FEDERAZIONE ITALIANA
ORDINI DEI FARMACISTI
07 marzo 2017
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INDICE
IN PRIMO PIANO
06/03/2017 rifday.it 10:39
Sostanze dimagranti, Federfarma e Sifap ricorrono al Tar contro due decreti
8
05/03/2017 www.ilsole24ore.com
Le professioni che perdono appeal: giovani in fuga
9
07/03/2017 Giornale di Brescia
Il Tar ha deciso, il paese avrà un'altra farmacia
11
06/03/2017 Confcommercio.it 10:54
Le professioni perdono appeal: giovani in fuga
12
07/03/2017 Corriere di Bologna - Bologna
L'incontro
14
06/03/2017 Affari Italiani
Alberico Lemme: Renzi? É più cicciottello, se dimagrisce torna a Palazzo Chigi
15
06/03/2017 Socialfarma
Sisma Centro Italia. Premiati i farmacisti volontari di Agrigento
17
06/03/2017 www.gds.it 09:12
Farmacisti agrigentini nelle zone terremotate: riconoscimento del Comune
18
06/03/2017 ilfarmacistaonline.it
FarmacistaPiù. "Fra Stato e mercato vinca sempre la professione". Intervista a
Luigi d'Ambrosio Lettieri
19
03/03/2017 easynewsweb.com
Lorenzin in tv a tutto campo. Dall'eutanasia ai furbetti del cartellino
21
07/03/2017 quellichelafarmacia.com 07:46
Contratto dei collaboratori: il Presidente Mandelli scrive alla Presidente Racca
23
SANITÀ NAZIONALE
07/03/2017 Corriere della Sera - Nazionale
«Arrivano gli sconti sulle Rca e le società in farmacia»
25
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Io, sul treno dei ricordi con i malati di Alzheimer
26
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Chi ha paura delle assicurazioni in sanità?
29
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
"In carrozza emergono scene di tempi sereni"
30
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Mille mondi in farmacia
31
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Un esame inutile non si nega proprio a nessuno
32
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Col bypass la linfa ricomincia a scorrere
34
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Il vaccino con il pancione
36
07/03/2017 La Repubblica - Nazionale
Io e lei I miei trent'anni con CD38
38
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Il salvagente della responsabilità
40
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Diavoli, pentole e coperchi
43
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
«Enigma onere della prova»
44
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
«Nella giusta direzione»
46
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Il risk manager: Italia all'avanguardia
48
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Fnom: stop alla medicina difensiva
50
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Gelli: decisiva la prevenzione
52
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Colletti: regali solo a compagnie e avvocati
54
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Nella Pa restyling a passo di marcia
56
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
La nuova sicurezza delle cure
59
07/03/2017 Il Sole 24 Ore Sanita
Il dossier 248 della commissione Affari sociali della Camera
67
07/03/2017 La Voce di Reggio Emilia
L'esperienza diretta di contatto con le persone disabili
76
07/03/2017 Starbene
I MEDICINALI DELLE FARMACIE ONLINE SONO SICURI
77
VITA IN FARMACIA
07/03/2017 Corriere della Sera - Milano
Il salvavita introvabile nelle farmacie
79
07/03/2017 La Repubblica - Bologna
Solo donne medico, il reparto raro
81
07/03/2017 La Repubblica - Firenze
Morbillo, un altro infermiere contagiato
83
07/03/2017 La Repubblica - Torino
Morta di tumore "La dottoressa vietò di operarsi"
84
07/03/2017 La Stampa - Torino
Il "dossier Torino" per i bond islamici
86
07/03/2017 La Stampa - Torino
Rispedito in India il farmaco anti-epatite
87
07/03/2017 La Stampa - Aosta
Visite, parole e sorrisi nel segno dell'8 marzo
88
07/03/2017 Il Messaggero - Abruzzo
Colpo in farmacia preso nella notte un ex carabiniere `
89
07/03/2017 Avvenire - Milano
Nuovo bando regionale contro l'azzardopatia
90
07/03/2017 Il Fatto Quotidiano
San Severo, arriva il coprifuoco " Meglio la mafia, ora è il caos "
91
07/03/2017 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Ladri scatenati, ma l'allarme li manda in bianco
93
07/03/2017 QN - Il Resto del Carlino - Macerata
Farmacie, via al conto alla rovescia per la fusione
94
07/03/2017 QN - La Nazione - Nazionale
La manifestazione si svolgerà dal 12 al 21 maggio Ecco le aree coinvolte
95
07/03/2017 QN - La Nazione - Arezzo
Spese mediche per Fido e Micio Ora la detrazione è più semplice
96
07/03/2017 QN - La Nazione - Viareggio
Niente più farmaci nei distretti sanitari I cittadini dovranno andare in altri Comuni
97
07/03/2017 Il Mattino - Benevento
Cup e ambulatori: rischio scippo
98
07/03/2017 Starbene
È PRIMAVERA! CAMBIA IL TUO BEAUTY
99
07/03/2017 Starbene
4 ANTIETÀ CHE ARRIVANO DALLA NATURA
102
07/03/2017 Starbene
LE CARIE OGGI SI CURANO COSÌ
104
PROFESSIONI
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
NÉ BUROCRATI, NÉ LIBERISTI LA SANITÀ ITALIANA RIPENSA SE STESSA
PARTENDO DALLA GOVERNANCE
107
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
DIGITALE E CURE EVOLUTE LE TECNOLOGIE AVANZATE ENTRANO NEI NUOVI
LEA
111
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
CHE COSA CAMBIA DOPO IL VIA LIBERA AL DECRETO SULLE PRESTAZIONI
GARANTITE
114
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
CITTADINANZATTIVA: I NUOVI LEA VANNO BENE MA RESTANO I DUBBI
116
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
CARI, POCO REPERIBILI E CARENTI DI INFORMAZIONI COSÌ GLI ITALIANI
VEDONO I FARMACI
118
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
OLTRE I TETTI LA SPESA FARMACEUTICA IN CERCA DI EQUILIBRIO
121
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
TEST DI BIOEQUIVALENZA: SE LE CRO ASIATICHE ALLARMANO IL MONDO
123
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
SU AVASTIN-LUCENTIS LA PAROLA PASSA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE
126
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
I BREVETTI DI SECONDO USO E LA LEGGE EUROPEA: IL CASO DEL
PREGABALIN
129
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
BIG PHARMA SPINGE L'ECONOMIA EUROPEA
131
06/03/2017 About Pharma and Medical Devices
OPEN DATA POCO SFRUTTATI QUALITÀ E QUANTITÀ DA MIGLIORARE IN ITALIA
134
PERSONAGGI
06/03/2017 QS - QuotidianoSanita.it
Ricostituita la Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitarie
137
IN PRIMO PIANO
11 articoli
06/03/2017 10:39
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rifday.it
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Sostanze dimagranti, Federfarma e Sifap ricorrono al Tar contro due
decreti
Sostanze dimagranti, Federfarma e Sifap ricorrono al Tar contro due decreti RIFday - marzo 06, 2017 0
Comment Roma, 6 marzo - La Sifap, la società dei farmacisti preparatori che si occupa di aggiornamento
tecnico, scientifico e normativo nell'ambito della galenica, ha depositato il 2 marzo scorso ricorso nei
confronti del decreto ministeriale 22 dicembre 2016 'Divieto di prescrizione di preparazioni magistrali
contenenti il principio attivo sertralina ed altri', pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 1 del 2 gennaio 2017. A
darne notizia è una nota della stessa Sifap, che ricorda il suo impegno a difesa della preparazione galenica,
anche presso le istituzioni, a tutela dei suoi associati e, indirettamente, di chiunque consideri la galenica un
aspetto qualitativamente rilevante sotto il profilo professionale della farmacia. Come noto, a seguito
dell'entrata in vigore del citato decreto del 22 dicembre 2016, si è generata un'evidente disparità nella
dispensazione di medicinali industriali o persino di integratori alimentari di libera vendita rispetto ai preparati
magistrali allestiti in farmacia a fronte di una prescrizione medica. Pertanto, la Sifap - ritenendo che non
tutti i principi attivi o le associazioni riportate nel decreto siano da ritenersi pericolose e, qualora lo fossero,
analogo provvedimento restrittivo dovrebbe essere preso per i corrispondenti prodotti industriali - ha deciso
di ricorrere in sede amministrativa nei confronti del citato decreto. Ma sul fronte dei divieti ministeriali di
sostanze ad azione dimagrante va anche registrato un altro ricorso, quello opposto da Federfarma (sempre
davanti al Tar Lazio) contro il decreto che il 2 gennaio scorso ha precluso la prescrizione e l'impiego
nell'allestimento di preparazioni magistrali di una quarantina di sostanze, tra le quali spiccano per
"pericolosità" il tè verde, il tarassaco, il rabarbaro, il citrus aurantium, il guaranà e la caffeina, per tacere del
famigerato e dannosissimo finocchio. Dopo aver vanamente atteso un intervento del ministero per ridurre il
divieto alle sole preparazioni per fini dimagranti, federfarma ha rotto gli indugi e depositato il suo ricorso,
che evidenzia le palesi incongruenze e gli errori tecnici nella formulazione del decreto del 2 gennaio. Uno
su tutti e per tutti: il decreto confonde sostanze (ossia principi attivi) e medicinali, con il risultato (del tutto
illegittimo, secondo la ricorrente Federfarma) di vietare le une anziché gli altri. Se l'obiettivo fossero
davvero state le sostanze, infatti, e non i medicinali, logica avrebbe voluto che il decreto vietasse anche i
medicinali di produzione industriale che quelle sostanze contengono. ma la logica, evidentemente, non
abita dentro il decreto, che non prevede alcun divieto per le sostanze "vietate" vendute come prodotti
industriali. Da qui il ricorso al Tar, che in ogni caso Federfarma ritirerà se il Ministero, mettendo riparo a
quella che è in tutta evidenza una topica, nei prossimi giorni emani una nota risolutiva dell'evidente aporia
contenuta nel decreto, contro la quale, peraltro, si sono pronunciate tutte le sigle della filiera (Fofi,
Assofarm, Sifap, Utifar e Asfi) e lo stesso Ordine dei medici.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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05/03/2017
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Le professioni che perdono appeal: giovani in fuga
LAVORO - L'accesso agli albi Le professioni perdono appeal: giovani in fuga -di Francesca Barbieri, Bianca
Lucia Mazzei e Valeria Uva 6 marzo 2017 Giovani sempre più in fuga dalle professioni. Dopo gli anni d'oro
di inizio millennio, complice la crisi economica e quella di vocazioni per alcuni corsi universitari, si è
innescata una serie di "abbandoni" di dimensioni via via crescenti. A certificarlo è il Miur sui risultati degli
esami di abilitazione per oltre 20 categorie: i candidati sono calati di quasi un terzo (-31%) in un decennio,
dai 79mila del 2006 ai 55mila del 2015, anno in cui i promossi sono stati poco più di 42mila, in caduta del
28%. L'Analisi Redditi bassi e concorrenza minano gli entusiasmi Scopri di più A questa platea si sommano
9mila new entry tra gli avvocati, 1.600 candidati 2016 tra i notai e poco più di mille nuovi consulenti del
lavoro. Per questi ultimi il monitoraggio non è disponibile per problemi tecnici alla banca dati dell'Ordine, ma
dagli iscritti alla Cassa previdenziale emerge un calo di 221 unità dal 2014 al 2015, con 1.331 iscrizioni e
1.552 cancellazioni. Effetti sulle iscrizioni Un lento declino che non si è ancora tradotto sullo "stock" degli
iscritti complessivi agli Albi, addirittura in aumento fino a 1,6 milioni (+22%) in 10 anni, secondo i dati forniti
dai singoli Ordini. Le ragioni sono da rintracciare nell'allungamento dell'età lavorativa e nelle poche
cancellazioni anche di chi non è più attivo. «Crescono gli iscritti sopra i 40 anni - commenta Alberto Oliveti,
presidente di Adepp, l'associazione delle Casse professionali - quindi il dato complessivo è in aumento
soprattutto in quelle Casse "giovani", come gli enti dei biologi e degli psicologi, che non registrano ancora
molti pensionamenti». IL CALO DEI PARTECIPANTI AGLI ESAMI Candidati e abilitati agli esami di
accesso agli albi professionali. Nei totali non sono compresi avvocati, consulenti del lavoro e notai. Var %
2015/2016 candidati -31%, abilitati -28% (Fonte: Miur) I cali maggiori Ma l'emorragia in alcune categorie
non riguarda solo i giovani. Per la prima volta nel 2016 gli architetti registrano un saldo negativo: 4.612 i
neoiscritti a fronte di oltre 4.800 cancellazioni. Un addio obbligato per molti. «Il 40% dei nostri professionisti
guadagna meno di 9mila euro» commenta Paolo Malara, responsabile per il Consiglio nazionale
dell'accesso. Eppure i numeri restano alti: «Rispetto ai 150mila architetti italiani, in Francia e Regno Unito
se ne contano 30mila». PROFESSIONI 06 marzo 2017 La fotografia categoria per categoria Per gli
ingegneri c'è un vero e proprio scollamento: da un lato i liberi professionisti selezionati dall'esame
(dimezzati in dieci anni) e dall'altro i laureati, in crescita. Per il Centro studi di categoria l'abilitazione può
avere «una bassa utilità» per chi non deve svolgere attività riservate. In più i giovani scelgono la libera
professione «negli ultimi anni poco premiata dal mercato - si legge nel dossier sull'accesso - solo se
fortemente motivati». In forte diminuzione anche l'appeal dei commercialisti. In dieci anni i candidati sono
scesi del 43,5 per cento: «Era inevitabile - spiega il presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani che la forte crescita degli anni '90 e dei primi anni 2000 si sarebbe fermata, anche perché il mercato è
cresciuto ma non con la stessa accelerazione». «L'avvento tecnologico - continua Miani - produrrà una
riduzione delle attività contabili e fiscali. Bisogna quindi puntare su finanza, gestione delle crisi aziendali e
consulenza alle imprese». IL CALO DEI REDDITI Il confronto dei redditi 2005 e 2015 per i liberi
professionisti in base ai dati delle Casse. Per avvocati, agrotecnici e veterinari dato del 2014 (Fonte: VI
Rapporto Adepp) Anche gli aspiranti psicologi diminuiscono del 22% dal 2006. «Una delle cause - dichiara
il presidente dell'Enpap, Damiano Torricelli - è il calo dei progetti di prevenzione sociale di Stato e enti
locali. La domanda di aiuto psicologico cresce ma bisogna fare sforzi formativi per intercettarla». I redditi Lo
scarso appeal sui giovani è legato a doppio filo alla crisi dei redditi. Il dato peggiore lo fanno registrare i
notai, che in 10 anni hanno perso il 36% degli introiti, pur restando la categoria più ricca. Spiega il
consigliere Michele Labriola: «I neolaureati in giurisprudenza, peraltro in calo, guardano sempre più alla
magistratura». Non a caso Federnotai registra cali record tra i praticanti: il dato peggiore a Torino con un 70% negli ultimi sei anni. E nemmeno la professione forense sfugge alla crisi, con una riduzione dei redditi
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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05/03/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
del 14,7%. «Le difficoltà sono molte - dice Davide Calabrò, consigliere Cnf - e c'è un problema di disagio
economico. Il 56% degli avvocati ha un reddito sotto i 20mila euro annui». CORRELATI La riforma
fallimentare 6 marzo 2017 Chance per 175mila «controllori» di Srl l'editoriale 6 marzo 2017 La società 2.0 e
le élites del sapere Tutti campanelli d'allarme per la sostenibilità delle Casse previdenziali. «Ma gli enti
privati - precisa Oliveti - sono sottoposti a un meccanismo di garanzia per resistere agli shock demografici
ed economici. E siamo obbligati ad avere sempre un accantonamento pari ad almeno cinque volte le
pensioni pagate nell'anno». Categorie in controtendenza I risultati comunque non sono tutti negativi. Il trend
è positivo per agrotecnici, biologi, farmacisti, medici e assistenti sociali. Questi ultimi, sottolinea Annunziata
Bartolomei, vicepresidente del Consiglio nazionale, «pur nella crisi occupazionale generale, hanno allargato
il raggio d'azione al terzo settore, con un numero crescente di laureati» . Per i farmacisti aumento sia dei
candidati sia degli iscritti all'Albo. «Ma ormai lo sbocco lavorativo non è più sicuro», dice Andrea Mandelli,
presidente della Federazione degli ordini. Non deve ingannare il calo di aspiranti dentisti (-40%). Spiega il
presidente della Commissione Albo odontoiatri, Giuseppe Renzo: «Per ogni nuovo abilitato abbiamo un
italiano che si laurea all'estero ed è già di fatto abilitato». Si spiegano così gli attuali 62mila iscritti, 10mila in
più in 10 anni. «Ma i pazienti calano e cresce la sottoccupazione», chiosa Renzo. Jobs act autonomi oggi in
aula Un recupero di appeal sui giovani potrebbe arrivare con le novità del Jobs act degli autonomi, atteso
oggi in aula alla Camera, che introduce una serie di tutele e di semplificazioni anche per i professionisti
iscritti all'albo, come le "garanzie" nei casi di ritardo dei pagamenti o la possibilità di siglare contratti di rete.
Presto comunque per dirlo visto che il disegno di legge, dopo l'approvazione a Montecitorio, dovrà tornare
al Senato per il via libera definitivo. © Riproduzione riservata
07/03/2017
Pag. 17
diffusione:28318
tiratura:36870
Remedello Remedello potrà avere la sua nuova farmacia. Lo ha deciso il Tar di Brescia che ieri ha respinto
il ricorso presentato da Ferruccio Galassi, titolare di una farmacia privata di Remedello Sopra, contro la
revisione della nuova pianta organica approvata dal Consiglio comunale del paese. Una riorganizzazione,
che ha incassato il parere positivo di Asl - ma non dell'Ordine dei Farmacisti -, con la quale si permette, in
concreto, l'apertura di una nuova sede farmaceutica nella frazione di Remedello Sotto. La scelta
dell'Amministrazione, secondo i giudici del tribunale di via Zima, è «priva dei vizi di logicità e incoerenza»
che invece ha denunciato nei motivi del ricorso. «La frazione di Remedello Sotto è popolosa, caratterizzata
dalla presenza di un elevato numero di over sessantacinquenni - si legge nella sentenza firmata dalla
presidente della Seconda Sezione Alessandra Farina (consigliere estensore: Mara Bertagnolli)-. È
totalmente autonoma dal punto di vista commerciale, separata da Remedello Sopra da una distanza di due
chilometri, la cui percorrenza a piedi sarebbe diseconomica e disagevole». In questa situazione la presenza
delle due farmacie «potrebbe consentire una più efficiente alternanza tra i due esercizi per garantire le
aperture fuori dagli orari ordinari e contenere i disagi all'utenza nelle chiusure per ferie - continuano i
magistrati -. Ma anche per risolvere il problema dell'accessibilità della farmacia stessa ai disabili che,
rispetto a quella esistente, incontrano la difficoltà delle barriere architettoniche».
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Il Tar ha deciso, il paese avrà un'altra farmacia
06/03/2017 10:54
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Indietro Argomenti: Articolo | Professioni Le professioni perdono appeal: giovani in fuga Dal Sole 24 Ore:
dopo gli anni d'oro di inizio millennio, complice la crisi economica e quella di vocazioni per alcuni corsi
universitari, si è innescata una serie di "abbandoni" di dimensioni via via crescenti. A certificarlo è il Miur sui
risultati degli esami di abilitazione per oltre 20 categorie. Giovani sempre più in fuga dalle professioni. Dopo
gli anni d'oro di inizio millennio, complice la crisi economica e quella di vocazioni per alcuni corsi
universitari, si è innescata una serie di "abbandoni" di dimensioni via via crescenti. A certificarlo è il Miur sui
risultati degli esami di abilitazione per oltre 20 categorie: i candidati sono calati di quasi un terzo (-31%) in
un decennio, dai 79mila del 2006 ai 55 mila del 2015, anno in cui i promossi sono stati poco più di 42mila,
in caduta del 28%. A questa platea si sommano 9mila new entry tra gli avvocati, 1.600 candidati 2016 tra i
notai e poco più di mille nuovi consulenti del lavoro. Per questi ultimi il monitoraggio non è disponibile per
problemi tecnici alla banca dati dell'Ordine, ma dagli iscritti alla Cassa previdenziale emerge un calo di 221
unità dal 2014 al 2015, con 1.331 iscrizioni e 1.552 cancellazioni. Effetti sulle iscrizioni Un lento declino che
non si è ancora tradotto sullo "stock" degli iscritti complessivi agli Albi, addirittura in aumento fino a 1,6
milioni (+22%) in 10 anni, secondo i dati forniti dai singoli Ordini. Le ragioni sono da rintracciare
nell'allungamento dell'età lavorativa e nelle poche cancellazioni anche di chi non è più attivo. «Crescono gli
iscritti sopra i 40 anni - commenta Alberto Oliveti, presidente di Adepp, l'associazione delle Casse
professionali - quindi il dato complessivo è in aumento soprattutto in quelle Casse "giovani", come gli enti
dei biologi e degli psicologi, che non registrano ancora molti pensionamenti». I cali maggiori Ma l'emorragia
in alcune categorie non riguarda solo i giovani. Per la prima volta nel 2016 gli architetti registrano un saldo
negativo: 4.612 i neoiscritti a fronte di oltre 4.800 cancellazioni. Un addio obbligato per molti. «Il 40% dei
nostri professionisti guadagna meno di 9mila euro» commenta Paolo Malara, responsabile per il Consiglio
nazionale dell'accesso. Eppure i numeri restano alti: «Rispetto ai 150mila architetti italiani, in Francia e
Regno Unito se ne contano 30mila». Per gli ingegneri c'è un vero e proprio scollamento: da un lato i liberi
professionisti selezionati dall'esame (dimezzati in dieci anni) e dall'altro i laureati, in crescita. Per il Centro
studi di categoria l'abilitazione può avere «una bassa utilità» per chi non deve svolgere attività riservate. In
più i giovani scelgono la libera professione «negli ultimi anni poco premiata dal mercato - si legge nel
dossier sull'accesso - solo se fortemente motivati». In forte diminuzione anche l'appeal dei commercialisti.
In dieci anni i candidati sono scesi del 43,5 per cento: «Era inevitabile - spiega il presidente del Consiglio
nazionale, Massimo Miani - che la forte crescita degli anni '90 e dei primi anni 2000 si sarebbe fermata,
anche perché il mercato è cresciuto ma non con la stessa accelerazione». «L'avvento tecnologico continua Miani - produrrà una riduzione delle attività contabili e fiscali. Bisogna quindi puntare su finanza,
gestione delle crisi aziendali e consulenza alle imprese». Anche gli aspiranti psicologi diminuiscono del
22% dal 2006. «Una delle cause - dichiara il presidente dell'Enpap, Damiano Torricelli - è il calo dei progetti
di prevenzione sociale di Stato e enti locali. La domanda di aiuto psicologico cresce ma bisogna fare sforzi
formativi per intercettarla». I redditi Lo scarso appeal sui giovani è legato a doppio filo alla crisi dei redditi. Il
dato peggiore lo fanno registrare i notai, che in 10 anni hanno perso il 36% degli introiti, pur restando la
categoria più ricca. Spiega il consigliere Michele Labriola: «I neolaureati in giurisprudenza, peraltro in calo,
guardano sempre più alla magistratura». Non a caso Federnotai registra cali record tra i praticanti: il dato
peggiore a Torino con un -70% negli ultimi sei anni. E nemmeno la professione forense sfugge alla crisi,
con una riduzione dei redditi del 14,7%. «Le difficoltà sono molte - dice Davide Calabrò, consigliere Cnf - e
c'è un problema di disagio economico. Il 56% degli avvocati ha un reddito sotto i 20mila euro annui». Tutti
campanelli d'allarme per la sostenibilità delle Casse previdenziali. «Ma gli enti privati - precisa Oliveti - sono
sottoposti a un meccanismo di garanzia per resistere agli shock demografici ed economici. E siamo
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Le professioni perdono appeal: giovani in fuga
06/03/2017 10:54
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
obbligati ad avere sempre un accantonamento pari ad almeno cinque volte le pensioni pagate nell'anno».
Categorie in controtendenza I risultati comunque non sono tutti negativi. Il trend è positivo per agrotecnici,
biologi, farmacisti, medici e assistenti sociali. Questi ultimi, sottolinea Annunziata Bartolomei,
vicepresidente del Consiglio nazionale, «pur nella crisi occupazionale generale, hanno allargato il raggio
d'azione al terzo settore, con un numero crescente di laureati» . Per i farmacisti aumento sia dei candidati
sia degli iscritti all'Albo. «Ma ormai lo sbocco lavorativo non è più sicuro», dice Andrea Mandelli, presidente
della Federazione degli ordini. Non deve ingannare il calo di aspiranti dentisti (-40%). Spiega il presidente
della Commissione Albo odontoiatri, Giuseppe Renzo: «Per ogni nuovo abilitato abbiamo un italiano che si
laurea all'estero ed è già di fatto abilitato». Si spiegano così gli attuali 62mila iscritti, 10mila in più in 10
anni. «Ma i pazienti calano e cresce la sottoccupazione», chiosa Renzo. Jobs act autonomi oggi in aula Un
recupero di appeal sui giovani potrebbe arrivare con le novità del Jobs act degli autonomi, atteso oggi in
aula alla Camera, che introduce una serie di tutele e di semplificazioni anche per i professionisti iscritti
all'albo, come le "garanzie" nei casi di ritardo dei pagamenti o la possibilità di siglare contratti di rete. Presto
comunque per dirlo visto che il disegno di legge, dopo l'approvazione a Montecitorio, dovrà tornare al
Senato per il via libera definitivo. tratto da "Il Sole24Ore" di Francesca Barbieri, Bianca Lucia Mazzei e
Valeria Uva 06 marzo 2017 professioni
07/03/2017
Pag. 9 Ed. Bologna
diffusione:11265
Impatti dell'obesità Esperti a confronto all' Ordine farmacisti
Può un cattivo stile di vita portare a conseguenze che superano le esigenze salutistiche? Se ne parla
nell'incontro «Obesità: un confronto a tutto campo», che si tiene giovedì 9 marzo alle ore 17 all'Ordine dei
Farmacisti di Bologna (via Garibaldi 3). Protagonisti Enrico Roda, Alessandro Banterle e Giuseppe Plazzi.
L'obesità è una patologia che, negli ultimi decenni, ha colpito sempre di più grandi strati della popolazione
mondiale, soprattutto occidentale, causando gravi danni alla salute dell'uomo. Inoltre, secondo gli ultimi
studi scientifici, diversi problemi neurologici, come ad esempio l'insonnia e la sindrome della gamba senza
riposo, possono essere causati da uno stile alimentare e di vita sbagliato.
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L'incontro
06/03/2017
Sito Web
Affari Italiani
Alberico Lemme: Renzi? É più cicciottello, se dimagrisce torna a Palazzo
Chigi
Lui era l'uomo che, fin dai tempi del camper, si nutriva solo di banane - il fisico asciutto, scattante era frutto
della dieta a base di potassio, la stessa dei campioni di tennis. La vita un match, diceva 'Matteo Renzi
appena insediato a palazzo Chigi esibendo un figurino destinato ad archiviare in modo definitivo, lapidario,
gli anni dell'adolescenza da paffutello, la rubiconda spensieratezza di un ragazzo venuto su a 'pancotto'
toscano e dolci fatti in casa. Dicono che fosse dimagrito quando girava l'Italia pronunciando discorsi della
montagna e quasi moltiplicando pani e pesci in paesi ultra leghisti della Bergamasca oppure a Trani,
nell'Emilia rossa e a Campobasso. Si era messo a dieta da solo, andava a correre, dormiva poche ore per
notte, un cuscino sul letto di fortuna fra Pesaro e Foggia. Oggi, la silhouette del premier quarantenne tutto
jogging, più pilates e meno PIL (per dirla con la comicità di Maurizio Crozza) ha lasciato il posto ad un
segretario di partito (il Pd) alle prese con un congresso di riconferma ogni giorno più difficile. Quando poche
sere fa Renzi è andato ospite da Lilli Gruber ed i giornalisti gli hanno chiesto perch si fosse così "gonfiato"
lui si è rabbuiato.Parlare del padre Tiziano coinvolto nella vicenda Consip, va bene, ma infierire sui kg di
troppo, questo proprio no, credetemi, tortura pura. Quel che Matteo ancora ignorava disegna la parabola di
un renzismo fisico - la magrezza come metafora o pratica per la libertà- partito da Enrico Berlinguer per
arrivare nientemeno che ad Alberico Lemme. Sí, avete capito bene: dalla questione morale...alla questione
materiale, dal marxismo al nutrizionismo, rien ne va plus, Les jeux sont faits. Il farmacista più televisivo del
pianeta, guest star della puntata di sabato scorso su Canale 5 di C'è posta per te che ha vinto la sfida con
Rai 1, lanciato da quella talent scout che Barbara D'Urso, ha guardato in tv l'ex premier e - consapevole
del surplus di kg accumulati dal Toscano- si fatto venire un'idea meravigliosa. Se non volete svenire (lo
dico per quelli che hanno sempre votato PCI) sedetevi. Mettetevi calmi e pensate che, comunque sia,
Lemme é frutto dei nostri tempi."Ho visto Renzi, deve assolutamente dimagrire" mi dice al telefono il
dottore, "ci penso io a rimetterlo in forma. L'ho conosciuto tempo fa quando era sindaco di Firenze, mi sta
molto simpatico. Lo prenderei volentieri in carico per un mese, sono sicuro che gli farei perdere almeno 7
kg". Fin qui, tutto normale per uno che fa il dietologo anche se ha qualche problema con l'Ordine dei
farmacisti per le sue idee rivoluzionarie a proposito dei processi dimagranti (con lui ci si scorda di pesare
carne, olio e carboidrati basta evitare verdura o frutta). Il guaio - o la fortuna- é che Lemme non si ferma
allo steep della prescrizione della dieta, ma va oltre come abituato a fare nella vita. Geniale, bizzarro,
discutibile, divisivo eppure molto divertente. "Sono assolutamente certo che se seguisse le mie indicazioni"
spiega Lemme ad Affaritaliani.it "Renzi tornerebbe magro e vincente".Chi ce lo avrebbe detto che noi,
marxisti immaginari, saremmo rimasti attaccati non all'ideologia ma alla dieta (quasi) dissociata del
discusso Alberico? Seguitelo, il suo ragionamento- sulla carta-non fa una grinza. Matteo, secondo il
farmacista, è uno abituato agli up AND down. Verissimo. A un certo punto della forsennata campagna per
le primarie del centrosinistra, l'ex premier aveva davvero pensato che la vittoria fosse lì, a un soffio. Gli
misero in mano dei sondaggi che dicevano più o meno così: se va con Bersani candidato, il centrosinistra
non arriva al trenta per cento; se ci va con te, è al quaranta-quarantadue. Era il momento in cui, soprattutto
al Nord, con Berlusconi nei guai e la Lega in rotta, molti elettori di centrodestra erano sedotti da lui."Ma un
po' per questo suo essere gradito a destra, e un po' per la vocazione al suicidio che ha la sinistra italiana, il
Pd gli fece terra bruciata. Qualcuno dice che, in certe sezioni, non aprirono neanche gli scatoloni con le
schede. Probabilmente non è vero, ma sta di fatto che l'apparato fu tutto per Bersani, e Renzi conobbe la
prima sconfitta della sua vita", ricorda Alberico.Eppure, fu proprio quella domenica sera in cui perse il
ballottaggio che Matteo preparò la sua rivincita. Arrivò alla Fortezza da Basso, a Firenze, guidando la sua
normalissima station wagon - niente autisti e niente scorte - con la moglie Agnese a fianco e il rosario sullo
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Politica
06/03/2017
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Affari Italiani
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specchietto. Pronunciò un formidabile discorso in cui disse soprattutto una cosa: ho perso. In un Paese
dove alle elezioni non perde mai nessuno, Renzi si mostrò, forse più che mai, diverso. E lì cominciò la sua
rimonta. Anche allora, dicono le leggende, si mise a stecchetto. Dieta ferrea, testa bassa e via, pronto a
ripartire.Che sarebbe riuscito così presto a riprendersi quel che le primarie contro Bersani gli avevano
sottratto, e cioè palazzo Chigi, probabilmente non lo immaginava nemmeno lui. "Da sapiente pianificatore,
aveva fissato però nella sua mente le tappe: prima prendersi il partito; poi il governo", annota Lemme. Così
fu. Complici i pasticci del Pd e una dieta rigorosa il ribaltone è stato rapido: Renzi diventa segretario del Pd
l'8 dicembre 2013, festa dell'Immacolata Concezione, e chissà se c'entra qualcosa con il fatto che sua
mamma, la signora Laura, l'ha affidato alla Madonna. Diventa premier, invece, il 22 febbraio 2014 e resta a
palazzo Chigi fino al 12 dicembre 2016 quando si dimette causa sconfitta al referendum. Da quel momento,
inutile negarlo, la rigida tabella di marcia (ipo)calorica si inceppata. Qualche dolce in montagna con
Agnese e i bambini, un piatto di pastasciutta in più nei giorni in cui sotto l'incudine c'era il babbo Tiziano,
tramezzini o frutta fresca nella sala privata dell'assemblea Pd al Parco dei principi. "La frutta, proprio quella
la colpevole dei kg di troppo"s'infervora Lemme "niente di più sbagliato, ingurgitare pomodori o frutta
significa assumere zuccheri". Ebbene, se Matteo accetterà di farsi seguire da Alberico, potrà mangiare
pasta senza sale a colazione, tutto il resto a pranzo e a cena in quantità libere dimagrendo di 7 kg in un
solo mese. Insomma, potrebbe arrivare al congresso più tonico..."Glielo ripeto, non solo dimagrito ma
vincente. A voi giornalisti debbo insegnare tutto, vada su eBook scarichi il mio libro, si segni la dieta, sarà la
stessa per Renzi. E gli farà talmente bene che tornerà vincente".Lemme, che é un uomo eccentrico,
egoriferito, convinto di essere un "genio" che rivoluzionerà il mondo. Vorrebbe, potendo, iniziare dal
restyling di Renzi. Noi non abbiamo motivo di essere scettici ma, salutandolo, proviamo a buttarla lí: se le
mandassimo Andrea Orlando o Michele Emiliano (che sarebbero gli altri candidati al prossimo congresso
Pd) il risultato sarebbe lo stesso? "Assolutamente si. Con Emiliano poi, potrei fare miracoli" replica lui. A
questo punto, completamente basita ma - parzialmente- estasiata penso che se fossi nei panni (
abbondanti ) del governatore della Puglia, un viaggetto da Lemme lo farei pure io. Non si sa mai, come
diceva Simona Ventura, l'altra eroina dei nostri giorni? Crederci sempre, non arrendersi mai.
06/03/2017
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Socialfarma
Sisma Centro Italia. Premiati i farmacisti volontari di Agrigento Lunedì, 06 Marzo 2017 fShare Tweet
Domenica, 4 marzo, il sindaco di Agrigento Calogero Firetto e la Giunta Comunale hanno consegnato una
targa di riconoscimento ai farmacisti volontari della protezione civile di Agrigento, che hanno prestato
soccorso alle popolazioni del centro Italia devastate dal sisma. Fin dai primi momenti del terremoto in
Centro Italia, l'associazione agrigentina ha partecipato alle operazioni di soccorso. Inoltre, è stata l'unica
associazione dell'isola, che si è anche dotata di un camper farmaceutico e ha attivato percorsi di
formazione e aggiornamento per i volontari. Terremoto Centro Italia, premiati i farmacisti volontari di
Agrigento La "colonna" di Agrigento: è così che si chiama il nuovo riconoscimento ottenuto
dall'Associazione Farmacisti Volontari nella Protezione Civile. Fin dai primi momenti del terremoto in Centro
Italia, la colonna agrigentina ha partecipato alle operazioni di soccorso, in agosto ad Arquata del Tronto,
per terminare con l'intervento a Pieve Torina a novembre. Unica associazione dell'isola, quella di Agrigento
si è anche dotata di un camper farmaceutico e ha attivato percorsi di formazione e aggiornamento per i
volontari. "L'impegno di questo gruppo di giovani colleghi, motivati e preparati, a tutela della collettività,è
per tutti noi motivo d'orgoglio - ha detto il presidente dell'Ordine di Agrigento e segretario della Fofi,
Maurizio Pace - Innanzitutto perché è la dimostrazione di quanto lo spirito di servizio, la capacità di mettersi
a disposizione delle persone siano un tratto distintivo della nostra professione che dà forma al nostro agire
nella società, sia nella pratica quotidiana sia quando circostanze eccezionali ci richiedono un impegno
ulteriore". Fonte: Quotidianosanita.it
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Sisma Centro Italia. Premiati i farmacisti volontari di Agrigento
06/03/2017 09:12
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SOLIDARIETA' Farmacisti agrigentini nelle zone terremotate: riconoscimento del Comune di Elio Di Bella,
Giuseppe Pantano- 06 Marzo 2017 AGRIGENTO. «Hanno mostrato grande impegno nel sostenere gli
sfollati del Centro Italia e grazie al camper farmaceutico hanno portato il loro aiuto in diverse zone
terremotate»: con questa motivazione l'Associazione Farmacisti Volontari nella Protezione Civile di
Agrigento è stata premiata con una targa dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto e dall'assessore comunale
Gerlando Riolo. Fin dai primi momenti del terremoto, la colonna agrigentina ha partecipato alle operazioni
di soccorso, in agosto ad Arquata del Tronto, per terminare con l'intervento a Pieve Torina a novembre. I
volontari agrigentini sono stati presenti in queste zone con un attrezzato camper farmaceutico ed hanno
anche organizzato percorsi di formazione e aggiornamento per i volontari. «L'impegno di questo gruppo di
giovani colleghi, è la dimostrazione di quanto lo spirito di servizio, la capacità di mettersi a disposizione
delle persone siano un tratto distintivo della nostra professione che dà forma al nostro agire nella società,
sia nella pratica quotidiana sia quando circostanze eccezionali ci richiedono un impegno ulteriore», ha detto
il presidente dell'Ordine di Agrigento Maurizio Pace. La targa di riconoscimento è stata consegnata ai
farmacisti volontari Clara Caracciolo, Valeria Ciotta, Crhistian Intorre, Anna Modica, Ignazio Nocera, Silvia
Nocera, presidente dell'Associazione, Marcella Nuara, e Francesco Romano. Scopri di più nell'edizione
digitale © Riproduzione riservata
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Farmacisti agrigentini nelle zone terremotate: riconoscimento del
Comune
06/03/2017
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FarmacistaPiù. "Fra Stato e mercato vinca sempre la professione". Intervista a Luigi d'Ambrosio Lettieri
"Abbiamo riservato uno spazio importante alla presenza ed alle proposte avanzate dal territorio. Un
impegno su cui la Fofi poi si concentrerà è quello dell'unità della categoria per affrontare le sfide che ci
aspettano. Tra queste, spicca la necessità di ridisegnare un nuovo spazio per le farmacie all'interno di un
mercato che muterà con l'ingresso dei grandi capitali". Questi gli obiettivi della IV edizione della convention
promossa dalla Fofi che si terrà a Milano dal 17 al 19 marzo. 06 MAR - Si avvicina l'apertura dei lavori di
FarmacistaPiù. L'evento, giunto alla sua quarta edizione e promosso dalla Federazione degli Ordini dei
Farmacisti, si svolgerà quest'anno dal 17 al 19 marzo 2017 presso il Centro Congressi Mi.Co. di Milano.
Per fare il punto sul programma abbiamo intervistato il vicepresidente della Federazione dell'Ordine dei
Farmacisti Italiani (Fofi), nonché presidente del comitato scientifico di FarmacistaPiù, il senatore Luigi
d'Ambrosio Lettieri. Senatore, FarmarmacistaPiù è alla sua terza edizione, quali novità rispetto agli anni
precedenti? Sicuramente anche quest'anno FarmacistaPiù riparte da una certezza: quella di riproporsi
come l'assise dei farmacisti italiani il cui obiettivo è quello di aprire e approfondire un confonto non solo
interno alla categoria, ma allargato anche agli stakeholders e alle Istituzioni per definire la rotta della politica
professionale. Rispetto alle scorse edizioni, quest'anno invertiremo però la piramide. Si spieghi meglio.
Quest'anno troveranno molto spazio la presenza e le proposte avanzate dal territorio. In particolare ci
concentreremo su cinque temi principali, che verranno affrontati in cinque tavoli di lavoro condotti proprio
dai rappresentati del territorio. Gli esiti del lavoro di questi tavoli verranno trasferiti come mozioni di imegno
alla Fofi per entrare a far parte dell'agenda politica federale. C'è poi un altro tema molto importante su cui
vogliamo porre l'accento in questa complessa fase di transizione. Quale? L'unità della categoria. Questo è
un impegno su cui la Federazione si concentrerà per poter condividere progetti che siano adeguati alle
sfide che ci attendono. Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra diverse istanze, a volte tra loro
contrapposte, a cui poter guardare tutti insieme. Anche quest'anno FarmacistaPiù viene a cadere quasi in
coincidenza con le ultime battute del ddl concorrenza al Senato. Un provvedimento che presenta novità
importanti per la categoria. Ne parlerete? Certamente, il tema verrà affrontato anche quest'anno viste le
importanti ricadute per il settore, a cominciare dall'ingresso dei grandi capitali del quale, francamente,
avremo fatto anche a meno. La rete capillare della farmacie italiane penso sia un patrimonio che abbiamo il
dovere di custodire in modo convincente, ma anche moderno, adeguandoci cioè alle nuove sfide di questi
tempi. L'attuale catena della farmacie italiane può contare su un patrimonio di riconoscimento sociale ed
istituzionale che va preservato. Dobbiamo però ora riuscire a ridisegnare un nuovo spazio per le farmacie
all'interno di un mercato che muterà necessariamente con l'ingresso dei grandi capitali. Dobbiamo superare
il concetto di ditta individuale e indirizzarsi verso un farmacia che 'brilli di mille luci'. Va sempre ricordato
che una farmacia libera e indipendente è la migliore garanzia di un'alta qualità e professionalità del servizio
verso i cittadini, che non scada mai in una mera logica del profitto. Fra Stato e mercato dovrà sempre
vincere la professione. C'è poi il tema della farmacia dei servizi. Ovviamente, il ruolo del farmacista deve
saper andare oltre la sola dispensazione del farmaco. La nostra professione ha già dimostrato di poter
ricoprire, ad esempio, un ruolo centrale nel monitoraggio dell'aderenza alle terapia, come già ampiamente
emerso da diverse sperimentazioni. In questo caso la competenza e la professionalità dei farmacisti
possono essere messe a disposizione dei cittadini e dell'intero Servizio sanitario nazionale generando al
contempo un efficientamento delle cure e un miglioramento del governo della spesa. Anche quest'anno ci
sarà poi spazio ad alcune premiazioni. Sì, durante il corso della manifestazione saranno assegnati i tre
premi indetti dal Comitato Scientifico di FarmacistaPiù, del quale sono presidente: il Premio alla solidarietà
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FarmacistaPiù. "Fra Stato e mercato vinca sempre la professione".
Intervista a Luigi d'Ambrosio Lettieri
06/03/2017
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"Cosimo Piccinno" giunto alla sua seconda edizione, il Premio allo studio "Giacomo Leopardi", e il Premio
all'innovazione "Renato Grendene" alla sua prima edizione. 06 marzo 2017 ©
03/03/2017
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Lorenzin in tv a tutto campo. Dall'eutanasia ai furbetti del cartellino 0 By Redazione Easy News Press
Agency on 03/03/2017 Comunicati Newsletter quotidiana della Federazione Ordini Farmacisti Italiani
Edizioni Health Communication anno V - numero 1617 03 marzo 2017 Governo e Parlamento Lorenzin, 4
anni da ministro: "Vaccinazioni e Caso stamina: le mie due grandi battaglie" 03 MAR - Testamento
biologico, assenteismo, leggi sugli ordini professionali, fertilità, vaccini, obiezione di coscienza. Un giro a
360 gradi attorno alla Sanità italiana con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervistata da Maurizio
Costanzo, durante il suo talk show del giovedì sera. Leggi > Governo e Parlamento Donazione di organi e
tessuti. Sono due milioni le dichiarazioni di volontà, oltre 500mila sono state raccolte dai Comuni 03 MAR Solo due amministrazioni comunali su dieci sono attrezzate per ricevere il consenso o l'opposizione alla
donazione. Bolzano, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, le Regioni con i comuni più virtuosi. Costa (Cnt):
"L'auspicio è di arrivare presto ad una copertura nazionale, anche grazie all'introduzione della Carta
d'Identità Elettronica". IL REPORT Leggi > Governo e Parlamento Test di accesso ai corsi di laurea.
Pubblicato il calendario delle prove d'ingresso. Si parte il 5 settembre con medicina e chirurgia 03 MAR - Il
6 settembre potranno effettuare i test gli aspiranti veterinari, mentre per le Professioni sanitarie
l'appuntamento è il 13 settembre e sii finisce il 15 settembrecon scienzea della formazione. Il Miur ha
pubblicato il calendario delle prove d'ingresso ai corsi ad accesso programmato per l'anno accademico
2017-2018 Leggi > Lavoro e Professioni Terremoto Centro Italia, premiati i farmacisti volontari di Agrigento
03 MAR - Hanno mostrato grande impegno per sostenere gli sfollati del Centro Italia e grazie al camper
farmaceutico hanno potuto portare il loro aiuto in diverse zone. Per questo l'Associazione Farmacisti
Volontari nella Protezione Civile sarà premiata. Leggi > Lavoro e Professioni Contratto collaboratori.
Conasfa: "Solo promesse e spiegazioni effimere" 03 MAR - Il sindacato commenta così quanto accaduto
dopo la risposta di Federfarma alla proposta della Fofi di costituire un tavolo ad hoc per affrontare i nodi
che impediscono la conclusione dei negoziati. Leggi > Lavoro e Professioni Ordine dei Farmacisti Bari/Bat.
La Fondazione Ruggieri acquisisce riconoscimento Scuola di Scienze Farmaceutiche in ambito nazionale
03 MAR - Questo il nuovo Cda: Carlo Franchini, presidente; Maurizia Laudadio-Roberto, vicepresidente;
Maurizio Bagnulo, segretario. Il CdA ha voluto, inoltre, esprimere un formale riconoscimento al senatore
Luigi d'Ambrosio Lettieri, per "il grande impegno profuso, in circa venti anni di gestione della Fondazione",
nominandolo Presidente onorario. Leggi > Scienza e Farmaci Trapianti. Dagli USA nuovo metodo per
'rivitalizzare' organi e tessuti crioconservati 03 MAR - Ricercatori statunitensi hanno compiuto un passo
importante verso l'uso di tessuti e organi crioconservati in attesa di trapianto, grazie alla realizzazione di un
device high tech in grado di scongelare i tessuti mantenendone integre le funzionalità, il report è apparso su
Science Translational Medicine Leggi > Scienza e Farmaci Obesità. Per ridurre il rischio, cucinare in casa e
spegnere la tv 03 MAR - Tv accesa e pasti non preparati a casa. Un binomio da evitare se si vuole
mantenere la linea. ."Gli adulti mangiano di più mentre guardano la tv, e pasti che non sono cucinati in casa
possono essere meno sani", dice Rachel Tumin, della Ohio Colleges of Medicine Government Resource
Center a Columbus, autrice principale della ricerca che coinvolto più di 12 mila statunitensi Leggi > Scienza
e Farmaci Giornata mondiale dei difetti congeniti. Più ricerca, prevenzione e sensibilizzazione su queste
alterazioni dello sviluppo 03 MAR - L'evento, che si celebra oggi, è promosso da dodici organizzazioni
internazionali operanti nell'ambito dei difetti congeniti. Si tratta di un insieme ampio ed eterogeneo di
alterazioni dello sviluppo umano che si verificano durante la gravidanza e comprendono: malformazioni,
disabilità congenite, e malattie genetiche dell'infanzia. L'Oms stima che, ogni anno, 303.000 neonati
muoiono entro 4 settimane dalla nascita a causa di anomalie congenite. Leggi > Scienza e Farmaci Rigidità
arteriosa proporzionale a consumo alcool e a rimetterci è il cuore 03 MAR - Cuore a rischio per chi beve
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Lorenzin in tv a tutto campo. Dall'eutanasia ai furbetti del cartellino
03/03/2017
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troppo. Il problema è soprattutto maschile, secondo uno studio made in Britain che ha rivelato come la
rigidità arteriosa, fattore di rischio cardiovascolare strettamente legato a ipertensione e malattie delle arterie
coronarie, è proporzionale alla quantità di alcool consumata. di Madeline Kennedy Leggi > Scienza e
Farmaci Giornata dell'udito: cuffie e musica troppo alta mettono tutti a rischi, giovani e anziani 03 MAR - Il 3
marzo è la giornata dedicata all'udito, una ricorrenza nazionale che si svolge in contemporanea con World
Hearing Day. L'obiettivo è di sensibilizzare tutti i cittadini alla prevenzione, in un'epoca in cui l'uso dei
dispositivi elettronici di ultima generazione e l'esposizione a suoni di elevato volume mette tu tti a rischio,
anche i più piccoli. Secondo l'Oms i disturbi dell'udito hanno un costo complessivo valutabile in 750 miliardi
di dollari. I DATI DELL'OMS. Leggi > Scienza e Farmaci Tumore al seno. Dopo chirurgia, combinazione di
Target Therapy migliora la sopravvivenza 03 MAR - Lo studio di fase III APHINITY ((Adjuvant Pertuzumab
and Herceptin IN Initial TherapY in Breast Cancer) ha fatto registrare un riduzione significativa del rischio di
recidiva e di decesso nelle donne con carcinoma mammario HER2 positivo in stadio iniziale. Leggi >
Scienza e Farmaci Trattare l'ipotiroidismo subclinico o l'ipotiroxinemia in gravidanza serve? Medici divisi 03
MAR - Due trial appena pubblicati sul New England Journal of Medicine danno una risposta negativa a
questa domanda. Trattare l'ipotirodismo subclinico o i bassi livelli di fT4 isolati in gravidanza non migliora gli
esiti della gravidanza ed è ininfluente sul quoziente d'intelligenza del bambino. Ma un editoriale pubblicato
sullo stesso numero è di opinione contraria e in accordo con le ultime linee guida de ll'American Thyroid
Association ritiene ragionevole continuare a somministrare L-tiroxina in gravidanza in presenza di
ipotiroidismo subclinico di Maria Rita Montebelli Leggi > Scienza e Farmaci Accertato pericolo psicosi con
alcune varietà di cannabis 03 MAR - Lancet Psychiatry ha pubblicato un articolo - redatto da due studiosi
inglesi - che richiama l'attenzione sull'uso di alcune varietà e prodotti della cannabis, come la skunk e l'olio
essenziale, che presentano una maggiore concentrazione di tetraidrocannabinolo, principio attivo
potenzialmente psicogeno. di Kate Kelland Leggi > Studi e Analisi XII Conferenza Nazionale Fondazione
Gimbe. "La sanità pubblica affonda? Le responsabilità sono di tutti. Serve un programma politico" 03 MAR Definanziamento pubblico, caos sanità integrativa, sprechi e dubbi sulla sostenibilità dei nuovi Lea. Questi i
temi sui quali la Fondazione ha chiamato a raccolta la politica per intervenire in maniera decisa "perché
senza un preciso piano di salvataggio i cittadini italiani rischiano di perdere la loro più grande conquista
sociale" Leggi > Approfondimenti www.quotidianosanita.it/impaginazione_n/quadratino_b.png);
background-repeat: no-repeat; background-position: 0px 5px; padding-left: 14px; ">Vecchietti (Rbm
Assicurazioni Salute): "Serve un secondo pilastro sanitario aperto a tutti i cittadini" Regioni e Asl Molise.
Analisi in intramoenia. Sospeso il ticket aggiuntivo da 14 euro 03 MAR - Ad annunciarlo il presidente
Frattura in una nota. "È una scelta - spiega -, che adottiamo per proseguire nel lavoro avviato dall'Asrem
per una ridefinizione più equa delle tariffe intramurarie". Leggi > Per sospendere la ricezione della
newsletter invia una mail a: [email protected] specificando in oggetto: 'Cancellazione Dati
Personali' iscrizione al ROC n. 14025 Stampa
07/03/2017 07:46
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Contratto dei collaboratori: il Presidente Mandelli scrive alla Presidente Racca By Redazione - 7 marzo
2017 5 0 Share on Facebook Tweet on Twitter tweet Il presidente della FOFI, Senatore Andrea Mandelli,
ha scritto alla presidente dei Federfarma, dottoressa Annarosa Racca, per richiamare 'la situazione di
pesante disagio dei farmacisti collaboratori' che sempre più spesso segnalano agli Ordini provinciali e alla
stessa Federazione il loro 'disappunto per l'interruzione delle trattative sindacali, sia per quanto concerne la
parte economica, sia per quanto concerne la parte giuridica'. Una situazione di sofferenza di fronte alla
quale la FOFI e il suo presidente, pur rispettando le specificità della tematica sindacale, che non rientrano
nelle competenze ordinistiche, si mettono a disposizione 'al fine di superare le criticità e le divergenze che
si frappongono al raggiungimento di un nuovo accordo tra le parti, attraverso ... un tavolo di lavoro
preparatorio nell'ambito del quale, in via ricognitiva, individuare le tematiche di maggior rilievo per la
professione'. E si citano, a titolo di esempio. La previsione di meccanismi di premialità per i colleghi che
investono nella loro preparazione, differenziare in modo netto il trattamento del personale farmacista da
quello del personale non farmacista e, aspetto sempre più evidente, porre un freno alle situazioni di utilizzo
distorto di alcuni istituti contrattuali, che possono essere all'origine di criticità sul piano deontologico. 'La
nostra offerta nasce dalla constatazione di una situazione critica per tutti gli attori del servizio farmaceutico,
collaboratori e titolari, e dalla necessità di non trascurare nessuna strada per avviare un percorso che
conduca a un accordo positivo e soddisfacente per tutti' dice il presidente della FOFI.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Contratto dei collaboratori: il Presidente Mandelli scrive alla Presidente
Racca
SANITÀ NAZIONALE
22 articoli
07/03/2017
Pag. 28
diffusione:238671
tiratura:333841
«Arrivano gli sconti sulle Rca e le società in farmacia »
Il relatore del ddl concorrenza Marino: tariffe più basse per i cittadini. A metà mese esame al Senato
Francesco Di Frischia
ROMA «Questa legge aumenta la concorrenza in tanti settori». Il senatore Luigi Marino (Area popolare Ncd), uno dei due relatori del ddl concorrenza (insieme al collega Salvatore Tomaselli del Pd), fa il punto
sul provvedimento che sarà votato in Senato intorno al 15 marzo, prima del varo definitivo alla Camera.
