il pentagramma - La voce del popolo

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LA VOCE
DEL POPOLO
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Marco Polo e il viaggio della vita
Il viaggio come metafora del cammino tortuoso ed erto
della vita, con tutte le sue ansie, le aspettative, le ambizioni,
e quella curiosità, vista come mezzo di ricerca, di spinta costruttiva che non dovrebbe mai abbandonarci e che ci porta
a compiere imprese eccezionali, straordinarie, inimmaginabili. Un percorso che spesso porta alla scoperta di mondi
fino ad allora sconosciuti, di culture diverse, ma anche di
noi stessi, della nostra libertà, della comprensione e della
tolleranza verso gli altri. Marco Polo è un po’ il simbolo di
tutto questo. Ma è anche sinonimo di avventure fantastiche, di luoghi lontanissimi e misteriosi. “Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse
generazioni delle genti e le diversità delle regioni del mondo,
leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime
maraviglie e gran diversitadi delle genti d’Erminia, di Persia e di Tarteria, d’India e di molte altre province. E questo
vi racconterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro [...]. Ma desidero voi sappiate che, da quando Iddio
creò Adamo fino ai giorni nostri, né Cristiano, né Pagano,
né Saraceno o Tartaro, e neppure alcun uomo di qualsivoglia generazione non vide né cercò tante cose meravigliose
del mondo come fece messer Marco Polo.” È la premessa
di Rustichello da Pisa (capitolo I) a “Il Milione”, opera saggistico-biografica che egli, prigioniero a Genova insieme al
Polo, scrisse sotto dettatura di questi, forse nel 1298 (dopo la
battaglia di Curzola del 1298, tra genovesi e veneziani).
Tra itinerari reali, immaginari e allegorici, c’è questo
atteso, ambizioso progetto su Marco Polo, mercante, ambasciatore e viaggiatore italiano-veneziano nato a Curzola (così dicono), ideato dal Teatro nazionale croato “Ivan
de Zajc” di Fiume in collaborazione con l’International
Artistic and Cultural Centre (IACC) di Roma. Potremmo
definirlo come una sorta di materializzazione dell’idea della musica intesa come viaggio geografico e interiore, come
grande forza di comunicazione e di lavoro collettivo. L’opera, intitolata semplicemente “Marco Polo”, è uno degli spet-
tacoli lirici che più incuriosisce della stagione teatrale fiumana 2012/2013, presentata qualche settimana fa. La prima
mondiale è prevista il 23 aprile del prossimo anno, come anticipa il sito online dell’IACC.
Musicata dal triestino Daniele Zanettovich (classe 1950),
su libretto di un letterato milanese, Fabio Ceresa, il lavoro “pesca” liberamente nei capitoli 40, 41 e 42 del “Milione”. Le vicende narrate presentano inquietanti analogie con
il nostro tempo, rileva Enrica Guarini, direttrice artistica
dell’IACC, e cita il racconto sul Veglio della Montagna e la
Setta degli Assassini che si insediò sul Mar Caspio intorno
al 1091 e venne distrutta da Hulagu, fratello di Kubilai nel
1257. Gli Assassini o fida’iyyin (letteralmente “quelli che si
sacrificano”) erano indotti a giustiziare i loro nemici politici e religiosi e, quindi, quel che dice Polo risponde a verità.
L’opera, si apprende, dovrebbe essere strutturata in tre parti: nella prima siamo alla corte di Kublai Khan– condottiero mongolo, fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan –, dove Marco Polo ha ormai la veste di Ministro
e consigliere del sovrano; nella seconda parte si passa nella
dimora e nel giardino del Veglio della montagna, per tornare infine alla corte di Kublai. La vicenda si impernia sul tentativo di uccidere il Khan da parte degli Assassini comandati dal Veglio della Montagna con l’aiuto di un complice a
corte. La Setta è formata da giovani che, sotto l’effetto della
droga, compiono efferati omicidi, tutti rivolti a gente di potere. Un altro importante elemento della storia è l’amore della principessa Alania, figlia di Kublai, per Argon, giovane
guerriero della guardia imperiale. Marco Polo riesce a sventare il piano dell’assassinio, a liberare i giovani drogati, e a
fare incriminare la colpevole Bolkana, vedova e cognata di
Kublai, che anelava al trono. Il finale vede trionfare l’amore
di Alania e Argon, che la droga e l’odio di Bolkana avevano
diviso; Marco, acclamato dal popolo, riporta la pace sull’impero di Kublai. L’opera, quindi, non tratta la vita di Marco
Polo, ma è piuttosto un omaggio a un grande viaggiatore, a
un grande uomo che ci ha avvicinato sì la cultura orientale,
musica
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ma non ha avuto paura di denunciare anche verità pericolose, come le lotte per il potere e altre tematiche che in effetti
sono universali e quindi sempre attuali.
Un’opera teatrale con uno spartito musicale dinamico,
bene elaborato sotto l’aspetto musicale, intellettuale e psicologico. Se il progetto si potrà realizzare, precisa la Guarini
(un precedente tentativo non era andato in porto), è proprio
grazie alla disponibilità del Teatro di Fiume, che ha accettato di rappresentare l’opera nell’aprile del 2013 con cinque
recite, di cui probabilmente una a Zagabria. “Sarebbe veramente auspicabile che nel 2013, anno del bicentenario verdiano (a proposito lo “Zajc” proprorrà l’ “Aida” in coproduzione con il TNC di Zagabria, con la regia di Balázs Kovalik
e la direzione di Antonello Allemandi, ndr ), anche un teatro
italiano mettesse in programma un melodramma scritto secondo tutti i dettami della nostra tradizione lirica, a dimostrazione di quanto quest’arte, per cui siamo conosciuti in
tutto il mondo, sia ancora viva nella nostra mente e nel nostro cuore”, conclude la direttrice. La regia è stata affidata
a Ozren Prohić, a dirigere l’orchestra sarà Nada Matošević
Orešković; ancora prematuro parlare di interpreti, anche
se c’è già stato un “casting”. Qualche cenno sul compositore. Daniele Zanettovich è figlio del violinista Renato Zanettovich, ha compiuto a Trieste i suoi studi musicali sotto la
guida di Dario De Rosa e di Giulio Viozzi, diplomandosi in
composizione, pianoforte, musica corale e direzione di coro
e in strumenti a percussione. La sua carriera è iniziata alla
tastiera del pianoforte con la vittoria nel 1963 alla IV Rassegna Nazionale allievi pianisti della Spezia. Dalla fine degli
anni ’60 si è dedicato alla composizione, ottenendo le prime
affermazioni al Concorso Internazionale di composizione
“G. B. Viotti” di Vercelli (1967/1968/1969) e vincendo negli
stessi anni il “premio del pubblico” nelle due prime edizioni del Concorso Nazionale di composizione R. Zandonai di
Rovereto. I suoi lavori sono pubblicati dalle maggiori case
editrici in materia; inoltre si è esibito pure come direttore
d’orchestra. (ir)
2 musica
Mercoledì, 25 luglio 2012
INSEGNARE MUSICA Docente presso le elementari italiane e la Waldorf di Fiume
La «missione» di Davide Gugić: plasmare
la personalità dei giovani attraverso le note
di Viviana Car
E
ntra nel mondo della musica ancora piccolo, per interesse personale, anche
perché in famiglia le note sono di
casa. Davide Gugić, giovane docente di cultura musicale presso le
elementari italiane di Fiume, nonché alla scuola steineriana – conosciuta anche con il nome di scuola
Waldorf –, non ha mai smesso di
istruirsi poiché “anche ascoltando
i miei alunni imparo qualcosa di
nuovo, di diverso”.
Il percorso musicale di Davide inizia al Centro studi di musica
classica dell’Unione Italiana “Luigi Dallapiccola”, sotto la guida del
maestro Roberto Haller; continua
alla Scuola di musica di Fiume,
per perfezionarsi al Conservatorio
Etnologo, etnomusicologo ed organologo
Roberto Starec, stimato studioso
delle tradizioni popolari istriane
di David Di Paoli Paulovich
“Giuseppe Tartini” di Trieste, diplomandosi in viola e didattica. Ma suona discretamente, come ci conferma,
anche il pianoforte e la chitarra.
Come mai un giovane musicista entra nel mondo educativoistruttivo?
“Mi sono avvicinato alla didattica
e alla pedagogia al secondo anno del
Conservatorio, durante un seminario
della scuola Waldorf, e sono rimasto
nel campo. Ho trovato una via da seguire, insegnando, plasmando e avvicinando i giovani alla musica, alla
cultura musicale, ai suoni, ai ritmi”.
Terminato il Conservatorio, Davide ritorna a Fiume. Dapprima inizia a insegnare alla scuola steineriana
per poi aggregarsi alla grande famiglia della Comunità nazionale italiana come docente di cultura musicale
alla scuola elementare “San Nicolò”,
quindi alla “Gelsi” e alla “Belvedere”, continuando però anche il percorso waldorfiano.
Differenti approcci
pedagogici
Il dottor Roberto Starec di Trieste in una conferenza a Palazzo Manzioli
Nato a Trieste poco dopo il termine del Secondo conflitto mondiale, Roberto Starec (1949 –
2012) fu etnologo, etnomusicologo ed organologo, raccogliendo
egli non solo la tradizione orale vocale ma anche studiando gli
strumenti musicali tradizionali dal
punto di vista storico e delle tecniche tecniche costruttive e conservative. Ebbe incarico d’insegnamento per Storia delle tradizioni popolari presso la facoltà di
Scienze della formazione ed Etnomusicologia (corso integrativo di
Storia della musica) dell’Università di Trieste, e presso la facoltà
di Lettere dell’Università di Padova, imprimendo la sua personalità aperta nel contesto culturale della musicologia italiana e di
quella dei paesi contermini (Slovenia e Croazia), ov’egli frequentemente fu apprezzato relatore, sia
nell’ambito nazionale italiano che
in quelli sloveno e croato.
