Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
Volume I - Dalle Origini All'Unità Nazionale
Roma 2015
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Voce pubblicata il 11/01/2015 -- Aggiornata al 22/03/2015
ARCHITETTURA e la Chiesa in Italia
Autore: Giovanni Liccardo
Presto anche per i cristiani si rese inevitabile la costruzione di un edificio destinato alle manifestazioni
del rituale liturgico. Per quanto riguarda l’età più antica, le fonti offrono elementi generici e
contraddittori; nei vangeli di Marco (14, 15) e di Luca (22, 12) si fa allusione ad un “cenacolo” dove si
riunirono inizialmente gli apostoli (Atti 1, 13-14), mentre Paolo accenna alle stanze della casa di Aquila e
Prisca (Rm 16, 5 e 1 Cor 16, 19). Queste ecclesiae domesticae sono segnalate anche da Giustino alla metà
del II secolo (1 Apologia, 65-67); Minucio Felice impiega il termine sacraria per indicare i luoghi dove
avvenivano le cerimonie (Ottavio, 9, 1 e 10, 2). I cenni dei testi si riferiscono certamente a locali privati,
più o meno predisposti; questi ambienti servivano comunità di piccole dimensioni, ma dal III secolo con le
esigenze di un’organizzazione sempre più articolata, si stabilì l’impiego costante di alcuni edifici, le
domus ecclesiae (uno degli esempi superstiti è a Dura Europos, in Siria). In questo periodo prevale una
diversità terminologica: ecclesia, basilica, aula, aula regia; la discriminante non è sempre chiara e alcuni
autori distinguono ecclesia e basilica; Gregorio di Tours, ad esempio, nel VI secolo chiama basilica
l’edificio di culto ricavato nel cimitero, ecclesia la chiesa del vescovo in città. All’indomani del
provvedimento costantiniano si avvia, invece, la grande fioritura degli edifici di culto. Nell’ambito
dell’architettura ecclesiastica sono da ascrivere anche i cosiddetti centri di formazione del clero (collegi
ecclesiastici, seminari, facoltà teologiche, ecc) e i luoghi di ritiro (come le abbazie, i monasteri, conventi).
Evoluzione e primo sviluppo edificativi. La basilica è certamente l’edificio esemplare della religione
cristiana, determinata dalle necessità liturgiche e dall’esigenza di un ambiente in cui tutti i fedeli
potessero riunirsi e partecipare ai riti. Sull’origine della basilica sono state avanzate diverse teorie, delle
quali oggi si accetta quella che ne riconosce l’indiscussa novità nell’elaborazione profonda di modelli
architettonici preesistenti, innanzitutto di quelli relativi alle strutture imperiali romane (palazzi, ville,
terme, basiliche forensi). La prima forma di basilica a semplice sala rettangolare allungata, con struttura
muraria continua e volta a concrezione, si accrebbe successivamente di colonnati paralleli all’interno e di
absidi nelle parti terminali.
Tra le prime basiliche di Roma fu quella sorta sulla tomba di S. Pietro, a cinque navate, con transetto e
ampio atrio (ricostruita nel Rinascimento) e S. Paolo fuori le Mura (rimaneggiata dopo l’incendio del
1823). Al IV secolo risalgono anche le basiliche di S. Giovanni in Laterano, S. Lorenzo, S. Agnese sulla Via
Nomentana e altre, tutte trasformate o ricostruite nel corso dei secoli. Quelle che meglio preservano i
primitivi caratteri sono le chiese di S. Maria Maggiore e di S. Sabina, entrambe costruite verso la metà
del V secolo. Costantino fece costruire basiliche anche a Capua e a Napoli, mentre a Cimitile (Nola) è lo
straordinario complesso basilicale sorto intorno alla tomba di S. Felice per l’opera di Paolino di Nola.
Anche Ravenna fu un centro di primaria importanza; tra le basiliche più importanti sono S. Apollinare
Nuovo, costruita da Teodorico, ma oggi molto rimaneggiata, e S. Apollinare in Classe, consacrata nel 549.
Seguirono in modo sostanziale i modelli costruttivi di Ravenna le basiliche di S. Maria a Pomposa e di S.
