona giorno con cucina aperta che è composta da uno spazio
più chiuso rivolto verso il muro tagliafuoco di
separazione con le unità adiacenti e da uno
spazio detto “Mirame” definito da un pianerottolo con tre lati in vetro dal quale si gode
la vista sull’intorno. In un secondo spazio più
privato si trova il bagno.
Planimetria generale, scala 1:3000
12 Appartamenti in affitto, 2 laboratori
10 Appartamenti di 110 mq
2 Appartamenti di 100 mq
Sezione, pianta piano mansardato, pianta piano tipo,
pianta piano terra, scala 1:500
1 Terrazza; 2 Soggiorno e sala pranzo; 3 “Miramare”; 4 Zona notte con bagno; 5 Bar
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Complesso residenziale ad Almere,
Olanda
Ad Almere, una delle cittadine olandesi sul
polder nord-occidentale, in occasione dell’Expo 2001, è stata creata un’area residenziale affacciata direttamente sull’acqua con
terrazze che sembrano pontili. Gli architetti,
indipendentemente dalla trama urbanistica
originaria, hanno creato un sistema modulare che ha permesso la costruzione di singoli
corpi di fabbrica di grande effetto plastico
con ottima esposizione solare e una bella vista. Accanto ad una fila di case singole sono state sistemate case a schiera con due
fino a sei unità. Come modulo di base sono
stati sovrapposti due elementi in cls. ognuno
con superficie 6 ≈ 10 metri e tre metri di altezza. Attraverso la giustapposizione dei
piani sono state create terrazze. A richiesta
possono essere montati dei box con struttura prefabbricata di dimensioni 2,5 ≈ 6 metri.
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Pagina 202
Centro residenziale a Viken, Svezia
Situato ai margini del centro antico, il complesso residenziale si distingue per i corpi di
fabbrica scuri che nonostante la loro disposizione moderna ricordano le tecniche costruttive tradizionali del luogo. Le aree circostanti a verde donano una piacevole
atmosfera. Privato e pubblico sono sensibilmente bilanciati tra loro; accanto ad appartamenti su un piano e mezzo ci sono case a
schiera a due piani. La struttura a telaio di
legno è prefabbricata. Al rivestimento in fibre di cemento di colore antracite si accompagna la lamiera in zinco della copertura e
le superfici vetrate in contrasto con le finestre in legno.
1 Soggiorno; 2 Camera; 3 Vuoto; 4 Sala da
pranzo
Pianta palazzina, pianta e sezione della villa bifamiliare, scala 1:250
Planimetria generale, pianta 1:3000
Sezione, piante delle villette a schiera, scala 1:250
1 Soggiorno, 2 Camera; 3 Vuoto; 4 Sala da pranzo; 5
Spazio doccia
58 Unità abitative in tre tipi:
28 Villette a schiera da 125 mq
20 Ville bifamiliari da 106 mq
5 Palazzine con due appartamenti da 94 mq
58 Posti auto coperti
30 Posti auto sulla strada
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Edifici residenziali sociali a Gent,
Belgio
Situato nel centro di Gent, il progetto “Hollainhof” aveva lo scopo era di creare un
quartiere residenziale che unisse i vantaggi
dell’ambiente e della densità urbana con
quelli della tranquillità e dell’isolamento. Gli
appartamenti sono disposti in due schiere
con un totale di 15 blocchi da 8 fino a 10
unità abitative di diverso tipo che conferiscono ai volumi una forma particolare. Negli
edifici disposti lungo il fiume, si trovano i duplex. In quelli lungo la strada un passaggio
esterno al primo piano conduce agli appartamenti terrazzati mansardati. Gli edifici sono rivestiti in legno di cedro fino allo zoccolo
che è in pannelli di fibre di cemento di colore scuro.
48 Unità abitative in tre tipi:
12 appartamenti di modulo base, 150 mq
10 appartamenti di modulo ampliato, 165 mq
26 appartamenti di superficie massima, 180 mq
20 posti auto all’aperto sul terreno
28 posti auto sulla strada
Planimetria generale, scala 1:2500
Pianta, sezioni, scala 1:500
Serie su strada
1 Cucina abitabile; 2 Camera; 3 Cucina; 4 Soggiorno e sala da pranzo; 5 Ripostiglio; 6 Terrazza
129 appartamenti con 14 tipi:
36 Duplex, 92 mq
6 Duplex, 73 mq
4 Duplex, 70 mq
63 Appartamenti, 54 mq
12 Appartamenti, 66 mq
6 Appartamenti, 68 mq
2 Appartamenti, 75 mq
Posti auto nel garage interrato: 90
Serie verso il fiume
Pianta piano terzo, piano secondo, piano primo, piano
terra, scala 1:500
Planimetria generale, scala 1:5000,
Villetta singola: sezioni, piante, scala 1:250
Casa a schiera, pianta piano secondo, scala 1:250
1 Soggiorno con cucina; 2 Camera; 3 Terrazza
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Case solari a Coburgo
Tra i volumi finora realizzati di un complesso
residenziale di 1200 appartamenti, ci sono
queste palazzine a quattro piani la cui tipologia è stata sviluppata ottimizzando le strategie di risparmio energetico e le risorse.
Ispirati alle piante a “cabina” di Otto Haeslers, gli appartamenti del sottile edificio sono ben aerati e illuminati ognuno dotato di
loggia. Lo spazio antistante le stanze principali, usato come disimpegno o come studio,
ha la funzione di solarium sul lato sud-ovest.
La parete centrale portante funge da accumulatore di calore proveniente dal sole.
Un’ampia e luminosa scala collega due appartamenti a piano.
Planimetria generale, scala 1: 10 000
Pianta, scala 1:500
Pianta appartamento, scala 1:200
Sezione appartamento, scala 1:100
1 Camera; 2 Soggiorno; 3 Loggia; 4 Solarium
24 Unità abitative:
20 appartamenti da 75 mq
4 appartamenti da 96 mq
vol. pg. 259
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Costruzioni residenziali nel porto interno,
Duisburg
L’ex-porto industriale di Duisburg in occasione della mostra internazionale della costruzione a Emscher Park si è trasformato in
un attraente paesaggio con canali ed edifici
residenziali plurifamiliari sorti secondo le disposizioni del PRG. Gli edifici sono articolati
intorno al corpo scala con ascensore non riscaldato per ridurre i costi di gestione. Il garage si trova in un seminterrato col soffitto
circa 125 centimetri più alto del piano strada, cosa che consente l’aerazione naturale.
Verso nord-est è stata progettata una facciata con stretti balconi mentre verso sud-ovest
una facciata con profonde logge. Le facciate sono composte da elementi prefabbricati
in cls. a vista realizzate con accurati dettagli.
Planimetria generale, scala 1:3000
66 appartamenti di proprietà in 6 tipi
2 Appartamenti, 58 mq
10 Appartamenti, 90 mq
40 Appartamenti, 100 mq
2 Appartamenti, 121 mq
8 Appartamenti, 135 mq
10 Appartamenti, 90 mq
4 Duplex, 126 mq
89 Posti auto nel garage interrato
Sezione, piante piano terra, scala 1:500
Piante, scala 1:250
A Appartamento piano arretrato
B Bilocale piano arretrato
C Trilocale piano arretrato
D Duplex
E Trilocale
F Appartamento a quattro stanze
1 Soggiorno; 2 Camera; 3 Sala da pranzo;
4 Cucina; 5 Bagno; 6 WC; 7 Terrazza; 8 Guardaroba
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Palazzine a corte in serie, Berlino
Becher+Rottkamp Architects
Situate in un terreno ritagliato fra orti urbani
privati e aree industriali le tre unità abitative
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con ampio cortile a giardino sono disposte
in linea. Tra le proposte fatte dagli architetti
la tipologia a due piani degli edifici principali
alternati a volumi ad un piano si è rivelata la
soluzione più interessante: viene garantita la
privacy nonostante l’alto indice di densità oltre ad offrire flessibilità e individuale distribuzione spaziale. Le unità, nonostante l’alta
qualità, sono state realizzate ad un prezzo
conveniente, per il costo economico del terreno, per la distribuzione spaziale sobria e
razionale, per i materiali semplici, per la progettazione particolareggiata e la cura della
realizzazione in dettaglio.
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Progettazione urbana, sviluppo del luogo,
distribuzione spaziale
Andreas Becher
Oggetto del progetto era un edificio residenziale; e dato che cercavamo un terreno economico nelle vicinanze del centro, ci concentrammo su terreni non costruibili o su
superfici complicate. Il terreno scelto, posizionato in una zona industriale tra un’area
con orti urbani e edifici industriali, vincolato
alla destinazione industriale venne commutato a residenziale appellandosi al diritto del
titolare dell’impresa della possibilità di avere
un’abitazione nella zona. Da qui derivò l’idea
di unire nello stesso edificio lavoro ed abitazione che originò uno studio di fattibilità con
alcune varianti. La tipologia a corte che offriva privacy nonostante l’alta densità costruttiva prevalse e iniziammo a disegnare il progetto preliminare di tre edifici a corte.
Studio di fattibilità: Tipo a cella; Tipo in linea
Studio preliminare per il dimensionamento,
accessi e servizi, funzioni e distribuzione:
1 Variante a cella; 2 Variante a corte; 3 Variante a corte a tre piani; 4 Variante a corte a due piani
Pianta piano terra, piano primo, piano secondo
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Il progetto realizzato
La richiesta di autorizzazione venne preparata e concessa per un edificio a tre piani,
anche se tuttavia è stato fatto il progetto
esecutivo per soli due piani per una superficie di 250 mq per ogni unità abitativa con
possibilità di aggiunta di un piano. I corpi di
fabbrica sono stati collegati sul lato orientale
da un volume ad un piano che determina la
creazione di corti a giardino chiuse verso la
strada con un muro in cemento a vista e
porte scorrevoli in alluminio. Una stradina
pedonale porta dalla Koenigweg ai tre edifici che si mostrano esternamente abbastanza chiusi, mentre verso il giardino interno la
facciata è vetrata. Dai severi volumi solo le
pensiline delle porte d’ingresso aggettano
come se fossero degli elementi separati dalla facciata piana caratterizzata anche dal
massiccio gradino granito. Una particolarità
è costituita dalle finestre a filo facciata: i sottili infissi in metallo e i rivestimento in larice
finemente lavorato caratterizzano l’immagine
di tutto il progetto.