Starec fu tra i protagonisti della seconda generazione della nuova disciplina dell’etnomusicologia, che si sistematizzava in Italia dagli anni Cinquanta in poi.
In questo filone di studi e ricerche
emerge, infatti, la valente operosità di Roberto Starec, che principalmente operò nell’area adriatica orientale, collaborando strettamente con le istituzioni più importanti del mondo culturale istriano
(Centro di ricerche Storiche di Rovigno e Istituto Regionale per la
Cultura istriana, fiumana e dalmata). Nel corso della sua carriera accademica egli realizzò campagne etnografiche e registrazioni di musica di tradizione orale
nell’area del Friuli e nell’Istria ed
in alcune aree delle penisole iberica e balcanica, della Turchia e del
Vicino Oriente.
Tra le sue principali pubblicazioni debbono essere ricordate
quelle afferenti l’Istria, tra gli anni
Ottanta e Novanta, in cui emer-
ge la sua competenza di etnomusicologo (“Canti e musiche popolari dell’Istria veneta”, Milano,
1984; “Il repertorio etnomusicale istro-veneto”, Trieste,1991) ed
organologo (“Strumenti e suonatori in Istria”, Udine, 1990), ma
anche di etnologo (“Mondo popolare in Istria: cultura materiale e
vita quotidiana dal Cinquecento
al Novecento”, Trieste - Rovigno,
1996,) e quelle afferenti il Friuli (tra le varie, “Canti rituali del
Friuli”, Milano-Bologna, 1988).
Nell’ultimo decennio la sua
passione lo conduce all’edizione
del “Canzoniere Triestino” (Trieste, 2001), monumentale raccolta documenti musicali di tradizione orale; merita cenno anche, tra
le ultime opere di Roberto Starec,
quella intitolata I canti della tradizione italiana in Istria (Trieste,
2004), nella quale sono radunate le ultime rilevazioni sul campo
di tradizioni polivoche ormai quasi scomparse. L’opera è la sintesi di lunghissime ricerche avviate
nel 1983, di cui lo studioso triestino offre nel corso dei decenni molteplici contributi per lo studio del
canto popolare istriano di matrice
latino-veneta.
Ma la sua fatica, oltreché di
etnomusicologo, si dirige anche
all’altra sua passione: l’etnologia.
Escono alla luce in questo campo,
fra le ultime opere, Coprire per
mostrare, ovvero l’abbigliamento
nelle tradizioni istriane dal XVII al
XIX secolo, pubblicato in collaborazione con la Comunità degli Italiani di Dignano (Trieste, 2002),
e, infine, il volume “Istria contadina: strumenti tradizionali del lavoro agricolo” (Trieste, 2010). Lo
si ricorda, infine, non solo quale
attento studioso, ma pure quale divulgatore delle tradizioni popolari della penisola istriana, attirando l’attenzione su repertori e modi
esecutivi tradizionali del canto popolare istriano.
“L’insegnamento
all’istituto
steineriano – spiega Davide Gugić
– si basa su un metodo pratico, quasi artistico, dove ai ragazzi viene
data la possibilità di spaziare liberamente in vari campi, con un programma specifico che in un ciclo
più lungo (otto anni di studio) si
unifica con i programmi delle scuole pubbliche. Specifico, i primi sei
anni sono diversi ma non differenti.
Le materie artistiche sono più presenti che nelle statali, con due ore
settimanali e il coro obbligatorio
per tutti. I ragazzi riescono, parlo
del campo musicale, a sviluppare
una propria personalità, esperimentano con i suoni e trovano il genere
preferito, che può cambiare con gli
anni. Negli altri istituti, come sappiamo, le ore di musica sono limitate ad una alla settimana, con la
partecipazione al coro scolastico
come materia opzionale. Anche qui
si riesce a fare tanto, poiché tutti i
ragazzi amano la musica, anche se
nella maggioranza si tratta di musica moderna, spesso quella che va
forte in quel dato momento. Qui si
può parlare di moda nella musica”.
Davide non si reputa il classico professore di materia in quanto,
pur seguendo il programma, cerca
di offrire ai suoi allievi numerose
vie di apprendimento e approfondimento. Dunque, la limitazione del-
le ore scolastiche non limita il lavoro.
Divertire
e coinvolgere
Per avvicinare i giovani ai grandi
musicisti che hanno fatto storia, Davide si basa su parti di biografie interessanti, storie e aneddoti e qualche episodio divertente il tutto condito con l’ascolto di pezzi tratti dagli
opus artistici, ma in modo moderato. “L’allievo deve sapere ascoltare i
pezzi musicali – puntualizza il prof –
e collegarli con un dato autore/interprete. In questo caso il ruolo del docente è quello di spiegare, con poche
parole, l’opera in questione, in quale
contesto è stata composta e perché.
Poche informazioni, che rimarranno
impresse nel bagaglio educativo individuale di ogni alunno. Lo stesso
metodo va usato per le grandi composizioni operistiche. L’autore, l’aria
o le arie più conosciute e un pizzico
di storia. Un domani, l’allievo ascoltando il pezzo, ricollegherà subito
questi dati”.
No alla «spazzatura»
“Passando alla musica moderna,
che pure fa parte del programma scolastico, tento di invogliare i giovani a dividere la buona musica dalla
‘spazzatura’, soprattutto per quanto
riguarda i testi. I ragazzi sono invitati
a proporre una nota canzone e poi la
cantiamo in classe. Ovviamente, il testo deve essere appropriato, può trattare amore, libertà, temi sociali, ma
mai essere volgare, offensiva o peggio ancora. In questo caso, l’alunno
‘colpevole’ della proposta riceve un
compito supplementare, tipo scrivere una relazione sul tema, per capire
l’improprietà del testo e del suo significato”.
La musica è anche arte pratica, è
una componente fondamentale nella
formazione della personalità del singolo. E va imparata attraverso l’uso
di semplici strumenti musicali, che
forse nel futuro avvicineranno gli
alunni allo studio più approfondito di
uno strumento specifico o al canto,
corale o solistico. Durante una gita
istruttiva sull’isola di Cherso, Davide ha voluto sperimentare con i suoi
allievi il canto gregoriano e le ballate dei trovatori. “Posso affermare che
l’incontro è stato positivo e i ragazzi hanno dimostrato un interesse profondo per questi generi”.
Con la viola verso
atmosfere irlandesi
Davide Gugić alle prese con il complesso formato
dal fratello Adam e da alcuni amici
Nel tempo libero, poco purtroppo, Davide ama riprendere in mano
la viola e, assieme a un gruppo di
amici, tutti musicisti, tra cui anche
il fratello Adam che suona la batteria, dedicarsi ai vari progetti. In questo periodo l’interesse è legato a un
repertorio di musica tradizionale irlandese da “ascolto”, caratterizzata da sonorità particolari dovute agli
strumenti e ai tipi di composizione, e
qui la viola fa da padrone. Per ora si
esibiscono solo tra amici, ma un domani chissà; per ora rimane solo un
passatempo che permette a Davide di
rimanere sempre e comunque legato
alla musica.
musica 3
Mercoledì, 25 luglio 2012
Il basso-baritono di fama internazionale è tornato per la terza volta a Duecastelli
Giorgio Surian, il Maestro
fa strada ai suoi allievi
di Sandro Petruz
O
rmai sono tre anni che
Giorgio Surian, basso-baritono di fama internazionale trova il tempo per partecipare al progetto di rivitalizzazione
delle antiche rovine di Duecastelli che si trovano sul territorio
del Comune di Canfanaro e che
necessitano di forti investimenti
di ristrutturazione. Surian che è
uno dei più ricercati e acclamati cantanti lirici degli ultimi anni
ha presentato nell’incantevole
cornice della Basilica di Santa
Sofia, nel cuore di Duecastelli,
quattro dei suoi allievi dell’Accademia di musica di Zagabria.
Nella prima parte del programma, che è andata in scena il
13 e il 14 luglio, gli studenti hanno proposto diverse arie e duetti tratti da “Le nozze di Figaro”,
di Mozart, con Leon Košavić nel
ruolo di Figaro, Ilijana Korać nel
ruolo di Susanna, Matija Meić
nel ruolo del conte e Ana Zebić
nel ruolo della contessa. Il repertorio è stato completato con
la romanza “Quando me’n vo’”,
tratta da “la Boheme”, di Puccini, “Rivolgete a lui lo sguardo”
e “Madamina, il catalogo è questo”, di Mozart, “Una voce poco
fa” dal “Barbiere di Siviglia”, di
Rossini, e infine lo stesso Surian
ha interpretato le “Medaglie incomparabili” tratto da “Il viaggio di Reims”.
Nella seconda serata, gli studenti hanno proposto le arie e i
duetti del “Flauto magico”, di
Mozart e due arie di Donizetti, “Come Paride vezzoso” da
“L’elisir d’amore” e “Regnava il
silenzio” da “Lucia di Lammermoor”. Anche la seconda serata si conclusa con un’esibizione
di Surian, che ha di nuovo entusiasmato il pubblico con “La
calunnia è un venticello” da “Il
barbiere di Siviglia”, di Rossini.
Alla fine abbiamo colto l’occasione per incontrare il Maestro,
che ci ha colpito per disponibilità e modestia.
Com’è nata l’idea di partecipare al progetto di Duecastelli?
