Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana Periodico Trimestrale - Anno XXII - n. 2 - Settembre 2011 Mandolini a Serravalle Maryam 25-26 Giugno 2011 “Suoni, canti, memoria dai Paesi europei, un contrappunto di diversità innegabili e, al tempo stesso, di identità sempre più strette in un cammino comune” pag. 3 Editoriale Il mandolino: uno degli strumenti più adatti per l’educazione musicale pagg. 4 - 16 Assemblea FMI pag. San Francisco Mandolin Orchestra New Music Competition 2012 17 pagg. 18 - 25 Mandolini a Serravalle Echi di rassegna pag. Ricordando un Maestro, di Musica e di Mandolino 26 pagg. 27 - 28 Piccola Orchestra “Mutinae Plectri” pagg. 29 - 31 Giuseppe (Joseph) Sgallari Mandolinista e Compositore europeo ANNO XXII - n. 2 - Settembre 2011 L IL MANDOLINO: UNO DEGLI STRUMENTI PIÙ ADATTI PER L’EDUCAZIONE MUSICALE Abbiamo pensato di dedicare buona parte di questo numero di Plectrum al tema: urgenza di una maggiore attenzione al progetto formativo dei più giovani. Non dovrebbe essere molto difficile da apprendere il concetto che senza una scuola non è possibile che un’orchestra abbia prospettive tanto rosee per il suo futuro. Al massimo può tentare di “galleggiare” inserendo mandolinisti “trovati” qua e là, generalmente di una certa età. Con tutto il rispetto per questi appassionati che comunque ci stanno benissimo, le nostre orchestre, se vogliono stare al passo con i tempi, devono sempre di più contare fra le proprie file giovani dotati di una buona tecnica e che magari abbiano anche fatto studi accademici. Contiamo oramai sei cattedre di mandolino in Italia in altrettanti conservatori musicali, ciò significando che giovani mandolinisti tecnicamente dotati dovrebbero cominciare ad essercene in circolazione. Personalmente non credo che tutti questi “diplomati” storcano il naso all’idea di suonare in un’orchestra di dilettanti. A questo proposito sarebbe forse anche il caso di affermare che non si possono considerare professionisti coloro che, pur avendo conseguito un titolo accademico, traggono il proprio sostentamento esercitando una qualsiasi altra professione. Una certa resistenza ad entrare nelle nostre orchestre può anche essere causata dai repertori di queste stesse che “non infrequentemente danno la sensazione di banale popolarità, con scarso adeguamento al moderno avanzamento delle scelte mandolinistiche e di statica nostalgia del passato” (Christine Teulon). In ogni modo le orchestre non possono più dilazionare il problema e, magari proprio con l’aiuto di questi mandolinisti titolati, dovrebbero al più presto adoperarsi per portare il mandolino nelle scuole o istituire corsi o quant’altro. Nell’assemblea di Domenica 26 Giugno alcuni nostri amici hanno descritto le loro esperienze ed i loro risultati. Come potrete vedere si tratta di approcci diversi ma i risultati ci sono e sono oltremodo positivi ed incoraggianti anche se non disgiunti da qualche inevitabile piccola delusione. Bisogna, una volta per tutte realizzare il concetto che il mandolino, uno degli strumenti più adatti per l’educazione musicale e per far musica d’insieme, piace ai ragazzi. È solo questione di trovare il giusto modo per presentarglielo. Artemisio Gavioli Pag. 3 Assemblea della FMI Domenica 26 Giugno ore 10.00 Vittorio Veneto - Serravalle - Torre dell’orologio Domenica 26 Giugno in concomitanza della manifestazione “Mandolini a Serravalle” ha avuto luogo presso la “torre dell’orologio” (edificio cinquecentesco che fino a trent’anni fa era parte dell’antico ospedale “S. Maria dei Battuti”) l’Assemblea ordinaria della FMI. Riportiamo qui di seguito le relazioni che sono state tenute sui temi che erano all’ordine del giorno. Presidente Vi ringrazio moltissimo di essere venuti e di partecipare a questa assemblea che, come già anticipato nell’invito, deve segnare un cambiamento importante. Perché da quando sono in Federazione sono passati otto anni e sono otto anni che ci lamentiamo che il mandolino non cresce come avviene invece in altri Paesi europei. È evidente che se continuiamo ad andare avanti così il problema non lo risolviamo. La cosa che mi colpisce di più, quando vado in altri Paesi è la presenza di giovani nelle loro orchestre, addirittura ci sono orchestre di ragazzi che suonano con un entusiasmo impressionante. Al confronto le nostre orchestre, vecchie e sclerotiche, sono legate al passato, alla solita vecchia tradizione e non gli interessa il nuovo non seguono l’evolversi delle nuove tendenze musicali. È su questo tema che dobbiamo Assemblea – l’insieme dei partecipanti confrontarci perché dobbiamo cominciare a ragionare nel senso che ogni orchestra debba