Maria delle Grazie a Grado, tutte edificate tra il VI-VII secolo. Viceversa, ai primi decenni del IV secolo
risalgono le aule teodoriane di Aquileia e forse anche la basilica di S. Salvatore a Spoleto, che della
costruzione primitiva conserva solo la parte absidale con alcune colonne. Per Milano, infine, si registrano
la basilica di S. Maria (eretta nella prima metà del IV secolo), e di poco successiva la grande costruzione
a cinque navate dedicata al Salvatore e detta poi di S. Tecla.
Accanto alle basiliche a sviluppo longitudinale non mancarono edifici a pianta centrale, adibiti a
battistero, a mausoleo, a martyrium, con struttura interna ripresa dallo schema di architetture imperiali o
orientali (battistero napoletano di S. Giovanni in Fonte), molte volte con nicchie e ambulacro a colonne
(mausoleo di S. Costanza a Roma, chiesa di S. Lorenzo a Milano, basiliche rotonde di S. Stefano a Roma e
di S. Angelo a Perugina); questi edifici, tra l’altro, pur facendo riferimento a temi orientali, li negano
utilizzando materiali possenti come le strutture murarie, a differenza dell’oriente che legava gli ambienti
attraverso effetti cromatici e creava spesso un’architettura illusoria con la stesura di materiali facilitanti
la fluidità di un ambiente dentro l’altro.
Dal romanico al gotico. A cavallo dei secoli X-XI l’immobilismo circoscritto altomedievale esaurì il suo
ciclo: un impulso creativo di uguale intensità e di analogo carattere sorse e si affermò ovunque in Europa
dalla Normandia alla Sicilia, determinando un’indubbia rinascita artistica. L’architettura romanica è arte
di chiese, anche se le poche testimonianze degli edifici civili di questi due secoli non dimostrano ancora
una coerente qualità strutturale. Nelle campagne e nei borghi gli ordini monastici rinnovano e costruiscono ex novo abbazie attraverso elargizioni di re e di feudatari; nelle città sempre più vive e organizzate,
all’attività edilizia del vescovo si affianca in gara quella della comunità, né mancano donativi di re e di
conti alle erigende chiese cittadine. Nell’arte romanica la pietra è il mezzo vivo con cui si edifica e il peso
è la componente che più caratterizza l’edificio religioso; in nessun tempo dell’arte cristiana, infatti, l’uomo ha proiettato tanto tangibilmente la sua realtà fisica nella chiesa, sottoponendo la materia-peso, come
l’anima fa per il corpo, ad una disciplina che la controlla perché abbia valore entro i suoi limiti e il suo
posto nell’ordine voluto da Dio. In nessun’altra attività di questo tempo si può trovare un principio
coordinatore della materia, sia essa umana o concettuale o legislativa o letteraria, così efficace, coerente
e compiuta, pur nella sua varietà tipologica, quanto quello che presiede l’arte dell’edificare. La chiesa è
un raggiungimento e una necessità al di sopra di ogni differenza di condizione. Essa rappresenta la rude
forza del popolo, la saggezza dell’abate, la maestà del vescovo e del conte fedelmente unite. L’equilibrio
fra gli uomini è raggiunto ora e qui: luogo d’incontro nella preghiera, severo tribunale delle anime dove
siede in eterno Cristo giudice, rifugio e fortezza contro ogni pericolo esterno che il Maligno tenacemente
materializza ai suoi fini.
La più importante scuola romanica in Italia fu quella lombarda: oltre al prototipo milanese di S.
Ambrogio, si ricordano le chiese pavesi di S. Michele e S. Pietro in Ciel d’Oro, quelle comasche di S.
Abbondio e S. Fedele. A cavallo dei secoli XII-XIII le chiese cistercensi (Chiaravalle Milanese, Cerreto
Lodigiano) e i broletti comunali (Milano, Pavia, Como, Brescia) pongono invece le premesse
dell’architettura gotica lombarda. Altri regioni notevoli impianti sono rappresentati dal Duomo di Parma
e dal Duomo di Modena, dagli edifici che compongono la piazza dei Miracoli a Pisa (la cattedrale, il
campanile, il battistero e il camposanto), la basilica di S. Miniato al Monte e il battistero di S. Giovanni a
Firenze, la Basilica di S. Marco a Venezia. Elementi distintivi ebbe anche il romanico pugliese, che si
manifestò con la traduzione di un linguaggio architettonico composto da diversi elementi culturali
provenienti per lo più dall’Oriente adattati al gusto occidentale, e si diffonde l’uso di includere le cupole
all’interno di tiburi piramidali, rivestiti all’esterno da elementi strutturali messi di taglio. Le cupole sono
inserite sull’asse principale dell’edificio di culto ad una o tre navate, dove quelle laterali sono spesso
coperte da volte a mezza botte che hanno la funzione di contraffortare il peso delle cupole stesse, come
mostrano la chiesa di Santa Maria di Siponto, la chiesa di Santa Maria a Mare di San Nicola alle Tremiti,
la cattedrale di Otranto, quella di Bari, quella di Troia e la straordinaria cattedrale di Trani: tutti edifici
accomunati da uno slancio ascetico e spirituale che si riflette nella essenzialità delle forme e nella
assenza di orpelli decorativi.