“Grazie all’amicizia che mi
lega ad Alojzije Prosoli, il responsabile del progetto del Festival di musica antica di Duecastelli, che tre anni fa mi offrì
la possibilità di esibirmi assieme
ai miei figli Leonora, Giorgio jr.
e Stefano, con il musical ‘Jalta,
Jalta’. Da quel momento abbiamo pensato di proporre qualcosa di nuovo, per dare un apporto
al Festival di musica antica, che
da dieci anni si organizza a Canfanaro per aiutare la ristrutturazione di Duecastelli. Per questo
“Duecastelli è un fantastico
banco di prova per questi ragazzi che vantano già diverse esibizioni al Teatro nazionale croato (HNK). Con un pubblico che
con il suo entusiasmo ti sostiene per tutta la serata, diventa
più facile esibirsi. In quest’occasione, i due soprano Ilijana
«Mio padre è nato a Valdarsa,
per cui porto l'Istria nel mio cuore,
assieme a Zagabria e all’Italia,
che è il Paese che mi ha dato tutto
dal punto di vista professionale»
motivo abbiamo scelto le arie e i
duetti più famosi delle opere più
conosciute, per far avvicinare il
maggior numero di persone a
questo Festival. Lo scorso anno
mi sono esibito con Martina Zadro e in questa nuova edizione
ho portato la prima volta alcuni
dei miei allievi dell’Accademia
di Zagabria a Duecastelli”.
Un patrimonio
da tutelare
Finora a Duecastelli ha
presentato per la maggior parte dei classici dell’opera buffa,
come mai ha scelto questo genere operistico?
“Si tratta di una scelta ponderata per non rendere troppo
pesante queste serate dedicate
all’opera. Conosco abbastanza
bene il pubblico di Canfanaro,
e fare anche diverse arie di seguito del baritono o del soprano,
può allontanare l’interesse delle
persone che non sono appassionate del genere. In quest’ottica
mi sono messo in gioco in prima
persona e ho introdotto ogni singolo pezzo presentato dai miei
allievi, cercando di ‘sdrammatizzare’ e rendendo più piacevole e comprensibile l’esibizione
alle persone che non conoscono
l’italiano e il tedesco. Bisogna
cercare di trovare quella lettura
divertente della situazione, che
serve anche a tranquillizzare
anche gli studenti che possono
avere così maggiore confidenza
e meno stress”.
I suoi allievi sono stati
all’altezza, com’è andata la
loro prova in queste due serate?
e Ana hanno persino debuttato
con delle arie tra le più difficili per una carriera da professionista, e se non hai il sostegno e
la comprensione del pubblico,
ogni errore si paga molto caro.
Il periodo giusto di preparazione per debuttare con queste opere richiede un lavoro e una carriera di diversi anni. Ogni esibizione è un passo importante per
preparare dei ruoli così difficili, acquisendo quella sicurezza
scenica che è fondamentale per
questa professione. All’Accademia lavoriamo su ogni aspetto di un cantante lirico e prove
come questa ci danno la possibilità di correggere le imperfezioni, per riuscire a preparare i
ragazzi in modo adeguato alle
esigenze reali del mondo della
lirica. Sono ragazzi con la stoffa per una carriera di livello internazionale, ma hanno ovviamente ancora molto lavoro da
fare, e ci sono diversi fattori che
difficilmente sono prevedibili, e
che possono fare la differenza,
ma quello che più importa è non
perdere mai la voglia di lavorare
e perfezionarsi.
Quanta emozione
cantare in Istria
Che sensazioni prova un
cantante del suo livello ad esibirsi in questo borgo?
”Per me cantare a Duecastelli, o al Metropolitan o alla Scala, non cambia molto, perché
l’emozione che devi trasmettere richiede sempre massimo impegno. Sono posti diversi, ma la
persona è sempre una e unica, e
ho capito che devo sempre dare
tutto me stesso ogni volta che
canto, anche perché ho dedicato la mia vita a questa professione. Cantare in Istria per me ha
anche un significato particolare dato che mio padre è nato a
Valdarsa e porto questa regione
nel mio cuore assieme alla Città di Zagabria e all’Italia, che
è il Paese che mi ha dato tutto
dal punto di vista professionale.
Più passano gli anni e più cresce
il magnetismo e il fascino che
l’Istria ha su di me come paese
di origine della mia famiglia, e
sono convinto che avrà sempre
un ruolo più importante nella
mia vita”.
Quali sono i suoi progetti
per il futuro?
“Il mio prossimo impegno
mi vede a settembre al Metropolitan di New York con ‘Otello’ e
‘Turandot’ e a seguire con ‘Simon Boccanegra’ e la ‘Tosca’
in Svizzera. Proprio con ‘Otello’ debutterò nel ruolo di Iago
come baritono drammatico; le
mie precedenti interpretazioni
mi vedevano come basso cantabile. Credo che questo cambiamento in realtà sia la chiave
migliore per la mia vocalità. Se
continuo ad allenare e mantenere in forma la mia voce credo di
aver davanti almeno 5-6 anni di
carriera a questi livelli, e con un
po’ di fortuna e salute possono continuare per altri 10 anni.
Per quanto riguarda il futuro del
programma di Duecastelli ho in
mente di proporre l’intermezzo
comico ‘Il maestro di cappella’,
di Domenico Cimarosa, e di ritornare con i miei allievi”.
Tutti i suoi figli si occupano di canto, mentre la sua passione per la lirica è sbocciata
già all’età di dieci anni. Ci può
raccontare come nasce una
passione del genere?
“Ricordo che da bambino ascoltai l’’Aida’, la davano
sulla radio, a Fiume, e subito
decisi di approfondire questo
nuovo mondo che mi si poneva davanti. Iniziai così a collezionare tutti i vinili che riuscivo a trovare con le incisioni dei cantanti lirici contemporanei. La mia passione con gli
anni è sempre cresciuta e sin da
piccolo ho fatto parte del Coro
della ‘Fratellanza’ della Comunità degli Italiani Fiume e dopo
aver frequentato l’Accademia
di musica di Lubiana e il Conservatorio di Trieste e Padova,
ha avuto la mia grande occasione superando le selezioni per il
Centro di Perfezionamento per
Cantanti Lirici del Teatro alla
Scala. A causa del servizio di
leva sono ritornato nell’allora
Jugoslavia e ho dovuto abbandonare momentaneamente la
mia carriera, che è ripresa con
il debutto in ‘Ernani’, del maestro Riccardo Muti, che mi ha
dato la possibilità di emergere.
Per quanto riguarda la passione dei miei figli, sono convinto che la scelta di non forzarli sia stata quella giusta. Tutti
e tre non volevano sentir parlare di musica all’inizio ma poco
a poco questa passione s’insinuata tra loro e oggi hanno delle carriere importanti e abbiamo già un musical alle spalle e
diversi progetti in cantiere”.
Da Fiume ai teatri
di tutto il mondo
Dopo aver iniziato gli studi musicali a Fiume, sua città natale, ha frequentato l’Accademia di musica di
Lubiana e il Conservatorio di Trieste e Padova. A Milano si iscrive presso il Centro di Perfezionamento per
Cantanti Lirici del Teatro alla Scala, dove inizia la sua brillante carriera che oltre a Milano lo vede calcare
i palcoscenici più famosi del mondo
come il Metropolitan di New York,
Royal Opera House di Londra, Staatsoper di Vienna, l’Arena di Verona,
Opera National di Parigi, El Liceu di
Barcellona,Bolshoi di Mosca, La Fenice di Venezia e altri.
Grazie alla sua straordinaria
estensione vocale, spazia con estrema
facilità dal repertorio barocco alle più
complesse partiture moderne. Nella
sua carriera ha ricoperto più di 160
ruoli diversi, tra opere, messe cantate,
oratori, in cui si è distinto per le sue
capacità vocali di basso e basso-baritono. Canta in italiano, croato, francese, tedesco, portoghese, russo, ceco,
latino e inglese.
Si esibisce sotto la direzione dei
più grandi direttori d’orchestra quali
Claudio Abbado, Carlos Kleiber, Riccardo Muti, e Seiji Ozawa e collabora
con registi di primissimo livello come
Franco Zeffirelli, Ugo De Ana, Luca
Ronconi, Werner Herzog e Andrei
Konchalovsky. Per il suo contributo
artistico dato nel canto nel 1996 è stato insignito dall’onorificenza “Ordine
della Danica croata con l’immagine di
Marko Marulić” dal presidente della
Repubblica Croata. Nel 2006 riceve
il premio Milan Pihler per il ruolo di
Don Alfonso nell’opera “Così fan tutte“, nel 2008 il premio lirico internazionale “Mario Tiberini”, e nel 2009 il
premio “Milka Trnina”. Nel 2008 inizia ad insegnare presso l’Accademia
di Zagabria.
4
mus
Mercoledì, 25 luglio 2012
INTERVISTA Elvis Stanić, ideatore e organizzatore, riassume le dodici edizioni del
Avvicinare il jazz al grande pubblic
è una delle cose più difficili da desc
di Marin Rogić
P
arliamo di jazz, genere musicale di origine statunitense,
nato nei primi anni del XX
secolo nelle comunità afroamericane del sud degli Stati Uniti. Frutto
di una confluenza di tradizioni musicali africane ed europee, le sue
caratteristiche peculiari sono l’uso
intenso di improvvisazione, il ritmo swing spesso sincopato, la poliritmia e il tono malinconico dato
dall’uso delle blue note. Sin dai primi tempi, il jazz ha incorporato nel
suo linguaggio i generi della musica popolare americana, dal ragtime,
al blues, alla musica leggera e colta dei grandi compositori americani. In tempi più recenti, il jazz si è
mescolato con tutti i generi musicali moderni anche non statunitensi,
come il samba, la musica caraibica
ed il rock. Il jazz si è trasformato,
nel corso di tutto il XX secolo, evolvendosi in una grande varietà di stili
e sottogeneri: dal dixieland di New
Orleans dei primi anni, allo swing
delle big bands negli anni Trenta e
Quaranta, dal bebop della seconda
metà degli anni Quaranta, al cool
jazz e al hard bop degli anni Cinquanta, dal free jazz degli anni Sessanta alla fusion degli anni Settanta,
fino alle contaminazioni con il funk
e l’hip hop dei decenni successivi.
