LA VOCE DEL POPOLO il pentagramma ce vo /la .hr dit w.e ww Marco Polo e il viaggio della vita Il viaggio come metafora del cammino tortuoso ed erto della vita, con tutte le sue ansie, le aspettative, le ambizioni, e quella curiosità, vista come mezzo di ricerca, di spinta costruttiva che non dovrebbe mai abbandonarci e che ci porta a compiere imprese eccezionali, straordinarie, inimmaginabili. Un percorso che spesso porta alla scoperta di mondi fino ad allora sconosciuti, di culture diverse, ma anche di noi stessi, della nostra libertà, della comprensione e della tolleranza verso gli altri. Marco Polo è un po’ il simbolo di tutto questo. Ma è anche sinonimo di avventure fantastiche, di luoghi lontanissimi e misteriosi. “Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le diversità delle regioni del mondo, leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran diversitadi delle genti d’Erminia, di Persia e di Tarteria, d’India e di molte altre province. E questo vi racconterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro [...]. Ma desidero voi sappiate che, da quando Iddio creò Adamo fino ai giorni nostri, né Cristiano, né Pagano, né Saraceno o Tartaro, e neppure alcun uomo di qualsivoglia generazione non vide né cercò tante cose meravigliose del mondo come fece messer Marco Polo.” È la premessa di Rustichello da Pisa (capitolo I) a “Il Milione”, opera saggistico-biografica che egli, prigioniero a Genova insieme al Polo, scrisse sotto dettatura di questi, forse nel 1298 (dopo la battaglia di Curzola del 1298, tra genovesi e veneziani). Tra itinerari reali, immaginari e allegorici, c’è questo atteso, ambizioso progetto su Marco Polo, mercante, ambasciatore e viaggiatore italiano-veneziano nato a Curzola (così dicono), ideato dal Teatro nazionale croato “Ivan de Zajc” di Fiume in collaborazione con l’International Artistic and Cultural Centre (IACC) di Roma. Potremmo definirlo come una sorta di materializzazione dell’idea della musica intesa come viaggio geografico e interiore, come grande forza di comunicazione e di lavoro collettivo. L’opera, intitolata semplicemente “Marco Polo”, è uno degli spet- tacoli lirici che più incuriosisce della stagione teatrale fiumana 2012/2013, presentata qualche settimana fa. La prima mondiale è prevista il 23 aprile del prossimo anno, come anticipa il sito online dell’IACC. Musicata dal triestino Daniele Zanettovich (classe 1950), su libretto di un letterato milanese, Fabio Ceresa, il lavoro “pesca” liberamente nei capitoli 40, 41 e 42 del “Milione”. Le vicende narrate presentano inquietanti analogie con il nostro tempo, rileva Enrica Guarini, direttrice artistica dell’IACC, e cita il racconto sul Veglio della Montagna e la Setta degli Assassini che si insediò sul Mar Caspio intorno al 1091 e venne distrutta da Hulagu, fratello di Kubilai nel 1257. Gli Assassini o fida’iyyin (letteralmente “quelli che si sacrificano”) erano indotti a giustiziare i loro nemici politici e religiosi e, quindi, quel che dice Polo risponde a verità. L’opera, si apprende, dovrebbe essere strutturata in tre parti: nella prima siamo alla corte di Kublai Khan– condottiero mongolo, fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan –, dove Marco Polo ha ormai la veste di Ministro e consigliere del sovrano; nella seconda parte si passa nella dimora e nel giardino del Veglio della montagna, per tornare infine alla corte di Kublai. La vicenda si impernia sul tentativo di uccidere il Khan da parte degli Assassini comandati dal Veglio della Montagna con l’aiuto di un complice a corte. La Setta è formata da giovani che, sotto l’effetto della droga, compiono efferati omicidi, tutti rivolti a gente di potere. Un altro importante elemento della storia è l’amore della principessa Alania, figlia di Kublai, per Argon, giovane guerriero della guardia imperiale. Marco Polo riesce a sventare il piano dell’assassinio, a liberare i giovani drogati, e a fare incriminare la colpevole Bolkana, vedova e cognata di Kublai, che anelava al trono. Il finale vede trionfare l’amore di Alania e Argon, che la droga e l’odio di Bolkana avevano diviso; Marco, acclamato dal popolo, riporta la pace sull’impero di Kublai. L’opera, quindi, non tratta la vita di Marco Polo, ma è piuttosto un omaggio a un grande viaggiatore, a un grande uomo che ci ha avvicinato sì la cultura orientale, musica An no VII • n. 2 201 o i l g 61 • Mercoledì, 25 lu ma non ha avuto paura di denunciare anche verità pericolose, come le lotte per il potere e altre tematiche che in effetti sono universali e quindi sempre attuali. Un’opera teatrale con uno spartito musicale dinamico, bene elaborato sotto l’aspetto musicale, intellettuale e psicologico. Se il progetto si potrà realizzare, precisa la Guarini (un precedente tentativo non era andato in porto), è proprio grazie alla disponibilità del Teatro di Fiume, che ha accettato di rappresentare l’opera nell’aprile del 2013 con cinque recite, di cui probabilmente una a Zagabria. “Sarebbe veramente auspicabile che nel 2013, anno del bicentenario verdiano (a proposito lo “Zajc” proprorrà l’ “Aida” in coproduzione con il TNC di Zagabria, con la regia di Balázs Kovalik e la direzione di Antonello Allemandi, ndr ), anche un teatro italiano mettesse in programma un melodramma scritto secondo tutti i dettami della nostra tradizione lirica, a dimostrazione di quanto quest’arte, per cui siamo conosciuti in tutto il mondo, sia ancora viva nella nostra mente e nel nostro cuore”, conclude la direttrice. La regia è stata affidata a Ozren Prohić, a dirigere l’orchestra sarà Nada Matošević Orešković; ancora prematuro parlare di interpreti, anche se c’è già stato un “casting”. Qualche cenno sul compositore. Daniele Zanettovich è figlio del violinista Renato Zanettovich, ha compiuto a Trieste i suoi studi musicali sotto la guida di Dario De Rosa e di Giulio Viozzi, diplomandosi in composizione, pianoforte, musica corale e direzione di coro e in strumenti a percussione. La sua carriera è iniziata alla tastiera del pianoforte con la vittoria nel 1963 alla IV Rassegna Nazionale allievi pianisti della Spezia. Dalla fine degli anni ’60 si è dedicato alla composizione, ottenendo le prime affermazioni al Concorso Internazionale di composizione “G. B. Viotti” di Vercelli (1967/1968/1969) e vincendo negli stessi anni il “premio del pubblico” nelle due prime edizioni del Concorso Nazionale di composizione R. Zandonai di Rovereto. I suoi lavori sono pubblicati dalle maggiori case editrici in materia; inoltre si è esibito pure come direttore d’orchestra. (ir) 2 musica Mercoledì, 25 luglio 2012 INSEGNARE MUSICA Docente presso le elementari italiane e la Waldorf di Fiume La «missione» di Davide Gugić: plasmare la personalità dei giovani attraverso le note di Viviana Car E ntra nel mondo della musica ancora piccolo, per interesse personale, anche perché in famiglia le note sono di casa. Davide Gugić, giovane docente di cultura musicale presso le elementari italiane di Fiume, nonché alla scuola steineriana – conosciuta anche con il nome di scuola Waldorf –, non ha mai smesso di istruirsi poiché “anche ascoltando i miei alunni imparo qualcosa di nuovo, di diverso”. Il percorso musicale di Davide inizia al Centro studi di musica classica dell’Unione Italiana “Luigi Dallapiccola”, sotto la guida del maestro Roberto Haller; continua alla Scuola di musica di Fiume, per perfezionarsi al Conservatorio Etnologo, etnomusicologo ed organologo Roberto Starec, stimato studioso delle tradizioni popolari istriane di David Di Paoli Paulovich “Giuseppe Tartini” di Trieste, diplomandosi in viola e didattica. Ma suona discretamente, come ci conferma, anche il pianoforte e la chitarra. Come mai un giovane musicista entra nel mondo educativoistruttivo? “Mi sono avvicinato alla didattica e alla pedagogia al secondo anno del Conservatorio, durante un seminario della scuola Waldorf, e sono rimasto nel campo. Ho trovato una via da seguire, insegnando, plasmando e avvicinando i giovani alla musica, alla cultura musicale, ai suoni, ai ritmi”. Terminato il Conservatorio, Davide ritorna a Fiume. Dapprima inizia a insegnare alla scuola steineriana per poi aggregarsi alla grande famiglia della Comunità nazionale italiana come docente di cultura musicale alla scuola elementare “San Nicolò”, quindi alla “Gelsi” e alla “Belvedere”, continuando però anche il percorso waldorfiano. Differenti approcci pedagogici Il dottor Roberto Starec di Trieste in una conferenza a Palazzo Manzioli Nato a Trieste poco dopo il termine del Secondo conflitto mondiale, Roberto Starec (1949 – 2012) fu etnologo, etnomusicologo ed organologo, raccogliendo egli non solo la tradizione orale vocale ma anche studiando gli strumenti musicali tradizionali dal punto di vista storico e delle tecniche tecniche costruttive e conservative. Ebbe incarico d’insegnamento per Storia delle tradizioni popolari presso la facoltà di Scienze della formazione ed Etnomusicologia (corso integrativo