Parrocchia della Candelora
PARROCCHIA SANTA MARIA DELLA CANDELORA Via Crucis 2013 “TALITA’ KUM: io ti dico alzati!”
per scoprire la fede come misericordia verso ogni fragilità.
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e carcerato e siete venuti a trovarmi.” (Mt 25,34) 1
GESU’ E’ CONDANNATO A MORTE Oggi fra la gente del mondo, Gesù vive la propria passione. La Via Crucis si ripete oggi come duemila anni fa nei giovani, nei sofferenti, negli affamati, nelle persone malate e portatrici di handicap. Noi oggi siamo qui per vivere la Via Crucis di Gesù. La Via Crucis è fatta di stazioni. Stazione significa "sosta" "fermata". Significa per noi "esserci", stare lì vicino a quella situazione, a quella persona, a quella sofferenza… Vivere la Via Crucis significa esserci. E allora noi siamo lì? Siamo lì in quel bambino denutrito e affamato, siamo lì con quelle migliaia di persone che ogni giorno muoiono cercando una nuova terra che li accolga, e non solo con un tozzo di pane, ma con un po' d'amore, di considerazione, di giustizia... Siamo lì? Siamo lì quando i nostri giovani cadono nella perdita di valori e di speranza, siamo lì come era lì Simone il Cireneo, a risollevarli, a prendere su di noi la loro fatica, la loro delusione, la loro depressione? Siamo lì con gli alcolizzati, i senzatetto, i senza lavoro, i senza famiglia, i vecchi, gli esclusi… Eppure queste sono le stazioni della Via Crucis. Le altre sono dentro di noi. Le conosciamo bene: sono i nostro rapporti difficili in famiglia, i nostri conflitti con i figli adolescenti, i nostri volti duri con i colleghi, la nostra superficialità verso alcuni compagni più fragili, il nostro disimpegno sociale e cristiano, il nostro correre tutta la giornata senza avere un orientamento, le nostre scuse per non trovare mai il tempo per pregare, per stare un po' in silenzio, per conoscere meglio Gesù, per incontralo… Non possiamo far finta di non vedere queste stazioni della nostra Via Crucis. Precorriamo la Via Crucis, passo dopo passo, con consapevolezza, con lucidità, con coscienza, con trasparenza. Lasciamoci andare all'amore di Dio. Chiediamo a Gesù il dono delle lacrime e il dono del cambiamento della nostra vita. (liberamente tratto da d. Angelo Saporiti) Signore, perdonaci Ogni volta che non ti riconosciamo nel volto di un afflitto Ogni volta che non smascheriamo le nostre paure Ogni volta che viene meno la nostra misericordia Preghiamo: Signore Gesù, Tu ci chiami questa sera a camminare accanto a Te e posare il nostro sguardo, in ogni “stazione”, sul volto di un fratello fragile, condannato dalle fatiche della vita, e ci chiedi di riconoscere nel suo, il Tuo volto, per custodirlo e amarlo. Donaci la forza di non scoraggiarci al primo inciampo e di saper attingere a Te, sorgente dell’Amore. Tu che vivi e regni… 2
GESU’ RICEVE LA CROCE Dal racconto di Enaiatollah Akbari, bambino afgano in fuga verso l’Europa. “Ci avevano detto che remando veloci saremmo sbarcati sulle coste della Grecia in due o tre ore, ma questo senza considerare l’acqua che entrava nel gommone. Quando il mare si è arrabbiato e ha cominciato a scrosciarci addosso come se piovesse ho preso una bottiglia d’acqua, l’ho strappata con i denti a metà per ricavarne una specie di ciotola e ho detto al piccolo Hussein Alì: “Ributta l’acqua in mare”. “E come?”ha detto lui. “Con questa”, gli ho detto mostrando la mezza bottiglia. In quell’istante un’onda me l’ha strappata di mano, quasi avesse sentito e non fosse d’accordo. Ne ho fatta una seconda. Ho preso la mano di Hussein Alì e l’ho stretta sulla ciotola. “Con questa”, ho detto di nuovo. Remavamo. Ma allora perché ci sembrava di essere fermi? […] A tratti la corrente