Il modello abbaziano
Perché tutto questo? Sono cose
note, ma volevamo introdurre un po’
questo tipo di musica che, nell’estate in corso, in tutta la regione – da
Capodistria alla Dalmazia, passando per le isole, per non parlare delle aree attigui –, sta conoscendo una
vera e propria esplosione di festival, rassegne e laboratori di genere.
Una delle manifestazioni più note è
senza ombra di dubbio il Liburnia
Jazz Festival & Workshops, nata
nel 2001 dalla determinazione del
famoso jazzista croato, riconosciuto a livello mondiale, Elvis Stanić,
Larry Carlton
Jazz Boat
con lo scopo, come dice lo slogan
del festival, di avvicinare il jazz al
pubblico e il pubblico al jazz.
Il programma che ogni anno
viene offerto al pubblico è accuratamente selezionato e in grado di
soddisfare anche i più esigenti appassionati ed intenditori di jazz e
allo stesso tempo di “convertire”
l’ascoltatore che di solito non apprezza questo stile. Ecco il motivo
per cui, durante il festival, il pubblico può assistere a svariati Workshop
(laboratori), nei quali si scopre che
proprio il jazz è uno degli stili musicali più aperti alle affinità di chiunque. Alcuni di questi sono dedicati ai musicisti professionisti che vogliono confrontarsi con i loro colleghi internazionali, altri, la maggior
parte, sono destinati al pubblico ed
ai cosiddetti “laici” che vogliono
imparare di più sulla musica e sullo
stile jazz, oppure conoscere un determinato artista. E proprio a questo
scopo di avvicinare il musicista alla
persona “comune”, è nato lo spazio
“Talks Jazz”, dove, attraverso conversazioni informali, il pubblico
può porre domande a piacere all’artista che più lo interessa.
Elvis Stanić sul palco
Alcuni nomi
di richiamo
Per quanto riguarda la parte musicale, ogni anno vengono invitati i più importanti rappresentanti a
livello mondiale di questo genere,
che sono in grado di trasmettere tutto ciò che il jazz contiene al suo interno. Uno degli obiettivi principali
del festival è di favorire la cooperazione internazionale dei musicisti
croati con quelli internazionali. Ed
ecco cosí che a calcare, tra gli altri,
il “palcoscenico estivo” di Abbazia
nelle svariate edizioni sono stati Denis Razz Quartet, Boško Petrović,
Josipa Lisac, E. K. Avenue, Oridano
Gipsy Jazz Band, Spart Jazz Group,
The Mystic Rose Ensemble, Tower
of Power, Kyle Eastwood Band, Va-
sil Hadžimanov Band, Mike Mainieri & Steps Ahead, The Kenny
Garrett Quartet, Tony Kitanovski
& Cherkezy Orchestra, Mike Stern
Band, Richard Bona Group, ecc..
Ex Tempore costola
fondamentale
del Festival
Nel 2005 all’interno del festival
prende vita il progetto denominato
“Ex Tempore”. Si tratta di un raduno di musicisti jazz provenienti da
diversi paesi europei e non, che durante la settimana di soggiorno ad
Abbazia compongono musiche e
melodie apposta per il festival. Nelle prime sei edizioni di “Jazz Ex
Tempore” hanno partecipato artisti
provenienti dall’Italia, dall’Austria,
dalla Russia, dalla Francia, dalla Macedonia, dalla Slovenia, dalla Gran Bretagna, dalla Finlandia e
da Paesi Bassi per quanto riguarda
l’Europa, dal resto del mondo sono
arrivati musicisti dall’ Asia (Armenia, Indonesia), Africa (Mali, Marocco) e dall’ America Latina (Cuba,
Messico). Tra i nomi più importanti ricordiamo: Marcello Peghin, Hicham Belfahem, Juan Carlos Sungurlian Barsumian, Alvis Reid, Diran Tavitijan, Paolo Muscovi, Lindy Huppertsberg, Johanna Yuhola,
Hristo Yotsov, Andrea Vicary, Rico
De Jeer, Silvia Abalos, Ratko Divjak, Enzo Favata, Jose Leonardo
Angel Rodrigez, Giovanni Toffoloni, ecc.. Ai più, questi nomi non
dicono niente, ma si tratta di alcuni
tra i più importanti jazzisti a livello
mondiale.
prime due edizioni. L’album ha riscosso un grande successo vincendo tre premi Porin (il più importante premio musicale croato, ndr.)
nell’edizione 2008. Il progetto “Ex
Tempore” è sovvenzionato dal Ministero croato della Cultura, il quale
ha riconosciuto in esso, come scritto nelle pagine web ufficiali del Ministero, “uno dei principali progetti
di carattere musicale con cui la Croazia partecipa a progetti simili a livello europeo. Oltre ad essere un
importante progetto per la conservazione del patrimonio culturale e
dell’identità culturale, contribuisce
anche alla promozione della cultura croata in tutto il mondo e comprende la cooperazione culturale internazionale”.
Contro i tanti
pregiudizi
Il jazz, più di ogni altro genere
musicale è considerato “strano”. In
pochi sono quelli che realmente lo
amano nel pieno delle sue espressività e nella maggior parte dei casi
si tratta di musicisti che lo suonano
e che vivono in simbiosi con esso.
Da tanti è considerato un genere noioso, sempre uguale, troppo difficile da comprendere, riservato solo
ad uno strato della società, quello
alto, benestante. Sono tanti i motivi
per i quali vi è pregiudizio nei confronti di questo stile. Duke Ellington, il più importante compositore
jazz della storia, diceva: “In genere,
il jazz è sempre stato rappresentato come il tipo d’uomo con cui non
vorreste far uscire vostra figlia”. Ed
ancora oggi è fortemente radicata
Progetto
nella cultura popolare la convinzione che il jazz sia un qualcosa di avriconosciuto dal
verso, di estraneo, talmente lontaMinistero
no da noi che non si ha nemmeno la
voglia di conoscerlo.
della Cultura
La particolarità e allo stesso
Nel 2007 è uscito il primo CD tempo la complessità della musica
nato dalle musiche composte nelle jazz sta nel fatto che non è un ge-
nere definito, cioè non ha un inizio
ed una fine, cambia in continuazione, si trasforma, muta di tonalità costantemente. Ornette Coleman (fondatore del movimento Free Jazz negli anni ’60) a proposito diceva: “Il
jazz è l’unica musica in cui la stessa
nota può essere suonata notte dopo
notte, ma ogni volta in modo diverso”. E proprio di questo si tratta: la
musica jazz dà una libertà musicale che nessun altro stile potrà mai
dare, e proprio in questa immensa
libertà che l’ascoltatore (a volte anche il musicista) si perde. È difficile da definire in poche parole, come
diceva uno dei più importanti cantanti jazz della storia, Mel Tormé,
“il jazz e l’amore sono le cose più
difficili da descrivere razionalmente”.
Tanti contenitori
un solo obiettivo
Con tutti questi pregiudizi che
abitano nell’immaginario collettivo
si è dovuto confrontare Elvis Stanić
nell’ideare e organizzare il festival.
Stanić ha tentato di creare una manifestazione che sia il più possibile
vicina, nel vero senso del termine, al
pubblico. Così sono nati i vari Workshops, gli incontri musicali “Talks Jazz”, il progetto “Ex Tempore”, le “Jazz Boat” (il jazz ascoltato
a bordo di una barca) ed è cosi che
quest’anno ospite principale è stato il
più popolare cantante croato Oliver
Dragojević. Dalla partecipazione del
pubblico possiamo dire che l’esperimento è riuscito in pieno.
Oliver e Stanić hanno regalato
due ore di concerto indimenticabili,
con le più belle canzoni del cantante
dalmata arrangiate in versione jazz.
Ospite di quest’anno è stato anche
il chitarrista statunitense vincitore
di tre premi Grammy, Larry Carlton con il suo “Larry Carlton Quartet”. Presenti anche l‘Oridano Gipsy
Jazz Band, il più famoso sassofoni-
sica
Mercoledì, 25 luglio 2012
5
lla kermesse liburnica e parla dei suoi obiettivi
co, che come l’amore
crivere razionalmente
Elvis Stanić e Oliver Dragojević
Darko Jurković-Charlie
sta croato Denis Razumović con il
‘Denis Razz Quartet, la “Northern
California Jazz Choir”, il leggendario chitarrista quarnerino Spartaco
Črnjarić con lol “Spart Jazz Group”,
il fiumano Darko Juroković – Charlie, Alba Nacinovich e Leo Škec,
uno dei migliori pianisti europei
Raphael Wressnig, la band fiumana “mEmenTo” e l’orchestra “Big
Band” di Samobor.
cose e che in primo piano c’è la risoluzione dei problemi concreti, esistenziali; in questo contesto la musica e la cultura vengono solitamente messe da parte, passano in secondo piano. Nonostante tutto questo, i
visitatori del Liburnia Jazz Festival
Sogna una scuola
jazz
Elvis Stanic è il direttore artistico, curatore e creatore del ‘Liburnia Jazz Festival & Workshops’. È
uno dei migliori chitarristi e fisarmonicisti croati contemporanei, il
più premiato compositore jazz croato della nuova generazione, sia a livello nazionale che internazionale.
È il leader della band ‘”Elvis Stanic Group”, un gruppo jazz fusion
che unisce attraverso ritmi latini e
con le varie melodie jazz la tradizione mediterranea croata con la musica melodica. Come compositore, è
dedito allo studio della musica tradizionale, sia quella croata sia quella di altri paesi. Ha collaborato in
Croazia con Boško Petrović, con la
‘Big Band HRT-a’ (l’orchestra della televisione nazionale croata), con
Neven Frangeš, Mario Mavrin, Tamara Obrovac, Matija Dedić, Josipa Lisac ed altri. A livello mondiale
ha suonato con artisti del calibro di
Gilberto Gil, Django Bates, Cheick
Tidienne, Martin Drew, Alwin Queen, Furio di Castri, Buster Williams,
Lenny White, Karen Asatrian, Vasil Hadžimanov, Scott Latzky, John
Thomas.