Il disegno di legge, presentato il 20 febbraio del 2015 in Consiglio dei ministri, ha subito molte modifiche in
Parlamento: colpa delle lobby?
«No: ci sono stati anche scontri politici, ma ora il testo è all'esame del Senato per le ultime piccole
modifiche, compreso l'inserimento di un emendamento "anti scorrerie", proposto dal ministro Calenda dopo
la scalata di Vivendi a Mediaset: chi acquista azioni di società quotate dovrà dichiarare le sue intenzioni».
Cosa cambia in farmacia?
«Non solo un farmacista, ma anche una società di capitali potrà acquistare una farmacia e per evitare
monopoli e eccessive concentrazioni, abbiamo fissato un tetto di mercato su base regionale del 15%. Così
si potrà modernizzare il settore».
Nel ddl ci sono novità importanti sulle assicurazioni.
«Per evitare le frodi e abbassare le tariffe Rc auto è stata introdotta la scatola nera, che avrà valore di
prova in tribunale. E gli automobilisti virtuosi, che non fanno incidenti per almeno 5 anni, avranno sconti
anche se vivono in zone a rischio truffe, nelle quali la media delle tariffe è più alta della media nazionale».
Nuove regole anche per avvocati e notai.
«Gli avvocati avranno l'obbligo di fare il preventivo. E per i notai potranno lavorare su base regionale».
Quali novità nel settore energetico?
«Il mercato sarà totalmente libero dal 1° luglio 2018: così le bollette di gas e acqua per oltre 20 milioni di
cittadini saranno meno care e ci sarà più concorrenza».
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7,5% La crescita stimata del Pil in Italia nel lungo periodo in uno studio del Fmi se ci fosse una maggiore
liberalizzazione
Foto: Luigi Marino, 59 anni, senatore, ha presieduto la Confederazione Cooperative Italiane
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INTERVISTA
07/03/2017
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Io, sul treno dei ricordi con i malati di Alzheimer
VALERIO MILLEFOGLIE
BENVENUTI a bordo del treno 5166. Il treno fermerà a Busseto, Villanova d'Arda, San Giuliano Piacentino,
Castelvetro e arriverà a Cremona alle ore 10:19. Non stiamo andando da nessuna parte. Ci troviamo
nell'ambulatorio di cure non farmacologiche L'Aquilone, a Grumello sul Monte, in provincia di Bergamo.
Vagoni, annunci dagli altoparlanti, stazioni, paesaggi. Tutti simulati. Per aprire dei varchi nel passato
dimenticato dei malati. E dare sollievo ai sintomi del morbo. Siamo andati con loro. NELL'INSERTO
SALUTE BENVENUTI a bordo del treno 5166. Il treno fermerà a Busseto, Villanova d'Arda, San Giuliano
Piacentino, Castelvetro e arriverà a Cremona alle ore 10:19: nello scompartimento siamo tre passeggeri.
Oltre a me ci sono una donna sulla cinquantina d'anni e un uomo di circa ottant'anni.
È arrivato trascinandosi dietro un trolley rosso che gli abbiamo aiutato a sistemare soprala cappelliera. Si
avvicina incuriosito al finestrino da cui s'incominciano a vedere scorrere case e campi. Siamo partiti. Non
stiamo andando da nessuna parte.
Ci troviamo nell'ambulatorio di cure non farmacologiche L'Aquilone, a Grumello sul Monte, in provincia di
Bergamo. L'ambulatorio è all'interno della casa di riposo Madonna del Boldesico e un'ala della struttura, da
settembre del 2016, è dedicata alla Terapia del Viaggio. Ideata dallo psico-pedagogista Ivo Cilesi, questa
terapia è finalizzata a ridurre i disturbi del comportamento e dell'umore nei pazienti con Alzheimer e a
stimolare l'area cognitiva favorendo il riemergere dei ricordi.
Su una parete del corridoio sono dipinte due valige e le indicazioni: Binario 1 e Binario 2. Sulla porta si
legge Stazione. Dietro questa porta c'è una vera e propria sala d'attesa con una panchina e un orologio che
segna le 13:03. Le destinazioni sul tabellone delle partenze sono Milano, Lugano, ma soprattutto, entrando
nel vagone, i pazienti possono fare un viaggio nella memoria. In ciò che rimane della propria memoria. «La
compagnia dei fiori», dice sorridendo e guardando fuori dal finestrino l'uomo in viaggio con noi. Barbara
Moioli, l'altra passeggera, è la responsabile dei servizi assistenziali e mi racconta che l'uomo, prima
dell'insorgenza della malattia, aiutava la figlia nel suo negozio di fiori.
La compagnia dunque è dei fiori ma anche degli affetti.
Ci fermiamo a una stazione.
Sulla banchina passa una signora in bicicletta. Siamo a febbraio ma nel nostro treno è estate sempre. Del
vento si sente solo il rumore, non uno spiffero d'aria. «Attenzione. Allontanarsi dalla linea gialla», avverte la
voce del capostazione. La mia compagna di viaggio mi spiega, «Gli occhi vedono ciò che c'è nella mente».
Poi mi racconta di un ex dirigente di una ditta tessile che durante un viaggio ha ritrovato la manualità che
aveva sul lavoro. Mimava di avere tra le mani un lembo di stoffa che però, appunto, esisteva solo nella sua
mente.
Scendiamo alla stazione successiva. Qui c'è un cambio di passeggeri e di rotta. «Dove andiamo?», chiede
Maria Cristina De Vitis, responsabile sanitario che prende il posto della collega, al paziente nuovo arrivato.
È un uomo meticoloso, conserva bene il biglietto nel taschino della camicia, perché c'è un biglietto anche
qui. Lo piega, lo infila nel taschino, lo riprende, lo apre, lo tiene in bocca, lo toglie dalla bocca e risponde
«Andiamo al lago». Si allaccia una scarpa e inizia a muovere le gambe seguendo il ritmo del treno sulle
rotaie. Io stesso mi lascio distrarre, la mente in modo meccanico comincia a fare pensieri da viaggio, sento
la testa più pesante, chiuderei volentieri gli occhi. «Il treno fischia e va con gran velocità, porta gli sposini
alla felicità», canta l'uomo. Poi intona Quel mazzolin di fiori. Gli chiedo a chi le cantava. Mi risponde
cantando ancora una volta. Riaffiora un tempo lontano, di amore e di mattoni. «Vado spesso là», dice come
se qualcuno gli avesse fatto una domanda, «Ma ho finito di lavorare». Faceva il muratore e ha costruito
casa per tutta la famiglia. Immagino tutti questi impiegati, dirigenti, pendolari di un'epoca fa che salgono a
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VIAGGI SIMULATI COME CURA
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bordo per rifare viaggi di nozze, viaggi di lavoro, viaggi per tornare a casa. «Le piace?», chiede Maria
Cristina De Vitis. «Eh, un viaggio è un viaggio», risponde l'uomo. Poi entriamo in galleria e cala il buio.
Quando usciamo è tutto azzurro, siamo arrivati al mare. Grazie a una telecamera posta nello
scompartimento si può monitorare tutto ciò che accade da un'altra sala. Come il video in cui un passeggero
che dopo essersi addormentato si risveglia ed esclama «Ma non siamo mica in Duomo!». Ogni percorso
viene registrato.
Guardiamo alcuni video velocizzando il tempo di riproduzione: i movimenti calmi dei passeggeri diventano
concitati, agitati, proprio come avviene nella realtà. Si chiama wandering, è il disturbo del vagabondare che
caratterizza chi ha questa patologia e non riesce a stare fermo, anche di notte deve uscire, perdersi in
strade familiari divenute sconosciute. Il ritmo di questo treno immaginario riesce invece a riportarli indietro,
in una casa della memoria.COME COLPISCE
L'Alzheimer è un processo degenerativo del cer vello che distrugge le cellule ner vose, deteriorando la
memoria e altre abilità mentali
LA TERAPIA DEL VIAGGIO Aiuta a ridurre i disturbi del compor tamento e dell'umore nei pazienti con
Alzheimer, stimolando il riemergere dei ricordi 1 Il paziente arriva in sala d'attesa, come quella di una antica
stazione 2 Si seguono le indicazioni dei binari e si arriva in un'altra sala: il vagone terapeutico Ogni
paziente ha il suo biglietto 3 Il paziente può sistemare il proprio bagaglio nell'apposita cappelliera BINARIO
4 Dagli altoparlanti il capostazione dà il benvenuto a bordo e informa su orari, sedi di par tenza e arrivo
LEGENDA Aree coinvolte del cer vello Stadio iniziale Stadio avanzato Lobo Lobo Lobo Lobo Lobo Lobo
Lobo temporale temporale temporale temporale temporale temporale temporale temporale temporale
temporale temporale temporale mediale mediale mediale mediale mediale mediale mediale mediale
mediale C E R V E L L E T T O Neurone Dendriti Assone DET TAGLIO 7 S TA Z I O N E Prima fermata
Microtubuli Sono presenti negli assoni e dendriti dei neuroni
S TA Z I O N E 5 Si par te. Un monitor a forma di fi nestrino proietta le immagini dall'esterno INFOGR
AFICA PAULA SIMONET TI Tau 8 Il treno ripar te e dopo un po' entra in galleria.
All'improvviso tutto diventa buio LA DEGENERA ZIONE NEURONALE La proteina Tau Aiuta a stabilizzare
le molecole del microtubulo Microtubulo con Alzheimer Le molecole di proteine si disgregano tra loro Le
proteine Tau si isolano formando placche Placche amiloidi Composte da proteine Tau e altri detriti,
ostacolano la sinapsi 6 9 In quegli istanti il rumore delle rotaie sembra rimbalzare sui muri Il suono fa la sua
par te. Si sente il rumore del vento, la corsa del treno sulle rotaie e infi ne il fi schio che annuncia la fermata
nella stazione successiva USTRAZIONE ILLUSTR È ISPIR ATA AL POSTER DI WORLD CINEMA
DELL'AR TISTA DANESE SVEN BR ASCH 18891970 I MALATI IN ITALIA 2,3 1,6 1,2 nel 2050* nel 2030*
nel 2014 IN MILIONI DI PERSONE FONTE R APPOR TO MONDIALE ALZHEIMER 2015 Stima 2030,
2050
DOVE SI ESEGUE LA TRENO TERAPIA Centri attivi per pazienti con Alzheimer • Rsa Saccardo, Milano •
Pio Albergo Trivulzio, Milano • Rsa Fondazione Carisma, Bergamo • Fondazione Don Guanella, Caidate •
Rsa Camelot, Gallarate • Fondazione Boldesico, Grumello • Rsa Fondazione Caccia, Gandino ( Bergamo) •
Centro Diurno Temenos Monteroduni, Molise • Associazione Alzheimer Bari, Bari • Fondazione Tusculum,
Arogno (Svizzera) • Rsa, Valenciennes (Francia)
LO STUDIO Due lingue proteggono Parlare più lingue protegge il cervello, ritardando l'insorgenza di
demenze come la malattia di Alzheimer o mitigandone i sintomi. Un dato suggerito da diversi studi
scientifici, ma senza una chiara spiegazione a livello biologico dell'effetto protettivo del bilinguismo. Ad
avanzarne una è uno studio dell'IRCCS ospedale San Raffaele e dell'Università Vita-Salute. La ricerca,
pubblicata su Pnas, ha analizzato il cervello di 85 persone con Alzheimer, metà monolingue e metà
bilingue, provenienti dall'Alto Adige, con una speciale tecnica di imaging, in grado di mostrare il
metabolismo delle cellule nervose e la connessione tra diverse aree.
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Mediamente i bilingui erano più vecchi e totalizzavano punteggi migliori nei test di memoria verbale e
visiva.
Questo, azzardano i ricercatori, perché in questi pazienti i meccanismi degenerativi della malattia sono
compensati da una sorta di riserva cognitiva: alcune aree del cervello infatti sono più attive, compensando
così la perdita di funzione di quelle colpite dalla neurodegenerazione.
In particolare nei bilingui si ha più attività nelle strutture frontali e una maggiore connettività in aree
coinvolte nel controllo esecutivo e cognitivo. Gli scienziati hanno inoltre osservato che più le lingue sono
utilizzate maggiori sono i benefici. «Il punto - commenta Daniela Perani del San Raffaele, coordinatrice
dello studio - non è quindi conoscere due lingue, ma usarle costantemente in maniera attiva e durante tutta
la vita».
annalisa bonfranceschi
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Chi ha paura delle assicurazioni in sanità ?
DANIELA MINERVA
QUATTRO MILIARDI e mezzo l'anno. Tanto spendono circa 10 milioni di italiani per acquistare
assicurazioni sanitarie. Lo rivela oggi un rapporto dello Sda Bocconi che insiste sulla necessità di fare delle
polizze il secondo pilastro della sanità. Il tema è di quelli cosiddetti divisivi. E forse a causa di un
fraintendimento ideologico: la centralità del Ssn non si discute. È garanzia di equità ma anche di eccellenze
e capacità mediche di livello non ancora raggiunto, globalmente, nel nostro paese dalla sanità privata. Ma
vediamo tutti i giorni che l'opera d'arte di coloro che lo idearono non regge sotto i colpi dell'invecchiamento
della popolazione, dei costi dell'hi-tech, dei venti di crisi economica.
Non serve nascondersi dietro le disfunzioni e le ruberie: ci sono e peste colga i colpevoli, ma sappiamo
tutti bene che, anche se onestà ed efficienza regnassero sovrane, i soldi per dare tutto il meglio a tutti non
ci sono. E sappiamo tutti bene che, di anno in anno, si perdono reparti, capacità di rispondere
tempestivamente alle necessità di salute, persino competenze. Dunque, perché non provare a fare un
bagno di realtà: chi può farlo si paghi un'assicurazione, e tant'è. Meglio così che non apprendere, invece,
che gli italiani spendono 33 miliardi l'anno in sanità privata. Sono gli stessi cittadini che hanno disponibiltà
economiche e rispondono col loro portafoglio alle inefficienze e ai ritardi del Ssn. Con che controlli?
Ricevono un'assistenza sempre appropriata? Sempre adeguata? Non rischiano di restare vittime dei
furbetti che li spingono a consumare prestazioni, a volte inutili? Chi gestisce quei 33 miliardi? Il caso. Il
dannato esempio americano, invece, nelle sue ombre, racconta che le assicurazioni trattano, trattano,
trattano. E tengono a bada i furbi. Costruiscono un quadro per i loro clienti adeguato, almeno al loro profilo
di spesa. È vero, non è equo perché c'è là fuori chi un'assicurazione non può pagarsela. Ma perché non
provare a scommettere sul fatto che, affidando chi ha capacità di spesa alle assicurazioni, si preserva la
forza e la qualità del Ssn? Che lo si conserva al centro del sistema. Altrimenti il rischio è che i poveri restino
in un pubblico che perde pezzi e qualità, e i ricchi se ne vadano a portare i loro 33 miliardi l'anno e molti di
più nei centri privati belli ed efficienti.
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R SALUTE / PERISCOPIO
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"In carrozza emergono scene di tempi sereni"
(v. m.)
IVO CILESI è nato a Genova cinquantanove anni fa. Psico-pedagogista con una specializzazione in
Musicoterapia, oggi è il responsabile del servizio terapie non farmacologiche del centro Alzheimer di
Gazzaniga, in provincia di Bergamo. È consulente di diversi centri Alzheimer in Italia e in Europa, e
collabora con il ministero della Salute di Cuba.
Nel 2009 ha ideato la Terapia del Viaggio, mirata a stimolare, attivare e mantenere le funzioni cognitive e
fisiche non completamente deteriorate dei pazienti con malattia da Alzheimer. La terapia si prefigge di
ridurre i disturbi del comportamento e dell'umore come l'insonnia, l'aggressività, la depressione; e di ridurre
il cosiddetto wandering e l'assunzione dei farmaci.
Il metodo prevede, appunto, di simulare un viaggio in treno, e di proiettare dei video di località che possono
essere state parte della vita dei pazienti. I video sono realizzati dallo stesso Cilesi: il mare della Liguria,
Rimini, le Alpi svizzere.
«Questi viaggi per i pazienti sono veri racconta - hanno perso la memoria cognitiva, semantica,
procedurale, ma quella affettiva, l'amore, rimangono». Il protocollo prevede un ciclo di dieci sedute, per un
viaggio a settimana. Nel documento che ha redatto con le indicazioni e le linee guida, Cilesi scrive
«l'operatore deve utilizzare frasi come "Andiamo a fare un giro, le piacerebbe? Devo andare in treno, vuole
venire con me? Mi accompagna? Ho due biglietti, viene con me?"».
La meta non deve essere mai esplicitata dall'operatore. «Alcuni pazienti dicono "Andiamo a casa" - spiega
Cilesi - dove per casa non s'intende l'ultima in cui hanno vissuto. A volte è la casa d'infanzia; i malati hanno
una memoria remota che permette loro di ricordare immagini di quando avevano sei anni, ma non di un
momento prima.
In generale comunque la casa è lo stare in carrozza, è la relazione che si crea».
Il tipo di viaggio viene scelto a partire dal vissuto dell'ospite, grazie ai colloqui preliminari che si hanno con
la famiglia. In questo modo si può scegliere il tema più adatto: mare, montagna, città, campagna. La durata
è variabile e durante il percorso l'operatore annota la comunicazione verbale ma anche quella non verbale.
I ricordi emersi durante il tragitto vengono poi ripresi in reparto come temi per la stimolazione cognitiva.
«Tentiamo di dare una valutazione attraverso indicatori scientifici - precisa Ivo Cilesi prima e dopo ogni
terapia viene controllata la pressione. In alcuni casi mettiamo un conta-passi in modo da monitorare il livello
di wandering. Abbiamo notato che prima del viaggio un individuo cammina 10 km. Dopo il viaggio diventano
invece 6 km al giorno. Se so che un paziente intorno alle quattro del pomeriggio si agita, un'ora prima lo
faccio viaggiare in modo che benefici del rilassamento».
Tra i compagni di viaggio possono esserci anche i familiari, che sono spesso la parte più fragile e che più
necessita di supporto. «Spesso proprio i familiari non riconoscono la malattia, non l'accettano. Fare il
viaggio serve anche a questo». Ad oggi le strutture che ospitano il treno terapeutico sono nove in Italia e
altre due tra Svizzera e Francia. Prossimamente è previsto anche a Cuba. «L'idea è nata molti anni fa
spiega Ivo Cilesi - forse già quando da tirocinante prendevo il treno alle 3:30 per Piacenza e, dopo vari
cambi, arrivavo all'ospedale psichiatrico di Sospiro alle otto del mattino. In quei viaggi ho imparato l'ascolto
dell'altro. Ricordo poi che nel giardino di una clinica a Bergamo avevamo un Maggiolone senza ruote. Un
paziente si metteva al volante e guardava fuori». Guardando le brochure di tutti i treni terapeutici da lui
attivati si viene catapultati in un'epoca che va dagli anni '80 agli anni '90. «Forse perché allora si viaggiava
tanto in treno conclude Ivo Cilesi - magari fra vent'anni ci sarà la terapia del viaggio in aereo». Quando si
esce della galleria il paesaggio è tutto azzurro, si è arrivati al mare
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IL METODO / R SALUTE
07/03/2017
Pag. 26
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Mille mondi in farmacia
agnese ferrara
Non è più solo una vetrina commerciale la fiera Cosmofarma, anche se quest'anno vedrà il ritorno delle
principali aziende farmaceutiche, che in passato non c'erano.
Nella nuova edizione, dal 5 al 7 maggio alla fiera di Bologna, sono previsti circa 80 workshop e convegni di
aggiornamento su temi istituzionali, scientifici e di management dedicati a farmacisti, medici e biologi che
operano nelle industrie. Spiega Roberto Valente, direttore di Cosmofarma: «Abbiamo voluto ampliare
ulteriormente la piattaforma dedicata ai seminari per un maggiore scambio di informazioni e aggiornamenti
fra ricercatori, esperti di livello internazionale e testimonianze di chi si è realizzato nella vita professionale,
guidato dalla passione. Come lo chef Filippo La Mantia, il presidente del Sistema Moda Italia Claudio
Marenzi e Sergio Dompé, presidente dell'omonimo gruppo biofarmaceutico».
I principali temi saranno focus sui nutraceutici (con due giorni di convegno), invecchiamento in salute,
pediatria, sport, veterinaria e gli aspetti regolatori della professione.
Anche questo anno la fiera ospiterà lo 'StartUp Village', organizzato da Cosmofarma e Wellcare. Il progetto
punta a dare visibilità all'innovazione e alla ricerca di start up focalizzate sul mondo della farmacia. Il
programma è fitto ed è consultabile sul sito www.cosmofarma.co m. Alla scorsa edizione hanno partecipato
384 aziende espositrici provenienti da 20 paesi, 1.059 marchi e operatori provenienti da 54 paesi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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LA FIERA / R SALUTE
07/03/2017
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Un esame inutile non si nega proprio a nessuno
Cercare le deviazioni dalla norma porta quasi sempre a trovare qualcosa di strano
SILVIA BENCIVELLI
NASCONO DA preoccupazioni sane, ma possono renderci dei sani preoccupati: preoccupati del rischio di
avere un infarto da un momento all'altro, o addirittura di sviluppare un tumore. Sono gli esami di controllo,
quelli del "vederci più chiaro" e del "non si sa mai".
Svelano modesti aumenti della colesterolemia, minime ostruzioni delle arterie, piccoli noduli al seno o alla
tiroide. E, tra i tanti incerti, hanno almeno un effetto sicuro: quello di renderci apprensivi.
Marco Bobbio, cardiologo di fama ed esperienza, che nei suoi saggi ha raccontato molti dei problemi della
medicina moderna, in questo suo ultimo dal titolo Troppa medicina - Un uso eccessivo può nuocere alla
salute (Einaudi, 2017), spiega come e perché gli eccessi della medicina stiano causando una vera
epidemia di ansia, e con quali conseguenze. Il problema di fondo è che la medicina di oggi si fonda
sull'idea che alla base di ogni malattia ci sia un'alterazione dell'organismo. E quindi che possa essere
scovata semplicemente con l'esame giusto, meglio se in anticipo sulla comparsa dei sintomi. Dall'altra
parte, e per la stessa ragione, la società crede di poter chiedere alla medicina qualsiasi cosa, e di essere
da lei tradita se non fa "di tutto" per allontanare malattia e morte.
Ma non funziona così.
Intanto dobbiamo considerare che ciascuno di noi ha le proprie anomalie: mettersi a cercare le deviazioni
dalla norma significa quasi sempre trovare qualcosa.
Ma se gli esami della medicina moderna sono assai potenti, l'interpretazione dei loro risultati non è
univoca: lo stesso valore, o la stessa variante, può significare malattia per uno e niente per un altro. E
allora? Allora ci si affida ai valori soglia, sopra i quali un paziente viene dichiarato, per esempio, diabetico o
ipercolesterolemico. Si consideri che questi, negli ultimi anni, sono stati corretti al ribasso e diverse decine
di milioni di persone sono diventate d'un tratto malati da curare. Siamo sicuri che tutti ne abbiano bisogno?
Per Bobbio l'illusione di governare la salute prescrivendo esami, perché "fare di più è fare meglio" e
"prevenire è meglio di curare", porta a un accanimento diagnostico che nuoce sia al sistema sanitario (che
ne sostiene i costi) sia al paziente. Non soltanto perché una volta dichiarata una persona malata, chissà se
davvero vivrà più a lungo e meglio del sano che è stato. Ma anche perché se la situazione è opposta, cioè
la persona ha dei sintomi ma gli esami non rilevano niente, la sua ansia salirà: penserà che sia stato
effettuato l'esame sbagliato e semplicemente ne chiederà un altro. Intanto i medici, per non passare da
incompetenti e tanto più per evitare di finire in tribunale, ma talvolta anche per farla breve, continueranno a
prescrivere e a prescrivere. Prima gli esami di controllo, e poi, ad anomalia finalmente scovata, farmaci,
integratori o interventi chirurgici la cui reale efficacia sul singolo non sarà mai davvero chiara. È il caso di
molti screening oncologici, come quello dei tumori della prostata o della tiroide, e di molta cardiologia
interventistica che dovrebbe prevenire successivi infarti. Il punto è che non sapremo mai distinguere i
pazienti a cui è stata salvata la vita da quelli (comunque troppi) che non sarebbero mai morti di quello ma
sono finiti sotto i ferri lo stesso.
L'altro problema fondamentale della medicina moderna è infatti qui: dopo la diagnosi, abbiamo trattamenti
sempre più efficaci, ma non sempre utili. Vale per l'aspirina: quanto sia necessaria, a ogni singolo paziente,
non è facile capirlo a priori. E ancor di più vale per certa chirurgia robotica: di grande effetto per l'immagine
di un ospedale ma forse solo per quella.
La prima soluzione per Bobbio risiede in una comunicazione tra medici e pazienti che non sia basata solo
su numeri e statistiche. Poi andrebbero riconosciute le pratiche a rischio inappropriatezza, e lo sta facendo
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SANITÀ R SALUTE Diagnostica. Un fiume di esami del sangue e di test radiologici Che scovano piccole
anomalie. E innescano una spirale di controlli e minimi interventi. Un libro spiega perché la
medicalizzazione fa male. E come evitarla
07/03/2017
Pag. 26
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in Italia il movimento Slow Medicine. Infine bisogna continuare sì a investire in nuovi farmaci, nuovi test e
nuove tecnologie, ma con l'ottica di usarli, invece che tanto, semplicemente bene.
Foto: Denuncia Marco Bobbio, cardiologo e membro del movimento Slow Medicine indaga nel suo Troppa
medicina - Un uso eccessivo può nuocere alla salute (Einaudi, 2017 168 pagine, 17 euro) il lato oscuro
dell'eccesso di medicina che danneggia la nostra salute
07/03/2017
Pag. 27
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Col bypass la linfa ricomincia a scorrere
In Italia ci sono quattro centri di eccellenza: Roma Milano, Genova e Siena
AGNESE CODIGNOLA
SONO INTERVENTI difficili anche da immaginare, perché i chirurghi vanno ad agire su vasi che a volte
hanno un diametro inferiore al mezzo millimetro. Ma sono anche operazioni che possono cambiare in modo
radicale la qualità di vita di chi soffre per un linfedema, cioè per l'accumulo di linfa dovuto all'ostruzione di
un vaso linfatico causata da un trauma, da un intervento chirurgico, da una radioterapia o, talvolta, da
anomalie anatomiche di origine genetica. Perché la linfa è un liquido denso, ricco di proteine e, se ristagna,
alla lunga induce uno stato di infiammazione cronica, stimola l'evoluzione delle cellule epiteliali in cellule
adipose e fibrose, e modifica la zona interessata, trasformandola da area gonfia e piena di liquido in tessuto
duro, compatto, che è quasi impossibile trattare e che mina pesantemente la possibilità di muoversi. E
perché il linfedema non è una condizione temporanea ma, se non trattato prima possibile e al meglio, è una
malattia cronica e degenerativa, che colpisce non meno di 40.000 italiani ogni anno (circa una donna su
cinque tra quelle operate per un tumore al seno, e una su tre tra le persone operate per un tumore della
pelvi, per esempio ginecologico o urologico). « Non bisogna aspettare - spiega Marzia Salgarello,
responsabile del centro specializzato sul linfedema del Policlinico Gemelli di Roma - perché il linfedema, da
solo, non passa quasi mai. All'inizio si procede sempre con una fisioterapia, perché in otto casi su dieci,
soprattutto se il fisioterapista ha un'esperienza specifica e lavora a stretto contatto con centri specializzati,
si riesce a risolvere. Ma talvolta non è possibile, e allora bisogna valutare la chirurgia».
I possibili interventi sono stati messi a punto da quando si è iniziato a studiare in maniera approfondita
l'anatomia dei vasi linfatici più superficiali, e si è capito che avrebbero potuto rappresentare la soluzione del
problema, grazie a un approccio analogo a quello dei by-pass dei vasi sanguigni. Chiarisce infatti
Salgarello: «Tutti i vasi linfatici scaricano in vasi di calibro superiore che, alla fine, confluiscono in un unico
collettore, il dotto toracico il quale, a sua volta, scarica nel circuito venoso. L'idea di fondo è stata quella di
abbreviare il percorso, collegando direttamente i vasi linfatici a monte dell'ostruzione con le vene collaterali
ma vicine di calibro superiore o uguale, per permettere il drenaggio direttamente da lì». In questo modo si
crea un raccordo in più punti e la linfa non ristagna, ma va a scaricarsi nel circuito venoso.
In alternativa si preleva un tratto di vaso linfatico in un'area lontana da quella ostruita (per esempio la
coscia, se il linfedema interessa il braccio), e lo si trapianta al posto della zona del vaso che non funziona
più. In questo caso l'operazione è più lunga e lascia cicatrici più estese, ma talvolta è indispensabile. Infine,
si stanno mettendo a punto veri e propri autotrapianti di linfonodi, come spiega la chirurga: «I linfonodi
funzionano come pompe. Una volta impiantati - e naturalmente si prelevano in punti dove non c'è la
possibilità che causino un altro linfedema - partecipano attivamente al ripristino della circolazione della linfa:
nel tempo il risultato può essere molto buono».
Per effettuare interventi di questo tipo occorrono mezzi diagnostici adeguati, a cominciare dalle nuove
linfo-scintigrafie, le risonanze magnetiche e da un tipo di linfografia che si avvale di un colorante,
l'indocianina verde, che rende i piccolissimi e trasparenti vasi linfatici fluorescenti, e quindi visibili. E poi ci
vuole una strumentazione chirurgica ad hoc, basata su microscopi chirurgici e ferri specifici. E, ovviamente,
ci vuole personale che abbia seguito un iter di altissima specializzazione, che lavori su questi pazienti ogni
giorno, e che li segua anche dopo l'intervento.
Chiarisce Salgarello: «È fondamentale che chi ne ha bisogno si rivolga a un centro specializzato: questa
non è una chirurgia che si può fare ovunque. Ma i danni, una volta arrecati, restano e possono
compromettere ulteriormente la situazione». Oltre al Gemelli, i centri di eccellenza in Italia sono al San
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R SALUTE CHIRURGIA Vasi. Si chiama linfedema. Si manifesta col gonfiore, che degenera in tessuto duro
e disabilità. Ma il mini bisturi può risolvere
07/03/2017
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Raffaele di Milano, al San Martino di Genova, e all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena.
INFOGRAFICA: STUDIO MISTAKER
LA CURA
Il farmaco in arrivo Per ora i dati sono su animali, ma se arriveranno conferme nell'uomo, presto potrebbe
essere disponibile il primo vero trattamento farmacologico per il linfedema.
La molecola che sta suscitando speranze è infatti un derivato della vitamina A, l'aliretinoina, già in uso per
le lesioni della pelle del sarcoma di Kaposi e per l'eczema, e non dovrebbe quindi essere soggetta a test di
sicurezza per l'approvazione.
A verificarne l'efficacia alcuni ricercatori dell'università della California del Sud, che hanno pubblicato sugli
Annals of Surgery quanto osservato in modelli animali di linfedema trattati con il farmaco o con una
soluzione salina di controllo per alcuni giorni. Alla fine, gli animali trattati hanno mostrato una chiara
regressione dell'accumulo di linfa, un aumento della densità di vasi nuovi vasi linfatici e un drenaggio più
veloce ed efficiente, mentre i secondi non hanno avuto quasi alcun beneficio. Secondo gli autori,
l'aliretinoina potrebbe avere un doppio effetto, tanto sul mantenimento dell'integrità dei vasi linfatici esistenti
quanto sul drenaggio, e per questo potrebbe essere particolarmente indicata come terapia locale.
Gli stessi autori hanno ricordato le dimensioni globali del problema: nel mondo ci sarebbero 140 milioni di
persone colpite da linfedema, spesso come conseguenza di interventi oncologici, il cui numero continua ad
aumentare. Con l'allungamento della sopravvivenza il linfedema non può più essere trascurato, perché può
compromettere la qualità di una vita che, dopo un tumore, dura sempre più spesso molto a lungo. Gli stadi
della malattia 1 FOVEA L'accumulo di linfa all'inizio è temporaneo, si sente dolore. Il ristagno di liquidi è
reso evidente dal segno che rimane dopo una pressione sulla cute, detto fovea 2 FIBROSI Il gonfiore è
permanente, anche se il tessuto resta morbido e pieno di liquido. L'aumento di volume può essere del 20%
rispetto alla parte controlaterale 3 Il tessuto diventa sempre più fibroso e adiposo e aumenta anche del
40%.
La fovea lascia spazio al segno di Stemmer, l'impossibilità di prendere la pelle tra due dita a causa
dell'ispessimento LE CAUSE LE CURE Rimettere in ordine la rete dei vasi C0S'È Quando il sistema
linfatico è danneggiato o bloccato la linfa non può essere drenata e ristagna, dando origine al tipico
gonfiore del linfedema Esiste un linfedema primario, dovuto a cause genetiche, che insorge nell'infanzia.
Più spesso, però, il linfedema è secondario a un intervento chirurgico, a un trauma o a un'altra malattia
Esistono tre opzioni per intervenire chirurgicamente sul linfedema: 1 La giunzione tra vasi linfatici e vene
dei tessuti circostanti 3 Il by-pass dopo il prelievo di un vaso linfatico non danneggiato 2 Il trapianto di
linfonodi DANNO O BLOCCO LIQUIDO ACCUMULATO (che contiene proteine, batteri, virus, scarti
cellulari) LINFEDEMA
07/03/2017
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Il vaccino con il pancione
Una madre che rifiuta di farlo al figlio non lo fa per non proteggerlo ma perché è informata male
MICHELE BOCCI
Vaccinare le donne incinte. Il futuro della prevenzione passa anche per i pancioni. Lo assicura Luc
Debruyne, presidente di Gsk vaccini, in Italia per visitare il centro di Rosia, in provincia di Siena, dove la
multinazionale inglese prepara tra l'altro tutti i suoi prodotti contro i vari ceppi del meningococco. Debruyne
è il manager di un'azienda da 17mila dipendenti, con siti di produzione in 15 Paesi, 30 vaccini sul mercato
(24 in Italia) e 15 in via di sviluppo. Verso dove si sta muovendo il vostro lavoro? «Quando si parla di
vaccini viene automatico pensare ai bambini. Ma ormai da tempo questi prodotti servono anche a giovani,
adulti e anziani. E adesso lavoriamo per sviluppare prodotti per le donne incinte, come quello anti
streptococco di gruppo B. Così possiamo proteggere madre e bambino. Un altro ambito è quello della
Bpco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, sulla quale stiamo sviluppando alcuni prodotti. In questo caso
la prevenzione dei problemi di salute è anche prevenzione dell'utilizzo degli antibiotici, che come sappiamo
generano il problema delle resistenze».
Come si spiega l'aumento delle persone contrarie ai vaccini, in Italia e nel resto dell'Occidente? «Di certo
questo fenomeno dimostra che non abbiamo fatto bene, tutti insieme, il lavoro per convincere i cittadini
della bontà dei vaccini, la cosa migliore per la salute pubblica dopo l'acqua pulita. Una madre che non
vuole vaccinare il figlio non lo fa perché non lo vuole proteggere ma perché è stata informata male. Talvolta
c'è una certa contraddittorietà nel rapporto di molti con i vaccini. Da una parte c'è scetticismo verso certi
prodotti, ma quando poi in Africa scoppia l'Ebola tutti chiamano perché vogliono il vaccino dal giorno dopo.
È un peccato che ci sia bisogno di avere l'esplosione di un'epidemia per sensibilizzare».
C'è chi accusa i Governi di vaccinare solo per favorire l'industria. I vostri fatturati dimostrano che lavorare
in questo campo frutta bene.
«Intanto vari studi dicono che un dollaro investito nei vaccini ne fa rientrare 44 di risparmio. E poi i soldi
che incassiamo in Occidente li usiamo anche per far spendere meno i Paesi poveri. Il 70% delle dosi che
produciamo nel mondo vanno infatti nei Paesi in via di sviluppo, che pagano prezzi inferiori al 10% di quelli
applicati in Europa e in Usa. Il nostro è un business sostenibile».
A proposito di prezzi, cosa pensa di quelli esorbitanti di certi nuovi farmaci, ad esempio anti tumorali o anti
epatite? «Sono convinto che il modello che abbiamo a Gsk vaccini un giorno diventerà quello dei farmaci.
Già da anni lavoriamo con la consapevolezza dell'importanza di promuovere la sanità pubblica. Ci
interessiamo di 7,5 miliardi di abitanti della terra, non di 7 milioni di ricchi e basta. Anche i farmaci devono
essere accessibili a tutti, vanno cambiate le politiche dei prezzi in quel settore. L'innovazione non vale
niente senza accesso».
VACCINO BCG (antituberculosi) Colera Epatite A Epatite B In uenza Encefalite giapponese Morbillo *
Meningite da meningococco Parotite * Poliomielite (orale, Sabin) Poliomielite (inattivato, Salk) Rabbia
Rosolia * Varicella Febbre gialla Tetano/difterite Febbre tifoide Vaiolo UTILIZ ZO IN GR AVI DANZA NO
NO FORSE SÌ FORSE SÌ FORSE SÌ NO NO FORSE SÌ NO FORSE SÌ FORSE SÌ FORSE SÌ NO NO
FORSE SÌ FORSE SÌO Sicurezza non provata Sicurezza non provata In alcune circostanze Sicurezza non
provata Solo se il rischio è alto Di norma evitato Solo se il rischio è alto Sicurezza non provata FONTE
SAPERIDOC N OTE Vaccino vivo da evitare Segnalate controindicazioni Vaccino vivo da evitare Vaccino
vivo da evitare Vaccino vivo da evitare Vaccino vivo da evitare Vaccino vivo da evitare Vaccino vivo da
evitare INFOGR AFICA P. SIMONET TI SÌ AL VACCINO solo se è indicato e assolutamente necessario *
Dopo il vaccino, evitare gravidanze per 3 mesi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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R SALUTE PREVENZIONE Immunologia. Proteggere le donne in gravidanza e i neonati. Passa anche da
qui il futuro della prevenzione. Così come dall'accesso ai farmaci . Nei paesi ricchi. E soprattutto nei più
poveri
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LA NOVITÀ
Nove meglio di quattro La protezione contro l'Hpv cresce: arriva in Italia il vaccino anti-Hpv 9-valente, il
primo efficace contro nove diversi ceppi di papillomavirus, in grado di prevenire fino al 90% dei tumori Hpvcorrelati. L'Hpv non causa solo il cancro alla cervice uterina, ma può essere responsabile anche di tumori a
vulva, vagina, ano, pene, per un totale, si stima, di 6500 nuovi casi in Italia ogni anno. La maggior parte
delle infezioni da papillomavirus - che si trasmette tramite contatto con la pelle, specialmente per via
sessuale - si risolve spontaneamente.
Alcune, però, possono persistere fino a causare lesioni precancerose e, in alcuni casi, cancro. Ma i ceppi
di Hpv non sono tutti uguali: ne esistono oltre cento tipi, alcuni più pericolosi. Il nuovo vaccino anti-Hpv offre
protezione contro sette tipi di virus ad alto rischio oncogeno (Hpv 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58) e due a basso
rischio (6, 11), causa della stragrande maggioranza dei condilomi genitali o verruche, lesioni benigne ma
fastidiose, e che gravano sia sul paziente che sul sistema sanitario, allargando la protezione offerta dai
vaccini bivalenti e tetravalenti disponibili finora. Il vaccino anti-HPV 9-valente è indicato a partire dai nove
anni per maschi e femmine, come ha ribadito anche il nuovo Piano Vaccinale 2017-2019 incluso nei Lea,
che prevede la vaccinazione anche per i maschi.
Vaccinare tutti, ripetono gli esperti, senza distinzione di sesso, serve a proteggere tutti dal cancro ma
anche a limitare la diffusione del virus.
annalisa bonfranceschi
IL CASO
Paura meningite Un boom di richieste di vaccino contro il meningococco C che ha costretto Gsk a cercare
dosi fuori dall'Italia. La produzione dei vaccini di solito viene pianificata con attenzione diversi mesi prima
della consegna. Ma tra la Toscana, che ha avuto un'impennata di casi di meningite da meningococco C, e
le altre regioni, dove è stata la paura a muovere la domanda, sono state richieste molte più dosi del
previsto.
A Gsk ne sono arrivate da 70mila a 1 milione nel giro di poco tempo. Buona parte dei vaccini sono stati
recuperati dall'azienda in 14 Paesi diversi e con l'aiuto di Aifa si è messa in pratica una autorizzazione
veloce. Ma l'impegno di Gsk in Italia per il meningococco è destinato a crescere anche per il ceppo B, che
nel nuovo piano vaccinale è entrato nel calendario. E dunque dovrà essere fornito gratuitamente da tutte
quante le Regioni ai propri cittadini.
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Io e lei I miei trent'anni con CD38
FABIO MALAVASI
IO ENTRO in scena verso la metà degli anni Settanta. Quando, una volta laureato in medicina, fui mandato
dal mio capo Ruggero Ceppellini a New York e poi al Dana Farber di Harvard (venivo dalla campagna e
avevo bisogno di essere "sgrezzato", parole sue). A quel tempo molto lavoro scientifico era concentrato
sulle molecole del sistema immunitario, le loro funzioni, i loro bersagli. Io venni in contatto col gruppo di
Ellis Reinherz e Cox Terhorst, che stavano studiando le molecole di riconoscimento dei linfociti T.
Una di queste era identica ad una molecola identificata a Torino, che si guadagnò la sigla di CD38. Così
cominciammo a indagare la distribuzione della molecola nei vari tessuti e quali erano le sue funzioni. Ada
Funaro e Massimo Alessio (ora al San Raffaele) individuarono la capacità di CD38 di veicolare i segnali di
attività delle cellule. Proprio questa capacità ci suggerì la presenza di una molecola che si lega con CD38 e
si trova prevalentemente sulle cellule che rivestono i vasi sanguigni. Anche se non sapevamo ancora a
cosa servisse.
Ce lo suggerì un biochimico del Minnesota che stava studiando un enzima nelle cellule del mollusco
Aplysia californica. Hon Cheung Lee isolò l'enzima e trovò che assomigliava sorprendentemente alla nostra
CD38. Insomma, una molecola umana era già sulla terra circa 900 milioni di anni fa, quando vi fece la sua
comparsa il mollusco di Hon Cheung Lee. Era ragionevole pensare che rivestisse un ruolo importante nella
vita.
Qui la storia si divise in due. Da una parte la comunità anglosassone, che proseguì gli studi su modelli
animali, dall'altra, il nostro laboratorio di Torino che preferì investire su modelli malattia. Partendo da alcuni
topolini privati del gene CD38, in modo da capire come e se potevano vivere senza quella molecola. I
risultati ottenuti dimostrarono che i topolini knock-out nascevano, non avevano malformazioni, si
riproducevano ed avevano cura della prole. Potevamo concludere che questa antica molecola fosse
diventata superflua per la vita. Se questo era vero, l'uomo avrebbe potuto vivere senza CD38; e quindi
avremmo dovuto trovare individui CD38-negativi tra la popolazione normale. Per dare una risposta rapida
(e soprattutto economica, secondo una sana tradizione dellaboratorio) si decise di analizzare per una
settimana un alto numero di neonati che nascevano in numerosi centri italiani. Questo portò litri di sangue a
Torino, tutti i neonati furono analizzati, ma nessuno di essi risultò senza CD38 sulla superficie dei linfociti. E
fummo costretti a concludere che CD38 ha ancora un suo importante ruolo nel sistema umano. Dovevamo
esplorarne il ruolo in diverse malattie umane.
Cominciammo col diabete, e ultimamente abbiamo lavorato sul mieloma multiplo, una trasformazione
neoplastica delle plasmacellule, che mantiene alti livelli di molecole CD38 sulla sua superficie, fatto che ha
attirato l'attenzione di chi aveva interesse per applicazioni terapeutiche. Per i ricercatori di base, il mieloma
è un soprendente concentrato di astuzie: nasce in una nicchia che trasforma a seconda dei suoi bisogni,
all'interno protetto dell'osso. Da qui inganna le difese che tentano di eliminarlo. Alberto Horenstein a Torino
ha lavorato su queste tecniche di camouflage e scoperto che l'ambiente del midollo in cui cresce il mieloma
genera l'adenosina, un potente immunisoppressore. E i malati di mielona soffrono infatti di
immunosoppressione. Antonella Chillemi ha per questo studiatoquello che avviente quando un anticorpo
monoclonale lega e colpisce le cellule di mieloma. Quello che avviene in sequenza è la parte più calda di
queste ricerche, che Torino sta conducendo con una rete di clinici europei e americani. I risultati ottenuti
dall'impiego di uno di questi anticorpi, il daratumumab, sono stati molto buoni ed hanno convinto le Autorità
che regolano i farmaci negli Stati Uniti e successivamente in Europa a fornire una via preferenziale per
l'impiego sull'uomo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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LA SCOPERTA R SALUTE Mieloma. Una molecola killer vecchia 900 milioni di anni. E un farmaco che la
blocca. Made in Italy
07/03/2017
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CHE COS'È
Tumore del sangue Le plasmacellule sono una parte del sistema immunitario. Si trovano nel midollo osseo
e hanno il compito di produrre gli anticorpi con cui il nostro organismo combatte le infezioni.
Il mieloma multiplo è una neoplasia che porta all'accumulo di cellule tumorali all'interno del midollo osseo e
alla riduzione, nel tempo, della normale produzione di cellule sane del sangue, come globuli rossi, globuli
bianchi e piastrine. La malattia causa inoltre la produzione anomala di una proteina con funzioni simili a
quelle degli anticorpi, che accumulandosi nel sangue può aumentarne la viscosità e causare danni a livello
dei reni.
I sintomi più comuni sono il dolore osseo, normalmente localizzato lungo la colonna vertebrale, fratture
causate dall'indebolimento delle ossa colpite dalla malattia, debolezza, anemia e insufficienza renale. In
Italia si registrano circa 8 casi ogni 100mila abitanti, concentrati principalmente tra le persone che hanno
superato i 65 anni di età (solo il 2% dei pazienti ha meno di 40 anni).
Sul fronte della prevenzione le armi sono spuntate, visto che i fattori di rischio noti di questa malattia sono
ancora pochi. Ma sul piano delle terapie, pur non esistendo ancora un trattamento risolutivo, è disponibile
un numero crescente di trattamenti in grado di allungare la vita dei pazienti: chemioterapia, anticorpi
monoclonali e trapianti di cellule staminali.
E grazie alle nuove terapie la prognosi per chi sviluppa un mieloma multiplo, pur rimanendo infausta,
continua a migliorare.
In Italia, il 42 per cento dei pazienti è ancora in vita a cinque anni dalla diagnosi.
È stata così a lungo sulla Terra.
Vuol dire che è importante per la vita
A Torino studiammo il suo ruolo nelle malattie: il diabete, poi le neoplasie Fabio Malavasi Classe 1948,
nasce a San Benedetto Po (Mantova) e cresce a Ferrara dove si laurea in Medicina e Chirurgia nel 1973.
A Torino è arrivato come tenente medico all'ospedale militare e passa all'università nel 1977. Seguono i
soggiorni a Boston e a New York .
Oggi è professore di Genetica medica all'università, oltre che direttore del Laboratorio di Immunogenetica
alle Molinette.
LA CURA
Da qui al mondo La molecola di Malavasi, la CD38, si trova sulla superficie delle cellule e sembra essere
universalmente presente in grande quantità sulle cellule di mieloma multiplo in tutti gli stadi della malattia.
Questo la rende un bersaglio per un farmaco che possa neutralizzarla, con ciò combattendo il tumore.
Il proiettile biologico che fa questo mestiere si chiama daratumumab ed è il primo di una nuova classe di
anticorpi monoclonali che può sia stimolare il sistema immunitario che attaccare direttamente le cellule
tumorali del mieloma multiplo. È anche il primo e unico anticorpo monoclonale per il mieloma ad aver
dimostrato di essere efficace anche in monoterapia: registrato sia dalla Fda americana sia dall'ente
europeo Ema, è in via di approvazione anche in Italia.
Daratumumab è stato sperimentato anche in combinazione con i due trattamenti standard disponibili per il
mieloma (lenalidomide e desametasone e bortezomib e desametasone), e per questo uso ha già ricevuto
l'approvazione europea.
Quelli coinvolti nelle sperimentazioni a oggi sono malati di mieloma multiplo difficili da trattare, perché sono
già stati curati con tutte le classi di farmaci disponibili sino a questo momento.
Sono pazienti diventati refrattari che hanno pochi mesi di vita. Ma nuovi studi sono in corso con malati
appena diagnosticati e quindi "vergini". Così gli esperti puntano a cronicizzare la malattia.
07/03/2017
Pag. 1 N.8 - 7 marzo 2017
tiratura:40000
Il salvagente della responsabilità
Per assistiti, medici, infermieri e strutture una rete di protezione tutta da valutare
Barbara Gobbi
Sicurezza delle cure e responsabilità degli operatori sanitari: cambiano regole e prospettive per pazienti,
ospedali, medici&Co e assicurazioni. Dopo un iter sofferto, più che decennale, sfociato nell'accelerazione
finale degli ultimi mesi - il Senato aveva licenziato il testo in prima lettura l'11 gennaio - la Camera dei
deputati il 28 febbraio ha varato in seconda lettura la nuova legge in materia con 255 voti a favore, 113
contrari e 22 astenuti. «Oggi è una grande giornata, un altro grande passo in avanti - ha dichiarato a caldo
la ministra della Salute Beatrice Lorenzin - . Dopo il Patto per la Salute, i nuovi Lea, il Piano nazionale
vaccini, il Ddl di riforma degli ordini professionali che è in dirittura d'arrivo, l'approvazione della legge sulla
Responsabilità professionale rappresenta un ulteriore tassello di una grande stagione riformista per il Ssn».
La legge mette poggia su un doppio pilastro: la creazione di una rete di risk management e la revisione dei
profili di responsabilità. GOBBI A PAG. 2--3 Sicurezza delle cure e responsabilità degli operatori sanitari:
cambiano regole e prospettive per pazienti, ospedali, medici&Co e assicurazioni. Dopo un iter sofferto, più
che decennale, sfociato nell'accelerazione finale degli ultimi mesi - il Senato aveva licenziato il testo in
prima lettura l'11 gennaio la Camera dei deputati ha infatti varato in seconda lettura la nuova legge in
materia con 255 voti a favore, 113 contrari e 22 astenuti. «Oggi è una grande giornata per il Servizio
sanitario nazionale, un altro grande passo in avanti per il nostro sistema sanitario - ha dichiarato a caldo la
ministra della Salute Beatrice Lorenzin - . Dopo il Patto per la Salute ha aggiunto la ministra -, i nuovi Lea, il
Piano nazionale vaccini, il Ddl di riforma degli ordini professionali che è in dirittura d'arrivo, l'approvazione
della legge sulla Responsabilità professionale rappresenta un ulteriore tassello di una grande stagione
riformista». «Quella di oggi è una data che resterà nella storia della sanità italiana. Con questa legge - ha
commentato subito dopo il via libera dell'aula il relatore e responsabile Sanità del Pd, Federico Gelli aumentiamo le tutele dei professionisti prevedendo, al contempo, nuovi meccanismi a garanzia del diritto al
risarcimento da parte dei cittadini danneggiati da un errore sanitario. L'assenza di un chiaro inquadramento
legislativo su questa materia ha tolto in tutti questi anni serenità a medici e professionisti e, soprattutto, ha
comportato come ricaduta l'enorme costo della medicina difensiva che pesa sul nostro sistema salute».
Plaude la senatrice Emilia De Biasi , presidente della "Igiene e Sanità" del Senato, la commissione che ha
profondamente modificato il testo dopo la prima lettura della Camera. «Inizia una nuova vita per i diritti del
cittadino paziente e per la dignità di tutti i professionisti della sanità. Ora tocca alla legge di riforma degli
ordini e delle professioni sanitarie». Una legge-quadro. «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di
responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie»: il titolo dà conto della doppia anima
della legge - attesissima dai camici bianchi mirata da un lato a una maggiore tutela dei pazienti e, dall'altro,
a riequilibrare il rapporto, in sede di contenzioso penale e civile, tra medico e assistito. Sia negli ospedali
pubblici che nelle cliniche private. Sia dal dentista che dal medico convenzionato. Sia in sala operatoria che
nelle prestazioni di telemedicina. L'esigenza di prevenire e gestire il rischio clinico, il far west del
contenzioso, la fuga delle assicurazioni dal settore sanitario - ma il 98 per cento dei procedimenti avviati
finisce su un binario morto -, i costi stellari della medicina difensiva stimati in 10 miliardi di euro: queste le
ragioni alla base del provvedimento. La sicurezza delle cure. Peccato che l'attuazione dovrà avvenire a
costo zero, malgrado gli adempimenti a cui sono chiamate le strutture sanitarie e sociosanitarie e le
Regioni. Perché la sicurezza delle cure diventi effettivamente parte costitutiva del diritto alla salute, così
come detta l'articolo 1, andrà costruita ex novo una protezione articolata. A partire dall'attivazione in ogni
Regione di un Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, deputato alla raccolta
dei dati su rischi ed eventi avversi e su cause, entità, frequenza e onere finanziario del contenzioso.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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SPECIALE RISK/ Ecco la legge sulla sicurezza delle cure e la giurisdizione civile e penale per gli operatori
07/03/2017
Pag. 1 N.8 - 7 marzo 2017
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Informazioni da trasmettere all'Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, da
istituire presso Agenas con decreto del ministero della Salute. L'Osservatorio dovrà anche individuare
progetti per la sicurezza delle cure e per la formazione del personale. «L'Osservatorio prevede un modello
di rete integrato e multilivello - spiega il direttore generale di Agenas, Francesco Bevere - che consentirà di
raccogliere e sistematizzare tutti i dati relativi agli eventi avversi e ai rischi sanitari con l'obiettivo di
individuarne le cause ed evitare che possano ripetersi. Per fare questo, continueremo a lavorare con il
ministero della Salute, con gli esperti regionali, con le società scientifiche, le associazioni tecnicoscientifiche delle professioni sanitarie e le associazioni dei cittadini, affinché l'elaborazione di linee di
indirizzo e di misure idonee per la prevenzione e la gestione del rischio sanitario siano condivise, a tutti i
livelli di responsabilità. Con questo obiettivo, verranno anche promossi percorsi di formazione specifici in
tema di gestione del rischio clinico e di sicurezza delle cure». A tutela del paziente, la direzione sanitaria
avrà solo sette giorni di tempo per trasmettere la documentazione sanitaria richiesta dall'interessato.