o il vento o le onde ci rigettavano verso la costa della Turchia – o così credevamo: non eravamo proprio sicuri di sapere da che parte stava la Turchia e da quale la Grecia – e il piccolo Hussein Alì ha cominciato a dire, senza smettere di scavare nell’acqua che riempiva il gommone: “Io lo so perché non riusciamo ad andare verso la Grecia. Non riusciamo ad andare verso la Grecia perché di là il mare è in salita”. E lo diceva piagnucolando”. (tratto da “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Enaiatollah Akbari e Fabio Geda) www.candelora.it
Via Crucis del 08 marzo 2013
Parrocchia della Candelora
Ero straniero e mi avete accolto Quando sono arrivato dal mare assieme a migliaia di disperati Quando cercavo lavoro senza conoscere la terra e la lingua Quando ero triste perché avevo lasciato affetti e radici Preghiamo: Anche noi siamo stati migranti, Signore, ma poi, per qualche tempo, il nuovo benessere ci ha fatto dimenticare il peso ed il dolore di chi porta la croce del distacco dagli affetti, della paura dell’ignoto, della violenza, del sentirsi ultimi e indesiderati. Ora che anche i nostri figli hanno ricominciato a partire, donaci Signore il coraggio di una nuova paternità, abbatti la nostra diffidenza e spalanca i nostri cuori all’accoglienza. Tu che vivi… 3
GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA Una sera un uomo anziano decise di raccontare al suo giovane nipote la storia di una speciale battaglia che si combatteva da tempo all'interno del suo cuore: «Figliolo caro, disse, voglio confidarti ciò che si combatte da tempo dentro di me. E’ come una battaglia fra due lupi: il primo è malvagio e pieno di invidia, collera, angoscia, ed anche rimorsi, avidità, arroganza, e poi sensi di colpa, orgoglio, come pure sentimenti d'inferiorità, menzogna, superiorità ed egocentrismo. Il secondo invece è buono, pieno di pace, amore, disponibilità, ed anche serenità bontà gentilezza e benevolenza, assieme a simpatia generosità compassione verità e fede». Il fanciullo rimase un bel po’ disorientato e dopo alcuni istanti di silenzio chiese: «E in questa battaglia chi è che vince?». Il vecchio, senza esitare, rispose semplicemente: « Vince il lupo che io nutro». Sollevaci Signore Tutte le volte che alimentiamo la nostra diffidenza Tutte le volte che alimentiamo la nostra superiorità Tutte le volte che non nutriamo il bene che è in noi Preghiamo: Padre Buono, Tu ci hai creato per il bene ma ci lasci liberi di scegliere se lasciar crescere in noi anche i sentimenti più cupi e ostili. Ti preghiamo, sostieni la nostra debolezza quando non riusciamo ad “affamare” la parte più oscura e feroce che è in noi e rinfranca la nostra forza per riuscire sempre ad alimentare con l’Amore misericordioso e la preghiera il seme divino che hai posto nel nostro cuore. Tu che vivi… 4 GESU’ INCONTRA SUA MADRE Santa Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la sofferenza di quanti lottano per sopravvivere, abbi misericordia dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici sensibili alla provocazione del loro grido. Non risparmiarci le inquietudini dinanzi alle scene di bambini che la morte coglie tragicamente attaccati ad aridi seni materni. E ogni pezzo di pane che ci sopravanza metta in crisi la nostra insoddisfazione per ciò che non abbiamo. Santa Maria, donna del pane, tempera le lacrime dei poveri ai quali è divenuta troppo amara la terra natale e devono racchiudere in una misera valigia ogni speranza di futuro. Alleggerisci la loro solitudine. Non esporli all'umiliazione del rifiuto. Colora di speranza le attese dei disoccupati. E raffrena l'egoismo di chi si è già comodamente sistemato al banchetto della vita. Perché non sono i coperti che mancano sulla mensa ma, i posti in più che non si vogliono aggiungere a tavola. Santa Maria, donna del pane, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Bethlem, il pane vivo disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno. (liberamente tratta da d. Tonino Bello) Maria, madre di misericordia, vieni in nostro aiuto Perché ci perdiamo nelle nostre difficoltà Perché sfuggiamo le sofferenze altrui Perché non ci dimentichiamo mai del vero pane www.candelora.it