Com’è andato il Liburnia Jazz
Festival 2012? È soddisfatto della
partecipazione del pubblico?
“Vista l’attuale situazione, sono
pienamente soddisfatto. Bisogna
considerare il fatto che le persone sono preoccupate da un sacco di
“Il jazz e l’amore sono le cose più
difficili da descrivere razionalmente”: Mel Tormé
sono divenuti, in questi 12 anni, un
pubblico fedele e stabile”.
In quale misura la crisi incide sul Festival? C’è il rischio che
l’anno prossimo salti?
“Ci sono state situazioni ancora
più difficili, come ho detto, 12 anni
sono un periodo in cui, più meno, si
passano molte crisi: quelle finanziarie come altre, politiche e culturali,
dalle quali dipende il festival. Liburnia Jazz continua a navigare.
Secondo lei, in Croazia c’è una
buona offerta di festival, oppure
c’è spazio per nuovi eventi all’insegna del genere?
“Non è una questione di quantitá,
ma piuttosto di quello che viene offerto. Per tutta la mia vita ho sempre
sostenuto la nascita di nuovi palcoscenici, ma sempre appoggiando la
qualità, senza compromessi. Sfortunatamente, siamo testimoni anche di
nuovi ‘jazz’ festival sotto il cui cappello viene compreso di tutto, sia
qualcosa di buono che qualcosa di
sicuramente meno buono. È bene,
però, che questo tipo di eventi duriano poco nel tempo, una stagione o
due, e poi si spengano.
Qual è la situazione sulla scena jazz croata e sulla scena musicale in generale?
“Potrebbe andare anche meglio.
Noi siamo un Paese piccolo, ed è
normale che la quantità di artisti
che creano qualcosa di significativo sia relativamente bassa. Però,
penso che il nucleo del problema
sia rappresentato dall’educazione
ed in generale dal sistema formativo dei potenziali giovani talenti.
Qui nasce una nuova massa critica,
importante per la creazione di una
scena musicale nuova e di qualità.
Che significato ha per lei personalmente la musica jazz e la
musica in generale?
“La libertà completa di comunicazione, il linguaggio con il quale comunicano tutti i musicisti e
tutti gli amanti dell’arte è uguale,
in qualsiasi parte del mondo. La
musica, soprattutto il jazz, è pienamente internazionale ed è realmente in grado di abbattere tutte le
frontiere politiche e culturali”.
Che consiglio darebbe ai giovani che vorrebbero studiare la
musica jazz? Secondo lei la Croazia offre accademie di qualità in
cui studiare questo tipo di musica o è necessario andare all’estero?
“Sfortunatamente in Croazia non
esiste un’istituzione di educazione jazz. Per qualsiasi progresso serio bisogna uscire dai confini croati. Anche io ai miei tempi sono dovuto andare oltre oceano al Berklee
College of Music a Boston e fino
ad oggi niente è cambiato. Esistono, però, anche opzioni a noi più vicine quale il Consevatorio di Graz,
che in questo momento rappresenta
l’opzione più accettabile di studio di
musica jazz”.
Torniamo al festival di quest’anno. Abbiamo avuto occasione di
parlare con Oliver Dragojević,
che ci ha detto di quanto la stimi
come musicista e che lei sia la ragione della sua partecipazione al
festival. Perché ha invitato proprio Oliver? Avete in piano qualche collaborazione in futuro?
“Oliver è un grande talento e un
grande musicista. Anche se è conosciuto soprattutto come cantante, lui
é anche un’ eccellente pianista jazz,
così come anche multi – strumentista come me. Qui ci siamo riconosciuti e trovati. La collaborazione è
appena cominciata e spero che vedrà
la luce durante il 2013 con il nuovo
progetto in comune.
Un tour mondiale
imbarcati su una
navicella spaziale
Mettiamo il caso che, per il
prossimo festival, le venga concesso un budget illimitato...
“Se avessi un budget illimitato
metterei tutto il pubblico jazz croato in una navicella spaziale (fatta su
misura) e lo porterei in un tour mondiale tra tutti i più grandi jazz festival. Ma siccome tutto questo è impossibile, inviterei Herby Henckoka, Pat Metheny Group, Chicka
Coreu e Electric band, Manhattan
Transfer eWintona Marsalisa. Questo per il primo appuntamento, poi
vedrei...”
Chi erano i suoi modelli quando cominciava a muovere i primi
passi nella musica?
“Da Jimy Hendrix e Allman Brothers, passando per Larry Carltona
e Joe Pass, fino a John Mc Laughlin
e Pat Mentheny, parlando di chitarristi naturalmente”.
Molta gente non ascolta jazz
considerandolo troppo complicato e per snob. Ma è veramente
così complesso ed elitistico?
“Per tutta la mia carriera ho
combattuto e combatto ancora contro questo atteggiamento: ogni buona musica, ogni musica eccellente è
sempre riconosciuta come buona. Il
raggruppare qualcosa come “snob”
o “esclusivo” è una giustificazione
per la non conoscenza della materia
o per un cattivo prodotto, sia che si
tratti di una composizione o di una
performance”.
Noi siamo un giornale italiano.
Che esperienza ha con la musica,
i musicisti e la scena jazz italiana?
“Sono attivo sulla jazz scena italiana dal 2003, quando ho cominciato a suonare con Enzo Favato.
Nel frattempo la collaborazione si
è allargata, cosicché ho suonato con
Furio Di Castri, Daniele Di Bonaventura, Simone Zanchini o Marcello Peghin... La scena italiana è
estremamente raffinata e stilisticamente varia con superbi musicisti e
artisti. Ogni qualvolta suono con i
colleghi italiani, è sempre una nuova sfida e una revisione delle mie
capacità creative”.
È un musicista di successo e ha
fatto molto nella musica jazz. Ha
ancora qualche sogno non realizzato?
“Sì, sogno che finalmente venga avviata una vera scuola di jazz,
partendo dal livello di istruzione secondaria fino al livello accademico.
Si tratta, a mio parere, del prerequisito per la sopravvivenza del jazz in
Croazia”.
6 musica
Mercoledì, 25 luglio 2012
FESTIVAL Stazione di interscambio culturale tra Italia ed Est Europa
Tutte le strade portano a Cividale
di Emanuela Masseria
I
sensi e la mente possono dirsi
esploratori una volta entrati in
contatto con la nuova veste del
Mittelfest, stazione di interscambio
culturale tra Italia ed Est Europa e
luogo di confronto per artisti e intellettuali. La manifestazione, ordita
dalla Regione FVG tra il 14 e il 22
luglio, ha di nuovo eletto come cuore pulsante la cittadina di Cividale
(appena insignita come sito Unesco), dove si è assistito a un esperimento pensato per coniugare, questa volta in modo diverso, spettacolo, creatività, musica, teatro, danza e
riflessioni. Per la prima volta l’ampio cartellone di eventi è stato infatti suddiviso in sei percorsi tematici,
dedicati alle eccellenze locali, ma
con ampi squarci nel panorama internazionale. Nell’ottica del direttore artistico del Festival, Antonio
Devetag, l’iniziativa voleva portare
ad attraversare sei strade che spesso
s’intersecano tra loro, per cercare di
comporre una sorta di “mosaico della Mitteleuropa”.
“Ci siamo sintonizzati sulla magia praghese, girando attorno alle
musicalità jazzate dei piú grandi –
Bollani, Mehldau e Venier – palleggiando dai Beatles a Nekrosius, con
un preciso cross per raggiungere le
genialità di Pasolini e Marin fino a
quella di Lelio Luttazzi”, ha raccontato l’ex assessore alla Cultura del Comune di Gorizia all’inaugurazione del Festival, convinto di
aver sorpassato finalmente una certa
dimensione effimera, ascritta in passato alla manifestazione, per raggiungere una necessaria “concretezza friulana”.
Grandi nomi
per «Risvegli»
Tante sinergie quindi, meno esterofilia e ben diciassette tra produzioni e coproduzioni in seno al Festival, molte delle quali prime assolute. Uno sforzo organizzativo, quello di Devetag, che deve convincere
la Regione FVG della bontà del suo
operato, in tempi in cui la crisi economica ha imposto tagli e precise rinunce (una frase ben poco sibillina
a riguardo è arrivata dall’assessore
regionale alla Cultura Elio De Anna
che avrebbe affermato: “Se fra un
paio d’anni questa formula non dovesse avere successo, ad andarsene
sarà il direttore, l’unico stipendiato,
fra l’altro.”). Ma aldilà delle questioni politiche e organizzative, al pubblico interesseranno le tappe ormai
compiute di questi percorsi. Il viag-
gio è partito dalla sezione Risvegli,
tema che ha dato il titolo alla rassegna e anche al galà di danza dedicato ai Ballets russes di Djaghilev e
Stravinsky, reintepretati dalla grande Eleonora Abbagnato, insieme a
varie etoiles italiane ed europee.
Guardando invece al profilo musicale di questa sezione, sabato 14
luglio al Teatro nuovo Giovanni da
Udine (una delle tante sedi dislocate
del Festival) è andato in scena uno
dei progetti di punta di Mittelfest
2012: “Symphonika”, con il jazzista Glauco Venier, la FVG Mitteleuropa Orchestra e la Mittelfest Big
Band. Stesso luogo e stessa location
per “Prometeo incatenato”, ideato
del gruppo Dramsam di musica antica e dedicato al repertorio musicale dell’antica Grecia.