Ancora: con la legge scatta l'obbligo di pubblicare sui siti internet delle strutture sanitarie i dati relativi ai
risarcimenti erogati negli ultimi cinque anni. La responsabilità professionale. L'altro pilastro della legge è la
revisione della responsabilità professionale. L'articolo 6 introduce nel Codice penale il nuovo articolo 590sexies - «Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario» - che esclude la
punibilità, nel caso in cui l'evento si sia verificato a causa di imperizia e il professionista abbia rispettato le
raccomandazioni previste dalle linee guida validate da società scientifiche accreditate e pubblicate online
dall'Istituto superiore di Sanità. Anche in sede di determinazione del risarcimento del danno il giudice terrà
conto della circostanza che il professionista si sia attenuto a linee guida "bollinate". «Stiamo già lavorando ha detto il presidente dell'Iss Walter Ricciardi - nel selezionare, produrre e validare le migliori
raccomandazioni cliniche e linee guida indirizzate ai professionisti sanitari ma anche ai decisori politici». In
ambito civilistico, scatta un doppio regime di responsabilità: si conferma come contrattuale la responsabilità
della struttura sanitaria o sociosanitaria, pubblica o privata, anche per i danni derivanti dalle condotte
dolose o colpose degli esercenti le professioni sanitarie. Ciò comporta un termine di prescrizione a dieci
anni. Resta configurata come "contrattuale" la responsabilità di ogni professionista che abbia agito
nell'adempimento di un'obbligazione contrattuale con il paziente. Assume invece natura extracontrattuale onere della prova a carico del ricorrente e prescrizione a 5 anni - la responsabilità civile dei sanitari quando
chiamati in causa. Il risarcimento avverrà sulla base delle tabelle sul danno biologico contenute nel codice
delle assicurazioni private, in attesa degli aggiornamenti contenuti nel Ddl Concorrenza, all'esame dell'aula
del Senato. La conciliazione obbligatoria. Chi intenda esercitare un'azione di responsabilità civile dovrà
comunque tentare una conciliazione, a partecipazione obbligatoria di tutte le parti, incluse le compagnie di
assicurazione, pena la non procedibilità della domanda di risarcimento. Un consulente tecnico d'ufficio
(Ctu) - la legge ne riforma la disciplina - dovrà con le sue perizie aiutare a conciliare la lite: se il tentativo
non riesce o trascorso il termine di sei mesi, si passa al giudizio. L'azione di rivalsa, contemplata solo in
caso di dolo o di colpa grave, incontra paletti ben precisi: va esercitata, pena la decadenza, entro un anno
dall'avvenuto pagamento ed è esclusa se il professionista sanitario non è stato parte del giudizio. L'azione
di responsabilità amministrativa verso il sanitario spetta poi al pubblico ministero presso la Corte dei conti:
scelta mirata a evitare che siano le strutture pubbliche a dover avviare la rivalsa in sede civile contro i propri
professionisti. La misura della rivalsa in ogni caso non può superare il triplo della retribuzione lorda
dell'anno di inizio della condotta causa dell'evento. Polizze per tutti. La legge introduce una rete di
copertura molto ampia. Tutte le strutture pubbliche e private devono assicurarsi per responsabilità
contrattuale verso terzi e verso i prestatori d'opera, anche per i danni attribuibili al personale a qualunque
titolo operante. Le strutture dovranno poi tutelarsi per la copertura della responsabilità extracontrattuale
verso terzi degli esercenti le professioni sanitarie, nell'ipotesi in cui il danneggiato esperisca l'azione
direttamente contro di loro. Inoltre deve assicurarsi il professionista che svolga l'attività al di fuori di una
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delle strutture o che presti la sua opera in regime libero-professionale. O ancora, che agisca nella struttura
ma per obbligazione contrattuale con il paziente. Tutti i professionisti passibili di azione da parte della Corte
dei conti per danno erariale o di rivalsa in sede civile, devono infine stipulare polizze per colpa grave.
L'azione diretta modello Rca. L'articolo 12 introduce la possibilità di un'ulteriore azione in capo al
danneggiato: un'azione diretta - sul modello Rca auto - nei confronti dell'impresa di assicurazione della
struttura sanitaria e del libero professionista. Anche qui, vige una serie di paletti: il fallimento del tentativo
obbligatorio di conciliazione e il limite pecuniario delle somme per cui è stato stipulato il contratto di
assicurazione. Il Fondo di garanzia. Nei casi di importi eccedenti i massimali, di insolvenza o del venire
meno della copertura per recesso unilaterale dell'impresa, un Fondo di garanzia per danni da responsabilità
sanitaria offrirà una ciambella di salvataggio. Sarà gestito da Consap e alimentato dai versamenti annuali il cui ammontare andrà fissato con decreto - delle imprese assicuratrici autorizzate alla Rc per danni da
responsabilità sanitaria.
9% Secondo l'Oms, la percentuale di persone che, entrate in ospedale, vanno incontro a un evento,
prevenibile nel 50% dei casi 10% La percentuale di decessi che sempre secondo l'Organizzazione
mondiale della Sanità sarebbe attribuibile a errori di diagnosi 53% La percentuale di cittadini che temono di
subire un danno quando vanno in ospedale, secondo un'inchiesta condotta dall'Ue 0,1% I pazienti che
chiedono un risarcimento per lesioni personali o decesso e solo la metà sono quelli che lo ottengono
ESPONSABILITÀ PROFESSIONALE ELL'INSERTO
64.910 euro Secondo l'ultima relazione Ivass è il valore medio del massimo di franchigia per singolo
operatore 26,6% La percentuale di denunce per sinistri sanitari pervenute nel 2010 che risultano
definitivamente liquidate a fine 2015 40% La quota di sinistri senza seguito, costante fino al 2013. Aumenta
invece il numero dei sinistri posti a riserva: il 72,8% dei denunciati 32% Secondo l'ultima indagine Pit di
Cittadinanzattiva in un caso su 3 la documentazione clinica consegnata dalle strutture ai pazienti è
incompleta
58,3% Il peso dell'area delle terapie nei presunti errori segnalati dai cittadini al Pit Salute. In testa quelli di
ortopedia e in ginecologia/ostetricia 25,7% Quanto incide il peggioramento delle condizioni delle strutture
sulla carenza di sicurezza segnalata dai cittadini al Pit salute 50-59 anni La fascia d'età più "popolata" dei
medici che sottoscrivono polizze. Per il 52,7% sono di sesso maschile, ma le donne sono più giovani 43,2%
La concentrazione al Nord di polizze acquistate dai medici. Le Regioni con più contratti sono Lombardia,
Lazio e Campania
23,3% La percentuale di radiologi che sente il bisogno di stipulare una polizza secondo la più recente
indagine realizzata da AmTrust Italia 22,9% Dopo i radiologi, sono gli anestesisti la seconda categoria per
specialità che stipula polizze, considerando sia strutture pubbliche che cliniche private 19,9% Pediatri e
neonatologi sono la terza specialità per numero di stipule di contratti assicurativi, sempre secondo AmTrust
Italia 49,7% Il numero di medici operanti nel servizio sanitario pubblico che stipulano una polizza sempre
secondo l'indagine AmTrust Italia
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(r.tu.)
È vero che il diavolo talvolta fa sia le pentole che i coperchi, lo capiremo presto. Nata anche (ma non solo)
per mettere un argine a quella medicina difensiva che spinge i medici a iper prescrivere pur di non rischiare
cause milionarie che secondo le (incerte) stime varrebbero tra 8 e 12 mld di costi in più al Ssn, la nuova
legge sulla responsabilità professionale di medici&Co è insieme una buona notizia e una scommessa. Un
bene potenziale per medici, Asl e ospedali, chissà quanto davvero e in più per gli assistiti. Certo è che il
provvedimento comporterà una fase applicativa non facile e per niente scontata, tra interpretazioni difformi
e contrasti giurisprudenziali. Nulla può dirsi risolto, insomma, ma un passo avanti è stato fatto. E non è
poco. Sebbene poi gli errori medici non raramente sono anch'essi il risultato di un servizio sanitario non
sempre e dappertutto all'altezza. E che sempre meno rischia di esserlo senza investimenti adeguati. Senza
scordare che gli stessi "furbetti del cartellino", o peggio, sono a loro volta ragione d'errore medico a danno
dei pazienti. Dove stuoli di avvocati e di agguerriti studi legali trovano facili pertugi per cause anche
temerarie che sempre più sollecitano. E che paghiamo noi tutti, la collettività, non solo medici e Ssn.
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Diavoli, pentole e coperchi
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«Enigma onere della prova»
I pazienti ci perdono - E avranno risarcimenti più bassi
Tonino Aceti
Nonostante i miglioramenti, la legge sul risk presenta ancora ombre. La sfida è una applicazione che non
sia a due velocità: più veloce sulla partita dei profili di responsabilità professionale, più lenta su quella della
sicurezza delle cure. Ancora: con l'indennizzo si fissa un tetto alla quantificazione del danno, spostando
l'attenzione dall'interesse del cittadino a quello di chi liquida. Poi: no alla cartella clinica come unica prova e
attenzione ai meccanismi della responsabilità contrattuale. ACETI A PAG. 6 Nonostante i miglioramenti
apportati grazie al nostro impegno, la legge sulla sicurezza delle cure e sulla responsabilità professionale
presenta ancora ombre. La sfida è una applicazione della legge che non sia a due velocità: più veloce sulla
partita dei profili di responsabilità professionale, più lenta su quella della sicurezza delle cure per garantire
che "non accada ad altri". Il banco di prova del disegno di legge sarà assicurare il perfetto bilanciamento tra
necessità del rispetto delle linee guida richiamate dalla legge e personalizzazione delle cure, e "misurarne"
il raggiungimento degli obiettivi: ridurre i costi delle assicurazioni per Ssn e professionisti; ridurre la
medicina difensiva; diminuire l'incidenza degli eventi avversi; aumentare la trasparenza delle informazioni.
La nostra attenzione è già puntata su come rendere effettivi gli aspetti positivi della legge per i cittadini
(sicurezza, trasparenza, fondo di garanzia) e come incidere su quelli che li penalizzano. Per questo,
l'attivazione di un Osservatorio ad hoc per rilevare le criticità e proporre azioni per il loro superamento. Le
ombre che rimangono... Il Falso mito della "moda del risarcimento del danno". L'assunto della "moda del
risarcimento del danno" alla base della legge non trova riscontro nei dati istituzionali più aggiornati: 1000
persone su 10.000 che entrano in ospedale (10 su 100) vanno incontro a un evento avverso (dato Oms
2016); le richieste di risarcimento del danno per lesioni personali/decessi sono 9,79 su 10.000 dimissioni,
cioè lo 0,1%, di cui vengono liquidati il 2,7% (dati Agenas 2015). Dal risarcimento all'indennizzo! Il richiamo
alle tabelle del codice delle assicurazioni private consolida il principio che il danno cagionato è
"indennizzabile" anziché "risarcibile". Se il risarcimento non pone limitazioni nell'accertamento, con
l'indennizzo si fissa un tetto alla quantificazione del danno, spostando l'attenzione dall'interesse del
cittadino (diritto alla riparazione del torto subito) a quello di chi liquida il danno (contenere al massimo le
"uscite"). Se l'onere della prova a carico del cittadino è stabilito dalla legge. Decidere con legge che il
rapporto cittadino-professionista sanitario (pubblico, convenzionato e in regime intramoenia) è di tipo
extracontrattuale implica l'onere della prova a carico del primo, dimezzando a 5 anni i termini di
prescrizione dell'azione risarcitoria, contraddicendo un principio della Corte costituzionale che ha più volte
affermato che la qualificazione del rapporto tra le parti spetta al giudice valutando il caso concreto. La
Giurisprudenza ha poi affermato il principio processuale e sostanziale di vicinanza della prova a garanzia
del diritto alla difesa sancito dall'articolo 24 della Costituzione, secondo cui l'onere della prova grava sulla
parte a cui è più vicino il fatto da provare. Anche nel caso di responsabilità extracontrattuale l'onere della
prova ricadrebbe sul soggetto che è in grado di fornirla (personale sanitario) e che la "forma" redigendo la
cartella clinica. La legge non offrirebbe al personale sanitario tutte le garanzie che ha promesso. La cartella
clinica è l'unica prova? L'attivazione del giudizio ai sensi del 702-bis significa consentire alla persona che
ha subìto un danno di utilizzare come strumento probatorio le prove documentali (cartella clinica) e non
anche tutti i mezzi di prova su cui si potrebbe contare in un giudizio ordinario (testimonianza) che
"completano" la vicenda e orientano, anche ribaltando, la decisione... ...E ciò che migliora. Sul fronte della
sicurezza, bene che la legge preveda l'istituzione nelle Regioni di un "Centro per la gestione del rischio
sanitario e la sicurezza del paziente"; su trasparenza e accesso alle informazioni per i cittadini bene che la
struttura sanitaria predisponga una relazione annuale sugli eventi avversi, sulle cause e sulle relative azioni
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messe in atto, da pubblicare sul proprio sito internet, andando così incontro alle indicazioni della Direttiva
europea sulle cure transfrontaliere. Bene l'obbligo di rilascio della cartella clinica entro sette giorni dalla
richiesta a fronte dei trenta, sessanta, novanta e più giorni; un risultato raggiunto grazie all'impegno del
nostro Movimento. Ancora, la previsione di un Fondo rischi per "blindare" il risarcimento danno
riconosciuto, del Fondo di garanzia, del sistema di vigilanza e controllo sulle imprese di assicurazione e
della fissazione dei requisiti minimi delle polizze assicurative e delle autoassicurazioni. Ci sono Regioni
che, avendole già attivate, hanno ottenuto risparmi e favorito un meccanismo di valutazione del rischio che
punti su prevenzione così da "imparare dall'errore". Tonino Aceti coordinatore nazionale del Tribunale per i
diritti del malato-Cittadinanzattiva
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«Nella giusta direzione»
Provvedimento positivo, ma andrà in parte implementato
Maria Bianca Farina
La legge sulla responsabilità medica si muove nella giusta direzione. Ad esempio, introduce misure di
mitigazione del rischio, attraverso una funzione trasparente di risk management. Inoltre, ridefinisce la
responsabilità delle strutture sanitarie e di chi esercita la professione sanitaria, che dovrebbe portare a un
contenimento della medicina difensiva. Nello stesso tempo, la legge potrebbe essere ancora più efficace,
se prevedesse l'implementazione di alcune componenti quali l'eliminazione della "azione diretta". A questo
primo passo ne dovranno seguire molti altri, da parte di tutti gli stakeholder coinvolti, con l'obiettivo di
proteggere sempre meglio i cittadini. FARINA A PAG. 2--3 L'approvazione della legge "Rc medica" segna
un momento importante per il Sistema sanitario nazionale. Si tratta infatti di un provvedimento atteso ormai
da oltre un decennio da parte degli operatori della sanità. Molteplici sono infatti le criticità del settore, prima
su tutte il fenomeno dell'aumento del numero delle denunce per malpractice medica che ha riguardato molti
Paesi sviluppati negli ultimi decenni e in particolare il nostro Paese. Infatti in Italia il fenomeno è rilevante, si
è passati da circa 17.000 sinistri denunciati a metà degli anni '90 agli oltre 30.000 sinistri denunciati del
2014. Anche il costo medio è aumentato: si è passati da circa 20.000 euro a metà degli anni '90 a oltre
40.000 euro. Le principali cause sono riconducibili alla "dilatazione" del concetto di responsabilità civile: in
questi anni abbiamo assistito a un ampliamento, da parte della giurisprudenza, dei diritti e dei casi da
risarcire; sono stati modificati i contenuti della prestazione medica, di fatto trasformandola da obbligazione
di mezzi a obbligazione di risultato. Inoltre ha contribuito anche l'aumento delle tipologie di danno
indennizzabile riconosciute dai tribunali, in maniera spesso disomogenea. Questa situazione ha comportato
da un lato, per il settore assicurativo, ingenti perdite economiche derivanti da una oggettiva difficoltà nella
previsione sugli effettivi costi dei risarcimenti; dall'altro, per il sistema sanitario, maggiori costi "diretti" dovuti
ai premi assicurativi o ai risarcimenti legati all'auto-assicurazione, nonché costi "indiretti" soprattutto
derivanti dalla medicina difensiva. A questi si aggiungono altri elementi come la sfiducia nei confronti della
sanità, la complicazione del rapporto tra medico e paziente e l'aumentata probabilità di "discredito" della
categoria dei medici, che si trova così a svolgere la propria professione in un contesto sempre più sotto
pressione. Il provvedimento sulla responsabilità civile medica approvato la scorsa settimana si muove nella
giusta direzione: mira infatti a risolvere molte delle criticità esposte prima. Ad esempio, introduce misure di
mitigazione del rischio, attraverso una funzione trasparente di risk management. Inoltre, ridefinisce la
responsabilità delle strutture sanitarie e di chi esercita la professione sanitaria, che dovrebbe portare a un
contenimento della medicina difensiva e dei relativi costi. La nuova legge introduce poi l'obbligo di
assicurazione per le strutture (pubbliche e private) e per gli operatori sanitari, offrendo quindi una maggiore
protezione per tutti i soggetti del Sistema sanitario, in particolare per i cittadini. Infine, e non da ultimo,
estende l'applicabilità delle tabelle per il danno biologico alle strutture sanitarie, consentendo una maggiore
certezza nella determinazione del valore economico dei danni ed eliminando possibili discriminazioni legate
ad esempio a fattori geografici o alla discrezionalità delle valutazioni, sempre in un'ottica di tutela del
cittadino. Nello stesso tempo, la legge potrebbe essere ancora più efficace, se prevedesse
l'implementazione di alcune componenti quali ad esempio l'eliminazione della cosiddetta "azione diretta",
che può rendere più forte l'aspettativa di ottenere dei vantaggi economici anche quando essi siano fondati
su presupposti deboli, aumentando il contenzioso giurisdizionale con conseguente prevedibile aumento del
costo dei risarcimenti. Il provvedimento va dunque nella giusta direzione e rappresenta un primo passo
verso una ridefinizione del sistema. Ovviamente a questo primo passo ne dovranno seguire molti altri, da
parte di tutti gli stakeholder coinvolti, con il costante obiettivo per tutti di proteggere sempre di più e meglio i
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ANIA
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cittadini. Maria Bianca Farina presidente Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici)
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Riccardo Tartaglia , Sara Albolino
TARTAGLIA A PAG. 6 Il risk manager: Italia all'avanguardia Con l'approvazione della legge proposta
dall'onorevole Gelli, la sicurezza delle cure non sarà più un optional ma dotazione obbligatoria per i nostri
ospedali. Grazie alla nuova norma, l'Italia diventa insieme alla Danimarca uno dei pochi Paesi in Europa ad
avere una legislazione specifica sul tema sempre più attuale e delicato del rischio clinico e della
responsabilità professionale. La sicurezza delle cure è considerato dall'Organizzazione mondiale della
Sanità un obiettivo di massima priorità per la tutela della salute dei pazienti. I dati internazionali parlano
chiaro: 9 persone su 100 che entrano in ospedale vanno incontro a un evento avverso che è prevenibile nel
50% dei casi (fonte dati Who 2016), il 10% dei decessi pare attribuibile ad errori di diagnosi. Secondo
un'inchiesta condotta dalla Unione europea il 53% dei cittadini temono di subire un danno quando vanno in
ospedale (Ue, 2014). La nuova legge affronta la questione della sicurezza a tutto tondo. Difatti anche se
per semplificazione si tende a parlare di legge sulla responsabilità professionale, va sottolineato che la
legge è titolata "Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonche in materia
di responsabilita professionale degli esercenti le professioni sanitarie". Non ci si limita quindi a ridefinire la
norma relativamente alla responsabilità professionale, ma si sancisce definitivamente l'importanza della
sicurezza delle cure e dei pazienti come riportato chiaramente nell'articolo 1. I dati disponibili documentano
come la dimensione degli eventi legati alla sicurezza del paziente sia di gran lunga maggiore rispetto a
quella del solo riconoscimento della responsabilità dei professionisti e quindi del riconoscimento del danno.
Infatti i pazienti che chiedono un risarcimento per lesioni personali o decesso sono 10 su 10.000 e solo la
metà sono quelli che lo ottengono (fonte dati Agenas e Centro gestione rischio clinico Regione Toscana
2015) contro i già citati 1.000 pazienti per 10.000 che incorrono in un evento avverso. Nel documento di
programmazione per la sicurezza delle cure del servizio sanitario inglese "Patient Safety 2030" è
sottolineato come promuovere la sicurezza produca effetti economici positivi riducendo i costi complessivi
(ad es. durata dei ricoveri) legati agli errori e non soltanto i costi legati ai sinistri. Ancora più recentemente,
nella Who Global Consultation "Setting Priorities for Global Patient Safety" che ha visto riuniti a Firenze dal
26 al 28 settembre 2016 i massimi esperti mondiali insieme a esperti italiani, sono state individuate alcune
priorità per lo sviluppo della sicurezza delle cure: sviluppare sistemi di segnalazione e apprendimento per
imparare dagli incidenti anche minori, realizzare il cambiamento verso organizzazioni più affidabili grazie al
coinvolgimento attivo dei pazienti, sviluppare la formazione e la valutazione della performance mediante
simulazione, contestualizzare le pratiche per la sicurezza del paziente (raccomandate ed evidence based)
in base alle priorità ed alle caratteristiche locali per renderle applicabili in maniera efficace. La nuova legge
coglie completamente le indicazioni europee e internazionali sull'importanza di ragionare in termini di
sicurezza complessiva delle cure, fissando nei suoi articoli alcuni punti chiave da applicare nel Sistema
sanitario nazionale: l'individuazione di una chiara filiera organizzativa per la sicurezza delle cure dal livello
centrale nazionale a quello regionale e aziendale con la definizione di un Osservatorio a livello centrale e di
Centri regionali in un sistema di coordinamento a rete (articolo 3); il consolidamento di un legame
inscindibile tra sviluppo della sicurezza delle cure e applicazione delle linee guida e delle buone pratiche
clinico-assistenziali certificate da società scientifiche accreditate dal livello centrale (articolo 5),
l'affermazione dell'importanza delle competenze di chi svolge a livello aziendale la funzione di clinical risk
manager (articolo 16). Un punto chiave per lo sviluppo della cultura della sicurezza è rappresentato
dall'articolo 16 in riferimento al fatto che i verbali e gli atti conseguenti all'attivita di gestione del rischio
clinico non possono essere acquisiti o utilizzati nell'ambito di procedimenti giudiziari, separando così una
volta per tutte il tema del miglioramento della sicurezza dell'organizzazione da quello della definizione delle
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Il risk manager: Italia all'avanguardia
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responsabilità dei professionisti. Soprattutto per questo la nuova legge segna un passaggio storico per la
sicurezza dei pazienti e per l'intero sistema sanitario, e pone il nostro paese al livello dei più evoluti Paesi
europei. Riccardo Tartaglia direttore Centro gestione rischio clinico e sicurezza delle cura Regione Toscana
Sara Albolino coordinatrice Who collaborating centre on Human factors and communication for patient
safety
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Lucilla Vazza
VAZZA A PAG. 5 Fnom: stop alla medicina difensiva L'approvazione della legge Gelli avrà effetti concreti
sull'operato dei sanitari, a partire dai medici? E come cambierà il rapporto tra medico e paziente? Lo
chiediamo a Roberta Chersevani , medico radiologo e presidente della Fnomceo. Presidente nel suo ruolo
istituzionale rappresenta tutti i medici, ne incarna lo spirito. Che cosa cambierà nei prossimi mesi per i
camici bianchi? La relazione medico-paziente è alla base della nostra professione, è quella che ti consente
di avere davanti una persona che ti si affida. E per questo abbiamo cambiato il titolo di questo disegno di
legge dal tecnico e freddo «disposizioni in materia di responsabilità professionale» a «disposizioni in
materia di sicurezza delle cure». Con un'impostazione diversa, l'abbiamo messo in chiave positiva.
Abbiamo posto le basi per un nuovo percorso. Parliamo di sicurezza non solo delle cure, ma della persona
assistita, che è fondamentale, perché se salta la sicurezza cominciano i problemi. E poi comunque nel titolo
abbiamo mantenuto la materia della responsabilità professionale, perché poi la legge regola questo. Se
riusciamo a dare una maggiore sicurezza al paziente, posto che gli errori esistono ed esisteranno sempre
nella medicina per la sua complessità, gli eventi avversi saranno molto di meno, perché stiamo dando
finalmente valore a tutto ciò che può condurre all'errore stesso puntando molto sul risk management. Su
tutto quel percorso di riconoscimento dei fattori di rischio, degli eventuali "quasierrori", delle condizioni che
potrebbero portare all'errore. Questo già esiste in parte, ma adesso diventa legge. Quindi il paziente è
sicuramente più protetto, ma allo stesso tempo anche il medico avrà meno ansia. Si ridurrà davvero il
ricorso alla medicina difensiva? L'entità della medicina difensiva, di cui tanto parliamo, non è così chiara,
però la tendenza tra chi deve curare è sicuramente quella di fare "un po' di più", così è sicuro di fare meglio
per il paziente. Ma, nel momento in cui il problema è la sostenibilità del sistema sanitario, quel "tanto di più"
non lo possiamo più fare. Con le nuove regole del Ddl Gelli, il paziente è più sicuro perché c'è un percorso
di prevenzione del rischio e il medico è più sereno e più libero mentalmente di prescrivere, diagnosticare e
decidere senza il peso di condizionamenti. L'obbligo assicurativo migliorerà il quadro? Dopo la legge
Balduzzi è venuto a mancare un secondo regolamento che non è mai stato fatto. Il problema assicurativo è
diventato appunto "un problema" ed è per questo che riceviamo in Fnom molte richieste di chiarimento da
parte dei colleghi. Con la nuova legge si colmano queste lacune con indicazioni molto chiare. C'è grande
attesa insomma tra i medici per questo provvedimento... I medici lo vedono come una legge che fa ordine
in una materia pericolosa e difficile. Ho raccolto le perplessità dei liberi professionisti, che rientrerebbero in
una situazione contrattuale rispetto ai medici della dipendenza che sono in una situazione
"extracontrattuale". Sono due posizioni diverse. Perché per i liberi professionisti è prevista la prescrizione a
dieci anni e l'inversione dell'onere della prova. Mentre i medici del Ssn hanno anche la copertura
dell'assicurazione dell'azienda per cui lavorano, in una situazione di tipo extracontrattuale, ma devono
comunque assicurarsi. La legge prevede anche l'istituzione degli osservatori per il rischio clinico in ogni
Regione e di responsabili in ogni struttura. Sarà possibile farlo senza che siano previste risorse aggiuntive?
La legge è articolata e prevede un ampio ventaglio di novità: l'osservatorio nazionale, i centri per
l'osservazione del rischio e poi il lavoro sulle società scientifiche. Tanta carne al fuoco. Percorsi utilissimi,
ma che sia possibile realizzarli senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, mi preoccupa. Ma questi
osservatori sono indispensabili per la prevenzione. Si potrà fare a costo zero? Non lo so. Ci deve essere il
risk manager, che in molte strutture è già presente. Ora la legge lo prevede per tutte le strutture. Le novità
devono essere messe in pratica con un po' di tempo. La nuova normativa avrà effetti anche nel rapporto tra
medici e infermieri e professioni sanitarie in generale? Come Fnomceo abbiamo avviato un tavolo di
collaborazione con Ipasvi ed è un fatto positivo. È chiaro che se si riconoscono meglio i criteri della
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Fnom: stop alla medicina difensiva
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responsabilità di chi opera, la collaborazione sarà sempre migliore. Poi va detta una cosa, che nella realtà,
sui posti di lavoro non ci sono questi grandi problemi. Ognuno fa quello che sa di poter fare, senza invasioni
di campo. È più la politica, la politica sindacale, che tende a volte a stigmatizzare i rapporti tra medici e
infermieri. Ma la realtà di chi lavora è abbastanza chiara e serena. Raramente mi arrivano segnalazioni di
situazioni in cui uno chiede all'altro o imputa all'altro posizioni non corrette. I rapporti anche a livello di ordini
e collegi sono buoni. E credo che si potrà andare sempre verso una situazione migliore. Con una maggiore
mediazione e apertura sui vari aspetti che prima ci vedevano più divisi. Cosa cambierà per la Medicina
generale e le cure sul territorio? Credo che negli ultimi anni abbiamo importato dall'America una certa
cultura del contenzioso, che prima da noi riguardava limitatamente certi ambiti. E adesso ci sono situazioni
che riguardano anche i medici di medicina generale, storicamente meno coinvolti in queste vicende. La crisi
ha aumentato l'esasperazione e i conflitti. Questa legge porterà chiarezza e farà bene a tutti. Medici e
pazienti.
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Barbara Gobbi
GOBBI A PAG. 4 Gelli: decisiva la prevenzione Una norma che va "giudicata" nella sua complessità, non
nei dettagli. E «se poi ci sarà bisogno di intervenire, si provvederà». Federico Gelli , relatore alla Camera, è
convinto che la forza della "sua" legge sia nell'aver ridefinito la cornice e le regole complessive di un
sistema che non tutelava più adeguatamente né i pazienti né i professionisti. Onorevole Gelli, chi vince e
chi perde con questa legge? Vincono i cittadini ma anche i professionisti. È una legge sufficientemente
bilanciata da riportare le regole e il rapporto medico-paziente nel giusto equilibrio. Perdono la burocrazia, il
contenzioso, la medicina difensiva. E cioè tutti quei fenomeni patologici che nel corso degli ultimi 20 anni
sono andati sviluppandosi per un sistema che era uscito dal controllo e dal percorso fisiologico e che aveva
reso il clima di tensione e spesso di persecuzione del professionista e di possibilità di ricevere un
risarcimento. Come sintetizzare la legge? «Al paziente va l'onere della prova»? Non è così. Per il cittadino
rimane la strada principale, e fondamentale, di azione nei confronti della struttura. L'onere della prova è a
carico dell'azienda, quindi per il paziente nulla cambia. Se poi non si dovesse accontentare, in ambito civile,
del risarcimento che la struttura può fornire, il cittadino può cimentarsi anche nei confronti del singolo o di
più professionisti. Giustificando, e qui scatta l'inversione dell'onere della prova, il perché voglia "aggredire"
anche il singolo sanitario. Solo in questo caso c'è l'inversione dell'onere della prova, e scattano la
responsabilità extracontrattuale e la prescrizione sarà a 5 anni. Si può con certezza dire che si otterrà un
abbattimento del contenzioso? Questa è una legge quadro: non vanno considerati solo gli aspetti
procedurali e giudiziari, che si valuteranno attraverso un'applicazione giurisprudenziale vera, con
l'interpretazione della norma. Dopodiché io dico che il pilastro fondamentale per abbattere il contenzioso è
la prevenzione. Il punto di forza della norma sta nel rendere obbligatorio in tutte le strutture, pubbliche e
private, un modello organizzativo di risk management. Se i professionisti impareranno attraverso questa
legge a prevenire il rischio, a individuare l'evento sentinella, a lavorare sulla loro formazione perché da un
semi errore non si passi all'errore a carico del paziente, scatterà una vera e propria rivoluzione culturale. Il
tutto dovrà avvenire a costo zero... Dove esistono, le realtà di risk management hanno dimostrato che non
si pone un problema di natura economica, ma una questione di scelte e di priorità. Ciò che serve è un
investimento organizzativo. Con questa legge, di fatto, introduciamo nel mansionario di tutti gli operatori
della sanità un vincolo che prima non c'era e che era solo discrezionale. D'ora in poi, il professionista sa
che deve dedicare una parte della sua formazione anche alla sicurezza delle cure. Poi si tratterà di mettersi
in rete e di elaborare un piano di prevenzione attraverso un coordinatore delle attività, che è il risk manager.
Il contenzioso diminuirà, perché all'origine ci saranno molti meno errori. Le linee guida saranno lo
spartiacque della responsabilità? Intanto va detto che questa legge va finalmente a normare un aspetto
fondamentale, riuscendo dove l'Italia ha fallito fin dal primo tentativo del sistema nazionale linee guida del
2004. Ma sappiamo anche che le linee guida non possono essere l'unica esimente per la
"deresponsabilizzazione" del professionista. Andranno considerate le buone pratiche clinico assistenziali, le
competenze, la storia del singolo sanitario. Questi aspetti nel loro complesso non potranno che essere
valutati dal giudice quando dovrà decidere se è stato commesso un errore grave o se non è stato
commesso, se l'essersi attenuti alle linee guida sia stato un elemento sufficiente o meno. Come si esce dal
caro-polizze? La legge alleggerisce i medici dal cosiddetto "primo rischio", che ora è a carico dell'azienda.
L'unica polizza che viene richiesta al professionista è quella per l'azione di rivalsa, ammessa solo in caso di
colpa grave. E questa polizza "costa poco", visto il tetto massimo di tre annualità lorde fissato dall'articolo 9.
Da una simulazione con l'Ania appare che il costo, pure se proporzionato alla retribuzione lorda, è pur
sempre limitato per polizze anche cumulative: nel caso di un giovane infermiere neo assunto, sarà di 50SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Gelli: decisiva la prevenzione
07/03/2017
Pag. 1 N.8 - 7 marzo 2017
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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100 euro l'anno. Per il medico neo assunto, si va sui 300-400 euro l'anno. E il chirurgo che oggi paga fino a
18mila euro l'anno, potrà assicurarsi anche con 500 euro. In ogni caso, le assicurazioni saranno felici di
questo sistema di polizze erga omnes... Credo che il loro interesse fosse entrare nel mercato sanitario
come garanti del rischio delle strutture. Ciò a mio avviso potrà avvenire con il passare degli anni:
prevediamo che con gradualità le varie forme di autoassicurazione che si sono sviluppate negli ultimi anni,
vedranno un ritorno alla polizza tradizionale. Tabelle risarcitorie: si fa riferimento al codice delle
assicurazioni private. La volontà politica è che le tabelle di riferimento siano quelle aggiornate, previste nel
Ddl Concorrenza. Ma nella ipotesi che non trovasse applicazione, al Senato è stato inserito il riferimento al
codice delle assicurazioni private. Tornando alla colpa, mandate in soffitta il decreto Balduzzi... È la verità:
sulla responsabilità penale c'era bisogno di fare chiarezza, e quanto è scritto nella nostra legge è in linea
con la giurisprudenza più innovativa che si è andata affermando in questi anni. E cioè che la specificità del
professionista è legata alla sua perizia. Non ce la siamo sentita di "forzare", introducendo anche gli altri due
requisiti per la definizione di colpa e cioè la negligenza e l'imprudenza. Ha prevalso l'atteggiamento di
maggior tutela verso i cittadini, perché è l'imperizia che contraddistingue e tipizza la specificità di un medico
e di un operatore sanitario. Io voglio valutare il professionista rispetto alle sue capacità e competenze, non
rispetto a negligenza e imprudenza. Un medico che va ubriaco in sala operatoria non può essere tutelato. E
per quanto riguarda la distinzione tra gradi di colpa? Anche lì, non ci siamo permessi di arrivare noi a
descrivere quando è colpa grave, lieve o media. Lì interverranno la giurisprudenza e il diritto. Per noi la
colpa è colpa, ed è esclusa solo in caso di imperizia e quando siano state rispettate le buone linee e le
buone pratiche.
07/03/2017
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(r.tu.)
TURNO A PAG. 4 Colletti: regali solo a compagnie e avvocati Una manna per le compagnie assicurative,
un extralusso aggiuntivo per stuoli di avvocati e di studi legali sempre più agguerriti a caccia di cause per
presunti o veri che siano errori medici. Altro che, insomma, sicurezza in più per i pazienti e garanzia per
medici e infermieri: loro anzi ci perderanno di sicuro. E la matassa della nuova legge sulla responsabilità
professionale degli operatori sanitari finirà così per rivelarsi un guazzabuglio inestricabile e senza fine. È
quanto prevede il deputato M5S Andrea Colletti , 36 anni, abruzzese di Pescara, avvocato civilista. «Non
ho dubbi - afferma - il contenzioso si moltiplicherà». Insomma: tutto sbagliato, tutto da rifare. Colletti, giudizi
tranchant quelli dei 5Stelle: da dove cominciamo? Non crede che mettere mano alla medicina difensiva,
scopo non ultimo della legge, sia già almeno una buona base di partenza? Diciamo che quella della lotta
alla medicina difensiva con questa legge è una vera e propria fake news. Ci sono studi americani, dove è
nato il problema, che hanno dimostrato come in realtà nessun medico attua in coscienza la medicina
difensiva anche perché spesso ci viene detto che vengono fatti esami inutili a causa della medicina
difensiva: ma se un esame è inutile, sarà inutile anche ai fini dei costi o che ministero e Regioni per
risparmiare non vogliono "passare" ai pazienti. Dunque sgombriamo il campo dal tema della medicina
difensiva. Anzi, teoricamente più esami vengono fatti, meglio è per i pazienti. E allora, perché tutto questo?
Il tema secondo vari studi Usa è portato avanti soprattutto dalle compagnie assicurative negli Stati Uniti,
dove i risarcimenti danni per cause di responsabilità medica sono molto ma molto superiori che da noi.
Inoltre non ci sono dati ministeriali che affermino un aumento di cause civili contro i medici. Il ministero non
li ha mai presi in considerazione. Anzi da avvocato posso affermare che difficilmente il difensore di un
danneggiato citerà oltre alla struttura pubblica anche il medico: avrebbe due o più controparti e se perdesse
la causa rischierebbe di dover pagare oltre alle spese legali più controparti. Inoltre tutti sanno che, citando
un medico, colui che decide la causa è un altro medico, che è molto in difficoltà nel dare torto a un proprio
collega. Diciamo che c'è un certo spirito di corpo, una colleganza malsana in queste tematiche. Diceva
della sua esperienza da avvocato... Ho citato i medici più o meno solo nel 2-3% dei casi. Soprattutto
quando la struttura privata era a rischio fallimento e non avrebbe potuto pagare. Il vero problema è che con
le nuove norme c'è quasi un obbligo di citare medici e infermieri anche civilmente, col risultato di
accrescere il contenzioso, non di diminuirlo. Intanto le polizze costano sempre di più e pagarle sta
diventando proibitivo. Certo. E questo è un problema di mancato controllo da parte dello Stato e di
competizione mancata tra le compagnie assicurative, dove vige è un oligopolio. Per questo dovrebbe
intervenire lo Stato. L'azione di rivalsa cambia pelle... C'è per le strutture private nei confronti dei medici ed
esiste la responsabilità erariale per le strutture pubbliche a carico di medici e infermieri. Il problema è che i
medici, piuttosto che subire azioni di rivalsa, vengano citati direttamente nelle cause iniziate dai danneggiati
contro le strutture private o le aziende pubbliche. Diventando compartecipi molto più di adesso. Dire che la
legge non va bene, dunque, sarebbe solo un eufemismo. Ci sembra più un favore alle compagnie di
assicurazione che un favore ai medici. Di sicuro va contro gli interessi dei danneggiati perché diminuiscono
di molto i risarcimenti. E va anche contro gli interessi di medici e infermieri con un aumento di contenzioso
a loro carico. Ma i sindacati medici sono d'accordo . I sindacati fanno i loro giochi sindacali, diciamo così.
Basta leggere la legge. Come dove, all'articolo 8, dice che c'è la partecipazione obbligatoria di tutte le parti
alla fase del 696-bis: senza specificarlo, il giudice teoricamente dovrà obbligare coattivamente a
partecipare medici e infermieri. Che a loro volta saranno obbligati a nominare un avvocato che li difenda. In
realtà il gioco è più sindacale e gli stessi sindacati in ambiti diversi possono avere conflitti d'interesse con le
compagnie assicurative, per esempio con i corsi di formazione. Non so se i sindacati hanno letto
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Colletti: regali solo a compagnie e avvocati
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correttamente la norma. Da un lato la responsabilità extracontrattuale al medico, dall'altro al medico si
rimanda la responsabilità nei confronti della struttura. In realtà nulla cambia per il medico, anzi verrà citato e
nominerà un avvocato. Pagandolo. Le linee guida saranno decisive. Il problema è chi le fa, le linee guida,
chi ne controlla il valore, i possibili conflitti di interesse tra chi le predispone e altri eventuali altri interessati,
come le aziende farmaceutiche e biomedicali. Chi farà il controllo di qualità? Con quale criterio saranno
elaborate? Sembra che si seguirà un criterio quasi "numerico": più associati si hanno, più quelle date linee
guida hanno valore. Ma quando mai? Nessun criterio qualitativo? Sarebbe stato molto meglio lasciarle in
mano pubblica piuttosto che elaborarle prendendo spunto anche da linee guida internazionali. Un altro
aspetto da censurare? La questione giuridica. La legge è stata scritta davvero molto male e creerà un forte
contenzioso già solo per la sua interpretazione. Anche per la responsabilità penale: è scritta così male che
anche io come avvocato non le so dire il tipo di responsabilità per il medico o l'infermiere né con certezza il
tipo di imputabilità. Se per colpa grave sarà responsabile o no. Grandi affari per gli avvocati.
Essenzialmente sì, posso dirlo da avvocato. Farà crescere il contenzioso e, ripeto, medici e infermieri
pagheranno di più. Mentre i danneggiati avranno minori risarcimenti. Per tornare da dove abbiamo
cominciato, non è questione di medicina difensiva...
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Nella Pa restyling a passo di marcia
Cosa cambia dalle assunzioni ai contratti atipici, dagli interventi disciplinari ai concorsi Il tagliando di
manutenzione di una legge vecchia 23 anni Le misure a sostegno dei lavoratori con disabilità
Stefano Simonetti
Prosegue la lunga marcia della decretazione delegata dalla legge 124/2015. Molti, compresa la ministra,
hanno affermato che con le deliberazioni del Consiglio dei ministri del 24 febbraio «si conclude l'iter di
approvazione delle deleghe legislative». Non è esattamente così perché i decreti delegati dovranno
completare il lungo percorso (e qualche insidia uscirà da Intesa in Conferenza S/R, parere del Consiglio di
Stato, parere delle competenti commissioni parlamentari) e, soprattutto, perché rispetto ai ventuno punti di
delega contenuti nell'articolo 17 della legge n. 124 ne mancano all'appello ben sette tra i quali alcuni relativi
a delicatissime materie come i contenuti innovativi dei concorsi, la soppressione del voto minimo di laurea,
il catalogo delle competenze, il ricambio generazionale e, principalmente, il rafforzamento della
separazione tra indirizzo politico e gestione. Peraltro il termine di 18 mesi per esercitare le deleghe è ormai
scaduto per cui quelle materie si deve ritenere che non saranno più oggetto di disciplina. Senza contare
che non si hanno notizie della delega ex articolo 11 (quella sulla dirigenza) e se davvero il Governo
dovesse seguire il suggerimento del Consiglio di Stato - trasformare cioè il testo del decreto abortito in un
Ddl autonomo svincolato dalla delega ma anche da tutti i passaggi sopra ricordati - sarebbe molto grave dal
punto di vista dei rapporti istituzionali e, comunque, infrangerebbe il quadro unitario e sistemico della
cosiddetta "riforma". A quest'ultimo proposito, c'è da restare allibiti per il rilievo che ha ottenuto sui media il
decreto: la Rai ha parlato di «rivoluzione per gli statali» e tutta la stampa ha inneggiato alle soluzioni ideate
dalla "riforma Madia" forse perché sono state approvate in contemporanea ai noti fatti di cronaca con i quali
è inevitabile effettuare un collegamento eziologico. Che di riforma non si tratti è palese, sia dal punto di
vista formale (il titolo della stessa legge 124/2015 parla di semplice «riorganizzazione») ma soprattutto
sostanziale perché sarà molto difficile che le soluzioni approntate nel decreto possano risolvere gli annosi
problemi che tutti conosciamo: non sarà il passaggio delle visite fiscali all'Inps a stroncare l'assenteismo,
non sarà il nuovo procedimento disciplinare a riportare etica e legalità tra i dipendenti pubblici ma,
soprattutto, non sarà una (ennesima) sanatoria secca dei precari a prevenire e gestire il fenomeno del
precariato. Altro che "modifiche strettamente necessarie", "coerenza giuridica, logica e sistematica",
"risoluzione delle antinomie"! In fondo il decantato testo unico sul pubblico impiego altro non è che un
maquillage del testo del 2001 e l'utilizzo del famigerato strumento della novellazione a pettine su materie
scelte in modo molto random è quanto di più lontano si possa pensare dal concetto di riforma. Il testo di cui
ci occupiamo è quindi un "tagliando" di manutenzione di una legge che ha ormai 23 anni ed è stata
modificata innumerevoli volte e risponde, da un lato, ad alcuni principi di delega e, dall'altro, agli impegni
assunti - non va dimenticato - con il Protocollo sindacale del 30 novembre scorso; sono altresì presenti
norme che sistematizzano materie già oggetto di intervento legislativo, come la ripartizione delle
competenze tra Funzione pubblica e Anac in tema di valutazione; infine norme completamente nuove quali
la sanatoria dei precari. A quest'ultimo proposito sorge spontanea la perplessità in merito a un possibile
eccesso di delega. I decreti approvati in via preliminare il 24 febbraio sono due: il primo apporta molte
modifiche al decreto legislativo 165/2001 e contiene anche qualche intervento estraneo alla delega. Il
secondo è dedicato allo specifico tema della valutazione. Di quest'ultimo provvedimento ha colpito molto la
eliminazione della piramide gaussiana di Brunetta - quella che stabiliva per il sistema premiante percentuali
blindate del 25, 50 e 25% - ma la questione non coinvolge assolutamente la sanità. Infatti fin dal 2009 era
previsto ai sensi dell'articolo 31 del Dlgs 150/2009 un regime specifico per il Ssn molto meno rigoroso e
ottuso. È solo il caso di ricordare che in pochi anni è la quarta volta che il legislatore tenta di semplificare e
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RIFORMA MADIA/ Approvati da Palazzo Chigi i Dlgs su Testo unico e valutazione delle performance
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Pag. 10 N.8 - 7 marzo 2017
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migliorare il sistema di valutazione. Il testo si compone di 19 articoli ed è lo stralcio della lettera r)
dell'articolo 17 della legge n. 124. Molte delle disposizioni non sono direttamente applicabili al Ssn ma
fungono da punto di riferimento per l'adeguamento che le Regioni dovranno obbligatoriamente effettuare.
Di particolare rilievo sono i nuovi compiti degli Organismi indipendenti di valutazione (Oiv) già peraltro
disciplinati dal Dpr 106/2016, attuativo della legge 114/2014. Tornando al decreto principale, proviamo ad
analizzare a caldo le principali novità non dimenticando che il testo è tutt'altro che definitivo visto che
dall'Intesa e dai pareri c'è plausibilmente da aspettarsi molte modifiche. I primi diciannove articoli
contengono modifiche e integrazioni alle norme del decreto n. 165. Vengono di nuovo rafforzate le
prerogative dirigenziali dopo il cedimento del 2013 che aveva concesso l'esame congiunto su fatti
organizzativi ( articolo 2 ). Si interviene sulla mobilità volontaria prevedendo che il contratto collettivo
nazionale possa integrare le modalità e i criteri generali già contenuti nell'articolo 30 ( articolo 3 ). Il
lunghissimo articolo 4 affronta la materia delle assunzioni e, dopo alcuni riallineamenti terminologici, affida
le politiche di reclutamento a linee guida della Funzione pubblica che, per il Ssn, sono da adottare previa
Intesa in Conferenza Stato-Regioni e di concerto con il ministro della Salute. Forse poteva essere osato di
più in tema di superamento della dotazione organica. Nel successivo articolo 5 si tratta del lavoro atipico
(Co.Co.Co. e contratti d'opera): la problematica è oltremodo complessa e va coordinata con il decreto
81/2015, uno dei decreti del Jobs act. Tenuto inoltre conto che il regime pregresso delle collaborazioni è
prorogato per tutto il 2017, si ritiene opportuno rinviare ogni tipo di valutazione di merito al momento in cui il
nuovo contesto normativo sarà a regime. Passiamo ai concorsi, dove cominciano a rilevarsi seri problemi.
L' articolo 6 sancisce la «possibilità di individuare idonei in numero non superiore al trenta per cento dei
posti messi a concorso, con arrotondamento all'unità superiore». Poiché si rivolge a tutte le pubbliche
amministrazioni, va affermato senza mezzi termini che nelle aziende sanitarie questa previsione è
semplicemente impossibile da attuare. Mi auguro che gli estensori della norma la rileggano più volte e ne
simulino l'applicazione in un concorso per dirigente cardiochirurgo o per gli infermieri. Comunque la delega
indicava di intervenire anche su «effettiva segretezza dei temi di esame», «misure di pubblicità», «forme di
preselezione dei componenti delle commissioni», «riduzione dei termini di validità delle graduatorie», tutti
aspetti di cui non c'è traccia nel testo. Con l' articolo 8 si semplifica la vita alle amministrazioni in tema di
anagrafe delle prestazioni, benché la legge delega non avesse detto nulla sul tema. L' articolo 9 riguarda il
lavoro flessibile e va letto in modo coordinato con il recente Milleproroghe. La questione del lavoro flessibile
è da anni nel caos più totale soprattutto perché il legislatore continua a non distinguere tra lavoro flessibile
(lavoro subordinato) e forme atipiche di lavoro (lavoro autonomo o parasubordinato), vera criticità del
precariato. Del tutto nuova la materia delle misure di sostegno alla disabilità contenute nell' articolo 10 . L'
articolo 11 si occupa della contrattazione e riguardo al contestato articolo 40, comma 3-ter, regolamenta,
contingentandolo, lo strumento di auto-definizione di una materia da parte dell'amministrazione qualora sia
impossibile raggiungere un accordo. Il principio non discende dalla legge delega ma dagli impegni assunti
con le Confederazioni il 30 novembre. Infine è stata specificata (modificando il comma 2 dell'articolo 40 del
vecchio 165) l'istituzione di un'area contrattuale (e non più solo di una «apposita sezione») per la dirigenza
del ruolo sanitario. Questa disposizione è anomala perché la promozione ad area era già stata fatta dal
Ccnq del 13 luglio 2016 e appare francamente irrituale che una legge vigente sia modificata da un atto
pattizio che poi viene ratificato a cose fatte da una successiva nuova legge, senza tra l'altro alcuna delega
specifica. Le modifiche al decreto 165 si concludono con corposi interventi sul procedimento disciplinare (
articoli 13-17 ) i quali sono tanto interessanti e complessi da meritare un successivo approfondimento
separato. L'articolo 18 istituisce il polo unico per le visite fiscali, dal quale ci si aspettano miracoli. Dopo le
modifiche al 165 troviamo tre articoli avulsi dalla delega che appaiono interessanti. Il decreto all' articolo 20
introduce una sanatoria come quelle che si facevano un tempo (l'ultima di tale potata risale addirittura al
1985). L'inquadramento diretto non riguarda però i medici e c'è da supporre che ciò creerà non pochi
07/03/2017
Pag. 10 N.8 - 7 marzo 2017
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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problemi al Governo. Il comma 10 conferma l'indizione delle procedure concorsuali straordinarie «per il
personale medico, tecnico-professionale e infermieristico del Servizio sanitario nazionale», la cui efficacia è
prorogata al 31 dicembre 2018 per l'indizione delle procedure concorsuali straordinarie, al 31 dicembre
2019 per la loro conclusione e al 31 ottobre 2018 per la stipula di nuovi contratti di lavoro flessibile ai sensi
del comma 542 della legge 28 dicembre 2015, n. 208. Tali disposizioni continuano a non voler dire
assolutamente nulla ma l'occasione almeno poteva servire per correggere quel fantasioso riferimento al
personale «tecnicoprofessionale». L' articolo 23 introduce una, per ora, non meglio specificata
sperimentazione sul salario accessorio.
