46 kb - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

REPUBBLICA DOMINICANA
Superficie: 48.511 kmq
Popolazione: 8.495.000
Densità: 175 ab/kmq
Lingua: Spagnolo
Religione: Cattolica 88%
Capitale: Santo Domingo
Forma istituzionale: Repubblica Presidenziale
Membro di: OAS e ONU, associato UE
Unità Monetaria: Peso dominicano
Economia
Nell'agricoltura, le colture prevalenti e di maggiore reddito sono quelle orientate alle esportazioni:
canna da zucchero, diffusa in particolare nella pianura costiera meridionale e per la cui produzione
viene sfruttata la mano d'opera quasi schiavizzata dei braccianti haitiani radunati nei villaggi
chiamati batey; caffè, coltivato sui versanti della Sierra de Bahoruco e nella penisola di Samanà;
cacao, tabacco, presenti in tutte le pianure interne. Tra le colture destinate all'alimentazione locale,
prevalgono il riso, il mais e la manioca. Le foreste forniscono discrete quantità di legname pregiato
e di prodotti coloranti, ma il loro sfruttamento intensivo ne ha determinato, nonostante le politiche
di tutela degli ultimi governi, un certo impoverimento nel corso degli ultimi decenni. Inoltre viene
prodotta una grande quantità di zucchero, estratto sia da canna sia da barbabietole.
In campo minerario è cessata l'estrazione della bauxite, mentre restano: il nichel nei giacimenti di
Monsenor Nouel, che concorre in modo significativo alle esportazioni; l'oro e l'argento. Il settore
manifatturiero, condizionato da una cronica mancanza di energia elettrica, di capitali e di
manodopera qualificata, rimane poco diversificato e sostanzialmente vincolato al comparto agroalimentare, fatta eccezione per le zone franche, dove l'industria mostra una maggiore dinamicità.
La bilancia commerciale è passiva. Le importazioni provengono soprattutto da Stati Uniti,
Venezuela, Messico e Giappone e riguardano macchinari, petrolio e suoi prodotti derivati; mentre le
esportazioni sono prevalentemente dirette verso gli Stati Uniti. Anche il rhum dominicano,
riconosciuto come il più antico dei Caraibi, è un prodotto tipico del paese. I rhum più conosciuti
anche all'estero sono Brugal, Barcelo e Bermudez.
Nell'ultimo biennio l'economia dominicana ha dato davvero un'impronta di crescita costante alla sua
struttura. Nel 2013 è cresciuta di circa il 4,1% superando addirittura le già positive previsioni
dell'anno prima. Il 2014 si è concluso con un ulteriore +5% e il 2015 si è conclusi con risultati
ancora più positivi +7%. Si tratta di un andamento strutturale che rientra in un quadro
macroeconomico stabilito insieme da Banca Centrale, Ministero delle Finanze, Economia e quello
della Pianificazione e Sviluppo.
Turismo e immobiliare
Sono soprattutto questi due i settori che stanno agendo come fattori trainanti dell'economia
dominicana. E, forse, c'è un legame molto stretto tra i due. Il turismo sta facendo registrare
incrementi vicini al +8% mentre l'immobiliare viaggia a ritmi vicini al +7,5%. I dati che
maggiormente confortano sono quelli legati al PIL che, con la sua costante crescita, stanno
trasformando la Repubblica Dominicana e la sua economia in un fattore di forza anche sui mercati.
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Il che si traduce in fattore positivo anche sugli investimenti, non solo quelli interni ma soprattutto
quelli esteri.
Tutto ciò sta facendo della Repubblica Dominicana quella cresciuta di più della media di tutta
l'America Latina e dei Caraibi. A rendersene conto sono anche il Fondo Monetario Internazionale e
la Commissione Economica per l'America Latina e i Caraibi che hanno, entrambe, ulteriormente
rivisto al rialzo le previsioni di crescita.
Altri settori
Altri settori dal forte impatto sull'economia dominicana, e tenuti d'occhio dagli investitori, sono il
settore agricolo cresciuto di quasi il 5%, quello estrattivo, quello delle costruzioni che sta facendo
registrare un buon +7,5%. Il settore servizi avanza del 3%, bar, alberghi e ristoranti crescono di
quasi il 6,5%.
A fare da cornice e legante, come conseguenza logica, cresce di oltre il 10% il settore finanziario e
assicurativo. Il 2013, primo anno del biennio che si sta prendendo in considerazione è anche stato
quello che ha visto la vera svolta del settore turistico: per la prima volta i guadagni hanno superato i
5000 milioni di dollari con un incremento di 353 milioni sul 2012. Un risultato davvero incredibile.
Un aspetto che è visto anche dagli investitori come fattore di forza di questa crescita (e quindi di
attrazione per gli investimenti stessi) è proprio la sinergia tra misure fiscali e monetarie. In
conseguenza di tutto ciò la bilancia dei pagamenti ha un bilancio positivo.