di Storia della musica) dell’Università di Trieste, e presso la facoltà di Lettere dell’Università di Padova, imprimendo la sua personalità aperta nel contesto culturale della musicologia italiana e di quella dei paesi contermini (Slovenia e Croazia), ov’egli frequentemente fu apprezzato relatore, sia nell’ambito nazionale italiano che in quelli sloveno e croato. Starec fu tra i protagonisti della seconda generazione della nuova disciplina dell’etnomusicologia, che si sistematizzava in Italia dagli anni Cinquanta in poi. In questo filone di studi e ricerche emerge, infatti, la valente operosità di Roberto Starec, che principalmente operò nell’area adriatica orientale, collaborando strettamente con le istituzioni più importanti del mondo culturale istriano (Centro di ricerche Storiche di Rovigno e Istituto Regionale per la Cultura istriana, fiumana e dalmata). Nel corso della sua carriera accademica egli realizzò campagne etnografiche e registrazioni di musica di tradizione orale nell’area del Friuli e nell’Istria ed in alcune aree delle penisole iberica e balcanica, della Turchia e del Vicino Oriente. Tra le sue principali pubblicazioni debbono essere ricordate quelle afferenti l’Istria, tra gli anni Ottanta e Novanta, in cui emer- ge la sua competenza di etnomusicologo (“Canti e musiche popolari dell’Istria veneta”, Milano, 1984; “Il repertorio etnomusicale istro-veneto”, Trieste,1991) ed organologo (“Strumenti e suonatori in Istria”, Udine, 1990), ma anche di etnologo (“Mondo popolare in Istria: cultura materiale e vita quotidiana dal Cinquecento al Novecento”, Trieste - Rovigno, 1996,) e quelle afferenti il Friuli (tra le varie, “Canti rituali del Friuli”, Milano-Bologna, 1988). Nell’ultimo decennio la sua passione lo conduce all’edizione del “Canzoniere Triestino” (Trieste, 2001), monumentale raccolta documenti musicali di tradizione orale; merita cenno anche, tra le ultime opere di Roberto Starec, quella intitolata I canti della tradizione italiana in Istria (Trieste, 2004), nella quale sono radunate le ultime rilevazioni sul campo di tradizioni polivoche ormai quasi scomparse. L’opera è la sintesi di lunghissime ricerche avviate nel 1983, di cui lo studioso triestino offre nel corso dei decenni molteplici contributi per lo studio del canto popolare istriano di matrice latino-veneta. Ma la sua fatica, oltreché di etnomusicologo, si dirige anche all’altra sua passione: l’etnologia. Escono alla luce in questo campo, fra le ultime opere, Coprire per mostrare, ovvero l’abbigliamento nelle tradizioni istriane dal XVII al XIX secolo, pubblicato in collaborazione con la Comunità degli Italiani di Dignano (Trieste, 2002), e, infine, il volume “Istria contadina: strumenti tradizionali del lavoro agricolo” (Trieste, 2010). Lo si ricorda, infine, non solo quale attento studioso, ma pure quale divulgatore delle tradizioni popolari della penisola istriana, attirando l’attenzione su repertori e modi esecutivi tradizionali del canto popolare istriano. “L’insegnamento all’istituto steineriano – spiega Davide Gugić – si basa su un metodo pratico, quasi artistico, dove ai ragazzi viene data la possibilità di spaziare liberamente in vari campi, con un programma specifico che in un ciclo più lungo (otto anni di studio) si unifica con i programmi delle scuole pubbliche. Specifico, i primi sei anni sono diversi ma non differenti. Le materie artistiche sono più presenti che nelle statali, con due ore settimanali e il coro obbligatorio per tutti. I ragazzi riescono, parlo del campo musicale, a sviluppare una propria personalità, esperimentano con i suoni e trovano il genere preferito, che può cambiare con gli anni. Negli altri istituti, come sappiamo, le ore di musica sono limitate ad una alla settimana, con la partecipazione al coro scolastico come materia opzionale. Anche qui si riesce a fare tanto, poiché tutti i ragazzi amano la musica, anche se nella maggioranza si tratta di musica moderna, spesso quella che va forte in quel dato momento. Qui si può parlare di moda nella musica”. Davide non si reputa il classico professore di materia in quanto, pur seguendo il programma, cerca di offrire ai suoi allievi numerose vie di apprendimento e approfondimento. Dunque, la limitazione del- le ore scolastiche non limita il lavoro. Divertire e coinvolgere Per avvicinare i giovani ai grandi musicisti che hanno fatto storia, Davide si basa su parti di biografie interessanti, storie e aneddoti e qualche episodio divertente il tutto condito con l’ascolto di pezzi tratti dagli opus artistici, ma in modo moderato. “L’allievo deve sapere ascoltare i pezzi musicali – puntualizza il prof – e collegarli con un dato autore/interprete. In questo caso il ruolo del docente è quello di spiegare, con poche parole, l’opera in questione, in quale contesto è stata composta e perché. Poche informazioni, che rimarranno impresse nel bagaglio educativo individuale di ogni alunno. Lo stesso metodo va usato per le grandi composizioni operistiche. L’autore, l’aria o le arie più conosciute e un pizzico di storia. Un domani, l’allievo ascoltando il pezzo, ricollegherà subito questi dati”. No alla «spazzatura» “Passando alla musica moderna, che pure fa parte del programma scolastico, tento di invogliare i giovani a dividere la buona musica dalla ‘spazzatura’, soprattutto per quanto riguarda i testi. I ragazzi sono invitati a proporre una nota canzone e poi la cantiamo in classe. Ovviamente, il testo deve essere appropriato, può trattare amore, libertà, temi sociali, ma mai essere volgare, offensiva o peggio ancora. In questo caso, l’alunno ‘colpevole’ della proposta riceve un compito supplementare, tipo scrivere una relazione sul tema, per capire l’improprietà del testo e del suo significato”. La musica è anche arte pratica, è una componente fondamentale nella formazione della personalità del singolo. E va imparata attraverso l’uso di semplici strumenti musicali, che forse nel futuro avvicineranno gli alunni allo studio più approfondito di uno strumento specifico o al canto, corale o solistico. Durante una gita istruttiva sull’isola di Cherso, Davide ha voluto sperimentare con i suoi allievi il canto gregoriano e le ballate dei trovatori. “Posso affermare che l’incontro è stato positivo e i ragazzi hanno dimostrato un interesse profondo per questi generi”. Con la viola verso atmosfere irlandesi Davide Gugić alle prese con il complesso formato dal fratello Adam e da alcuni amici Nel tempo libero, poco purtroppo, Davide ama riprendere in mano la viola e, assieme a un gruppo di amici, tutti musicisti, tra cui anche il fratello Adam che suona la batteria, dedicarsi ai vari progetti. In questo periodo l’interesse è legato a un repertorio di musica tradizionale irlandese da “ascolto”, caratterizzata da sonorità particolari dovute agli strumenti e ai tipi di composizione, e qui la viola fa da padrone. Per ora si esibiscono solo tra amici, ma un domani chissà; per ora rimane solo un passatempo che permette a Davide di rimanere sempre e comunque legato alla musica. musica 3 Mercoledì, 25 luglio 2012 Il basso-baritono di fama internazionale è tornato per la terza volta a Duecastelli Giorgio Surian, il Maestro fa strada ai suoi allievi di Sandro Petruz O rmai sono tre anni che Giorgio Surian, basso-baritono di fama internazionale trova il tempo per partecipare al progetto di rivitalizzazione delle antiche rovine di Duecastelli che si trovano sul territorio del Comune di Canfanaro e che necessitano di forti investimenti di ristrutturazione. Surian che è uno dei più ricercati e acclamati cantanti lirici degli ultimi anni ha presentato nell’incantevole cornice della Basilica di Santa Sofia, nel cuore di Duecastelli, quattro dei suoi allievi dell’Accademia di musica di Zagabria. Nella prima parte del programma, che è andata in scena il 13 e il 14 luglio, gli studenti hanno proposto diverse arie e duetti tratti da “Le nozze di Figaro”, di Mozart, con Leon Košavić nel ruolo di Figaro, Ilijana Korać nel ruolo di Susanna, Matija Meić nel ruolo del conte e Ana Zebić nel ruolo della contessa. Il repertorio è stato completato con la romanza “Quando me’n vo’”, tratta da “la Boheme”, di Puccini, “Rivolgete a lui lo sguardo” e “Madamina, il catalogo è questo”, di Mozart, “Una voce poco fa” dal “Barbiere di Siviglia”, di Rossini, e infine lo stesso Surian ha interpretato le “Medaglie incomparabili” tratto da “Il viaggio di Reims”. Nella seconda serata, gli studenti hanno proposto le arie e i duetti del “Flauto magico”, di Mozart e due arie di Donizetti, “Come Paride vezzoso” da “L’elisir d’amore” e “Regnava il silenzio” da “Lucia di Lammermoor”. Anche la seconda serata si conclusa con un’esibizione di Surian, che ha di nuovo entusiasmato il pubblico con “La calunnia è un venticello” da “Il barbiere di Siviglia”, di Rossini. Alla fine abbiamo colto l’occasione per incontrare il Maestro, che ci ha colpito per disponibilità e modestia. Com’è nata l’idea di partecipare al