07/03/2017
Pag. 2 N.8 - 7 marzo 2017
RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE
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Pubblichiamo il testo della legge «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita
nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie», approvato il 28
febbraio scorso in seconda lettura dalla Camera dei deputati. Nei 18 articoli, il testo affronta e disciplina i
temi della sicurezza del- le cure e del rischio sanitario, della responsabilità dell'esercente la professione
sanitaria pubblica o privata, le modalità e caratteristiche dei procedimenti aventi a oggetto la responsabilità
sanitaria, l'obbligo di assicurazione e l'istituzione del Fondo di garanzia per i soggetti danneggiati da
responsabilità sanitaria. Articolo 1 X Sicurezza delle cure in sanità 1. La sicurezza delle cure è parte
costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell'interesse dell'individuo e della collettività. 2. La
sicurezza delle cure si realizza anche mediante l'insieme di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla
gestione del rischio connesso all'erogazione di prestazioni sanitarie e l'utilizzo appropriato delle risorse
strutturali, tecnologiche e organizzative. 3. Alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle
strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, è tenuto a concorrere tutto il personale, compresi i
liberi professionisti che vi operano in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Articolo 2 X
Attribuzione della funzione di garante per il diritto alla salute al Difensore civico regionale o provinciale e
istituzione dei Centri regionali per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente 1. Le Regioni
e le Province autonome di Trento e di Bolzano possono affidare all'ufficio del Difensore civico la funzione di
garante per il diritto alla salute e disciplinarne la struttura organizzativa e il supporto tecnico. 2. Il Difensore
civico, nella sua funzione di garante per il diritto alla salute, può essere adito gratuitamente da ciascun
soggetto destinatario di prestazioni sanitarie, direttamente o mediante un proprio delegato, per la
segnalazione di disfunzioni del sistema dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria. 3. Il Difensore civico
acquisisce, anche digitalmente, gli atti relativi alla segnalazione pervenuta e, qualora abbia verificato la
fondatezza della segnalazione, interviene a tutela del diritto leso con i poteri e le modalità stabiliti dalla
legislazione regionale. 4. In ogni Regione è istituito, con le risorse umane, strumentali e finanziarie
disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica,
il Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, che raccoglie dalle strutture
sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private i dati regionali sui rischi ed eventi avversi e sul contenzioso e li
trasmette annualmente, mediante procedura telematica unificata a livello nazionale, all'Osservatorio
nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, di cui all'articolo 3. 5. All'articolo 1, comma 539,
della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è aggiunta, in fine, la seguente lettera: « d-bis) predisposizione di una
relazione annuale consuntiva sugli eventi avversi verificatisi all'interno della struttura, sulle cause che
hanno prodotto l'evento avverso e sulle conseguenti iniziative messe in atto. Detta relazione è pubblicata
nel sito internet della struttura sanitaria». Articolo 3 X Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla
sicurezza nella sanità 1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del
ministro della Salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni
e le Province autonome di Trento e di Bolzano, è istituito, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica, presso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), l'Osservatorio nazionale delle
buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, di seguito denominato «Osservatorio». 2. L'Osservatorio
acquisisce dai Centri per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, di cui all'articolo 2, i
dati regionali relativi ai rischi ed eventi avversi nonché alle cause, all'entità, alla frequenza e all'onere
finanziario del contenzioso e, anche mediante la predisposizione, con l'ausilio delle società scientifiche e
delle associazioni tecnico-scien- tifiche delle professioni sanitarie di cui all'articolo 5, di linee di indirizzo,
individua idonee misure per la prevenzione e la gestione del rischio sanitario e il monitoraggio delle buone
pratiche per la sicurezza delle cure nonché per la formazione e l'aggiornamento del personale esercente le
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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La nuova sicurezza delle cure
07/03/2017
Pag. 2 N.8 - 7 marzo 2017
RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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professioni sanitarie. 3. Il ministro della Salute trasmette annualmente alle Camere una relazione
sull'attività svolta dall'Osservatorio. 4. L'Osservatorio, nell'esercizio delle sue funzioni, si avvale anche del
Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità (Simes), istituito con decreto del ministro del
Lavoro, della salute e delle politiche sociali 11 dicembre 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 8 del
12 gennaio 2010. Articolo 4 X Trasparenza dei dati 1. Le prestazioni sanitarie erogate dalle strutture
pubbliche e private sono soggette all'obbligo di trasparenza, nel rispetto del codice in materia di protezione
dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. 2. La direzione sanitaria della
struttura pubblica o privata, entro sette giorni dalla presentazione della richiesta da parte degli interessati
aventi diritto, in conformità alla disciplina sull'accesso ai documenti amministrativi e a quanto previsto dal
codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196,
fornisce la documentazione sanitaria disponibile relativa al paziente, preferibilmente in formato elettronico;
le eventuali integrazioni sono fornite, in ogni caso, entro il termine massimo di trenta giorni dalla
presentazione della suddetta richiesta. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge, le strutture sanitarie pubbliche e private adeguano i regolamenti interni adottati in attuazione della
legge 7 agosto 1990, n. 241, alle disposizioni del presente comma. 3. Le strutture sanitarie pubbliche e
private rendono disponibili, mediante pubblicazione nel proprio sito internet, i dati relativi a tutti i risarcimenti
erogati nell'ultimo quinquennio, verificati nell'ambito dell'esercizio della funzione di monitoraggio,
prevenzione e gestione del rischio sanitario (risk management) di cui all'articolo 1, comma 539, della legge
28 dicembre 2015, n. 208, come modificato dagli articoli 2 e 16 della presente legge. 4. All'articolo 37 del
regolamento di polizia mortuaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n.
285, dopo il comma 2 è inserito il seguente: «2- bis . I familiari o gli altri aventi titolo del deceduto possono
concordare con il direttore sanitario o sociosanitario l'esecuzione del riscontro diagnostico, sia nel caso di
decesso ospedaliero che in altro luogo, e possono disporre la presenza di un medico di loro fiducia».
Articolo 5 X Buone pratiche clinico-assistenziali e raccomandazioni previste dalle linee guida 1. Gli esercenti
le professioni sanitarie, nell'esecuzione delle prestazioni sanitarie con finalità preventive, diagnostiche,
terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale, si attengono, salve le specificità del caso concreto,
alle raccomandazioni previste dalle linee guida pubblicate ai sensi del comma 3 ed elaborate da enti e
istituzioni pubblici e privati nonché dalle società scientifiche e delle associazioni tecnicoscientifiche delle
professioni sanitarie iscritte in apposito elenco istituito e regolamentato con decreto del ministro della
Salute, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, e da
aggiornare con cadenza biennale. In mancanza delle suddette raccomandazioni, gli esercenti le professioni
sanitarie si attengono alle buone pratiche clinico-assistenziali. 2. Nel regolamentare l'iscrizione in apposito
elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche di cui al comma 1, il decreto del
ministro della Salute stabilisce: a) i requisiti minimi di rappresentatività sul territorio nazionale; b) la
costituzione mediante atto pubblico e le garanzie da prevedere nello statuto in riferimento al libero accesso
dei professionisti aventi titolo e alla loro partecipazione alle decisioni, all'autonomia e all'indipendenza,
all'assenza di scopo di lucro, alla pubblicazione nel sito istituzionale dei bilanci preventivi, dei consuntivi e
degli incarichi retribuiti, alla dichiarazione e regolazione dei conflitti di interesse e all'individuazione di
sistemi di verifica e controllo della qualità della produzione tecnico-scientifica; c) le procedure di iscrizione
all'elenco nonché le verifiche sul mantenimento dei requisiti e le modalità di sospensione o cancellazione
dallo stesso. 3. Le linee guida e gli aggiornamenti delle stesse elaborati dai soggetti di cui al comma 1 sono
integrati nel Sistema nazionale per le linee guida (Snlg), il quale è disciplinato nei compiti e nelle funzioni
con decreto del ministro della Salute, da emanare, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, con la procedura di cui
all'articolo 1, comma 28, secondo periodo, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive
modificazioni, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L'Istituto superiore
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
di sanità pubblica nel proprio sito internet le linee guida e gli aggiornamenti delle stesse indicati dal Snlg,
previa verifica della conformità della metodologia adottata a standard definiti e resi pubblici dallo stesso
Istituto, nonché della rilevanza delle evidenze scientifiche dichiarate a supporto delle raccomandazioni. 4.
Le attività di cui al comma 3 sono svolte nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali già
disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Articolo
6 X Responsabilità penale dell'esercente la professione sanitaria 1. Dopo l'articolo 590-quinquies del codice
penale è inserito il seguente: «Articolo 590- sexies . - (Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in
ambito sanitario) . - Se i fatti di cui agli articoli 589 e 590 sono commessi nell'esercizio della professione
sanitaria, si applicano le pene ivi previste salvo quanto disposto dal secondo comma. Qualora l'evento si
sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni
previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le
buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida
risultino adeguate alle specificità del caso concreto». 2. All'articolo 3 del decreto-legge 13 settembre 2012,
n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, il comma 1 è abrogato. Articolo
7 X Responsabilità civile della struttura e dell'esercente la professione sanitaria 1. La struttura sanitaria o
sociosanitaria pubblica o privata che, nell'adempimento della propria obbligazione, si avvalga dell'opera di
esercenti la professione sanitaria, anche se scelti dal paziente e ancorché non dipendenti della struttura
stessa, risponde, ai sensi degli articoli 1218 e 1228 del codice civile, delle loro condotte dolose o colpose.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera
professione intramuraria ovvero nell'ambito di attività di sperimentazione e di ricerca clinica ovvero in
regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale nonché attraverso la telemedicina. 3. L'esercente
la professione sanitaria di cui ai commi 1 e 2 risponde del proprio operato ai sensi dell'articolo 2043 del
codice civile, salvo che abbia agito nell'adempimento di obbligazione contrattuale assunta con il paziente. Il
giudice, nella determinazione del risarcimento del danno, tiene conto della condotta dell'esercente la
professione sanitaria ai sensi dell'articolo 5 della presente legge e dell'articolo 590-sexies del codice penale,
introdotto dall'articolo 6 della presente legge. 4. Il danno conseguente all'attività della struttura sanitaria o
sociosanitaria, pubblica o privata, e dell'esercente la professione sanitaria è risarcito sulla base delle tabelle
di cui agli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre
2005, n. 209, integrate, ove necessario, con la procedura di cui al comma 1 del predetto articolo 138 e sulla
base dei criteri di cui ai citati articoli, per tener conto delle fattispecie da esse non previste, afferenti alle
attività di cui al presente articolo. 5. Le disposizioni del presente articolo costituiscono norme imperative ai
sensi del codice civile. Articolo 8 X Tentativo obbligatorio di conciliazione 1. Chi intende esercitare
un'azione innanzi al giudice civile relativa a una controversia di risarcimento del danno derivante da
responsabilità sanitaria è tenuto preliminarmente a proporre ricorso ai sensi dell'articolo 696-bis del codice
di procedura civile dinanzi al giudice competente. 2. La presentazione del ricorso di cui al comma 1
costituisce condizione di procedibilità della domanda di risarcimento. È fatta salva la possibilità di esperire
in alternativa il procedimento di mediazione ai sensi dell'articolo 5, comma 1-bis, del decreto legislativo 4
marzo 2010, n. 28. In tali casi non trova invece applicazione l'articolo 3 del decreto-legge 12 settembre
2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014, n. 162. L'improcedibilità deve
essere eccepita dal convenuto, a pena di decadenza, o rilevata d'ufficio dal giudice, non oltre la prima
udienza. Il giudice, ove rilevi che il procedimento di cui all'articolo 696-bis del codice di procedura civile non
è stato espletato ovvero che è iniziato ma non si è concluso, assegna alle parti il termine di quindici giorni
per la presentazione dinanzi a sé dell'istanza di consulenza tecnica in via preventiva ovvero di
completamento del procedimento. 3. Ove la conciliazione non riesca o il procedimento non si concluda
entro il termine perentorio di sei mesi dal deposito del ricorso, la domanda diviene procedibile e gli effetti
della domanda sono salvi se, entro novanta giorni dal deposito della relazione o dalla scadenza del termine
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perentorio, è depositato, presso il giudice che ha trattato il procedimento di cui al comma 1, il ricorso di cui
all'articolo 702-bis del codice di procedura civile. In tal caso il giudice fissa l'udienza di comparizione delle
parti; si applicano gli articoli 702-bis e seguenti del codice di procedura civile. 4. La partecipazione al
procedimento di consulenza tecnica preventiva di cui al presente articolo, effettuato secondo il disposto
dell'articolo 15 della presente legge, è obbligatoria per tutte le parti, comprese le imprese di assicurazione
di cui all'articolo 10, che hanno l'obbligo di formulare l'offerta di risarcimento del danno ovvero comunicare i
motivi per cui ritengono di non formularla. In caso di sentenza a favore del danneggiato, quando l'impresa
di assicurazione non ha formulato l'offerta di risarcimento nell'ambito del procedimento di consulenza
tecnica preventiva di cui ai commi precedenti, il giudice trasmette copia della sentenza all'Istituto per la
vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) per gli adempimenti di propria competenza. In caso di mancata
partecipazione, il giudice, con il provvedimento che definisce il giudizio, condanna le parti che non hanno
partecipato al pagamento delle spese di consulenza e di lite, indipendentemente dall'esito del giudizio, oltre
che a una pena pecuniaria, determinata equitativamente, in favore della parte che è comparsa alla
conciliazione. Articolo 9 X Azione di rivalsa o di responsabilità amministrativa 1. L'azione di rivalsa nei
confronti dell'esercente la professione sanitaria può essere esercitata solo in caso di dolo o colpa grave. 2.
Se l'esercente la professione sanitaria non è stato parte del giudizio o della procedura stragiudiziale di
risarcimento del danno, l'azione di rivalsa nei suoi confronti può essere esercitata soltanto
successivamente al risarcimento avvenuto sulla base di titolo giudiziale o stragiudiziale ed è esercitata, a
pena di decadenza, entro un anno dall'avvenuto pagamento. 3. La decisione pronunciata nel giudizio
promosso contro la struttura sanitaria o sociosanitaria o contro l'impresa di assicurazione non fa stato nel
giudizio di rivalsa se l'esercente la professione sanitaria non è stato parte del giudizio. 4. In nessun caso la
transazione è opponibile all'esercente la professione sanitaria nel giudizio di rivalsa. 5. In caso di
accoglimento della domanda di risarcimento proposta dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria
o sociosanitaria pubblica, ai sensi dei commi 1 e 2 dell'articolo 7, o dell'esercente la professione sanitaria,
ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 7, l'azione di responsabilità amministrativa, per dolo o colpa
grave, nei confronti dell'esercente la professione sanitaria è esercitata dal pubblico ministero presso la
Corte dei conti. Ai fini della quantificazione del danno, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1,
comma 1-bis, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e dall'articolo 52, secondo comma, del testo unico di cui al
regio decreto 12 luglio 1934, n. 1214, si tiene conto delle situazioni di fatto di particolare difficoltà, anche di
natura organizzativa, della struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica, in cui l'esercente la professione
sanitaria ha operato. L'importo della condanna per la responsabilità amministrativa e della surrogazione di
cui all'articolo 1916, primo comma, del codice civile, per singolo evento, in caso di colpa grave, non può
superare una somma pari al valore maggiore della retribuzione lorda o del corrispettivo convenzionale
conseguiti nell'anno di inizio della condotta causa dell'evento o nell'anno immediatamente precedente o
successivo, moltiplicato per il triplo. Per i tre anni successivi al passaggio in giudicato della decisione di
accoglimento della domanda di risarcimento proposta dal danneggiato, l'esercente la professione sanitaria,
nell'ambito delle strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche, non può essere preposto a incarichi
professionali superiori rispetto a quelli ricoperti e il giudicato costituisce oggetto di specifica valutazione da
parte dei commissari nei pubblici concorsi per incarichi superiori. 6. In caso di accoglimento della domanda
proposta dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o sociosanitaria privata o nei confronti
dell'impresa di assicurazione titolare di polizza con la medesima struttura, la misura della rivalsa e quella
della surrogazione richiesta dall'impresa di assicurazione, ai sensi dell'articolo 1916, primo comma, del
codice civile, per singolo evento, in caso di colpa grave, non possono superare una somma pari al valore
maggiore del reddito professionale, ivi compresa la retribuzione lorda, conseguito nell'anno di inizio della
condotta causa dell'evento o nell'anno immediatamente precedente o successivo, moltiplicato per il triplo. Il
limite alla misura della rivalsa, di cui al periodo precedente, non si applica nei confronti degli esercenti la
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professione sanitaria di cui all'articolo 10, comma 2. 7. Nel giudizio di rivalsa e in quello di responsabilità
amministrativa il giudice può desumere argomenti di prova dalle prove assunte nel giudizio instaurato dal
danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o sociosanitaria o dell'impresa di assicurazione se
l'esercente la professione sanitaria ne è stato parte. Articolo 10 X Obbligo di assicurazione 1. Le strutture
sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private devono essere provviste di copertura assicurativa o di altre
analoghe misure per la responsabilità civile verso terzi e per la responsabilità civile verso prestatori d'opera,
ai sensi dell'articolo 27, comma 1-bis, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni,
dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, anche per danni cagionati dal personale a qualunque titolo operante
presso le strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private, compresi coloro che svolgono attività di
formazione, aggiornamento nonché di sperimentazione e di ricerca clinica. La disposizione del primo
periodo si applica anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria ovvero
in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale nonché attraverso la telemedicina. Le strutture
di cui al primo periodo stipulano, altresì, polizze assicurative o adottano altre analoghe misure per la
copertura della responsabilità civile verso terzi degli esercenti le professioni sanitarie anche ai sensi e per
gli effetti delle disposizioni di cui al comma 3 dell'articolo 7, fermo restando quanto previsto dall'articolo 9.
Le disposizioni di cui al periodo precedente non si applicano in relazione agli esercenti la professione
sanitaria di cui al comma 2. 2. Per l'esercente la professione sanitaria che svolga la propria attività al di
fuori di una delle strutture di cui al comma 1 del presente articolo o che presti la sua opera all'interno della
stessa in regime libero-professionale ovvero che si avvalga della stessa nell'adempimento della propria
obbligazione con- trattuale assunta con il paziente ai sensi dell'articolo 7, comma 3, resta fermo l'obbligo di
cui all'articolo 3, comma 5, lettera e), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con
modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, all'articolo 5 del regolamento di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, e all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 13
settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189. 3. Al fine di
garantire efficacia alle azioni di cui all'articolo 9 e all'articolo 12, comma 3, ciascun esercente la professione
sanitaria operante a qualunque titolo in strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private provvede alla
stipula, con oneri a proprio carico, di un'adeguata polizza di assicurazione per colpa grave. 4. Le strutture di
cui al comma 1 rendono nota, mediante pubblicazione nel proprio sito internet, la denominazione
dell'impresa che presta la copertura assicurativa della responsabilità civile verso i terzi e verso i prestatori
d'opera di cui al comma 1, indicando per esteso i contratti, le clausole assicurative ovvero le altre analoghe
misure che determinano la copertura assicurativa. 5. Con decreto da emanare entro novanta giorni dalla
data di entrata in vigore della presente legge, il ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il
ministro della Salute, definisce i criteri e le modalità per lo svolgimento delle funzioni di vigilanza e controllo
esercitate dall'Ivass sulle imprese di assicurazione che intendano stipulare polizze con le strutture di cui al
comma 1 e con gli esercenti la professione sanitaria. 6. Con decreto del ministro dello Sviluppo economico,
da emanare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di concerto con il
ministro della Salute e con il ministro dell'Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sentiti
l'Ivass, l'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), le Associazioni nazionali rappresentative
delle strutture private che erogano prestazioni sanitarie e sociosanitarie, la Federazione nazionale degli
ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, le Federazioni nazionali degli ordini e dei collegi delle
professioni sanitarie e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle categorie
professionali interessate, nonché le associazioni di tutela dei cittadini e dei pazienti, sono determinati i
requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private e per
gli esercenti le professioni sanitarie, prevedendo l'individuazione di classi di rischio a cui far corrispondere
massimali differenziati. Il medesimo decreto stabilisce i requisiti minimi di garanzia e le condizioni generali
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di operatività delle altre analoghe misure, anche di assunzione diretta del rischio, richiamate dal comma 1;
disciplina altresì le regole per il trasferimento del rischio nel caso di subentro contrattuale di un'impresa di
assicurazione nonché la previsione nel bilancio delle strutture di un fondo rischi e di un fondo costituito
dalla messa a riserva per competenza dei risarcimenti relativi ai sinistri denunciati. A tali fondi si applicano
le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 5 e 5-bis, del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 9, convertito, con
modificazioni, dalla legge 18 marzo 1993, n. 67. 7. Con decreto del ministro dello Sviluppo economico da
emanare, di concerto con il ministro della Salute e sentito l'Ivass, entro centoventi giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge, sono individuati i dati relativi alle polizze di assicurazione stipulate ai
sensi dei commi 1 e 2, e alle altre analoghe misure adottate ai sensi dei commi 1 e 6 e sono stabiliti, altresì,
le modalità e i termini per la comunicazione di tali dati da parte delle strutture sanitarie e sociosanitarie
pubbliche e private e degli esercenti le professioni sanitarie all'Osservatorio. Il medesimo decreto stabilisce
le modalità e i termini per l'accesso a tali dati. Articolo 11 X Estensione della garanzia assicurativa 1. La
garanzia assicurativa deve prevedere una operatività temporale anche per gli eventi accaduti nei dieci anni
antecedenti la conclusione del contratto assicurativo, purché denunciati all'impresa di assicurazione
durante la vigenza temporale della polizza. In caso di cessazione definitiva dell'attività professionale per
qualsiasi causa deve essere previsto un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento
presentate per la prima volta entro i dieci anni successivi e riferite a fatti generatori della responsabilità
verificatisi nel periodo di efficacia della polizza, incluso il periodo di retroattività della copertura. L'ultrattività
è estesa agli eredi e non è assoggettabile alla clausola di disdetta. Articolo 12 X Azione diretta del soggetto
danneggiato 1. Fatte salve le disposizioni dell'articolo 8, il soggetto danneggiato ha diritto di agire
direttamente, entro i limiti delle somme per le quali è stato stipulato il contratto di assicurazione, nei
confronti dell'impresa di assicurazione che presta la copertura assicurativa alle strutture sanitarie o
sociosanitarie pubbliche o private di cui al comma 1 dell'articolo 10 e all'esercente la professione sanitaria
di cui al comma 2 del medesimo articolo 10. 2. Non sono opponibili al danneggiato, per l'intero massimale
di polizza, eccezioni derivanti dal contratto diverse da quelle stabilite dal decreto di cui all'articolo 10,
comma 6, che definisce i requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie
pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie di cui all'articolo 10, comma 2. 3. L'impresa di
assicurazione ha diritto di rivalsa verso l'assicurato nel rispetto dei requisiti minimi, non derogabili
contrattualmente, stabiliti dal decreto di cui all'articolo 10, comma 6. 4. Nel giudizio promosso contro
l'impresa di assicurazione della struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata a norma del comma 1
è litisconsorte necessario la struttura medesima; nel giudizio promosso contro l'impresa di assicurazione
dell'esercente la professione sanitaria a norma del comma 1 è litisconsorte necessario l'esercente la
professione sanitaria. L'impresa di assicurazione, l'esercente la professione sanitaria e il danneggiato
hanno diritto di accesso alla documentazione della struttura relativa ai fatti dedotti in ogni fase della
trattazione del sinistro. 5. L'azione diretta del danneggiato nei confronti dell'impresa di assicurazione è
soggetta al termine di prescrizione pari a quello dell'azione verso la struttura sanitaria o sociosanitaria
pubblica o privata o l'esercente la professione sanitaria. 6. Le disposizioni del presente articolo si applicano
a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 6 dell'articolo 10 con il quale sono
determinati i requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie e per gli
esercenti le professioni sanitarie. Articolo 13 X Obbligo di comunicazione all'esercente la professione
sanitaria del giudizio basato sulla sua responsabilità 1. Le strutture sanitarie e sociosanitarie di cui
all'articolo 7, comma 1, e le imprese di assicurazione che prestano la copertura assicurativa nei confronti
dei soggetti di cui all'articolo 10, commi 1 e 2, comunicano all'esercente la professione sanitaria
l'instaurazione del giudizio promosso nei loro confronti dal danneggiato, entro dieci giorni dalla ricezione
della notifica dell'atto introduttivo, mediante posta elettronica certificata o lettera raccomandata con avviso
di ricevimento contenente copia dell'atto introduttivo del giudizio. Le strutture sanitarie e sociosanitarie e le
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imprese di assicurazione entro dieci giorni comunicano all'esercente la professione sanitaria, mediante
posta elettronica certificata o lettera raccomandata con avviso di ricevimento, l'avvio di trattative
stragiudiziali con il danneggiato, con invito a prendervi parte. L'omissione, la tardività o l'incompletezza
delle comunicazioni di cui al presente comma preclude l'ammissibilità delle azioni di rivalsa o di
responsabilità amministrativa di cui all'articolo 9. Articolo 14 X Fondo di garanzia per i danni derivanti da
responsabilità sanitaria 1. È istituito, nello stato di previsione del ministero della Salute, il Fondo di garanzia
per i danni deri- vanti da responsabilità sanitaria. Il Fondo di garanzia è alimentato dal versamento di un
contributo annuale dovuto dalle imprese autorizzate all'esercizio delle assicurazioni per la responsabilità
civile per i danni causati da responsabilità sanitaria. A tal fine il predetto contributo è versato all'entrata del
bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo di garanzia. Il ministero della Salute con apposita
convenzione affida alla Concessionaria servizi assicurativi pubblici (Consap) Spa la gestione delle risorse
del Fondo di garanzia. 2. Con regolamento adottato con decreto del ministro della Salute, da emanare
entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di concerto con il ministro dello
Sviluppo economico e con il ministro dell'Economia e delle finanze, sentite la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e le rappresentanze delle
imprese di assicurazione, sono definiti: a) la misura del contributo dovuto dalle imprese autorizzate
all'esercizio delle assicurazioni per la responsabilità civile per i danni causati da responsabilità sanitaria; b)
le modalità di versamento del contributo di cui alla lettera a); c) i princìpi cui dovrà uniformarsi la
convenzione tra il ministero della Salute e la Consap Spa; d) le modalità di intervento, il funzionamento e il
regresso del Fondo di garanzia nei confronti del responsabile del sinistro. Vedi il comma 7 3. Il Fondo di
garanzia di cui al comma 1 concorre al risarcimento del danno nei limiti delle effettive disponibilità
finanziarie. Vedi il comma 2, lettera a) 4. La misura del contributo di cui al comma 2, lettera a), è aggiornata
annualmente con apposito decreto del ministro della Salute, da adottare di concerto con il ministro dello
Sviluppo economico e con il ministro dell'Economia e delle finanze, in relazione alle effettive esigenze della
gestione del Fondo di garanzia. 5. Ai fini della rideterminazione del contributo di cui al comma 2, lettera a),
la Consap Spa trasmette ogni anno al ministero della Salute e al ministero dello Sviluppo economico un
rendiconto della gestione del Fondo di garanzia di cui al comma 1, riferito all'anno precedente, secondo le
disposizioni stabilite dal regolamento di cui al comma 2. Vedi il comma 2, lettera d) 6. Gli oneri per
l'istruttoria e la gestione delle richieste di risarcimento sono posti a carico del Fondo di garanzia di cui al
comma 1. 7. Il Fondo di garanzia di cui al comma 1 risarcisce i danni cagionati da responsabilità sanitaria
nei seguenti casi: a) qualora il danno sia di importo eccedente rispetto ai massimali previsti dai contratti di
assicurazione stipulati dalla struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata ovvero dall'esercente la
professione sanitaria ai sensi del decreto di cui all'articolo 10, comma 6; b) qualora la struttura sanitaria o
sociosanitaria pubblica o privata ovvero l'esercente la professione sanitaria risultino assicurati presso
un'impresa che al momento del sinistro si trovi in stato di insolvenza o di liquidazione coatta amministrativa
o vi venga posta successivamente; c) qualora la struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata
ovvero l'esercente la professione sanitaria siano sprovvisti di copertura assicurativa per recesso unilaterale
dell'impresa assicuratrice ovvero per la sopravvenuta inesistenza o cancellazione dall'albo dell'impresa
assicuratrice stessa. 8. Il decreto di cui all'articolo 10, comma 6, prevede che il massimale minimo sia
rideterminato in relazione all'andamento del Fondo per le ipotesi di cui alla lettera a) del comma 7 del
presente articolo. 9. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai sinistri denunciati per la prima
volta dopo la data di entrata in vigore della presente legge. 10. Il ministro dell'Economia e delle finanze è
autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Articolo 15 X Nomina dei
consulenti tecnici d'ufficio e dei periti nei giudizi di responsabilità sanitaria 1. Nei procedimenti civili e nei
procedimenti penali aventi a oggetto la responsabilità sanitaria, l'autorità giudiziaria affida l'espletamento
della consulenza tecnica e della perizia a un medico specializzato in medicina legale e a uno o più
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specialisti nella disciplina che abbiano specifica e pratica conoscenza di quanto oggetto del procedimento,
avendo cura che i soggetti da nominare, scelti tra gli iscritti negli albi di cui ai commi 2 e 3, non siano in
posizione di conflitto di interessi nello specifico procedimento o in altri connessi e che i consulenti tecnici
d'ufficio da nominare nell'ambito del procedimento di cui all'articolo 8, comma 1, siano in possesso di
adeguate e comprovate competenze nell'ambito della conciliazione acquisite anche mediante specifici
percorsi formativi. 2. Negli albi dei consulenti di cui all'articolo 13 delle disposizioni per l'attuazione del
codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, e dei
periti di cui all'articolo 67 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura
penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, devono essere indicate e documentate le
specializzazioni degli iscritti esperti in medicina. In sede di revisione degli albi è indicata, relativamente a
ciascuno degli esperti di cui al periodo precedente, l'esperienza professionale maturata, con particolare
riferimento al numero e alla tipologia degli incarichi conferiti e di quelli revocati. 3. Gli albi dei consulenti di
cui all'articolo 13 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di
cui al regio decre- to 18 dicembre 1941, n. 1368, e gli albi dei periti di cui all'articolo 67 delle norme di
attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28
luglio 1989, n. 271, devono essere aggiornati con cadenza almeno quinquennale, al fine di garantire, oltre a
quella medico-legale, un'idonea e adeguata rappresentanza di esperti delle discipline specialistiche riferite a
tutte le professioni sanitarie, tra i quali scegliere per la nomina tenendo conto della disciplina interessata nel
procedimento. 4. Nei casi di cui al comma 1, l'incarico è conferito al collegio e, nella determinazione del
compenso globale, non si applica l'aumento del 40 per cento per ciascuno degli altri componenti del
collegio previsto dall'articolo 53 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115. Articolo 16 X
Modifiche alla legge 28 dicembre 2015, n. 208, in materia di responsabiltà professionale del meidico
sanitario 1. All'articolo 1, comma 539, lettera a), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, il secondo periodo è
sostituito dal seguente: «I verbali e gli atti conseguenti all'attività di gestione del rischio clinico non possono
essere acquisiti o utilizzati nell'ambito di procedimenti giudiziari.». 2. All'articolo 1, comma 540, della legge
28 dicembre 2015, n. 208, le parole da: «ovvero» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «,
in medicina legale ovvero da personale dipendente con adeguata formazione e comprovata esperienza
almeno triennale nel settore». Articolo 17 X Clausola di salvaguardia 1. Le disposizioni della presente legge
sono applicabili nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano
compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge
costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. Articolo 18 X Clausola di invarianza finanziaria 1. Le amministrazioni
interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge nell'ambito delle risorse
umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri
per la finanza pubblica.
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Il dossier 248 della commissione Affari sociali della Camera
Contenuti Il provvedimento affronta e disciplina i temi della sicurezza delle cure e del rischio sanitario, della
responsabilità dell'esercente la professione sanitaria e della struttura sanitaria e socio-sanitaria pubblica o
privata in cui opera, le modalità e caratteristiche dei procedimenti giudiziari aventi a oggetto la
responsabilità sanitaria, l'obbligo di assicurazione e l'istituzione del Fondo di garanzia per i danni derivanti
da responsabilità sanitaria. Il testo si compone di 17 articoli . n L' articolo 1 qualifica la sicurezza delle cure
come parte costitutiva del diritto alla salute e precisa che essa si realizza anche mediante l'insieme di tutte
le attività finalizzate alla prevenzione e gestione del rischio connesso all'erogazione di prestazioni sanitarie
e mediante l'utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative. Nel corso dell'esame
al Senato, al comma 3 è stata aggiunta la specificazione che le attività di prevenzione del rischio - alle quali
concorre tutto il personale - siano messe in atto dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private invece che dalle aziende sanitarie pubbliche come previsto nel testo approvato dalla Camera -. n L' articolo
2 prevede che le Regioni e le Province autonome possono affidare all'Ufficio del difensore civico la
funzione di Garante del diritto alla salute, disciplinandone la struttura organizzativa - al Senato è stato
eliminato il riferimento alla rappresentanza delle associazioni dei pazienti - e il supporto tecnico. In tale sua
funzione il Difensore civico può essere adito gratuitamente dai destinatari di prestazioni sanitarie per la
segnalazione, anche anonima, di disfunzioni nel sistema dell'assistenza sanitaria e - con una previsione
aggiunta al Senato - socio-sanitaria. Il difensore acquisisce gli atti e nel caso di fondatezza della
segnalazione agisce a tutela del diritto leso. Viene poi contemplata l'istituzione in ogni Regione, senza
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, del Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza
del paziente, che raccoglie i dati regionali sui rischi ed eventi avversi previsione aggiunta al Senato - e sul
contenzioso e li trasmette annualmente, mediante procedura telematica unificata a livello nazionale - tali
modalità sono state inserite nel corso dell'esame al Senato - all'Osservatorio nazionale delle buone pratiche
sulla sicurezza in sanità disciplinato dall'articolo 3. Nel corso dell'esame al Senato è stato inserito il comma
5 che, aggiungendo la lettera d-bis al comma 539 dell'articolo 1 della legge 208/2015 (legge di Stabilità per il
2016) inserisce, tra i compiti ai quali è finalizzata l'attività di monitoraggio, prevenzione e gestione del
rischio sanitario da parte delle strutture pubbliche e private che erogano prestazioni sanitarie, quello della
predisposizione di una relazione semestrale sugli eventi avversi verificatisi nella struttura, sulle cause che li
hanno prodotti e sulle conseguenti iniziative messe in atto: tale relazione è pubblicata sul sito internet della
struttura sanitaria. n L' articolo 3 rimette a un decreto del ministro della Salute, previa intesa con la
Conferenza Stato-Regioni, da emanare entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge, l'istituzione presso
l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) dell'Osservatorio nazionale delle buone pratiche
sulla sicurezza nella sanità. Spetta all'Osservatorio il compito di acquisire dai Centri per la gestione del
rischio sanitario di cui all'articolo 2, i dati regionali relativi ai rischi ed eventi avversi - locuzione introdotta al
Senato in luogo di quella di «errori sanitari» - nonché alle caratteristiche del contenzioso e di individuare
idonee misure, anche attraverso la predisposizione con l'ausilio delle società scientifiche e delle
associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie di cui all'articolo 5 - periodo aggiunto al Senato -,
di linee di indirizzo, per la prevenzione e gestione del rischio sanitario e il monitoraggio delle buone pratiche
per la sicurezza delle cure nonché per la formazione e aggiornamento del personale esercente le
professioni sanitarie. L'Osservatorio, nell'esercizio delle sue funzioni, si avvale del Sistema informativo per
il monitoraggio degli errori in sanità (Simes). n L' articolo 4 disciplina la trasparenza dei dati, assoggettando
all'obbligo di trasparenza le prestazioni sanitarie erogate dalle strutture pubbliche e private nel rispetto della
normativa in materia di protezione dei dati personali di cui al Dlgs 196/2003. La direzione sanitaria della
struttura entro sette giorni - termine modificato nel corso dell'esame al Senato, precedentemente era di
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trenta giorni - dalla presentazione della richiesta fornisce la documentazione sanitaria disponibile relativa al
paziente, in conformità alla disciplina sull'accesso ai documenti amministrativi e a quanto previsto dal
Codice in materia di protezione dei dati personali (Dlgs 196/2003). L'articolo 84 del citato Codice prevede
che i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute possono essere resi noti all'interessato o - in caso di
sua impossibilità fisica, di agire o incapacità di intendere o di volere - dagli altri soggetti responsabili
(prossimi congiunti, familiari, conviventi o, in loro assenza, dal responsabile della struttura presso cui
dimora l'interessato), da parte di esercenti le professioni sanitarie e organismi sanitari, solo per il tramite di
un medico designato dall'interessato o dal titolare. Con una disposizione aggiunta al Senato è stato
previsto che le eventuali integrazioni sono fornite entro il termine massimo di trenta giorni dalla
presentazione della richiesta e che entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge le
strutture sanitarie pubbliche e private adeguano i propri regolamenti interni, in attuazione della legge
241/1990, alle citate disposizioni sulla trasparenza. Viene infine previsto che le medesime strutture
sanitarie pubbliche e private rendono disponibili mediante la pubblicazione sul proprio sito Internet, i dati
relativi ai risarcimenti erogati nell'ultimo quinquennio. Nel corso dell'esame al Senato è stato anche
aggiunto un comma 4 che, integrando con un nuovo comma (2-bis) l'articolo 37 del Regolamento di polizia
mortuaria (Dpr 285/1990) prevede che, sia nel caso di decesso ospedaliero che in altro luogo, i familiari o
gli altri aventi titolo del deceduto possono concordare con il direttore sanitario o socio-sanitario l'esecuzione
del riscontro diagnostico, e possono disporre la presenza di un medico di loro fiducia. n L' articolo 5
disciplina le buone pratiche clinicoassistenziali e le raccomandazioni previste dalle linee guida prevedendo
che gli esercenti le professioni sanitarie nell'esecuzione delle prestazioni sanitarie con finalità preventive,
diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale, si attengono, salve le specificità del
caso concreto, alle raccomandazioni previste dalle linee guida pubblicate ai sensi del comma 3 ed
elaborate da enti e istituzioni pubblici e privati nonché dalle società scientifiche e dalle associazioni
tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie iscritte in apposito elenco istituito e disciplinato con decreto
del ministro della Salute da emanarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge e da aggiornare con
cadenza biennale. In mancanza delle suddette raccomandazioni gli esercenti le professioni sanitarie si
attengono alle buone pratiche clinico-assistenziali. Nel corso dell'esame presso il Senato sono stati aggiunti
i commi 2, 3 e 4. Il comma 2 disciplina alcuni contenuti del decreto ministeriale diretto a istituire e
disciplinare l'elenco degli enti, delle istituzioni, delle società scientifiche e delle associazioni
tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie che elaborano le raccomandazioni e le linee guida cui si
attengono gli esercenti le professioni sanitarie nell'esecuzione delle relative prestazioni. In particolare, il
decreto ministeriale, nel regolamentare l'iscrizione in apposito elenco delle società scientifiche e delle
associazioni tecnico-scientifiche, stabilisce: i requisiti minimi di rappresentatività sul territorio nazionale; la
costituzione mediante atto pubblico e le garanzie da prevedere nello statuto in riferimento al libero accesso
dei professionisti aventi titolo, alla loro partecipazione alle decisioni, all'assenza di scopo di lucro, alla
pubblicazione dei bilanci preventivi, dei consuntivi e degli incarichi retribuiti, alla dichiarazione e regolazione
dei conflitti di interesse; le procedure di iscrizione all'elenco, le verifiche sul mantenimento dei requisiti e le
modalità di sospensione o cancellazione dallo stesso. Il comma 3 prevede che le linee guida e i relativi
aggiornamenti sono integrati nel Sistema nazionale per le linee guida (Snlg) disciplinato con decreto del
mini- stro della Salute, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, da emanare entro centoventi giorni
dalla data di entrata in vigore della legge. Per l'emanazione del decreto viene richiamata la procedura di cui
al comma 28, secondo periodo, dell'articolo 1 della legge 662/1996 (Misure di razionalizzazione della
finanza pubblica) che prevede, oltre alla previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, la proposta del
Comitato strategico del Sistema nazionale linee-guida (di cui al Dm del 30 giugno 2004), integrato da un
rappresentante della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Viene
inoltre previsto che l'Istituto superiore di sanità pubblica sul proprio sito Internet gli aggiornamenti e le linee
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guida indicati dal Snlg previa verifica di conformità della metodologia adottata a standard definiti e resi
pubblici dallo stesso Istituto. Il comma 4 prevede la clausola di invarianza degli oneri finanziari in relazione
alle attività di cui al comma 3. n L' articolo 6 - modificato nel corso dell'esame al Senato - introduce nel
codice penale il nuovo articolo 590-sexies, che disciplina la responsabilità colposa per morte o per lesioni
personali in ambito sanitario. Viene previsto (comma 1 dell'articolo 6) che se i fatti di cui agli articolo 589 Cp
(omicidio colposo) e articolo 590 Cp (lesioni personali colpose) sono commessi nell'esercizio della
professione sanitaria, si applicano le pene ivi previste in caso di condotta negligente o imprudente del
medico. Solo se l'evento si sia verificato a causa di imperizia la punibilità è esclusa, purché risultino
rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida o, in mancanza di queste, le buone pratiche
clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle linee guida risultino adeguate alle
specificità del caso concreto. Il comma 2 dell'articolo in esame, infine, abroga, con finalità di
coordinamento, il comma 1 dell'articolo 3 della legge 189/2012 (di conversione del decretolegge 158/2012)
che attualmente disciplina la materia. La legge 189/2012 (cd. legge Balduzzi, dal nome dell'allora ministro
della Salute) ha sensibilmente riformato il settore della responsabilità penale del medico, lasciando tuttavia
inalterata quella civile. L'articolo 3, comma 1, della legge 189 prevede attualmente che l'esercente la
professione sanitaria che, nello svolgimento della propria attività, si attiene a linee guida e buone pratiche
accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve (ma solo per colpa grave).
Spetterà al giudice ovviamente valutare caso per caso sia la lievità della colpa che la corrispondenza
dell'operato del medico alle linee guida. La legge ha introdotto, quindi, nel diritto penale - sia pure con
esclusivo riferimento agli esercenti la professione sanitaria - il concetto di colpa lieve che, secondo la
giurisprudenza della Corte di cassazione (cfr. sezione IV, sentenza n. 46412 del 28 ottobre 2008), non
avrebbe potuto trovare applicazione nelle ipotesi di colpa professionale, neppure limitatamente ai casi in cui
«la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà», previsti dall'articolo 2236 del
codice civile. Pur in presenza di colpa lieve, resta comunque fermo l'obbligo risarcitorio di cui all'articolo
2043 del codice civile; in relazione alla colpa in senso civilistico, l'articolo 3 introduce la novità consistente
nel fatto che il giudice, anche nella determinazione del quantum del danno, tiene debitamente conto della
condotta colposa del medico. Rispetto alla vigente disciplina della legge Balduzzi, le novità introdotte
dall'articolo 589-sexies Cp per la responsabilità penale del medico riguardano, in particolare: la mancata
distinzione tra gradi della colpa, con la soppressione del riferimento alla colpa lieve; stante l'esclusione
dell'illecito penale nel solo caso di imperizia (sempre ove siano rispettate le citate linee guida o le buone
pratiche), la punibilità dell'omicidio colposo e delle lesioni colpose causate dal sanitario per negligenza o
imprudenza (gli ulteriori elementi del reato colposo previsti dall'articolo 43 Cp), indipendentemente dalla
gravità della condotta, quindi anche per negligenza o imprudenza lieve. Infatti - fermo restando che la quasi
generalità dei casi riguarda l'imperizia - secondo recente Cassazione, IV sezione penale, 11 maggio 2016,
n. 23283 - «la limitazione di responsabilità, in caso di colpa lieve, può operare, per le condotte professionali
conformi alle linee guida e alle buone pratiche, anche in caso di errori che siano connotati da profili di colpa
generica diversi dalla imperizia» non potendosi escludere che le stesse fonti pongano raccomandazioni
rispetto alle quali il parametro valutativo della condotta del soggetto agente sia quello della diligenza, come
nel caso in cui siano richieste prestazioni che riguardino più la sfera della accuratezza, che quella della
adeguatezza professionale. In motivazione la Corte ha precisato che tale interpretazione è conforme al
tenore letterale della norma, che non fa alcun richiamo al canone della perizia e risponde alle istanze di
tassatività dello statuto della colpa generica delineato dall'articolo 43, terzo comma, Cp; nello stesso senso,
in precedenza, Cassazione, IV sezione penale, sentenza 24 gennaio 2013, n. 11493. per quanto riguarda
l'interpretazione del concetto di colpa grave, la giurisprudenza penale ha superato i confini della nozione
civilistica di gravità della colpa ex articolo 2236 Cc (secondo cui il prestatore d'opera non risponde dei danni
se la prestazione implica la soluzione di problemi di speciale difficoltà, se non in caso di colpa grave o
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dolo). Nel caso di colpa medica, infatti, la citata Cassazione sentenza n. 23283/2016 ha riconosciuto, sulla
scia della sentenza n. 16237 del 2013 (cd. sentenza Cantore), un peso decisivo alle circostanze del caso
concreto che rendono difficile anche ciò che astrattamente (e magari in un altro contesto) non è fuori dagli
standard: non solo la complessità, l'oscurità del quadro patologico, la difficoltà di cogliere e legare le
informazioni cliniche, il grado di atipicità e novità della situazione data», ma anche «la situazione nella
quale il terapeuta si trovi a operare», vale a dire i c.d. fattori contestuali, tra i quali spiccano l'urgenza e
l'assenza di presidi adeguati e più in generale il disagio organizzativo. Si tratta quin- di della misurazione
della colpa medica, e dunque anche la sua gravità, sulla base del contesto. Va ricordato inoltre che il testo
dell'articolo 6 approvato in prima lettura dalla Camera stabiliva che l'esercente la professione sanitaria che,
nello svolgimento della propria attività cagiona a causa di imperizia la morte o la lesione personale della
persona assistita risponde dei reati di omicidio colposo (articolo 589 Cp) o di lesioni personali colpose
(articolo 590 Cp) solo in caso di colpa grave. La colpa grave è in ogni caso esclusa quando, salve le
rilevanti specificità del caso concreto, sono rispettate le buone pratiche clinico-assistenziali e le
raccomandazioni previste dalle linee guida. n L' articolo 7 pone poi alcuni principi relativi alla responsabilità
civile della struttura e dell'esercente la professione sanitaria. Si prevede che la struttura sanitaria o
sociosanitaria pubblica o privata che nell'adempimento della propria obbligazione si avvalga dell'opera di
esercenti la professione sanitaria, anche se scelti dal paziente e anche se non dipendenti dalla struttura,
risponde delle loro condotte dolose e colpose ai sensi degli articoli 1218 (Responsabilità del debitore) e
1228 (Responsabilità per fatto degli ausiliari) del codice civile. Tale disposizione si applica anche alle
prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria ovvero nell'ambito di attività di
sperimentazione e di ricerca clinica ovvero in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale
nonché attraverso la telemedicina. In ogni caso l'esercente la professione sanitaria risponde ai sensi
dell'articolo 2043 del codice civile, salvo che - con un inciso aggiunto nel corso dell'esame al Senato - abbia
agito nell'adempimento di obbligazione contrattuale assunta con il paziente. Nella determinazione del
risarcimento del danno il giudice tiene conto della condotta dell'esercente la professione sanitaria ai sensi
dell'articolo 5 - e quindi del rispetto delle buone pratiche clinico-assistenziali e delle raccomandazioni previste
dalle linee guida - e dell'articolo 590-sexies Cp introdotto dall'articolo 6 del provvedimento: anche tale
periodo è stato aggiunto nel corso dell'esame al Senato. Viene quindi previsto un regime di doppia
responsabilità civile, qualificato come: responsabilità contrattuale per la struttura - con onere della prova a
carico della struttura stessa e termine di prescrizione di dieci anni; responsabilità extra-contrattuale per
l'esercente la professione sanitaria (qualora direttamente chiamato in causa) a qualunque titolo operante in
una struttura sanitaria e socio-sanitaria pubblica o privata - salvo il caso di obbligazione contrattuale assunta
con il paziente - con onere della prova a carico del soggetto che si ritiene leso e termine di prescrizione di
cinque anni. Sulla responsabilità civile del medico, l'orientamento prevalente della giurisprudenza qualifica
la responsabilità sia della struttura sanitaria che del medico come responsabilità contrattuale o da
inadempimento, ex articolo 1218 Cc (tra le altre, Cassazione, Ss.Uu, sentenza n. 577/2008). Come noto, in
tali ipotesi al danneggiato basterà provare il solo danno mentre l'onere probatorio sull'assenza della colpa
graverà sulla struttura o sul medico (il diritto al risarcimento si prescrive in 10 anni). Se è pacifica la
responsabilità contrattuale della struttura ai sensi del cd. contratto di spedalità con il paziente, è tuttavia
risultata non univoca quella dell'esercente la professione sanitaria; ciò, in particolare, dopo la legge
Balduzzi che, richiamando espressamente l'articolo 2043 Cc, attribuisce natura extracontrattuale (o
aquiliana) alla responsabilità del sanitario; ciò ha conseguenze sia sull'onere della prova - che, in tal caso, è
ribaltato, dovendo essere il danneggiato a provare in giudizio la colpa del danneggiante - che sulla
prescrizione (il diritto al risarcimento si prescrive in 5 anni). Diverse sentenze di merito hanno, infatti, optato
per la responsabilità extracontrattuale del medico ex articolo 2043 Cc (tra le altre, Tribunale di Varese,
sentenza 26 novembre 2012, n. 1406; Tribunale di Torino, sentenza 26 febbraio 2013; Tribunale di Milano,
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sentenza n. 9693 del 2014); altre, al contrario, ne hanno affermato la natura contrattuale (Tribunale di
Arezzo, sentenza 14 febbraio 2013; Tribunale di Cremona, sentenza 1° ottobre 2013; Tribunale di
Rovereto, sentenza 29 dicembre 2013; Tribunale di Milano, sentenze nn. 13574 e 1430 del 2014). Più
concorde la giurisprudenza della Cassazione che, nonostante l'intervento della legge Balduzzi, continua a
qualificare come contrattuale (cd. "da contatto sociale") la responsabilità del sanitario; tale responsabilità
sarebbe, peraltro, solidale con quella della struttura, ai sensi del combinato disposto degli articoli 1218 e
1228 del codice civile, a prescindere dalla sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato o comunque di
collaborazione tra ospedale-clinica e sanitario (tra le altre, Cassazione, III sezione civile, sentenze 13
gennaio 2015, n. 280 e 31 marzo 2015, n. 6436). I commi 4 e 5 sono stati aggiunti nel corso dell'esame al
Senato. Il comma 4 disciplina le modalità di risarcimento del danno conseguente all'attività della struttura
sanitaria o socio sanitaria, pubblica o privata, e dell'esercente la professione sanitaria prevedendo la sua
liquidazione sulla base delle tabelle di cui agli articoli 138 (Danno biologico per lesioni di non lieve entità) e
139 (Danno biologico per lesioni di lieve entità) del codice delle assicurazioni private (Dlgs 209/2005). Il
riferimento è alle tabelle uniche nazionali dei valori economici del danno biologico il cui aggiornamento è
disposto annualmente con decreto del ministero dello Sviluppo economico. Una proposta di legge in
materia di disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale (AC
1063, Bonafede) è attualmente all'esame della Commissione giustizia della Camera. Il comma 5 qualifica le
disposizioni dell'articolo in esame come «norme imperative» ai sensi del codice civile. La precisazione
intende sancire l'inderogabilità delle disposizioni sulla responsabilità civile per danno sanitario anche ove il
contratto tra le parti disponga diversamente. La contrarietà a norme imperative determina l'illiceità di un
negozio giuridico. n L' articolo 8 prevede, invece, un meccanismo finalizzato a ridurre il contenzioso per i
procedimenti di risarcimento da responsabilità sanitaria mediante un tentativo obbligatorio di conciliazione
da espletare da chi intende esercitare in giudizio un'azione risarcitoria. Più in particolare, viene disposta
l'applicazione dell'istituto del ricorso (presso il giudice civile competente) per l'espletamento di una
consulenza tecnica preventiva ai sensi dell'articolo 696-bis Cpc (ricorso che è, di regola, facoltativo) ai fini
dell'accertamento e della relativa determinazione dei crediti derivanti dalla mancata o inesatta esecuzione
di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito. Sono previsti meccanismi procedurali volti a rendere
improcedibile la domanda ove non sia stata esperito il tentativo di conciliazione. La domanda diviene,
pertanto, procedibile, solo se la conciliazione non riesce o il relativo procedimento non si conclude entro il
termine perentorio di sei mesi dal deposito del ricorso. La mancata partecipazione delle parti (comprese le
assicurazioni) al procedimento di consulenza tecnica preventiva obbliga il giudice a condannarle, con il
provvedimento che definisce il giudizio, al pagamento delle spese di consulenza e di lite, a prescindere
dall'esito del giudizio, oltre che a una pena pecuniaria, determinata equitativamente, in favore della parte
che è comparsa alla conciliazione. Al Senato sono state apportate limitate modifiche all'articolo in esame.