Domenica 15 luglio, nel quadro
della collaborazione tra i Ministeri
della Cultura di Cina e Italia, è arrivata una tra le più importanti orchestre cinesi: l’orchestra di Shenzen, diretta dal maestro En Shao
(da poco nominato Chief Conductor
della RTV Slovenia Symphony Orchestra e della China National Symphony Orchestra), che si è dedicata
ad un programma con musiche di
Wagner, Smetana e Sostakovich, dimostrando un’ottima adesione a una
tradizione musicale molto diversa
da quella cinese.
Notevole anche la performance
della Maribor International Orchestra, mirata ad approfondire grandi capolavori sinfonici di Brahms,
Haydn e Čajkovskij, che ha concluso tra gli applausi il Mittelfest
2012. Il concerto diretto da Klaus
Arp ci ricorda che sono già 230 i
giovani musicisti, provenienti da
80 paesi diversi, che possono vantare un apprendistato svolto presso
l’Orchestra Internazionale di Maribor. Quest’anno la selezione ha premiato 80 allievi che con energia e
un incondizionato coraggio hanno
affrontato e approfondito due programmi musicali, entrambi centrati sull’idea di un’Europa unita nella
diversità e nelle differenze.
Le magie di Praga
Nel quadro della collaborazione tra i Ministeri della Cultura di Cina e Italia, è arrivata una tra le più importanti orchestre cinesi: l’Orchestra di Shenzen, diretta dal maestro En Shao (da poco nominato Chief
Conductor della RTV Slovenia Symphony Orchestra e della China National Symphony Orchestra)
chi. In virtù del fatto che Beethoven
aveva parlato della chitarra come di
un’ “orchestra in miniatura”, Stepan Rak è stato scelto come l’artista
più adatto per dimostrare la verità di
quella affermazione.
Le tradizioni più alte del canto
corale europeo, legate alle religioni cattolica, ortodossa e protestante,
sono invece state racchiuse nella trilogia Le voci del sacro. Tre le formazioni impegnate a tracciare una
sorta di ipotetica via che porta (addirittura) dalla terra al cielo. In questo
caso la preghiera è uno strumento di
godimento terrestre rivolto all’estasi
e determinato dal mistero. Concetti che ben si legano alla musica, per
alcuni. In questo contesto il Coro di
Ruda si è occupato del Sacro d’Occidente, partendo dai discanti della
tradizione aquileiese e arrivando ai
cori virtuali del 40.enne compositore americano Eric Whitacre.
Il coro del patriarcato di Mosca,
diretto da Anatolij Grindenko, ha
invece portato alla ribalta il Sacro
d’Oriente, un ritorno alle radici del
canto primitivo russo lungo le tracce dell’influenza bizantina. Il Sacro
della riforma ha completato la trilogia d con la performance del coro
dell’FVG, incentrato su brani di
Bach, Brahms, Tallis, Britten e altre note figure nel percorso musicale della Riforma.
Andando alla sezione Praga magica, sono state toccate invece le dimensioni dello straordinario Teatro
Nero, del Teatro nazionale di Praga,
della leggenda eterna del Golem e,
con il Vaclav Havel, della Rivoluzione di Velluto. Sabato 22 luglio si
Profili mitteleuropei
è tenuto in quest’ambito il concerGrandi cantori della modernità,
to di Stepan Rak, che ha interpretato
musiche di diversi compositori ce- come Pier Paolo Pasolini, Paul Celan, Biagio Marin, Jaroslaw Mikolajewski, Osip Mandel’stam hanno fatto da ossatura ai Profili della
Mitteleuropa, mentre a riversare di
nuovo le note tra il pubblico è stato
il percorso All That Jazz, legato ai
concerti di tre eccezionali pianisti:
lo statunitense Brad Meldhau, l’italiano Stefano Bollani e il jazzista
praghese Milan Svoboda. La scelta
del jazz richiama alla mente aperture e sperimentalismi, discorsi in lingue diverse che sorvolano razze e
religioni, fidandosi dei contrasti. Il
Meldhau trio, con Larry Grenadier
al basso e Jeff Ballard alle percussioni, si è imposto come un fenomeno unico, capace di unire un gigante
del jazz come Bill Evans ai Nirvana
e ai Radiohead.
Grande successo poi a Palmanova per Stefano Bollani, performer
dall’infinita conoscenza musicale, capace di spaziare tra jazz, pop,
classica, musica carioca, e per giunL’Hommage aux Beatles di Milan Svoboda
ta improvvisando come ben pochi
Stefano Bollani
Il chitarrista ceco Stepan Rak
altri. Bollani, quarant’anni a dicembre, arriva sul palco senza fare neanche un soundcheck e pensando a
tutt’altro che al repertorio da suonare. O almeno, così dice di sé. Una libertà espressiva che, nella città stellata, l’ha portato al cospetto di oltre
un migliaio di persone.
Sempre a Palmanova è andato
in scena l’Hommage aux Beatles di
Milan Svoboda, jazzista cresciuto
nella capitale ceca quando il quartetto di Liverpool senza saperlo intesseva la colonna sonora della Primavera di Praga. Le manifestazioni
che portarono alla stesura di “Charta77” (il più importante documento
del dissenso cecoslovacco) iniziarono proprio dopo l’arresto dei membri di una band di musica psichedelica, i Plastic People of the Universe. Un aspetto che Milan Svoboda al
Mittelfest ha voluto ricordare come
diretto testimone.
sta lituano, addirittura, dice di aver
finalmente realizzato il suo sogno:
dar vita ai più potenti episodi del
poema di Dante. E l’apprezzamento
del pubblico si è equilibrato alle vette emotive di questa ispirazione.
Spazio ai talenti
Rimane quindi da raccontare del
percorso Palcoscenico Europa, che
si lega alla volontà, presente e passata, del Festival di dare spazio a talenti piccoli e grandi, noti e meno
noti. Tra i suoi apici l’interpretazione della “Divina Commedia” di Eimuntas Nekrosius, una produzione
Mittelfest-Festival di Spoleto, con
due atti unici di Jean Cocteau interpretati da Adriana Asti, con musiche
originali di Andrius Mamontovas.
Lo spettacolo è stato definito l’allestimento teatrale europeo di maggior richiamo di quest’anno. Il regi-
Oriente e Occidente
Massimo Ghini, con “L’erotismo di Oberdan Baciro”, ha interpretato lo straordinario racconto del
triestino Lelio Luttazzi; poi ancora
il binomio della nota regista Francesca Archibugi e del poeta Pierluigi Cappello nell’inedita commedia
“Le radici nell’aria”, il nuovo volto
del cinema italiano Michele Riondino in “The fool on the Hill” e, per
finire, le ultime tendenze della danza contemporanea con Suites Bach
di Virigilio Sieni. Ricca in questo
caso anche la sezione musicale, a
partire dalla “Romantic DecaDance from Mitteleurope”, performance per sax e voce con Boris Kovac
e La Campanella e, sempre il 15 luglio, una comune attrazione musicale ha spinto il coreografo Virgilio Sieni e il pianista Riccardo Cecchetti a esplorare la portata sonora,
le implicazioni architettoniche, spaziali e corporee nell’opera di Bach e
Karlheinz Stockhausen.
Infine, il duo franco-tedesco formato da Anja Lechner al violoncello e François Couturier al piano ha
concluso anche questo percorso attraverso un ulteriore incontro tra
Oriente e Occidente, ispirato al pensiero e al lavoro musicale di Gurdjieff, Mompou e Brahem.
musica 7
Mercoledì, 25 luglio 2012
ATTUALE L’XI edizione dei Laboratori internazionali si terrà dal 1.mo all’8 agosto
«Arena International»
con l’Istria nel cuore
di Ilaria Rocchi
N
on è un’esagerazione definirlo il più importante appuntamento musicale che si tiene in Istria in questo periodo, l’unico
progetto di questo spessore ad essere concepito, organizzato, realizzato e gestito da forze locali, ma con il
coinvolgimento, nei suoi vari contenuti, di persone provenienti un po’ da
tutto il mondo. Professionalità, entusiasmo, sinergia e amicizia sono alla
base dei Laboratori internazionali
“Arena International”, che si rinnovano nell’agosto polese 2012, giunti
ormai alla loro undicesima edizione.
Con tante idee per questa tappa, che
si articolerà dal 1.mo all’8 agosto, e
per tutte quelle successive.
Quest’anno, nel pluriennale progetto musicale-pedagogico entra ufficialmente il team dell’Unione Italiana e dell’Università Popolare di
Trieste, che pure in precedenza aveva supportato l’iniziativa, insieme
con la Città di Pola, la Regione Istriana, l’Ente turismo polese e di Medolino, la Città di Dignano, la Comunità locale “Grega” e tanti sponsor.
Ora con UI – UPT si fa un ulteriore
passo in avanti. “È una dimostrazione che, dopo anni di lavoro serio e
continuativo, siamo stati pienamente
compresi, riconosciuti e accettati”, ci
dice Tatiana Šverko, ideatrice, anima
e factotum di “Arena International”.
Un’energia
«vulcanica»
Tatiana è un vulcano sempre in
attività, che non si spegne mai, e che
nelle cose che fa ci mette il cuore, il
sapere, l’esperienza e tanta (ostinata)
tenacia. È solo così che è riuscita a
promuovere l’iniziativa e a portarla
avanti per oltre un decennio, potendo contare su un budget tutto sommato limitato, ma in compenso tanta
buona volontà da parte delle persone
coinvolte. Un’energia straordinaria
convogliata in questo progetto, per
cui le novità e gli sviluppi che si annunciano per “Arena International”
2012 non stupiscono più di tanto,
anche se dovrebbero, perché visti i
tempi e l’andazzo che hanno assunto
certi eventi culturali messi di fronte a
tagli drastici nei finanziamenti, ogni
crescita ha un qualcosa di “miracoloso”. E di crescita appunto si tratta. Su
diversi fronti, come ci anticipa la direttrice artistica dei Laboratori.