trovare il modo di coinvolgere i ragazzi ed avere una scuola. Questo è il primo punto all’ordine del giorno per trattare il quale contiamo sul contributo e sull’esperienza di alcuni nostri amici presenti in sala. Si tratta di Antonio Di Lauro che ha lanciato un’iniziativa interessante e cioè quella di riunire i ragazzi in un campus estivo che doveva essere la prima esperienza in questo senso a livello nazionale, esperienza però che ha incontrato delle difficoltà e si è arrestata. Ma volevo anche farvi conoscere le esperienze, diversissime fra di loro, di Roberto Verona e di Giovanni Ora. Per il secondo argomento di cui Pag. 4 parleremo mi rifaccio alle parole di Ugo Orlandi che a Milano in occasione di un incontro presso la Civica Scuola di liuteria affermò che “Il mandolino deve stare attaccato alle sue “matrici” e noi di matrici ne abbiamo diverse come Firenze, Genova, Milano per non parlare di Napoli”. Dobbiamo quindi conoscere meglio la nostra storia. Attendiamo quindi in tal senso la proposta di Piergiorgio Pecorari. Il terzo punto all’ordine del giorno scaturisce dalla constatazione che il mandolino è uno strumento scarsamente visibile, anzi non lo vede proprio nessuno, con tutte le conseguenze del caso. Per ribaltare questa situazione abbiamo pensato di organizzare nella città di Venezia, un festival internazionale, un grande evento anche mediatico... con la partecipazione di grandi orchestre ma anche ensemble, quartetti/quintetti ecc. dall’Italia e da vari Paesi europei. Il quarto punto all’ordine del giorno è praticamente una domanda: Ha ancora senso che la nostra urgeva da parte nostra una maggiore attenzione al progetto formativo dei più giovani per orientarli verso nuove prospettive perché, si sa, la sequela è il precorso. Il percorso esige tempo. Il tempo va guidato. Antonio di Lauro Federazione sia strutturata su Federazioni Regionali, dal momento che, allo stato attuale, una sola federazione regionale è attiva? Lo discuteremo e forse non arriveremo ad una conclusione definitiva ma ciò non ci impedirà di votare per un nuovo consiglio direttivo. Antonio di Lauro Buongiorno a tutti. Mi chiamo Antonio di Lauro e rappresento la Federazione Mandolinistica Molisana. Il primo giugno del 2005 nasce la Federazione Mandolinistica Molisana. Nel suo statuto all’art. 8 è prevista una voce: “La Gioventù nella Federazione Molisana. I giovani musicisti aventi età inferiore ai 30 costituiscono la gioventù della Federazione Molisana”. Questo destò una certa ilarità in molti ed altrettanto fu per l’invio dello Statuto, per presa visione ed approvazione, alla FMI. Ma coloro i quali snobbarono quella scelta ebbero torto perché gli istitutori della cosiddetta GIOVENTÙ intuirono che La guida verso la meta corrisponde al progetto. La Scuola Mandolinistica e Chitarristica del Circolo Musicale “P. Mascagni” aveva capito questo sin dal 1994, anno in cui vengono istituiti i Campus. In pratica ogni estate i giovani mandolinisti e chitarristi molisani partecipano a campus estivi europei facendo interagire il mandolino e la chitarra con gli altri strumenti dell’Orchestra Sinfonica. I ragazzi stessi confidano che hanno dentro la curiosità di conoscere questa comunità un po’ particolare dove si vive assieme, per dieci giorni, nel mese di Luglio, con ragazze e ragazzi tra gli otto e i vent’anni. Dopo il primo esperimento, ogni anno i nostri ragazzi hanno richiesto di vivere l’esperienza del Campus perché hanno davvero tanta voglia di stare assieme. Nel campus si gioca, si studia e si suona come tutti, uno strumento a plettro o a pizzico. A differenza dei corsi tradizionali, Pag. 5 la full immersion musicale è si faticosa, ma produce anche dei progressi notevoli a livello strumentale: avere tra le mani per così tante ore al giorno un mandolino od una chitarra (cosa a cui i nostri ragazzi non sono abituati) migliora la loro lettura, il controllo del ritmo, l’autodisciplina. Dunque questa bellissima esperienza, più di qualche volta resa nota anche attraverso le pagine del nostro “Plectrum”, di concerto con il nostro Presidente dott. Gavioli, che non finiremo mai di ringraziare per tutto quello che ha fatto e prodotto in questi ultimi dieci anni, volevamo condividerla con le altre Scuole ove si insegna uno strumento a plettro ed a pizzico. Per fare ciò la prima cosa richiesta al Circolo Mascagni era quella di farsi conoscere. Ebbene, dopo le partecipazioni alle varie edizioni del glorioso Concorso Calace, edizioni che dallo scorso anni si tengono proprio a Ripalimosani; dopo aver portato a diploma una decina di ragazzi; dopo l’organizzazione di due edizioni di Galà Nazionale del Mandolino