Via Crucis del 08 marzo 2013
Parrocchia della Candelora
Preghiamo: Padre Santo, donaci, per intercessione di Maria la generosità e l’accoglienza che lei ha saputo regalare a chi si avvicinava alla sua porta. Donaci di scoprire nella nostra vita che il pane, se è condiviso, si moltiplica e alla fine, nelle nostre ceste, ne rimarrà anche il sopravanzo. Per Cristo… 5
GESU’ VIENE AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE “Ti accorgi solo dopo quanto hai sbagliato. Ti accorgi solo quando finisci dietro alle sbarre che a tuo figlio non lo riesci proprio a guardare negli occhi. Capita che uno sia un fenomeno a far rapine, a delinquere, a truffare in ogni modo, e poi, poi diventa timido davanti a un bambino, al suo bambino. Si blocca, non sa cosa dire e così spreca il tempo. Il bambino diventa ragazzo e cosi via. E niente cambia. E alla fine, non vi conoscete più. Per fortuna qui, in questo carcere, ho incontrato Bambinisenzasbarre, un’associazione che lavora da anni coi genitori detenuti, in tutte le fasi della detenzione: dal trauma dell’arresto, lungo tutto il periodo della carcerazione definitiva. Bambinisenzasbarre ti dà una mano, se tu collabori, per imparare a cambiare. Ti aiuta a fare capire al bambino che può contare su di te anche se sei in gabbia, che vuoi fare il padre davvero, anche sei costretto a incontrarlo in un posto come il carcere. Ti aiutano a capire che non puoi imbrogliare con i bambini, perché loro lo capiscono e te li giochi per sempre. Pensaci. Pare che nessuno consideri le implicazioni di vivere in un mondo dove tutti imbrogliano. Per esempio, da noi si faceva così: compri cinquecento confezioni di profumo e dopo ti accorgi che ti hanno appiccicato acqua nebulosa. Metà della partita riesci a scaricarla a un tizio che conosci. Tiri un sospiro di sollievo, ma subito dopo ti accorgi che il tizio ti ha rifilato soldi falsi. Piazzi le banconote in cambio di quarantotto bottiglie di vodka, che scopri in seguito contenere una sostanza che assomiglia tanto all’acqua nebulosa dei profumi. Come la metti? Anche se tutta la vita ai fatto solo così, questa è l’unica cosa che non si può fare con i bambini. Non si può imbrogliare. Non c’è verso. Devi imparare a cambiare. (liberamente tratto da Cartebollate‐mensile del carceredi Milano Bollate) Donaci Cirenei che sostengano la nostra pena Anche se abbiamo molto sbagliato Anche se abbiamo tradito la fiducia innocente Perché Tu ci hai donato il Tuo Volto Preghiamo: Ti ringraziamo Signore, per le tante associazioni che nel mondo dei detenuti, cercano, con molti sforzi, di ridare dignità a chi ha commesso colpe, come pure a chi, da innocente, come i bambini, ne viene coinvolto. Tu Signore, non Ti sei tirato indietro nel far coincidere il Tuo Volto anche con quello di un qualunque truffatore. Fa che non ce ne scordiamo mai. Per Cristo… 6 LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESU’ Da un racconto di Madre Teresa Quando andai l'ultima volta a Roma, volevo dare qualche piccolo insegnamento alle mie novizie della nostra casa e pensai di proporre la meditazione del capitolo 15 di Giovanni, il più bel modo di capire che cosa siamo noi per Gesù e che cosa è Gesù per