Testo in italiano
Prospetto ovest, pianta piano terra e piano primo, sezione aa, scala 1:500
2 Unità abitative, 250 mq
1 Unità industriale/laboratorio, 240 mq
1 Ingresso; 2 Soggiorno e sala pranzo; 3 Studio;
4 Spazio sostitutivo della cantina/attività domestiche;
5 Uffici; 6 Atrio; 7 Camera; 8 Disimpegno /sala
giochi; 9 Camera da letto; 10 Sala riunioni;
11 Cottura; 12 Terrazza
Pagina 220
Struttura e facciata
Per trovare la tecnologia costruttiva più economica e per concretizzare l’immagine desiderata, sono state sperimentate diverse varianti strutturali e di materiali di facciata. Per
l’incompatibilità con le norme antincendio è
stato scartato lo scheletro in acciaio, e per lo
stesso motivo più una serie di problemi legati all’insonorizzazione anche la struttura in
legno è stata abbandonata. La struttura in
c.a. non è stata presa in considerazione per
la scarsa flessibilità. Come soluzione finale
quindi la proposta è stata quella di una tecnologia massiccia in blocchetti di pietra arenaria e un rivestimento in clinker per la facciata. Dato che la progettazione di questo
sistema era molto costosa si pensò ad un’alternativa in legno. Le altezze dei voltini e dei
parapetti della muratura in pietra arenaria
sono stati modificati adeguatamente al nuovo reticolo dimensionale di facciata. Paragonando i costi di facciate in legno, clinker e
intonaco gli architetti hanno dedotto che la
più economica era quella intonacata, ma
sulla base di motivazioni formali hanno optato per un rivestimento in larice di 22 mm minuziosamente progettato e descritto in ogni
dettaglio nel capitolato. Per appaltare il lavoro non è stata scelta la ditta più economica,
ma quella che da anni collaborava con lo
studio.
Previsione costi per edificio in ™:
Facciata in laterizio (strato portante, isolamento, strato
laterizio) 48.499 ™ - Facciata in legno (strato portante, isolamento, struttura portante, rivestimento)
42.357 ™ Facciata intonacata (strato portante, sistema
connettivo isolante) 39.128 ™
1 Variante facciata in clinker, non realizzata;
2 Variante facciata rivestimento in legno
Sezione verticale sulla finestra facciata in clinker, scala 1:10
Sezione verticale angolo esterno facciata in legno,
scala 1:5
Sezioni e prospetti, scala 1:50
Raffinata esecuzione al grezzo
Le opere al grezzo iniziate nell’ottobre ‘99 e
favorite dal clima secco, sono state terminate in otto settimane. Per contenere i costi a
causa della falda freatica alta si è rinunciato
all’interrato. La tecnica costruttiva in blocchi
di pietra arenaria di grande formato e solette
armate ha favorito un rapido procedimento
costruttivo, mentre la realizzazione di una
precisa trama di facciata in blocchi di pietra
arenaria posati con fughe minime ha richiesto la costruzione di muri perfetti al grezzo.
Piccole difformità del grezzo sono state assorbite dalla struttura in legno della facciata.
Uno dei momenti più impegnativi è stata la
5
posa della struttura della facciata in contemporanea con le finestre in alluminio e legno a filo della facciata stessa. Anche l’impermeabilizzazione delle scossaline ha
richiesto il lavoro contemporaneo di carpentieri e serramentisti. E’ stata verificata la tenuta di tutti i giunti. Durante la posa delle assi in legno i giunti della struttura portante
sono stati protetti nella parte sottostante con
una pellicola in materiale plastico. Durante i
lavori di costruzione la facciata è stata nuovamente sottoposta ad una “pioggia d’acqua” come ulteriore test.
Sezione, scala 1:20
1 Copertina in lamiera di alluminio 3 mm
2 Copertura: ghiaia 50 mm; membrana di protezione; isolante in schiuma rigida 140 mm; membrana sintetica di impermeabilizzazione 2 mm; barriera al vapore 4 mm; sottofondo livellante 1%
pendenza; c.a. 220 mm
3 Rivestimento in larice 22mm
4 Vetro camera composto da lastra 6 mm + intercapedine 16 mm + stratificato 4+4 mm
5 Scossalina in lamiera di alluminio 3 mm
6 Finestra in alluminio e legno con vetro camera
8 mm + intercapedine 12 mm + 8 mm
7 Pareti: rivestimento in larice 22 mm; listelli
50/100 mm; intercapedine 20 mm; isolante in
fibre minerali 80 mm; parete in pietra arenaria
500/175/625 mm; intonaco interno 15 mm
8 Pavimentazione: parquet industriale in quercia
22 mm; sottofondo con riscaldamento a pavimento 45 mm; lastra di connessione in schiuma dura
36 mm; materassino fonoisolante 15 mm; cls. armato 220 mm; pellicola in polietilene
9 Piatto in acciaio laccato … 12/55 mm
10 Scala in elementi prefabbricati in cls. a vista
11 Elemento isolante in pietra
A Piattaforma in c.a. impermeabile ;B Muratura in
blocchi piani di pietra arenaria; C Soletta prefabbricata in c.a.
Facciata in legno
La facciata in legno è stata disegnata in
ogni dettaglio e in maniera altrettanto precisa è stata realizzata. Le assi sono state tagliate in loco secondo il casellario degli architetti; inoltre, per ottenere un’esatta
disposizione delle viti in acciaio inox, i fori
sono stati fatti precedentemente e le viti inserite secondo degli assi prestabiliti. Anche
le fughe sul contorno delle finestre sono state un lavoro particolarmente impegnativo
dato che la dimensione della fessura di 1
cm fra asse, lamiera e finestra doveva essere mantenuta per parecchi metri con divergenze invisibili. Una progettazione esatta e
precisa alla base della qualità di realizzazione, ha permesso che i costi non si elevassero ulteriormente dato il preciso computo fatto dalle imprese. Anche la direzione dei
lavori ha svolto un ruolo importante: l’architetto era ogni giorno sul cantiere per decidere velocemente la realizzazione di particolari
costruttivi insieme con il direttore del cantiere e gli operai. Nonostante l’interruzione delle opere dovuta alla nota dell’Ufficio Tecnico
sul rischio di superfici infiammabili nella facciata nord, il cantiere si è concluso in sette
mesi.
Schizzo particolare finestra e porta scorrevole, scala
1:5
6
Testo in italiano
Spazio fluido
In contrasto con l’aspetto chiuso dell’esterno, gli spazi interni sono caratterizzati da
apertura e trasparenza. Grazie al solaio in
c.a., la distribuzione interna risulta essere
flessibile. Il modulo di base di 6,5 x 10 metri
e 2,75 metri di altezza permette diverse varianti: un volume aperto o piccole stanze
con corridoio di collegamento. Per la propria
abitazione, il committente e l’architetto hanno scelto uno spazio con cucina aperta,
soggiorno e sala pranzo che insieme allo
studio si raccolgono nell’ala laterale intorno
alla corte giardino che diventa una “stanza
verde”. Porte finestre scorrevoli aprono la
facciata in contrasto con quella esposta a
nord che risulta chiusa sino alle finestre a
nastro per garantire la privacy con il vicinato. Al piano superiore si trovano la camera
dei genitori con terrazzo e tre camere per i
ragazzi di uguali dimensioni collegate con
uno spazio giochi che funge da corridoio.
L’ingresso è d’effetto con la scala in cls. a
vista, illuminata dalla copertura in vetro.
L’immagine sobria e l’atmosfera tranquilla
della casa è sottolineata dalla scelta di materiali finemente lavorati.
2002 ¥ 3 Konzept ∂
ciali, secondo una precisa scelta politica. Si
tratta di sei palazzine caratterizzate da volumi degradanti per favorire un soleggiamento
ottimale che nonostante l’alta densità intrattengono una relazione con il paesaggio.
Collettori solari e aerazione controllata sono
solo alcune delle componenti della moderna
impiantistica applicata.
Dietmar Eberle, *1952
1973-78 Scuola professionale superiore tecnica Vienna; 1976-77 Permesso di lavoro in Iran, studi urbanistici; 1979-82 Società cooperativa con
Koch+Mittersteiner+Juen; 1982-84 Studio Baumschlager-Eberle-Egger; dal 1983 Attività di insegnamento
presso scuole internazionali: Università tecnica Hannover; Università Tecnica Vienna; Istituto superiore
d’arte e forma visuale a Linz; Syracus University, New
Yorkdal; dal 1985 ARGE Baumschlager & Eberle; dal
1999 docente presso la ETH Zurigo
Carlo Baumschlager, *1956
1974-75 Esperienza presso BBC di Bregenz; 1975-78
Scuola superiore per rete applicata, architettura e industrial design, Vienna; 1982-84 Designer indipendente; 1984-85 Studio Baumschlager-Eberle-Egger;
dal 1985 Studio Baumschlager+Eberle; docenze: dal
1994 presso la Syracuse University N.Y; nel 1997
presso l’Istituto professionale superiore di Stoccarda
Dati edificio, vd. pag. 358
Pagina 229
Gli architetti
Andreas Becher, *1960
1983-88 Università GH Peterborn; 1988–89 Università
Tecnica Berlino; 1989–91 Borsa di studio Virginia
Polytechnic Institute, USA; 1991–93 Coordinatore ufficio DIL (Management edile tedesco) GmbH, Berlino
Elmar Rottkamp, *1963
1982–87 Università GH Peterborn; 1987-88 Capo
progetto presso lo studio Krawinkel a Peterborn;
1988-90 Università Dortmund; 1990–93 Partner presso il Prof.Friedrich+Partner, Amburgo
Lo studio di architettura è stato fondato nel 1993; ha
19 collaboratori e due soci; www.becher-rottkamp.de
Progetti attuali: Istituto superiore professionale Postdam; Centro servizi Gera; Centro Internet Berlino;
Appartamenti statali Potsdam; Progetto per Siemens
Real Estate, diverse case unifamiliari in tutta la Germania
Becher + Rottkamp lavorano ad uno svariato
numero di progetti seguiti in tutte le fasi progettuali: dalle case unifamiliari agli edifici industriali fino a grandi edifici pubblici, nuove
costruzioni e ristrutturazioni e anche partecipazioni ad importanti concorsi. Un punto forte dello studio è il management oltre all’animazione con computer. Dalla fondazione,
avvenuta nel 1993, lo studio si è continuamente sviluppato fino ad avere 14 collaboratori. Gli architetti proprietari dello studio danno grande importanza nel loro giovane team
ad un’atmosfera comunicativa e aperta oltre
che ad una gerarchia orizzontale.