in Molise; dopo l’invito pervenuto proprio dalla Scuola di Ferrara a collaborare nella realizzazione di un Campus estivo, si è pensato che i tempi erano maturi per attivare in Italia un Seminarium Nazionale per giovani musicisti; una VACANZA STUDIO di dieci giorni all’insegna della musica, da tenersi all’interno del Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso cornice storico-culturale del Molise. Questo nostro Seminarium si differenziava dagli altri corsi di tal genere per la fascia giovanile d’utenza a cui era rivolto, nonché per l’articolazione disciplinare delle attività musicali proposte: ogni allievo veniva sollecitato a prendere parte non solo a lezioni individuali ma anche a lezioni collettive di Musica da camera (in piccoli gruppi: duo o trio), nonché alle attività di musica d’insieme per prepararsi a poter far parte delle orchestre a plettro. I giovani musicisti avevano così un’occasione unica di maturazione artistica e miglioramento nelle proprie abilità tecnico-interpretative, nonché di stimolo a socializzare e condividere esperienze attraverso il linguaggio musicale. I vantaggi di ni studiati e poi eseguiti durante il concerto od i concerti finali, erano legati da un filo conduttore tematico. Le lezioni individuali seguivano piani di studio personalizzati, mentre quelle di Musica da Camera prevedevano la costituzione di piccoli gruppi cameristici volti all’insegnamento contemporaneo di vario repertorio musicale adeguato rante il Seminarium, ove potevano dare saggio di quanto appreso. Ad ogni allievo, a fine corso con una cerimonia ufficiale innanzi al Presidente della Regione Molise ed al Presidente della FMI, veniva consegnato l’attestato di partecipazione, valido per l’attribuzione di punteggi e crediti formativi. Chiedo, in questa sede, perché mai alle competenze delle ragazze e dei ragazzi. Inoltre erano previste anche delle lezioni di liuteria, con l’apporto del M° Gabriele Pandini e di musica antica con il M° Mauro Squillante. La scelta del Convitto Nazionale è stata dettata dal fatto che non solo tutti gli allievi avevano a disposizione un numero di aule-studio dove potevano esercitarsi, ma anche perché il Circolo Musicale “P. Mascagni” ha stipulato una convenientissima convenzione per usufruire di vitto e alloggio. A metà corso, inoltre, erano previsti anche degli esperimenti pubblici ed un CONCERTO FINALE della costituita Orchestra del Seminarium, di tutti gli allievi, come solisti ed in gruppi cameristici composti du- non si è riusciti a far capire non solo ai discendi, ma alle loro famiglie l’importanza di tale progetto. Le Scuole devono fare in modo che nel loro piano di studio includano la partecipazione al Seminarium perché è di tale importanza strategica puntare tutti e tutto sui giovani. Infine, ma non da ultimo per importanza, c’è il grande effetto socializzante del lavorare insieme, a stretto contatto, per tanti giorni. E questo in Conservatorio o nei corsi tradizionali non si fa e non si ha! Nel Seminarium sia i ragazzi che gli insegnanti si conoscono meglio, chiacchierano, si divertono, crescono insieme; e anche se ci sono i piccoli litigi, le incomprensioni, i pianti dei più piccoli per la nostalgia di casa, rimane a tutti nel cuore l’aver Operazioni di voto un lavoro impostato in questo modo sono molteplici. I ragazzi non sono solo in vacanza, ma sono in quel determinato posto perché devono studiare e produrre un risultato, e questo li responsabilizza. Abitando insieme, inoltre, non ci sono scuse che tengano; se la prova è ad una certa ora, tutti (salvo imprevisti) devono presenziare. Questo non avviene sempre nel normale contesto delle nostre realtà didattiche, perché c’è sempre qualcuno che ha gli allenamenti di basket, la festa di compleanno etc. etc. Le giornate nel Seminarium erano state cadenzate da varie attività musicali articolate in un programma molto ricco e rigoroso, coordinato da Maestri di chiara fama artistica, didattica e concertistica. I bra- Pag. 66 Pag. Roberto Verona vissuto una grande, meravigliosa esperienza umana. Per la mia esperienza acquisita sul campo posso affermare che tutte le edizioni dei campus hanno avuto in comune che in fondo al cuore i ragazzi si portano un desiderio molto bello: quello di conoscere la propria strada artistica. E scoprire la propria strada è il segreto della felicità. Nel chiedere l’acquisizione agli atti della presente ringrazio i maestri Carmine Mascitelli, Olga Popadyuk, Roberto Verona, Mauro Squillante e Gabriele Pandini che da subito hanno appoggiato l’iniziativa ed ancora una volta il dimissionario Consiglio Direttico per la fiducia e la stima reciproca