Al comma 2 viene consentita la possibilità di esperire in alternativa il procedimento di mediazione - ai sensi
dell'articolo 5, comma 1-bis, del Dlgs 28/2010 - possibilità negata dal testo approvato alla Camera. Inoltre
sono state approvate alcune modifiche al comma 4 relativamente al procedimento di consulenza tecnica
preventiva, da effettuarsi secondo il disposto dell'articolo 15, con obbligo per le parti, oltre che di
partecipazione, anche di formulare l'offerta di risarcimento del danno o di comunicare i motivi per cui
ritengono di non formularla. In caso di sentenza a favore del danneggiato, quando l'impresa di
assicurazione non ha formulato l'offerta di risarcimento nell'ambito del procedimento di consulenza tecnica
preventiva di cui ai commi precedenti, il giudice trasmette copia della sentenza all'Istituto per la vigilanza
sulle assicurazioni (Ivass) per gli adempimenti di propria competenza. n L' articolo 9 reca un'ulteriore
disposizione, a completamento del nuovo regime della responsabilità sanitaria, disciplinando l'azione di
rivalsa o di responsabilità amministrativa - questa seconda possibilità è stata aggiunta al Senato - della
struttura sanitaria nei confronti dell'esercente la professione sanitaria, in caso di dolo o colpa grave di
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quest'ultimo, successivamente all'avvenuto risarcimento (sulla base di titolo giudiziale o stragiudiziale) ed
entro un anno dall'avvenuto pagamento. La decisione pronunciata nel giudizio promosso contro la struttura
sanitaria o la compagnia assicuratrice non fa stato nel giudizio di rivalsa se l'esercente la professione
sanitaria non è stato parte del giudizio. I commi da 2 a 4 e 6 dell'articolo 9 recano una disci- plina specifica
dell'azione di rivalsa summenzionata, mentre il comma 5, modificato nel corso dell'esame al Senato, reca
norme specifiche per l'azione di responsabilità amministrativa. In particolare, in caso di accoglimento della
domanda di risarcimento proposta dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o socio-sanitaria
pubblica o dell'esercente la professione sanitaria il comma 5 stabilisce che: titolare dell'azione di
responsabilità amministrativa, per dolo o colpa grave, è il pubblico ministero presso la Corte dei conti (il
testo Camera prevedeva la competenza del giudice ordinario); tale scelta, ritenuta dal Senato coerente con
l'ordinamento generale delle pubbliche amministrazioni in materia di danno erariale, tra le sue opportunità oltre a quelle note sull'esercizio autonomo dell'azione amministrativa, del potere riduttivo e della non
trasmissibilità agli eredi, salvo l'illecito guadagno - contempla anche quella di evitare il paradosso
organizzativo che siano le strutture pubbliche a dover avviare le azioni di rivalsa in sede civile, magari
legittimamente usando contro i propri professionisti quelle competenze e conoscenze di prevenzione e
gestione del rischio non compiutamente acquisibili, nella prevedibile diffidenza dei professionisti a
collaborare in attività che potrebbero essere usate contro se stessi in un giudizio di rivalsa (così il relatore
nel corso della discussione in Assemblea al Senato, seduta del 15 novembre 2016); ai fini della
quantificazione del danno il giudice tiene conto delle situazioni di fatto di particolare difficoltà, anche di
natura organizzativa, della struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica, in cui l'esercente la professione
sanitaria abbia operato; per l'importo della condanna in base all'azione di responsabilità amministrativa (con
esclusione dei casi di dolo) si prevede un limite, per singolo evento, pari al valore maggiore della
retribuzione lorda (o del corrispettivo convenzionale) conseguita nell'anno di inizio della condotta causa
dell'evento (o nell'anno immediatamente precedente o successivo), moltiplicato per il triplo; tale limite si
applica sia all'importo della condanna suddetta sia all'importo dell'azione di surrogazione da parte
dell'assicuratore che abbia pagato l'indennità (surrogazione, fino alla concorrenza dell'ammontare della
suddetta indennità, nei diritti dell'assicurato verso il terzo responsabile); per i tre anni successivi al
passaggio in giudicato della decisione di accoglimento della domanda di risarcimento proposta dal
danneggiato, l'esercente la professione sanitaria, nell'ambito delle strutture sanitarie o socio-sanitarie
pubbliche, non può essere preposto a incarichi professionali superiori rispetto a quelli ricoperti e che il
giudicato costituisca oggetto di specifica valutazione da parte dei commissari nei pubblici concorsi per
incarichi superiori (a quest'ultimo riguardo, il testo trasmesso dalla Camera poneva un divieto, sempre
triennale, di partecipazione a tali concorsi). In relazione all'azione di rivalsa, il comma 6 prevede che, se è
accolta la domanda del danneggiato nei confronti della struttura sanitaria o sociosanitaria privata, o nei
confronti dell'impresa di assicurazione titolare di polizza con la medesima struttura, l'azione nei confronti
dell'esercente la professione sanitaria deve essere esercitata innanzi al giudice ordinario, e la misura della
rivalsa e quella della surrogazione richiesta dall'impresa di assicurazione - ai sensi dell'articolo 1916, primo
comma, del codice civile - per singolo evento, in caso di colpa grave, non possono superare una somma
pari al valore maggiore del reddito professionale, ivi compresa la retribuzione lorda, conseguita nell'anno di
inizio della condotta causa dell'evento o nell'anno immediatamente precedente o successivo, moltiplicato
per il triplo. Tale limite non si applica nei confronti degli esercenti la professione sanitaria di cui all'articolo
10, comma 2 (cfr. infra). Nel giudizio di rivalsa e in quello di responsabilità amministrativa, il giudice può
desumere argomenti di prova dalle prove assunte nel giudizio instaurato dal danneggiato nei confronti della
struttura sanitaria o sociosanitaria o dell'impresa di assicurazione solo se l'esercente la professione
sanitaria ne sia stato parte (quest'ultima condizione è stata inserita nel corso dell'esame al Senato). n L'
articolo 10 mira a integrare il quadro delle tutele per il ristoro del danno sanitario in coerenza con la
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disciplina sulla responsabilità civile. La disposizione prevede: l'obbligo di assicurazione (o di adozione di
un'analoga misura) per la responsabilità contrattuale (ex articoli 1218 e 1228 Cc) verso terzi e verso i
prestatori d'opera, a carico delle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, anche per i danni
cagionati dal personale a qualunque titolo operante presso le strutture medesime, compresi coloro che
svolgono attività di formazione, aggiornamento nonché di sperimentazione e ricerca clinica; si specifica
inoltre che l'obbligo concerne anche le strutture sociosanitarie e le prestazioni sanitarie svolte in regime di
libera professione intramuraria ovvero - come aggiunto dal Senato - in regime di convenzione con il Servizio
sanitario nazionale, nonché attraverso la telemedicina; con un periodo aggiunto al Senato, l'obbligo, per le
strutture in esame, di stipulare altresì una polizza assicurativa (o di adottare un'analoga misura) per la
copertura della responsabilità extracontrattuale (ex articolo 2043 Cc) verso terzi degli esercenti le
professioni sanitarie (con riferimento all'ipotesi in cui il danneggiato esperisca azione direttamente nei
confronti del professionista). Tali disposizioni tuttavia non si applicano agli esercenti la professione sanitaria
di cui al comma 2 (v. ultra). Il comma 2 prevede l'obbligo di assicurazione a carico del professionista
sanitario che svolga l'attività al di fuori di una delle strutture di cui al comma 1 o che presti la sua opera
all'interno della stessa in regime libero-professionale ovvero che si avvalga della stessa nell'adempimento
della propria obbligazione contrattuale assunta con il paziente, per i rischi derivanti dall'esercizio della
medesima attività. In una logica più generale di equilibrio e solvibilità del risarcimento è stata prevista al
comma 3 l'obbligatorietà per gli esercenti le professioni sanitarie, passibili di azione amministrativa della
Corte dei conti per danno erariale o di rivalsa in sede civile, se operanti in strutture private, di stipulare
idonee polizze assicurative per colpa grave (la limitazione alla colpa grave è frutto di una modifica del
Senato). Sono contemplate misure di garanzia del funzionamento del sistema assicurativo prevedendosi,
rispettivamente, che: le strutture rendano note, mediante pubblicazione sul proprio sito internet,
informazioni analitiche concernenti la copertura assicurativa prescelta (comma 4); con decreto del ministro
dello Sviluppo economico, da emanarsi di concerto con il ministro della Salute, siano definiti i criteri e le
modalità di vigilanza e controllo che l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) è tenuto a effettuare
sulle compagnie assicuratrici che intendano contrarre polizze con le strutture e con gli esercenti la
professione sanitaria (comma 5); con decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il
ministro della Salute e quello dell'Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza
Stato-Regioni, sentiti l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, l'Ania, le Associazioni nazionali
rappresentative delle strutture private che erogano prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, la Federazione
nazionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, le Federazioni nazionali degli ordini e dei collegi delle
professioni sanitarie e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle categorie
professionali interessate, nonché le associazioni di tutela dei cittadini e dei pazienti, sono determinati i
requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private e per
gli esercenti le professioni sanitarie, prevedendo l'individuazione di classi di rischio a cui far corrispondere
massimali differenziati (comma 6); con decreto del ministro dello Sviluppo economico da emanare di
concerto con il ministro della Salute e sentito l'Ivass sono individuati i dati relativi alle polizze di
assicurazione stipulate ai sensi dei commi 1 e 2 e alle altre analoghe misure adottate e sono stabilite altresì
le modalità per la comunicazione di tali dati all'Osservatorio da parte delle strutture sanitarie e
sociosanitarie e degli esercenti le professioni sanitarie (comma 7). n L' articolo 11 definisce i limiti temporali
delle garanzie assicurative. In particolare, la garanzia assicurativa - in base a una modifica approvata dal
Senato deve prevedere un'operatività temporale anche per gli eventi accaduti nei dieci anni antecedenti la
conclusione del contratto assicurativo, purché denunciati all'impresa di assicurazione durante la vigenza
temporale della polizza. Inoltre, in caso di cessazione definitiva dell'attività professionale per qualsiasi
causa, deve essere previsto un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento
presentate per la prima volta entro i dieci anni successivi e riferite a fatti generatori della responsabilità
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verificatisi nel periodo di efficacia della polizza, periodo nel quale è incluso quello suddetto di retroattività
della copertura. n L 'articolo 12 , introduce un'importante novità nel sistema del contenzioso in ambito
sanitario con la previsione di una ulteriore modalità di azione per il danneggiato ovvero l'azione diretta nei
confronti dell'impresa di assicurazione della struttura sanitaria e del libero professionista. L'esercizio
dell'azione, subordinato al fallimento del tentativo di conciliazione obbligatorio (di cui all'articolo 8), potrà
comunque portare, al massimo, al riconoscimento delle somme per le quali la struttura o il sanitario hanno
stipulato il contratto di assicurazione. Si prevede, inoltre (commi 2-5): l'inopponibilità al danneggiato, per
l'intero massimale di polizza, di eccezioni contrattuali diverse da quelle stabilite dal decreto del ministro
dello Sviluppo economico di cui all'articolo 10, comma 6, che individuerà i requisiti minimi delle polizze
assicurative; che l'impresa di assicurazione abbia diritto di rivalsa verso l'assicurato nel rispetto dei requisiti
minimi delle polizze assicurative, non derogabili contrattualmente, previsti dal citato decreto del ministro
dello Sviluppo economico; il litisconsorzio necessario, sia dei medici sia delle strutture sanitarie e
sociosanitarie pubbliche e private, nelle cause di risarcimento intentate dai danneggiati contro le imprese
assicurative; il diritto d'accesso (del sanitario, del danneggiato e dell'impresa assicurativa) a tutta la
documentazione della struttura sui fatti oggetto del giudizio; una durata del termine di prescrizione
dell'azione diretta pari a quello dell'azione contro la struttura sanitaria o sociosanitaria (pubblica o privata) o
contro l'esercente la professione sanitaria. Il comma 6 precisa l'applicazione della disciplina dell'azione
diretta a decorrere dall'entrata in vigore del citato decreto del ministro dello Sviluppo economico con cui
vengono determinati i requisiti minimi delle polizze assicurative. n L' articolo 13 prevede che le strutture
sanitarie e sociosanitarie e le compagnie di assicurazione comunicano all'esercente la professione sanitaria
l'instaurazione del giudizio promosso nei loro confronti dal danneggiato, entro dieci giorni dalla ricezione
della notifica dell'atto introduttivo, mediante posta elettronica certificata o lettera raccomandata con avviso
di ricevimento contenente copia dell'atto introduttivo del giudizio. In forza delle modifiche approvate al
Senato il suddetto obbligo (con i relativi effetti, in caso di inadempimento) è esteso anche alla
comunicazione (all'esercente la professione sanitaria) dell'avvio di trattative stragiudiziali con il danneggiato
(comunicazione che deve recare l'invito a prendervi parte): l'omissione, la tardività o l'incompletezza delle
comunicazioni preclude l'ammissibilità delle azioni di rivalsa o di responsabilità amministrativa di cui
all'articolo 9. n Un'ulteriore disposizione volta a tutelare i soggetti danneggiati è l' articolo 14 , che prevede
l'istituzione, nello stato di previsione del ministero della Salute, di un Fondo di garanzia per i danni derivanti
da responsabilità sanitaria. Il Fondo di garanzia è alimentato dal versamento di un contributo annuale
dovuto dalle imprese autorizzate all'esercizio delle assicurazioni per la responsabilità civile per i danni
causati da responsabilità sanitaria. A tal fine il predetto contributo è versato all'entrata del bilancio dello
Stato per essere riassegnato al fondo di garanzia. Il ministero della Salute con apposita convenzione affida
alla Consap spa (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) la gestione delle risorse del Fondo di
garanzia - tale periodo è stato aggiunto nel corso dell'esame al Senato -. Con regolamento adottato con
decreto del ministro della Salute, da emanare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della
legge, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico e con il ministro dell'Economia e delle finanze,
sentita la Conferenza Stato-Regioni, sono definiti la misura del contributo dovuto dalle imprese autorizzate
all'esercizio delle assicurazioni per la responsabilità civile per i danni causati da responsabilità sanitaria, le
modalità di versamento dello stesso, i principi cui dovrà uniformarsi la convenzione tra il ministero della
Salute e la Consap Spa, le modalità di intervento, di funzionamento e di regresso del Fondo di garanzia nei
confronti del responsabile del sinistro. Il Fondo di garanzia concorre al risarcimento del danno nei limiti
delle effettive disponibilità finanziarie. La misura del contributo è determinata e aggiornata con cadenza
annuale con apposito decreto del ministro della Salute, di concerto con quello dello Sviluppo economico e
dell'Economia e delle finanze, in relazione alle effettive esigenze del Fondo di garanzia. Il Fondo di
garanzia risarcisce i danni cagionati da responsabilità sanitaria nei seguenti casi: a) il danno sia di importo
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eccedente rispetto ai massimali previsti dai contratti stipulati dalla struttura sanitaria o sociosanitaria
pubblica o privata ovvero dall'esercente la professione sanitaria; b) la struttura sanitaria o sociosanitaria
pubblica o privata ovvero l'esercente la professione sanitaria risultino assicurati presso un'impresa che al
momento del sinistro si trovi in stato di insolvenza o di liquidazione coatta o vi venga posta
successivamente; c) la struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata ovvero l'esercente la
professione sanitaria siano sprovvisti di copertura assicurativa per recesso unilaterale dell'impresa
assicuratrice ovvero per la sopravvenuta inesistenza o cancellazione dall'albo dell'impresa assicuratrice
stessa. n L' articolo 15 riforma la disciplina sulla nomina dei Ctu (consulenti tecnici d'ufficio) in ambito civile
e dei periti in ambito penale; tale modifiche appaiono di particolare rilievo, costituendo le perizie i cardini del
giudizio nell'ambito del contenzioso e dei giudizi sanitari. Sono, in particolare, rafforzate le procedure di
verifica delle competenze e resi trasparenti i possibili conflitti d'interesse rendendo di fatto disponibili al
giudice tutti gli albi presenti a livello nazionale, da aggiornare ogni 5 anni. Una modifica introdotta al Senato
ha introdotto una disciplina speciale prevedendo, in particolare: che l'autorità giudiziaria debba affidare
sempre la consulenza e la perizia a un collegio costituito da un medico specializzato in medicina legale e a
uno o più specialisti aventi specifica e pratica conoscenza di quanto oggetto del procedimento e riferite a
tutte le professioni sanitarie; che i Ctu da nominare nel tentativo di conciliazione obbligatoria (di cui
all'articolo 8, comma 1), siano in possesso di adeguate competenze nell'ambito della conciliazione acquisite
anche mediante specifici percorsi formativi; O l'inapplicabilità ai componenti del collegio della disciplina dei
compensi di cui all'articolo 53 Tu spese di giustizia (secondo cui, quando l'incarico è stato conferito a un
collegio di ausiliari, il compenso globale è determinato sulla base di quello spettante al singolo, aumentato
del 40 per cento). n L' articolo 16 , non modificato nel corso dell'esame al Senato, modificando i commi 539
e 540 della legge di stabilità 2016 (legge 208/2015) che hanno dettato norme in materia di attività di
prevenzione e gestione del rischio sanitario prevede che i verbali e gli atti conseguenti all'attività di gestione
del rischio clinico non possono essere acquisiti o utilizzati nell'ambito di procedimenti giudiziari, e che
l'attività di gestione del rischio sanitario sia coordinata da personale medico dotato delle specializzazioni in
igiene, epidemiologia e sanità pubblica o equipollenti, in medicina legale, ovvero da personale dipendente
con adeguata formazione e comprovata esperienza almeno triennale nel settore. n L' articolo 17 - non
modificato dal Senato contiene una clausola di salvaguardia in base alla quale le disposizioni del
provvedimento in oggetto sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di
Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi Statuti e le relative norme di attuazione, anche con
riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2001. n L' articolo 18 , infine, contiene la clausola di invarianza
finanziaria. Relazioni allegate o richieste O Il testo unificato riguarda proposte di legge di iniziativa
parlamentare, corredate, pertanto, della sola relazione illustrativa. Rispetto delle competenze legislative
costituzionalmente definite Le disposizioni recate dalla proposta di legge in tema di responsabilità
professionale appaiono riconducibili, da una parte, alle materie «giurisdizione e norme processuali;
ordinamento civile e penale», attribuite alla competenza esclusiva statale ai sensi dell'articolo 117, secondo
comma, lettera l), della Costituzione investendo altresì, per taluni profili, la materia «tutela della salute»,
ascritta alla competenza legislativa concorrente tra lo Stato e le regioni ai sensi dell'articolo 117, terzo
comma, della Costituzione e la materia «ordinamento e organizzazione amministrativa delle Regioni»,
spettante alla competenza legislativa delle regioni in base all'articolo 117, quarto comma, della
Costituzione.
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La Voce di Reggio Emilia
L'esperienza diretta di contatto con le persone disabili
Sabato 11 marzo, dalle ore 10.30, lo spazio "Polveriera" di Reggio Emilia (via Terrachini, 18) ospita la
presentazione del ciclo di incontri del progetto "Esperti per esperienza", il cui obiettivo è costruire una
squadra di persone motivate e pronte ad offrire la loro esperienza diretta di contatto con la disabilità a
famiglie che affrontano il tema per la prima volta, impreparate e spaventate per il loro futuro. All'iniziativa
saranno presenti la presidente di Farmacie comunali riunite (Fcr) Annali sa Rabitti, coordinatrice del
progetto Reggio Emilia Città Senza Barriere e due esperti per esperienza di Reggio Emilia e Bologna,
facilitatoli sociali e portatori di esperienza diretta sulla disabilità. "Quando arriva la disabilità è come
prendere un treno in faccia - dice la presidente di Fcr Annalisa Rabitti - Tutte le persone che hanno avuto
questa esperienza raccontano di un momento buio, pieno di paura e smarrimento: spesso non si ha una
visione clinica chiara, non si riesce ad immaginare un futuro, non si sa nemmeno come affrontare il giorno
dopo. Proprio in quel momento incontrare qualcuno che ha vissuto quello che stai vivendo tu adesso,
ascoltare la parola giusta, può essere un modo per sentirsi meno soli. E questo faranno i nostri 'esperti per
esperienza': un'accoglienza da persona a persona. Per ascoltare, accompagnare, esserci". Il ciclo di
incontri prevede l'approfondimento di una molteplicità di temi ritenuti elementi chiave nella preparazione
della squadra, sulle implicazioni emotive e le difficoltà nella relazione, sulla consapevolezza del proprio
vissuto emotivo e sull'ascolto attivo. "Abbiamo pensato ad un percorso - spiega Silvia Borsari, psicoioga e
psicoterapeuta, che seguirà il corso di formazione - che metta i partecipanti nelle condizioni di comunicare
in modo efficace ed assertivo con le famiglie coinvolte, permetta loro di comprenderne e accoglierne le
emozioni di rabbia e paura e offrire aiuto nella gestione anche pratica dei contatti all'interno del contesto
ospedaliero e delle conflittualità, che affrontare la disabilità comporta. Intendo lasciare ai volontari strumenti
e conoscenze utili a trasformare la propria esperienza vissuta in aiuto concreto per chi si trova per la prima
volta di fronte alla disabilità". Nell'ambito dell'iniziativa, inoltre, due incontri saranno dedicati interamente
alla famiglia, alle sue risorse ed alla costruzione di una rete di supporto e relazioni nel contesto comunitario
di appartenenza, con l'obiettivo di contrastarne chiusura e isolamento e facilitare la strutturazione di vere e
proprie reti di vicinato e prossimità. Attraverso il coinvolgimento dei referenti dei reparti ospedalieri coinvolti
e dei servizi esterni presenti sul territorio, andremo a sviluppare una mappatura delle risorse concretamente
disponibili e fruibili dalle famiglie.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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SABATO «CONVEGNOINCITTA'
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Pag. 15 N.12 - 7 marzo 2017
diffusione:64502
tiratura:117593
I MEDICINALI DELLE FARMACIE ONLINE SONO SICURI
Se si acquistano medicinali da una farmacia, o da un altro esercizio commerciale (per esempio una
parafarmacia) autorizzato e registrato, si può essere certi della qualità del prodotto, poiché ogni passaggio
della catena di distribuzione è controllato e certificato. Come riconoscere questi siti? Dal logo identificativo:
cliccandoci sopra si viene rinviati al sito del Ministero della salute che riporta l'autorizzazione alla vendita.
Foto: I siti che vendono farmaci devono avere questo logo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Vero o falso
VITA IN FARMACIA
19 articoli
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Milano
diffusione:238671
tiratura:333841
Il salvavita introvabile nelle farmacie
Gianni Santucci a pagina 9
È il salvavita in caso di overdose da eroina (e oppiacei), le farmacie dovrebbero averlo obbligatoriamente, e
venderlo a prezzo calmierato, senza ricetta. Eppure, non si trova quasi mai. Una carenza, una mancanza
«di sistema»: effetto di una città impreparata al ritorno dell'eroina nelle strade, un fenomeno criminale e
sanitario ormai evidente da anni. Nei giorni scorsi il Corriere ha fatto una serie di verifiche: su dodici
farmacie, due sole avevano il Naloxone, meglio noto con il suo nome di marca, Narcan. Una terza lo teneva
in magazzino, ma scaduto. Nelle altre, dal controllo sul computer, appariva sempre appariva la stessa
risposta, «mancante», anche per il principio generico. «Se questo è il quadro, è molto grave - riflette
Riccardo Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze dell'Ats -. Il Naloxone è fondamentale come
antagonista dell'eroina, la sua tempestiva somministrazione inibisce nel giro di pochi secondi gli effetti
dell'intossicazione ed evita il decesso». Ma la medicina è cruciale anche in altri due casi: «Contro il coma
da farmaci, sempre più usati nella terapia del dolore. E poi per escludere velocemente l'overdose da
oppiacei e optare su terapie diverse, quando il Naloxone non funziona», dice Gatti.
Proprio per la sua importanza, il Narcan dovrebbe essere disponibile sempre a scaffale e per legge venduto
senza prescrizione medica, anche se è un farmaco da iniettare endovena. Il costo è di circa 6 euro. È un
argomento delicato, perché secondo qualcuno avere il Narcan pronto all'uso forse potrebbe indurre
(soprattutto i giovani) ad assumere oppiacei con maggior leggerezza. Ma negli Stati Uniti, dove il numero di
overdose ha raggiunto dimensioni allarmanti, è stato lanciato persino in versione spray nasale (facilissimo
da usare) e reso gradualmente disponibile anche nei centri di aggregazione giovanile. Ma qui «facciamo
fatica a reperirlo persino noi - racconta Cristiano Bregamo, educatore da vent'anni e coordinatore dell'unità
mobile attiva intorno al bosco di Rogoredo, con la cooperativa "Lotta contro l'Emarginazione" -. Eppure è
cruciale continuare a distribuirlo, anche come kit salvavita ai tossicodipendenti, nei servizi a bassa soglia e
di drop in ».
Annarosa Racca, presidente di Federfarma, sull'obbligo di tenerlo in magazzino non transige («Dobbiamo
rispettarlo»), ma ammette: «La medicina di marca, come certifica l'Aifa, risulta al momento introvabile e lo
stesso generico non è sempre di facile reperibilità. Può quindi capitare che la farmacia, avendo dispensato
le confezioni che aveva in magazzino, ne sia temporaneamente sprovvista. Deve essere però solo
questione di ore, finché non arriva il rifornimento del grossista». In caso di assoluta emergenza, aggiunge
Racca, «a fronte del bisogno indifferibile di una fiala, la farmacia potrebbe ricorrere al corrispondente
farmaco soggetto all'obbligo di ricetta medica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La legge
Il naloxone, meglio noto col nome di marca (Narcan),
è un farmaco antagonista dell'eroina
e ne inibisce l'azione molto rapidamente. Per questo
è un farmaco salvavita
in caso
di overdose Per legge, tutte le farmacie dovrebbero tenerlo
in negozio
e venderlo
a prezzo calmierato
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Contro l'overdose
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Milano
diffusione:238671
tiratura:333841
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
e senza ricetta. Dalle verifiche del Corriere ,
è emerso che solo poche farmacie hanno il Narcan
Foto: I controlli
In alto, il servizio pubblicato ieri dal Corriere sulla comparsa di una nuova droga in città,
il krokodil , sostanza
con effetti devastanti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
80
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Bologna
diffusione:239605
tiratura:340745
Solo donne medico, il reparto raro
ROSARIO DI RAIMONDO
OGNI giorno in reparto, l'8 marzo non farà eccezione. E venerdì, come ogni settimana, un taglio di pizza al
bar vicino l'ospedale, per parlare dei pazienti ma soprattutto di se stesse. Sono medici, infermiere,
psicologhe del Sant'Orsola, un team di nove donne che porta avanti l'ambulatorio di malattie rare del
policlinico. Un luogo che ogni anno accoglie 2.700 bambini con problemi seri, malformazioni fisiche, ritardi
cognitivi, terapie da seguire tutta la vita, famiglie in crisi. Dove a mamme e papà si può essere costretti a
dire: «Non sappiamo cos'ha vostro figlio». A PAGINAIII OGNI giorno in reparto, l'8 marzo non farà
eccezione. E venerdì, come ogni settimana, un taglio di pizza al bar vicino l'ospedale, per parlare dei
pazienti ma soprattutto di se stesse. Sono medici, infermiere, psicologhe del Sant'Orsola, un team di nove
professioniste che porta avanti l'ambulatorio di malattie rare del policlinico, collegato alla pediatria. Un
luogo che ogni anno accoglie 2.700 bambini con problemi seri, malformazioni fisiche, ritardi cognitivi,
terapie da prescrivere per tutta la vita, famiglie in crisi.
Dove a mamme e papà si può essere costretti a dire: «Noi non sappiamo cos'ha vostro figlio».
Ecco, in questo ambulatorio del padiglione 16, uno degli otto centri in Italia riconosciuti dalla rete europea
per le malattie rare, dove il 35% dei pazienti arriva da fuori regione a chiedere aiuto, lavorano soltanto
donne: quattro medici, tre infermiere, due psicologhe. Alcune a tempo pieno, altre precarie che sperano nel
rinnovo del contratto. La responsabile del centro si chiama Laura Mazzanti, lavora al policlinico da oltre
trent'anni e più di una volta, nel parlare della sua attività, comincia la frase dicendo: «Io e le mie colleghe».
A scanso di equivoci, non è certo vietato l'ingresso in corsia ai medici uomini, chissà quanti di loro lavorano
in reparti altrettanto complicati e provanti. «Non credo sia una coincidenza se siamo solo donne, questo
non posso negarlo - racconta la professoressa, senza alcuna retorica -. La spiegazione che mi sono data è
che i bambini che arrivano qui sono molto coinvolgenti, hanno bisogno di cure che vanno oltre quelle
mediche, necessitano di persone più portate a sacrificarsi. Sì, forse aiuta anche essere mamme, benché io
non lo sia. Da qui sono anche passati degli uomini, degli studenti specializzandi, ma non hanno accettato di
rimanere. Hanno aderito soltanto donne». Restare, "aderire", far parte di questo ambulatorio vuol dire
visitare ogni giorno dei bambini con delle malattie rare: ci sono i bimbi che non crescono, ai quali bisogna
prescrivere ormoni che poi comportano altre conseguenze. E quelli che purtroppo crescono troppo, sono
sproporzionati, hanno malformazioni alle gambe o al tronco, displasie scheletriche, complicazioni ai capelli
e alla pelle, ritardi cognitivi, difficoltà nel linguaggio. Mostrano segni fisici e psicologici, di quelli che
prendono una vita e la stravolgono.
L'ambulatorio, che fa parte della pediatria diretta da Andrea Pession, è un centro di riferimento per la
regione e non solo. «Noi visitiamo i bambini e dopo li mandiamo agli specialisti, in base ai problemi
riscontrati.
Da quel momento si condivide un percorso che non è facile, fatto di visite, esami, diagnosi. Il 40% dei
bambini ha delle malattie non diagnosticate e serve un'analisi genetica più approfondita». Sai che stanno
male ma non sai dire bene il perché, come si chiama quella malattia, come si cura.
È il momento più duro. «Dover dire ai genitori che il figlio ha una malattia rara, dover spiegare perché non
si guarisce. È difficile pure per noi, in fondo è il contrario del nostro mestiere: noi dovremmo curare i
pazienti, invece possiamo solo prendercene cura, spesso con azioni che vanno oltre quelle mediche. A
volte siamo di più che camici bianchi: parliamo con famiglie che vanno in crisi, con genitori che nei casi più
estremi si separano. Ci sono visite che durano molto, durante le quali cerchiamo di parlare e capire. Anche
noi rischiamo il burn-out. Per questo quei pranzi in pizzeria del venerdì, prima del weekend, ci aiutano a
parlare dei singoli casi ma anche di noi stesse. Persino le psicologhe del gruppo, oltre ad ascoltare, si
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8 MARZO/AL SANT'ORSOLA LA STORIA DI NOVE DOTTORESSE
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Bologna
diffusione:239605
tiratura:340745
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confidano» continua Mazzoli. Domani è l'8 marzo. Per la festa delle donne c'è chi riceverà mimose e chi
sceglierà lo sciopero. Per rivendicare diritti, parità, per scandire «non una di meno», in ricordo delle donne
uccise. La responsabile dell'ambulatorio sulle malattie rare non critica chi ha deciso di far sciopero ma la
pensa in maniera diversa. «Se fossi stata un uomo, sono abbastanza sicura che avrei fatto carriera, avrei
avuto una direzione. Nel mondo dell'università non essere uomini è un peso e io spero che la nuova
direttrice generale del Sant'Orsola, appunto una donna, si faccia promotrice di alcune istanze.
Ma non mi sono mai piaciute, per esempio, le quote rosa. A nessuna di noi è venuto in mente di scioperare
l'8 marzo. Per prima cosa credo abbia influito un senso del dovere, visto che in ambulatorio ci sono
appuntamenti difficili da spostare e la scelta di non lavorare ricadrebbe sui pazienti».
C'è pure un altro motivo, che può sembrare un paradosso ma non lo è. O che quantomeno merita di
essere ascoltato. «Io domani vado in reparto, anche se penso che l'essere donna in alcuni casi mi abbia
danneggiato, proprio per ribadire l'importanza del mio, del nostro lavoro dentro l'ospedale».
Ci notano di più se scioperiamo o se andiamo a lavoro? Forse in quel reparto la domanda è persino
superflua.
Foto: La professoressa Laura Mazzanti, responsabile dell'ambulatorio Malattie rare del Sant'Orsola
Foto: IL TEAM Il team di medici (tutte donne, comprese infermiere e psicologhe) dell'ambulatorio per le
malattie rare del Sant'Orsola.
Nella foto a destra, accanto alla dottoressa che visita un bambino, la responsabile Laura Mazzanti
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Firenze
diffusione:239605
tiratura:340745
Morbillo, un altro infermiere contagiato
MICHELE BOCCI
UN altro operatore sanitario ha preso il morbillo in provincia di Firenze. Un diepndente dell'ospedale di
Borgo San Lorenzo ha preso il virus da un paziente ricoverato. Dopo i due di Torregalli, proseguono i casi
di malattia infettiva, che stanno evidenziando come gli operatori sanitari di solito non si vaccinano.
L'assessore alla Sanità Saccardi ha detto che cercherà di imporre ai dipendenti del sistema sanitario di
fare la vaccinazionepre dall'azienda sanitaria.
BOCCI A PAGINA VI UN altro operatore sanitario ha preso il morbillo in provincia di Firenze. Dopo i due
casi di Torregalli, si è ammalato un dipendente dell'ospedale di Borgo San Lorenzo, al quale il virus è stato
trasmesso da un paziente ricoverato. Proseguono dunque i casi della malattia infettiva, che in questa fase
stanno evidenziando come gli operatori sanitari di solito non si vaccinano. L'assessore alla Sanità Stefania
Saccardi alcuni giorni fa ha detto che cercherà di imporre ai dipendenti del sistema sanitario che lavorano
in determinati reparti o servizi di fare la vaccinazione.
Del resto la Toscana è una delle regioni vorrebbe rendere obbligatoria questa forma di prevenzione
sanitaria per i bambini che si iscrivono al nido e alla scuola materna e sarebbe curioso che invece chi cura
e assiste non ha alcun dovere in questo senso.
Il morbillo non riguarda solo l'area fiorentina. Anche nel territorio della Asl Toscana nord ovest (province di
Lucca, Livorno, Massa-Carrara e Pisa) si è registrato un aumento dei casi. Ad essere colpita è soprattutto
la zona della Versilia. «La malattia è contagiosa e a trasmissione aerea ma nel caso di comparsa di
sintomatologia compatibile con morbillo è raccomandabile una valutazione medica e poi l'isolamento
domiciliare per alcuni giorni - fanno sapere dall'azienda sanitaria - È quindi il medico di medicina generale o
pediatra a dover vagliare la situazione ed a decidere la soluzione migliore per il proprio assistito. Se non ci
sono sintomi particolarmente gravi, non è infatti consigliabile l'accesso in ospedale, che invece rischia di far
aumentare la diffusione dell'infezione». Che è un po' quello che è successo a Borgo San Lorenzo. Tra
l'altro l'operatore saniario che si è ammalato in Mugello è stato messo a casa per la stessa ragione. «Ai
contatti di ogni persona affetta da morbillo viene comunque offerta la vaccinazione dal dipartimento della
prevenzione - dicono sempre dalla Asl nord ovest - La maggiore circolazione del virus del morbillo è
probabilmente legata ad una riduzione, nell'ultimo periodo, della percentuale di bambini vaccinati, che è
scesa a circa l'88% mentre per una "immunità di gregge" è raccomandata una percentuale almeno del
95%». Il fenomeno è comune a tutte le regioni italiane. Ai bambini il morbillo viene fatto insieme ai vaccini
per rosolia, parotite e varicella. «Anche per gli adulti che non hanno avuto la malattia, soggetti a
complicazioni molto serie anche se rare, il consiglio è quello di vaccinarsi», spiegano sempre dall'azienda
sanitaria.
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Foto: Morbillo, nuovo caso in ospedale
Foto: IL CONTAGIO Nell'ospedale di Borgo San Lorenzo un infermiere si è ammalato di morbillo. Allarme
anche sulla costa
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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BORGO SAN LORENZO
07/03/2017
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tiratura:340745
Morta di tumore "La dottoressa vietò di operarsi"
SARAH MARTINENGHI
«MARINA voleva togliere quel neo. Già tra il 2004 e il 2006 aveva preso questa decisione, tanto che aveva
anche fissato un appuntamento all'ospedale di Chivasso per levarlo. Ma poi Germana Durando le disse di
non operarsi. E così saltò l'operazione». C'è tutta la storia di una morte che si poteva evitare, di un neo
diventato un tumore maligno che poteva essere tolto anni prima, nel racconto in aula della migliore amica di
Marina L., la donna che si era affidata alle terapie hameriane del medico omeopata Germana Durando per
sconfiggere il cancro. A PAGINA VI «MARINa voleva togliere quel neo. Già tra il 2004 e il 2006 aveva
preso questa decisione, tanto che aveva anche fissato un appuntamento all'ospedale di Chivasso per
levarlo. Ma poi Germana Durando le disse di non operarsi. E così saltò l'operazione». C'è tutta la storia di
una morte che si poteva evitare, di un neo diventato un tumore maligno che poteva essere tolto anni prima,
nel racconto in aula della migliore amica di Marina L., la donna che si era affidata alle terapie hameriane del
medico omeopata Germana Durando per sconfiggere il cancro. Ma alla fine, dopo anni di cure con "granuli"
omeopatici e colloqui psicologici, era stato il tumore ad avere la meglio e a portarsi via una donna di 50
anni, madre sola di una figlia piccola.
Quella figlia è stata affidata per scelta della vittima proprio a Mirella V., la testimone ascoltata ieri, che ha
raccontato, nei dettagli di una lunga amicizia, gli sfoghi, i dubbi e le paure di Marina.
«Un giorno, si avvicinava il suo compleanno, mi disse: "Sai quale sarebbe il regalo più bello per me? Che
Germana mi lasciasse togliere il neo"». Quel neo, diventato un mostro di 14 centimetri, venne poi asportato
troppo tardi: pochi mesi prima della morte per metastasi.
L'amica ha raccontato la felicità della donna quando fissò l'appuntamento per operarsi: «"Evviva, evviva,
evviva, vado a togliermi il neo" mi scrisse in un messaggio». Il primario di chirurgia plastica del Mauriziano,
Ugo Crovella, che alla fine riuscì ad operarla grazie all'interessamento del fratello Rudy, assistito da Marino
Careglio, ha raccontato: «Quando ho visto quel neo le ho dato appuntamento per toglierlo il giorno dopo. Si
vedeva a occhio nudo che era un tumore maligno: una lesione drammatica. Sanguinante, vegetante.
Sicuramente trascinato da anni. L'ho rimproverata per non averlo tolto prima. Non mi succedeva da
tantissimi anni di vedere una cosa del genere perchè ormai si sa che i nei si tolgono e nessuno si riduce in
quelle condizioni. Succedeva quando la gente non sapeva: nascondeva il melanoma da se stesso e dal
mondo».
Fondamentale per l'accusa, sostenuta in aula dal pm Rossella Salvati, è stata anche la testimonianza di
un'altra amica, Barbara S., che ha raccontato di essere andata anche lei, molti anni prima, dalla dottoressa
Durando, su consiglio di Marina. «Mio figlio aveva solo 3 anni e si era ammalato di leucemia. Volevo un
supporto per le cure chemioterapiche che aveva fatto. Ma Germana, con una collega, mi disse che le due
cose erano incompatibili: dovevo scegliere. O le cure tradizionali, o quelle alternative. Mi fecero sentire in
colpa perchè secondo loro stavo facendo del male a mio figlio. Ma io non avevo dubbi su cosa fare e per
questo le ho salutate».
Entrambe le amiche hanno raccontato di una Marina molto diversa, come atteggiamento, verso la
medicina tradizionale da quando si era affidata alle cure della sua dottoressa. «Prima era molto attenta, si
faceva fare la mappatura dei nei. Era persino, vent'anni fa, donatrice di midollo osseo» ha spiegato Mirella
V. Qualcosa poi è cambiato.
Non ha tolto il neo per anni, e nemmeno i linfonodi ormai presi dalla malattia. «Ripeteva che Germana le
aveva detto di non toglierli: "Sono le sentinelle che stanno combattendo il male per te. Se le togli il male si
diffonderà"». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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IL "METODO HAMER"
07/03/2017
Pag. 1 Ed. Torino
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tiratura:340745
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Foto: IL MEDICO "ALTERNATIVO" Germana Durando, medico seguace del "metodo Hamer", all'uscita dal
tribunale
07/03/2017
Pag. 43 Ed. Torino
diffusione:154324
tiratura:222715
Il "dossier Torino" per i bond islamici
MARIA TERESA MARTINENGO
Giunto alla terza edizione, dopo aver saldato rapporti e approfondito conoscenze, il Turin Islamic Economic
Forum in corso fino a stasera a Torino Incontra quest'anno presenta la sua «lista nozze», un ventaglio di
progetti per Torino e il Piemonte su cui gli investitori dei Paesi musulmani potrebbero posare il loro sguardo
e il loro potere finanziario.
Il Tief ieri è stato aperto dal vice sindaco Guido Montanari: «Questa due giorni - ha spiegato -, l'unica al
mondo organizzata da una municipalità, sottolinea quanto Torino si riaffermi laboratorio e guida nello
sviluppo economico e sociale. Questo incontro internazionale sulla finanza islamica dimostra che il
cambiamento si guida attraverso l'inclusione, la tolleranza e il rispetto dei diritti di tutti». Montanari, ha citato
tra i progetti nei quali potrebbero entrare gli investitori islamici la linea 2 della metro: «Gli investimenti sulle
infrastrutture in progettazione a Torino sono benvenuti, in particolare se poggiano su una finanza con una
visione pubblica e a forte contenuto sociale».
Paolo Pietro Biancone, responsabile dell'Osservatorio sulla Finanza Islamica dell'Università di Torino, ha
spiegato che «la lista va dal "servizio da caffè" in su». Un crescendo che guarda al futuro della città
spaziando tra tecnologia, cultura, infrastrutture. «La Regione - ha riassunto - promuove il Parco della
Salute, Altec Aerospazio presenta l'accordo con la Malesia per le città spaziali, i voli sub-orbitali con la
Virgin e il progetto del Museo dello Spazio a Torino». Ancora: «Il Distretto dell'auto elettrica presenta la
"fabbrica chiavi in mano", mentre l'ad di Sistemi Urbani, Ferrovie Italiane, Carlo De Vito, illustrerà il progetto
per il grattacielo nell'area di fronte al grattacielo di Intesa San Paolo. Il budget dei possibili investitori è
illimitato, mentre i progetti vanno dai 160 milioni di Altec ai 500 del Parco della Salute al miliardo della
metro». Ma essere credibili per gli investimenti significa creare condizioni adatte, inclusive. È anche la
politica delle «piccole cose. «Un esempio: nelle farmacie torinesi lavorano 58 laureati con origini nei Paesi
musulmani, ma è prevista formazione sui farmaci halal per tutti, mentre con l'assessorato al Commercio si
farà formazione degli operatori per hotel e ristoranti "halal friendly". Teniamo presente - ha osservato
Biancone - che nei ristoranti sono comuni ormai i menù per intolleranze varie, ma non esiste attenzione per
l'alimentazione halal».
Abdullah Mohamed al Awar, Ceo del Dubai Islamic Forum, ieri ha illustrato lo strumento principe attraverso
cui dovrebbero passare gli investimenti: i "Sukuk", Bond islamici, basati su beni materiali e non sulla
speculazione finanziaria (regola base della finanza islamica!). Possono essere lanciati dai governi dei Paesi
stranieri interessati a investimenti: il Regno Unito e Hong Kong hanno già approfittato di questo tipo di
opportunità, mentre il Lussemburgo ci sta ragionando. Al buffet, ieri, si è brindato con bollicine Bosca
rigorosamente halal. Per la cronaca, anche la salsiccia di Bra può entrare nelle cucine degli osservanti. BY
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Il forum internazionale
07/03/2017
Pag. 47 Ed. Torino
diffusione:154324
tiratura:222715
Rispedito in India il farmaco anti-epatite
ALESSANDRO MONDO
«V ogliamo curare tutti i malati, e non possiamo più aspettare. O la trattativa si sblocca, nell'interesse dei
pazienti, o come Regioni siamo pronti ad estendere il principio di concorrenza anche ai nuovi farmaci per la
cura dell'Epatite C». In altri termini: a metterli a gara per ottenere a parità di efficacia il prezzo più
vantaggioso.
L'annuncio di Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità e coordinatore della Commissione Salute
della Conferenza delle Regioni, arriva in una fase estremamente delicata. Un «assist» a Mario Melazzini,
direttore generale dell'Aifa, l'Agenzia Italiana del Farmaco, impegnato in una trattativa no-stop con le case
farmaceutiche per ricontrattare i prezzi oggi proibitivi dei medicinali anti-epatite. «Pieno sostegno a
Melazzini», precisa Saitta. E a tutti i pazienti i quali, non rientrando nei criteri fissati da Aifa per accedere
alla terapia in regime di rimborsabilità ma trovandosi a fronteggiare la malattia, cercano di procurarsi in ogni
modo i farmaci salva-vita: a costo di ordinarli direttamente in India.
Emblematico il caso di un lettore, pubblicato ieri su «Specchio dei Tempi», frustrato nelle sue speranze. «Il
farmaco è arrivato a Milano il 13 febbraio, ad un costo inferiore a 2 mila euro. Pensate la gioia - racconta -.
Solo che a Milano l'Ufficio di sanità aerea Usmaf non ha concesso il nulla osta sanitario allo sdoganamento
e il 20 febbraio il farmaco è stato rimandato in India impedendomi di guarire. Per farlo dovrei pagare 74 mila
euro: tanto dicono che costi il farmaco dell'Harvoni, con gli stessi principi attivi di quello indiano».
Vicenda paradossale, che ripropone una situazione insostenibile e insieme ad altre, dello stesso tenore,
compatta il fronte Regioni-Aifa: in assenza di un accordo sui prezzi, l'Agenzia si è già detta pronta a
produrre in proprio i farmaci anti-epatite negli stabilimenti farmaceutici militari di Firenze. «L'obiettivo è
allargare i criteri previsti da Aifa per garantire a tutti i pazienti la terapia in regime di rimborsabilità - spiega
Loredano Giorni, direttore Farmaceutica della Regione -: operazione impossibile, se prima non si riduce il
prezzo dei farmaci».
L'assetto attuale non solo determina disparità tra malati e malati ma aumenta la confusione. Nel caso del
nostro lettore, riflettono dalla Regione, probabilmente il farmaco è stato bloccato dall'Usmaf perchè si
ravvisavano gli estremi di commerciabilità: operazione vietata dalla legge. Se si fosse recato in India,
avesse acquistato il prodotto sulla base di una ricetta motivata, fatta da un medico in loco, e fosse rientrato
in Italia con il farmaco in tasca forse nessuno avrebbe avuto da eccepire. In quel caso, è il ragionamento, si
sarebbe configurato come uso personale. Insomma: la confusione, e gli equivoci, regnano sovrani. Da qui
la possibilità di ricorrere alle gare, un altro spauracchio in aggiunta a quello prospettato da Aifa. A maggior
ragione, considerato che ormai i farmaci brevettati sono più di uno. Molta acqua è passata sotto i ponti da
quando la Regione Toscana tentò la strada della gara in solitaria: ora i tempi sono maturi, anche per questa
soluzione. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Il caso su «Specchio dei Tempi»
07/03/2017
Pag. 46 Ed. Aosta
diffusione:154324
tiratura:222715
Visite, parole e sorrisi nel segno dell'8 marzo
francesca soro daniela giachino
In molte località della Valle domani sono state organizzate manifestazioni per celebrare la Festa della
donna in occasione del tradizionale appuntamento dell'8 marzo. Nella sala consiliare di Saint-Pierre la
guardiaparco del parco nazionale del Gran Paradiso e cavaliere della Repubblica Milena Béthaz si racconta
in un incontro pubblico alle 20,45. Alla Tour de Villa di Gressan alle 20,30 omaggio alle donne attraverso il
reportage di Loredana Taglieri e Ugo Lucio Borga «Stories of women at war». Sempre a Gressan, il Pezzoli
propone una serata da «Meravigliosa creatura»: cena, spettacolo musicale di Patrick Mittiga, coktail offerto
in taverna e discomusic con lo staff Malefika. Allo sportello filatelico dell'ufficio postale in Ribitel ad Aosta , è
disponibile l'annullo filatelico per la Giornata internazionale della donna. Alle 18 alla vineria Cavatappi, in
via Tourneuve, aperitivo musicale con Paola Bortolotti, Serena Del Vecchio e Evelyne Parouty: «Se
permettete, (noi donne) cantiamo di donne». Al centro L'energia Sottile in corso Lancieri la femminilità si
festeggia in un incontro sulle «Costellazioni famigliari» con Marco Massignan, creatore delle costellazioni
rituali (347/7862066). Alla farmacia di Quart tutte le donne potranno avere una consulenza con la
naturopata Silvana Piotti per recuperare l'energia dopo l'inverno, far risplendere la pelle e i capelli
(0165/765153).
Il Forte di Bard rende omaggio al pubblico femminile che potrà visitare gratuitamente le mostre «Wildlife
Photographer of the Year» e «Robert Doisneau. Icônes». Alle 15 sarà inoltre organizzata, sempre a
ingresso gratuito e sino a esaurimento dei posti disponibili, una visita guidata alla mostra fotografica di
Doisneau. Le prenotazioni si possono effettuare in loco il giorno stesso o al numero 0125/833818 (ore
ufficio). La biblioteca di Hône , in collaborazione con Afi (Associazione famiglie italiane), organizza alle
20,45 nella saletta della biblioteca la proiezione del film di Paolo Virzì «Pazza gioia», commedia ironica che
guarda al mondo femminile con una particolare sensibilità; al termine, una discussione guidata da Laura
Canneti. Speciale festa targata Pecora Nera al Dinus di Arnad alle 19 con esibizione di un corpo di ballo
maschile. Festa della Donna con ciaspole, yoga, Spa e apericena dalle 14 al MonterosaTerme di
Champoluc ad Ayas . Iscrizioni entro le 14 di oggi al 340/7742819. Il Casinò di Saint-Vincent riserva alle
sole donne una serata speciale con animazione, ballo, Bingo, Dj Set, pasta party e strip tease maschile:
inizio alle 19 alla Brasserie du Casinò. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Il tradizionale appuntamento in rosa
07/03/2017
Pag. 35 Ed. Abruzzo
diffusione:115344
tiratura:158020
GIULIANOVA Entra armato di taglierino in una farmacia di Tortoreto e scappa con l'incasso della giornata
sull'auto guidata dal complice. Ma la fuga dura poco in quanto vengono intercettati e fermati da una
pattuglia dei carabinieri zona industriale di Colleranesco a Giulianova. L'assalto si è verificato poco dopo le
19 di ieri alla farmacia Misantone, gestita dalla dottoressa Paola Piccardoni, ubicata al numero 106 della
statele adriatica di Tortoreto. Al termine della fuga, i due venivano bloccati a Colleranesco e portati in
caserma. Secondo le prime indiscrezioni sarebbero entrambi di Giulianova, per la precisione un ex
carabiniere con il complice che sono stati a lungo interrogati dal comandante della Compagnia, il capitano
Domenico Calore, che ha convocato in caserma anche la titolare della farmacia per un confronto. I due
sono attualmente in stato di fermo in attesa delle decisioni che adotterà il magistrato di turno informato
sull'accaduto mentre continuano le indagini ed i controlli da parte dei militari della Compagnia giuliese.