Pagina 230
Palazzine residenziali a Innsbruck
Architetti Baumschlager & Eberle
Stretta tra le montagne, nella valle dell’Inn si
adagia la cittadina di Innsbruck. Qui ai margini della città, negli ultimi terreni liberi costruibili si è deciso di edificare abitazioni so-
Pagina 232
Comfort e contesto in edilizia residenziale: intervista con Dietmar Eberle
Detail: Arch.Eberle, quanti studi di architettura
ha fondato con progetti di edilizia residenziale?
In questo momento sta lavorando al progetto
dell’aeroporto di Vienna. E’ cambiato il suo
ufficio con questo incarico?
Eberle: Assolutamente no. A partire dall’inizio degli anni ’90 abbiamo costruito molto: la
scuola professionale di Bregenz, l’hotel Martinspark a Dornbirn, un edificio per una compagnia di riassicurazione a Monaco di Baviera. Il nostro studio di architettura mostra
una continuità lavorativa relativamente alta.
Nel frattempo ha fondato un ufficio nel Liechtenstein e uno a Vienna.
Esattamente. Con l’ufficio di Itten e
Brechbühl lavoriamo anche a progetti in
Svizzera.
Gli studi sono organizzati singolarmente?
Sì, siamo organizzati come una società, ogni
ufficio viene diretto da un amministratore delegato, che però non sono io. Si cerca ovviamente di avere un intenso scambio di informazioni tra le varie sedi.
Quali compiti vengono assunti da Lei e quali
dall’architetto Baumschlager?
Entrambi prendiamo decisioni riguardo i
progetti, ma la mia attività principale consiste nel concepire e schizzare: ho il privilegio
di fare solo della progettazione. L’architettura è un lavoro in team: io ne sono solo il rappresentante.
Come team lavorate anche alla progettazione
esecutiva dei progetti?
No, questa è un’altra faccenda. E’ uno stereotipo pensare che gli architetti possano fare
tutto: chi fa gli esecutivi necessità di una
preparazione completamente diversa (normative, regolamenti) da quella di chi proget-
ta il quale deve essere solo a conoscenza
dei particolari esecutivi. Da noi ogni fase è
seguita da diversi gruppi di lavoro: c’è un
capo progetto, che ad Insbruck è Gerhard
Zweier, mentre la direzione del cantiere di
grandi progetti viene assunta dal committente, noi la facciamo solo in piccoli progetti.
I suoi collaboratori hanno messo insieme un
catalogo di particolari costruttivi e di soluzioni
realizzate con relativo costo. Come garantisce
la sicurezza qualitativa?
Come in qualsiasi altra ditta: non siamo un
semplice studio di architettura né una azienda di appassionati. C’è una struttura decisionale ben definita e questo garantisce la
sicurezza qualitativa. Si legga la norma ISO
9001.Non siamo certificati, ma lavoriamo così.
Molta della vostra edilizia residenziale ha un
carattere sperimentale, tuttavia c’è un’alta
continuità tra un progetto e l’altro. Come riuscite a farlo?
La cosa più importante è la composizione
del team. Le sarà capitato di notare che lavoriamo sempre con lo stesso ingegnere
strutturista e con lo stesso impiantista, spesso con lo stesso committente. Inoltre abbiamo alcuni collaboratori nelle nostre diverse
sedi con i quali collaboriamo già da anni e
che ci forniscono molte informazioni. In questo momento stiamo costruendo in Belgio,
ad Amsterdam, ad Amburgo e a Monaco di
Baviera: costruire è un fatto di cultura, un fenomeno regionale e ovunque vale lo stesso
marchio di qualità. Quando sviluppiamo un
progetto usiamo le risorse locali: in Olanda,
ad esempio, abbiamo avuto a che fare con
un’alta prefabbricazione, una limitata qualità
artigianale e una dizione culturale molto flessibile e aperta.
Qual è la filosofia del suo studio?
La nostra ipotesi di lavoro sul costruire consiste in una esatta lettura del contesto da cui
cerchiamo di sviluppare la tipologia. Per me
si tratta non tanto di una formale riconoscibilità dell’edificio quanto piuttosto della comprensione dei principi che hanno continuamente impregnato quel luogo. Mi si può
accusare di essere estremamente tradizionalista, ma per me è fondamentale una continuità tra città e paesaggio, e penso che
questo non-luogo dell’agglomerazione possieda delle proprie leggi. Noi utilizziamo le
tecnologie attuali. Se da un lato cerchiamo
di mantenere i principi che caratterizzano un
luogo, dall’altro utilizziamo le moderne tecnologie che danno la massima qualità e il
massimo comfort. In questo campo di tensione abbiamo sviluppato una tipologia di
edifici oggi utilizzata.
Quali sono?
Nell’edilizia residenziale sono 4 i temi: edifici
orientati longitudinalmente terrazzati, profondi edifici con corte interna, piccoli volumi
mobili e sobrie abitazioni singole.
Ad Amburgo avete differenziato la tipologia
delle abitazioni singole in un corpo di fabbrica
a tre ali. Verrà realizzato questo progetto?
Questo è una tipologia più interessante per
∂ Konzept 2002 ¥ 3
abitazioni di alta qualità che reputiamo un
importante sviluppo della tipologia della facciata. Purtroppo il committente non la vuole
realizzare. Abbiamo anche un secondo progetto per questo terreno a Lehmweg, e la
“Bayerische Hausbau” auspica questo progetto con corte interna.
Vi siete anche impegnati nello sviluppo di
un’architettura in linea…
Abbiamo lasciato questo sviluppo. L’architettura in linea non è più socialmente accettata. Abbiamo costruito interessanti relazioni
interne per evitare la problematica di porticati che sono la forma abitativa meno confortevole dato che disturbano la delicata sfera della privacy.
Edifici, come quelli che avete costruito ora ad
Innsbruck, sembrano avere invece molto successo.
I primi edifici di questo tipo li abbiamo progettati per Rohrbach a Dornbirn. Oggi hanno cinque anni e sono sempre attuali. L’idea
deriva dal contesto da cui veniamo, dal paesaggio, e dalla forma delle architetture spesso presente nelle regioni alpine. Ho sempre
trovato sorprendenti le architetture in linea o
gli edifici multipiano degli anni ’60 e ’70 visti
in piccoli villaggi alpini. Considero questo
fatto come esemplificativo di uno sviluppo
urbano mancato. La tipologie con volumi
puntuali rispetto alla tipologia in linea ha
vantaggi ecologici ed economici. Se l’architettura singola è sufficientemente grande, la
relazione superficie pianta/superficie involucro risulta particolarmente economica dato
che permette facciate uguali su tutti i lati realizzabili con elementi prefabbricati. Inoltre,
negli edifici residenziali multipiano niente è
più ambito degli appartamenti d’angolo e
delle abitazioni singole: quindi è meglio progettare con più angoli.
Le piante dei diversi progetti di edilizia puntuale seguono sempre uno schema molto simile,
mentre si differenziano nei materiali e negli elementi delle facciate. E’ forse una questione di
budget?
La scelta dei materiali non dipende dal budget. Fondamentalmente il contesto urbano è
l’elemento determinante dal quale cerchiamo
di sviluppare una facciata. L’architettura nasce dal dialogo culturale tra edifici e questa
è la qualità caratterizzante della città. Visitando le nostre architettura, si vede che si adattano al contesto e non sono lette come corpi
estranei o solitari. Sento di avere il dovere di
contribuire ad una certa continuità culturale.
Ad Innsbruck il contesto era la natura, dunque la scelta dei materiali è ricaduta tra quelli che seguono un processo di invecchiamento simile a quello naturale; per questo la
patina del rame era così importante.
Durante il concorso, prima di arrivare alla soluzione definitiva, ha dovuto studiare anche varianti urbanistiche?
No. Prima avevamo realizzato abitazioni simili nell’intorno e sapevamo all’incirca che
cosa volevamo.
Dei quattro diversi tipi di edifici del concorso
ne è rimasto uno solo. Anche il numero degli
Testo in italiano
edifici è cambiato.
La spiegazione sta nella modifica delle condizioni urbane, dalle superfici alla richiesta
di un certo indice di densità. Abbiamo mantenuto la differenziazione e l’idea di base, il
garage interrato è stato completamente riorganizzato. L’essersi limitati solo su un tipo
ha facilitato lo sviluppo del progetto.
Perché pensa che l’impianto residenziale di
Lohbach venga ben accettato?
Sicuramente per la posizione. Ci si chiede
perché sulla periferia cada una maggiore
preferenza: faccio riferimento a quello che
dal XIX secolo la gente sosteneva, cioè
l’economia. Da ciò è nata la tipologia “occidentale” che c’è in tutte le città europee; la
sua qualità sta nel paesaggio aperto, nella
vicinanza alla natura e nella rete di collegamenti con le infrastrutture urbane relativamente buona.
In questo caso si tratta di edilizia sociale con
alta densità di costruito.
Sono importanti degli ottimi collegamenti infrastrutturali con la città, l’Università o il centro di quartiere a 200 metri di distanza. Sorprendente è la diretta relazione con il
paesaggio nonostante l’alta concentrazione
urbana. Se si guarda l’organizzazione in
pianta, si vede che la stessa qualità che si
percepisce passando per strada, vale anche negli appartamenti. Ci sono viste in due
diverse direzioni.