È anche il credito bancario uno dei fattori che indicano la salute dell'economia dominicana. La
Banca Centrale calcola che quelle del settore privato hanno prestato, in crescita, soldi soprattutto
per il commercio e le piccole medie imprese, agricoltura, costruzioni, alberghi e ristoranti. Insomma
c'è fiducia nel credito a questi settori. Che, non a caso, sono quelli che stanno facendo registrare le
migliori performance. Tempi positivi dunque per gli investimenti.
E che questa crescita non sia solo un miraggio lo confermano anche i dati del 2015 che ribadiscono
come l'economia dominicana sia quella che sta crescendo di più in assoluto in tutta l'America Latina
e nei Caraibi. Gli ultimi dati disponibili, relativi al primo trimestre del 2015 indicano questi numeri:
edilizia + 14,9%
commercio +10,6%
intermediazione finanziaria + 7,4%
trasporto + 6,2%
istruzione + 9,4%
agroindustria + 5,8%
alberghi-ristoranti + 4,9%
Vero boom quello del turismo che, per tutto il 2015, fa prevedere un arrivo complessivo di quasi 6
milioni di turisti per introiti complessivi oltre 6000 milioni di dollari. Previsti in crescita anche gli
investimenti stranieri diretti.
Agricoltura - Quadro generale
Agricoltura e agroalimentare, un pò come in tutti i Caraibi, sono in Repubblica Dominicana settori
tradizionalmente importanti dal punto di vista economico. Non possiamo infatti dimenticare come
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siano state per decenni e decenni proprio le piantagioni di tabacco o caffè o canna da zucchero a
rivestire un ruolo fondamentale soprattutto nel settore delle esportazioni.
Produzione agricola
La produzione agricola è qualcosa che occupa più del 6% del PIL della Repubblica Dominicana e si
basa su due tipologie di prodotto fondamentalmente:
 fagioli, mais, mango banane al mercato interno
 caffè, cacao, canna da zucchero e tabacco al mercato estero.
A queste due macro-tiplogie corrispondono ovviamente anche due tipologie di coltivazione. Se nel
primo caso abbiamo ancora metodologie spesso artigianali, il mercato estero impone lavorazioni
anche più tecnologiche. Che comunque non vanno mai a discapito del prodotto finito che si basa
sempre su materie prime di qualità eccelsa. Ma, in questi casi è ancora più significativa la domanda
di investimenti anche nelle infrastrutture di trasformazione della materia prima in semilavorati.
In qualche modo sempre ascrivibile al settore agricolo, o meglio agroalimentare, buone opportunità
di sviluppo sono date dall'industria di trasformazione di prodotti siano alimenti o bevande. Sono
questi comparti che, dal punto di vista delle esportazioni hanno prospettive di crescita
notevolissime. Investire per esempio nella commercializzazione di alcune bevande quali rum o
succhi tropicali significa farlo in quelle che sono vere e proprie eccellenze non solo qualitative ma
anche industriali.
Prodotti biologici
Altro comparto agricolo e agroalimentare in forte crescita e dunque potenziale settore di
investimento in Repubblica Dominicana è quello dei prodotti biologici, prodotti per cui il paese è
uno dei maggiori produttori al mondo. Frutta e cacao sono tra i beni maggiormente esportati e quelli
di cui sta aumentando la domanda in particolare da paesi come l'Olanda, l'Italia, Spagna, Germania
e Inghilterra. Nei germogli di banano si stanno iniziando ora sperimentazioni commerciali con gli
Stati Uniti.
Investimenti in agricoltura
Investire nell'agricoltura dominicana significa dunque farlo in un settore che, a fronte di molti
tentativi di modernizzazione, ancora da lavoro a una parte non secondaria della popolazione. Ciò
che è indubbio è che i margini di crescita sono enormi in un paese in cui le imprese agricole sono
ancora, per la maggior parte, di carattere familiare. Mentre sono le piantagioni ad attirare i maggiori
investimenti stranieri.
Investimenti che trovano qui enormi potenzialità proprio perché, le imprese agricole hanno una
indubbia carenza di strumenti finanziari e di credito a fronte di una materia prima spesso di prima
qualità, basti pensare al cacao dominicano o al caffè.
Investire nell'agricoltura ora in Repubblica Dominicana, significa farlo in un settore in cui la
sinergia tra capitale, competenze commerciali e qualità delle materie prime può davvero
rappresentare un fattore di differenza competitiva.
Sono tanti i motivi per cui investire nell'agricoltura dominicana può rappresentare una mossa
vincente, sia per piccoli investitori sia per chi fosse interessato a collaborazioni commerciali con
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aziende del luogo. Innanzitutto la Repubblica Dominicana, visti i dati di crescita della sua economia
complessiva, sta diventando anche un mercato interno interessante oltre che avere un mercato
internazionale che registra una domanda crescente di prodotti dominicani. Prezzi ancora positivi sia
per caffè, zucchero e cacao.
Ulteriore crescita di domanda di prodotti bio sia da parte dell'Europa sia del crescente mercato degli
Stati Uniti. Il tutto accompagnato da una politica interessata ad un settore, quello agricolo e
agroalimentare, con ancora enormi potenzialità.