sempre dimostrata. P.S. Per continuare ad essere credibili nei confronti delle Istituzioni locali, comunque il tradizionale Campus Estivo Europeo sarà effettuato. Roberto Verona Buongiorno a tutti. Cosa bisogna dire che non sia già stato illustrato dall’amico Tonino. Se non sono i giovani che prendono il nostro posto... Come prima esperienza siamo riusciti per un certo periodo ad aprire un corso parallelo presso il Conservatorio di Udine con il M° Sergio Zigiotti che, credo, qui tutti conoscano, grazie alla sensibilità del direttore, un corso che poi purtroppo è lievitato di costi fino al punto da diventare impraticabile. Ma la provvidenza ci è venuta in aiuto perché tramite l’interessamento di un amico mandolinista il Pag. Pag. 77 nostro progetto è stato accettato dal professor Antonio Colussi, musicista, diplomato in fagotto. Così è nato un corso sperimentale presso la scuola “Ada Negri”, scuola storica del mandolinismo giovanile a Udine. Abbiamo iniziato con il M° Sergio Zigiotti docente ed io che, appena fresco pensionato, gli facevo da assistente. Dopo due anni, però, il M° Zigiotti ha dovuto interrompere l’attività perché diventata incompatibile con i suoi numerosi impegni. Mi sono trovato quindi a dover gestire queste classi di bambini da solo. Tuttavia mi sono sempre trovato benissimo con loro. Da una scuola sono diventate due, poi tre poi quattro, sempre elementari, sempre quarte e quinte. In quanto al metodo impiegato ho dovuto lasciare il metodo utilizzato dal M° Zigiotti perchè come lo facevo io questo metodo non era efficace e allora mi sono creato un metodo mio che tenesse anche conto dell’insegnante in quanto io collaboratore esterno devo avere come referente un insegnante di ruolo. Devo dire che mi sono trovato sempre benissimo salvo qualche eccezione. Praticamente la prima cosa che dico, quando inizio un corso, non è: “Ragazzi il mandolino è uguale a spaghetti e pulcinella, pizza etc etc”. comincio invece a spiegare che si tratta di uno strumento che ha cinquemila anni ed è l’ultimo della famiglia dei liuti e allora lì già diventa un po’ più nobile la cosa e faccio un paio di lezioni come minimo per spiegare che cos’è lo strumento che prenderanno in mano dopo di che comincio le lezioni teoriche. I miei ragazzi devono sapere che cos’è un diesis, un bemolle, una legatura etc. Terminato il ciclo teorico li porto davanti ai mandolini, una cerimonia che svolgo sempre e, mentre guardano gli strumenti con occhi così faccio loro questa domanda: “Ragazzi che cos’è per voi lizzato come strumento di educazione musicale se non sbaglio. Luca Mereu Roberto Verona Certamente nelle ore di lezione normali. Tanti mi chiedono ma perché il mandolino e non il pianoforte, la chitarra, il violino ecc. Perché il mandolino è uno strumento molto adatto ai giovanissimi, è portabile, leggero, di pronto impiego, di facile approccio e sopratutto poco costoso. P: È giusto il passaggio da questa educazione musicale fatta alle elementari all’orchestrina tipo la “giovanile” della “Marzuttini” o è meglio aspettare che i ragazzi facciano un’esperienza musicale anche quando sono alle medie? uno strumento musicale?” Notare che non parlo di mandolini ma di strumento musicale. E loro: “È un pezzo di legno, una cosa che suona....” le risposte più svariate. Poi li blocco tutti quanti: “No ragazzi, attenzione, uno strumento musicale è un amico, sempre pronto quando avete bisogno di lui, che vi sostiene quando siete tristi, vi aumenta la gioia quando siete allegri mentre lui sta lì e non vi chiede niente. Allora molti cominciano a pensare dopo di che prendono in mano lo strumento e si comincia con le normali lezioni, le note, le scale ecc. I bambini di quarta a fine anno scolastico fanno un piccolo saggio molto semplice, mentre quelli di quinta fanno il saggio di Natale e poi quello di fine anno. Nella scuola Ada Negri dove ho due quinte, una classe ha scelto Mozart e la marcia trionfale di Verdi, l’altra classe ha scelto “Yellow submarine” e “Rock around the clock” impiegando anche bambini che suo- nano pianoforte, chitarra o cose del genere. Sempre in questa scuola a fine anno anziché fare il solito regalo agli insegnanti, hanno raccolto dei soldi e hanno donato alla scuola due mandolini. È una cosa bellissima perché è sentita dalle famiglie. Quest’anno le maestre anziché fare il solito saggio finale hanno organizzato con le quattro quinte più la “giovanile” della “Tita Marzuttini” composta da un buon numero di ragazzi che provengono dai miei corsi, un bellissimo spettacolo in un Auditorium di Udine alla presenza del sindaco. Diversi di loro, difatti, si iscrivono ai corsi istituiti dall’Orchestra