Ci sono anche appartamenti esposti ad est e
ad ovest nei piani più bassi che sono orientati
verso la facciata del palazzo vicino.
Non abbiamo raggiunto il 100% ma almeno
l’80 della qualità voluta.
In quali punti differisce il progetto dalle tradizionali palazzine residenziali?
Naturalmente si allontana da certi stereotipi
e standard, ad esempio l’orientamento: gli
appartamenti più piccoli si trovano tutti
orientati verso est e verso ovest. Per noi è
più importante la vista dell’orientamento; infatti dalle vendite risulta che i primi ad essere acquistati sono stati quelli con una migliore vista.
Sui balconi si vedono sporadici cambiamenti o
aggiunte fatte dai residenti. La disturba questa
cosa?
Il problema non è che noi ci realizziamo come architetti nella costruzione di palazzi residenziali, ma che formuliamo un’interfaccia
tra pubblico e privato definita in modo relativamente chiaro. La nostra società poggia
sul consenso per cui noi riconosciamo questo come convenzione.
Insolito per l’edilizia residenziale sociale è l’inclusione di artisti conosciuti internazionalmente.
Gli spazi esterni sono stati caratterizzati dall’architetto paesaggista Günther Vogt dello
studio Kienast Vogt. L’arte doveva esser elemento costitutivo dell’atmosfera e dell’intorno rafforzandone le qualità presenti. Questo
corrisponde alla rappresentazione di valori
di Neue Heimat, ottenere qualità a lungo termine nell’edilizia residenziale sotto forma di
atmosfera invariata nel tempo.
Accanto alla sua attività di architetto, è impe-
7
gnato nella ricerca e nell’insegnamento. Fino a
che punto tali esperienze confluiscono nei suoi
progetti?
Presso il Centro Studi Residenza di cui sono
Direttore nella ETH di Zurigo svolgiamo ricerche su edifici residenziali esistenti da cui
risulta che nelle scelte dell’utente influisce
più l’ambiente e l’atmosfera che la distribuzione della pianta su cui da anni gli architetti
discutono. Troppo spesso nell’evoluzione
dell’edilizia residenziale parliamo degli elementi decisionali ma non degli utenti. Come
architetto è più facile argomentare contro le
teorie.
Come vede il futuro dell’edilizia residenziale
per il terzo millennio?
Sulla problematica dell’edilizia residenziale
bisognerebbe ricordare che il nostro sapere
teorico deriva dalla seconda metà del XX
secolo. Allora si trattava, però, di risolvere
un problema di quantità, oggi la domanda è
qualitativa e gira intorno alla durata nel tempo, alla stabilità del valore e alla dimensione
culturale. Questa domanda porta ovviamente ad una pianta flessibile. Dietro il dibattito
della flessibilità, che a volte viene condotto
in maniera alquanto naïv, si nasconde il disorientamento per cui abbiamo da un lato lo
spettro di avere gruppi di utenti con diverse
idee di vita, dall’altro il timore che tornino in
auge le tipologie tradizionali. Cerchiamo di
evadere da questa contraddizione! Le palazzine singole hanno il vantaggio di disporre di una grande superficie che può semplicemente essere divisa.
Quale nuova tendenza vede nell’edilizia residenziale?
L’edilizia residenziale del futuro deve poter
offrire questo maggior comfort – e questo ha
a che vedere con la tranquillità, la pace e
l’indipendenza. Abbiamo a disposizione tecnologie con le quali potremmo combinare un
altissimo livello di comfort e un limitato impiego di risorse, ma non lo abbiamo ancora
capito. Questo è un tema con cui ci dovremo impegnare nel prossimi venti anni e in
particolare dovremmo impegnarci sull’edilizia degli anni ’60 e ’70 che non soddisfa più
le esigenze qualitative.
Come modificherà il suo modo di vedere le
cose?
A Dornbirn, nella Sebastianstrasse si trova
uno dei nostri più recenti progetti di edilizia
residenziale. E’ un prototipo per il prossimo
passo che faremo.
L’intervista è stata condotta da Frank Kaltenbach.
B&E GmbH:
studio di Lochau fondato nel 1984 con
23 collaboratori;
studio di Vaduz fondato nel 1999 con 5 collaboratori;
studio di Vienna fondato nel 2001 con 11 collaboratori
Tipologie abitative di Baumschlager & Eberle, 1–5
Planimetrie generali, scale 1:2500, 1:7500
Piante, scala 1:500
Pagina242
Dall’edificio tipo alla pianta
Gerhard Zweier
Lo scopo urbanistico del concorso un riordi-
8
Testo in italiano
no della trama urbanistica con un intervento
nella periferia occidentale di Innsbruck. Dopo aver definito la concentrazione massima
del costruito e il confine del terreno, si precisarono la distribuzione degli edifici, i collegamenti e le piante in diversi stadi di elaborazione. Parallelamente allo sviluppo della
sovrapposizione verticale delle singole abitazioni si sono svolti degli studi sulla proiezione delle ombre in modo tale che nonostante l’alta concentrazione ci fosse una
sufficiente illuminazione naturale diretta. Le
tipologie inizialmente quattro sono state ridotte a una ottimizzandola e giocando con
la disposizione delle pareti divisorie. Per il
garage interrato si è optato per una soluzione a due livelli su parte della superficie, più
economica di quella prevista nel concorso
con un solo piano esteso su tutta la superficie. La soluzione è stata pensata in modo tale che tutti i residenti abbiano accesso diretto all’ingresso del garage interrato, ai
ripostigli, al deposito biciclette e all’ascensore. Tale atrio è illuminato con lastre di vetro agibili che costituiscono il pavimento della hall d’ingresso. La sistemazione artistica
del cortile e del garage interrato si è svolta
in collaborazione con Klaus Thomas, le sistemazioni esterne con l’architetto paesaggista Günther Vogt.
L’autore, fino al 1997 collaboratore dello studio Baumschlager & Eberle, è stato capo progetto del complesso residenziale di Lobach. Dal 1998 ha un proprio studio di architettura a Wolfurt.
Planimetria generale, scala 1:5000
Pianta primo piano interrato con solarium,
edificio C, scala 1:1500
Pagina 244
Dalla tipologia al concetto energetico,
Lohbach
Bernhard Gasser, Christoph Muß
Come la tipologia dell’appartamento anche
lo sviluppo dell’impiantistica domestica ha
subito uno sviluppo continuo. Durante la collaborazione con lo studio Baumschlager &
Eberle insieme ad altri architetti abbiamo ottimizzato il concetto di aerazione controllata
di un’abitazione. Con una simulazione al
computer abbiamo dimostrato che i corpi di
fabbrica compatti con un rapporto Area/
Volume vantaggioso hanno una dispersione
termica minima. Lo scopo era un radicale risparmio energetico con un maggiore
comfort e qualità architettonica a lungo termine (buona qualità dell’aria nell’appartamento, smaltimento degli odori, evitare rischi
di muffa). Nel concorso per un complesso
residenziale a Lohbach abbiamo preso come punto di partenza per il nostro progetto a
risparmio energetico le abitazioni costruite
con B&E a pochi chilometri di distanza.
Compatti aerotermi con scambiatori di calore e piccole pompe di calore decentralizzate, provvedono al riscaldamento e all’aerazione regolabili con una facile tastiera di
programmazione. In ogni appartamento è sistemato anche un calorifero supplementare
2002 ¥ 3 Konzept ∂
per uso saltuario. Dato che il produttore all’inizio dell’anno non aveva alcun interesse
ad impianti di piccole dimensioni, fummo
costretti a mettere insieme -nel vero senso
della parola- impianto e allacciamenti. Aerotermi compatti efficaci e senza problemi di
rumorosità si trovano da alcuni anni sul mercato; prodotti per la prima volta da una ditta
danese, dovevano rispondere ad alcune esigenze, ad esempio la predisposizione di un
collettore interrato che potesse fornire aria
fresca riscaldata per evitare problemi alla
pompa che non lavora in modo efficace con
temperature inferiori ai 5°. Non è stato possibile realizzare questa soluzione a Lohbach
visto che, dato il numero di appartamenti e i
due piani interrati non c’era posto per interrare l’impianto, così si è deciso per degli accumulatori solari ad acqua che hanno il vantaggio di poter essere regolati. Per i
prossimi progetti stiamo pensando un apparecchio compatto che separi riscaldamento
da aerazione, in modo tale che l’aeratore
funzionando senza pompa venga ridotto alle
dimensioni di una valigia da mettere nei bagni. Il riscaldamento avverrebbe con tradizionali radiatori di più facile gestione. Lo sviluppo di sempre più compatti sistemi
permette la posa di sistemi di aerazione anche in edifici vecchi, dato che nuove costruzioni nelle dimensioni di Lohbach sono sempre meno frequenti.
Riscaldamento e aerazione.
L’aspirazione avviene sulla copertura, l’aria fredda
esterna viene d’inverno pre-riscaldata da un collettore
solare fino a 0° a 10°, mentre nell’appartamento un
apparecchio la riscalda da 16° fino a 20° solo se necessario. L’aria viene spinta in condotti di aerazione
nella soletta in c.a. nella zona giorno e nella zona notte dell’abitazione. L’aria viziata viene aspirata nei bagni e nella cucina, dove è attivo anche un sistema separato di filtraggio. L’aeratore possiede un sistema di
recupero di calore.
Riscaldamento acqua ad uso domestico e preriscaldamento aria.
Avviene con collettore solare (superficie di 140 e 190
mq per edificio) e con un accumulatore solare; in
estate l’acqua calda richiesta viene riscaldata da 40°
a 60° nell’accumulatore e condotta nel boiler dove
può essere ulteriormente riscaldata con la pompa di
calore (più economica del 65% rispetto al Boiler elettrico). I Boiler sono sistemati nei bagni accanto agli
apparecchi compatti di aerazione. In inverno si usa il
calore del sole mediante l’accumulatore.