progetto di Duecastelli? “Grazie all’amicizia che mi lega ad Alojzije Prosoli, il responsabile del progetto del Festival di musica antica di Duecastelli, che tre anni fa mi offrì la possibilità di esibirmi assieme ai miei figli Leonora, Giorgio jr. e Stefano, con il musical ‘Jalta, Jalta’. Da quel momento abbiamo pensato di proporre qualcosa di nuovo, per dare un apporto al Festival di musica antica, che da dieci anni si organizza a Canfanaro per aiutare la ristrutturazione di Duecastelli. Per questo “Duecastelli è un fantastico banco di prova per questi ragazzi che vantano già diverse esibizioni al Teatro nazionale croato (HNK). Con un pubblico che con il suo entusiasmo ti sostiene per tutta la serata, diventa più facile esibirsi. In quest’occasione, i due soprano Ilijana «Mio padre è nato a Valdarsa, per cui porto l'Istria nel mio cuore, assieme a Zagabria e all’Italia, che è il Paese che mi ha dato tutto dal punto di vista professionale» motivo abbiamo scelto le arie e i duetti più famosi delle opere più conosciute, per far avvicinare il maggior numero di persone a questo Festival. Lo scorso anno mi sono esibito con Martina Zadro e in questa nuova edizione ho portato la prima volta alcuni dei miei allievi dell’Accademia di Zagabria a Duecastelli”. Un patrimonio da tutelare Finora a Duecastelli ha presentato per la maggior parte dei classici dell’opera buffa, come mai ha scelto questo genere operistico? “Si tratta di una scelta ponderata per non rendere troppo pesante queste serate dedicate all’opera. Conosco abbastanza bene il pubblico di Canfanaro, e fare anche diverse arie di seguito del baritono o del soprano, può allontanare l’interesse delle persone che non sono appassionate del genere. In quest’ottica mi sono messo in gioco in prima persona e ho introdotto ogni singolo pezzo presentato dai miei allievi, cercando di ‘sdrammatizzare’ e rendendo più piacevole e comprensibile l’esibizione alle persone che non conoscono l’italiano e il tedesco. Bisogna cercare di trovare quella lettura divertente della situazione, che serve anche a tranquillizzare anche gli studenti che possono avere così maggiore confidenza e meno stress”. I suoi allievi sono stati all’altezza, com’è andata la loro prova in queste due serate? e Ana hanno persino debuttato con delle arie tra le più difficili per una carriera da professionista, e se non hai il sostegno e la comprensione del pubblico, ogni errore si paga molto caro. Il periodo giusto di preparazione per debuttare con queste opere richiede un lavoro e una carriera di diversi anni. Ogni esibizione è un passo importante per preparare dei ruoli così difficili, acquisendo quella sicurezza scenica che è fondamentale per questa professione. All’Accademia lavoriamo su ogni aspetto di un cantante lirico e prove come questa ci danno la possibilità di correggere le imperfezioni, per riuscire a preparare i ragazzi in modo adeguato alle esigenze reali del mondo della lirica. Sono ragazzi con la stoffa per una carriera di livello internazionale, ma hanno ovviamente ancora molto lavoro da fare, e ci sono diversi fattori che difficilmente sono prevedibili, e che possono fare la differenza, ma quello che più importa è non perdere mai la voglia di lavorare e perfezionarsi. Quanta emozione cantare in Istria Che sensazioni prova un cantante del suo livello ad esibirsi in questo borgo? ”Per me cantare a Duecastelli, o al Metropolitan o alla Scala, non cambia molto, perché l’emozione che devi trasmettere richiede sempre massimo impegno. Sono posti diversi, ma la persona è sempre una e unica, e ho capito che devo sempre dare tutto me stesso ogni volta che canto, anche perché ho dedicato la mia vita a questa professione. Cantare in Istria per me ha anche un significato particolare dato che mio padre è nato a Valdarsa e porto questa regione nel mio cuore assieme alla Città di Zagabria e all’Italia, che è il Paese che mi ha dato tutto dal punto di vista professionale. Più passano gli anni e più cresce il magnetismo e il fascino che l’Istria ha su di me come paese di origine della mia famiglia, e sono convinto che avrà sempre un ruolo più importante nella mia vita”. Quali sono i suoi progetti per il futuro? “Il mio prossimo impegno mi vede a settembre al Metropolitan di New York con ‘Otello’ e ‘Turandot’ e a seguire con ‘Simon Boccanegra’ e la ‘Tosca’ in Svizzera. Proprio con ‘Otello’ debutterò nel ruolo di Iago come baritono drammatico; le mie precedenti interpretazioni mi vedevano come basso cantabile. Credo che questo cambiamento in realtà sia la chiave migliore per la mia vocalità. Se continuo ad allenare e mantenere in forma la mia voce credo di aver davanti almeno 5-6 anni di carriera a questi livelli, e con un po’ di fortuna e salute possono continuare per altri 10 anni. Per quanto riguarda il futuro del programma di Duecastelli ho in mente di proporre l’intermezzo comico ‘Il maestro di cappella’, di Domenico Cimarosa, e di ritornare con i miei allievi”. Tutti i suoi figli si occupano di canto, mentre la sua passione per la lirica è sbocciata già all’età di dieci anni. Ci può raccontare come nasce una passione del genere? “Ricordo che da bambino ascoltai l’’Aida’, la davano sulla radio, a Fiume, e subito decisi di approfondire questo nuovo mondo che mi si poneva davanti. Iniziai così a collezionare tutti i vinili che riuscivo a trovare con le incisioni dei cantanti lirici contemporanei. La mia passione con gli anni è sempre cresciuta e sin da piccolo ho fatto parte del Coro della ‘Fratellanza’ della Comunità degli Italiani Fiume e dopo aver frequentato l’Accademia di musica di Lubiana e il Conservatorio di Trieste e Padova, ha avuto la mia grande occasione superando le selezioni per il Centro di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala. A causa del servizio di leva sono ritornato nell’allora Jugoslavia e ho dovuto abbandonare momentaneamente la mia carriera, che è ripresa con il debutto in ‘Ernani’, del maestro Riccardo Muti, che mi ha dato la possibilità di emergere. Per quanto riguarda la passione dei miei figli, sono convinto che la scelta di non forzarli sia stata quella giusta. Tutti e tre non volevano sentir parlare di musica all’inizio ma poco a poco questa passione s’insinuata tra loro e oggi hanno delle carriere importanti e abbiamo già un musical alle spalle e diversi progetti in cantiere”. Da Fiume ai teatri di tutto il mondo Dopo aver iniziato gli studi musicali a Fiume, sua città natale, ha frequentato l’Accademia di musica di Lubiana e il Conservatorio di Trieste e Padova. A Milano si iscrive presso il Centro di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala, dove inizia la sua brillante carriera che oltre a Milano lo vede calcare i palcoscenici più famosi del mondo come il Metropolitan di New York, Royal Opera House di Londra, Staatsoper di Vienna, l’Arena di Verona, Opera National di Parigi, El Liceu di Barcellona,Bolshoi di Mosca, La Fenice di Venezia e altri. Grazie alla sua straordinaria estensione vocale, spazia con estrema facilità dal repertorio barocco alle più complesse partiture moderne. Nella sua carriera ha ricoperto più di 160 ruoli diversi, tra opere, messe cantate, oratori, in cui si è distinto per le sue capacità vocali di basso e basso-baritono. Canta in italiano, croato, francese, tedesco, portoghese, russo, ceco, latino e inglese. Si esibisce sotto la direzione dei più grandi direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Carlos Kleiber, Riccardo Muti, e Seiji Ozawa e collabora con registi di primissimo livello come Franco Zeffirelli, Ugo De Ana, Luca Ronconi, Werner Herzog e Andrei Konchalovsky. Per il suo contributo artistico dato nel canto nel 1996 è stato insignito dall’onorificenza “Ordine della Danica croata con l’immagine di Marko Marulić” dal presidente della Repubblica Croata. Nel 2006 riceve il premio Milan Pihler per il ruolo di Don Alfonso nell’opera “Così fan tutte“, nel 2008 il premio lirico internazionale “Mario Tiberini”, e nel 2009 il premio “Milka Trnina”. Nel 2008 inizia ad insegnare presso l’Accademia di Zagabria. 