L’architettura gotica, partendo dalle premesse definite nell’età precedente, arrivò alla formulazione coerente di uno stile unitario con vastissimo raggio d’azione nel tempo e nello spazio. La cattedrale gotica è
un mondo costruito, scolpito, dipinto, dove il divino e l’umano si fondono, dove le tre arti divengono ben
presto inscindibilmente unite e valori plastici, pittorici, linearistici concorrono a rendere lo spazio sempre
più indefinito offrendo al fedele non un ambiente di pura contemplazione, ma piuttosto di stimolo a
perenne ascesi nel dinamico fremito verso l’alto, nella tensione che sublima la materia. In Italia le
costruzioni gotiche mantengono l’equilibrio tra altezza e larghezza, la sobrietà e l’essenzialità nelle
decorazioni. Accanto alle cattedrali, i cui cantieri di costruzione si mantengono spesso per lunghi periodi
nel cuore della città, vanno considerate anche le architetture monastiche. Mentre l’ordine dei Cistercensi
elabora ancora nelle campagne una sintassi architettonica semplificata al massimo, i nuovi ordini religiosi
francescani e domenicani partecipano alla rinnovata vita cittadina. Essi edificano le loro chiese a monte e
a valle dei centri urbani, dove più fervida era l’operosità artigiana, quasi a stringere la città in un
abbraccio protettivo; adottano metodi costruttivi gotici, pur mantenendo come costante la chiarezza della
pianta e la sua semplicità in armonia anche con le esigenze stilistiche locali. Esemplificazioni
monumentali sono rappresentate dalla Basilica di San Francesco ad Assisi, la Basilica di Sant’Antonio a
Padova, la Chiesa di San Francesco a Bologna, la Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, la Cattedrale
di Siena, il Duomo di Orvieto.
L’età moderna. Tra il ’400 e ’500, tempo di grande rinnovamento in ogni campo e nelle arti figurative
prima di tutto, il fenomeno più interessante è la trasformazione e l’ampliamento di antiche fondazioni
monastiche. Nelle antiche abbazie si innestano costruzioni che applicano nuove formule decorative agli
schemi distributivi tradizionali. Così a Camaldoli, oltre le prime celle e il primo oratorio di S. Romualdo,
si aggiungono le fabbriche per albergo, e, nel ’500, si rinnova la chiesa e si costruisce il chiostro. La
semplicità fondamentale delle forme quattrocentesche si adatta all’espressione del tema religioso; così
nel nuovo centro domenicano di S. Marco che l’arte di Michelozzo e del Beato Angelico compone e anima;
così negli annessi della chiesa di S. Maddalena de’ Pazzi con l’arte di Giuliano da Sangallo. In altre
regioni, dove più forte è la tradizione decorativa, gli edifici religiosi si ornano di intagli e di colore, sia
nelle terrecotte, sia negli intarsi marmorei.
Viceversa, ai moduli della nuova concezione architettonica si rifanno le chiese fatte erigere dal cardinale
Carlo Borromeo di Milano, che diverranno i modelli dell’architettura della controriforma. Questi edifici
mantengono la tradizionale pianta basilicale, un linguaggio classico negli alzati e la cupola all’incrocio del
transetto. Questo modello si diffonde in tutta Europa e diventa quasi il linguaggio ufficiale del
cattolicesimo, influenzando anche l’architettura dei paesi riformati, che però adottano inizialmente un
linguaggio meno monumentale e talvolta con persistenze della tradizione gotica.