F.M.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Colpo in farmacia preso nella notte un ex carabiniere `
07/03/2017
Pag. 3 Ed. Milano
diffusione:106834
tiratura:139701
Nuovo bando regionale contro l'azzardopatia
Stanziati due milioni di euro. Pd critico: c'è solo un mese per presentare i progetti Il primo finanziamento ha
coinvolto 700 enti locali e 1.500 organizzazioni per 68 piani di contrasto I nuovi fondi andranno a integrare
anche quelli già avviati l'anno scorso
ANDREA D'AGOSTINO
Un nuovo finanziamento dalla Regione contro l'azzardo, un convegno e una novità tecnologica per
contrastare l'azzardopatia. Tante le novità emerse ieri, a partire dal bando regionale indetto ieri da due
milioni di euro e rivolto ai Comuni e alle associazioni. Si tratta del secondo bando, dopo il primo che ha
coinvolto 700 enti locali, 1.500 organizzazioni varie (tra associazioni, scuole, parrocchie, aziende sanitarie)
per un totale di 68 progetti finanziati. Il bando, ha spiegato l'assessore regionale al Territorio Viviana
Beccalossi, team leader della giunta regionale in tema di gioco d'azzardo patologico, è articolato in tre parti:
la prima rivolta alla prosecuzione di progetti già finanziati in precedenza (che riceveranno un contributo da
5.000 a 15.000 euro), la seconda a nuovi progetti (da 5.000 a 30.000) e la terza dedicata a nuovi progetti
presentati da soggetti già finanziati con il precedente bando (stesso importo della seconda parte). Ecco gli
ambiti di azione: informazione e comunicazione, formazione, ascolto e orientamento, mappatura e
contestuale azione di controllo, vigilanza, ricerca. I Comuni potranno presentare i progetti dal 13 marzo al
14 aprile; saranno valutati da una commissione che al termine stilerà una graduatoria e assegnerà i
finanziamenti entro il 31 maggio. Proprio la tempistica del bando è stata criticata ieri dal Pd. «Manca poco
più di un mese alla scadenza, non c'è molto tempo. E così non si permette di allargare la partecipazione ad
una platea più vasta di soggetti», ha detto il consigliere Carlo Borghetti della commissione Sanità e politiche
sociali della Regione, che a Palazzo Pirelli ha introdotto il convegno Regolamentare il gioco: ridurre la
domanda e l'offerta, salvaguardare le persone , organizzato dal gruppo regionale lombardo Pd e dal gruppo
al Senato del partito. Per il senatore Franco Mirabelli, capogruppo in commissione parlamentare Antimafia,
la necessità di regolamentare il gioco deve essere condivisa da tutte le istituzioni. «La Conferenza StatoRegioni e il successivo decreto governativo che ne scaturirà potranno essere la risposta a quella domanda:
un passo che sarà decisivo per la riforma e il riordino del settore». Purtroppo, ha aggiunto Emilia De Biasi,
presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, «non è affatto automatico che le Regioni
prevedano servizi sanitari di prevenzione e contrasto. Abbiamo bisogno di politiche di prevenzione
coordinate». Al convegno è stata presentata la app "Salvagioco", già brevettata, che funziona come un
"testimone": per iniziare la partita il giocatore deve inserire nella macchinetta (ma si può anche adattare al
gioco online) i dati del proprio profilo; in seguito l'applicazione salva in un database tutte le informazioni,
garantendo la tracciabilità della giocata. Tra le altre funzioni, l'impostazione di un massimale di perdite
mensili o la possibilità di incassare la vincita sul conto corrente.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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L'iniziativa
07/03/2017
Pag. 12
diffusione:38667
tiratura:91773
San Severo, arriva il coprifuoco " Meglio la mafia, ora è il caos "
Nel Foggiano Lo sciopero della fame del sindaco, i rinforzi mandati dal Viminale, il rogo dei migranti
SANDRA AMURRI
inviata a San Severo (Foggia) Sembra il far west . Colpi di pistola contro le camionette dei carabinieri,
negozi rapinati in pieno giorno e in pieno centro. San Severo, provincia di Foggia, Italia, 60 mila abitanti, fra
il Gargano e Padre Pio, dove è stato assessore alla legalità l'attuale governatore della Puglia, Michele
Emiliano, sotto scacco da sempre della mafia, strozzata dalla crescente povertà, da qualche tempo, è
anche teatro di bande criminali. Un ' emergenza che si è sovrapposta al rogo del ghetto dei migranti (due
morti) di Rignano Garganico, che dista da qui appena 20 km. Dalle indagini in corso, non sembra emergere
alcun legame fra i due fenomeni. IL 22 FEBBRAIO scorso, quando nel giro di cinque minuti, in diversi punti
della città, le rapine hanno colpito una farmacia, una tabaccheria del centro e un supermercato, il sindaco,
l'avvocato Francesco Miglio, Pd, a capo di una coalizione di centrosinistra più liste civiche, per richiamare
l'attenzione delle istituzioni, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame. Dopo sei giorni il ministro
dell'Interno, Marco Minniti, ha convocato il primo cittadino, che è anche presidente della Provincia di
Foggia, al Viminale. Miglio ha chiesto l'istituzione della Direzione distrettuale antimafia, del reparto
anticrimine in provincia con sede fissa e per il momento ha ricevuto solo l'invio dei rinforzi. Per le vie del
centro e, non solo, sono stati istituiti posti di blocco, poliziotti in borghese fermano e perquisiscono i
passanti con borse e zaini. Atmosfera da coprifuoco. Ma proprio mentre la città era blindata si sono
verificate altre rapine contemporaneamente in una macelleria e in un negozio di ottica e sono state prese a
pistolettate le camionette dei corpi speciali inviati da Roma di fronte all'hotel Giancola, dove alloggiavano gli
agenti. Erano le 4.02 della notte quando una sola persona ripresa dalle telecamere dell'hotel, ha sparato tre
colpi ed è fuggita a bordo di un'auto, rivelatasi rubata, abbandonata fuori città. I cittadini sono esausti,
hanno paura a passeggiare. Le vie del centro storico, dove avveniva il tradizionale " struscio " sono
deserte. " Prima c'era il capomafia, tutti sapevano chi era " , racconta una giovane signora ben vestita in
cambio dell'anonimato " e se accadeva qualcosa sapevi a chi rivolgerti, adesso è il caos " . Come dire che
la mafia, forse, presa dalla ricerca di nuovi equilibri interni, non riesce più a controllare il territorio e,
paradossalmente, a offrire sicurezza. " Qui l'emergenza c'è da sempre " , è la disarmante affermazione del
questore di Foggia, Piernicola Silvis. " Esi ste la criminalità organizzata ma anche quella comune, balordi
che per sbarcare il lunario fanno furti e rapine. Si arriva facilmente al colpo di pistola, anche per banalissimi
litigi. Addirittura liti condominiali sono state regolate a suon di bombe " . Il questore azzarda che " gli spari
alle camionette potrebbero anche essere la vendetta dei caporali per lo sgombero del ghetto di Rignano. Si
sono visti sottrarre manodopera " . E un vero e proprio urlo di aiuto arriva da monsignor Lucio Renna della
diocesi apostolica di San Severo: " La povertà è in crescita e la microcriminalità aumenta in maniera
esponenziale, i cittadini sono allo stremo delle forze " . Come sempre accade si cerca di chiudere la stalla
quando i buoi sono scappati, come se questa situazione si fosse materializzata imp r o v v i s amente, ripet
o n o t u t t i quelli che incontriamo nei bar, nei negozi, quasi deserti, accanto a quelli con le serrande
abbassate con scritto, affittasi, vendesi. E guai a parlare di politica, la risposta è sempre la stessa: destra,
sinistra, noi siamo abbandonati. DI CERTO, la richiesta di una maggiore presenza di forze dell'ordine, fatta
da tempo, dal sindaco è stata ignorata a lungo, tant'è che lo stesso è dovuto ricorrere all'eclatante iniziativa
dello sciopero della fame. Lo incontriamo al termine di una giornata convulsa, è appena terminato l'incontro
con il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. " La paura è forte, le persone rinunciano ad andare
al supermercato, in farmacia, al ristorante e questo non fa che aggravare un contesto di forte disagio
sociale. Gli spari ai mezzi speciali inviati dal ministero parlano chiaro, dicono allo Stato: non ci fai paura, ma
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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IL REPORTAGE Puglia Indagini a tappeto dopo le rapine e gli spari sui mezzi delle forze dell ' ordine. E in
strada c ' è chi rimpiange i vecchi boss
07/03/2017
Pag. 12
diffusione:38667
tiratura:91773
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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noi intendiamo chinare la testa " . Può bastare, secondo lei, una risposta repressiva a un fenomeno così
articolato? " C er tamente no, seppure ora abbiamo bisogno di sentirci rassicurati dalla presenza delle forze
dell'ordine che, purtroppo, soffrono di carenza di organico e di risorse " , come conferma il capo della
polizia Franco Gabrielli. " Nel frattempo - continua il sindaco - le indagini della Dda sono in corso e presto
avranno risvolti chiarificatori. Io faccio il mio dovere supportato anche dalla parte sana della città che mi
manifesta la sua vicinanza " . Criminalità organizzata ma anche comune, balordi che fanno furti e rapine. Si
arriva facilmente al colpo di pistola per banalissimi litigi. Addirittura liti condominiali sono state regolate a
suon di bombe IL QUESTORE P. SILVIS IL QUESTORE P. SILVIS
Foto: L ' incendio e le pistolettate Il rogo del Gran Ghetto (2 migranti morti) e i mezzi della polizia colpiti a
San Severo Ansa
07/03/2017
Pag. 5 Ed. Rimini
diffusione:100036
tiratura:134560
Ladri scatenati, ma l'allarme li manda in bianco
LA BANDA DEL BUCO In via Circonvallazione Nuova i malviventi hanno praticato un foro nel muro della
ditta
L'ALLARME manda in bianco i ladri. Doppio tentativo di furto nella notte tra domenica e lunedì, ma in
entrambi i casi i malviventi sono rimasti praticamente a mani vuote. Il primo blitz è andato in scena in via Di
Mezzo. Qui i soliti ignoti ha provato a ripulire una farmacia. Dopo aver forzato la grata con un piede di
porco, hanno sfondato la vetrata e si sono introdotti nel locale, ma proprio in quel momento è entrato in
funzione l'allarme. La banda ha fatto in tempo amettere sottosopra la farmacia, ma non è riuscita ad avere
la meglio sulla cassa con il denaro. A quel punto i banditi, messi alle strette, non hanno potuto far altro che
battere in ritira, facendo perdere le loro tracce prima dell'intervento dei carabinieri e della vigilanza privata. I
militari hanno acquisito le immagini delle telecamere a circuito chiuso, nella speranza di ricavare indizi utili
alle indagini . Stando alle prime ricostruzioni, dietro il tentativo ci sarebbe un trio di malviventi, tutti con il
volto coperto, arrivati in via Di Mezzo su delle biciclette. UN COPIONE molto simile si è ripetuto poco dopo
in via Circovallazione Nuova. Questa volta a finire nel mirino è stata una ditta di materiali edili, che ha
ricevuto la visita sgradita della banda del buco. I ladri sono entrati nel cortile dell'azienda. Poi, utilizzando
alcuni attrezzi trovati sul posto, hanno iniziato a scavare un passaggio nel muro perimetrale, nel tentativo di
introdursi negli uffici. Il loro tentativo ha però avuto il solo effetto di far scattare l'allarme. I malviventi sono
scappati a tutta velocità, senza portare via nulla. Sono in corso delle indagini per risalire all'identità dei ladri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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FALLITI DUE TENTATIVI DI FURTO: NEL MIRINO UNA FARMACIA E UNA DITTA DI MATERIALI EDILI
07/03/2017
Pag. 14 Ed. Macerata
diffusione:100036
tiratura:134560
Farmacie, via al conto alla rovescia per la fusione
IL PRIMO maggio, la società Farmacie comunali compirà sessant'anni, ma la ricorrenza non sarà
celebrata. Entro il 31 marzo, infatti, essa confluirà in Atac Civitanova spa e la fusione determinerà, oltre alla
decadenza degli organi sociali, la cancellazione dal registro delle imprese. A decorrere dal primo aprile,
quindi, sarà l'Atac a gestire il ciclo delle acque, i trasporti e i medicinali. L'atto di fusione dovrà essere
stipulato davanti a un notaio. La giunta Corvatta concretizza così una delle scelte politiche inserite nel
programma, con l'obiettivo di ridurre il numero delle società partecipate e i relativi cda, realizzando
economie. Tra i propositi annunciati, c'era anche la vendita di una o due farmacie, ma visto che la
scadenza del mandato è ormai dietro l'angolo, l'operazione non dovrebbe avere luogo, perché non ci
sarebbero più i tempi tecnici. Se ne parlerà nel corso della prossima consiliatura, o forse la questione
cadrà. UNA LUNGA storia, quella della società Farmacie comunali, che si interrompe proprio alla vigilia del
60esimo anniversario della istituzione. Una storia che comincia nel lontano 1957 quando, su deliberazione
del Consiglio comunale, fu inaugurata la prima struttura, in via Alighieri. Sindaco era l'onorevole Marcello
Simonacci di Recanati; si scelse il primo maggio per l'apertura ufficiale, si chiamò Farmacia municipalizzata
e il primo presidente fu Nando Squadroni, di professione musicista, consigliere comunale Dc. Per la
seconda struttura di vendita (corso Garibaldi) si dovette aspettare dodici anni, la decisione fu assunta
durante la consiliatura di Aldo Gatti, con una maggioranza piuttosto insolita per quei tempi, formata da
repubblicani, socialdemocratici, socialisti e comunisti. Era il 1969, presidente fu indicato Luigi Antinori, sotto
il cui mandato, nel 1972, fu aperta la terza farmacia, in via Indipendenza. A reggere quell'anno le sorti del
Comune era un commissario prefettizio, Mariano Foti. La storia non finisce qui. E siccome anche i residenti
di periferia hanno necessità di farmaci, ecco la farmacia 4, a Santa Maria Apparente, e la 5, in via Ginocchi.
È di istituzione recente, infine, la numero 6, in via Einaudi, sotto la presidenza di Carlo Centioni, con
Corvatta sindaco. Una società partecipata con ben sei strutture di vendita, quindi, cioè una vera rarità per
un Comune di 40mila abitanti. Giuliano Forani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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CONFLUIRANNO NELL'ATAC SPA
07/03/2017
Pag. 17
diffusione:76979
tiratura:107166
La manifestazione si svolgerà dal 12 al 21 maggio Ecco le aree coinvolte
BEN 874 persone hanno effettuato esami e visite mediche in piazza della Chiesa a Sesto, due giorni fa, per
l'iniziativa 'Lions in piazza per la prevenzione sanitaria gratuita'. Un dato che mostra il successo della
manifestazione promossa dal Lions Club di Sesto in collaborazione con Croce Rossa, Misericordia di
Sesto, Pieve di San Martino, l'Ordine di Malta, ma è anche una spia di una crisi economica che perdura e
porta a cercare di limitare i costi anche per le spese mediche. Ventidue le specialità e le prestazioni a
disposizione: «In particolare - sottolinea Walter Baluardi, 'motore' della giornata - sono stati effettuati 140
controlli per il diabete, 70 moc e 75 ecodoppler carotidei. La nostra attività a Sesto proseguirà perché, in
collaborazione con le farmacie comunali, in tre ambulatori promuoveremo da aprile una giornata di visite
gratuite al mese per ginecologia, patologie prostatiche e malformazione dell'anca in età pediatrica». In
piazza per ringraziare volontari, medici, infermieri, operatori è arrivata l'assessore alle politiche sociali
Camilla Sanquerin: «Il Comune - ha detto - ha dato il patrocinio a un'iniziativa che sposiamo volentieri».
Ringraziamenti anche da Maria Tauriello, capogruppo consiliare di Forza Italia. S.N.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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AL LAVORO
07/03/2017
Pag. 12 Ed. Arezzo
diffusione:76979
tiratura:107166
ANCHE se spesso per chi ha un animale in casa il problema del mantenimento (a parte i casi di seri guai
economici improvvisi magari dovuti alla crisi o a qualche cambiamento), viene "minimizzato" dal grande
affetto che l'animale porta nella vita di tutti i giorni, fa senz'altro piacere il fatto di poter scaricare parte delle
spese nella dichiarazione dei redditi. E quest'anno - come ci spiega Irene Serena, dottore commercialista
con studio a Firenze - è tutto più semplice: «Con la circolare 24/E del 27 febbraio 2017 l'Agenzia delle
Entrate ha chiarito che le spese relative all'acquisto di medicinali veterinari sono detraibili a condizione che
siano certificate da scontrino "parlante" e che, con riferimento alla detraibilità delle spese sostenute per
farmaci veterinari, non sia più necessario conservare la prescrizione del medico. L'Agenzia ha specificato
altresì che non rileva il luogo dove sono stati acquistati detti medicinali, per cui gli stessi risultano detraibili
anche se acquistati in strutture diverse dalle farmacie, purché a ciò autorizzate dal Ministero della Salute (
così come vale per la vendita di farmaci generici nei supermercati), sempre che la natura di farmaco sia
attestata dallo scontrino parlante. La Legge di Stabilità 2016 ha ampliato la platea dei soggetti interessati
all'obbligo della trasmissione telematica dei dati prevedendo che anche i veterinari siano obbligati a
trasmettere telematicamente tutte le operazioni effettuate dal 1 gennaio 2016 a favore dei clienti persone
fisiche che detengano legalmente animali allo scopo di compagnia o per la pratica sportiva». «PERTANTO
- sottolinea Irene Serena - per agevolare il contribuente e nell'ambito della semplificazione e della
"compliance" nei rapporti fisco-contribuente, il prossimo modello di dichiarazione precompilata (730/2017 o
Unico/2017) riporterà tutte le spese veterinarie sostenute dal contribuente, a differenza dello scorso anno,
nel quale invece queste non erano presenti». La nota dolente resta l'importo massimo che è possibile
detrarre. «E' PREVISTA una detrazione Irpef del 19% delle spese veterinarie sostenute nell'anno fino ad un
importo massimo di 387,34 euro, per la parte che eccede la franchigia di 129,11 euro - sottolinea infatti
Irene Serena -. Il limite è unico per tutte le spese veterinarie sostenute, indipendentemente dal numero di
animali posseduti, ed è limitato alle spese per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia
o per la pratica sportiva, mentre non sono detraibili le spese per la cura degli animali destinati
all'allevamento o detenuti nell'esercizio di attività commerciali o agricole». «A parer mio e anche come
confermato da molti dei miei clienti che detengono uno o più animali da compagnia - aggiunge - la
disciplina della detraibilità delle spese veterinarie appare molto restrittiva, considerato anche che oggi come
oggi i nostri amici a quattro zampe sono considerati sempre più come membri della famiglia. Il limite
massimo di spese detraibili appare infatti risibile se consideriamo che per un animale o più animali
bisognosi di cure e/o di interventi chirurgici, saranno spesi importi decisamente più elevati. Pertanto ci
auguriamo che a livello governativo in futuro ci sia una maggiore attenzione verso gli amici animali con
conseguente eliminazione del limite di spesa detraibile così come per le spese mediche relative alle
persone fisiche». INOLTRE anche il fatto che i mangimi speciali non siano detraibili «appare altresì
limitante dice ancora Irene Serena - posto che sovente ci sono animali che per tutta la vita devono nutrirsi
con questo tipo di alimentazione per curare determinate patologie e che il costo degli stessi risulta essere
molto elevato per il padrone».
QUESTO micione sterilizzato, trovato da alcuni volontari aretini a Amatrice, se non trova una nuova casa
sarà trasferito in gattile. Serve una adozione. Info: 392.8008088.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Spese mediche per Fido e Micio Ora la detrazione è più semplice
07/03/2017
Pag. 11 Ed. Viareggio
diffusione:76979
tiratura:107166
Niente più farmaci nei distretti sanitari I cittadini dovranno andare in altri
Comuni
NUOVI disagi per i cittadini alle prese con la sanità pubblica. Arriva lo stop all'erogazione diretta dei farmaci
nei distretti sanitari di Camaiore e Pietrasanta. La motivazione data dall'Asl di area vasta in accordo con la
direzione aziendale riguarderebbe tagli fatti per «motivi organizzativi». A PARTIRE dal 9 marzo cesseranno
infatti la loro attività i servizi di erogazione diretta farmaci nei comuni di Camaiore e Pietrasanta. I cittadini,
per soddisfare le proprie necessità, dovranno quindi recarsi agli sportelli delle farmacie ospedaliere e
distrettuali nelle seguenti località: all'Ospedale Versilia il lunedì e il venerdì dalle 9,30 alle 15, e il sabato
dalle 9 alle 13 (tel 05846059410); a Massarosa il lunedì dalle 8,45 alle 10,30 (tel 05846056659); a
Seravezza il mercoledì dalle 8,45 alle 10,30 (tel 05846056704); a Querceta il mercoledì dalle 11,15 alle 13
(tel 05846056112); e a Viareggio il martedì e il venerdì dalle 9 alle 13 (tel 05846059256).
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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ASL IL DISAGIO COLPISCE ANCHE PIETRASANTA. I SERVIZI ATTIVI
07/03/2017
Pag. 31 Ed. Benevento
diffusione:40854
tiratura:59807
Cup e ambulatori: rischio scippo
Sos del gruppo «La svolta» che teme il trasferimento nella vicina Telese Terme Il futuro A rilanciare la
struttura potrebbe essere l'hospice i cui lavori vanno a rilento
Luella De Ciampis
C'è la concreta possibilità che gli uffici del Centro Unico di Prenotazione e gli ambulatori che si trovano
nell'ex struttura ospedaliera «Madonna delle Grazie» di Cerreto Sannita siano trasferiti nel comune di
Telese Terme. A lanciare l'allarme è il gruppo consiliare di minoranza del Comune di Cerreto, «La Svolta»,
pronto a mettere in atto tutte le strategie e le azioni per evitare che questo avvenga. La decisione nasce
dalla necessità di evitare che i cittadini siano privati di un altro importante servizio e che sia inferto un
ulteriore colpo all'economia e al tessuto sociale del paese. In realtà, l'ex presidio ospedaliero di Cerreto, al
pari di altre strutture del territorio, negli anni è stato deprivato di una serie di servizi che erogava in
precedenza. La struttura, che entrò in piena attività a metà degli anni '80, nel 2008, in base al piano di
ristrutturazione e riqualificazione della rete ospedaliera, insieme al «San Giovanni di Dio» di Sant'Agata de
Goti, confluì nel nuovo presidio ospedaliero «Sant'Alfonso Maria de Liguori», sempre a Sant'Agata, dove
furono trasferite tutte le unità operative. Nel 2011 fu trasformata in ospedale di comunità, sede di un primo
soccorso e di uffici di assistenza sociale. Una graduale sottrazione, quella avvenuta nel corso degli anni, a
causa dei tagli inferti alla Sanità, che rischia di culminare con il trasferimento del Cup e dei pochi ambulatori
superstiti. Ora rimane accesa la speranza per la realizzazione dell'hospice per le cure palliative e la terapia
del dolore i cui lavori, peraltro già appaltati, sembrano tuttavia avere tempi lunghi di esecuzione. «Il progetto
per la realizzazione dell'hospice - commenta l'ex commissario straordinario dell'Asl, Gelsomino Ventucci era già stato messo a punto alcuni anni fa ed erano stati individuati i locali da destinare a punto di
riferimento per i malati terminali e per le loro famiglie. Contestualmente, fu inoltrata richiesta alla Regione
per poter creare un hospice pediatrico presso il reparto di pediatria dello stessa struttura». Quindi, la
sottrazione di servizi sembra non riguardare solo Cerreto Sannita, ma investe tutto il Sannio. Infatti, se
l'ospedale di Cerreto è stato riconvertito, non hanno avuto sorte migliore la struttura ospedaliera di
Sant'Agata de Goti, che ha visto sfumare la possibilità di avere un polo oncologico e per cui, da anni si
parla della creazione di un servizio di assistenza per soggetti in stato vegetativo e di minima coscienza
(Suap), mai istituito, l'ospedale di San Bartolomeo in Galdo, in costruzione da 50 anni, visitato l'anno scorso
dall'attuale direttore generale Franklin Picker e mai potenziato e la residenza per anziani di Morcone a
rischio soppressione, che, per essere «salvata», potrebbe essere trasformata in residenza per malati di
alzheimer. Intanto, c'è la delibera di giunta della Regione Campania a ufficializzare la distribuzione gratuita
del kit Fmg, per la misurazione del diabete di tipo 1, attraverso le farmacie territoriali e ospedaliere. ©
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Foto: In bilico L'ex ospedale «Madonna delle Grazie» di Cerreto Sannita
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Cerreto Sannita Nubi sulle sorti dei servizi presenti nell'ex ospedale
07/03/2017
Pag. 44 N.12 - 7 marzo 2017
diffusione:64502
tiratura:117593
È PRIMAVERA! CAMBIA IL TUO BEAUTY
Creme più fluide, prodotti detox, tinte delicate per il trucco: la bella stagione porta leggerezza. Ma anche
tante novità
Laura D'Orsi
Si avvicina il momento del cambio degli armadi, quando non si vede l'ora di riporre gli indumenti pesanti per
lasciare spazio a consistenze più leggere e colori più vivaci. Un'operazione che vale non solo per il
guardaroba, ma anche per il beauty case. «I trattamenti viso e corpo devono adeguarsi alla nuova stagione.
Cambiano le texture, i principi attivi e in qualche caso serve una vera e propria "cura ricostituente". Pelle e
capelli hanno bisogno di un surplus di attenzioni per ritrovare luminosità e splendore dopo l'inverno»,
osserva Mariuccia Bucci, dermatologa. Ecco tutto quello che occorre per preparare un perfetto beauty case
primaverile, con un occhio di riguardo alle nuove tendenze. LE CURE PER IL VISO Per pulire la pelle metti
da parte latte detergente e tonico e preferisci un'acqua micellare con estratti vegetali. «È ideale perché
elimina trucco e impurità in modo delicato ed è adatta a tutti i tipi di cute», spiega la dottoressa Bucci. «Il
latte tende a lasciare delle tracce di sostanze grasse che con le temperature più calde, possono dare una
sensazione di appiccicaticcio. Con un solo gesto, invece, ci si assicura una detersione profonda rispettando
l'equilibrio della pelle». Anche la crema diventa più leggera. Preferisci texture fluide al posto di quelle ricche
e molto nutrienti. «Le consistenze ideali sono le emulsioni vellutate o le creme sorbetto, ancora più leggere
e idratanti. Se hai una cute grassa punta su mousse o gel, mentre per la pelle secca puoi provare i nuovi oli
effetto asciutto, che nutrono senza ungere. Sotto la crema può essere necessario un siero in base alle
esigenze del tuo viso: antiossidante, antirughe o schiarente se hai le macchie. E una volta alla settimana,
non farti mancare un gommage delicato oppure, anche ogni giorno, una lozione con leggero effetto
esfoliante, seguito da una maschera detox per togliere il grigiore dell'inverno e illuminare la carnagione. IL
MAKE UP PESO PIUMA Al posto del fondotinta, prova una crema idratante colorata (ce ne sono anche in
gel), oppure una BB o una CC cream, che idratano e perfezionano l'incarnato senza appesantire la pelle.
Scegli un prodotto che abbia anche i filtri solari, così con un gesto solo ti assicuri anche un'adeguata
protezione dai raggi Uv. Un tocco di blush sulle guance ti basterà per ricreare un salutare effetto bonne
mine. Se di solito ti trucchi poco, puoi ridurre ulteriormente i passaggi e puntare su un fondotinta minerale in
polvere, da distribuire con un pennello kabuki su tutto il viso. «Gli ingredienti principali del trucco minerale
sono biossido di titanio e ossido di zinco. E sono entrambi schermi fisici, usati nelle creme solari, con un
Spf pari a 15», spiega la cosmetologa Antonella Antonini. Oltre a proteggerti dal sole, il fondotinta minerale
è privo di ingredienti di sintesi ed è ipoallergenico: ideale per "lasciare libera" la pelle in questa stagione.
Unico neo: le polveri minerali tendono ad asciugare la cute. Per questo, se è secca, occorre applicare
prima una base molto idratante. LA BEAUTY ROUTINE PER I CAPELLI Con la bella stagione si sente il
bisogno di lavare i capelli più spesso, soprattutto se si trascorre molto tempo all'aria aperta. Per non
stressare la chioma, ci vuole uno shampoo delicato, meglio senza parabeni e tensioattivi aggressivi.
Alleggerisci anche il balsamo, scegliendo una versione in mousse o un prodotto leave-on, cioè senza
risciacquo, perfetto dopo la piscina o la palestra oppure se i capelli sono secchi e svolazzanti. Puoi
applicarlo direttamente sulle punte per eliminare l'effetto crespo, anche senza aver fatto lo shampoo. Come
la pelle del viso, anche i capelli hanno bisogno in primavera di un trattamento detox. Inquinamento, polvere,
forfora, utilizzo di lacche o gel formano dei residui che si depositano sulle radici, soffocandole. «Uno scrub
specifico, da eseguire presso il proprio parrucchiere di fiducia o a casa, aiuta a liberare il cuoio capelluto
dalle impurità accumulate, facendolo respirare nuovamente» suggerisce la cosmetologa Antonella Antonini.
E per ritrovare brillantezza e morbidezza, metti da parte prodotti di styling effetto strong e punta sull'olio di
argan che lucida e protegge senza ungere. Noti un aumento della caduta? Non preoccuparti, in primavera
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Bellezza
07/03/2017
Pag. 44 N.12 - 7 marzo 2017
diffusione:64502
tiratura:117593
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
100
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
può succedere. Oltre all'autunno, anche questa è una stagione a rischio. Rinforza la chioma con fiale
specifiche, a base di cellule staminali, estratti vegetali o altri ingredienti, come l'aminexyl, studiati per nutrire
i bulbi e stimolare la crescita di nuovi capelli. IL PRODOTTO PER IL CORPO È ora di preparare la pelle di
tutto il corpo a esporsi all'aria e al sole. Coperta per mesi sotto strati di abiti, è normale che appaia spenta e
disidratata. «Non serve nutrirla con prodotti ricchi come oli e burri vegetali, troppo pesanti quando le
temperature iniziano a salire. L'importante è idratarla tutti i giorni con fluidi morbidi, alternando
eventualmente un olio secco per rinforzare la barriera lipidica», suggerisce la dermatologa Mariuccia Bucci.
Lo scrub, una volta alla settimana, è d'obbligo, anche se la pelle è secca: favorisce il distacco delle cellule
morte e libera lo strato sottostante di cute, più morbida ed elastica. Adesso è anche il momento giusto per
intensificare la lotta alla cellulite, così arrivi in tempo per la prova costume. Punta su specialità a base di
caffeina, rusco, centella, fucus, tè verde: migliorano il microcircolo favorendo lo smaltimento dei liquidi e
stimolano le cellule adipose a bruciare di più igrassi. Se hai bisogno anche di rassodare la pelle, alterna
all'anticellulite un prodotto con estratti vegetali come soia, kigelia africana, avocado, che stimolano la
formazione di nuove fibre elastiche.
Le nuove palette di colori Quali tinte mettere nella trousse? Tre sono le tendenze suggerite dalla moda.
Da una parte le nuance pastello tipiche delle palette primaverili, come il rosa tenue, l'azzurro e il lilla che,
abbinati a rossetti lucidi e semitrasparenti, regalano un look romantico. Torna poi l'effetto nude: make up
con colori neutri su occhi e labbra e un incarnato perfetto e luminoso. Infine, il colore pieno: arancio, corallo,
greenery per creare un make up grafico sugli occhi. E sulle labbra, rosso corallo o bordeaux.
1 L'ESFOLIANTE LIGHT Si applica mattina e sera per liberare la pelle dalle cellule morte rivelando il suo
naturale splendore. Clarifying Lotion 2 di Clinique, 22,50 €, 200 ml, in profumeria. 2 IL DETERGENTE
Ideale per la palestra e la piscina, perché aiuta a prevenire le infezioni fungine o batteriche. Dermon
Dermico docciaschiuma specifico pH4, 11 €, 250 ml, in farmacia. 3 LA BB CREAM Con polvere di
madreperla e microsfere a effetto soft focus, uniforma, idrata e protegge Spf 15. In 2 tonalità. BB Cream
biologica Illumia di L'Erboristica di Athena's, 13 €, 30 ml, in profumeria e nei super. 4 LO SCRUB CORPO
Ricco di principi attivi rigeneranti e nutrienti, si usa due volte alla settimana sotto la doccia. Iodase Scrub,
19 €, 220 ml, in erboristeria. 5 LA MASCHERA ILLUMINANTE Durante il riposo notturno ricarica la pelle di
energia con la polvere di platino e perle nere. Unica Sleeping Mask di Mediterranea, 21,40 €, 50 ml,
carli.com/mediterranea
Unghie a tutta fantasia
Se la tua passione sono le unghie colorate, il tuo beauty case potrà arricchirsi di smalti di ogni tinta, a
seconda delle occasioni. Per essere bon ton via libera alle sfumature neutre, dal color carne al nocciola fino
alla tonalità fango chiaro. O alle tinte pastello, in versione mat molto coprente (solo se hai mani curatissime
e non arrossate). Torna il blu, anche in versione metallizzata e per le giovanissime le unghie fluo una
diversa dall'altra (anche sui piedi). E, a sorpresa, argento e oro scintillanti, non soltanto per la sera ma
anche sotto i raggi del sole.
T este multicolor
Si chiamano chocolate mauve, pink metallic e blorange le sfumature più trendy da sfoggiare sui capelli, che
giocano con i toni del rosa e dell'arancione. Per un risultato permanente è meglio affidarsi alle mani del
parrucchiere, mentre per dipingere qualche ciocca puoi procurarti i prodotti one shot: così il colore svanisce
dopo lo shampoo. Ti sembra eccessivo? Alleggerisci la tua tinta di base con i kit fai da te e realizza un
effetto sfumato tono su tono, schiarendo le ciocche intorno al viso o la parte finale delle lunghezze.
IL SIERO ANTINQUINAMENTO Con pantenolo, aloe vera, estratto di salvia sclarea, vitamina E e una
protezione Uv ad ampio spettro (Spf 40). Siero giorno City Protection di Korff, 49 €, 30 ml, in farmacia.
L'IDRATANTE CORPO Studiato per chi svolge un'intensa attività fisica, restituisce subito alla pelle la sua
morbidezza. Skin Fitness Instant Smoothing & Moisturizing Body Serum di Biotherm, 39,90 €, 200 ml, in
07/03/2017
Pag. 44 N.12 - 7 marzo 2017
diffusione:64502
tiratura:117593
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
profumeria. IL SOLARE SPRAY Si vaporizza su viso e corpo per una protezione solare alta, invisibile,
adatta anche alle pelli sensibili. Anthelios XL Spray Fresco Invisibile Spf 50 di La Roche-Posay, 14,90 €, 75
ml, in farmacia. IL FLUIDO PROTETTIVO Rinforza i capelli creando sui fusti una barriera protettiva
antirottura. Senza risciacquo. Daily Anti-Breakage Fluid Semi di Lino Reconstruction di Alfaparf Milano, 21
€, 125 ml, nei saloni. LE FIALE ANTICADUTA Le cellule staminali del lampone aumentano la longevità
cellulare dei follicoli. Si applica una fiala al giorno per 12 settimane. Trattamento anticaduta in fiale Speciale donna di Biopoint, 29,90 €, 12 fiale da 6 ml, in profumeria.
07/03/2017
Pag. 50 N.12 - 7 marzo 2017
diffusione:64502
tiratura:117593
4 ANTIETÀ CHE ARRIVANO DALLA NATURA
Una recente ricerca classifica alcuni estratti vegetali tra le sostanze migliori per mantenere la pelle fresca e
tonica. Scopri quali sono
di Claudia Bortolato
Un pizzico di radice di salice e uno di cimicifuga rubifolia (o racemosa), qualche grammo di passiflora (o
fiore della passione). E poi foglie di ginkgo biloba quanto basta. Non è una pozione magica, sebbene questi
preziosi estratti vegetali possano davvero compiere magie sulla pelle (e non solo). Secondo un recente n
pizzico di radice di salice e uno di cimicifuga rubifolia (o racemosa), qualche grammo di passiflora (o fiore
della passione). E poi foglie di ginkgo biloba quanto basta. Non è una pozione magica, sebbene questi
preziosi estratti vegetali possano davvero compiere magie sulla pelle (e non solo). Secondo un recente
Ginkgo biloba Nell'INCI: Ginkgo biloba extract. Lo trovi in: creme viso e corpo e in particolare nelle formule
anticellulite. La pianta del ginkgo biloba è originaria della Cina e il suo nome significa "albicocca d'argento".
«Già famoso per stimolare la circolazione sanguigna e linfatica (non a caso è uno degli ingredienti più
gettonati nelle creme anticellulite e rassodanti), il ginkgo è un ottimo antietà per il viso, grazie alla ricchezza
di antiossidanti: flavonoidi (quercetina, kaempferolo, miricetina) e in minore quantità flavoni (apigenina,
luteolina) e flavanoli (diidromiricetina)», spiega Carlo Di Stanislao. Non basta: incentivando il metabolismo
cellulare e regolando la secrezione sebacea, il ginkgo biloba contrasta l'effetto lucido delle pelli grasse e
migliora il nutrimento di quelle secche e devitalizzate. Un principio attivo efficace su due fronti. Radice di
salice Nell'INCI: Salix alba extract; salix alba bark. La trovi in: creme viso, peeling, maschere. Secondo la
ricerca della Concordia University, l'estratto di radice di salice è il più potente tra i derivati botanici antietà
testati. «Merito, soprattutto, delle proprietà antinfiammatorie ed esfolianti dell'acido salicilico, presente in
abbondanza nel salice», dice il professor Carlo Di Stanislao. «È un betaidrossiacido già ben conosciuto in
medicina estetica, dove si utilizza come peeling cutaneo, e in cosmetica come ingrediente levigante e
stimolante del rinnovamento cellulare». Altri plus di questa preziosa molecola naturale: uniforma l'incarnato
e attenua i danni da fotoinvecchiamento, in particolare le macchie scure. «Ma l'estratto di salice agisce
anche sul cronoinvecchiamento, perché sprona i fibroblasti a produrre collagene ed elastina, aumentando
così il tono dei tessuti». Infine, è un prezioso aiuto anche per la pelle acneica, perché è antinfiammatorio e
lenitivo allo stesso tempo. Passiora Nell'INCI : Passiflora incarnata flower (o fruit) extract . La trovi in :
creme viso e corpo, acque floreali, detergenti. A conferire una spiccata azione antietà ai fiori della passiflora
incarnata , o frutto della passione, è un complesso di potenti sostanze anti-radicali liberi, in particolare dei
C-glicosil flavonoidi e degli steroli. «Grazie al contenuto di cumarine, di alcaloidi come passiflorina e di acidi
fenolici, la passiflora ha anche spiccate proprietà lenitive, disarrossanti e protettive del microcircolo, che la
rendono un ottimo ingrediente per formule specifiche per le pelli sensibili, facilmente arrossabili e tendenti
alla couperose», osserva il professor Carlo Di Stanislao, dermatologo e allergologo. Di più: sempre per il
suo essere un efficace calmante e lenitivo, la passiflora protegge la pelle esposta al sole o irritata da altri
agenti nocivi. Cimicifuga racemosa INCI: Cimicifuga racemosa extract. La trovi in: creme viso, collo e
décolleté. Questa pianta, conosciuta in farmacopea soprattutto come rimedio naturale per alleviare i disagi
della menopausa, contiene buone percentuali di fitosteroli, sostanze che, avendo un'azione simile agli
estrogeni, da un lato idratano e stimolano i fibroblasti a produrre collagene ed elastina, ricompattando e
tonificando i tessuti, dall'altra esfoliano e schiariscono la pelle, rendendola più radiosa e uniforme. «Inoltre,
la cimicifufa racemosa contiene acido salicilico, esfoliante, e soprattutto acido ferulico, che è un ottimo
antiossidante, particolarmente attivo contro il fotoinvecchiamento della pelle. Tra l'altro, alcuni studi hanno
dimostrato che l'acido ferulico potenzia i filtri solari ed è in grado di ostacolare anche i raggi infrarossi, quelli
che surriscaldano la pelle danneggiandola in profondità e contribuendo a segnarla con rughette, grinze e
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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BELLEZA
07/03/2017
Pag. 50 N.12 - 7 marzo 2017
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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macchie scure», conclude il dermatologo Di Stanislao.
Foto: Bagnoschiuma Frutto della Passione di L'Erbolario (9,50 €, 250 ml, in erboristeria).
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L'Erboristica di Athena's (6,90 €, 75 ml, nelle catene specializzate, nei super).
07/03/2017
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LE CARIE OGGI SI CURANO COSÌ
Sedute brevi, dolori quasi annullati, materiali che replicano esattamente il colore naturale dello smalto. Ora
non hai più scuse per rimandare l'appuntamento con il dentista
Valentino Maimone
L'80% degli italiani già a 25 anni si trova a fare i conti con almeno una carie, secondo il Ministero della
Salute. Un dato che fa di questo problema la patologia dei denti e della bocca più diffusa nel nostro Paese,
come succede, del resto, in tutti gli stati industrializzati. Per combatterla, la ricerca scientifica è impegnata a
individuare soluzioni sempre più efficaci e sicure. La più recente si deve a uno studio del King's College di
Londra, secondo cui un farmaco sarebbe capace di attivare le cellule staminali della polpa, rigenerando la
parte danneggiata dalla carie. Basterebbe usarlo al posto dei compositi, per indurre la produzione di
tessuto sano da parte del dente. Al momento, però, la cura è ancora in fase di sperimentazione. Bisogna
quindi continuare a ricorrere alla terapia classica. Ma anche in questo campo si sono fatti grossi passi
avanti. L'ARIA COMPRESSA DIMEZZA I TEMPI «Sono cambiate molte cose da quando si usavano solo
trapano e cemento. Accanto alla metodica tradizionale per "scavare" il dente, rimuovere la dentina
danneggiata e sostituirla con materiale ad hoc, oggi c'è una tecnica che permette di fare a meno del
trapano», fa notare il professor Gianfranco Aiello, odontoiatra a Milano e presidente dell'Accademia di
estetica dentale italiana. «Si chiama Air Abrasion e consiste nell'indirizzare contro la carie un getto di aria
compressa, mescolata a minuscoli granuli abrasivi, in modo da volatilizzarla. L'anestesia è sempre
necessaria, ma il paziente si risparmia il tipico rumore sibilante e soprattutto la sgradevole sensazione
provocati dal trapano», specifica il professor Aiello. Subito dopo il dentista stende sul dente una particolare
colla su cui applica una miscela di resina e cristalli di quarzo: «Questa tecnica è efficace soprattutto per le
carie più piccole, che sono anche le più frequenti, e consente di dimezzare i tempi: 20 minuti circa per ogni
dente, contro i 40 minuti necessari soprattutto per gli interventi tradizionali sulle carie più estese», precisa
Aiello. Il costo? Circa 80 € per dente. CON IL LASER NON SERVE ANESTESIA Ma non c'è solo l'aria
compressa a fare da alternativa al trapano. «Quando la carie non è arrivata a lesionare il nervo, si può
intervenire con il laser», suggerisce il dottor Giuseppe Maccheroni, odontoiatra a Seregno (Monza e
Brianza) specializzato in laserterapia. Si tratta di un particolare tipo di luce, chiamata Erbium-Yag, usata
anche per lo sbiancamento e le malattie della gengiva. I suoi vantaggi? «Nel 70% dei casi non richiede
anestesia, perché è totalmente indolore: annullati, dunque, i rischi che questa porta con sé (per esempio
per i cardiopatici oppure per chi soffre di allergie a certi farmaci) e le conseguenze meno serie, ma pur
sempre sgradevoli, come il gonfiore della bocca», spiega Maccheroni. Non solo: «Grazie alla sua maggiore
precisione rispetto al trapano, il laser agisce in modo selettivo vaporizzando le singole cellule malate del
dente, senza intaccarne il tessuto sano tutto intorno. Inoltre, vanta un'efficacia antibatterica e antivirale che
esclude ogni rischio di recidiva», continua Maccheroni. Il paziente ci guadagna anche dal punto di vista dei
tempi: «Diminuiscono fino al 50-60% sia quelli necessari per il trattamento, che si aggirano attorno ai 15-20
minuti per dente, sia quelli di recupero dopo l'intervento», continua il medico. Inoltre, non ci sono
controindicazioni: «È sufficiente che sia stata fatta un'accurata pulizia dei denti. L'unica vera accortezza è
che il paziente, così come fa il dentista, durante il trattamento indossi un paio di occhialini di protezione
dalla luce che gli viene proiettata in bocca». Subito dopo l'uso del laser si procede alla normale otturazione.
Il costo per un singolo dente oscilla tra i 100 e i 200 €. OTTURAZIONI INVISIBILI CON LA RESINA Si sono
evoluti molto anche i materiali usati per le otturazioni: «Rispetto a pochi anni fa sono sempre più simili al
dente vero e proprio», sottolinea Aiello. «Prima di tutto per l'aspetto: i nuovi compositi in resina sono
materiali mimetici, cioè ormai quasi identici nel colore. E poi anche per la durezza, la resistenza e la durata.
Insomma: fatta l'otturazione è davvero molto difficile notare la differenza con i denti sani», spiega l'esperto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Salute
07/03/2017
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Quelle "secche" sono solo abrasioni Hai mai sentito parlare delle "carie secche"? Simili nell'aspetto a
quelle vere, secondo alcuni non avrebbero bisogno di cure. «Chiamarle così è improprio perché si tratta di
abrasioni del dente che causano solo una maggiore sensibilità al freddo e al caldo», precisa il professor
Gianfranco Aiello, odontoriatra a Milano. «Dovute di solito a traumi ripetuti come uno spazzolamento molto
energico, bruxismo o alimenti troppo acidi, vanno tuttavia trattate come le carie normali per restituire
integrità al dente», consiglia Gianfranco Aiello.
IL 21% DEI BAMBINI A 4 ANNI HA GIÀ AVUTO UNA CARIE: INSEGNARE LE REGOLE DELL'IGIENE
ORALE ANCHE AI PIÙ PICCOLI È FONDAMENTALE.
Consulta gratis il noro esperto PROF. GIANFRANCO AIELLO Odontoiatra a Milano, presidente
dell'Accademia di estetica dentale italiana
Tel. 02-70300159 14 marzo ore 9.30-11.30
L'aiutino in più per prevenirle
La carie si crea soprattutto per colpa della placca batterica. Dunque, se riesci a individuare i punti precisi
dove questa si forma e resiste alla pulizia quotidiana, puoi agire al meglio per rimuoverla: «In farmacia si
vendono delle pastiglie rivelatrici di placca», spiega il professor Gianfranco Aiello, odontoiatra a Milano e
presidente dell'Accademia di estetica dentale italiana. «Contengono un colorante rosso innocuo, di origine
vegetale, che ha la caratteristica di aderire alla placca. Masticandole, coloreranno tutta la bocca. Ma subito
dopo il risciacquo la tinta resterà solo sulle parti a rischio carie. A quel punto, potrai intervenire con
maggiore precisione, per rimuovere la placca. E saprai come prevenirla a colpi di spazzolino, dentifricio e
filo interdentale», conclude il professore.
PROFESSIONI
11 articoli
06/03/2017
Pag. 12 N.145 - febbraio 2017
About Pharma and Medical Devices
NÉ BUROCRATI, NÉ LIBERISTI LA SANITÀ ITALIANA RIPENSA SE
STESSA PARTENDO DALLA GOVERNANCE
Nei prossimi mesi e anni il welfare del nostro Paese è atteso da riforme importanti che non possono più
prescindere dalla capacità di pesare correttamente il valore delle tecnologie innovative. Di farmaci , device,
regole e Hta parla Walter R icciardi, presidente dell' Istituto Superiore di Sanità
Stefano Di Marzio
Roma ospiterà nel 2020 la Conferenza mondiale di Sanità Pubblica. Nelle scorse settimane la World
Federation of Public Health Associations (Wfpha) ha accettato la candidatura avanzata dalla Società
italiana di Igiene (Siti), con il sostegno del Ministero della Salute, dell' Istituto Superiore di Sanità, di
Farmindustria, della Regione Lazio, del Comune di Roma e di diverse altre società e associazioni (Eupha,
Aie, Anmdo, Simpios e Aiop). Mentre è sfumata la nomina a direttore generale dell'Oms dell'epidemiologa
Flavia Bustreo (a maggio 2017 l' assemblea generale è chiamata a scegliere ma nel frattempo ha già
selezionato altri candidati) siamo pur sempre in lizza per ospitare a Milano la sede dell'Ema e, dovesse
essere, anche quella di un'auspicata Fda europea in sinergia con l'Efsa di Parma. Mettendo insieme i
tasselli, non v'è dubbio che nell' ormai immediato futuro le circostanze appena elencate accenderanno sull'
intero sistema sanitario del nostro Paese qualcosa di più di un ri' ettore. E non bastasse il primario
interesse della salute dei cittadini, ce n'è abbastanza perché l' Italia si presenti con il vestito buono. Né
rattoppi, né restyling, però. Q ua e là già si apportano interventi strutturali (ad esempio i nuovi Lea) e altri
andranno fatti (ad esempio una maggiore alfabetizzazione sui temi dell' Hta) per favorire l' accesso alle
cure e alle tecnologie senza svuotare le casse dello Stato. Le pagine seguenti tratteggiano gli scenari: a
introdurre il discorso è Walter Ricciardi, presidente dell' Istituto Superiore di Sanità. Q uali le prossime s" de
per la sanità pubblica? I maggiori osservatori nazionali (es. Cergas-Bocconi, Crea, Meridiano Sanità etc.)
rilevano conti in ordine, sobrietà, possibilità di spesa ma anche iniquità, undertreatment dei cittadini-pazienti
soprattutto in alcune aree del Paese, ritardato accesso alle tecnologie, sotto " nanziamento del welfare in
genere e della sanità in particolare. Cosa si può e si deve fare? Una premessa. Siamo alla vigilia di
cambiamenti che possono essere davvero sconvolgenti dal punto di vista degli equilibri mondiali. Di fatto,
quello che è stato per tanti anni un polo di stabilità e anche di valori condivisi - gli Usa - stanno diventando
di contro, già ne abbiamo avuto testimonianza nelle scorse settimane, il principale polo di instabilità. E non
è una nazione qualunque: stiamo parlando dell' unica vera superpotenza globale. Se l' Europa - che sta a
sua volta vivendo un momento di grande travaglio - e anche l' Italia non si danno una regolata e non
mettono al centro dell' attenzione la gestione tecnico-scienti" ca delle proprie politiche di welfare e
economiche, siamo destinati veramente a momenti di grande di% coltà. Come si ri# ettono queste di$ coltà
sulla salute pubblica? Nell' ulteriore aumento delle disuguaglianze. Si salva chi ha la possibilità di curarsi in
Regioni che gestiscono bene il servizio e che purtroppo in Italia non sono la maggioranza. Sappiamo che
da Roma in su c'è un gruppo che si colloca a livelli mondiali e riesce a dare buona assistenza a costi
contenuti. Poi c'è una pare di Paese che invece non dà su% ciente accesso alle prestazioni elementari:
assistenza domiciliare, cure palliative, parto indolore, parto sicuro etc. In Europa cosa ne pensano? Q uale
conoscenza del sistema italiano hanno le istituzioni centrali e in particolare la Commissione europea? L '
Italia è citata frequentemente come esempio positivo, anche perché all' estero non hanno la percezione
delle di$ erenze tra Nord e Sud. Le conoscono ma guardano gli indicatori medi. Sanno che c'è una parte di
Paese che è tra le migliori al mondo e una che ha di% colta. Ma comunque all' estero emerge l' idea che l'
Italia ha un Servizio sanitario nazionale di qualità, che è costo-e% cace, che impiega molte meno risorse
degli altri per dare risultati di salute molto competitivi. E le risposte? Le istituzioni si limitano a prendere atto
del gap oppure agiscono? Le strutture centrali, sia la Commissione europea che il nostro Governo, sanno
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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COVER
06/03/2017
Pag. 12 N.145 - febbraio 2017
About Pharma and Medical Devices
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che devono rispettivamente colmare il divario tra Nord e Sud dell' Europa e tra Nord e Sud dell' Italia. Non è
facile e non lo sarà. I Lea appena " rmati in che misura sono una risposta? Sono la risposta fondamentale,
rappresentano il segnale chiarissimo che in maniera davvero bipartisan, il Parlamento e il Governo italiano
difendono il Ssn, ci credono, investono in controtendenza, dando un pacchetto vastissimo di prestazioni. Q
uale Paese al mondo dà gratuitamente la procreazione medicalmente assistita? Però poi il segnale deve
confrontarsi con la realtà dei fatti e con l' e& ettiva erogazione dei servizi... Il risultato del referendum
istituzionale ha confermato che lo Stato centrale, rispetto alle Regioni, più che dare soldi e fornire linee
generali non può fare. L ' erogazione concreta dei servizi ai cittadini tocca alle Regioni e sarà così per i
prossimi decenni. Analogamente, la Commissione Europea non può intervenire sui singoli Stati per in'
uenzarne la gestione. La DG Santé ha due soli mandati sulla sanità: la sostenibilità e le emergenze. Sulle
emergenze tutti si aggregano per risolverle (penso al caso Ebola, all' aviaria). Ma di sostenibilità devono
occuparsi i Paesi membri. Venendo a una parte più speci" ca della governance sanitaria com'è quella
farmaceutica, il cittadino italiano (come dimostrano i recenti dati del Pit Salute) rimarca un notevole
problema di accesso ai farmaci, soprattutto per ragioni di costo. Fermandoci a questo: dobbiamo
rassegnarci a un andamento espansivo dei costi, contrappuntato da forme di razionamento ope legis (es.
tetti di spesa) o c'è un' altra strada? La soluzione al problema delle tecnologie farmaceutiche o combinate
(farmaco più device) non può esserci se non c'è un tavolo di confronto e consultazione congiunto tra tutti gli
stakeholder. Non possono essere soltanto lo Stato o le Regioni o l' industria o i cittadini o i medici a
risolvere il problema. L ' attuale composizione e azione del Tavolo per la Farmaceutica non la soddisfa?
Assolutamente no. Nel senso che insiste su un approccio contingente. Non guarda allo scenario che è
completamente cambiato. L ' industria ci mette a disposizione una tecnologia assolutamente fantastica, che
ha il difetto di costare molto però dando risultati sensazionali. Siamo difronte a un pesante dilemma etico.