4 mus Mercoledì, 25 luglio 2012 INTERVISTA Elvis Stanić, ideatore e organizzatore, riassume le dodici edizioni del Avvicinare il jazz al grande pubblic è una delle cose più difficili da desc di Marin Rogić P arliamo di jazz, genere musicale di origine statunitense, nato nei primi anni del XX secolo nelle comunità afroamericane del sud degli Stati Uniti. Frutto di una confluenza di tradizioni musicali africane ed europee, le sue caratteristiche peculiari sono l’uso intenso di improvvisazione, il ritmo swing spesso sincopato, la poliritmia e il tono malinconico dato dall’uso delle blue note. Sin dai primi tempi, il jazz ha incorporato nel suo linguaggio i generi della musica popolare americana, dal ragtime, al blues, alla musica leggera e colta dei grandi compositori americani. In tempi più recenti, il jazz si è mescolato con tutti i generi musicali moderni anche non statunitensi, come il samba, la musica caraibica ed il rock. Il jazz si è trasformato, nel corso di tutto il XX secolo, evolvendosi in una grande varietà di stili e sottogeneri: dal dixieland di New Orleans dei primi anni, allo swing delle big bands negli anni Trenta e Quaranta, dal bebop della seconda metà degli anni Quaranta, al cool jazz e al hard bop degli anni Cinquanta, dal free jazz degli anni Sessanta alla fusion degli anni Settanta, fino alle contaminazioni con il funk e l’hip hop dei decenni successivi. Il modello abbaziano Perché tutto questo? Sono cose note, ma volevamo introdurre un po’ questo tipo di musica che, nell’estate in corso, in tutta la regione – da Capodistria alla Dalmazia, passando per le isole, per non parlare delle aree attigui –, sta conoscendo una vera e propria esplosione di festival, rassegne e laboratori di genere. Una delle manifestazioni più note è senza ombra di dubbio il Liburnia Jazz Festival & Workshops, nata nel 2001 dalla determinazione del famoso jazzista croato, riconosciuto a livello mondiale, Elvis Stanić, Larry Carlton Jazz Boat con lo scopo, come dice lo slogan del festival, di avvicinare il jazz al pubblico e il pubblico al jazz. Il programma che ogni anno viene offerto al pubblico è accuratamente selezionato e in grado di soddisfare anche i più esigenti appassionati ed intenditori di jazz e allo stesso tempo di “convertire” l’ascoltatore che di solito non apprezza questo stile. Ecco il motivo per cui, durante il festival, il pubblico può assistere a svariati Workshop (laboratori), nei quali si scopre che proprio il jazz è uno degli stili musicali più aperti alle affinità di chiunque. Alcuni di questi sono dedicati ai musicisti professionisti che vogliono confrontarsi con i loro colleghi internazionali, altri, la maggior parte, sono destinati al pubblico ed ai cosiddetti “laici” che vogliono imparare di più sulla musica e sullo stile jazz, oppure conoscere un determinato artista. E proprio a questo scopo di avvicinare il musicista alla persona “comune”, è nato lo spazio “Talks Jazz”, dove, attraverso conversazioni informali, il pubblico può porre domande a piacere all’artista che più lo interessa. Elvis Stanić sul palco Alcuni nomi di richiamo Per quanto riguarda la parte musicale, ogni anno vengono invitati i più importanti rappresentanti a livello mondiale di questo genere, che sono in grado di trasmettere tutto ciò che il jazz contiene al suo interno. Uno degli obiettivi principali del festival è di favorire la cooperazione internazionale dei musicisti croati con quelli internazionali. Ed ecco cosí che a calcare, tra gli altri, il “palcoscenico estivo” di Abbazia nelle svariate edizioni sono stati Denis Razz Quartet, Boško Petrović, Josipa Lisac, E. K. Avenue, Oridano Gipsy Jazz Band, Spart Jazz Group, The Mystic Rose Ensemble, Tower of Power, Kyle Eastwood Band, Va- sil Hadžimanov Band, Mike Mainieri & Steps Ahead, The Kenny Garrett Quartet, Tony Kitanovski & Cherkezy Orchestra, Mike Stern Band, Richard Bona Group, ecc.. Ex Tempore costola fondamentale del Festival Nel 2005 all’interno del festival prende vita il progetto denominato “Ex Tempore”. Si tratta di un raduno di musicisti jazz provenienti da diversi paesi europei e non, che durante la settimana di soggiorno ad Abbazia compongono musiche e melodie apposta per il festival. Nelle prime sei edizioni di “Jazz Ex Tempore” hanno partecipato artisti provenienti dall’Italia, dall’Austria, dalla Russia, dalla Francia, dalla Macedonia, dalla Slovenia, dalla Gran Bretagna, dalla Finlandia e da Paesi Bassi per quanto riguarda l’Europa, dal resto del mondo sono arrivati musicisti dall’ Asia (Armenia, Indonesia), Africa (Mali, Marocco) e dall’ America Latina (Cuba, Messico). Tra i nomi più importanti ricordiamo: Marcello Peghin, Hicham Belfahem, Juan Carlos Sungurlian Barsumian, Alvis Reid, Diran Tavitijan, Paolo Muscovi, Lindy Huppertsberg, Johanna Yuhola, Hristo Yotsov, Andrea Vicary, Rico De Jeer, Silvia Abalos, Ratko Divjak, Enzo Favata, Jose Leonardo Angel Rodrigez, Giovanni Toffoloni, ecc.. Ai più, questi nomi non dicono niente, ma si tratta di alcuni tra i più importanti jazzisti a livello mondiale. prime due edizioni. L’album ha riscosso un grande successo vincendo tre premi Porin (il più importante premio musicale croato, ndr.) nell’edizione 2008. Il progetto “Ex Tempore” è sovvenzionato dal Ministero croato della Cultura, il quale ha riconosciuto in esso, come scritto nelle pagine web ufficiali del Ministero, “uno dei principali progetti di carattere musicale con cui la Croazia partecipa a progetti simili a livello europeo. Oltre ad essere un importante progetto per la conservazione del patrimonio culturale e dell’identità culturale, contribuisce anche alla promozione della cultura croata in tutto il mondo e comprende la cooperazione culturale internazionale”. Contro i tanti pregiudizi Il jazz, più di ogni altro genere musicale è considerato “strano”. In pochi sono quelli che realmente lo amano nel pieno delle sue espressività e nella maggior parte dei casi si tratta di musicisti che lo suonano e che vivono in simbiosi con esso. Da tanti è considerato un genere noioso, sempre uguale, troppo difficile da comprendere, riservato solo ad uno strato della società, quello alto, benestante. Sono tanti i motivi per i quali vi è pregiudizio nei confronti di questo stile. Duke Ellington, il più importante compositore jazz della storia, diceva: “In genere, il jazz è sempre stato rappresentato come il tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia”. Ed ancora oggi è fortemente radicata Progetto nella cultura popolare la convinzione che il jazz sia un qualcosa di avriconosciuto dal verso, di estraneo, talmente lontaMinistero no da noi che non si ha nemmeno la voglia di conoscerlo. della Cultura La particolarità e allo stesso Nel 2007 è uscito il primo CD tempo la complessità della musica nato dalle musiche composte nelle jazz sta nel fatto che non è un ge- nere definito, cioè non ha un inizio ed una fine, cambia in continuazione, si trasforma, muta di tonalità costantemente. Ornette Coleman (fondatore del movimento Free Jazz negli anni ’60) a proposito diceva: “Il jazz è l’unica musica in cui la stessa nota può essere suonata notte dopo notte, ma ogni volta in modo diverso”. E proprio di questo si tratta: la musica jazz dà una libertà musicale che nessun altro stile potrà mai dare, e proprio in questa immensa libertà che l’ascoltatore (a volte anche il musicista) si perde. È difficile da definire in poche parole, come diceva uno dei più importanti cantanti jazz della storia, Mel Tormé, “il jazz e l’amore sono le cose più difficili da descrivere razionalmente”. Tanti contenitori un solo obiettivo Con tutti questi pregiudizi che abitano nell’immaginario collettivo si è dovuto confrontare Elvis Stanić nell’ideare e organizzare il festival. Stanić ha tentato di creare una manifestazione che sia il più possibile vicina, nel vero senso del termine, al pubblico. Così sono nati i vari Workshops, gli incontri musicali “Talks Jazz”, il progetto “Ex Tempore”, le “Jazz Boat” (il jazz ascoltato a bordo di una barca) ed è cosi che quest’anno ospite principale è stato il più popolare cantante croato Oliver Dragojević. Dalla partecipazione del pubblico possiamo dire che l’esperimento è riuscito in pieno. Oliver e Stanić hanno regalato due ore di concerto indimenticabili, con le più belle canzoni del cantante dalmata arrangiate in versione jazz. Ospite di quest’anno è stato anche il chitarrista statunitense vincitore di tre premi Grammy, Larry Carlton con il suo “Larry Carlton Quartet”. Presenti anche l‘Oridano Gipsy Jazz Band, il più famoso sassofoni- sica Mercoledì, 25 luglio 2012 5 lla kermesse liburnica e parla dei suoi obiettivi co, che come l’amore crivere razionalmente Elvis Stanić e Oliver Dragojević Darko Jurković-Charlie sta croato Denis Razumović con il ‘Denis Razz Quartet, la “Northern California Jazz Choir”, il leggendario chitarrista quarnerino Spartaco Črnjarić con lol “Spart Jazz Group”, il fiumano Darko Juroković – Charlie, Alba Nacinovich e Leo Škec, uno dei migliori pianisti europei Raphael Wressnig, la band fiumana “mEmenTo” e l’orchestra “Big Band” di Samobor. cose e che in primo piano c’è la risoluzione dei problemi concreti, esistenziali; in questo contesto la musica e la cultura vengono solitamente messe da parte, passano in secondo piano. Nonostante tutto questo, i visitatori del Liburnia Jazz Festival Sogna una scuola jazz Elvis Stanic è il direttore artistico, curatore e creatore del ‘Liburnia Jazz Festival & Workshops’. È uno dei migliori chitarristi e fisarmonicisti croati contemporanei, il più premiato compositore jazz croato della nuova generazione, sia a livello nazionale che internazionale. È il leader della band ‘”Elvis Stanic Group”, un gruppo jazz fusion che unisce attraverso ritmi latini e con le varie melodie jazz la tradizione mediterranea croata con la musica melodica. Come compositore, è