I mosaici per la rampa e per la cripta
Per impreziosire la chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina e per la sua rampa di accesso i Frati Minori Cappuccini hanno scelto un artista-telolgo di fama internazionale, il padre gesuita Marko Ivan Rupnik e il suo Atelier (composto da artisti provenienti da otto Paesi diversi e appartenenti alle Chiese cattolica romana, greco cattolica e ortodossa) che hanno già realizzato mosaici per 70 chiese in tutto il mondo, tra cui: le Cappella “Redemptoris Mater” nella II loggia del Palazzo Apostolico in Vaticano (1999), la parete del presbiterio del nuovo
Santuario della Santissima Trinità di Fatima in Portogallo (2007), e la facciata della Basilica del Rosario del
Santuario Nostra Signora di Lourdes in Francia (2007).
All’inizio della rampa i mosaici di Rupnik invitano il pellegrino a rallentare il passo e prendere coscienza della
vita divina ricevuta al battesimo. Noi possiamo vivere la vita divina perché Dio si è fatto uomo.
Le trentasei nicchie della rampa rappresentano alla sinistra la vita di san Francesco e a destra quella di san Pio
da Pietrelcina. Gli episodi sono scelti in modo da rivelare i punti salienti dell’uomo nuovo che, vivendo la sua
vocazione, realizza sempre più radicalmente e integralmente quell’immagine di Cristo che nel Battesimo riceve
come sua vera identità. Il pellegrino, in comunione con i due Santi, percorre alcuni grandi temi della teologia
spirituale: la chiamata, la rinuncia al male, i sacramenti, la lotta spirituale, la preghiera, l’ascesi, la morte
all’uomo vecchio, il primato della carità, la solitudine, la comunione con il creato, i sensi spirituali, l’annuncio
del Vangelo, la paternità e la consolazione spirituale, la felicità nella vita dello Spirito Santo.
Seguendo questo percorso il pellegrino giunge alla soglia della chiesa inferiore, dove è accolto dalle immagini
che testimoniano la vita in Cristo. Sono sedici scene del Vangelo, scelte come fondamento della vita di Francesco e di Pio. Si è costituita in tal modo una tripla sinossi, che costituisce una preziosa rarità nella storia dell’arte
cristiana.La struttura architettonica scandisce gli eventi che si susseguono nel tempo, ma hanno una confluenza
verso l’eterno presente di Dio. Chi guarda può contemplare la propria vita alla luce della vita di Cristo, con la
certezza che nel battesimo la nostra vita è già risorta con Cristo e che, perciò, è l’amore effuso dallo Spirito
Santo a farci figli nel Figlio e ad orientarci, con lo stesso amore di Cristo, sia verso gli uomini sia verso Dio.
Ogni parete, attraverso le “costole” della volta, rimanda alla colonna centrale, portante di tutta la chiesa. Lì è
rappresentato Cristo in gloria, colonna e fondamento della verità. Dall’altra parte c’è un angelo, cioè colui che è
a cospetto di Dio.
Tra Cristo e l’angelo, è stata realizzata un’apertura la cui forma richiama la ferita del costato di Cristo
identica a quella rappresentata nella scena dell’apparizione di Gesù risorto agli Apostoli. Attraverso
questa “ferita” i fedeli potranno vedere e toccare il sarcofago del Santo. Ci sono diversi testi nelle Fonti
Francescane medievali e nell’Epistolario di Padre Pio da cui trae significato la scelta di collocare san Pio
da Pietrelcina nella ferita gloriosa di Cristo. Si realizza così testualmente la parola di san Paolo: «…la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio» (Col. 3,3).
Ai lati del pilastro centrale sono state realizzate due scene dell’Antico Testamento: il momento in cui Giuseppe
d’Egitto si fa riconoscere dai suoi fratelli (Gen, cap. 45) e i tre fanciulli nella fornace ardente (Dan, cap. 3).
Infine padre Marko sta completando il lavoro rivestendo l’interno del pilastro, cioè il posto in cui verrà collocato il corpo di Padre Pio, dando particolare importanza al pavimento, che rappresenta piccoli semi neri (cioè
morti) con germogli verdi, per richiamare quanto ha scritto l’evangelista Giovanni (cap. 12,24): «Se il chicco di
Centro Comunicazioni dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio”
I mosaici per la rampa e per la cripta
grano caduto in terra non muore resta da solo, ma se muore porta molto frutto». All’uscita della cripta si stanno
realizzando due serafini, modello della vita serafica di san Francesco e di san Pio. Sul retro del pilastro saranno
riprodotti i volti di alcuni santi e beati cappuccini e cappuccine (Jeremia da Valacchia, Maria Angela Astorch,
Crispino da Viterbo, Angelo d’Acri, Serafino da Montegranaro, Maria Maddalena da Brescia, Felice da Cantalice, Bernardo da Corleone, Lorenzo da Brindisi, Veronica Giuliani e Leopoldo Mandic), in una ideale processione in ascesa verso la resurrezione universale. La “processione” si apre con Giovanni il Battista che, oltre ad
essere stato il precursore del Salvatore, è anche il prototipo della vita monastica e religiosa, e si chiude con san
Pio da Pietrelcina. Questi santi, con la loro vita, hanno indicato Cristo all’umanità e lo hanno reso presente nel
mondo.
I mosaici ricopriranno una superficie complessiva di circa 2.400 metri quadrati e costituiscono l’opera più
grande realizzata da padre Rupnik e dall’Atelier del Centro “Aletti”.
Per la realizzazione sono stati utilizzati milioni di tessere (non è stato possibile calcolare il numero preciso).
Le pietre da cui sono state ricavate le tessere provengono da diverse parti del mondo: Italia, Francia, Grecia,
Macedonia, Turchia, Egitto, Brasile, Messico, Sudafrica, Iran, Afghanistan, Pachistan, Cina, India. Tutto l’oro
utilizzato è stato donato dai fedeli di san Pio da Pietrelcina.
Padre Marko Ivan Rupnik nasce nel 1954 a Zadlog, in Slovenia.
Nel 1973 entra nella Compagnia di Gesù. Dopo la filosofia, studia all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Seguono gli studi di teologia alla Gregoriana dove consegue il dottorato in missiologia.
Diventa sacerdote nel 1985.
Dal settembre 1991 vive e lavora a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale – Centro “Aletti” di cui è direttore. Il Centro ha come scopo lo studio dell’impatto e dell’interazione tra le tradizioni orientali del cristianesimo con la modernità e la post-modernità, sia quella occidentale, sia quella creatasi con la caduta del comunismo
e come rispondere alle domande dell’uomo contemporaneo, che interpellano i cristiani.
Padre Marko insegna al Pontificio Istituto Orientale, alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Liturgico “Sant’Anselmo”.
Dal 1995 è direttore dell’Atelier dell’arte spirituale del Centro “Aletti”.
Dal 1999 è consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Nel febbraio 2000 ha ricevuto il premio “France Preseren”, il più alto riconoscimento per la cultura dallo Stato
sloveno.
Nel 2002 è stato insignito dell’onorificenza “Segno d’onore della libertà della Repubblica Slovena”, conferitogli dal Presidente della Repubblica.
Dal 2006 è componente dell’Accademia Europea delle Arti e delle Scienze.
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