noi. In questo brano infatti il Padre, essendo il vignaiolo, deve potare il tralcio perché dia più frutto, e il frutto che dobbiamo produrre nel mondo è bellissimo: l'amore del Padre e la gioia. Ognuno di noi è un tralcio. Ma nel proporre questa meditazione, non mi ero resa conto di ciò di cui invece si resero conto quelle giovani suore quando considerarono quanto è robusto il punto di innesto dei tralci nella vite: come se la vite temesse che qualcosa o qualcuno le possa strappare il tralcio. Un'altra cosa su cui quelle sorelle richiamarono la mia attenzione fu che, se si guarda la vite, non si vedono frutti. Tutti i frutti, infatti, sono solo sui tralci. L 'umiltà di Gesù è così grande che egli ha bisogno dei tralci, che siamo noi, per produrre frutti. Il Padre, il vignaiolo, pota i tralci per produrre più frutto, e il tralcio silenzioso e pieno d'amore, incondizionatamente si lascia potare. Noi sappiamo che cos'è la potatura, poiché nella nostra vita ci deve essere la croce. Ognuno di noi è un collaboratore di Cristo, il tralcio di quella vite; e che cosa significa per voi e per me essere collaboratori di Cristo? Significa dimorare nel suo amore, avere la sua gioia, diffondere la sua compassione, testimoniare la sua presenza nel mondo. Facci immagine del Tuo Volto Come tralci della Tua vite Nel mostrarci docili alla potatura Nel diffondere la Tua compassione www.candelora.it
Via Crucis del 08 marzo 2013
Parrocchia della Candelora
Preghiamo: Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annuncio profetico della tua Parola, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il Tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da Te nel giorno della Tua venuta. Per Cristo nostro Signore. 7
GESU’ CADE LA SECONDA VOLTA Digiuna dal giudicare gli altri: scopri Cristo che vive in loro. Digiuna dal dire parole che feriscono: riempiti di frasi che risanano. Digiuna dall'essere scontento: riempiti di gratitudine. Digiuna dalle arrabbiature: riempiti di pazienza. Digiuna dal pessimismo: riempiti di speranza cristiana. Digiuna dalle preoccupazioni inutili: riempiti di fiducia in Dio. Digiuna dal lamentarti: riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita. Digiuna dalle pressioni e insistenze: riempiti di una preghiera incessante. Digiuna dall'amarezza: riempiti di perdono. Digiuna dal dare importanza a te stesso: riempiti di compassione per gli altri. Digiuna dall'ansia per le tue cose: compromettiti nella diffusione del Regno. Digiuna dallo scoraggiamento: riempiti di entusiasmo nella fede. Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù: riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina. Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto, dove Egli ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, aiutaci a digiunare così come tu vuoi. Sostieni la nostra debolezza Spesso le nostre buone intenzioni vacillano Cerchiamo sotterfugi per sentirci perbene Il digiuno che ci chiedi, ci spaventa Preghiamo: “Misericordia voglio e non sacrifici” dice il Signore. Ti preghiamo, Signore Gesù, aiutaci a comprendere che a nulla valgono le nostre rinunce se non sono strumento per far crescere l’amore per Te ed i fratelli. Tu che vivi e regni ... 