Come si risolve? Chiaramente se la coperta è corta bisogna trovare una soluzione che soddis" tutti. In
questo senso non è possibile accontentare un solo soggetto: se soddisfo lo Stato avrò sì i conti a posto ma
i cittadini e l' industria non saranno d' accordo. Sull' altro versante se soddisfo l' industria sballano i conti
dello Stato. Il problema non è notoriamente solo dell' Italia e non si risolve né con il liberismo del mercato,
né con la burocrazia. Q ueste due cose sono agli estremi e non avvicinano alla soluzione. Che dev' esser
concordata e gestita... Certo. Sul farmaco e sul device devono lavorare tutte le componenti insieme. Q uale
ruolo assegna al pubblico? Le istituzioni statali - Ministero, Iss, Aifa, Agenas - devono fare da "metodologi"
e mediatori dell' incontro. Però ripeto: le soluzioni vanno trovate insieme. Nel mondo, in questo momento l'
approccio o è troppo burocratico o troppo liberista. In Italia è più burocratico. Non sarebbe possibile " ssare
insieme un limite "etico" al costo delle tecnologie? Non è pensabile. Perché le tecnologie sono elaborate a
livello globale. Non esiste un unico soggetto che produce in un singolo Paese. Le grandi multinazionali
giustamente hanno come scenario il mondo. Signi" ca che quando il presidente di una Regione vuol
concedere il dato farmaco a tutti i pazienti, negoziandone con l' azienda il prezzo, si copre di ridicolo perché
le industrie sono abituate a orientare le proprie decisioni anche contrapponendosi a grandi superpotenze
come gli Stati Uniti. Figurarsi se una Regione di una nazione piccola come l' Italia può contrattare su queste
cose. Allora occorre trovare una soluzione non burocratica-costrittiva se non si vuole correre il rischio - e l'
Italia già lo corre - di non averli proprio i farmaci. Peraltro la questione delle carenze dei farmaci è tra le più
rilevate dai cittadini... Sì anche perché abbiamo un' industria del farmaco italiana - che ha una grandissima
capacità produttiva e di esportazione - che si ritrova in un mercato interno as" ttico: in un mondo
globalizzato è meglio spostare il 70-80% dei prodotti dove è più conveniente. Allora occorre rendere
interessanti anche i mercati interni, dare in qualche modo certezze in primis ai cittadini, poi ai professionisti
che quei farmaci vogliono prescrivere e a chi li produce, li vende o li deve pagare. Un ex direttore generale
del ministero della Salute francese, già Founding director di quella che una volta si chiamava Emea, poi
diventata Ema, già trent' anni fa parlava della necessità soluzione globale condivisa. Poi a causa delle
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Pag. 12 N.145 - febbraio 2017
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spinte contrapposte non ci si è mai arrivati. Ma bisogna tornare all' idea che i farmaci sono una tecnologia
di sanità pubblica, non una commodity, un bene commerciale qualunque. E quindi? Q uindi vanno trattati in
maniera diversa da un aspirapolvere! Se esiste un farmaco oncologico che promuove e migliora la prognosi
di anni, non di settimane, devi fare in modo di portarlo al mercato, anche se un ciclo di terapia costa 300
mila euro l' anno. I tetti di spesa sono una tipica misura di razionamento e non funzionano: servono solo a
limitare l' accesso dei cittadini a determinate tecnologie. Sì ma lei intravede una soluzione che al momento
manca e che si potrebbe implementare, sempre previa condivisione tra tutti gli attori, come detto " nora? La
soluzione che s' intravede ed è proposta anche da noi (in questo caso intendo da me in quanto ricercatore)
è il value based payement, cioè il pagamento basato sul valore (nello speci" co si veda l' articolo a " rma di
Carlo Lucioni nelle pagine successive, n.d.r.). Il framework metodologico e concettuale c' è. Q uello che
manca è proprio la condivisione del signi" cato di valore e della sua remunerazione. Su questo bisogna
lavorare. Ormai i principali Paesi del mondo, e soprattutto quelli che dispongono di un servizio sanitario
pubblico, si stanno interrogando su come portare il concetto alla realtà operativa. Il tetto di spesa è l'
antitesi. Della serie. "io " sso un limite e tu t' arrangi". Il taglio, la limitazione arbitraria dei prezzi... sono tutti
approcci burocratici. D' altra parte non si può pensare, come farà probabilmente Trump, a un "liberi tutti"
perché questo creerebbe ogni sorta di iniquità. Un approccio basato sul valore ce lo dobbiamo sviluppare in
Italia. Come? Non da soli ma con i teorici e i pratici. Sostanzialmente bisogna dire: "quando tu fai un nuovo
farmaco oncologico, che migliora la prognosi di una settimana, quel valore lì che mi costa 50 mila euro a "
ala è un valore che voglio compensare?" La risposta è no, perché onestamente quella non è un'
innovazione, ma solo una "cosa nuova". Q uesta risposta va codi" cata in modo che l' industria sappia che
in assenza di reale innovazione verrà remunerata di conseguenza. Per fare un esmpio opposto, in un caso
come quello del nivolumab, invece, ovvero quando l' aspettativa di vita si prolunga di anni, il sistema
pubblico deve impegnarsi a sostenere quel valore. Un valore che diventa triplo: per il paziente che vive di
più e meglio, per l' industria che ha investito e per lo Stato che mette i soldi solo su ciò che merita. Tutte
queste cose sono chiare a livello teorico ma vanno incardinate nella pratica. Ciò presuppone una di& usa
conoscenza dell' Health technology assessment e della condivisione delle sue norme e principi. Stando a
una recente ricerca condotta da Agenas e Società italiana di Hta (Sihta) così non è, purtroppo, soprattutto
nel pubblico... L ' Hta è come la lingua inglese. Oggi se non lo conosci sei un analfabeta nel mondo della
medicina, della ricerca e non solo. Così, se tu non pratichi l' Hta, sei completamente sprovvisto dei metodi
per far progredire il tuo Paese, la tua realtà. Ma mentre sull' inglese abbiano recuperato (i nostri giovani lo
parlano, prima eravamo "terribili") sull' Hta c'è molta strada da fare. Prima dell' inglese l' Hta si chiamava
farmaeconomia... E non è la stessa cosa! Si tratta di un concetto più completo. È come se si volesse ridurre
l' inglese alla sola grammatica, alla sola letteratura. L ' Hta in Italia è ancora qualcosa di praticato da pochi,
non è di$ uso. Dobbiamo fare in modo che lo sia da tutti, dai cittadini, dai medici, dall' industria. L ' Italia è
uno dei pochi Paesi che non ha un' agenzia di Hta. Ce l' hanno tutti, anche l' Argentina, la Cina. Noi invece
abbiano competenze sparse tra Ministero, Agenas, Aifa, Iss (che a breve presenterà un suo Centro
nazionale dedicato). La Commissione europea ha soppresso una serie di istituti ma ha ampliato e ra$
orzato presso la Dg Santé l' u% cio per l' Hta che è "l' inglese" della sostenibilità. Il nostro Paese si deve
adeguare. Però Roma ospiterà a giugno il congresso mondiale dell' Hta... Certo, perché le competenze le
abbiamo. Come per l' inglese: quelli che lo parlano lo fanno benissimo. Il problema è che se si va in Olanda
l' inglese lo parlano tutti... Di Hta anche i cittadini devono occuparsi. Ma se già gli addetti ai lavori fanno
fatica, come si può disseminare conoscenza tra i cittadini? Guardi che quelli organizzati - e penso a
Cittadinanzattiva - sono molto più formati sull' Hta di molti decisori. Insomma, è un linguaggio basilare. Se
poi un' industria presenta un farmaco nuovo in latino e l' Aifa parla ostrogoto, non c'è nessuna possibilità d'
intesa. L ' Aifa parla ostrogoto? No, però parla una lingua diversa rispetto a quella dell' industria. Non hanno
elementi comuni: uno vuole regolare, l' altro commercializzare e in questo modo le due cose sono viste
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Pag. 12 N.145 - febbraio 2017
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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come interessi contrapposti. Che invece devono essere governati nella convergenza. Per questo l' Hta è lo
strumento necessario anche se non su%ciente: non basta più presentare nei dossier la valutazione
economica ("farmaco costo e% cace") ma serve anche quella organizzativa (ad esempio il budget impact).
Solo così si superano le divergenze.
I Ceo: il prezzo rispecchi il valore dei prodotti "Uscire dalla logica dei silos e stabilire una volta per tutte che
la spesa per la sanità si muove per vasi comunicanti. Finora non ci siamo riusciti". Passa di qui il
riconoscimento del giusto valore alle tecnologie healthcare. Lo ha ribadito Massimo Visentin, presidente e
amministratore delegato di Pfizer Italia, membro del Comitato di Presidenza di Farmindustria, al termine
dell'evento " About Future: Leaders' Talks 2017 ", organizzato il 26 gennaio a Milano da HPSAboutPharma, che ha riunito il gotha dell'industria del farmaco, del biotech e del dispostivo medico in Italia.
Oltre a Visentin, al dibattito, moderato da Enrico Sassoon, direttore responsabile di Harvard Business
Review Italia, e dedicato al tema della leadership, hanno partecipato i Ceo Eugenio Aringhieri (Gruppo
Dompé), Giuseppe Banfi (Biogen Italia), Maurizio Castorina (Italfarmaco), Maurizio de Cicco (Roche Italia),
Gianluigi Frozzi (Angelini), Michele Perrino (Medtronic Italia), Anna Maria Porrini (Boehringer Ingelheim
Italia) e Alexander Zehnder, presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia. Sul sito
aboutpharma.com sono già disponibili i contenuti multimediali emersi nel corso della serata, cui il nostro
mensile darà ampio risalto sul numero di marzo.
Foto: Stefano Di Marzio AboutPharma and Medical Devices [email protected]
Foto: Walter Ricciardi
Foto: Parole chiave Sanità, governo clinico, Health technollogy assessment, farmaci, device, sostenibilità
Aziende/Istituzioni World Federation of Public Health Associations (Wfpha), Organizzazione mondiale della
Sanità, Commissione europea, Ema, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Farmindustria,
Regione Lazio, Comune di Roma, Eupha, Aie, Anmdo, Simpios, Aiop, Agenas, Sihta, Policlinico Gemelli di
Roma, Shire, HTAi, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari (Altems)
06/03/2017
Pag. 19 N.145 - febbraio 2017
About Pharma and Medical Devices
DIGITALE E CURE EVOLUTE LE TECNOLOGIE AVANZATE ENTRANO
NEI NUOVI LEA
Enteroscopie con video capsule ingeribili, terapie anti-cancro di ultima generazione, ausili hi-tech: così l'
innovazione diventa protagonista dell' aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza
Maurizio Di Lucchio
Chi ha almeno cinquant' anni probabilmente ricorderà un " lm di successo che uscì nelle sale italiane tra la
" ne degli anni ' 60 e i primi anni ' 70 interpretato da un' icona mondiale del cinema come Raquel Welch. Da
"Fantastic Voyage" - questo il titolo originale, tradotto in Italia con "Viaggio allucinante" - Isaac Asimov
trasse pure un romanzo pubblicato nella serie Urania. La storia entrò nell' immaginario di milioni di persone
perché raccontava di un team di scienziati che veniva miniaturizzato per essere introdotto nel corpo di un
uomo a bordo di un micro-sottomarino ed eseguire un intervento chirurgico delicatissimo. Q uello che all'
epoca era solo un sogno fantascienti" co, da qualche anno, fatta eccezione per la miniaturizzazione degli
esseri umani, è diventato una realtà con la video capsula endoscopica ingeribile, un dispositivo grande
quanto una pillola su cui è installata una microcamera che consente di esplorare l' intestino tenue, non
raggiungibile con i tradizionali endoscopi, ma anche l' intestino crasso e altri organi. L ' enteroscopia con
microcamera da ingerire è uno degli esami inseriti tra i nuovi Lea e probabilmente rappresenta il simbolo
delle numerose innovazioni tecnologiche, che spaziano dalle terapie evolute contro i tumori alle protesi hitech, che hanno appena fatto il loro ingresso nelle prestazioni garantite dal Ssn. La video capsula è
emblematica di questo cambiamento perché è uno strumento "rivoluzionario". Così almeno la pensa
Renato Cannizzaro, direttore della Struttura operativa complessa di Gastroenterologia oncologica del Cro di
Aviano (Pordenone). "Q uesta tecnologia, concepita in Israele e presentata a livello internazionale nel 2000
dall' inglese Paul Swain, ha permesso per la prima volta di vedere come era fatto il rivestimento interno del
piccolo intestino: " no a quel momento si poteva indagare solo su un tavolo operatorio o con le radiogra" e.
Ora, in base alle indicazioni che ci dà il device riguardo alle lesioni interne, possiamo sapere subito come
intervenire". Il dispositivo, che è meno invasivo di altri esami endoscopici, è monouso ed è dotato, oltre alla
camera, di un registratore, di un' antenna, di una batteria e di una fonte luminosa. Si inghiotte con l' acqua
e, una volta all' interno dell' intestino, invia allo specialista in tempo reale le immagini registrate dalla
microcamera ed elaborate da un so& ware esterno. Alla " ne del percorso, la capsula è eliminata con le
feci. "La ricerca scienti" ca in Italia sulla video capsula è un' eccellenza", esclama Cannizzaro. "Negli anni
c'è stato uno sviluppo straordinario: adesso ce ne sono anche per l' esofago, per il colon e per la
misurazione del Ph". Tra quelle in commercio, per esempio, la Pillcam di Medtronic rileva, attraverso un
algoritmo, la velocità della capsula e modi" ca autonomamente la frequenza di acquisizione delle immagini
in base alla diagnosi. E il modello Ugi può indagare anche l' esofago e lo stomaco. Lo strumento può
essere usato anche per la prevenzione, poiché il dispositivo dà la possibilità di individuare precocemente i
tumori dell' intestino tenue e altre patologie. Q uanto ai prezzi, una video capsula oscilla tra i 300 e i 650
euro. In prospettiva potrebbe mandare in so% tta gastroscopia e colonscopia? "Per ora questi esami non
possono essere sostituiti - dice lo specialista - perché hanno una parte operativa, come la possibilità di
prelevare tessuti, di cui la capsula non dispone. Ma in futuro chissà: " no a sedici anni fa non sapevamo
neanche di poter fare un viaggio nel corpo attraverso una pillolina". Tra le cure hi-tech per i tumori, uno
degli ingressi nei Lea accolti con più soddisfazione è l' adroterapia. Si tratta di una radioterapia che colpisce
in modo mirato le cellule tumorali utilizzando fasci di protoni e ioni di carbonio. "Nel nostro Paese, su circa
360 mila nuove diagnosi di tumori all' anno, quasi la metà è curata con la radioterapia, ma ci sono alcune
patologie che non possono essere trattate così o perché radioresistenti o perché localizzate in posizioni
delicate come ad esempio il cervello o il cuore. Con la terapia adronica, si entra con una potenza molto
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inferiore rispetto a quella della radioterapia, non si toccano organi sani e, nel momento in cui le particelle
arrivano sul tumore, si scatena una forza così dirompente da distruggerlo", spiega Erminio Borloni,
presidente della Fondazione Cnao, il Centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia inaugurato nel
2010 che è uno dei più avanzati al mondo nella specialità. Ogni anno sono circa cinquemila, in Italia, i
pazienti che hanno bisogno di questo tipo di cura. Al Cnao ne prevedono intorno ai 500 nel 2017. "Il costo
per ciclo terapeutico, che può variare da 16 a 32 sedute, è di 24 mila euro: con l' inserimento nei Lea,
anche chi proviene da Regioni che non prevedono il rimborso potrà accedervi gratuitamente", a$ erma il
presidente. Le patologie "coperte" sono dieci. "Ma nel provvedimento - continua Borloni - è previsto un
fondo da dieci milioni di euro all' anno che riconosce la funzione di innovazione tecnologica del Cnao, che è
l' unico centro in Italia che eroga la terapia a ioni di carbonio essendo dotato del sincrotrone, un enorme
acceleratore di particelle. Pertanto, oltre alle malattie già nei Lea, queste risorse rimborseranno le terapie
dei tumori per cui si dimostra che il trattamento con ioni carbonio ha un' e% cacia superiore del 20%
rispetto ad altre cure". Un' altra terapia anti-cancro all' avanguardia che ora sarà garantita è la radioterapia
stereotassica, che colpisce selettivamente le cellule tumorali servendosi dell' imaging. "La si può
considerare una radio-chirurgia, che permette attraverso le immagini, sempre più evolute, di distinguere la
parte malata dai tessuti sani. In poche parole, la novità della stereotassi è che le radiazioni attraversano il
corpo da parecchi punti di ingresso, si può prendere la mira e sapere con estrema precisione dove si va a
colpire: si rilascia il massimo dell' energia sul bersaglio tumorale risparmiando i tessuti sani", dice Elvio
Russi, presidente nazionale dell'Associazione italiana di radioterapia oncologica. La cura, che può essere
fatta in tutta Italia, ha un costo che varia tra 7 e 10 mila euro per un numero di sedute che oscilla
generalmente tra sei e dieci. Finora solo alcune Regioni la prevedevano nei propri nomenclatori. Con l'
ingresso nei Lea, sono stati individuati tre livelli di stereotassi. "Il primo, basico, è garantito ovunque ci sia
un acceleratore dotato di un sistema di rilevazione di immagini. Il secondo, più so" sticato, prevede un
sistema di tomogra"a computerizzata all'interno della sala di radioterapia, ed il terzo, solo per casi di
particolare di% coltà, si basa su un braccio robotico guidato da immagini stereo in grado di focalizzare
l'irradiazione da diverse angolazioni di piani non coplanari anche su tumori in movimento". Oltre alle nuove
procedure terapeutiche, un' area in cui si osserva l' inclusione di molte tecnologie di ultima generazione è
quella dell' assistenza protesica. Il nuovo nomenclatore dà la possibilità di prescrivere, tra le varie cose,
apparecchi acustici digitali, ausili informatici e di comunicazione ad alto tasso di innovazione, sistemi di
riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo e arti arti" ciali all' avanguardia. "Sui Lea è stato
fatto un grosso lavoro di revisione: il merito del Ministero va riconosciuto", commenta Fernanda Gellona,
direttore generale di Assobiomedica. Prima dell' approvazione del provvedimento, l' associazione delle
imprese che producono dispositivi medici ha proposto al Ministero l' introduzione nei nomenclatori di una
serie di tecnologie e adesso, con il proprio Centro studi, sta facendo un' analisi per capire quali
suggerimenti sono stati e$ ettivamente accolti nel testo. Per ora, la sensazione è che i passi in avanti più
signi" cativi siano stati fatti riguardo al nomenclatore della protesica, mentre ci si aspettava un maggiore
sforzo nel far entrare nuove prestazioni specialistiche. "Per esempio, si poteva fare di più sulla diagnostica
di laboratorio e sulle prestazioni per il diabete, ma ci rendiamo conto che non era facile: i nuovi Lea arrivano
dopo quindici anni, che in ambito tecnologico corrispondono a un' era geologica. Infatti, aver previsto una
Commissione che ha il compito di aggiornarli costantemente ci fa sperare che altre innovazioni vengano
introdotte di pari passo con l' avanzamento delle tecnologie. Una nota molto positiva invece è l' inserimento
delle protesi acustiche digitali". Gellona riconosce che la nuova con" gurazione dei Livelli essenziali di
assistenza è un' opportunità per le imprese del settore, che "" no a oggi - ammette - facevano fatica a
introdurre prodotti innovativi sul mercato. Potrebbe essere un contributo signi"cativo per riproporre l' Italia
come contesto attrattivo in cui fare investimenti". I vantaggi potrebbero però risultare pochi o nulli, secondo
Assobiomedica, se non si mette mano al meccanismo attraverso cui le regioni acquistano i prodotti. Il
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ragionamento è questo: ottima cosa l' innovazione, ma se le gare di appalto sono basate formalmente su
prezzo e qualità e la soglia di valutazione di quest' ultima è bassa al punto da riconoscere a tutti più o meno
lo stesso punteggio, premiando di fatto soltanto il prezzo, le imprese potrebbero essere tentate dal non
investire nel nostro Paese. "Se non si dà peso al fattore qualità, l' innovazione non è ripagata: c'è anche il
rischio che le aziende ci vadano a perdere. Bisognerà vedere come le Regioni organizzeranno i propri
servizi alla luce della revisione dei Lea". Sempre in questo contesto, l' associazione ritiene che le logiche di
acquisto nell' ambito dell' assistenza protesica vadano ride" nite in modo più ra% nato secondo un metodo
che prevede una maggiore libertà di scelta da parte di medici e pazienti a seconda dell' intensità delle
patologie croniche. "Servirebbe un sistema in cui si identi" cano gli specialisti responsabili del percorso, le
linee guida cliniche per identi" care i livelli di gravità delle malattie e associare a ciascun livello una serie più
ampia di prodotti, all' interno della quale il paziente può scegliere quello più adatto alle proprie esigenze: la
scelta di chi è malato non dovrebbe cadere su un solo dispositivo, scelto attraverso una sola gara". Nel
nuovo nomenclatore dell' assistenza protesica entrano anche le attrezzature domotiche e i sensori di
comando e controllo per ambienti. Una mossa verso un maggiore riconoscimento della telemedicina? "Al di
là del nome altisonante di 'domotica', si parla di tecnologie digitali, sempre più so" sticate, che però non
hanno molto a che vedere con sistemi remoti e telemedicina", avverte Sergio Pillon, coordinatore della
Commissione tecnica paritetica per lo sviluppo della telemedicina nazionale. "Nei nuovi Lea entra
sicuramente tanto digitale, soprattutto in termini di ausili: penso per esempio ai sistemi di controllo vocale e
alle tastiere speciali per disabili. E c'è innovazione - continua - anche in tante nuove prestazioni. Ma di
riferimenti con il pre" sso "tele" ne vedo pochi. Di telecontrollo non si parla. C'è una menzione della
telemetria nel codice 8954, dove si legge di Ecg con studio dei potenziali tardivi e monitoraggio degli eventi
tramite registrazione". Q uanto alla telemedicina tout court, l' esperto di e-health non si aspettava un
inserimento tra i Lea, innanzitutto perché non è una prestazione in sé ma una modalità di esecuzione.
"Inoltre - chiosa Pillon - c'è ancora poco consenso: se sono in molti a pensare che la teletrasmissione dell'
ecg in caso di infarto possa salvare la vita, lo stesso non accade per altri aspetti. Al massimo si potevano
inserire speci" ci telemonitoraggi remoti, per esempio dell' attività cardiaca. Un' occasione perduta? Forse.
Ma magari il tema avrebbe ritardato ulteriormente un cambiamento che già di suo ha impiegato quindici
anni. Nulla vieta alle regioni di rimborsare alcuni telemonitoraggi utilizzando codici già esistenti".
Parole chiave Lea, innovazione, ricerca, Ssn, tecnologia, vaccini, biotecnologie, farmaci, malattie rare,
legge di stabilità Aziende/Istituzioni Struttura operativa complessa di Gastroenterologia oncologica del Cro
di Aviano, Medtronic, Fondazione Cnao, Associazione italiana di radioterapia oncologica, Assobiomedica,
Commissione tecnica paritetica per lo sviluppo della telemedicina nazionale, Ministero della Salute,
Governo, presidenza del Consiglio dei ministri, Farmindustria, Conferenza Stato-Regioni, Fondazione
Telethon, Assobiotec, Società italiana di cardiologia, Associazione italiana celiachia, Senato della
Repubblica
Foto: Maurizio Di Lucchio AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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CHE COSA CAMBIA DOPO IL VIA LIBERA AL DECRETO SULLE
PRESTAZIONI GARANTITE
La revisione dei servizi rimborsati dallo Stato av vantaggia i pazienti, le aziende della salute e lo stesso
Ssn. Ma mette a rischio la prevenzione e la diagnosi di alcune malattie
Quelli che ci guadagnano, potenzialmente, sono i pazienti a$ etti da patologie rare e croniche, prima non
incluse tra i Lea, le persone che accedono a cure e dispositivi più evoluti, le aziende che producono ausili e
terapie che entrano in regime di esenzione e, più in generale,l' universalità del Ssn. A rimetterci, invece, è
chi perde l' accesso gratuito ad alcune prestazioni, la qualità della prevenzione per alcune malattie e la
possibilità di diagnosticare con e% cacia problemi come la celiachia. In una prima valutazione provvisoria
del decreto che aggiorna i Livelli essenziali di assistenza pubblica, " rmato dal presidente del Consiglio
Paolo Gentiloni, il 12 gennaio dopo un' attesa lunga quindici anni, sembrano questi i principali cambiamenti
tra il prima e il dopo. Secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, gli e$ etti del decreto
saranno minimi per le case farmaceutiche ma potrebbero essere signi" cativi per tutto il sistema sanitario.
"In generale per noi non cambia molto. Ma da cittadino e da rappresentante di settore, la sensazione
complessiva è molto positiva: va dato atto del grande lavoro fatto dal Ministero della Salute, dopo quindici
anni, per tanti ambiti. Un fatto straordinario, ad esempio, sono le nuove malattie rare inserite. L ' augurio è
che, con la revisione, l' accesso alle prestazioni sia uguale a prescindere da dove si trovino i malati". La
novità che coinvolge più di ogni altra i produttori è l' inclusione di nuove vaccinazioni, salutata con
entusiasmo. "L ' approvazione del Piano Vaccini da parte della Conferenza Stato-Regioni, già inserito nei
Lea, è un' ottima notizia. Garantire l' accesso a tutti i vaccini che la ricerca ha reso disponibili è segno di
grande civiltà perché crea un contesto nazionale che riduce le disparità tra le persone e permette di
prevenire le situazioni problematiche". Il vantaggio economico legato alla vendita dei nuovi vaccini ci sarà,
ma va commisurato al fatto che si tratta di farmaci con funzione preventiva e il risparmio, sul lungo periodo,
è soprattutto per il Ssn. "Per lo Stato investire in prevenzione "n dalla nascita signi"ca migliorare la vita
delle persone, spendendo meno in futuro e rendendo sostenibile il sistema: ad esempio, per ogni dollaro
speso in vaccini, se ne risparmiano " no a 44 considerando i costi del trattamento medico, le perdite di
produttività e il valore di una vita più lunga e in salute". Le persone a$ ette dalle oltre 110 malattie rare
introdotte nei Lea hanno di certo buoni motivi per essere soddisfatte, come testimonia Francesca Pasinelli,
direttore generale della Fondazione Telethon. "Q uesta operazione mette " ne alla so$ erenza dei malati e
delle loro famiglie nel non vedere riconosciuti i propri problemi: siamo molto contenti. Per persone a$ ette
da malattie che a molti forse non dicono niente, come la sindrome di Lowe, la gratuità dell' assistenza e dei
farmaci, sia curativi che palliativi, sarà un elemento vitale". Un passo in avanti decisivo è considerato anche
l' obbligo di screening neonatale per le malattie metaboliche ereditarie. "Permettono - spiega la dg della
Fondazione che fa ricerca sulle malattie rare - di intercettare le patologie immediatamente e quanto più
precoce è la diagnosi, tanto prima si può passare alla cura e salvare vite". Tuttavia, precisa, è
fondamentale che i centri di screening siano individuati con attenzione. "Ne serviranno pochi, ma buoni. Su
questa parte, il decreto attuativo farà la di$ erenza". Un' altra necessità, secondo Pasinelli, è l'
aggiornamento, che "deve essere tempestivo perché emergono continuamente nuove malattie e nuovi test
e non si può aspettare anni ogni volta". Le patologie rare sono tra gli aspetti a cui guarda con maggiore
interesse anche Assobiotec. "Finalmente i nuovi Lea sono una realtà e accogliamo con particolare
soddisfazione l' ampliamento dell' elenco delle malattie rare", dice Riccardo Palmisano, presidente dell'
associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie. "Lo attendevano da tantissimo tempo i malati,
ma anche le aziende che hanno dedicato lunghi anni ricerca per dare risposte terapeutiche e% caci, che in
molti casi, come è noto, sono biotecnologiche". Anche perl' associazione,l' aggiunta di nuovi screening
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neonatali per le malattie metaboliche ereditarie è vista come una scelta positiva. "È un intervento di cui
possono bene" ciare i pazienti, che possono grazie a questi esami salvarsi la vita, ma anche i medici, che
sono in grado di diagnosticare e trattare in modo tempestivo la patologia prima che intervengano disabilità
gravi, e in" ne anche chi ha sviluppato il farmaco". Tra le novità, una prestazione che può indirettamente
favorire le imprese, sia quelle che si occupano di diagnostica sia quelle che si concentrano sulle terapie, è
la consulenza genetica. "Oltre a fare bene alla popolazione, può migliorare e ampliare l' utilizzo di test
genetici diagnostici per evidenziare non solo la presenza di una malattia ma anche di particolari fattori di
rischio", osserva Palmisano, che sottolinea anche il vantaggio che può provenire dalle nuove vaccinazioni
incluse. "L ' introduzione ribadisce l' importanza di un presidio medico decisivo per ridurre l'incidenza di
numerose malattie. Senza dimenticare il notevole risparmio per il sistema sanitario". Tra le categorie
potenzialmente penalizzate dal nuovo quadro dei Lea ci sono i celiaci. La celiachia passa infatti da malattia
rara a cronica, per cui restano in esenzione le prestazioni per il monitoraggio della patologia e l' erogazione
degli alimenti entro i tetti di spesa " ssati dal Ministero della Salute ma vengono esclusi gli esami per la
diagnosi, principalmente test del sangue e biopsia intestinale. Tuttavia, fa notare l' Aic (Associazione
italiana celiachia), questa malattia ha "proprio nella diagnosi una forte criticità", in quanto in Italia, su 600
mila celiaci attesi, "sono solo 182 mila le diagnosi e i tempi di attesa per sapere se si è a$ etti sono in
media di sei anni". Il principale timore dell' Aic, quindi, è "che l' aggravio degli oneri sulle famiglie dei
potenziali celiaci possa essere un ostacolo all' incremento delle diagnosi come prevenzione delle
complicanze che poi ricadono sulla società". Per questo, l' associazione spinge per conservare forme di
esenzione anche sulla parte diagnostica. Un' esclusione che desta perplessità tra medici e associazioni è
quella del "pacchetto prestazionale associato all' ipertensione (senza danno d' organo)", che stando alla
relazione tecnica che accompagna il decreto fa risparmiare al Ssn 16 milioni di euro. Per Francesco Barillà,
consigliere della Società italiana di cardiologia, è una misura che rimuove l' esenzione per alcuni esami che
permettono di monitorare altri diversi fattori di rischio cardiovascolare, come il livello di colesterolo. "C'è il
pericolo - ri' ette il cardiologo - che, dovendo pagare, molti smettano di fare prevenzione. In tanti non sanno
di essere ipertesi, soprattutto i giovani o le persone di mezza età, e possono sviluppare un danno d' organo
senza essersi mai accorti di avere i valori della pressione arteriosa superiori alla norma. Per prescrivere
terapie appropriate, vanno calcolati anche gli altri elementi di rischio: se non si li monitora, non li si può
conoscere". (Mdl)
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CITTADINANZATTIVA: I NUOVI LEA VANNO BENE MA RESTANO I DUBBI
Intervista al coordinatore nazionale Tonino Aceti, molto critico sul mancato coinvolgimento dei pazienti e dei
loro rappresentanti nella Commissione che ha preparato la strada al Dpcm
Maurizio Di Lucchio
"L'aggiornamento dei Lea? Era necessario e ha introdotto innovazioni importanti. Ma è un lavoro che
presenta tante ombre e si inserisce in un sistema in cui l' accesso alle prestazioni garantite dal Ssn è
sempre più di% cile". Per Tonino Aceti, coordinatore nazionale di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del
malato, la soddisfazione per i gap colmati dalla revisione dei Livelli essenziali di assistenza non può coprire
le critiche al provvedimento, che ruotano soprattutto intorno a due questioni: le risorse a disposizione e la
rappresentatività della commissione incaricata di monitorare l' e% cacia dei Lea e di modi" carli in base ai
tempi. "Le luci ci sono: i vaccini in più, il riconoscimento di nuove patologie rare e croniche, l' inclusione
della procreazione medicalmente assistita, l' aumento di offerta in termini di protesi e ausili, solo per
menzionarne alcune", dice Aceti. "Ma il primo pericolo che vedo all' orizzonte è che questo decreto venga
subito superato nei fatti. La Commissione nazionale per l' aggiornamento dei Lea dovrebbe a breve, tra
febbraio e marzo, redigere una prima valutazione della compatibilità tra l' o$ erta e le risorse e potrebbe
non confermare ciò che è stato " rmato ritoccandolo già da subito". La preoccupazione nasce dal fatto che l'
operazione si muove in un contesto economico-" nanziario già diverso rispetto a quello che ha portato al via
libera da parte delle Regioni. "L ' intesa - spiega il coordinatore del Tdm - prevedeva che gli 800 milioni
messi a disposizione sarebbero stati su% cienti se il livello di " nanziamento del Fondo sanitario nazionale
fosse stato di 113 miliardi per il 2017 e 115 per il 2018. Invece, la legge di bilancio ha previsto per il 2018
un miliardo in meno". Oltre alla sostenibilità e$ ettiva per le casse dello Stato, l' attenzione è puntata anche
sull' impatto sulle tasche dei cittadini, a partire dai 18,1 milioni di ticket in più che arrivano dal cambiamento
di setting assistenziale - dall' ospedale all' ambulatorio - per alcune attività. "È una misura che va in
controtendenza rispetto al vissuto delle famiglie, che ci segnalano ogni giorno che i costi troppo alti delle
cure sono tra i motivi principali che le spingono a ritardare le terapie o addirittura a rinunciarvi". Inoltre, l'
importo a carico dei cittadini potrebbe anche essere superiore perché - è il ragionamento - "un drg
ospedaliero prevede più prestazioni, mentre a livello territoriale sono spacchettate e ciascuna richiede un
ticket da pagare". Un problema non secondario sono anche le prestazioni che escono dalla lista dei Lea.
"La metodologia che ha guidato il depennamento a volte è debole e non argomentata in modo su% ciente",
commenta Aceti. "Per esempio, non ha molto senso rendere non rimborsabili le scarpe ortopediche e i
plantari per soggetti con deformità lievi soltanto perché - testuali parole della relazione tecnica - sono
oggetto di iper-prescrizione. O ancora, le cure per l' ipertensione: non ho trovato da nessuna parte
evidenze economiche e riferimenti di letteratura scienti" ca alla base dell' esclusione. E in questo caso
stiamo parlando di un taglio da 16 milioni, applicato a una malattia cardiovascolare molto frequente". In
questo quadro, il decreto che riformula la disciplina dei Livelli essenziali di assistenza presterebbe il " anco,
in alcuni passaggi, a una disomogeneità dei servizi tra una Regione e l' altra, che è proprio ciò che il
provvedimento intende evitare. "Per esempio - fa notare il coordinatore del Tdm - quando il testo menziona
i cibi aproteici per nefropatici, rinvia alle Regioni il compito di " ssare limiti e modalità di erogazione dei
prodotti: è un modo per giusti" care di$ erenze regionali, mentre la s" da è che questi nuovi Lea siano
garantiti a tutti, ovunque e nello stesso modo". Secondo Aceti, per controllare che l' aggiornamento
costante e il monitoraggio dell' ef" cacia dei Lea siano fatti nell' interesse dei pazienti, è opportuno che nell'
organo di controllo ci sia anche una componente civica. "Nella Commissione ci sono giustamente tutti i
soggetti del mondo della sanità, ma è stato fatto l' errore culturale e politico di non prevedere nessuna
rappresentanza di cittadini: come associazione, abbiamo chiesto di farne parte ma siamo rimasti fuori". Il
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timore dunque è che, così congegnati, questi strumenti nati per rendere più ef" ciente il Servizio sanitario
nazionale si dimostrino armi spuntate. E c'è il rischio che la situazione resti non troppo dissimile da quella
fotografata dal Rapporto Pit di Cittadinanzattiva (sintetizzato nelle prossime pagine), da cui emerge sottolinea Aceti - una "crescente di% coltà di accedere alle prestazioni garantite dal Ssn, certi" cata dal fatto
che le segnalazioni di problemi da parte dei cittadini aumentano di anno in anno". Tra le questioni per cui i
pazienti hanno interpellato il servizio di consulenza di Cittadinanzattiva, Aceti mette sotto la lente di
ingrandimento l' incremento dei costi che le famiglie devono sostenere per curarsi e il deterioramento delle
strutture sanitarie. "Il Ssn rischia di essere condannato all' obsolescenza: un' ipotesi che bisogna
scongiurare mettendo in campo politiche che non mirino solo a far quadrare i conti e favorendo una ripresa
degli investimenti, soprattutto nell' ammodernamento dell' edilizia sanitaria e dei macchinari". In tema
farmaci, la criticità più segnalata è il di% cile accesso ai medicinali innovativi per la cura dell' epatite C. Una
circostanza che o$ re ad Aceti lo spunto per una ri' essione più ampia. "Garantire a tutti l' innovazione signi"
ca non lasciare nessuno indietro. Con i farmaci per l' epatite C, il Ssn sta invece facendo passare un
messaggio preoccupante: devi aggravarti, e solo quando stai davvero male ti curo. È un sistema che va
evitato individuando un nuovo modo di rendere sostenibile l' innovazione e di reperire risorse per i farmaci,
che vada al di là dei tetti di spesa e passi da un approccio a silos a una programmazione integrata. I fondi
andrebbero cercati anche in altri capitoli di spesa: per esempio, se è vero che le terapie anti-Hcv hanno e$
etto diretto anche sul numero di trapianti e sull' assistenza ospedaliera, si potrebbe attingere anche da
quelle aree. E prevedere che ogni risparmio ottenuto nella spesa farmaceutica venga riallocato all' interno
della stessa. In più, è necessario che le istituzioni formalizzino impegni di più lungo periodo sulle terapie, in
modo che davanti a quantità maggiori i prezzi scendano, e che si informatizzi meglio il Ssn per avere
registri di patologia che permettano di sapere quanti sono precisamente i malati in Italia: solo così si
possono negoziare prezzi più bassi". Rimanendo nello stesso ambito, le altre due questioni su cui i cittadini
hanno espresso più lamentele rivolgendosi ai servizi di Cittadinanzattiva sono state il costo elevato dei
farmaci e le carenze dei medicinali in farmacia. Come rimediare? "Per ridurre il peso a carico delle famiglie,
serve - chiosa Aceti - che tutti diventino più consapevoli sull' uso dei medicinali equivalenti e che quando si
decide il delisting di un farmaco da fascia A a C, ci si assicuri che nessuno debba pagare di tasca propria
una terapia indispensabile. Q uanto all' indisponibilità, è un fenomeno riconducibile soprattutto al mercato
parallelo. Urge vigilare di più e meglio per impedire che alcune persone si trovino nell' impossibilità di
reperire i medicinali di cui hanno bisogno".
Difficoltà di accesso alle nuove terapie per l'epatite C Difficoltà di accessio alle nuove terapie per l'epatite C
% Mancanza di informazioni sui nuovi farmaci 45% Criteri di accesso AIFA restrittivi 27,5% Centri
prescrittori 9,5% Richieste di informazioni su come attivarsi in seguito alla scoperta della malattia 8% Costo
farmaci 4,5% Difficoltà di accesso ai farmaci anche dopo ammissione della cura 4% Possibilità di curarsi
all'estero 1,5% Totale 100% Fonte: Cittadinanzattiva - Epatite, C siamo! luglio 2015 - febbraio 2016
Foto: Maurizio Di Lucchio AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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Pag. 25 N.145 - febbraio 2017
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CARI, POCO REPERIBILI E CARENTI DI INFORMAZIONI COSÌ GLI
ITALIANI VEDONO I FARMACI
Le emergenze legate ai medicinali contenute nel XIX Rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del
malato - Cittadinanzattiva presentato a " ne dicembre 2016
Prezzi elevati, prodotti a volte introvabili, di% coltà a ottenere alcuni medicinali, in particolare quelli per
patologie come l' epatite C. Sono questi i principali ostacoli che incontrano i cittadini italiani che hanno
bisogno di farmaci per curarsi. Lo ha evidenziato nei mesi scorsi il XIX Rapporto Pit Salute del Tribunale
per i diritti del malato - Cittadinanzattiva. Il dossier, dedicato anche alle altre criticità del Ssn, evidenzia che
il tema del di% cile accesso alle terapie farmacologiche è più sentito che in passato: è segnalato come un
disagio dal 5,8% dei cittadini che si sono rivolti ai servizi di Cittadinanzattiva, contro il 4,6% del 2014.
EPATITE C: PREZZI ALLE STELLE La questione più critica, con il 31,2% delle segnalazioni, è l' accesso
proibitivo alle nuove terapie per la cura dell' epatite C. Come è noto, i farmaci innovativi per il trattamento
della patologia a base di sofosbuvir sono prodotti ad altissimo costo (volendo acquistare in una farmacia
italiana un quantitativo di prodotto adatto a coprire quattro settimane di trattamento occorrono più di 25 mila
euro). In Italia, non esistono versioni generiche a costi meno elevati e i farmaci sono rimborsati
completamente solo ai pazienti più gravi, secondo le priorità stabilite dall' Aifa. Negli anni scorsi, in
particolare nel 2014, era circolata l' ipotesi di istituire una contrattazione a livello Ue che portasse a un
prezzo unico di acquisto in tutta l' Unione per questi farmaci salvavita. Ma già all' epoca, il Ministero della
Salute de" nì "non praticabile" questa via. L'ODISSEA DEI SALVAVITA Nel frattempo, molti pazienti Hcvinfetti che non sono ritenuti eleggibili per tali terapie innovative (almeno 100 mila secondo Epac,
associazione che si occupa dei malati di epatite) non si curano oppure intraprendono viaggi di turismo
sanitario in Paesi come l' India, dove il principio attivo è in vendita nelle farmacie a costi calmierati: 400
euro all' incirca per quattro settimane di trattamento. Sul web si trovano per" no società, come Cure Hep C,
che si occupano di agevolare tutta l' esperienza dal volo e alloggio in hotel di città come Hyderabad e Delhi
" no alla prescrizione medica in loco e all' acquisto presso le farmacie. I FONDI PUBBLICI INSUFFICIENTI
Intanto, la questione resta aperta. Il Fondo da un miliardo di euro (500 milioni all' anno per il biennio 20152016) stanziato nella Legge di stabilità 2015 per i farmaci innovativi, non solo quelli per il virus Hcv, non è
stato in grado di coprire il fabbisogno di tutti i pazienti a$ etti da questa patologia. LA MANCANZA DI
INFORMAZIONI Paradossalmente, però, il costo di questi medicinali non ha rappresentato la prima molla
che ha spinto i cittadini a rivolgersi ai Pit. Nello speci" co, il 45% delle segnalazioni ha riguardato la
mancanza di informazioni sui nuovi farmaci. In particolare, i cittadini non riuscivano a capire quali medici
potessero prescrivere le terapie salvavita. Il 27,5% si è lamentato invece dei criteri di accesso dell' Aifa,
ritenuti troppo restrittivi. Il 9,5% ha contattato i servizi di consulenza di Cittadinanzattiva per avere
indicazioni più chiare sui centri abilitati a prescrivere questi farmaci innovativi, in quanto le Regioni,
incaricate dall' Aifa di indicare le strutture autorizzate, non hanno fornito, a detta dei pazienti, notizie su%
cienti. L'INDISPONIBILITÀ DEI FARMACI Al secondo posto, dopo le di% coltà di accesso alle terapie per l'
epatite C, la questione più sentita (27,3% delle segnalazioni, contro il 26,3% del 2014) è quella dell'
indisponibilità dei farmaci: il 45,8% delle persone segnala la mancanza dei medicinali in farmacia, il 33,2%
lamenta ritardi nell' erogazione dei farmaci ospedalieri, il 15,8% dà notizia del ritiro di alcuni medicinali dal
mercato e il 5,3% sottolinea ai Pit la non commercializzazione in Italia di alcuni farmaci. I disagi legati all'
irreperibilità risollevano puntualmente il quesito: perché un medicinale arriva a essere introvabile sul
mercato generando situazioni di inaccessibilità di alcune terapie? I motivi delle carenze continuano a
essere numerosi: problemi legati alla produzione, alla distribuzione e alla commercializzazione, fattori di
carattere burocratico, amministrativo e organizzativo a vari livelli, ritardi nell' aggiornamento dei prontuari
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POLITICA SANITARIA
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terapeutici regionali e/o ospedalieri, mancanza di risorse. Tra le ragioni c'è anche la famigerata
esportazione parallela, che consiste nella tendenza di alcuni distributori a preferire mercati all' estero in cui i
medicinali sono venduti a prezzi maggiori rispetto all' Italia. Il fenomeno assume dimensioni ancora più
preoccupanti quando riguarda farmaci che possono salvare la vita dei pazienti, come nel caso di persone
sottoposte a trattamenti chemioterapici. FARMACISTI-GROSSISTI: SEPARARE LE ATTIVITÀ Uno dei
tentativi di limitare il disagio, nell' autunno 2015, era stato un parere del Ministero della Salute in cui si
affermava la non sovrapponibilità tra vendita all' ingrosso e al dettaglio per le farmacie. Al ricorso
presentato dai farmacisti grossisti è seg uita una sentenza del Tar Campania del luglio 2016 in cui si
stabiliva, tra le altre cose, che le farmacie che svolgono anche distribuzione all' ingrosso sono tenute a
mantenere le due attività rigorosamente separate. Indicazione ribadita anche in un protocollo sulle carenze
sottoscritto nel settembre 2016 da istituzioni e filiera. Come andrà a finire è ancora tutto da capire, perché
anche quest' ultimo documento è stato impugnato dai farmacisti distributori (davanti al Tar del Lazio), a
dimostrazione che la questione sembra ancora lontana dall' essere risolta. LE SPESE TROPPO ELEVATE
Un terzo tema su cui si sono concentrate le segnalazioni dei cittadini è quello dei costi dei farmaci. Certo, i
medicinali non risultano più, come nel 2014, la voce che impatta di più sulle spese private per la salute: due
anni fa erano considerati l' esborso con maggiore incidenza dal 26,6% delle persone che hanno fatto
segnalazione a Cittadinanzattiva, mentre nel 2015 sono stati la seconda voce più importante (20% di
segnalazioni), surclassati dai ticket per gli esami diagnostici e le visite specialistiche (passati dal 21,3% di
segnalazioni del 2014 al 30,3% del 2015). IL SOVRACCARICO ECONOMICO Tuttavia, i segnali del
Rapporto Pit rendono evidente che partecipare alle spese per l' acquisto dei farmaci continua a
rappresentare una seria fonte di inaccessibilità alle cure. I prezzi alti da pagare sono segnalati come
problema nel 20,3% dei casi (nel 2014 la percentuale era però più che doppia: 45,9%): in altri termini, una
persona su cinque è gravata da un sovraccarico economico che non riesce ad a$ rontare e che in diversi
casi costringe a sospendere le terapie. LA FASCIA C METTE IN CRISI A generare più disagi (con il 63, 2%
delle segna lazioni) è il costo dei farmaci che non vengono erogati dal Ser vizio sanitario naziona le, a
partire da medicina li in fascia C, parafarmaci e integratori. Tra g li elementi che pesano di più sulle tasche
dei pazienti ci sono la differenza di prezzo tra brand e generico (26,3% delle segnalazioni) e l' aumento del
ticket sui farmaci (10,5%). 773 MILIONI PER I TICKET A dimostrazione delle difficoltà incontrate dalle
persone nel sostenere gli esborsi per le terapie farmacologiche c'è un ulteriore dato. Negli ultimi anni l'
incidenza della partecipazione dei cittadini sulla spesa lorda per i farmaci ha fatto registrare un incremento
costante: era al 13,6% nel mese di giugno 2015 ed è lievitata fino al 14,1% a giugno 2016. Nelle Regioni in
cui il ticket è più elevato, le quote di partecipazione arrivano a pesare sulla spesa lorda tra l' 11,8% e il
21,1%. Nel complesso, tra gennaio e giugno 2016, i cittadini hanno sborsato più di 773 milioni di euro per i
ticket sui farmaci, e il 66% circa di questa spesa è dovuta alle differenze di prezzo tra medicinali di marca
ed equivalenti meno cari. TRA NOTA AIFA E OFF-LABEL A seg uire, tra le questioni indicate come critiche,
c'è l' accesso ai farmaci con nota Aifa (7,8% di segnalazioni) e la difficoltà nel procurarsi i cosiddetti offlabel (7%), ov vero quei medicinali prescritti per cure per le quali non esiste un farmaco specifico in
commercio e che vengono utilizzati pertanto per indicazioni terapeutiche differenti da ciò che è previsto nell'
autorizzazione alla commercializzazione. FASCIA A: LA MENO ACCESSIBILE Se si g uarda alla classe di
farmaci, sono quelli in fascia A a determinare i maggiori disagi in termini di accessibilità (38,9% di
segnalazioni), seg uiti da quelli di classe H (33,2%) e da quelli di classe C (27,9%). Nel 2014 invece la
situazione era completamente diversa: i problemi più rilevanti venivano dai medicinali in fascia C (37,1%).
Segno che nel 2015 più del peso economico hanno inciso fattori come la prescrivibilità e la disponibilità
effettiva di farmaci salvavita. LE AREE PIÙ CRITICHE Infine, uno sg uardo alle patologie su cui le persone
hanno incontrato maggiori ostacoli nel procurarsi i farmaci più appropriati. Come prevedibile, al primo posto
ci sono le malattie nell' area dell' epatopatia (31,2%). Seg uono i disturbi in ambito neurologico (10,7%, con
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particolare riferimento ai medicinali per patologie degenerative come il Parkinson e l'A lzheimer),
oncologico (9,8%), oculistico (9%) e cardiologico (8,5%). (Mdl)
Tutto il Rapporto in sintesi Tempi di attesa lunghi, strutture sanitarie in cattive condizioni, rapporti non facili
con i medici di famiglia. Sono alcuni dei tratti salienti della fotografia del Ssn scattata dal XIX Rapporto Pit
Salute del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato il 15 dicembre 2016 a Roma, dal
titolo "Servizio sanitario nazionale: accesso di lusso". Il documento si basa su 21.493 segnalazioni giunte
nel corso del 2015 al Pit Salute nazionale e ai Pit Salute locali e sezioni territoriali del Tribunale per i diritti
del malato-Cittadinanzattiva. Un argomento trasversale a molte delle segnalazioni è quello dei costi: una
persona su dieci (10,8%) ammette di non poter sostenere gli esborsi necessari per le terapie. Le voci che
nel 2015 hanno inciso di più sono i ticket (30,3% delle segnalazioni), i farmaci (20%) e le prestazioni
intramoenia (18,2%). Accedere alle prestazioni sanitarie erogate dal Ssn è per molti cittadini (il 30,5%),
un'impresa. A generare le difficoltà sono nell'ordine le liste d'attesa (54,5%), i ticket (30,5%) e l'intramoenia
(8,4%). Un quarto dei cittadini (25,7%) denuncia un peggioramento delle condizioni delle strutture sanitarie,
legate soprattutto al cattivo funzionamento dei macchinari (41,9%). La relazione che i pazienti intrattengono
con medici di famiglia e pediatri è deteriorata. La questione più critica? Il rifiuto di prescrizioni da parte del
medico (28,4%). La scarsa assistenza medico-infermieristica e i costi troppo elevati delle rette per la
degenza occupano rispettivamente un terzo delle segnalazioni relative all'assistenza residenziale. In tema
di assistenza domiciliare, quasi la metà dei cittadini (44,8%) lamenta la difficoltà di avere informazioni.
Quanto all'assistenza protesica e integrativa, sono i tempi di attesa a destare maggiori insoddisfazioni
(47,6%). In generale, quasi una persona su dieci denuncia l'assenza di informazioni sufficienti in ambito
sanitario. In tema invalidità e handicap è arrivato a Cittadinanzattiva un decimo delle segnalazioni, più della
metà delle quali (il 58,2%) legate alle lungaggini dell'iter burocratico per il riconoscimento. Per quanto
riguarda l'assistenza ospedaliera, che totalizza il 10% delle segnalazioni, le questioni problematiche più
sentite sono nella gestione dell'emergenza-urgenza (62,8%).
Parole chiave Rapporto Pit-Salute Governo clinico, qualità prestazioni, sanità Aziende/Istituzioni
Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, Servizio sanitario nazionale, Ministero della Salute
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OLTRE I TETTI LA SPESA FARMACEUTICA IN CERCA DI EQUILIBRIO
Alla crescita dell' ospedaliera non fa più da contrappeso il contenimento della territoriale. Q uasi tutte le
Regioni oltre la soglia del 14,85% sul totale del Fondo sanitario nazionale. Dall' ultimo R apporto Crea un
monito per la nuova governance, che tarda ad arrivare
Marcello Longo
L'equilibrio della spesa farmaceutica in Italia si è rotto già da tempo, certificando il fallimento dei tetti di
spesa e invocando con urgenza un cambio di governance per il settore. È questa l' istantanea che il
12esimo R apporto Sanità del Crea (Consorzio universitario per la ricerca economica applicata in sanità)
dell' Università di Roma Tor Vergata offre al lettore che vuole documentarsi sui trend della spesa per i
farmaci nel nostro Paese. Una fotografia dettagliata - contenuta nel capitolo sull' assistenza farmaceutica a
firma degli economisti Federico Spandonaro e Barbara Polistena - che descrive in primo luogo la fine di un
ciclo in cui l' incremento della spesa farmaceutica ospedaliera si compensava con la riduzione di quella
territoriale. Nel 2015 - anno a cui si riferiscono i dati dell' ultimo rapporto del Crea - la spesa ospedaliera è
aumentata del 9,3% rispetto al 2014. Un dato che probabilmente non sorprende visto che sotto questa
voce "si concentra ormai in modo pressoché esclusivo l' accesso dei farmaci innovativi ", sottolineano gli
esperti. Ma a crescere, a doppia cifra (+13,1%), è anche la spesa territoriale pubblica che "negli ultimi anni
aveva fatto osser vare una sostanziale stabilità" spiegabile con le politiche dei tagli dei prezzi e
principalmente con l' ondata dei generici. Con questi numeri, il rispetto dei tetti di spesa è una chimera.
Parlano i dati: nel 2015 soltanto le due Province Autonome di Trento e Bolzano, la Valle d' Aosta e il
Veneto sono al di sotto dell' asticella prevista (14,85% del Fondo sanitario nazionale). Ma sarebbero ancora
meno le Regioni "virtuose" se si applicasse un criterio adottato dal Crea per una simulazione contenuta nel
rapporto, ov vero conteggiando nel "contenitore" della spesa pubblica anche la quota crescente di farmaci
rimborsabili (classe A) che i cittadini decidono di pagarsi di tasca propria. In questo caso, anche il Veneto
sforerebbe il tetto, la P.A. di Bolzano andrebbe in pareggio e soltanto la P.A. di Trento si manterrebbe al di
sotto. Lig uria, Lazio e Friuli Venezia Giulia sono, invece, le Regioni che vedrebbero peggiorare
maggiormente la propria posizione, qualora i cittadini decidessero di non farsi più carico di questa quota di
spesa. Tra il 2015 e il 2014 la spesa per l' acquisto privato di medicinali di classe A - cioè quella
considerata nella simulazione - è cresciuta del 3,1%. Il dato, secondo gli economisti, "testimonia una
crescita della convenienza dell' acquisto out of pocket", complici i ticket e anche la detraibilità prevista per
le spese sanitarie. In generale, sul fronte della spesa privata si registra un trend verso l' alto: aumenta la
compartecipazione del cittadino (+1,4%), ma soprattutto la spesa per medicinali di automedicazione
distribuiti anche da parafarmacie e grande distribuzione (+4,7%) e quella per farmaci di classe C con ricetta
(+2%). "Sembrerebbe evidente - sottolineano gli autori - come l' assistenza farmaceutica pubblica, pur
mantenendo una posizione predominante e pure essendo in netta crescita rispetto all' anno precedente,
non riesca a di fatto a soddisfare la domanda della popolazione". Una tendenza che assume contorni
diversi se si g uarda alle diverse aree geografiche. A livello regionale, infatti, " la composizione della spesa
è condizionata da differenti modelli di governance", spiegano gli economisti, riportando l' esempio del Sud
dove si registrano "quote di spesa pubblica più elevate, un' incidenza delle compartecipazioni maggiore e
una minore spesa privata di classe A e C". Se il 2015 è per il R apporto Crea l' anno in cui "l' equilibrio si è
rotto", il 2016 non può far sorridere gli analisti. Anzi, i dati oggi disponibili - pubblicati dall' Agenzia italiana
del farmaco (Aifa) e relativi ai primi nove mesi (gennaio-settembre) del 2016 - mostrano conti sempre in più
in rosso. La spesa ospedaliera supera il tetto (3,5% del Fsn) di ben 1,51 miliardi di euro. Per quanto
riguarda la spesa territoriale, lo sfondamento del tetto (11,35% del Fsn) risulta pari a 51,7 milioni. Il dato,
però, è frutto di una prima stima dell' impatto del fondo da 500 milioni per l'acquisto di farmaci innovativi
anti-epatite C e del relativo payback delle aziende a bene" cio delle Regioni. Senza tenerne conto, la
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territoriale supererebbe il tetto per oltre un miliardi di euro (1,02). A livello locale, tutte le Regioni sfondano il
tetto complessivo (14,85%), a eccezione di Trento, Bolzano, Valle d' Aosta e Veneto. Numeri alla mano,
per la ricerca di un nuovo equilibrio nei conti della farmaceutica la strada è in salita. La legge di Bilancio
2017 ha modi" cato i tetti per l' ospedaliera e la territoriale: il primo passa dal 3,5% al 6,89% e si chiamerà
"Tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti", includendo ora la spesa per i farmaci di classe A in
distribuzione diretta e distribuzione per conto; il secondo diventa "tetto della spesa farmaceutica
convenzionata" e passa dall' 11,35% al 7,96 per cento. Rimane invariato il tetto complessivo del 14,85 per
cento. Una modi" ca vista da diversi economisti sanitari come un' operazione meramente amministrativa e
poco orientata ad affrontare radicalmente i nodi della spesa. Compito che spetta invece al Tavolo per la
riforma della governance farmaceutica, ospitato dal ministero dello Sviluppo Economico, ancora al lavoro
nonostante la promessa di nuove soluzioni entro il 31 dicembre del 2016.