L’acqua piovana viene raccolta e usata per il WC.
Sezione, scala 1:50
1 Copertura in vetro12 mm con intercapedine
U=1,1 W/m2K
2 Copertura, U=0,13 W/m2K
3 Vetrata isolante a tre lastre, U=0,60 W/m2K
4 Muro esterno, U=0,16 W/m2K
5 Parete leggera divisoria nella hall, U=0,23 W/m2K
6 Porta appartamento in massello
7 Zerbino integrato
8 Parapetto in cartongesso
9 Pavimento corridoio, U=0,16 W/m2K: pietra
20 mm; letto di malta 20 mm; battuto di cemento
60 mm; materassino fonoassorbente 30 mm; materiale di riporto 90 mm; piastra in c.a. 15 mm;
isolante 165
10 Lucernario per l’ingresso nel piano interrato
11 Pietra naturale, letto di malta, cls armato impermeabile, 400–600 mm
A Schema del funzionamento energetico dell’edificio
(senza corpi scaldanti)
B Schema aeratore compatto
C Pianta, scala 1:200 con schema die ventilazione
Gasser è direttore dell’ufficio di progettazione GMI
Ingegneria, Dornbirn
Muss è capoprogetto nello stesso studio
Pagina 248
Economizzare attraverso la tipizzazione
Engelbert Spiess
Per mantenere la scaletta delle scadenze, i
lavori sono stati realizzati da pochi artigiani
che lavoravano contemporaneamente sul
cantiere. I lavori al grezzo sono iniziati dall’edificio centrale, in quanto poggia su un
garage interrato. A causa dell’alta falda acquifera, tutti gli elementi a contatto con il terreno sono stati trattati con un additivo impermeabilizzante mentre gli altri elementi non a
contatto con il terreno sono stati eseguiti in
maniera tradizionale. La statica dell’edificio
si basa su una corona esterna portante e
una interna in pannelli di c.a., mentre le pareti degli appartamenti sono in tecnologia
leggera. Importante è stata le predisposizione di un involucro senza ponti termici. I pannelli del balcone sono composti di elementi
prefabbricati in c.a. lunghi sei metri con persiane scorrevoli ante scorrevoli a pacchetto
in rame prepatinato montate sulle struttura
come elementi prefabbricati.
Sezione, scala 1:10
1 Copertura: inverdimento 80 mm; membrana filtro,
strato antiradice drenante, membrana bituminosa
a doppio strato, isolamento termico 300 mm, barriera al vapore; solaio c.a.
2 Membrana bituminosa con scaglie minerali
3 Elementi prefabbricati in c.a. 6000 mm connessi
in modo puntuale
4 Pareti: rivestimento in legno di pino 18 mm; isolante in lana minerale 80 mm; isolante in lana minerale 200 mm; barriera al vapore; c.a. 180 mm;
intonaco interno 15 mm
5 Elemento a quattro ante scorrevoli a pacchetto:
tubolare formato in acciaio inox ¡ 30/20/2 mm;
lamiera in rame prepatinata incollata 0,6 mm
6 Staffa di bloccaggio per l’anta
7 Parapetto in stratificato di sicurezza 12 mm, pellicola in PVB opacizzante
8 Parete di separazione balcone in lastra 8 mm
opaco
9 Elemento finestra: vetrata a tre lastre, telaio, telaio
fisso
10 Pannello in particelle impiallacciato
11 Pavimentazione: parquet prefinito in quercia
15 mm; materassino in sughero; battuto di cemento 50 mm; materassino fonoassorbente
35/30 mm; strato di sabbia livellante 25 mm; c.a.
220 mm
Sezione orizzontale, scala 1:10
1 Elemento a quattro ante scorrevoli a pacchetto:
tubolare formato in acciaio inox ¡ 30/20/2 mm;
lamiera in rame prepatinata incollata 0,6 mm
2 Elementi prefabbricati in c.a. 600 mm connessi in
modo puntuale
3 Parete di separazione balcone in lastra 8 mm
opaco
4 Pareti: rivestimento in legno di pino 18 mm; isolante in lana minerale 80 mm; isolante in lana minerale 200 mm; barriera al vapore; c.a. 180 mm;
intonaco interno 15 mm
5 Staffa di bloccaggio per l’anta
6 Parapetto in stratificato di sicurezza 12 mm, pellicola in PVB opacizzante
∂ Konzept 2002 ¥ 3
7
Elemento finestra: vetrata a tre lastre, telaio, telaio
fisso
L’autore è stato responsabile del cantiere per Neue
Heimat Tirol e dal 2001 è responsabile per l’amministrazione del complesso dei 1200 appartamenti.
Pagina 252
Il complesso residenziale in funzione- La
prima esperienza
Klaus Lugger
Gli appartamenti economici sono molto richiesti a Innsbruck, dove l’affitto e il costo
dei terreni raggiunge i livelli più alti di tutta
l’Austria. In particolare sono rari gli appartamenti in case popolari. La maggior parte degli attuali inquilini del complesso residenziale erano su una lista d’attesa; per un prezzo
24500 Oes/mq al mese escluse le spese di
riscaldamento, circa la metà del normale, si
ottiene un appartamento della Neue Heimat,
l’unica società immobiliare del Tirolo che
non lavora a scopo di lucro. Dato che la
maggior parte degli appartamenti esistenti
viene affittata, la Neue Heimat è interessata
alla riduzione delle spese di gestione. Questo comporta la richiesta di un alto standard
qualitativo nei materiali e nella lavorazione e
una progettazione a risparmio energetico.
Insieme all’architetto abbiamo raggiunto
questo scopo con la costruzione di sei corpi
di fabbrica identici. Un programma di risparmio e il finanziamento ottenuto con il progetto “Case a basso consumo energetico in Tirolo” ci hanno permesso la facciata in rame,
i pavimenti in pietra nell’ingresso, porte in legno massello, pavimenti in legno e un impianto complesso. Per coprire la domanda
di diverse fasce di popolazione del Tirolo,
nel complesso residenziale ci sono i così
detti appartamenti di proprietà, quelli in affitto e nella parte centrale appartamenti per
anziani con un punto assistenza. Anche se
gli appartamenti sono stati venduti tre settimane prima della fine lavori, eravamo preparati alle difficoltà iniziali ad adattarsi all’insolito impianto, nonostante la ditta
produttrice avesse distribuito un video in cui
veniva chiarito l’uso degli apparecchi. Durante la realizzazione ci siamo anche impegnati a soddisfare esigenze particolari, a realizzare modifiche e a creare un ambiente
individuale in ogni appartamento. Le superfici in calcestruzzo a vista dei balconi, considerate troppo puriste dai residenti, sono state ad esempio ricoperte di piastrelle.
Grande disorientamento fu provocato dalle
ante che non erano state mostrate nel prospetto di vendita. Qualcuno le fece addirittura levare. Gli architetti più volte spiegarono
la funzione delle ante per convincere i residenti a lasciarle e così anche chi le aveva
criticate, ha riconosciuto la loro funzione di
protezione e di sicurezza.
Il Dott. Lugger è dal 1989 amministratore delegato
della Neuen Heimet Tirol.
Pianta tipo, scala 1: 250
Tre appartamenti trilocale d’angolo, 85,39 mq
Terrazza, 18,25 mq
Testo in italiano
289 unità abitative con cinque tipi
78 appartamenti in affitto
197 appartamenti di proprietà
23 appartamenti per anziani
34 monolocali
82 bilocali
131 trilocali
50 appartamenti a quattro locali
1 Spazio ricreativo per anziani
Informazioni ulteriori a pag. 358
Pagina 254
Edificio residenziale ad Amsterdam
Architetti: Map, Jose Luís Mateo, Barcellona
L’edificio residenziale progettato da Mateo è
adagiato come un piroscafo di lusso nell’exporto di Amsterdam; costruito sulla punta
estrema della penisola Borneo, il corpo di
fabbrica compatto nasconde numerose unità abitative alternate a giardini, terrazze e
patii. Nella realizzazione di questo progetto
sono stati coinvolti la municipalità, il committente e il costruttore. Con un committente
olandese ed un architetto spagnolo si sono
incontrati due mondi : la ditta di legname del
committente ha garantito la precisa lavorazione dei dettagli e il rispetto dei regolamenti edilizi olandesi, mentre Mateo si è occupato di una combinazione di purismo e
scioltezza mediterranea.
Pagina 256
Area portuale ad Amsterdam: passo dopo
passo una nuova struttura urbana
Gerard Bergens
Un mare di case.
La posizione è magnifica. Tutt’intorno mare
e barche, lo sguardo spazia libero e lontano.
Sulla punta di Borneo, nella zona più orientale di Amsterdam si trova l’edificio residenziale di Josep Lluís Mateo. Dietro l’elegante
facciata del volume compatto si trovano 26
abitazioni unifamiliari. Con balconi, patii, terrazze sul tetto, gli abitanti hanno svariati modi per godersi lo spazio esterno. Apparentemente impossibile da realizzare a causa
dell’alta densità costruttiva in combinazione
con piccole unità abitative, oggi il progetto
comprende sulla penisola Borneo e Sporenburg più di 1500 abitazioni unifamiliari realizzate con ingresso privato dalla strada e una
densità di 100 abitazioni per ettaro.
Alternativa al palazzo su più piani.
Non è corretto mettere a confronto queste residenze con le villette a schiera dei sobborghi di Amsterdam dove la densità costruttiva
è al massimo del 30-40%. Le abitazioni costruite su Borneo e Sporenburg sono un’alternativa alle palazzine costruite dal 1987
nell’area portuale della zona orientale della
città. La maggior parte delle nuove abitazioni
sono distribuite su tre piani e, grazie al 50%
dei volumi dell’intero edificato destinati a terrazze e patii, offrono una nuova tipologia abitativa che permette la privacy di una villetta
in un luogo esclusivo a due passi dal centro
e a diretto contatto con l’acqua. Tutte le abitazioni, che costavano circa 200.000 ™, hanno trovato velocemente un acquirente
9
Il porto dimenticato.