dedito allo studio della musica tradizionale, sia quella croata sia quella di altri paesi. Ha collaborato in Croazia con Boško Petrović, con la ‘Big Band HRT-a’ (l’orchestra della televisione nazionale croata), con Neven Frangeš, Mario Mavrin, Tamara Obrovac, Matija Dedić, Josipa Lisac ed altri. A livello mondiale ha suonato con artisti del calibro di Gilberto Gil, Django Bates, Cheick Tidienne, Martin Drew, Alwin Queen, Furio di Castri, Buster Williams, Lenny White, Karen Asatrian, Vasil Hadžimanov, Scott Latzky, John Thomas. Com’è andato il Liburnia Jazz Festival 2012? È soddisfatto della partecipazione del pubblico? “Vista l’attuale situazione, sono pienamente soddisfatto. Bisogna considerare il fatto che le persone sono preoccupate da un sacco di “Il jazz e l’amore sono le cose più difficili da descrivere razionalmente”: Mel Tormé sono divenuti, in questi 12 anni, un pubblico fedele e stabile”. In quale misura la crisi incide sul Festival? C’è il rischio che l’anno prossimo salti? “Ci sono state situazioni ancora più difficili, come ho detto, 12 anni sono un periodo in cui, più meno, si passano molte crisi: quelle finanziarie come altre, politiche e culturali, dalle quali dipende il festival. Liburnia Jazz continua a navigare. Secondo lei, in Croazia c’è una buona offerta di festival, oppure c’è spazio per nuovi eventi all’insegna del genere? “Non è una questione di quantitá, ma piuttosto di quello che viene offerto. Per tutta la mia vita ho sempre sostenuto la nascita di nuovi palcoscenici, ma sempre appoggiando la qualità, senza compromessi. Sfortunatamente, siamo testimoni anche di nuovi ‘jazz’ festival sotto il cui cappello viene compreso di tutto, sia qualcosa di buono che qualcosa di sicuramente meno buono. È bene, però, che questo tipo di eventi duriano poco nel tempo, una stagione o due, e poi si spengano. Qual è la situazione sulla scena jazz croata e sulla scena musicale in generale? “Potrebbe andare anche meglio. Noi siamo un Paese piccolo, ed è normale che la quantità di artisti che creano qualcosa di significativo sia relativamente bassa. Però, penso che il nucleo del problema sia rappresentato dall’educazione ed in generale dal sistema formativo dei potenziali giovani talenti. Qui nasce una nuova massa critica, importante per la creazione di una scena musicale nuova e di qualità. Che significato ha per lei personalmente la musica jazz e la musica in generale? “La libertà completa di comunicazione, il linguaggio con il quale comunicano tutti i musicisti e tutti gli amanti dell’arte è uguale, in qualsiasi parte del mondo. La musica, soprattutto il jazz, è pienamente internazionale ed è realmente in grado di abbattere tutte le frontiere politiche e culturali”. Che consiglio darebbe ai giovani che vorrebbero studiare la musica jazz? Secondo lei la Croazia offre accademie di qualità in cui studiare questo tipo di musica o è necessario andare all’estero? “Sfortunatamente in Croazia non esiste un’istituzione di educazione jazz. Per qualsiasi progresso serio bisogna uscire dai confini croati. Anche io ai miei tempi sono dovuto andare oltre oceano al Berklee College of Music a Boston e fino ad oggi niente è cambiato. Esistono, però, anche opzioni a noi più vicine quale il Consevatorio di Graz, che in questo momento rappresenta l’opzione più accettabile di studio di musica jazz”. Torniamo al festival di quest’anno. Abbiamo avuto occasione di parlare con Oliver Dragojević, che ci ha detto di quanto la stimi come musicista e che lei sia la ragione della sua partecipazione al festival. Perché ha invitato proprio Oliver? Avete in piano qualche collaborazione in futuro? “Oliver è un grande talento e un grande musicista. Anche se è conosciuto soprattutto come cantante, lui é anche un’ eccellente pianista jazz, così come anche multi – strumentista come me. Qui ci siamo riconosciuti e trovati. La collaborazione è appena cominciata e spero che vedrà la luce durante il 2013 con il nuovo progetto in comune. Un tour mondiale imbarcati su una navicella spaziale Mettiamo il caso che, per il prossimo festival, le venga concesso un budget illimitato... “Se avessi un budget illimitato metterei tutto il pubblico jazz croato in una navicella spaziale (fatta su misura) e lo porterei in un tour mondiale tra tutti i più grandi jazz festival. Ma siccome tutto questo è impossibile, inviterei Herby Henckoka, Pat Metheny Group, Chicka Coreu e Electric band, Manhattan Transfer eWintona Marsalisa. Questo per il primo appuntamento, poi vedrei...” Chi erano i suoi modelli quando cominciava a muovere i primi passi nella musica? “Da Jimy Hendrix e Allman Brothers, passando per Larry Carltona e Joe Pass, fino a John Mc Laughlin e Pat Mentheny, parlando di chitarristi naturalmente”. Molta gente non ascolta jazz considerandolo troppo complicato e per snob. Ma è veramente così complesso ed elitistico? “Per tutta la mia carriera ho combattuto e combatto ancora contro questo atteggiamento: ogni buona musica, ogni musica eccellente è sempre riconosciuta come buona. Il raggruppare qualcosa come “snob” o “esclusivo” è una giustificazione per la non conoscenza della materia o per un cattivo prodotto, sia che si tratti di una composizione o di una performance”. Noi siamo un giornale italiano. Che esperienza ha con la musica, i musicisti e la scena jazz italiana? “Sono attivo sulla jazz scena italiana dal 2003, quando ho cominciato a suonare con Enzo Favato. Nel frattempo la collaborazione si è allargata, cosicché ho suonato con Furio Di Castri, Daniele Di Bonaventura, Simone Zanchini o Marcello Peghin... La scena italiana è estremamente raffinata e stilisticamente varia con superbi musicisti e artisti. Ogni qualvolta suono con i colleghi italiani, è sempre una nuova sfida e una revisione delle mie capacità creative”. È un musicista di successo e ha fatto molto nella musica jazz. Ha ancora qualche sogno non realizzato? “Sì, sogno che finalmente venga avviata una vera scuola di jazz, partendo dal livello di istruzione secondaria fino al livello accademico. Si tratta, a mio parere, del prerequisito per la sopravvivenza del jazz in Croazia”. 6 musica Mercoledì, 25 luglio 2012 FESTIVAL Stazione di interscambio culturale tra Italia ed Est Europa Tutte le strade portano a Cividale di Emanuela Masseria I sensi e la mente possono dirsi esploratori una volta entrati in contatto con la nuova veste del Mittelfest, stazione di interscambio culturale tra Italia ed Est Europa e luogo di confronto per artisti e intellettuali. La manifestazione, ordita dalla Regione FVG tra il 14 e il 22 luglio, ha di nuovo eletto come cuore pulsante la cittadina di Cividale (appena insignita come sito Unesco), dove si è assistito a un esperimento pensato per coniugare, questa volta in modo diverso, spettacolo, creatività, musica, teatro, danza e riflessioni. Per la prima volta l’ampio cartellone di eventi è stato infatti suddiviso in sei percorsi tematici, dedicati alle eccellenze locali, ma con ampi squarci nel panorama internazionale. Nell’ottica del direttore artistico del Festival, Antonio Devetag, l’iniziativa voleva portare ad attraversare sei strade che spesso s’intersecano tra loro, per cercare di comporre una sorta di “mosaico della Mitteleuropa”. “Ci siamo sintonizzati sulla magia praghese, girando attorno alle musicalità jazzate dei piú grandi – Bollani, Mehldau e Venier – palleggiando dai Beatles a Nekrosius, con un preciso cross per raggiungere le genialità di Pasolini e Marin fino a quella di Lelio Luttazzi”, ha raccontato l’ex assessore alla Cultura del Comune di Gorizia all’inaugurazione del Festival, convinto di aver sorpassato finalmente una certa dimensione effimera, ascritta in passato alla manifestazione, per raggiungere una necessaria “concretezza friulana”. Grandi nomi per «Risvegli» Tante sinergie quindi, meno esterofilia e ben diciassette tra produzioni e coproduzioni in seno al Festival, molte delle quali prime assolute. Uno sforzo organizzativo, quello di Devetag, che deve convincere la Regione FVG della bontà del suo operato, in tempi in cui la crisi economica ha imposto tagli e precise rinunce (una frase ben poco sibillina a riguardo è arrivata dall’assessore regionale alla Cultura Elio De Anna che avrebbe affermato: “Se fra un paio d’anni questa formula non dovesse avere successo, ad andarsene sarà il direttore, l’unico stipendiato, fra l’altro.”). Ma aldilà delle questioni politiche e organizzative, al pubblico interesseranno le tappe ormai compiute di questi percorsi. Il viag- gio è partito dalla sezione Risvegli, tema che ha dato il titolo alla rassegna e anche al galà di danza dedicato ai Ballets russes di Djaghilev e Stravinsky, reintepretati dalla grande Eleonora Abbagnato, insieme a varie etoiles italiane ed europee. Guardando invece al profilo musicale di questa sezione, sabato 14 luglio al Teatro nuovo Giovanni da Udine (una delle tante sedi dislocate del Festival) è andato in scena uno dei progetti di punta di Mittelfest 