Spesa farmaceutica totale. Valori assoluti (mln €) , anni 2011-2015 Convenzionata netta Cl. A privato Cl. C
Distribuzione diretta e per conto fascia A Ospedaliera Automedicazione Ticket Sconto
Spesa farmaceutica classe A privata, classe C, ticket, SOP/OTC. Numeri indice (base fssa anno 2011),
anni 2011-2015 Cl. A privato Cl. C Automedicazione Ticket Fonte: Crea, 12° Rapporto Sanità, elaborazioni
su dati Osmed 2015Spesa pubblica territoriale e ospedaliera al netto dei payback e tetto regionale. Valori
pro-capite (€ ), anno 2015
Territoriale al netto dei payback pro-capite Spesa ospedaliera al netto dei payback pro-capite Tetto procapite Fonte: Crea, 12° Rapporto Sanità, elaborazioni su dati Indicatori farmaceutici 2015
Spesa pubblica territoriale, ospedaliera e classe A privata al netto dei payback e tetto regionale. Valori procapite (€ ), anno 2015 Territoriale al netto dei payback pro-capite Spesa ospedaliera al netto dei payback
pro-capite Tetto pro-capite Classe A privato pro-capite Fonte: Crea, 12° Rapporto Sanità, elaborazioni su
dati Indicatori farmaceutici 2015
Parole chiave Spesa farmaceutica, tetti, sostenibilità, governance Aziende/Istituzioni Crea (Consorzio
universitario per la ricerca economica applicata in sanità) dell'Università di Roma Tor Vergata; Aifa
Foto: Marcello Longo AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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TEST DI BIOEQUIVALENZA: SE LE CRO ASIATICHE ALLARMANO IL
MONDO
Nelle warning letter delle agenzie regolatorie di mezzo mondo si segnalano spesso procedure irregolari,
quando non vere e proprie falsi" cazioni dei dati che possono minacciare la produzione e il mercato dei
farmaci equivalenti . Ma gli esperti sono prudenti e spiegano come si eseguono i controlli
Alessio Chiodi
Dati mancanti, sistemi di sicurezza inesistenti, procedure poco chiare. Q uesti i problemi nei quali sono
incorse ciclicamente alcune Cro asiatiche (Contract research organization) nell'e$ ettuare test di
bioequivalenza sui generici, attirando l' attenzione delle agenzie regolatorie che periodicamente
ispezionano i vari centri di ricerca nel mondo. Negli ultimi anni l'attenzione dell' Agenzia europea dei
medicinali (Ema) e della Food and drug administration (Fda) si è concentrata sulle Cro indiane e cinesi
responsabili, secondo le agenzie, di operazioni poco trasparenti nel documentare la bioequivalenza. Q
uesto aspetto è cruciale. Nel 2011 la "data integrity" è stata citata nel 43% delle lettere di raccomandazione
(warning letters) inviate alle industrie farmaceutiche (di cui un 31% indiane e cinesi), mentre nel 2015 tale
percentuale è salita al 78%. Di queste lettere il 70% è stato inviato in estremo Oriente. L'attenzione è alta.
La Food and drug administration (Fda) controlla periodicamente queste strutture e nel 2015 sono state
circa 120 le ispezioni organizzate nelle sedi delle Cro indiane e cinesi. Per inciso, il 40% dei generici che
circolano nel mercato americano proviene dall'India che, insieme alla Cina, controlla l'80% della produzione
di medicinali generici nel mondo. Secondo l' agenzia di stampa britannica Reuters un elemento che incide
pesantemente sull'a% dabilità dei risultati dei test sui generici riguarderebbe la partecipazione dei volontari
ai trial clinici. Stando a un articolo pubblicato sul sito dell' agenzia il 27 dicembre scorso, molti pazienti
accettano di prendere parte a più sperimentazioni nell' arco di pochissimo tempo (a volte anche nel giro di
un mese) per arrotondare le proprie entrate. "L ' intervallo di tempo tra due partecipazioni a trial diversi non
può essere inferiore a novanta giorni", ha dichiarato a Reuters Stephanie Cro&, ispettore capo dell'
Organizzazione mondiale della sanità. C'è il rischio, infatti, che i dati di questi pazienti risultino
compromessi e non a% dabili. Della seconda metà del 2016 è un' altra notizia, riportata dai principali
media, secondo la quale addirittura l' 80% dei risultati riferiti a test clinici eseguite da Cro cinesi sarebbe
falsi" cato per convalidare tesi precedenti. L ' ha sostenuto proprio l' Agenzia regolatoria cinese dopo aver
controllato 1622 test clinici di molecole in attesa di approvazione per il mercato domestico. Un dato
sbalorditivo, smentito tuttavia dalla Fda americana che, dopo aver compiuto a sua volta ispezioni, non ha
ravvisato fraudolenze e illeciti. In ordine di tempo questo è solo l' ultimo degli episodi sospetti di test clinici
falsi" cati. I casi Semler (luglio 2016) o Gvk Biosciences (nel 2015) sono stati senz'altro quelli più clamorosi
e hanno riguardato da vicino anche l'Europa. L ' estate scorsa l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha
raccomandato la sospensione di farmaci già approvati, i cui studi di bioequivalenza erano stati condotti
presso il Semler research centre private ltd di Bangalore, India. L'Ema ha condotto ulteriori ispezioni dopo
quelle di Fda e dell' Organizzazione mondiale della sanità, rilevando irregolarità nel sistema di gestione
della qualità dei prodotti della Semler oltre alla manipolazione e integrità dei campioni utilizzati per i test
clinici. L'agenzia ha quindi disposto lo stop all'importazione di medicinali tra cui candesartan, escitalopram,
donepezil, esomeprazolo e metformina. Q uesti sono commercializzati in più nazioni dell'Unione europea e
Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo avevano già prov veduto a sospendere le vendite di venticinque
medicinali. L'Ema, infatti, in attesa di nuovi dati, aveva lasciato alle singole Autorità regolatorie nazionali la
decisione sull'eventuale adozione di prov vedimenti sospensivi. Anche per l' altra Cro indiana Gvk
Biosciences l'esito è stato lo stesso. In quel caso, però, gli e$ etti del divieto di immissione in commercio
dei farmaci lì testati ha avuto ripercussioni molto più ampie. Su circa mille medicinali controllati tra il 2008 e
il 2014, settecento sono risultati non idonei all'autorizzazione. Il caso Gvk inoltre ha avuto anche
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BUSINESS E MERCATO
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ripercussioni politiche molto forti. Lo scandalo ha trovato posto nell'agenda dell'incontro av venuto a Nuova
Delhi a ottobre 2015 tra la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro indiano Narendra Modi. Gli
indiani hanno difeso le ricerche condotte dalla Gvk e hanno chiesto la sospensione del divieto europeo sui
medicinali. Condizione indispensabile per far ripartire le trattative sul Free trade agreement farmaceutico tra
Ue e India da tempo in stand by. Secondo alcuni esperti, gli allarmi delle agenzie di controllo rischiano di
mettere a repentaglio la reputazione delle aziende indiane e cinesi e, di conseguenza, il loro mercato. "Per
un' azienda rifare i test è dispendioso e incide negativamente sulle vendite", ha dichiarato a Reuters Nilesh
Gupta, managing director della società Lupin Ltd. Stando ai dati del Department of pharmaceuticals, Pwc,
McKinsey, TechSci research, i generici rappresentano il 70% del mercato farmaceutico indiano che vale
circa 20 miliardi di dollari e per cui è prevista una crescita " no a 55 miliardi entro il 2020. Se le previsioni
saranno confermate, l'India sarà tra i primi tre mercati farmaceutici al mondo per tasso di crescita e sesto in
termini assoluti. È chiaro quanto importanti siano questi due Paesi, ma proprio per questo i controlli sono
serrati. Guardando in casa nostra, allo scoppio del caso Semler, l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) ha
deciso in via cautelativa di avviare le procedure di sospensione dei medicinali prodotti dalla Semler. In una
nota, però, l'Aifa ha tenuto a ribadire che non c'erano evidenze di e$ etti dannosi o di mancanza di e%
cacia nei farmaci interessati. Di regola l'U% cio valutazione e autorizzazione dell' Aifa avvia prima di tutto
una fase istruttoria in cui vengono veri" cate la conformità dello studio alle linee guida di riferimento, si
controlla che i dati siano plausibili e che la documentazione non presenti incongruenze o risultati anomali.
Nella valutazione complessiva, inoltre, tiene conto delle caratteristiche biofarmaceutiche del medicinale
oggetto dello studio e del suo indice terapeutico. Al termine di questa prima fase, nel caso ci siano dubbi
sulla qualità dello studio di bioequivalenza, l'agenzia coinvolge gli ispettori dell'U% cio attività ispettive Gcp
e di Farmacovigilanza. Il team veri" ca se lo studio o il Centro sono stati già ispezionati da altre autorità
europee, se può essere richiesta ulteriore documentazione oltre a quella standard ed in" ne valuta se un'
ispezione può e$ ettivamente risolvere i dubbi. Se ritenuto utile e necessario, quindi, si procede al controllo.
In Italia le ispezioni dell'Aifa avvengono ai sensi del Decreto legislativo del 24 aprile 2006 numero 219
(articolo 134) e sono e$ ettuate dall'Unità ispezioni di Farmacovigilanza su incarico del dirigente dell'Unità
stessa. Ci sono tre tipologie di ispezioni: di routine nazionali che fanno parte del programma redatto
dall'Unità ispezioni; Straordinarie nazionali a seguito di segnalazio ni per problemi legati alla sicurezza del
medicinale; su richiesta del Committee for medicinal products for human use (Chmp) dell'Ema,
principalmente per ispezioni fuori Ue. Fuori dai con" ni continentali, infatti, l'Agenzia europea, su
segnalazione di un Paese membro, può inviare un pool di ispezione, generalmente formato da ispettori
dello Stato richiedente. "All'interno dell'Unione europea, invece, i controlli che vengono fatti da un Paese
membro valgono, per un accordo di reciprocità, per tutti gli altri Stati comunitari", spiega Paola Minghetti,
esperta di legislazione farmaceutica, del Dipartimento di scienze farmaceutiche dell' Università degli Studi
di Milano. "L'Ema si a% da agli ispettori europei per condurre le ispezioni", continua Minghetti che mette in
guardia da una lettura approssimativa delle comunicazioni che vengono inviate alle aziende produttrici.
"Spesso queste warning letters sono inviate anche per semplici discordanze tra i risultati e le direttive degli
enti regolatori", precisa. Trattandosi di esami di bioequivalenza, i dati dei generici devono rispecchiare le
caratteristiche degli originali. Stessa composizione qualitativa e quantitativa del principio attivo, stessa
forma farmaceutica e di rilascio. Va ricordato che nei test non devono emergere differenze cliniche rilevanti.
La di$ erenza tra la biodisponibilità del generico e dell'originale deve rientrare in un intervallo di
bioequivalenza (detto intervallo accettabile), convenzionalmente ritenuto compatibile con l'equivalenza
terapeutica. L'autorizzazione in commercio avviene solo ed esclusivamente se il contenuto di principio
attivo è compreso nell'intervallo 95%-105% del quantitativo indicato in etichetta. "A volte un farmaco può
uscire sbagliato", sottolinea, Achille Patrizio Caputi, responsabile del progetto Farmacovigilanza della
Società italiana di Farmacologia (Sif ). Secondo il professore sono tre i livelli di allerta da tenere in
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considerazione: un' unica segnalazione non è su% ciente per considerare un farmaco pericoloso, così
come non è su% ciente una sola ispezione per determinare fallimentare il progetto di ricerca di una Cro. In
molte delle warning letters che l'Fda ha inviato ad aziende come BioPharma Dive, Ipca laboratories, Cadila
Healthcare, Q uest Life Sciences, Reddy laboratories o Zhejiang Hisun Pharmaceutical Co. si parla di data
integrity. In alcuni casi di manipolazione vera e propria. Gli esperti raccomandano prudenza e non si
sbilanciano. "Problematiche importanti (falsi" cazione dei dati) relative alla conduzione degli studi clinici
purtroppo ci sono sempre state e non solo in Asia", precisa Angela Del Vecchio, direttrice dell'U% cio
ispezioni Good clinical practice (Gcp) e farmacovigilanza dell'Aifa. Nel 2016 la nostra autorità ha vigilato
accuratamente. Cinquantanove ispezioni su sostanze attive all'interno del territorio nazionale e 18 in Paesi
extra Ue, 152 su medicinali nazionali, 17 in Paesi fuori Ue e due sole ispezioni per quanto riguarda la Gcp.
L'azienda produttrice di un farmaco generico ha l'obbligo di dimostrare la bioequivalenza rispetto
all'originale (il cui brevetto sia ormai scaduto) documentare dettagliatamente la chimica, il processo di
produzione e le misure adottate relativamente al controllo di qualità, seguendo le indicazioni della
normativa e delle linee guida della Farmacopea europea. Nei casi sopra citati, secondo le agenzie
regolatorie, alcuni di questi criteri non sono stati soddisfatti per una corretta registrazione dei dati. Su chi
cade quindi la responsabilità? "La Cro che esegue sperimentazioni come centro sperimentale - ha spiegato
ancora Angela Del Vecchio - ha responsabilità autonoma da parte del promotore, che però ha il compito di
supervisionare l' attività della Cro stessa. Q uesto si realizza sia in fase di selezione della struttura (con un
audit) per veri" care che la Cro, il personale e le procedure siano in accordo a quanto previsto dalle Gcp e
dalle normativa vigente in materia, sia durante la conduzione degli studi tramite controllo di qualità (visite di
monitoraggio o monitoraggio da remoto) e veri" che di qualità. Il monitoraggio è obbligatorio, gli audit sono
eseguiti random". Diverso è se "la Cro opera per conto del promotore, cioè e$ ettua compiti propri dello
stesso come per esempio Cro che e$ ettuano il monitoraggio o gli audit. In questo caso la responsabilità "
nale per la qualità e l' integrità dei dati della sperimentazione è sempre e comunque del promotore dello
studio". In casi di inadempienza, le sanzioni (amministrative) sono previste da due decreti legislativi: il
211/2003 e il 211/2007. In caso di frode si entra nel penale. In Italia i generici rappresentano circa il 20%
dei farmaci dispensati e il 10,8% della spesa pubblica e privata. Di questi l'88% appartengono alla fascia A
e il 9,9% alla fascia C. Vantano una riduzione di prezzo rispetto all'originale del 60% e grazie a loro il
Sistema sanitario nazionale dal 2010 al 2015 ha potuto risparmiare circa 250 milioni di euro all'anno per un
totale di 1,5 miliardi. Nel 2015 anno la spesa è stata di poco superiore agli otto milioni di euro (fonte
Assogenerici). Il primo trimestre 2016 ha segnato un aumento delle vendite rispetto ai due anni precedenti.
Sempre secondo Assogenerici, le vendite alle farmacie da parte delle aziende produttrici hanno superato i
315 milioni di euro (contro i 316 del 2015 e i 292 del 2014) così come la vendita dalle farmacie ai
consumatori che ha toccato quota 574 milioni (567 nel 2015 e 527 nel 2014). In Europa l'uso dei generici è
ormai consolidato. Nel 2014 una survey della European generic medicines association (Ega) ha stimato
che ogni anno l'Ue risparmia 28 miliardi di euro e che la di$ usione dei generici è del 55% dei farmaci
dispensati per una spesa che si aggira intorno al 21% del totale.
Parole chiave Contract research organization, farmacovigilanza, generici, bioequivalenza
Aziende/Istituzioni Ema, Aifa, Fda, Oms, Semler, Gvk Biosciences, Dipartment of pharmaceuticals, Pwc,
McKinsey, TechSci research, BioPharma Dive, Ipca laboratories, Cadila Healthcare, Quest Life Sciences,
Reddy laboratories, Zhejiang Hisun Pharmaceutical, Lupin Ltd, Reuters, Assogenerici, Sif, Ega
Foto: Alessio Chiodi AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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SU AVASTIN-LUCENTIS LA PAROLA PASSA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA
UE
Il 19 dicembre scorso il Consiglio di Stato ha rimesso al giudizio europeo alcuni dubbi interpretativi legati
alla disciplina sull' impiego o% -label di farmaci con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale
Cinzia Guglielmello
Il caso Avastin-Lucentis approda di nuovo alla Corte di Giustizia Europea, questa volta nell' ambito della
controversia instaurata da Novartis contro il reinserimento di Avastin nell' apposito elenco stilato dall'
Agenzia Italiana del farmaco per il suo impiego o$ -label nella cura delle patologie degenerative della vista
(per la quale esistono già farmaci autorizzati, tra cui il Lucentis). Con l' ordinanza numero 5373 del 19
dicembre scorso, la Terza Sezione del Consiglio di Stato - chiamata a decidere sull' appello di Novartis
avverso la sentenza del TAR Lazio che ha rigettato il ricorso di primo grado - ha rimesso alla Corte di
Giustizia, in sede di rinvio pregiudiziale, una questione interpretativa che verte sulla compatibilità con la
normativa europea in materia di farmaci ad uso umano della disciplina dettata dall' articolo 1, comma 4-bis,
d.l. 21 n. 536/1996 (conv. l. n. 648/1996). Tale disposizione, introdotta dalla legge 79 del 2014, di
conversione del decreto legge Lorenzin, numero 36/2014, consente l' impiego con oneri a carico del
Servizio sanitario nazionale di farmaci già registrati per trattare patologie diverse da quelle autorizzate (uso
o$ -label o fuori etichetta) anche se sussista l' alternativa terapeutica. Occorre in via preliminare precisare
che l' uso o$ -label, a$ erendo per sua natura all' ambito dell' autonomia e della responsabilità del medico
curante, al quale spetta di individuare la terapia ritenuta idonea nel caso concreto secondo "scienza e
coscienza", non è oggetto di una speci" ca e diretta regolamentazione a livello comunitario ma è lasciata all'
autonomia dei singoli stati membri. Il legislatore italiano è inter venuto in materia con disposizioni
frammentarie e generate di volta in volta da specifiche esigenze. Prima del 1998, la materia della
prescrizione o$ -label era regolata dal principio generale della responsabilità professionale: era il medico a
decidere di prescrivere il farmaco o$ -label sotto la sua personale e diretta responsabilità. L ' articolo 1,
comma 4, della Legge 648/1996 (che converte il decreto legge numero 536/1996) ha introdotto per la prima
volta in via eccezionale la possibilità di erogare a carico del Servizio sanitario nazionale, tra l' altro, i
"medicinali da impiegare per una indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata" per il caso in cui
"non esista una valida alternativa terapeutica", previo loro inserimento in un apposito elenco noto come
Lista 648. Poi, al " ne di limitare (anche in funzione di contenimento della spesa) il ricorso a prescrizioni o$ label in alternativa a terapie autorizzate, con l' articolo 3, comma 2, del decreto legge numero 23/1998
(convertito nella legge 94/1998, più nota come Legge di Bella), il legislatore è intervenuto a circoscrivere in
maniera puntuale gli ambiti ed i limiti di legittimità della prescrizione o$ -label, consentendola solo in casi
singoli e senza oneri a carico dello Stato, laddove il medico ritenga, in base a dati documentabili, che il
paziente non possa essere utilmente trattato con i medicinali disponibili e l' utilizzo fuori indicazione sia noto
e conforme a pubblicazioni scienti" che accreditate in campo internazionale. Successivamente, dapprima
con l' articolo 1, comma 796, lettera z), della legge numero 296/2006 il legislatore ha sancito l'
inapplicabilità dell' articolo 3, comma 2, del decreto legge numero 23/1998 alle fattispecie di di$ uso e
sistematico uso di farmaci o$ -label, come alternativa terapeutica ai farmaci debitamente autorizzati, nell'
ambito dei presìdi ospedalieri o di altre strutture e interventi sanitari. In seguito l' articolo 2 della legge
numero 244/2007, comma 348, secondo periodo, ha ulteriormente subordinato la legittimità delle
prescrizioni di farmaci o$ -label alla disponibilità di dati favorevoli di sperimentazione clinica di fase
seconda. Fin qui dunque, pur nella frammentarietà delle disposizioni, il "l rouge dei vari interventi in materia
è stato quello di consentire solo in via eccezionale sia il ricorso a prescrizioni o$ -label sia l' impiego a
carico del Servizio sanitario nazionale di farmaci per indicazioni diverse da quelle autorizzate. Per e$ etto
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invece della modi" ca normativa introdotta dalla legge 79 del 2014 (di conversione del decreto legge
Lorenzin, numero 36/2014) - che ha inserito il comma 4-bis all' articolo 1 della legge 648/1996 - è stato
consentito all' Agenzia Italiana del farmaco di inserire nella Lista 648 farmaci utilizzabili per un' indicazione
terapeutica diversa da quella autorizzata, anche se sussista un' alternativa terapeutica nell' ambito dei
medicinali disponibili per la speci" ca patologia, purché tale indicazione sia nota e conforme a ricerche
condotte nell' ambito della comunità medico-scienti" ca nazionale e internazionale, secondo parametri di
economicità e appropriatezza. L ' obiettivo è stato quello di consentire l' impiego di farmaci meno onerosi
per il Servizio sanitario nazionale. Ciò, in risposta proprio al clamore mediatico suscitato dall' originaria
esclusione dalla Lista 648 del farmaco utilizzato o$ -label per il trattamento delle patologie degenerative
della vista (Avastin) ma meno costoso rispetto ai farmaci (tra cui, il Lucentis) poi approvati ed ammessi a
rimborso per tale patologia. E il caso che ha originato il rinvio pregiudiziale di cui si discute riguarda proprio,
come detto, i provvedimenti con i quali l' Aifa, in applicazione delle nuove disposizioni, ha reinserito il
farmaco in questione nella Lista 648 consentendone l' impiego o$ -label anche in alternativa ai farmaci
autorizzati. Per la prima volta dunque l' uso o$ -label viene disciplinato (ed ammesso nello speci" co caso)
in funzione di contenimento della spesa. Peraltro, nella pronuncia numero 151 del 29 maggio 2014, la Corte
Costituzionale, investita della questione della legittimità costituzionale dell' articolo 1 della legge 648/1996
(prima della recente modi" ca) nella parte in cui non prevedeva il "costo" tra le ragioni di inserimento di un
farmaco nella Lista 648, pur dichiarando inammissibile per irrilevanza tale questione, ha incidentalmente a$
ermato che il criterio della "valida alternativa" presuppone "la comparazione dei farmaci equivalenti sia
sotto il pro" lo medico-scienti" co sia sotto quello economico. Ma, con l' ordinanza in esame, il Consiglio di
Stato ha rimesso alla Corte di Giustizia dell' Unione europea alcune questioni pregiudiziali sull'
interpretazione del diritto europeo che potrebbero portare a una diversa valutazione del caso in punto di
diritto. Sotto un pro" lo generale, il Consiglio di Stato ha prospettato il dubbio che l' utilizzo generalizzato e
sistematico del farmaco o$ -label anche in alternativa al farmaco autorizzato per la speci"ca patologia,
senza alcuna considerazione delle ragioni terapeutiche del singolo paziente e per " nalità di contenimento
della spesa, possa porsi in violazione del principio comunitario dell' essenzialità e inderogabilità dell'
autorizzazione all' immissione in commercio sancito dell' articolo 6, comma 1, della Direttiva 2001/83/CE, in
considerazione segnatamente dei dubbi sull' applicabilità delle eccezioni di cui all' art. 5 e 3 della stessa
direttiva. In particolare, la prima questione pregiudiziale verte sulla compatibilità della disciplina nazionale
con l' articolo 5, comma 1, della Direttiva 2002/83/CE, che consente allo Stato membro "conformemente
alla legislazione in vigore e per rispondere ad esigenze speciali" di poter escludere dal proprio ambito di
applicazione "i medicinali forniti per rispondere ad un' ordinazione leale e non sollecitata, elaborati
conformemente alle prescrizioni di un operatore sanitario autorizzato e destinati ad un determinato paziente
sotto la sua personale e diretta responsabilità". Il Consiglio di Stato prospetta il dubbio che, per e$ etto
della nuova disciplina, possa risultare incentivato nei confronti della generalità dei pazienti, e per " nalità di
contenimento della spesa, l' utilizzazione di un farmaco al di fuori della indicazione terapeutica autorizzata,
in alternativa ai farmaci autorizzati per la speci" ca indicazione. Ed è bene qui ricordare che la Corte di
Giustizia, con la sentenza del 29 marzo 2012, C-185/103 (Commissione c. Polonia), ha già avuto modo di
a$ ermare che considerazioni "nanziarie non possono, di per sé, condurre a riconoscere l' esistenza delle
esigenze speciali di cui all' articolo 5, comma 1, della Direttiva 2002/83/CE, che debbono invece fondarsi su
considerazioni strettamente terapeutiche e presuppongono l' assenza in linea di principio l' assenza di
alternative terapeutiche nell' ambito dei farmaci autorizzati. Si tratta di una questione di enorme rilevanza
sotto il pro" lo pratico e teorico perché consente di veri" care la tenuta e la portata della normativa europea
su un aspetto, quello dell' impiego a carico dei servizi sanitari di farmaci o$ -label in funzione di
contenimento della spesa, " nora inesplorato ma di grande attualità.
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Parole chiave Farmaci off label, Avastin, Lucentis Aziende/Istituzioni Consiglio di Stato, Corte di Giustizia
europea, Unione europea, Servizio sanitario nazionale, Aifa
Foto: Cinzia Guglielmello Avvocato, Studio legale Gianni, Origoni, Grippo Cappelli &Partners
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I BREVETTI DI SECONDO USO E LA LEGGE EUROPEA: IL CASO DEL
PREGABALIN
Le interpretazioni dei tribunali non sono univoche nel valutare l' eventualità di violazione della proprietà
intellettuale, nel caso di farmaci originator già genericati per i quali si sviluppino nuove indicazioni
Paolo Di Giovine
Lo sviluppo di nuovi composti per il trattamento di patologie umane rimane l) obiettivo primario delle
aziende farmaceutiche. Tuttavia, il costo elevato associato con lo sviluppo di nuovi composti chimici o
biologici fa sì che le aziende farmaceutiche siano anche alla ricerca di nuovi usi terapeutici di farmaci già
noti. Un incentivo per la ricerca di nuovi usi di farmaci noti è dato anche dalla possibilità di ottenere in
Europa i cosiddetti brevetti di secondo uso medico. Facciamo un esempio ipotetico. Un' azienda originator
sviluppa e brevetta un composto A per il trattamento della malattia X. Il brevetto per il composto A e il suo
uso nel trattamento della malattia X scadranno dopo vent' anni o, se vi è un' estensione del termine tramite
un certi" cato complementare di protezione, al massimo dopo venticinque anni. L ) azienda originator
continua la ricerca e sviluppo sul composto A e successivamente scopre che questo è anche utile nel
trattamento della malattia Y. Supponendo che la nuova indicazione terapeutica non sia ovvia, l) originator
potrà ottenere un brevetto per l) uso del composto A nel trattamento della malattia Y. Q uesto secondo
brevetto scadrà dopo il termine del brevetto originale. Dopo la scadenza del primo brevetto, ogni azienda
potrà commercializzare un farmaco contenente il composto A per il trattamento della malattia X (e per
qualsiasi altra indicazione terapeutica non brevettata), ma non per il trattamento della malattia Y. Fino alla
scadenza del secondo brevetto le altre aziende dovranno quindi eliminare la seconda indicazione
terapeutica tra le informazioni che accompagnano il prodotto in vendita. Di seguito sono analizzate le
recenti decisioni di alcune Corti europee relative al caso "Lyrica" in cui è stata trattata la contra$ azione di
un brevetto di secondo uso medico. Warner-Lambert detiene il brevetto europeo EP0934061, che rivendica
l) uso del principio attivo pregabalin per la preparazione di una composizione farmaceutica per il
trattamento del dolore, in particolare per il trattamento del dolore neuropatico. Pregabalin è
commercializzato in Europa da P" zer con il marchio Lyrica non solo per il trattamento del dolore
neuropatico, ma anche per l) epilessia ed il disturbo d) ansia generalizzato. La tutela del brevetto per il
farmaco in quanto tale e per il suo primo uso medico, cioè l) epilessia ed il disturbo d) ansia, è scaduto,
mentre il brevetto di secondo uso medico EP0934061, relativo all) uso del pregabalin per il trattamento del
dolore, è ancora in vigore. Nel 2015 un gruppo di aziende di generici ha deciso di entrare nel mercato per le
due indicazioni terapeutiche per le quali il brevetto era scaduto, cioè epilessia ed il disturbo d) ansia
generalizzata. A tal " ne, le aziende di generici hanno ottenuto autorizzazioni all) immissione in commercio
limitatamente a queste due indicazioni terapeutiche, che sono quindi le uniche incluse nel foglietto
illustrativo e nelle etichette del prodotto. Warner-Lambert Company LLC e P" zer hanno presentato presso
diverse Corti europee una richiesta di provvedimenti cautelari per presunta violazione del brevetto di
secondo uso medico EP0934061, contro il gruppo di aziende che producono e commercializzano il
generico del farmaco pregabalin. Inoltre hanno richiesto ad alcuni Tribunali, di obbligare le altre aziende di
adottare una serie di misure per impedire che il farmaco generico pregabalin sia somministrato anche per il
trattamento del dolore. Warner-Lambert e P" zer hanno sostenuto che le aziende di generici stavano
violando il brevetto perché era prevedibile che i medici avrebbero prescritto i farmaci generici per il
trattamento del dolore, indipendentemente dal fatto che essi non fossero stati approvati per tale
indicazione. Q uesta tesi sarebbe sostenuta dal fatto che in quasi tutti i paesi dell' Unione europea i medici
prescrivono i farmaci utilizzando la denominazione comune internazionale del principio attivo e non il nome
commerciale. Inoltre quasi sempre nella prescrizione non è indicata la " nalità per cui il farmaco deve
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essere dispensato. A loro volta, le aziende genericiste convenute in contra$ azione hanno sostenuto che
non stavano violando il brevetto perché nei loro prodotti non era riportata l' indicazione brevettata, e, inoltre,
il quadro normativo non impedisce che il generico del pregabalin possa essere prescritto o dispensato per il
trattamento del dolore. Molte Corti si sono espresse in favore dei genericisti ri" utando le richieste di
Warner-Lambert e P" zer in quanto hanno ritenuto che non vi fossero i presupposti per una contra$ azione
diretta o indiretta del brevetto di secondo uso medico EP0934061. In particolare la Corte inglese ha ritenuto
che non sussistessero i presupposti di una contra$ azione diretta, ma non poteva neanche essere ravvisata
una contra$ azione indiretta in quanto non dimostrabile l'intenzione del produttore di fornire sul mercato un
prodotto che fosse utilizzato anche per l'indicazione brevettata. Interessante, e parzialmente in contrasto
con le altre decisioni, è la decisione della Corte tedesca di Amburgo, anch' essa specializzata in cause
brevettuali (si veda Warner Lambert LLC v. Hexal AG et al., District Court of Hamburg, 2 April 2015, Case
Nos. 327 O 67/15 (Hexal), 327 O 143/15 (1A Pharma), 315 O 24/15 (Ratiopharm), 327 O 132/15
(Glenmark) and 3 27 O 140/15 (AliudPharma). Nel caso tedesco i genericisti avevano partecipato a gare
pubbliche per i contratti di sconto sui farmaci, senza speci" care che il loro generico del pregabalin non
poteva essere commercializzato per l) indicazione brevettata, cioè il trattamento del dolore. Il Tribunale di
Amburgo ha concesso provvedimenti cautelari proprio in relazione alla partecipazione dei genericisti alla
gara pubblica per i contratti di sconto sul pregabalin. La Corte ha posto l) accento sul fatto che nelle o$ erte
usate per le gare non era speci" cata l) indicazione del farmaco, ma si riferivano solo al principio attivo
(API). La decisione del Tribunale di Amburgo ha stabilito quindi un nuovo scenario per la violazione dei
brevetti di secondo uso medico fornendo un punto di vista diverso per le aziende farmaceutiche. Resta da
vedere se la Corte d) Appello di Amburgo e le altre corti tedesche confermeranno questo nuovo approccio.
Ad ogni modo il caso Lyrica e il diverso esito delle vicende processuali in Europa evidenzia la necessità di
un quadro normativo di riferimento e un approccio comune che permetta di evitare potenziali casi di
violazione di brevetti di secondo uso medico come quello qui discusso. Il giudice inglese nella sua
decisione suggerisce come possibile soluzione quella di obbligare i medici a prescrivere il nome
commerciale del farmaco, invece del principio attivo, chiaramente solo nel caso in cui il farmaco dovrà
essere usato dal paziente per la " nalità ancora coperta da brevetto.
Parole chiave Brevetti, proprietà intellettuale, secondo uso medico, pregabalin, Lyrica, Brevetto europeo
Aziende/Istituzioni Società Italiana Brevetti (Sib), Warner-Lambert, Pfizer, Corte di Amburgo
Foto: Paolo Di Giovine European & Italian Patent Attorney, Società Italiana Brevetti [email protected]
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BIG PHARMA SPINGE L'ECONOMIA EUROPEA
I risultati del rapporto "&e economic footprint of selected pharmaceutical companies in Europe" realizzato
dall' istituto WifOR e commissionato da Efpia mostrano come investimenti in R&S - ben oltre la media
continentale - producano valore, ricchezza e occupazione
Carlo Buonamico
Il comparto farmaceutico è uno dei segmenti di mercato più signi" cativi i termini di innovazione e
generazione di ricchezza. Non solo a livello mondiale ma anche europeo. Lo confermano i dati di$ usi dalla
European federation of pharmaceutical industry association (Efpia) nel recente report "#e economic
footprint of selected pharmaceutical companies in Europe", secondo cui sette aziende farmaceutiche
operanti in Europa - AbbVie, AstraZeneca, Boehringer Ingelheim, Ipsen, J&J, Novartis e Sano" - hanno
generato un valore interno lordo di 77,9 miliardi di euro nel 2014, pari al 41% di quanto generato dall' intero
mercato di riferimento europeo. Lo studio è stato condotto dall' istituto di ricerca indipendente WifOR, ed è
stato " nanziato da Efpia e da sei suoi membri, che dichiarano di non aver avuto alcuna in' uenza su
domande, metodi, analisi o redazione dell' indagine. Ciò, nonostante il mercato sia stato caratterizzato dalla
continua revisione al ribasso dei prezzi dei farmaci, dovuta alla concorrenza dei medicinali equivalenti e
dalle politiche di spending review messe in atto dai vari Paesi europei: basti pensare che in Europa la
spesa pubblica per la salute è passata da una crescita del 4,7% annuo tra il 2000 e il 2009 a una media
dello 0,9% all' anno tra il 2009 e il 2012 (dati Ocse. Health at a Glance: Europe 2014). Il valore interno lordo
generato direttamente dalle aziende campionate nel report ha registrato un decremento del 7,5% (circa 2,8
miliardi di euro) tra il 2010 e il 2014. A fronte, però, di un incremento dello 0,6% del giro d'a$ ari. Ciò a
indicare che la ricchezza complessiva generata dal comparto farmaceutico è composta sia da quella
direttamente generata (34,6 miliardi di euro) sia da quella indiretta e indotta, che insieme valgono 43,3
miliardi di euro pari a oltre il 50% della ricchezza del comparto. Valutato da un' altra prospettiva aggregata,
ciò signi" ca che per ogni euro di ricchezza direttamente generato dall' industria farmaceutica europea, si
genera 1,3 euro dovuto all' economia indiretta e all' indotto. I dettagli del report mostrano infatti che a fronte
dell' incremento del business delle aziende farmaceutiche, tra il 2010 e il 2014 è corrisposto un aumento
nell' acquisto di beni e servizi. A farla da padrone è il comparto chimico che ha rappresentato il 12% (3,6
miliardi di euro) di quanto speso dalle ditte del farmaco. Nella lista dei servizi acquistati compare anche una
voce "altro" che ammonta ad un signi" cativo 60% (18,4 miliardi di euro), ad indicare che gli e$ etti dell'
industria farmaceutica sull' economia si manifestano in massima parte in termini di ricchezza prodotta a
livello indiretto (consumo di prodotti intermedi) e indotto (servizi acquistati). IMPULSO CONCRETO PER
LA CRESCITA DELL'ECONOMIA Rimanere competitivi sul mercato in termini di prodotti è una delle leve
fondamentali a cui nessuna farmaceutica può rinunciare. E ciò si concretizza anche nella capacità di
investire in Ricerca e Sviluppo (R&S), misurata come intensità di R&S ovvero come quota del fatturato
destinata a questo tipo di attività. Se "Europa 2020", la strategia decennale per la crescita sviluppata dall'
Unione Europea, indica l' obiettivo del 3% di intensità di R&S che le imprese del Vecchio Continente
devono raggiungere entro il 2020, pare proprio che quelle farmaceutiche abbiano precorso i tempi e fatto
molto di più. Secondo il report infatti si registrano valori pari a 17,4% come intensità di R&S interna - 31,3%
se riferito al comparto nel suo complesso - ben sei volte in più rispetto a quanto auspicato dall' Europa e
con sei anni di anticipo. E non è tutto. In valore assoluto il campione di aziende nel 2014 ha investito 6
miliardi di euro in R&S interna e 10,8 miliardi di euro in spese per R&S, pari a un' intensità in R&S del
31,3%, oltre 12 volte in più di quanto registrato complessivamente dall' economia europea. Un altro dato
signi" cativo è che gli investimenti in R&S del comparto farmaceutico (14,3%) sono più elevati di quello
chimico (6,4%), di quello manufatturiero (5,2%) e di quello dell' information technology (0,3%), con un
distacco minimo non inferiore al 7,9%. SOSTEGNO ALL'OCCUPAZIONE E ALLA PRODUTTIVITÀ Il trend
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descritto per quanto riguarda la generazione della ricchezza, una sorta di positivo "e$ etto cascata" al di
fuori del settore strettamente farmaceutico, si manifesta anche in termini di occupazione. Tra il 2010 e il
2014 il comparto ha impiegato complessivamente tra 850 mila e 880 mila full time equivalent. Analizzando
in dettaglio questi numeri il report evidenzia che a fronte di una diminuzione delle persone impiegate
direttamente nell' industria farmaceutica, aumenta la quota relativa di occupazione indiretta e indotta,
proprio in ragione dell' aumentata domanda di prodotti intermedi e di servizi. Si calcola infatti che per ogni
posto di lavoro interno all' azienda farmaceutica europea, ne vengano generati altri 4,6 nel mercato del
lavoro. Leggendo questi dati sotto il pro" lo della produttività, intesa come quantità di valore interno lordo
rispetto al numero di occupati, scopriamo che anche in questo caso la selezione di aziende presa in
considerazione, stacca di molte lunghezze altri segmenti di mercato. Infatti ogni persona impiegata in
queste sette big pharma ha generato in media 225.946 euro nel 2014, oltre il doppio rispetto a chi lavora
nell' industria chimica (92 mila euro) e oltre quattro volte la ricchezza generata dagli occupati del comparto
manifatturiero (54 mila euro). SALUTE: FONTE DI OPPORTUNITÀ E NON SOLO DI SPESA Sarà forse
questo il momento - grazie anche ai risultati del report - di un cambio di percezione rispetto al settore della
salute e delle aziende farmaceutiche? Già da qualche anno gli esperti indicano che questo segmento di
mercato è sempre più percepito come un vero e proprio settore economico, anche perché sta aprendo
nuove opportunità per i business correlati all' accesso alle cure, quali ad esempio i nuovi sistemi di
"nanziamento per la salute o le polizze sanitarie integrative. Del resto anche le istituzioni pubbliche sono
sempre più vicine all' idea che il settore della salute rappresenti sempre meno una scon" nata voce di costo
per la spesa sanitaria pubblica e privata e sempre più un investimento in grado di promuovere la crescita
attraverso le attività di Ricerca e Sviluppo e la produttività del lavoro. Parlano da soli infatti i numeri dell'
industria farmaceutica mondiale: 330 miliardi di euro di valore interno lordo, pari al 3,6% di quello generato
dall' industria manifatturiera a livello mondiale; tasso di crescita annuale composto del 5,5% tra il 2005 e il
2013; oltre 4,8 milioni di posti di lavoro; valore interno lordo di 68.500 euro per ogni addetto. E anche l'
Europa fa la sua parte, rappresentando la seconda regione (preceduta solo dall' Asia) in termini di valore
aggiunto lordo prodotto (103,1 miliardi di euro) e di occupazione generata (761.400 posti di lavoro) e
superando nel 2013 il Nord America per tasso di crescita annuale composto. Un riconoscimento del resto
già accordato nel 2016 dal Direttore generale dell' Organizzazione mondiale della sanità Margaret Chan, in
occasione del primo incontro della Commissione sull' impiego nel settore della salute e la crescita
economica: "La Commissione chiede che ci sia un cambio nel modo in cui i decisori politici considerano il
settore della salute; non come un drenaggio di risorse, quanto come una fonte di opportunità [...]. L '
occupazione nel settore della salute può agire come una forza che contrasta le diseguaglianze in termini di
guadagni e di opportunità tipiche di questo mondo in crescita".
Valore aggiunto lordo e occupazione nel settore farmaceutico per continente (anno 2013) Fonte: Banca
mondiale, 2015; calcolo WifOR; illustrazione WifOR
Sviluppo della produttività del lavore e fattori determinanti Produttività del lavoro (migliaia € pro-capite)
Occupati (in migliaia) Valore aggiunto lordo (in mld €) Fonte: Dati da imprese Efpia selezionate; calcolo
WifOR; illustrazione WifORIntensità R&S interna a confronto
Imprese Efpia selezionate Economia Ue28 Obiettivo Ue (Strategia 2020) *Intensità R&S interna 2014:
Abbvie, Astrazeneca, Boehringer Ingelheim, Ipsen, Janssen, Novartis, Sanofi ** dati 2012 Fonte: Dati da
imprese Efpia selezionate; Ocse; Eurostat; calcolo WifOR; illustrazione WifOR
Parole chiave Industria farmaceutica, produzione, ricerca e sviluppo, innovazione Aziende/Istituzioni
European Federation of Pharmaceutical Industry Association (Efpia), AbbVie, AstraZeneca, Boehringer
Ingelheim, Ipsen, J&J, Novartis, Sanofi, WifOR, Unione europea, Organizzazione mondiale della sanità,
Ocse
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About Pharma and Medical Devices
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017
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Intensità R&S interna a confronto tra settori Farmaceutico Chimico IT Manifatturiero Fonte: Dati Eurostat
Ue28 (dati aggregati per paese); farmaceutico esclusi Lussemburgo, Lettonia e Malta; chimico esclusa
Svezia; Manifatturiero esclusi Lussemburgo e malta; IT escluse Irlanda e Svezia; illustrazione WifOR
Punti chiave Posti di lavoro totali riferiti alle attività delle imprese Efpia in Europa Intensità R&S interna delle
imprese Efpia in Europa Imprese Efpia selezionate Fonte: Dati da imprese Efpia selezionate; Ocse;
Eurostat; calcolo WifOR; illustrazione WifOR Valore aggiunto lordo totale generato dalle imprese Efpia
Intensità R&S totale delle imprese Efpia in Europa
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About Pharma and Medical Devices
OPEN DATA POCO SFRUTTATI QUALITÀ E QUANTITÀ DA MIGLIORARE
IN ITALIA
Le fonti informative alimentate dalla Pubblica Amministrazione sono ricche di informazioni liberamente
accessibili, ma potrebbero essere più utili per stimolare le conoscenze in ambito sanitario
Carlotta Galeone e Paolo Mariani
Dal 2013 l' Italia ha aderito alla "Carta dei Dati Aperti del G8" che impegna gli Stati membri del G8 ad
adottare politiche di apertura del patrimonio informativo delle pubbliche amministrazioni. I principi strategici
ispiratori sono basati sulla pubblicazione on line e in modo automatico di tutti i dati amministrativi con
caratteristiche di qualità e quantità, sulla possibilità di accesso ai dati attraverso formati aperti digitali e sulle
" nalità di miglioramento della governance e della promozione dell' innovazione. Anche in ambito salute
viene richiesta la disponibilità a condividere i dati nazionali come ad esempio i dati di prescrizione e i dati di
performance dei sistemi sanitari. Gli open data sono dati che possono essere liberamente utilizzati,
riutilizzati e redistribuiti, con la sola limitazione - al massimo - della richiesta di attribuzione dell' autore e
della redistribuzione allo stesso modo. Per come sono de" niti sono assimilabili a un prodotto vero e
proprio. In realtà, una tendenza più moderna punta a trasformare il concetto di open data da prodotto a
servizio, laddove il punto chiave è l' esigenza del fruitore dei dati e non tanto il dato stesso. Aziende,
istituzioni e operatori pongono molta attenzione non solo agli open data in quanto informativi, ma anche al
fatto che possano e$ ettivamente divenire nel tempo una fonte, con una opportuna dotazione informativa,
in termini di documentazione necessaria per valutare la qualità dei dati forniti e di conseguenza migliorarla
e per un pieno e corretto sfruttamento del potenziale informativo. Se dal 2009 si è assistito a diverse
iniziative di apertura del patrimonio informativo in vari Paesi nel mondo, è nel 2010 che appare il portale di
open data della Regione Piemonte, una tra le prime iniziative italiane, mentre l' anno successivo viene
lanciato il data-store nazionale www.dati.gov.it, cominciando così un processo di digitalizzazione " nalizzata
all' innovazione e alla trasparenza delle Pubbliche amministrazioni. Attualmente sono disponibili oltre
10.300 dataset, provenienti da 76 amministrazioni tra i quali si ritrovano anche dati geogra" ci. I dataset
sono organizzati e consultabili secondo temi, generi, territorio di riferimento e amministrazioni che li hanno
rilasciati. Confrontando gli open data disponibili su tale portale nazionale con quelli riportati nei singoli
portali delle Regioni, si nota come in realtà il portale nazionale non contenga tutti i dati disponibili nelle
singole Regioni. Con particolare riferimento agli open data in ambito sanitario, il ministero della Salute ha
messo on line il portale www.dati.salute.gov.it nel quale a oggi sono disponibili molti dataset nazionali, ma
meno di quelli accessibili nella sezione "Sanità" del portale nazionale dati.gov, che comprendono anche
quelli a livello regionale, comunale e di Aifa. I dati disponibili sono riassumibili per macro aree d' interesse:
informazioni su farmaci, autorizzati dal ministero ad esempio i farmaci esteri, le formulazioni magistrali e
o% cinali, i prodotti " tosanitari, l' elenco dei cinquanta medicinali senza obbligo di prescrizione più venduti
nell'ultimo semestre disponibile; informazioni su dispositivi medici registrati presso la banca dati e il
Repertorio del Ministero. Si ritrova anche l' elenco dei punti di distribuzione di farmaci, quali farmacie aperte
al pubblico, includendo succursali, dispensari e dispensari stagionali, esercizi commerciali, diversi dalle
farmacie, autorizzati alla vendita al pubblico di farmaci e l'elenco completo dei siti logistici autorizzati alla
distribuzione di medicinali ad uso umano sul territorio nazionale. Completano il quadro i dataset con elenchi
di strutture in ambito sanitario quali Asl e corrispondenza Asl e comuni, consultori familiari, Aziende
ospedaliere, Aziende ospedaliere universitarie e Ircss pubblici; dataset con dati sul personale quali direttori
sanitari e personale con rapporto di lavoro ' essibile delle Asl e delle strutture ospedaliere suddivisi per
ruolo. A oggi, i dataset maggiormente scaricati sono l' elenco delle farmacie, dispositivi medici,
parafarmacie, distributori di farmaci e Asl. Ci sono diversi progetti interessanti di sviluppo di nuove
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BUSINESS E MERCATO
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applicazioni utilizzando gli open data sanitari che potrebbero facilitare anche la vita quotidiana dei cittadini,
dando nuovi strumenti per fare scelte più ragionate. Ad esempio l' App "Pronto Soccorso Lazio Ospedali",
scaricabile da Google Play e Apple Store, è stata la prima applicazione sviluppata partendo dai dati del
portale open data Lazio che ha messo a disposizione i dati in tempo reale dei diversi pronto soccorso. Con
questa app è possibile visualizzare gli ospedali del Lazio su una mappa o in un elenco, sapere quante
persone sta trattando il Pronto soccorso in quel preciso momento, quanti codici rossi, gialli e verdi, ed è
possibile fare la ricerca per ospedale. Recentemente altre Regioni hanno sviluppato applicazioni simili. In
particolare quella della Regione Veneto che distingue anche il tipo di Pronto soccorso dal generico al
pediatrico al ginecologico e punti di primo intervento, segnalando eventuali fast track ginecologici e
pediatrici. Altro progetto interessante è "Health Advisor", con l' idea di creare una community che consenta
agli utenti di valutare le prestazioni del Servizio sanitario nazionale secondo la propria esperienza anche se
al momento questa app potrebbe trovare di% coltà nello sviluppo proprio per scarsità di dati open sull'
argomento. Tuttavia per una valutazione delle performance del Ssn, sono disponibili i dati open del
Programma Nazionale Esiti che fornisce valutazioni comparative a livello nazionale basati su diversi
indicatori sull'e% cacia, la sicurezza, l'e% cienza e la qualità delle cure prodotte. Nonostante il numero di
open data sanitari sia ancora piuttosto limitato ma con un trend crescente nel tempo, appare chiaro che è
stato intrapreso un percorso di digitalizzazione che contribuirà ad un miglioramento della capacità
informativa attraverso l' integrazione dei dati. Tuttavia, il nostro Paese fa fatica ad avviare una fase di
utilizzo massivo dei dati open, come confermato da alcune ricerche. Una di queste, l' Open Data
Barometer, posiziona l' Italia al ventunesimo posto per numero e qualità di open data. Q uesto risultato, non
particolarmente brillante, è dovuto principalmente al numero contenuto di dati disponibili e riutilizzati con
basso impatto sulla società e sull' economia. Gli ostacoli per creare nuova conoscenza partendo dai dati
disponibili non sono trascurabili e i limiti più evidenti sono la scarsa e non tempestiva frequenza di
aggiornamento di molte informazioni, la possibilità che la struttura dei dati possa cambiare ogni volta che è
pubblicato un aggiornamento e la di% coltà di trovare codi" che univoche e comuni tra open data diversi,
obbligando a un' attività di abbinamento costosa, ove possibile. Solo un miglioramento in termini quantitativi
e qualitativi di dati open e un utilizzo di tali dati con una profonda conoscenza dei suoi limiti sono la chiave
di volta nel creare nuove e utili conoscenze.
Parole chiave Open data, digitalizzazione, e-health Aziende/Istituzioni Università di Milano Bicocca,
Servizio sanitario nazionale, Ministero della Salute, Aifa, Regione Piemonte, Regione Lazio, Regione
Veneto
Foto: Carlotta Galeone e Paolo Mariani Università di Milano Bicocca
PERSONAGGI
1 articolo
06/03/2017
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
Ricostituita la Commissione Centrale per gli esercenti le professioni
sanitarie
Pubblicato il Dpcm che ricostituisce la CCEPS, che pone fine alla situazione di stallo in cui la Commissione
era venuta a trovarsi dopo la prununcia della Consulta secondo la quale la nomina dei due componenti da
parte del Ministero della Salute era in contrasto con i principi di indipendenza e imparzialità degli organi
giudicanti. IL DECRETO
06 MAR - La Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitarie potreà tornare a svolgere
pienamente le sue funzioni. Come si ricorderà, infatti, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 215/2016,
aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale della previsione dell'art. 17 del D.Lgs.C.P.S. n. 233/1946, che
disciplina la composizione della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (CCEPS)
"nelle parti in cui si fa riferimento alla nomina dei componenti di derivazione ministeriale". In particolare, i
giudici della Consulta hanno ritenuto che la nomina dei due componenti da parte del Ministero della Salute
contrasta con i principi costituzionali di indipendenza e imparzialità degli organi giudicanti, connotazioni
imprescindibili dell'azione giurisdizionale. Per effetto di tale pronuncia, l'attività della CCEPS è rimasta di
fatto paralizzata e non è stato adottato alcun provvedimento in attesa della definizione di una composizione
della Commissione che rispecchiasse i requisiti indicati dalla Consulta. Con un'interrogazione rivolta al
Ministero della Salute, presentata lo scorso 14 febbraio, i Senatori Andrea Mandelli e Luigi D'Ambrosio
Lettieri avevano evidenziato le criticità connesse al protrarsi di tale situazione, considerato che la mera
proposizione del ricorso alla CCEPS ha efficacia sospensiva del provvedimento disciplinare e che,
pertanto, professionisti colpevoli di comportamenti anche gravemente scorretti e sanzionati dal competente
Ordine, in assenza del necessario funzionamento della stessa CCEPS, potevano continuare ad esercitare
la professione.
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