Marzuttini e fanno parte dell’orchestra giovanile che è composta attualmente da sedici - diciotto ragazzi alcuni dei quali sono già entrati nell’orchestra titolare. Adesso il secondo obiettivo è quello di portare il mandolino alle medie e ci stiamo attivando per questo. P: Il mandolino è stato quindi uti- Pag. 8 Roberto Verona L’esperienza alle medie sarebbe importante per dare continuità perché non è detto che un ragazzo abbia la possibilità di entrare subito in un’orchestra giovanile. P: Mi interessa sapere qual è la posizione di una persona estranea che si colloca dentro la scuola. Roberto Verona Posso dire come sono entrato io nella scuola. Io non ho titoli accademici. Ho conosciuto l’orchestra Tita Marzuttini e mi sono innamorato di quel genere musicale e degli strumenti a plettro scegliendo la mandola che suono tuttora. La mia è solo passione pura e semplice. Sono entrato per meriti curricolari non per titoli. Alle medie ovviamente io non ci posso andare, però non mancherebbe gente con i titoli e con le abilitazioni per poter insegnare alle medie basta volerlo... Luca Mereu Volevo un attimo intervenire. In quasi tutte le scuole medie di tutte le province c’è la realtà dell’indirizzo musicale. I ragazzi all’interno Raffaele Brigida di ogni singola scuola media hanno la possibilità di studiare quattro strumenti. Ci sono diverse classi di concorsi c’è chitarra, violino, violoncello strumenti a fiato clarinetto, flauto dolce, flauto traverso e strumenti a percussione. La Federazione Mandolinistica potrebbe muoversi per inserire anche il mandolino in una classe di concorso aggiuntiva a questa? P: Volevo sentire l’avvocato Brigida, presidente dell’Assoplettro (Federazione Regionale del Friuli V.G.) . per la sua esperienza nella provincia di Pordenone. Raffaele Brigida Ascoltavo, nel corso di un precedente intervento, qualche cenno sul Mandolino nelle Scuole Medie. È bene chiarire che esso non è annoverato tra gli strumenti ammessi dal Ministero della Pubblica Istruzione, come mi spiegava un Dirigente da me contattato. Parliamo naturalmente di Scuola Media ad indirizzo Musicale. E CHE NON è in facoltà della Dirigenza modificare o allargare la fascia delle cattedre tassati- vamente previste. Accanto alle stesse – e fuori dalla fascia dell’obbligo scolastico - è possibile invece proporre corsi per altri strumenti. L’imponderabile però regna sovrano: dalla adesione dei ragazzi al consenso delle famiglie ed al reperimento dei fondi necessari, in carenza assoluta di quelli governativi ed a fronte di interventi regionali insufficienti. Leggermente diversa la situazione presso le Scuole Elementari. Se disponibile la titolare della Classe, è facile convogliare il consenso delle famiglie e dei ragazzi e pervenire al coinvolgimento dell’intero Gruppo nello studio del mandolino, previo utilizzo di parte delle ore del monte previsto per lo svolgimento delle attività integrative. E’ quanto realizzato nell’anno scolastico appena trascorso in S. Vito al Tagliamento dalla Associazione Orchestra a plettro Sanvitese, a proprie cure e spese (compenso all’istruttore ed acquisto di venti mandolini). Ed è quanto in quel di Udine va facendo da oltre dieci anni Roberto Verona. Oggi sento qualche parere negativo sull’utilità di organizzare corsi nelle Scuole. Devo rispettosamente dissentire. Osservo che la missione di divulgare la conoscenza e l’uso del Mandolino incontra lo stesso ostacolo che da Pag. 9 sempre trova sulla sua strada la musica colta in genere, compresa quella prodotta nel ‘900: manca un sistemico processo di acculturamento delle genti, che non sia casuale. E però ritengo che vada assolutamente inventato un approccio nuovo e mirato: un processo di EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO della Musica colta. Previa accurata e graduale scelta dei brani, in ragione della età e del livello di conoscenza degli educandi. E ciò è possibile solo entrando nelle Scuole. Tanto per cominciare. Non lamentiamoci se i ragazzi preferiscono la chitarra elettrica o altro. Se loro non vengono a noi - e come potrebbero se non sanno neanche che esistiamo e cosa possiamo offrire - cerchiamoli dove è più facile contattarli. E alla svelta. Prima che, come già altri, finiscano fagocitati dalla FRACASSO MUSIK - che nulla ha di colto - delle discoteche o dei megagalattici ed assordanti concerti da stadio o da piaz- Giovanni Ora za plebiscitaria. Sarà dura, ma cimentiamoci. Riflettiamo: L’ascolto è l’unico veicolo verso l’innamoramento della musica e quindi della buona musica. E di riflesso verso l’innamoramento di uno strumento: viatico indispensabile per desiderare di frequentare