Arrivano altri
due organi
Da dove iniziare? Si è già detto
dell’ingresso a pieno titolo, quali organizzatori, di UI – UPT; è notizia
di qualche ora fa l’arrivo di due organi donati da Eugen Sagmeister. Il
maestro bavarese ha aderito al progetto l’anno scorso. Si tratta di una
personalità eclettica: kapellmeister,
ossia organista e maestro di coro,
d’orchestra, concertista, pedagogo,
fondatore di una scuola di musica e,
in generale, promotore e animatore
della musica nella regione di Passau. Inoltre, è cittadino onorario di
Pola per meriti particolari: infatti,
si è adoperato affinché la prestigiosa ditta organara “Eisenbach”, con
la quale il Maestro ha una collaborazione, offrisse in dono alle chiese polesi più di quattro organi, tra i
quali pure il superbo strumento del
Duomo, atto a soddisfare i più esi-
genti criteri esecutivi dell’arte orga- ma un pezzo inedito dei compositori di casa nostra.
nistica.
innovazione dovrebbe esSi va anche a Dignano sereAltra
il Coro di “Arena InternatioOra, sempre grazie a Sagmeister, nal”, una formazione in costruzione,
ne giungono dalla Germania altri cui dovrebbero prendere parte memdue: uno sarà collocato alla Comu- bri di corali della penisola ma anche
nità degli Italiani di Pola, in dotazio- i docenti e i corsisti dei Laboratori
ne al Centro Studi di Musica Clas- non impegnati con l’Orchestra. Da
sica dell’Unione Italiana “Luigi Dal- rilevare, a proposito di docenti, che
lapiccola”; il secondo andrà alla CI le masterclass saranno tenute da mudi Dignano. Infatti, nelle intenzio- sicisti di chiara fama quali Giorgio
ni di “Arena International” a Palaz- Lovato per la classe di pianoforte,
zo Bradamante verrà organizzato un Tatiana Šverko per la classe di piacorso di musica d’organo, con tutto noforte e duo pianistico, Giorgio Tiil “contorno” di studi e approfondi- rindelli e Delio Delpera per violino e
menti (musica sacra, musica antica, musica da camera, Dubravka Janjčić
canto). “Dignano si è rivelata mol- per violoncello e musica da camera,
to duttile e ben disposta ad aprirci Žarko Ignjatović per chitarra e musile porte. È mio desiderio allargare i ca da camera, Maria Grazia BiancoLaboratori a tutte le nostre Comuni- lin e Alessandro Biancolin rispettivatà degli Italiani, che hanno una lun- mente per canto e vocalità mozartiaga tradizione musicale”, precisa la na, Tadej Kenig per clarinetto, menŠverko.
tre Cvetko Kobal e Samantha Stell
i corsi di flauto, e l’insigne
Tutto un gran fermento terrano
concertista tedesco Eugen SagmeiCresce sempre di più pure l’Or- ster terrà la masterclass di organo e
chestra sinfonica, nata lo scorso musica sacra. In veste di collaboraanno da un complesso da camera, tori al pianoforte saranno impegnati
con dodici elementi, perlopiù ar- Irena Ristović e Mauro Zulian.
chi e qualche fiato. Sotto la guida
I Maestri realizzeranno poi il
del Maestro Giorgio Tirindelli, cura progetto “Cori riuniti, organo e orun repertorio internazionale e ricer- chestra”, con direttore dell’orchecato, con attenzione particolare per stra Gorgio Tirindelli e direttrice del
la musica antica, locale (istro-vene- coro Orietta Šverko; all’organo Euta) e contemporanea. Del resto, nel gen Sagmeister; collaboratori pianiquadro del progetto “Musica antica” stici Irena Ristović, Tatiana Šverko
si studiano ed eseguono composito- e Mauro Zulian. In repertorio G. F.
ri istriani e veneti dei tre secoli che Haendel: Zadok the Priest e C. Orff,
vanno dal Quattrocento al Settecen- “O Fortuna”, dal “Carmina Burana”.
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cali, dell’Orchestra “Arena International” e dei cori dell’Istria. Il concerto di galà d’apertura avrà luogo il
1.mo agosto alla Cattedrale dell’Assunzione di Maria a Pola. Si esibiranno Tadej Kenig (clarinetto), Giulia Fonzari (clarinetto basso), Žarko
Ignjatović (chitarra), Delio Malpera
(violino), Dubravka Jančić (violoncello), Mauro Muraro (contrabbasso), Cveto Kobal e Samanta Stell
al violino, Tatiana Šverko (pianoforte); quindi nel canto Eleonora
Matijašič, Maria Grazia Biancolin
e Alessandro Svab; Eugen Sagmeister all’organo; il Duo pianistico Irena Ristović & Mauro Zulian; l’ensamble di fiati e pianoforte “Camerata Polensis”; l’Orchestra e il Coro
“Arena International” (M.o Coro
Orietta Šverko), M.o Concertante:
Giorgio Tirindelli. In repertorio musiche di compositori istriani del passato e di oggi e della letteratura mondiale, quali F. Spongia, A. Tarsia, A.
Antico da Montona, G. Giorgieri,
A. Smareglia, N. Milotti, Đ. Dekleva Radaković, S. Sacher, L. Mjeda
Čuperjani, J. S. Bach, F. Mendelssohn, C. M. von Weber, A. Rosenblatt,
P. de Sarasate, R. Matz, C. Orff, A.
Piazzolla, A. Srebotnjak. Seguiranno appuntamenti a Medolino (il 2
agosto all’Hotel Park Plaza), alla
Comunità degli Italiani di Dignano
- Palazzo Bradamante (3 agosto) e a
Pola in varie sedi, tra cui la Comunità degli Italiani (6 e 7 agosto) e la
Cattedrale (4 e 8 agosto).
Composizioni inedite
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to, Andrea Antico da Montona, Filippo da Laurana, Francesco Spongia, Gabriele Spongia, Antonio Tarsia, Giuseppe Tartini e Gabriello Puliti. La Camerata polensis, invece,
studia, esegue e valorizza i compositori istroveneti moderni e contemporanei, connazionali e non, tra cui
Antonio Smareglia, Luigi Dallapiccola, Nello Milotti, Dario Bassanese, Đeni Dekleva Radaković. Ogni
nuova edizione di “Arena International” propone, infine, in antepri-
La pianista Tatiana Šverko, direttrice artistica dei Laboratori
Tante «chicche»
Ricerca di cose nuove, valorizzazione e promozione del patrimonio
musicale istriano sono un po’ i leitmotiv della manifestazione fin dal
suo esordio. Va detto che nel corso della durata dei Laboratori 2012
– altra “chicca” – si terranno quotidianamente dei concerti intitolati
“L’Istria nel cuore”, che vedranno
la partecipazione degli artisti-docenti, degli allievi dei Laboratori musi-
Altri piccoli bijoux di quest’edizione sono due pezzi inediti di due
compositrci di casa nostra. Si tratta
delle ultime fatiche di Đeni Dekleva
Radaković, pluripremiata al Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, di Laura Mjeda Čuperjani,
di cui alle Giornate di Milotti verrà eseguita la “Primorska poema”. E
“Arena International” è appunto uno
dei tasselli fondamentali della rassegna dedicata al Maestro polese, con
il patrocinio della Città e sotto l’egida della Comunità locale “Grega”,
che si terrà a novembre.
Ci fermiamo qui, anche se il discorso potrebbe andare avanti; la nostra interlocutrice, Tatiana Šverko,
è un fiume in piena quando parla di
“Arena International”, dei programmi, dei contenuti, delle iniziative e
dei sogni nel cassetto, senza dimenti-
care mai un’altra dimensione fondamentale del progetto: la collaborazione e il rapporto di stima reciproca
e di amicizia che si è venuto a creare
in modo incrociato tra tutti i professori del corso e i ragazzi. “Il nostro
maggiore successo è l’aver dimostrato di essere un’équipe di persone che lavora bene insieme e di questo sono davvero felice”, conclude la
direttrice, un’affermata pianista, con
tanti premi alle spalle a concorsi nazionali e internazionali – compresa
“Istria Nobilissima” –, oggi impegnata soprattutto sul fronte della pedagogia musicale.
Ambasciatori
della tradizione
E Tatiana Šverko, oltre a diffondere l’amore per la musica e a insegnare pianoforte ai giovani, cerca di
trasmettere pure la conoscenza delle
peculiarità regionali. “Possiamo dire
che siamo diventati dei veri ambasciatori e culturi della musica istriana, e che non ci accontentiamo mai
di puntare sulle cose note a tutti, ma
andiamo sempre alla ricerca di cose
nuove”. Una passione per la tradizione istriana che le è stata trasmessa in
famiglia, dalla madre, l’instancabile Orietta Šverko, nota musicologa,
docente nelle nostre scuole, direttrice di cori presso le CI, che l’ha motivata fin da giovanissima – tant’è che
sostenne la maturità sulla “Barcarola” di Smareglia – e l’ha spronata a
proseguire in questa direzione musicale.
I laboratori musicali sono rivolti
ai musicisti di tutte le nazioni, senza
limiti d’età, che vi possono partecipare in qualità di effettivi o di uditori. In questi oltre dieci anni sono circolati negli ambienti della Comunità
degli Italiani di Pola, dove si tengono i corsi – e l’organizzatrice insiste
con questa sede, per un principio di
promozione e ringiovanimento della
nostra realtà cui non intende rinunciare – quasi mezzo migliaio di ragazzi nel pieno dello sviluppo musicale. Giovani soprattutto tra i 15 e i
22 anni, ma anche più piccoli e più
anziani, come un arzillo ottantenne
che torna all “Arena International”
pure quest’anno. Le notifiche sono
ormai chiuse ufficialmente, ma non
per questo tutte le porte: chi volesse
prendere parte ai Laboratori, sottolinea Tatiana, può ancora farlo.