2012: “Symphonika”, con il jazzista Glauco Venier, la FVG Mitteleuropa Orchestra e la Mittelfest Big Band. Stesso luogo e stessa location per “Prometeo incatenato”, ideato del gruppo Dramsam di musica antica e dedicato al repertorio musicale dell’antica Grecia. Domenica 15 luglio, nel quadro della collaborazione tra i Ministeri della Cultura di Cina e Italia, è arrivata una tra le più importanti orchestre cinesi: l’orchestra di Shenzen, diretta dal maestro En Shao (da poco nominato Chief Conductor della RTV Slovenia Symphony Orchestra e della China National Symphony Orchestra), che si è dedicata ad un programma con musiche di Wagner, Smetana e Sostakovich, dimostrando un’ottima adesione a una tradizione musicale molto diversa da quella cinese. Notevole anche la performance della Maribor International Orchestra, mirata ad approfondire grandi capolavori sinfonici di Brahms, Haydn e Čajkovskij, che ha concluso tra gli applausi il Mittelfest 2012. Il concerto diretto da Klaus Arp ci ricorda che sono già 230 i giovani musicisti, provenienti da 80 paesi diversi, che possono vantare un apprendistato svolto presso l’Orchestra Internazionale di Maribor. Quest’anno la selezione ha premiato 80 allievi che con energia e un incondizionato coraggio hanno affrontato e approfondito due programmi musicali, entrambi centrati sull’idea di un’Europa unita nella diversità e nelle differenze. Le magie di Praga Nel quadro della collaborazione tra i Ministeri della Cultura di Cina e Italia, è arrivata una tra le più importanti orchestre cinesi: l’Orchestra di Shenzen, diretta dal maestro En Shao (da poco nominato Chief Conductor della RTV Slovenia Symphony Orchestra e della China National Symphony Orchestra) chi. In virtù del fatto che Beethoven aveva parlato della chitarra come di un’ “orchestra in miniatura”, Stepan Rak è stato scelto come l’artista più adatto per dimostrare la verità di quella affermazione. Le tradizioni più alte del canto corale europeo, legate alle religioni cattolica, ortodossa e protestante, sono invece state racchiuse nella trilogia Le voci del sacro. Tre le formazioni impegnate a tracciare una sorta di ipotetica via che porta (addirittura) dalla terra al cielo. In questo caso la preghiera è uno strumento di godimento terrestre rivolto all’estasi e determinato dal mistero. Concetti che ben si legano alla musica, per alcuni. In questo contesto il Coro di Ruda si è occupato del Sacro d’Occidente, partendo dai discanti della tradizione aquileiese e arrivando ai cori virtuali del 40.enne compositore americano Eric Whitacre. Il coro del patriarcato di Mosca, diretto da Anatolij Grindenko, ha invece portato alla ribalta il Sacro d’Oriente, un ritorno alle radici del canto primitivo russo lungo le tracce dell’influenza bizantina. Il Sacro della riforma ha completato la trilogia d con la performance del coro dell’FVG, incentrato su brani di Bach, Brahms, Tallis, Britten e altre note figure nel percorso musicale della Riforma. Andando alla sezione Praga magica, sono state toccate invece le dimensioni dello straordinario Teatro Nero, del Teatro nazionale di Praga, della leggenda eterna del Golem e, con il Vaclav Havel, della Rivoluzione di Velluto. Sabato 22 luglio si Profili mitteleuropei è tenuto in quest’ambito il concerGrandi cantori della modernità, to di Stepan Rak, che ha interpretato musiche di diversi compositori ce- come Pier Paolo Pasolini, Paul Celan, Biagio Marin, Jaroslaw Mikolajewski, Osip Mandel’stam hanno fatto da ossatura ai Profili della Mitteleuropa, mentre a riversare di nuovo le note tra il pubblico è stato il percorso All That Jazz, legato ai concerti di tre eccezionali pianisti: lo statunitense Brad Meldhau, l’italiano Stefano Bollani e il jazzista praghese Milan Svoboda. La scelta del jazz richiama alla mente aperture e sperimentalismi, discorsi in lingue diverse che sorvolano razze e religioni, fidandosi dei contrasti. Il Meldhau trio, con Larry Grenadier al basso e Jeff Ballard alle percussioni, si è imposto come un fenomeno unico, capace di unire un gigante del jazz come Bill Evans ai Nirvana e ai Radiohead. Grande successo poi a Palmanova per Stefano Bollani, performer dall’infinita conoscenza musicale, capace di spaziare tra jazz, pop, classica, musica carioca, e per giunL’Hommage aux Beatles di Milan Svoboda ta improvvisando come ben pochi Stefano Bollani Il chitarrista ceco Stepan Rak altri. Bollani, quarant’anni a dicembre, arriva sul palco senza fare neanche un soundcheck e pensando a tutt’altro che al repertorio da suonare. O almeno, così dice di sé. Una libertà espressiva che, nella città stellata, l’ha portato al cospetto di oltre un migliaio di persone. Sempre a Palmanova è andato in scena l’Hommage aux Beatles di Milan Svoboda, jazzista cresciuto nella capitale ceca quando il quartetto di Liverpool senza saperlo intesseva la colonna sonora della Primavera di Praga. Le manifestazioni che portarono alla stesura di “Charta77” (il più importante documento del dissenso cecoslovacco) iniziarono proprio dopo l’arresto dei membri di una band di musica psichedelica, i Plastic People of the Universe. Un aspetto che Milan Svoboda al Mittelfest ha voluto ricordare come diretto testimone. sta lituano, addirittura, dice di aver finalmente realizzato il suo sogno: dar vita ai più potenti episodi del poema di Dante. E l’apprezzamento del pubblico si è equilibrato alle vette emotive di questa ispirazione. Spazio ai talenti Rimane quindi da raccontare del percorso Palcoscenico Europa, che si lega alla volontà, presente e passata, del Festival di dare spazio a talenti piccoli e grandi, noti e meno noti. Tra i suoi apici l’interpretazione della “Divina Commedia” di Eimuntas Nekrosius, una produzione Mittelfest-Festival di Spoleto, con due atti unici di Jean Cocteau interpretati da Adriana Asti, con musiche originali di Andrius Mamontovas. Lo spettacolo è stato definito l’allestimento teatrale europeo di maggior richiamo di quest’anno. Il regi- Oriente e Occidente Massimo Ghini, con “L’erotismo di Oberdan Baciro”, ha interpretato lo straordinario racconto del triestino Lelio Luttazzi; poi ancora il binomio della nota regista Francesca Archibugi e del poeta Pierluigi Cappello nell’inedita commedia “Le radici nell’aria”, il nuovo volto del cinema italiano Michele Riondino in “The fool on the Hill” e, per finire, le ultime tendenze della danza contemporanea con Suites Bach di Virigilio Sieni. Ricca in questo caso anche la sezione musicale, a partire dalla “Romantic DecaDance from Mitteleurope”, performance per sax e voce con Boris Kovac e La Campanella e, sempre il 15 luglio, una comune attrazione musicale ha spinto il coreografo Virgilio Sieni e il pianista Riccardo Cecchetti a esplorare la portata sonora, le implicazioni architettoniche, spaziali e corporee nell’opera di Bach e Karlheinz Stockhausen. Infine, il duo franco-tedesco formato da Anja Lechner al violoncello e François Couturier al piano ha concluso anche questo percorso attraverso un ulteriore incontro tra Oriente e Occidente, ispirato al pensiero e al lavoro musicale di Gurdjieff, Mompou e Brahem. musica 7 Mercoledì, 25 luglio 2012 ATTUALE L’XI edizione dei Laboratori internazionali si terrà dal 1.mo all’8 agosto «Arena International» con l’Istria nel cuore di Ilaria Rocchi N on è un’esagerazione definirlo il più importante appuntamento musicale che si tiene in Istria in questo periodo, l’unico progetto di questo spessore ad essere concepito, organizzato, realizzato e gestito da forze locali, ma con il coinvolgimento, nei suoi vari contenuti, di persone provenienti un po’ da tutto il mondo. Professionalità, entusiasmo, sinergia e amicizia sono alla base dei Laboratori internazionali “Arena International”, che si rinnovano nell’agosto polese 2012, giunti ormai alla loro undicesima edizione. Con tante idee per questa tappa, che si articolerà dal 1.mo all’8 agosto, e per tutte quelle successive. Quest’anno, nel pluriennale progetto musicale-pedagogico entra ufficialmente il team dell’Unione Italiana e dell’Università Popolare di Trieste, che pure in precedenza aveva supportato l’iniziativa, insieme con la Città di Pola, la Regione Istriana, l’Ente turismo polese e di Medolino, la Città di Dignano, la Comunità locale “Grega” e tanti sponsor. Ora con UI – UPT si fa un ulteriore passo in avanti. “È una dimostrazione che, dopo anni di lavoro serio e continuativo, siamo stati pienamente compresi, riconosciuti e accettati”, ci dice Tatiana Šverko, ideatrice, anima e factotum di “Arena International”. Un’energia «vulcanica» Tatiana è un vulcano sempre in attività, che non si spegne mai, e che nelle cose che fa ci mette il cuore, il sapere, l’esperienza e tanta (ostinata) tenacia. È solo così che è riuscita a promuovere l’iniziativa e a portarla avanti per oltre un decennio, potendo contare su un budget tutto sommato limitato, ma in compenso tanta buona volontà da parte delle persone coinvolte. Un’energia straordinaria convogliata in questo