Borneo e Sporenburg sono le ultime penisole nella parte orientale dell’area portuale
soggette ad un ristrutturazione urbanistica.
Negli ultimi quindici anni l’intera area portuale è stata trasformata in un quartiere residenziale. In origine la stazione centrale di
Amsterdam nel 1880 fu edificata su un’isola
artificiale in fronte alla città antica, dopo la
costruzione su un nuovo land di un tratto ferroviario che la circondava. Il porto di Amsterdam, trovandosi ad est del centro fu così
diviso dal nuovo tratto di ferrovia, diventando inaccessibile alle navi provenienti dal
mare. Tra il 1874 e il 1927, venne costruito
ad Est un nuovo porto, approdo per le navi
commerciali dirette verso le Indie Olandesi.
Il nome Borneo e Java lo ricordano ancora.
Dopo la guerra mondiale il porto perse importanza, le colonie olandesi divennero indipendenti e il traffico passeggeri aereo entrò
in concorrenza con quello navale. Negli anni
’60 l’amministrazione ha collocato un grande
interporto a servizio delle navi cargo ad
ovest di Amsterdam. L’area del vecchio porto orientale, nascosta dietro la ferrovia è caduta nel dimenticatoio.
Passo dopo passo.
Negli anni ’80 l’ex area portuale è stata riscoperta e destinata ad essere edificata.
Rem Koolhaas ottenne l’incarico di elaborare un P.R. per lo sviluppo urbanistico della
fascia lungo Het IJ –il nuovo IJ Boulevard. Il
piano venne accantonato per anni : “Troppo
definito”, si disse. E anche un’altra idea,
molto radicale di interrare una parte di binari
e la stazione, regalando nuovamente ad
Amsterdam la sua linea costiera, venne eliminata: “ Troppo costosa”. Infine la municipalità favorì una ristrutturazione prudente e
graduale per sondare il mercato. E passo
dopo passo, anche l’area portuale della zona orientale ha portato a realizzazione il proprio progetto di sviluppo.
Densità costruttiva alta, prezzo alto.
Nell’area portuale orientale sono stati costruiti per lo più edifici residenziali. Dato che ad
Amsterdam l’85% degli appartamenti sono
da affittare, l’intento è stato quello di creare
appartamenti di proprietà. L’alta densità costruttiva su Borneo e su Sporenburg non è
una invenzione dell’urbanista Adriaan Geuze: la città, già negli anni ’80, si era orientata
in questa direzione: alta densità, prezzi alti.
Sulle 4 penisole, il vecchio Veemarkt e dintorni, l’isola KNSM e Java, Borneo e Sporenburg sono stati edificati circa 6000 appartamenti, ciò significa che per ogni unità sono a
disposizione 100 mq inclusa la banchina, le
infrastrutture, le industrie e gli uffici e anche
il verde.
Colorato e molteplice.
La prima area, il Veemarkt, fu realizzata sotto la responsabilità del Comune che scelse
di costruire appartamenti popolari (1987).
Due anni più tardi si cambiò rotta e ogni
area fu progettata da un urbanista diverso:
Jo Coenen progettò monumentali edifici a
blocco molto diversi tra loro ordinati lungo
10
Testo in italiano
un viale e affacciati sull’acqua; Sjoerd Soeters destinò Java a ville esclusive affacciate
su un canale interno; per le due penisole
Borneo e Sporenburg Geuze ha elaborato
un piano urbanistico insieme allo studio
West 8 Landscape Architects & Urban Planners detto il “mare di case” con tre enormi
volumi detti “le meteoriti” che si pongono in
relazione con altri grattacieli situati nell’area.
Rinuncia dello spazio pubblico. Il progetto di
Geuze è insolito quanto il programma definito dal Comune e da “New Deal”, una associazione di tre imprese di costruzione: infatti,
erano previste case unifamiliari la cui realizzazione richiedeva, data l’alta densità costruttiva, la riduzione dello spazio pubblico;
Geuze ha ridotto il verde pubblico al minimo
e ha dimensionato le strade a misura di automobile. Tutti gli appartamenti, a parte le
Meteoriti hanno il loro ingresso direttamente
nella via pedonale. Il 65 % delle auto possono essere parcheggiate su terreni privati
mentre molte delle abitazioni hanno un posto auto coperto nell’area residenziale.
Introverso.
Gli appartamenti hanno un carattere introverso per ottenere un massimo di privacy;
molte delle abitazioni sono state raggruppate intorno a patii e terrazze privati, mentre
solo un paio di edifici hanno un cortile interno con verde comune. Geuze ha sostenuto
che su lunghe e strette isole circondate dall’acqua, l’acqua avrebbe sostituito il verde
“Chi avrà mai bisogno di verde?”; “Il blu è
verde”. Quasi tutte le strade finiscono sull’acqua; insieme ai percorsi pedonali e alle
superfici aperte sono pavimentate tutte con
lo stesso materiale. L’altezza delle facciate
rivestite di mattoni scuri è stata fissata orientativamente sui tre piani; la facciata in legno
di Mateo rappresenta un’eccezione. Anche i
due ponti progettati da West 8 che collegano le due penisole attraggono l’attenzione
per la loro forma slanciata e per il colore rosso chiaro.
Come principio, il caso.
Geuze era relativamente soddisfatto del risultato finale, anche se alcune cose non lo
convincevano; ad es. per le finiture dei patii
gli abitanti non hanno scelto materiali nobili
come si sperava; oppure nel caso delle facciate non si sono differenziate come proponeva il progetto. Per questo “Alcune parti
dell’isola assomigliano ai soliti nuovi quartieri
convenzionali”.
Strutture innovative.
“New Deal” ha realizzato la maggior parte
degli appartamenti. Sulla penisola di Borneo
il Comune ha invece incaricato un’altra impresa. Bouwbedrijf M. J. De Nijs en Zonen,
in qualità di committente e di costruttore con
l’abitudine della sperimentazione, ha unito
due aree per la realizzazione di un progetto
unico, e insieme all’urbanista Adriaan Geuze
ha scelto l’architetto spagnolo Mateo e l’architetto Arne van Herk.
Relazioni olandesi.
Mateo, Van Herk, Honselaar e Geuze hanno
partecipato alla progettazione in stretta col-
2002 ¥ 3 Konzept ∂
laborazione. Si incontravano a Barcellona o
ad Amsterdam. Mateo dava grande importanza al particolare costruttivo, van Herk lo
supportava per i regolamenti edilizi olandesi
e Honselaar elaborava il progetto esecutivo.
Inizialmente tra Mateo e il costruttore ci furono differenze di opinioni sulla gestione del
progetto; nel caso di Borneo l’architetto spagnolo ha mantenuto il controllo del progetto
fino ai costruttivi, cosa insolita in Olanda, dove l’architetto, nel momento in cui la fase di
progetto è terminata perde il ruolo principale.
Particolari costruttivi: contro il vento e l’acqua.
Nel disegno dei particolari costruttivi, si incontrarono difficoltà dovute al fatto che in
Olanda la normativa in edilizia è molto presente. Protezione dall’acqua, dal vento e
isolamento termico sono imbottite di regolamenti da rispettare. “Pioggia e freddo non
sono problemi ben conosciuti dall’ l’architetto spagnolo”, dice Honselaar ridendo. I particolari costruttivi che Mateo aveva previsto,
spesso si sono dimostrati irrealizzabili.
Un modello in dimensioni originali .
L’impresa ha proposto molti tipi di strutture,
ma poiché non si prevedeva di avere problemi di tempo la scelta è caduta su una
struttura con setti in cls armato gettati in
opera. Un’alternativa struttura in elementi
prefabbricati è stata abbandonata per questioni di costi. Anche le facciate in legno sono una proposta del costruttore: De Nijs ha
ideato una struttura in legno di cui sono stati
realizzati modelli in scala 1:1.
Legno e pietra.
La facciata sud e quella est con il loro rivestimento orizzontale in legno hanno un carattere semplice e marino. L’urbanista Geuze non amava particolarmente il legno: “Se
all’inizio è bello, con il tempo diventa povero”. Il materiale e le linee orizzontali differenziano il volume di Mateo dagli altri edifici in
entrambe le isole. Nei primo concetto urbanistico erano prescritti il mattone scuro e la
linea verticale. Gran parte della facciata
nord dell’edificio di Mateo tuttavia non è rivestita in legno ma di mattoni e appare abbastanza pesante anche per il taglio delle finestre. Di fronte alla facciata nord si trovano
le case sulla Zeilmakerstrasse per la quale
ogni acquirente poteva chiamare il proprio
architetto. Le sobrie facciate di Mateo si
pongono in completo contrasto con lo spettacolo di architetture dell’altro lato.
Lo strano parcheggio. Una impresa difficile,
dice Honselaar, fu la combinazione di un
piano terra alto 3,5 metri con un’area a parcheggi. Nel progetto di Mateo invece di porre i parcheggi al piano terra è stata scelta la
soluzione di seminterrare i posti auto ed elevare i piani terra degli appartamenti a quota
1,35 m sopra il piano strada.
Molto rispetto.
L’alta densità edificatoria è stata utilizzata
da Mateo per ottenere una tipologia abitativa insolita e molto riuscita. Le eleganti facciate in legno, le sobrie terrazze davanti alle
porte, l’alternanza di elementi orizzontali e
verticali hanno conferito ai volumi un particolare fascino: l’edificio viene spesso fotografato. Honselaar sorride ancora riguardo al
perfezionismo di Mateo: “Ogni volta che
esce una nuova pubblicazione, dice: “Pensavo che fossimo d’accordo di fissare sotto
un listello in alluminio questa finestra ….”.
Mateo e De Nijs sono nel frattempo un team
sperimentato. Honselaar ha lavorato con
l’architetto spagnolo ancora ad un progetto:
costruiscono un complesso residenziale a
Valserbroek. “E chissà, forse andrà oltre Heerhugowaard…”
L’autore è stato attivo per dieci anni presso AedesMagazine, una rivista specializzata olandese per edilizia sociale. In questo momento lavora come libero
giornalista a Monaco di Baviera.
Pagina 263
Costruire senza confini?