un corso, onde imparare a suonarlo. Utilizziamo ogni possibile postazione di ascolto: dall’aula all’auditorium ed al Teatro. Creiamo quell’esercito di ascoltatori che manca nel nostro Paese. Altro che insegnare a suonare il noioso piffero: operazione che non procura emozioni rigeneratrici dello spirito. P: È importante ora conoscere l’esperienza di Giovanni Ora, credo unica nel suo genere. Giovanni Ora Ritornando all’assemblea di otto anni fa, ricordo di aver fatto notare che la maggior parte delle orchestre erano prive di una scuola di musica per bambini ed in quella occasione avevo detto: “State attenti che così facendo, il vostro esistere potrebbe essere molto breve”. E così, per alcune, è successo. E’ successo anche alle orchestre che si credevano in salute ma non avendo una scuola/allievi ora sono in difficoltà. Per prima cosa vorrei invitarvi a leggere l’articolo di Christine Teulon (Plectrum 1 2011) perchè dà un’idea ben precisa di quello che si deve fare per cambiare mentalità: perchè noi stiamo sbagliando sotto il profilo della mentalità. L’articolo parla dell’Eurofestival di Bruchsal. Christine dice che c’erano tanti bambini che suonavano perché in Germania ci sono le scuole e ci sono anche compositori che scrivono per i bambini. Se devo insegnare musica ai bambini che cosa utilizzo? Il Branzoli che è stato scritto a fine ottocento o il Ranieri. Sicuramente la didattica è importante. Abbiamo analizzato i loro metodi: sono diventati un punto di riferimento per noi. E poi bisogna che la scuola funzioni e oggi è ancora più difficile gestirla con i giovani che abbiamo. Bisogna accontentarsi di quello che i bambini riescono a fare in un anno. Non bisogna avere fretta: hanno un sacco di anni davanti, quindi calma ed aspettare: l’importante è che rimangano. Bisogna poi cercare un bravo direttore perché se è bravo fa suonare bene l’orchestra anche se non conosce lo strumento. Bisognerebbe fare come fanno i tedeschi e anche i francesi: istituire una commissione che ascolti l’orchestra e ti dica se la tua orchestra può essere di prima categoria di seconda o di terza un po’ come fanno le bande. Mi ricordo che quando la Federazione la gestiva l’orchestra Città di Brescia questo era stato proposto ma è stato subito bocciato. Un errore colossale! Forse alcune orchestre si sarebbero salvate: rendersi conto della propria malattia ti impegna a trovare la cura adatta per la guarigione. Proporrei questo come una delle prime cose da fare in concreto. In pratica funziona così: ci sono tre categorie e c’è un repertorio per ognuna. L’orchestra decide la categoria che ritiene propria; esecuzione dei brani scelti e imposti in presenza della commissione che ascolta..e assegnazione o no della categoria. P: Lo vedo arduo per le nostre or- Pag. 10 chestre farsi classificare Giovanni Ora Sapete perché? Ci sentiamo tutti bravi a tal punto di non sentire la necessità di venire giudicati e invece dovremmo esseri umili e dirci: non siamo poi così bravi... vediamo se possiamo migliorare....Noi ora eseguiamo brani difficili mentre in passato, a stento riuscivamo ad eseguire brani considerati facili o non difficili. Vuol dire che siamo cresciuti e che possiamo fare cose abbastanza complesse. Scuola media. Sono d’accordo con Roberto, però c’è un punto: non sempre si trova il preside disponibile e può anche succedere che cambiando il preside.. finisca tutto. Anche le scuole ad indirizzo musicale possono fare poco o niente per noi. Dipende dal docente: spesso non sensibile alle necessità delle orchestre di riferimento... per questo, io penso: zero aiuto. In Gardone Val Trompia provincia di Brescia ci sono due realtà che fanno musica strumentale: la banda cittadina e la nostra orchestra. Per lungo tempo ci siamo guardati come se fossimo in concorrenza. Sandra, la figlia del Presidente e segretaria FMI Al centro Christine Teulon, a sinistra Franca Valtingoier 1° mandolino Quartetto Ad Libitum Poi ci siamo detto: questo modo di comportarsi non serve ad entrambi. Aiutiamoci, facciamo qualcosa insieme. Siamo andati dal sindaco e abbiamo proposto un progetto. Si chiama: “Suonare per capire”. Proponiamo di fare un corso ai ragazzi di prima e seconda media e chiediamo loro cosa vogliono suonare: la tromba, il clarinetto, il mandolino la chitarra ecc. Il progetto serve per fare un’orchestra. E’ ovvio che i ragazzi scelgono tantissimi la chitarra e pochi il mandolino o tantissimi scelgono il flauto e pochi il corno o altri strumenti meno noti. A questo punto diciamo ai ragazzi: l’orchestra è come una squadra di football. Tutti vorrebbero fare l’attaccante che fa i goal... ma una squadra per vincere