progetto, per cui le novità e gli sviluppi che si annunciano per “Arena International” 2012 non stupiscono più di tanto, anche se dovrebbero, perché visti i tempi e l’andazzo che hanno assunto certi eventi culturali messi di fronte a tagli drastici nei finanziamenti, ogni crescita ha un qualcosa di “miracoloso”. E di crescita appunto si tratta. Su diversi fronti, come ci anticipa la direttrice artistica dei Laboratori. Arrivano altri due organi Da dove iniziare? Si è già detto dell’ingresso a pieno titolo, quali organizzatori, di UI – UPT; è notizia di qualche ora fa l’arrivo di due organi donati da Eugen Sagmeister. Il maestro bavarese ha aderito al progetto l’anno scorso. Si tratta di una personalità eclettica: kapellmeister, ossia organista e maestro di coro, d’orchestra, concertista, pedagogo, fondatore di una scuola di musica e, in generale, promotore e animatore della musica nella regione di Passau. Inoltre, è cittadino onorario di Pola per meriti particolari: infatti, si è adoperato affinché la prestigiosa ditta organara “Eisenbach”, con la quale il Maestro ha una collaborazione, offrisse in dono alle chiese polesi più di quattro organi, tra i quali pure il superbo strumento del Duomo, atto a soddisfare i più esi- genti criteri esecutivi dell’arte orga- ma un pezzo inedito dei compositori di casa nostra. nistica. innovazione dovrebbe esSi va anche a Dignano sereAltra il Coro di “Arena InternatioOra, sempre grazie a Sagmeister, nal”, una formazione in costruzione, ne giungono dalla Germania altri cui dovrebbero prendere parte memdue: uno sarà collocato alla Comu- bri di corali della penisola ma anche nità degli Italiani di Pola, in dotazio- i docenti e i corsisti dei Laboratori ne al Centro Studi di Musica Clas- non impegnati con l’Orchestra. Da sica dell’Unione Italiana “Luigi Dal- rilevare, a proposito di docenti, che lapiccola”; il secondo andrà alla CI le masterclass saranno tenute da mudi Dignano. Infatti, nelle intenzio- sicisti di chiara fama quali Giorgio ni di “Arena International” a Palaz- Lovato per la classe di pianoforte, zo Bradamante verrà organizzato un Tatiana Šverko per la classe di piacorso di musica d’organo, con tutto noforte e duo pianistico, Giorgio Tiil “contorno” di studi e approfondi- rindelli e Delio Delpera per violino e menti (musica sacra, musica antica, musica da camera, Dubravka Janjčić canto). “Dignano si è rivelata mol- per violoncello e musica da camera, to duttile e ben disposta ad aprirci Žarko Ignjatović per chitarra e musile porte. È mio desiderio allargare i ca da camera, Maria Grazia BiancoLaboratori a tutte le nostre Comuni- lin e Alessandro Biancolin rispettivatà degli Italiani, che hanno una lun- mente per canto e vocalità mozartiaga tradizione musicale”, precisa la na, Tadej Kenig per clarinetto, menŠverko. tre Cvetko Kobal e Samantha Stell i corsi di flauto, e l’insigne Tutto un gran fermento terrano concertista tedesco Eugen SagmeiCresce sempre di più pure l’Or- ster terrà la masterclass di organo e chestra sinfonica, nata lo scorso musica sacra. In veste di collaboraanno da un complesso da camera, tori al pianoforte saranno impegnati con dodici elementi, perlopiù ar- Irena Ristović e Mauro Zulian. chi e qualche fiato. Sotto la guida I Maestri realizzeranno poi il del Maestro Giorgio Tirindelli, cura progetto “Cori riuniti, organo e orun repertorio internazionale e ricer- chestra”, con direttore dell’orchecato, con attenzione particolare per stra Gorgio Tirindelli e direttrice del la musica antica, locale (istro-vene- coro Orietta Šverko; all’organo Euta) e contemporanea. Del resto, nel gen Sagmeister; collaboratori pianiquadro del progetto “Musica antica” stici Irena Ristović, Tatiana Šverko si studiano ed eseguono composito- e Mauro Zulian. In repertorio G. F. ri istriani e veneti dei tre secoli che Haendel: Zadok the Priest e C. Orff, vanno dal Quattrocento al Settecen- “O Fortuna”, dal “Carmina Burana”. • • • • • • • • • • • • • #$%&' " " ()*+(,(%-' ! " # $ )%.()&(*% ! % # /$)(*010*0/'+0 ! &'& # %+*2')&+0 ! ' # $1(&%+( $ ! # .'()*+(,(%-(3(-%0.45 cali, dell’Orchestra “Arena International” e dei cori dell’Istria. Il concerto di galà d’apertura avrà luogo il 1.mo agosto alla Cattedrale dell’Assunzione di Maria a Pola. Si esibiranno Tadej Kenig (clarinetto), Giulia Fonzari (clarinetto basso), Žarko Ignjatović (chitarra), Delio Malpera (violino), Dubravka Jančić (violoncello), Mauro Muraro (contrabbasso), Cveto Kobal e Samanta Stell al violino, Tatiana Šverko (pianoforte); quindi nel canto Eleonora Matijašič, Maria Grazia Biancolin e Alessandro Svab; Eugen Sagmeister all’organo; il Duo pianistico Irena Ristović & Mauro Zulian; l’ensamble di fiati e pianoforte “Camerata Polensis”; l’Orchestra e il Coro “Arena International” (M.o Coro Orietta Šverko), M.o Concertante: Giorgio Tirindelli. In repertorio musiche di compositori istriani del passato e di oggi e della letteratura mondiale, quali F. Spongia, A. Tarsia, A. Antico da Montona, G. Giorgieri, A. Smareglia, N. Milotti, Đ. Dekleva Radaković, S. Sacher, L. Mjeda Čuperjani, J. S. Bach, F. Mendelssohn, C. M. von Weber, A. Rosenblatt, P. de Sarasate, R. Matz, C. Orff, A. Piazzolla, A. Srebotnjak. Seguiranno appuntamenti a Medolino (il 2 agosto all’Hotel Park Plaza), alla Comunità degli Italiani di Dignano - Palazzo Bradamante (3 agosto) e a Pola in varie sedi, tra cui la Comunità degli Italiani (6 e 7 agosto) e la Cattedrale (4 e 8 agosto). Composizioni inedite • • • • .',(%-(6(%+-0.('+' 0$.'10)&$1(% *%-*'+&( 0&&')&0&( () * + , -. +/' * ' $% ) 1$ 2 %$" " ) 345 ,' * 7770+'-08(-&'+-0&(%-0.-'& to, Andrea Antico da Montona, Filippo da Laurana, Francesco Spongia, Gabriele Spongia, Antonio Tarsia, Giuseppe Tartini e Gabriello Puliti. La Camerata polensis, invece, studia, esegue e valorizza i compositori istroveneti moderni e contemporanei, connazionali e non, tra cui Antonio Smareglia, Luigi Dallapiccola, Nello Milotti, Dario Bassanese, Đeni Dekleva Radaković. Ogni nuova edizione di “Arena International” propone, infine, in antepri- La pianista Tatiana Šverko, direttrice artistica dei Laboratori Tante «chicche» Ricerca di cose nuove, valorizzazione e promozione del patrimonio musicale istriano sono un po’ i leitmotiv della manifestazione fin dal suo esordio. Va detto che nel corso della durata dei Laboratori 2012 – altra “chicca” – si terranno quotidianamente dei concerti intitolati “L’Istria nel cuore”, che vedranno la partecipazione degli artisti-docenti, degli allievi dei Laboratori musi- Altri piccoli bijoux di quest’edizione sono due pezzi inediti di due compositrci di casa nostra. Si tratta delle ultime fatiche di Đeni Dekleva Radaković, pluripremiata al Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, di Laura Mjeda Čuperjani, di cui alle Giornate di Milotti verrà eseguita la “Primorska poema”. E “Arena International” è appunto uno dei tasselli fondamentali della rassegna dedicata al Maestro polese, con il patrocinio della Città e sotto l’egida della Comunità locale “Grega”, che si terrà a novembre. Ci fermiamo qui, anche se il discorso potrebbe andare avanti; la nostra interlocutrice, Tatiana Šverko, è un fiume in piena quando parla di “Arena International”, dei programmi, dei contenuti, delle iniziative e dei sogni nel cassetto, senza dimenti- care mai un’altra dimensione fondamentale del progetto: la collaborazione e il rapporto di stima reciproca e di amicizia che si è venuto a creare in modo incrociato tra tutti i professori del corso e i ragazzi. “Il nostro maggiore successo è l’aver dimostrato di essere un’équipe di persone che lavora bene insieme e di questo sono davvero felice”, conclude la direttrice, un’affermata pianista, con tanti premi alle spalle a concorsi nazionali e internazionali – compresa “Istria Nobilissima” –, oggi impegnata soprattutto sul fronte della pedagogia musicale. Ambasciatori della tradizione E Tatiana Šverko, oltre a diffondere l’amore per la musica e a insegnare pianoforte ai giovani, cerca di trasmettere pure la conoscenza delle peculiarità regionali. “Possiamo dire che siamo diventati dei veri ambasciatori e culturi della musica istriana, e che non ci accontentiamo mai di puntare sulle cose note a tutti, ma andiamo sempre alla ricerca di cose nuove”. Una passione per la tradizione istriana che le è stata trasmessa in famiglia, dalla madre, l’instancabile Orietta Šverko, nota musicologa, docente nelle nostre scuole, direttrice di cori presso le CI, che l’ha motivata fin da giovanissima – tant’è che sostenne la maturità sulla “Barcarola” di Smareglia – e l’ha spronata a proseguire in questa direzione musicale. I laboratori musicali sono rivolti ai musicisti di tutte le nazioni, senza limiti d’età, che vi possono partecipare in qualità di effettivi o di uditori. In questi oltre dieci anni sono circolati negli ambienti della Comunità degli Italiani di Pola, dove si tengono i corsi – e l’organizzatrice insiste con questa sede, per un principio di promozione e ringiovanimento della nostra realtà cui non intende rinunciare – quasi mezzo migliaio di ragazzi nel pieno dello sviluppo musicale. Giovani soprattutto tra i 15 e i 22 anni, ma anche più piccoli e più anziani, come un arzillo ottantenne che torna all “Arena International” pure quest’anno. Le notifiche sono ormai chiuse ufficialmente, ma non per questo tutte le porte: chi volesse prendere parte ai Laboratori, sottolinea Tatiana, può ancora farlo. 