8 musica
Mercoledì, 25 luglio 2012
RITORNI A 20 anni dell’esordio Max Spezzali ripropone il mitico album in chiave rap
«Chi ha ucciso l’Uomo Ragno»
Q
Il segreto
della canzone
E il modello alternativo stava, per Pezzali, in un’antropologia
“da Uomo Ragno”: “Era il primo
supereroe ad avere anche dei problemi da essere umano, da uomo
comune. Viveva il suo stato ‘super’ non con l’esaltazione supereroistica e con il senso di onnipotenza da Superman. Non è un vincente per definizione e per dono
genetico, anzi, le sue vittorie se le
deve conquistare passo dopo passo, come capita a noi comuni mortali. Per dirne una: Peter Parker, il
ragazzo che si maschera da Uomo
Ragno, ha spesso difficoltà a portare i soldi a casa, a far quadrare il
QUIZ Spettacoli, brani, autori, interpreti
Metti a prova le tue conoscenze
1. Come si intitola il musical,
prodotto dal Teatro nazionale croato “Ivan de Zajc“, che ha avuto la
sua prémiere di recente sulla Scena
estiva di Abbazia, nell’ambito del
Festival del musical?
a) “Cabaret”
b) “Piume di struzzo”
c) “Il violinista sul tetto”
2. Liza Minnelli, la grande attrice e cantante statunitense, venne premiata con l’Oscar per il suo
ruolo nel famoso film musicale di
Bob Fosse...
a) “Cabaret”
b) “New York, New York”
c) “Arthur”
La tracklist di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012”: “Sempre noi”
(feat. J-Ax); “Non me la menare” (feat. Entics); “S’inkazza 2012”
(feat. Ensi); “6/1 sfigato” (feat. Two Fingers); “Te la tiri 2012”
(feat. Emis Killa); “Hanno ucciso l’uomo ragno 2012” (feat. Dargen D’Amico); “Con un deca 2012” (feat. Club Dogo); “Jolly Blue
2012” (feat. Fedez); “Lasciati toccare” (feat. Baby K)
bilancio. Lui e i suoi ‘superproblemi’ sono la negazione del supereroe classico all’americana, quello
che grazie ai suoi poteri può combattere contro chiunque e battere
tutti”.
Il segreto di quella canzone lo
spiega Claudio Cecchetto, che fu
lo scopritore di Pezzali e quello che volle il primo album: “A
Max lo dico sempre: tu hai scritto
un manuale di sopravvivenza per
i giovani. Per questo non mi stupisco che vent’anni dopo si ami
ancora quel disco”. “Che emozione dopo 20 anni risentire per intero l’album – dice Cecchetto –,
un’emozione resa più straordinaria dalla partecipazione dei rapper
più famosi d’Italia. Con loro tutto è ritornato di estrema attualità.
Dopo 20 anni le canzoni hanno
mantenuto la freschezza originale”. “Hanno ucciso l’Uomo Ragno
2012”, uscito il 5 giugno, contiene
tutti i pezzi ricantati e riarrangiati dall’artista di Pavia (Max Pezzali) insieme ai maggiori esponenti della scena rap italiana. Le
otto tracce originali sono state ar-
rangiate in chiave rap e ricantate
in maniera pienamente credibile
da noti rapper della scena italiana: J-Ax, Entics, Ensi, Two Fingerz, Emis Killa, Dargen D’Amico, Club Dogo, Fedez e Baby K.
Molti di loro sono intervenuti anche sui testi, scrivendo e rappando
nuovi versi qua e là (ecco perché
ad alcuni titoli troverete aggiunto
l’anno in corso), senza mai snaturarne però il linguaggio giovanile. Claudio Cecchetto, produttore
del disco di ieri e di oggi – insieme a Pierpaolo Peroni – dice che
“con loro tutto è ritornato di estrema attualità”, ed effettivamente è
così: grazie all’apporto di questa
festosa squadra, l’album suona ancora adolescente e i suoi vent’anni proprio non li dimostra. Ciliegina sulla torta, un brano inedito in
omaggio ai milioni di fan, giovani
e meno, che lo seguono da anni:
“Sempre noi”, scritto e cantato da
Pezzali a quattro mani e due voci
con J-Ax, in un’ideale prosecuzione (o ripetizione) della canzone
“Noi parte 2”, presente nel disco
degli 883.
Anno VII / n. 61 del 25 luglio 2012
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: MUSICA [email protected]
Redattore esecutivo: Ilaria Rocchi / Impaginazione: Borna Giljević
Collaboratori: Viviana Car, Helena Labus Bačić, Emanuela Masseria,
Sandro Petruz e Marin Rogić / Foto: Sandro Petruz, archivio e Internet
3. Il film musicale “Evita”, diretto da Alan Parker nel 1996, è
un adattamento cinematografico
dell’omonimo musical composto
da Andrew Lloyd Webber e Tim
Rice e vede nel ruolo di Eva Perón
la famosa cantante americana...
a) Cindy Lauper
b) Madonna
c) Jennifer Lopez
4. “Les Misérables” (I miserabili), scritto nel 1980 da Claude-Michel Schönberg (musiche) e
Alain Boublil (testi) e considerato
uno dei musical di maggior successo nella storia, è tratto dall’omonimo romanzo di...
a) Stendhal
b) Balzac
c) Victor Hugo
5. Il brano “Memories”, scritto dal compositore Andrew Lloyd
Webber, è uno dei più celebri brani
di musical in assoluto, noto soprattutto per le incisioni di Elaine Paige e Barbra Streisand e composto
per il musical...
a) “Oklahoma!”
b) “Cats”
c) “Annie”
6. Ha conseguito uno straordinario successo il brano tratto dal
film musicale “Annie” del 1982,
intitolato...
a) “Tomorrow”
b) “Send in the Clowns”
c) “Don’t Cry for me Argentina”
7. Il musical “Jesus Christ Superstar” di Andrew Lloyd Webber,
che viene spesso descritto come
un’ “opera rock”, racconta gli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo.
L’opera fu inizialmente realizzata come incisione discografica che
venne accolta con entusiasmo dal
pubblico nel 1970. Nel ruolo di
Gesù si trovò...
a) Robert Plant dei Led Zeppelin
b) Ian Gillan dei Deep Purple
c) Mick Jagger dei Rolling
Stones
8. Il titolo del musical “A Little
Night Music” (Piccola musica notturna) richiama chiaramente quello della celebre serenata di W. A.
Mozart ed è uno dei migliori lavori del compositore e autore di testi
americano, considerato pure uno
dei maggiori autori di musical del
XX secolo...
a) Stephen Sondheim
b) Leonard Bernstein
c) Alan Menken
9. Il più popolare musical croato, “Jalta, Jalta” è stato scritto dal
compositore Alfi Kabiljo su testo
di Milan Grgić ed ebbe la sua prima rappresentazione il 28 dicembre 1971 a Zagabria. Il brano più
conosciuto tratto dal musical si intitola…
a) “Jalta, Jalta”
b) “Neka cijeli ovaj svijet”
c) “Zelena livada”
10. Il più grande musical italiano, con musiche del famoso gruppo “Pooh” e testi di Pierluigi Ronchetti e Saverio Marconi, è ispirato
alla famosa fiaba...
a) “Cenerentola”
b) “Il gatto con gli stivali”
c) “Pinocchio”
Soluzioni: 1. c), 2. a), 3. b), 4. c),
5. b), 6. a), 7. b), 8. a), 9. b), 10. c)
uanti di voi sanno a memoria “Hanno ucciso l’Uomo
Ragno” degli 883? Indimenticabile, quasi un’ossessione, è
stato un mito per schiere di ragazzini e adolescenti; è stato non solo un
successo discografico, ma soprattutto lo specchio di un’intera generazione, quella che ha vissuto l’adolescenza a cavallo tra gli Ottanta
e i Novanta (oltre 600mila copie
vendute). Ed è pertanto uno degli
eventi per la musica italiana di questo 2012 l’uscita di “Hanno ucciso
l’Uomo Ragno 2012”, rivisitazione
dello storico album degli 883, che
vede Max Pezzali alle prese con il
ventennale del suo disco d’esordio,
affiancato da alcuni dei maggiori
esponenti della scena hip hop.
In quel 1992 “Hanno ucciso
l’Uomo Ragno”, scritta e cantata
da Max Pezzali insieme a Mauro
Repetto, apparve come una metafora dei sogni giovanili che la cronaca di quei giorni stava uccidendo. “Quando mi sono trovato – ha
scritto lo stesso Pezzali – a considerare quel vago senso di paura e
di smarrimento che mi provocava
il mondo intorno a me, mi venne
spontaneo esclamare ‘hanno ucciso l’Uomo Ragno!’. Ma lo uccisero ‘fuori’ non ‘dentro’ di me, dove
è ancora vivo. E io a questo mi volevo ribellare, la mia era una provocazione e un grido d’allarme per
tutti noi...”. Effettivamente quella
canzone di Max Pezzali – “ il più
bravo autore di testi di canzoni che
ci sia in questo povero momento”,
dirà di lui il compianto Edmondo
Berselli – si trasformò nell’inno
generazione dei ragazzi nati negli anni Settanta e primi Ottanta, quelli che in quel 1992 si mobiliteranno in forma nuova per le
battaglie antimafia, per supportare
Mani Pulite, per chiedere un nuovo sistema elettorale, per sostenere i referendum radicali del ‘93
contro la partitocrazia. Le parole
del testo, “Hanno ucciso l’Uomo
Ragno/ma chi è stato non si sa/forse quelli della mala/forse la pubblicità...” sono un inequivocabile
richiamo proprio ai due mali oscuri emersi nei primi anni Novanta:
la recrudescenza della criminalità
organizzata e della mafia e la degenerazione della logica commerciale sempre più invasiva attraverso le tv.
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