Accordo APE – Cariforum
Il 16 dicembre 2007 la Commissione europea ha dato il via a un accordo di partenariato economico
(APE) con Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Dominica, la Repubblica dominicana,
Grenada, Guyana, Haiti, Giamaica, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Saint Christopher e
Nevis, Suriname e Trinidad e Tobago (i paesi CARIFORUM).
Con la firma di un accordo di partenariato economico i Caraibi e l'Europa intendono far leva sui
loro legami economici di lunga data al fine di promuovere la crescita, l'occupazione e lo sviluppo
nella regione dei Caraibi. Il 15 ottobre 2008 l'APE è stato firmato ufficialmente nei Caraibi.
L'APE CARIFORUM-CE ha un carattere d'avanguardia nell'ambito del sistema internazionale di
scambi. Si tratta del primo accordo commerciale Nord-Sud realmente completo che promuove lo
sviluppo sostenibile, crea un mercato regionale tra paesi in via di sviluppo e contribuisce a
eliminare la povertà.
Esso farà dei Caraibi un mercato in espansione nel quale i commercianti e gli investitori potranno
trovare opportunità di crescita e un contesto di sicurezza per i loro investimenti.
Al centro dell'accordo di partenariato economico vi è la creazione di un mercato regionale integrato
nei Caraibi. Esso promuove l'armonizzazione progressiva delle tariffe esterne dei paesi
CARIFORUM prendendo le mosse dalla liberalizzazione del flusso di merci tra le economie dei
Caraibi. Ciò aiuterà le imprese locali a fare economie di scala e a rendere la regione più attraente in
quanto mercato d'investimenti e di scambi.
L'APE rimuove immediatamente tutte le tariffe e le quote che venivano applicate sulle esportazioni
dai Caraibi all'UE. L'unica eccezione è costituita dallo zucchero e dal riso che verranno liberalizzati
successivamente.
L'UE ha anche accettato di aprire nuovi mercati per le imprese e gli operatori dei Caraibi che
intendono offrire servizi nell'UE e per giovani professionisti dei Caraibi affinché possano acquisire
un'esperienza di lavoro nell'UE. Ciò va ben al di là delle agevolazioni offerte dall'Europa nel
contesto di qualsiasi altro accordo commerciale.
l'arco di 25 anni che comporterà
ribassi nei prezzi delle merci a vantaggio dei consumatori e delle imprese.
sostegno dello sviluppo
di industrie che importano materiali per produrre beni destinati poi a essere esportati in Europa. Per
settori come le industrie di trasformazione degli alimenti e quelle della pesca è importante poter
importare materie prime dal di fuori della regione caraibica.
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con una dotazione di 165 Mio EUR, facente capo al Fondo
europeo di sviluppo regionale, una dichiarazione in materia di cooperazione allo sviluppo impegna
l'UE a utilizzare il sostegno finanziario Aid for Trade (aiuto per il commercio) per aiutare i paesi
caraibici a dare attuazione all'APE.
L'accordo di partenariato economico contempla una notevole flessibilità per consentire alla regione
caraibica di escludere prodotti e industrie sensibili dalla liberalizzazione o per introdurre la
liberalizzazione in modo graduale nell'arco di diversi anni.
Il volume delle merci liberalizzate dai paesi CARIFORUM in virtù del presente accordo è pari al
61% delle importazioni dell'UE in valore nell'arco di 10 anni, all'82% nell'arco di 15 anni (85%
delle linee tariffarie) e all'86% nell'arco di 25 anni (90% delle linee tariffarie).
I principali settori esclusi dai tagli tariffari sono i prodotti agricoli e i prodotti agricoli trasformati,
alcuni prodotti chimici, i prodotti di arredamento e altri prodotti industriali.
COMMERCIO AGROALIMENTARE
Nel corso del 2015 le esportazioni nazionali di prodotti agroalimentari sono ammontate a 13,568
meuro con un aumento del +26% rispetto al 2014.
Fra i prodotti esportati si evidenziano: prosciutti, formaggi e latticini, caffè, olio di oliva, salsicce e
salumi, cioccolata, paste alimentari, prodotti della panetteria, pomodori trasformati, salse preparate,
preparazioni alimentari, acque minerali, vini, alcole, preparazioni per alimentazione animale.
Le importazioni sono ammontate a 20,047 meuro con una riduzione rispetto all’anno precedente del
-17%.
I prodotti importati sono stati: ortaggi freschi o refrigerati, noci di cocco,
avocadi, manghi ecc., caffè, cacao in grani, alcole etilico.
banane, ananassi,
Il saldo commerciale risulta negativo per i prodotti nazionali e pari a -6,479 meuro con una
riduzione della passività del -106%.
Nel corso dei primi 10 mesi del 2016 le esportazioni nazionali di prodotti agroalimentari sono
ammontate a 13,361 meuro con un aumento del +17% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Le importazioni sono ammontate a 18,226 meuro con un aumento del +13% rispetto allo stesso
periodo del 2015.
Il saldo commerciale risulta negativo per i prodotti nazionali e pari a -4,865 meuro con un aumento
della passività del +1%.
Si allegano le schede relative al commercio agroalimentare IT-Rep. Dominicana per i trienni 20132015 e 2014-2016 (gennaio-ottobre).
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