8 musica Mercoledì, 25 luglio 2012 RITORNI A 20 anni dell’esordio Max Spezzali ripropone il mitico album in chiave rap «Chi ha ucciso l’Uomo Ragno» Q Il segreto della canzone E il modello alternativo stava, per Pezzali, in un’antropologia “da Uomo Ragno”: “Era il primo supereroe ad avere anche dei problemi da essere umano, da uomo comune. Viveva il suo stato ‘super’ non con l’esaltazione supereroistica e con il senso di onnipotenza da Superman. Non è un vincente per definizione e per dono genetico, anzi, le sue vittorie se le deve conquistare passo dopo passo, come capita a noi comuni mortali. Per dirne una: Peter Parker, il ragazzo che si maschera da Uomo Ragno, ha spesso difficoltà a portare i soldi a casa, a far quadrare il QUIZ Spettacoli, brani, autori, interpreti Metti a prova le tue conoscenze 1. Come si intitola il musical, prodotto dal Teatro nazionale croato “Ivan de Zajc“, che ha avuto la sua prémiere di recente sulla Scena estiva di Abbazia, nell’ambito del Festival del musical? a) “Cabaret” b) “Piume di struzzo” c) “Il violinista sul tetto” 2. Liza Minnelli, la grande attrice e cantante statunitense, venne premiata con l’Oscar per il suo ruolo nel famoso film musicale di Bob Fosse... a) “Cabaret” b) “New York, New York” c) “Arthur” La tracklist di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012”: “Sempre noi” (feat. J-Ax); “Non me la menare” (feat. Entics); “S’inkazza 2012” (feat. Ensi); “6/1 sfigato” (feat. Two Fingers); “Te la tiri 2012” (feat. Emis Killa); “Hanno ucciso l’uomo ragno 2012” (feat. Dargen D’Amico); “Con un deca 2012” (feat. Club Dogo); “Jolly Blue 2012” (feat. Fedez); “Lasciati toccare” (feat. Baby K) bilancio. Lui e i suoi ‘superproblemi’ sono la negazione del supereroe classico all’americana, quello che grazie ai suoi poteri può combattere contro chiunque e battere tutti”. Il segreto di quella canzone lo spiega Claudio Cecchetto, che fu lo scopritore di Pezzali e quello che volle il primo album: “A Max lo dico sempre: tu hai scritto un manuale di sopravvivenza per i giovani. Per questo non mi stupisco che vent’anni dopo si ami ancora quel disco”. “Che emozione dopo 20 anni risentire per intero l’album – dice Cecchetto –, un’emozione resa più straordinaria dalla partecipazione dei rapper più famosi d’Italia. Con loro tutto è ritornato di estrema attualità. Dopo 20 anni le canzoni hanno mantenuto la freschezza originale”. “Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012”, uscito il 5 giugno, contiene tutti i pezzi ricantati e riarrangiati dall’artista di Pavia (Max Pezzali) insieme ai maggiori esponenti della scena rap italiana. Le otto tracce originali sono state ar- rangiate in chiave rap e ricantate in maniera pienamente credibile da noti rapper della scena italiana: J-Ax, Entics, Ensi, Two Fingerz, Emis Killa, Dargen D’Amico, Club Dogo, Fedez e Baby K. Molti di loro sono intervenuti anche sui testi, scrivendo e rappando nuovi versi qua e là (ecco perché ad alcuni titoli troverete aggiunto l’anno in corso), senza mai snaturarne però il linguaggio giovanile. Claudio Cecchetto, produttore del disco di ieri e di oggi – insieme a Pierpaolo Peroni – dice che “con loro tutto è ritornato di estrema attualità”, ed effettivamente è così: grazie all’apporto di questa festosa squadra, l’album suona ancora adolescente e i suoi vent’anni proprio non li dimostra. Ciliegina sulla torta, un brano inedito in omaggio ai milioni di fan, giovani e meno, che lo seguono da anni: “Sempre noi”, scritto e cantato da Pezzali a quattro mani e due voci con J-Ax, in un’ideale prosecuzione (o ripetizione) della canzone “Noi parte 2”, presente nel disco degli 883. Anno VII / n. 61 del 25 luglio 2012 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MUSICA [email protected] Redattore esecutivo: Ilaria Rocchi / Impaginazione: Borna Giljević Collaboratori: Viviana Car, Helena Labus Bačić, Emanuela Masseria, Sandro Petruz e Marin Rogić / Foto: Sandro Petruz, archivio e Internet 3. Il film musicale “Evita”, diretto da Alan Parker nel 1996, è un adattamento cinematografico dell’omonimo musical composto da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice e vede nel ruolo di Eva Perón la famosa cantante americana... a) Cindy Lauper b) Madonna c) Jennifer Lopez 4. “Les Misérables” (I miserabili), scritto nel 1980 da Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi) e considerato uno dei musical di maggior successo nella storia, è tratto dall’omonimo romanzo di... a) Stendhal b) Balzac c) Victor Hugo 5. Il brano “Memories”, scritto dal compositore Andrew Lloyd Webber, è uno dei più celebri brani di musical in assoluto, noto soprattutto per le incisioni di Elaine Paige e Barbra Streisand e composto per il musical... a) “Oklahoma!” b) “Cats” c) “Annie” 6. Ha conseguito uno straordinario successo il brano tratto dal film musicale “Annie” del 1982, intitolato... a) “Tomorrow” b) “Send in the Clowns” c) “Don’t Cry for me Argentina” 7. Il musical “Jesus Christ Superstar” di Andrew Lloyd Webber, che viene spesso descritto come un’ “opera rock”, racconta gli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo. L’opera fu inizialmente realizzata come incisione discografica che venne accolta con entusiasmo dal pubblico nel 1970. Nel ruolo di Gesù si trovò... a) Robert Plant dei Led Zeppelin b) Ian Gillan dei Deep Purple c) Mick Jagger dei Rolling Stones 8. Il titolo del musical “A Little Night Music” (Piccola musica notturna) richiama chiaramente quello della celebre serenata di W. A. Mozart ed è uno dei migliori lavori del compositore e autore di testi americano, considerato pure uno dei maggiori autori di musical del XX secolo... a) Stephen Sondheim b) Leonard Bernstein c) Alan Menken 9. Il più popolare musical croato, “Jalta, Jalta” è stato scritto dal compositore Alfi Kabiljo su testo di Milan Grgić ed ebbe la sua prima rappresentazione il 28 dicembre 1971 a Zagabria. Il brano più conosciuto tratto dal musical si intitola… a) “Jalta, Jalta” b) “Neka cijeli ovaj svijet” c) “Zelena livada” 10. Il più grande musical italiano, con musiche del famoso gruppo “Pooh” e testi di Pierluigi Ronchetti e Saverio Marconi, è ispirato alla famosa fiaba... a) “Cenerentola” b) “Il gatto con gli stivali” c) “Pinocchio” Soluzioni: 1. c), 2. a), 3. b), 4. c), 5. b), 6. a), 7. b), 8. a), 9. b), 10. c) uanti di voi sanno a memoria “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” degli 883? Indimenticabile, quasi un’ossessione, è stato un mito per schiere di ragazzini e adolescenti; è stato non solo un successo discografico, ma soprattutto lo specchio di un’intera generazione, quella che ha vissuto l’adolescenza a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta (oltre 600mila copie vendute). Ed è pertanto uno degli eventi per la musica italiana di questo 2012 l’uscita di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012”, rivisitazione dello storico album degli 883, che vede Max Pezzali alle prese con il ventennale del suo disco d’esordio, affiancato da alcuni dei maggiori esponenti della scena hip hop. In quel 1992 “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, scritta e cantata da Max Pezzali insieme a Mauro Repetto, apparve come una metafora dei sogni giovanili che la cronaca di quei giorni stava uccidendo. “Quando mi sono trovato – ha scritto lo stesso Pezzali – a considerare quel vago senso di paura e di smarrimento che mi provocava il mondo intorno a me, mi venne spontaneo esclamare ‘hanno ucciso l’Uomo Ragno!’. Ma lo uccisero ‘fuori’ non ‘dentro’ di me, dove è ancora vivo. E io a questo mi volevo ribellare, la mia era una provocazione e un grido d’allarme per tutti noi...”. Effettivamente quella canzone di Max Pezzali – “ il più bravo autore di testi di canzoni che ci sia in questo povero momento”, dirà di lui il compianto Edmondo Berselli – si trasformò nell’inno generazione dei ragazzi nati negli anni Settanta e primi Ottanta, quelli che in quel 1992 si mobiliteranno in forma nuova per le battaglie antimafia, per supportare Mani Pulite, per chiedere un nuovo sistema elettorale, per sostenere i referendum radicali del ‘93 contro la partitocrazia. Le parole del testo, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno/ma chi è stato non si sa/forse quelli della mala/forse la pubblicità...” sono un inequivocabile richiamo proprio ai due mali oscuri emersi nei primi anni Novanta: la recrudescenza della criminalità organizzata e della mafia e la degenerazione della logica commerciale sempre più invasiva attraverso le tv.