Intervista con Josep Lluís Mateo
La stretta collaborazione tra il Comune, l’urbanista del P.R., l’impresa di costruzioni e
l’architetto ha fatto di Borneo un progetto insolito. In questo caso si sono incontrate due
nazionalità con diverse tradizioni e mentalità. Mateo con il suo modo di lavorare ci ha
dato un’idea del processo progettuale e della differenza culturale tra Olanda e Spagna.
Detail: Potrebbe spiegarmi com’è organizzato
il suo studio?
Mateo: Prima di tutto dovrei raccontare come è nato il mio studio. Ho iniziato a lavorare
come architetto venti anni fa, ma per i primi
dieci anni sono stato impegnato per lo più
come critico e come capo redattore della rivista Quaderns e mi sono potuto dedicare
alla mia professione solo in un momento
successivo. Nel frattempo lo studio si è sviluppato in una struttura professionale organizzata con circa trenta collaboratori. Io sono il responsabile generale, Marta Cervellò
si occupa dell’amministrazione e dell’organizzazione dell’ufficio. Ci sono poi quattro o
cinque capi progetto che lavorano insieme a
team di quattro o cinque architetti. In questo
momento abbiamo moltissimo lavoro.
Come si svolge il processo progettuale?
Lavoriamo dall’inizio parallelamente con modelli e schizzi. All’inizio i modelli sono molto
piccoli, come embrioni, nel tempo si sviluppano fino ad una definizione tecnica precisa, per poi diventare quasi dei prototipi. Un
altro metodo è lavorare sul modello fotografico: si costruisce un modello, si fa una foto
che poi viene elaborata digitalmente. Da poco utilizziamo anche nella fase di progetto
prospettive degli interni molto concettuali,
senza materiali. Si tratta di una rappresentazione dell’ambiente più che del progetto
particolareggiato. I disegni vengono elaborati contemporaneamente al modello. Per il
Centro di Cultura Internazionale da realizzare entro il 2004 a Barcellona, abbiamo rappresentato tutto il progetto iniziale con prospettive digitali degli interni.
Come vengono sviluppati i progetti?
Ovviamente dipende dalle circostanze. Costruiamo prevalentemente all’estero: ad
∂ Konzept 2002 ¥ 3
esempio nel progetto della sede centrale
della Banca Regionale a Chemniz, una gran
parte dei disegni viene prodotta a Barcellona con alcuni collaboratori tedeschi assunti
per il progetto. Inoltre c’è un partner in loco
che si cura della realizzazione. La particolarità di questo progetto è la facciata in alabastro e vetro, molto complessa da realizzare
sia per l’isolamento che per la sicurezza.
Quale progetto ha in previsione in questo momento in Olanda?
Abbiamo da poco vinto un concorso per
l’ampliamento del Parlamento Regionale ad
Harlem. La collocazione in un grande parco
con vecchie preesistenze è molto bella. Al
vecchio edificio vengono aggiunti due nuovi
corpi di fabbrica; la sala plenaria con il foyer
e il ristorante è stata interrata, mentre la parte ad uffici “fluttua” sopra il piano di calpestio. Abbiamo cercato di mantenere il parco
e di trattare con molto rispetto l’esistente. In
questo caso avremo un partner in loco ma la
maggior parte del lavoro si svolgerà a Barcellona; nei fatti vogliamo cercare di mantenere il controllo completo di tutte le fasi di
progetto.
Potrebbe spiegarmi il concetto di base utilizzato a Borneo?
L’idea consisteva nel creare un impianto
compatto e isolato, una sorta di scultura. Il
confine era quasi definito e su tre lati era circondato da acqua. Ovviamente c’erano elementi carichi di tensione come una parte più
alta al centro e il punto di contatto con l’edificato del vicinato. Ne è nato un volume simile ad un capo con vista verso l’acqua.
Quali sono state le particolarità del processo
di pianificazione urbanistica?
C’era Adriaan Geuze che era supervisore incaricato dal Comune di controllare il processo di progettazione. E con lui abbiamo dovuto relazionarci: è stato molto interessante,
la collaborazione è stata molto positiva in
quanto non solo ha collaborato alla realizzazione del progetto, ma ha anche ricoperto il
ruolo di nostro intermediario con l’estero.
Quali erano in vantaggi dal punto di vista urbanistico e costruttivo?
Era stato stabilito un numero massimo di
unità abitative tipo villette a schiera, ne abbiamo costruite un po’ meno. Ogni unità doveva avere un proprio spazio privato in forma di patio, di terrazzo o di loggia e solo in
qualche caso più di tre piani, anche se il
piano terra doveva prevedere un’altezza del
soffitto di 3,5 metri. In tutta l’isola c’erano
facciate in mattoni e io ho trovato una “scappatoia”: tuttora è il mattone molto presente,
ma ho voluto facciate in legno per creare
una relazione con la pavimentazione e naturalmente perché il committente è proprietario di una ditta di legname.
Come è proseguita la collaborazione con l’impresa costruttrice olandese?
I partner olandesi per noi sono dei rappresentanti in loco e con loro ci incontriamo per
prendere decisioni importanti. Lavoriamo insieme sin dall’inizio e naturalmente sfruttiamo le loro conoscenze anche se per noi è
Testo in italiano
sempre stato fondamentale essere partecipi
di tutte le decisioni. Il fatto che abbiamo dei
collaboratori all’estero non significa che gli
affidiamo un progetto.
In quale misura siete coinvolti nel processo
costruttivo dei progetti da realizzare in Spagna?
Sia nei progetti locali che in quelli stranieri
cerchiamo una stretta relazione con la struttura, cioè cerchiamo una definizione fisica
dell’architettura. Per me l’architettura non è
un tema concettuale, ma una questione di
materiali e di forme. Tuttavia l’idea deve porsi in relazione logica con la trasformazione; i
problemi del processo costruttivo sono fonte
d’idee per una struttura. Durante questo processo. La qualità del progetto si innalza in
maniera sensibile; alcuni architetti scompaiono dopo il primo schizzo e non si interessano a come l’idea si è evoluta alla fine del
processo progettuale. Io sono sempre stato
interessato a questo percorso per questo ho
voluto sempre essere presente ad ogni decisione.
Ha dovuto modificare molte delle sue idee originali a causa delle condizioni vigenti all’estero?
A volte di più, a volte di meno, ma ho considerato queste “modifiche” come fonte di
ispirazione. Anche se in Olanda questo lavoro è più dell’ingegnere che dell’architetto. In
Spagna, al contrario, l’architetto è maggiormente integrato nel processo progettuale e
lo segue fino alla fine. Senza l’architetto non
c’è nessuno che organizza e dirige, in quanto in questo mondo di specialisti, non c’è più
chi è capace di regolare l’intero processo.
Se l’architetto non si prende questa responsabilità, non se ne interessa nessuno.
Com’è stato il processo nel caso di Borneo?
Il complesso residenziale di Borneo è un caso particolare: si prenda per esempio anche
solo il fatto che il committente de Nijs en Zonen oltre ad avere l’impresa è titolare di una
ditta di legname. La progettazione si è svolta nel mio studio, ma le questioni importanti
sono state analizzate insieme. Così abbiamo
anche creato un prototipo di facciata in officina che insieme abbiamo analizzato e modificato. Il risultato ha raggiunto un livello
particolarmente alto di finitura. I profilati in
legname grezzo che sono risultati complicati
da fabbricare, sono stati sostituiti da listelli in
alluminio, in questo modo è nata una raffinata struttura di facciata molto ben riuscita.
Sarebbe possibile costruire lo stesso edificio
in Spagna?
Non penso. In Spagna non abbiamo la tradizione delle costruzioni in legno, abbiamo
poco legname, i materiali tradizionali sono il
mattone e la pietra. Posso invece immaginare parti di facciate in laterizio in quanto
esprimono alla perfezione la tradizione spagnola.
La definizione dei particolari costruttivi si è
svolta nello stesso modo?
Ovviamente il nostro clima è completamente
diverso e di conseguenza la relazione con
problemi tipo quello dell’isolamento è stata
diversa.
11
Secondo Lei è possibile trasferire in Olanda la
tipologia della casa a patio dal Sud dove è nata?
Mi sembra decisamente possibile, abbiamo
ricevuto un grande consenso da parte degli
utenti. In questo caso, l’idea di cortili interni
arrivò nonostante Geuze. Aveva previsto costruzioni con densità molto elevata ma basse come case unifamiliari. La differenza dalla tradizionale casa a patio è la quantità di
luce che entra negli interni, concetto molto
presente nel nord, mentre a sud è più in uso
disporre sistemi per ripararsi dal sole. Cortili
come questi con una copertura in vetro non
sarebbero immaginabili in Spagna. Il patio
funge nelle regioni meridionali più da riparo
e da regolatore di umidità. A Borneo abbiamo creato un paesaggio di tetti, un simbolo
per il piccolo mondo domestico che si adatta molto bene alla tradizione collettiva olandese. La gente non si nasconde, c’è apertura, un qualcosa che mi ricorda gli anni ’60.
In Spagna non ci sono aeree collettive?
In Olanda ci sono spazi privati ma che sono
molto più aperti al pubblico: non disturba ad
esempio vedere il vicino di casa. Questo da
noi al sud dove siamo ancora influenzati dalla tradizione araba, sarebbe impensabile.
Questa idea delle zone comuni è di Geuze?
Questa idea è parte del mio progetto, o per
lo meno lo è a questa scala, cioè a livello di
casa-privato e città-pubblico. Accanto c’è
una terza dimensione che funziona come
area comune. Questa soluzione mi sembra
molto attraente per gli abitanti: è un piccolo
paesaggio, una piccola scultura vicino al
paesaggio di mare e fiumi.
L’intervista è stata condotta a Barcellona da Sabine
Drey.
1949
1973
Nasce a Barcellona
Laurea in architettura presso la ETSAB a
Barcellona
1976
Attività di insegnamento presso la ETSAB
1994
Docente presso la ETSAB
1981-90 Editore della rivista “Quaderns d’Arquitectura i Urbanisme”
1991
Fondazione dello studio MAP di
Barcellona
Ha insegnato presso molte Università e Scuole di Architettura europei e americani.