8 GESU’ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME Domenica scorsa abbiamo letto il brano di Esodo dove Mosè si trova davanti al roveto ardente. "Non ti avvicinare di più, togliti i sandali perché sei in un luogo sacro" sono le parole con cui Yahvé si rivolge a Mosè. Ebbene, quando Dio parla al cuore di ogni nostro fratello, quel cuore è un luogo sacro. Perciò, per entrare nel cuore di tutti coloro che incontriamo è necessario togliersi le scarpe. Le nostre scarpe ci proteggono, ci danno sicurezza, non ci fanno sporcare i piedi e possiamo camminare agilmente su qualsiasi terreno. Ecco allora un prezioso esercizio: una vera camminata a piedi nudi. Camminando realmente a piedi nudi, possiamo scoprire meglio i diversi tipi di terreno su cui camminiamo, distinguere quello umido da quello secco, il prato dalla terra. Dobbiamo inoltre guardare ad ogni passo ciò che calpestiamo, avere attenzione del luogo dove posiamo il piede. E così, mentre ci accorgiamo che i terreni sono tutti differenti, constatiamo che anche i cuori dei nostri fratelli non sono tutti uguali e necessitano ad ogni occasione di un passo diverso. Quanti segni lasciamo sul cuore dei nostri fratelli quando entriamo con i nostri scarponi! Ma c’è ancora un terreno che dobbiamo sperimentare: una salita con pietre. Questa ci fa davvero paura. Sarebbe meglio rimettersi le scarpe. Ma se proviamo a perseverare, se prendiamo un po’ di coraggio, allora la scoperta è davvero eccezionale: con un passo leggero e un’andatura molto lenta possiamo affrontare anche quel disagio. Ecco qua allora: quanto più difficile è il terreno del nostro fratello, tanto più dobbiamo entrare con delicatezza e con tanta attenzione. Abbiamo fatto questa lunga camminata a piedi scalzi. Ora sappiamo che per entrare nel cuore di ogni uomo, ancor più se è un cuore fragile o indurito, bisogna scalzarsi da ogni pregiudizio, offrire la propria spalla stando attenti ai bisogni dell’altro, senza pretendere di avere sempre una risposta, e soprattutto, senza calpestare ciò che c’è in lui di più sommessamente prezioso. “Togliti i calzari, perché sei in un luogo sacro” (Es 3,5) (liberamente tratto da una meditazione di d. Tonino Bello) www.candelora.it
Via Crucis del 08 marzo 2013
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Rammentaci la sacralità di ogni fratello Quando abbiamo poco tempo Quando siamo logorati dall’insistenza di chi ci importuna Quando abbiamo paura di entrare nella sofferenza del fratello Preghiamo: Padre Santo, come a Mosè sul monte Sinai, oggi chiedi a noi di non calpestare il terreno sacro che è il cuore di ogni nostro fratello. Se siamo distratti dalla nostra fatica quotidiana, se siamo impauriti dalla fragilità del nostro cuore, vieni in nostro aiuto, rammentaci che, con fiducia e dolcezza, ogni cuore può essere soccorso, anche quello che appare più arido e indurito. Per Cristo… 9 GESU’ CADE LA TERZA VOLTA L'educazione alla povertà è un mestiere difficile: per chi lo insegna e per chi lo impara. Forse per questo il Maestro ha voluto riservare ai poveri la prima beatitudine. Non è vero che si nasce poveri. Poveri si diventa. Come si diventa avvocati, tecnici, preti. Dopo una trafila di studi, cioè dopo lunghe fatiche ed estenuanti esercizi. Alla povertà ci si educa e ci si allena, con regole precise, tempi molto lunghi e tappe ben delineate. Tre di queste tappe sono però fondamentali: la povertà come annuncio, la povertà come rinuncia, la povertà come denuncia. Iniziamo a parlare della povertà come annuncio A chi vuole imparare la povertà, la prima cosa da insegnare è che la ricchezza è cosa buona. I beni della terra non sono maledetti. Tutt'altro. Neppure i soldi sono maledetti e non giacciono sotto il segno della condanna. Se la ricchezza della terra è buona, però, c'è una cosa ancora più buona: la ricchezza del Regno, di cui la prima è solo un pallidissimo segno. Ecco il punto, il nodo di tutto il problema. Farsi povero non deve significare disprezzo della ricchezza, ma dichiarazione solenne, fatta con i gesti del paradosso e perciò con la rinuncia, che il Signore è la ricchezza suprema. La povertà quindi, prima che rinuncia, è un