L’architettura ecclesiastica del Settecento ebbe come punto di partenza sia la tradizionale basilica
longitudinale, sia la chiesa a pianta centrale del Rinascimento. La prima era preferita dal clero perché
rispondeva all’esigenza controriformistica di uno spazio per la riunione dei fedeli; la seconda aveva il
favore dei teorici dell’architettura in virtù della sua forma “perfetta”, in cui vedeva rappresentata
l’astratta armonia del cosmo. Come risultato i due modelli mostrarono la tendenza a fondersi. Si
sperimentarono soluzioni di compromesso soprattutto negli edifici di piccole dimensioni, che diedero
luogo a piante centrali allungate dove gli elementi spaziali risultano reciprocamente interdipendenti,
fattore che accentua la continuità della parete avvolgente. Esemplificative le opere del Borromini e in
quelle che seguono la sua impronta, che svolgono in Roma il tema degli edifici religiosi, dalle riquadrate
fronti dell’oratorio dei Filippini all’ala del convento di S. Carlino, dalla mole del collegio di Propaganda
Fide alla rude orditura del convento di S. Maria dei Sette Dolori.
Dal punto di vista funzionale le chiese ottocentesche rispettano la distinzione fra navata riservata ai
fedeli e presbiterio con l’altare maggiore, mentre il coro di solito si sposta dietro l’altare; la sistemazione
interna spinge la concentrazione dei fedeli verso il centro dell’altare. Infine, con il romanticismo
l’architettura sacra conosce un grande sviluppo, riprendendo il linguaggio degli stili storici, dapprima con
il neogotico e in seguito recuperando anche le altre epoche. Negli anni successivi l’edilizia delle chiese
subirà l’influenza di quella più generale dell’architettura civile, ma non si stravolgono le funzioni
tradizionali dell’edificio sacro.
Fonti e Bibl. essenziale
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2012; C. Brandi, Disegno dell’architettura italiana, Einaudi, Torino 1985; C. de Seta, Architettura della
fede in Italia, Bruno Mondadori, Milano 2003; O. Brandt, Battisteri oltre la pianta. Gli alzati di nove
battisteri paleocristiani in Italia, PIAC, Città del Vaticano 2012; S. Dianich La Chiesa e le sue chiese, San
Paolo, Druento (TO) 2009; V. Gatti, Liturgia e arte. I luoghi della celebrazione, EDB, Bologna 2001; J.
Hani, Il simbolismo del tempio cristiano, Arkejos, Roma 1996; R. Krautheimer, Architettura paleocristiana
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basiliche cristiane antiche di Roma dal sec. IV al IX, 5 voll., Città del Vaticano 1936-1980; M. Gargano,
Forma e materia (“Ratiocinatio” e “fabrica” nell’architettura dell’età moderna), Officina Edizioni, Roma
2006; V. Giordano, Immagini e figure della metropoli, Mimesis, Milano 2013; G. Liccardo, Architettura e
liturgia nella Chiesa antica, Skira, Milano-Ginevra 2005; C. Militello, Gli spazi della celebrazione rituale,
Edizioni O.R., Milano 1984; M. Mirabella Roberti, Milano romana, Rusconi, Milano 1986; S. Tavano,
Aquileia e Grado, Lint Editoriale Associati, Trieste 1986; A. Venditti, Architettura bizantina nell’Italia
meridionale, 2 voll., SEI, Napoli 1967.
Immagini:
1) Cimitile (Nola), La tomba di San Felice nell’aula ad corpus (V secolo); 2) Pieve rurale di Bagnasco (IX
secolo), nei pressi di Montafia (At); 3) Il rosone della chiesa di San Pietro (XIII secolo),Tuscania;
4) Orvieto, Il Duomo; 5) Treviso, Chiesa di San Nicolò.
Sitografia:
http://architetturapaleocristiana.blogspot.it/ (sito dedicato allo studio di tutte le più importanti
architetture paleocristiane); http://biblio.sns.it/it/risorseonline (sito della Biblioteca della Scuola Normale
di Pisa con l’elenco di risorse on line ad accesso libero); http://www.beniculturali.it/ (sito del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali); http://www.thais.it/architettura/romanica/indici/indxsog.htm (sito
dedicato all’architettura romanica europea e italiana).
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A cura della Redazione
Cantiere Storico: “La Chiesa in Italia”
integrazioni, completamenti, aggiornamenti alla Voce da parte di Autori diversi
Immagine: Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, affresco di Cimabue, particolare: la scritta
“Italia” compare sopra la città di Roma