MAP Arquitectos SL
Fondazione: 1991 a Barcellona
Direzione: Josep Luis Mateo e Marta Cervellò (dal
1995)
Collaboratori: 25
Collaboratori all’estero: 10
Collaboratori nel progetto di edilizia residenziale a
Borneo: Florian Marti, Jordi Pagès, Jos Honselaar
Pagina 268
Abitazioni a corte in serie
Quella che a prima vista appare come un’architettura residenziale a blocco in realtà racchiude 26 residenze in linea con 11 tipi diversi di piante. Nonostante la limitazione
attraverso la struttura rigida di setti portanti
in c.a. in combinazione con solai prefabbricati ed pannelli di parete, la morfologia dell’impianto è svariata. Ogni appartamento ha
un ingresso dal garage interrato e uno dalla
12
Testo in italiano
strada, un collegamento interno con una
scala e, in relazione alla posizione, diversi
spazi all’aperto. Le unità esposte a sud hanno a disposizione una veranda su strada, un
patio al piano primo e una terrazza al piano
superiore. Le unità esposte a nord sono rivolte più verso l’interno. Il patio al primo o al
secondo piano e un aggiuntivo spazio a verde si trovano invece nella parte interna dell’edificio. Sul lato orientale gli appartamenti
sono organizzati in maniera differente, si
aprono su una terrazza al terzo piano. Appositamente differenziate sono le pavimentazioni: nel patio elementi in vetro cemento,
nel giardino uno strato di terreno con prato e
per le terrazze piastrelle in cemento o lastre
di legno mentre i tetti piani sono caratterizzati da uno strato di ghiaia. Dall’esterno
l’edificio ha due facciate completamente diverse: verso sud, una facciata in legno in stile marino e verso nord una facciata compatta in clinker. La struttura portante della
facciata è la stessa su entrambi lati e consiste in telai di legno prefabbricati, tamponati
internamente con una lastra in cartongesso
ed esternamente con pannelli in particelle
pressate. La facciata in legno è rivestita con
perline in cedro rosso canadese che nel
tempo dovrebbe assumere una patina grigia, mentre verso nord la facciata ventilata
è in clinker. Le facciate sono arricchite da
una varietà di tipi di finestre: ci sono vetrate
fisse, e ante a ribalta, ante scorrevoli a battente che sono state inserite nel telaio in legno.
Piante, sezioni, scala 1:1600
A Pianta piano interrato; B Pianta piano terra;
C Pianta piano primo; D Pianta piano secondo
Piante, sezione, scala 1:250
A Pianta piano interrato; B Pianta piano terra;
C Pianta piano primo; D Pianta piano secondo
1 Ingresso; 2 Garage; 3 Cavedio aerazione;
4 Soggiorno; 5 Veranda; 6 Camera; 7 Vuoto;
8 Patio; 9 Superficie a prato; 10 Terrazza
Sezione particolareggiata, patio, facciata sud, scala
1:20
Dati sull’edificio:
Superficie abitativa: 3460 m2
Superficie all’aperto: 1036 m2
Sezione particolareggiata patio e terrazza sud, scala
1:20
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Porta in legno iroko 67/114 mm
Vetro cemento in telaio di cls. prefabbricato
3300/2100 mm
Elemento prefabbricato in cls. 350/210 mm
Tubolare in acciaio | 85/85 mm
Profilo in acciaio ad ‰ 220 mm
Lamiera stirata di metallo 20 mm
Lastra di policarbonato 10 mm
Profilo in acciaio zincato
Lastra in cls 400/400/30 mm, membrana bituminosa, schiuma rigida 100 mm, sottofondo livellante 20-80 mm, soletta in c.a., elementi prefabbricati 210 mm
Perline di rivestimento in cedro con guinto maschio-femmina 18/25 mm; listelli 38/38 mm; barriera al vento; pannello in compensato impiallacciato 9 mm; isolante 80 mm; pannello in
cartongesso 12,5 mm
Tubolare in acciaio | 38 mm
Profilato in acciaio a } 38/30 mm
Distanziatore in legno 33/38 mm
Elemento in legno 10 mm
Profilato in acciaio a 140, zincato
2002 ¥ 3 Konzept ∂
Sezione particolareggiata facciata nord, scala 1:20
1 Strato di ghiaia 50 mm, membrana bituminosa;
schiuma rigida 100 mm; sottofondo livellante
20-80 mm; soletta in c.a., elementi prefabbricati
4700/1000/210 mm
2 Clinker 100/210/51 mm, listelli 38/38 mm, barriera
al vento; pannello in compensato impiallacciato 9
mm; isolante 80 mm; barriera al vapore; pannello
in cartongesso 12,5 mm; elementi montanti e traversi in cedro, prefabbricati 40/120 mm
3 Finestra in legno di cedro 67 mm, vetro camera
4 Parquet 20 mm; sottofondo 50 mm; soletta in c.a.
elementi prefabbricati 210 mm
5 Profilato in acciaio per il fissaggio degli elementi
in legno
6 Lamiera in alluminio
7 Pietra arenaria 100 mm
8 Clinker 100 mm
9 Elementi prefabbricati in c.a. 460/600 mm
10 Piantumazione, strato di terra 250 mm; membrana; schiume rigida 100 mm; soletta in c.a. elementi prefabbricati 210 mm
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L’edificio e i suoi inquilini
I 26 appartamenti di Mateo sulla penisola di
Borneo sono stati venduti velocemente. Ad
Amsterdam prezzi da 175.000 a 300.000 ™
per una superficie da 110 fino oltre 200 mq
sono considerati ancora economici. Benché
le unità siano state costruite con una densità
particolarmente alta, i residenti non si sentono costretti ma sostengono di avere molto
contatto con l’esterno e che “l’acqua non è
mai noiosa”. Non ci sono stati problemi a trovare tre famiglie che ci mostrassero gli appartamenti.
Un posto in città, Cisca Jacobs (con il compagno e un bambino), Stokerkade 126, 150 mq,
215 000 ™
“Inizialmente eravamo orientati per una casa
esposta a sud, per il sole e le molte terrazze.
Purtroppo in seguito all’assegnazione delle
abitazioni abbiamo potuto acquistarne una
esposta verso nord. Dal disegno era difficile
vedere come la luce entrasse negli spazi e
ci ha colto di sorpresa che il pavimento del
patio in vetro portasse così tanta luce all’interno. Il soggiorno, nella parte davanti è alto
3,3, metri, poi si salgono alcuni gradini e
sotto il patio raggiunge i 5,7 metri. Peccato
che la terrazza si trova al secondo piano.
Nonostante le case siano costruite una accanto all’altra sulla terrazza ci si sente liberi.
Gli abitanti degli appartamenti esposti a sud
non sono quasi mai sulla terrazza sul tetto,
usano il grande balcone davanti all’abitazione. Quello che mi manca sono i negozietti e
i piccoli locali che c’erano ad ogni angolo
dove abitavamo prima. Borneo è comunque
un posto in città. Molte persone d’estate si
fermano all’aperto davanti alla porta o davanti all’acqua. C’è poco verde ma per questo abbiamo la nostra barca davanti all’ingresso. Molti visitatori guardano il quartiere.
Purtroppo la facciata della nostra casa è noiosa. La gente si ferma davanti alla nostra
porta solo per guardare l’architettura dall’altra parte della sponda”.
Il fascino del tempo grigio. Riekje van Osnabrugge (con il compagno e due bambini),
Borneokade 345, 140 mq, 220 000 ™
“Prima abitavamo sull’isola vicina. Mentre
aspettavamo il nostro secondo bambino abbiamo iniziato a cercare una casa più grande. Abbiamo chiesto a New Deal un appartamento a quattro stanze. Abbiamo avuto la
fortuna di una prima scelta e ci siamo subito
decisi per un’abitazione esposta verso sud,
per la bella vista e per il sole. Ovunque in
casa abbiamo la vista dell’acqua, l’acqua
non annoia mai, crea atmosfera anche
quando il tempo è grigio. La terrazza sul tetto e il patio non li utilizziamo quasi mai. La
casa ha solo un punto negativo: la pavimentazione in vetro lascia entrare molta luce, ma
in inverno anche molto freddo. Non siamo
mai vissuti in una casa così tranquilla. La
densità costruttiva non è un problema, talvolta sentiamo dei bambini, e allora? Siamo
in città! Da poco anche qui parcheggiare è a
pagamento e chi ha già un garage non ottiene una aggiuntivo permesso di parcheggio.
Per questo la banchina è molto più bella e i
nostri ospiti trovano sempre posto”.
Sull’angolo aperto. Feico Zwerver e Giannina
Scarteddu, Stokerkade 134, 200 mq,
445 000 ™ (originariamente 295 000 ™ )
Quando questi appartamenti vennero messi
in vendita, non stavamo cercando casa, ma
un’amica parlandocene ci ha entusiasmati.
La casa è grande e la posizione fantastica:
quasi non c’è traffico e la vista dell’acqua,
con molte barche è sempre vivace. La casa
offre esattamente quello che Mateo prometteva nel prospetto per la vendita: luce, aria e
acqua. Quello che più ci piace è che si ha
molto contatto con l’esterno. Il piano terra
sopraelevato offre vista e allo stesso tempo
anche privacy. Le finestre sono a volte diaframmate da lamelle in legno; nel soggiorno
ci sono per questo motivo zone private e zone aperte, e senza aver bisogno di tende. In
bagno avremmo voluto le tende, ma dietro le
lamelle in legno non stavano bene e abbiamo pensato di mettere vetro opaco. Anche
dal letto abbiamo la vista verso il mare. La
luce cade attraverso l’ampio corpo scala all’interno della casa.
Vista del fronte, piante, scala 1:600
1 Stokerkade 126
2 Stokerkade 345
3 Sttokerkade 134
A Pianta piano terra
B Pianta piano pzimo
C Pianta piano secondo
Gli inquilini sono stati interuistati da Gerard Bergers