annuncio. E' annuncio del Regno che verrà. Aiutaci a comprendere la vera povertà Nel contemplare il Creato come un dono prezioso Nel saper amministrare il bene comune Nell’annunciare il Regno dei cieli Preghiamo: Tutte le volte, o Signore, che pensiamo che la povertà sia solo l’assenza di qualcosa, rammentaci che nella vera povertà c’è inscritta la promessa del Regno dei Cieli. Rendici annunciatori di questa incomparabile eredità, con le parole, ma soprattutto con le nostre opere. Tu che vivi… 10 GESU’ E’ SPOGLIATO DELLE VESTI Parliamo adesso della povertà come rinuncia Il cristiano rinuncia ai beni per essere più libero di servire. Spogliarsi per lavare i piedi, come fece Gesù che, prima di quel sacramentale pediluvio fatto con le sue mani agli apostoli, "depose le vesti". Chi vuol servire deve rinunciare al guardaroba. Chi desidera stare con gli ultimi, per sollecitarli a camminare alla sequela di Cristo, deve necessariamente alleggerirsi dei "tir" delle sue suppellettili. Chi vuol fare entrare Cristo nella sua casa, deve abbandonare l'albero, come Zaccheo, e compiere quelle conversioni "verticali" che si concludono inesorabilmente con la spoliazione a favore dei poveri. E' la gioia e la testimonianza quindi che connotano la rinuncia cristiana: non l'ostentazione. Come avvenne per S. Francesco, innamorato pazzo di madonna Povertà, e come avvenne per i suoi seguaci, che si spogliarono non per disprezzo, ma per seguire meglio il maestro e la sua sposa. Aiutaci Signore a spogliarci dei nostri piccoli beni Per testimoniare la fede Per gioire nella speranza Per incarnare la carità www.candelora.it
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Preghiamo: Donaci Signore, il coraggio della sequela. Abbiamo creduto con fede, ma ora che la salita si fa ripida e il respiro ansimante, per arrivare alla meta dovremmo privarci dei nostri confortevoli zaini, delle nostre stracolme valigie, ma abbiamo paura. Aiutaci a cambiare prospettiva, rammentaci che non sono le nostre tante cose a rendere sicuro il cammino, ma la certezza di incontrare Te in cima alla salita. Tu che vivi… 11 GESU’ VIENE INCHIODATO ALLA CROCE La povertà come denuncia E’ la povertà intesa come condivisione della propria ricchezza. E' un'educazione che bisogna compiere, tornando anche ai paradossi degli antichi Padri della Chiesa: "Se hai due tuniche nell'armadio, una appartiene ai poveri". Non ci si può permettere i paradigmi dell'opulenza, mentre i teleschermi ti rovinano la digestione, esibendoti sotto gli occhi i misteri dolorosi di tanti fratelli crocifissi. La condivisione dei propri beni assumerà, così, il tono della solidarietà, per così dire, “corta”. Ma c'è anche una solidarietà” lunga” che bisogna esprimere. Ed è la povertà intesa come condivisione della sofferenza altrui. E' la vera profezia, che si fa protesta, stimolo, proposta, progetto. E’ la povertà che si fa martirio: tanto più credibile, quanto più si è disposti a pagare di persona. Come ha fatto Gesù Cristo, che non ha stipendiato dei salvatori, ma si è fatto lui stesso salvezza e, per farci ricchi, sì è fatto povero fino al lastrico dell'annientamento. L'educazione alla povertà è un mestiere difficile: per chi lo insegna e per chi lo impara. Forse è proprio per questo che il Maestro ha voluto riservare ai poveri, ai veri poveri, la prima beatitudine. Aiutaci Signore ad amare come Te Con dolcezza e rispetto per le debolezze degli altri Con mite fortezza nel martirio Con umiltà profonda nelle responsabilità Preghiamo: Signore Crocifisso, che ci hai indicato la via dell’umiltà e della mansuetudine per restare uniti a Te, donaci la forza per saperti testimoniare, anche sulla croce. Fa che, alle tre del pomeriggio, quando il cielo si oscura, la nostra fede rimanga come una piccola candela che, nonostante la sua fragilità, illumina, quanto basta, il buio della notte. Tu che vivi… 12 GESU’ MUORE IN CROCE 13 GESU’ E’ DEPOSTO DALLA CROCE Dio non si vergogna della bassezza dell'uomo, vi entra dentro (...) Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l'insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto. Dove gli uomini dicono "perduto", lì egli dice "salvato"; dove gli uomini dicono "no", lì egli dice "sì". Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono "spregevole", lì Dio esclama "beato". Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima. Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia. (Dietrich Bonhoeffer –Riconoscere Dio al centro della vita) www.candelora.it
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Convertici , Signore. Dalla indifferenza all’amore Dal “no” al “sì” Dall’apparenza della ricchezza alla ricchezza della povertà Preghiamo: Signore Gesù, quando la vita ci costringe a deporre gli ornamenti inutili del nostro orgoglio e della nostra vanità, aiutaci ad amare ed a ringraziare per il dono della nostra fragilità, luogo privilegiato dell’ incontro con Te, che vivi e regni … GESU’ VIENE POSTO NEL SEPOLCRO Chi è Gesù per me? Gesù è il Verbo fatto uomo. Gesù è il pane della vita. Gesù è la vittima offerta per i nostri peccati sulla croce. Gesù è la parola che va proclamata. Gesù è la verità, che deve essere narrata. Gesù è la vita, che deve essere percorsa. Gesù è la luce, che deve essere fatta splendere. Gesù è l'amore, che deve essere amato. Gesù è il pane della vita, che deve essere mangiato. Gesù è l'affamato, che deve essere nutrito. Gesù è l'assetato, che deve essere dissetato. Gesù è l'ignudo, che deve essere rivestito. Gesù è il senza tetto, che deve essere ospitato. Gesù è il malato, che deve essere sanato. Gesù è l'uomo solo, che deve essere consolato. Gesù è il non voluto, che deve essere voluto. Gesù è il lebbroso, che deve essere lavato nelle sue ferite. Gesù è l'ubriaco, che bisogna ascoltare . Gesù è il malato di mente che bisogna proteggere. Gesù è il piccolo che bisogna abbracciare. Gesù è il cieco, che bisogna guidare. Gesù è il muto, cui bisogna parlare. Gesù è lo zoppo, con cui bisogna camminare. Gesù è il drogato, che bisogna aiutare. Gesù è la prostituta, da sottrarre al pericolo e da sostenere. Gesù è il prigioniero, che bisogna visitare. Gesù è il vecchio, che deve essere servito. Per me Gesù è il mio Dio Gesù è il mio sposo Gesù è la mia vita Gesù è il mio solo amore Gesù è il mio tutto di tutto. La mia pienezza. Gesù, ecco chi amo con tutto il cuore, con tutto il mio essere. Gli ho dato tutto, persino i miei peccati. E lui m'ha sposata a se stesso. In tenerezza e amore. Ora e per la vita. Sono la sposa del mio sposo crocifisso. Amen. (Madre Teresa di Calcutta) E ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Ho avuto fame e sete e mi avete saziato Sono stato forestiero e mi avete accolto Sono stato ammalato e carcerato e siete venuti a trovarmi Preghiamo: Signore Gesù, fa' che ti apriamo quando busserai alla nostra porta. Donaci gioia vera per testimoniare al mondo che sei morto e risorto per sconfiggere il male. Fa' che ti vediamo e ti serviamo nel fratello sofferente, malato, abbandonato, perseguitato... Aiutaci a riconoscerti in ogni avvenimento della vita e donaci un cuore sensibile alle necessità del mondo. O Signore misericordioso, riempi il nostro cuore di piccole opere di carità, così che la nostra fede possa sempre essere testimoniata dalla nostra vita. Tu che vivi… (Madre Teresa) www.candelora.it
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