ha bisogno anche dei terzini quindi convinciamo alcuni ragazzi a suonare anche gli strumenti che non erano stati scelti. Gli strumenti li diamo noi in prestito d’uso gratis, il Comune paga gli insegnanti. La lezione si svolge in due ore: una di musica d’assieme e una di musica con lo strumento. Notare che fanno musica d’assieme già dal primo anno. Problema: Che musica d’assieme fai fare ai ragazzi al primo anno? Come si fa a fare musica d’assieme ad uno che non conosce una nota? Si riesce e una soluzione è questa: si porta qualcuno dell’orchestra che faccia da sostegno alla melodia e gli altri si aggregano. Questa è la cosa più bella che si possa fare. E nella scuola si fa un saggio sia a Natale che a fine anno. Al terzo anno se la cosa gli è interessante e hanno intenzione di continuare dove vanno? Chi suona la tromba va alla banda e chi suona il mandolino viene da noi. Però devi dargli l’entusiasmo, devi dirgli che l’orchestra è bella ecc. Quando far entrare un ragazzo nell’orchestra? La mia esperienza insegna che è difficile e sconsigliato inserire in orchestra un ragazzo quando è nelle scuole superiori. Perché è una scuola che cambia completamente e loro trovano difficoltà, hanno da studiare e non rendono. Bisogna inserirli possibilmente in terza media anche se non sono tanto preparati. L’importante è che si sentano dentro e quando arrivano alle superiori ci sono piccoli sbandamenti ma poi in linea di massima continuano. La nostra scuola consiste nel pren- Pag. 11 dere i bambini di sette o otto anni e fare educazione musicale. Non era così all’inizio, ma solo da qualche anno a questa parte. Come insegnare ai bambini di sette o otto anni? C’è una fortissima responsabilità. Se tu insegni male ad un bambino gli fai passare la voglia di suonare e quello non viene più neanche ai concerti. Bisogna anche sapere che la musica crea autostima e per ottenere questo bisogna creargli sempre un percorso piuttosto semplice, ovviamente non banale. Quindi da qualche anno a questa parte facciamo corsi di educazione musicale ai bambini di setto otto anni. Come si fa ad insegnare a bambini di sette o otto anni? All’inizio col flauto dolce imparano le note, i valori musicali più importanti: minima, semiminima, croma, semiminima col punto. Bisogna che ci sia una base musicale che accompagna il loro suonare. Con le basi si divertono un mondo ma cosa li fa divertire di più? Il gioco. Bisogna giocare con loro. I ragazzi vanno a casa felici, contenti di ritornare a lezione ma non per il flauto dolce, perché hanno giocato... così deve essere la lezione di musica a quell’età. Ad un certo punto bisogna dargli il mandolino che nessuno vorrebbe suonare. Allora si fa ascoltare lo strumento suonato da solo o in duo. Devi trasmettere entusiasmo verso lo strumento e far vedere che piace anche a ragazzi di poco più grandi e se viene suonato da questi allora lo posso suonare anch’io: in poche parole bisogna far nascere nel bambino il desiderio di suonare chi... il mandolino ed è fatta. Poi bisogna fare l’orchestra o qualche cosa di simile, ma come si fa a fare un’orchestra con qualcuno che sa fare tre note? Prendo quelli più grandi che sanno fare la melodia e i bambini piccoli suonano le corde a vuoto. Sono pezzi realizzati a proposito: c’è la parte melodica col pianoforte, gli accordi con la chitarra e c’è la parte del mandolino. P: Quei pezzi lì li hai inventati tu? Un po’ inventati un po’ presi all’estero (Germania). Questi ragazzi vanno nel secondo ciclo. Otto nove anni e cominciano a fare le note sul manico. Bisogna fargli fare pezzi semplici ma sempre con qualcuno dell’orchestra per dargli il ritmo. Poi da lì passano alla terza orchestra. Ce ne sono tre: quella dei piccoli, dei mezzani e la “Piccola orchestra” Questi (sono arrivati alla soglia dell’orchestra dei grandi come dicono loro) hanno dieci, undici e dodici/tredici anni. e cominciamo ad eseguire pezzi un po’ più complessi. Deve esserci sempre qualcuno dell’orchestra uno per ogni sezione: una chitarra se occorre, una mandola ecc. Un’ultima cosa importante in riguardo all’orchestra dei grandi e del loro repertorio. Se pensate di inserire i giovani in questa dimenticatevi il repertorio del passato. A dirigere ci vuole un bravo anzi bravissimo maestro che gestisca la modernità (brani adatti per tutti ma con un occhio di riguardo ai giovani, a ciò che è di loro gradimento). I giovani sono il futuro , loro sono l’ossigeno che tiene in vita l’organismo orchestra. Noi (anziani) li dobbiamo preparare nel modo migliore e poi…..fare i dovuti passi indietro e dare loro lo spazio necessario affinché abbiamo a trovarsi bene e solo cosi rimarranno . Noi dobbiamo vigilare con discrezione, gentilezza e se occorre autorevolezza. ma anche volergli bene come figli nostri”. Grazie”. lo di fare raccolte di brani dedicati ad una certa fascia. Forse non c’è neanche bisogno di scriverli, basta andarli a cercare. Perché quando arriviamo sopra ad un certo livello i brani ci sono. Il problema è all’inizio dove non c’è quasi niente. Questo vale anche per la chitarra. Io insegno anche chitarra e alla fine scrivo io delle cose sul momento per i ragazzi, perché i vari metodi in circolazione presentano difficoltà non abbastanza graduate. Allora io faccio un esercizio estemporaneo di quattro o otto battute su quella particolare difficoltà per renderla meno difficoltosa. Però ci sarebbe senz’altro bisogno secondo me di raccolte di brani dedicate a varie fasce, a vari livelli, immaginando di suddividere l’insegnamento in più livelli e dedicare delle composizioni ad ogni livello. Piergiorgio Pecorari Realizzazione di biblioteca virtuale della FMI per lo studio storico- musicale del mandolino. Sono un professore universitario, settore chimico, che arrivato alla pensione, ha ritenuto opportuno ripercorrere le esperienze fatte in gioventù con una piccola orchestra mandolinistica (1954/62) poi in un quartetto mandolinistico (fine n’70 - fine ’80). Oggi sono un componente della Piccola Orchestra Mutinae Plectri di Modena (già quintetto A. Malagoli), la quale si propone di studiare, per quel che è possibili, alcuni aspetti del secondo periodo d’oro del mandolinismo italiano (1880 – 1940), in particolare in Modena, e di riportarne alla luce sia le fonti storicomusicali che le partiture. La difficoltà riscontrata in questo lavoro nel recupero del materiale originale, in particolare quello relativo alla produzione musicale, ha indotto Mutinae Plectri a proporre alla FMI un progetto, tendente alla costruzione di una biblioteca vir- P: Va bene, è un esperienza, portata avanti da trent’anni con ottimi risultati sia culturali che sociali. Luca Mereu L’idea che ho da tanti anni e che vorrei proporre non è tanto quella di scrivere un metodo (in quanto oggi secondo me di metodi ce ne stanno già abbastanza) quanto quel- Piergiorgio Pecorari Pag. 12 tuale (informatizzata), contenente materiale storico-musicale relativo al mandolinismo italiano dalle origini al 1940. Questo materiale, che dovrà poi essere trasformato in forma virtuale, dovrebbe pervenire, sul piano volontario, da mandolinisti (appassionati raccoglitori, possessori o fruitori) e/o, ze ecc.. o da privati disponibili). Fase delicata, questa, che richiede una intima convinzione nella bontà dell’iniziativa e nell’onestà dei proponenti. b) impegno a stendere un elenco del materiale a disposizione (spartiti, riviste, libri, ecc) utilizzando gli anni 2011/12 alla elencazione della produzione storico-musicale relativa al secondo periodo d’oro del mandolinismo, (periodo delle riviste e dei circoli mandolinistici) (1880 – 1940). Solamente dopo aver soddisfatto questo obiettivi si passerà alla elencazione della produzione dei due secoli precedenti. Piergiogio Pecorari a sx e Michele De Luca tramite volontari, da biblioteche pubbliche o private, gruppi strumentali o singoli raccoglitori non mandolinisti, ovviamente nel rispetto delle norme SIAE. Il progetto si articola nelle seguenti fasi: a) verifica della disponibilità di quanti, singoli o gruppi mandolinistici, possessori o fruitori di spartiti o altro materiale documentale del periodo suddetto, desiderano impegnarsi nel progetto. Si intendono per fruitori coloro che hanno recuperato o possono recuperare il materiale da fonti accessibili (le biblioteche nazionali di Roma, Torino, Firen- un programma informatico condiviso (es excell, o altro indicato), partecipando poi alla fusione dei singoli elenchi nell’ELENCO UNICO GENERALE. Quest’ultimo elenco dovrà essere rivisto dai singoli aderenti per una correzione degli eventuali errori. Sarà accessibile a tutti i partecipanti al progetto e potrà essere aggiornato in funzione dei nuovi ritrovamenti. Alla fine di questa fase si potrà conoscere quanto e quale materiale è presente in Italia e quindi, in una fase successiva, è convertibile in formato virtuale c) onde suddividere l’impegno operativo di ogni partecipante nel tempo si propone di dedicare Pag. 13 d) la FMI dovrebbe farsi carico della pubblicizzazione di questa iniziativa, impegnandosi a seguirne l’iter e a riferirne lo sviluppo tramite segnalazioni sul sito e su Plectrum. Costituirebbe questo un forte segno di garanzia sulla bontà e realizzabilità del progetto. Circa il raggiungimento di questo primo fondamentale obiettivo si chiede: Ci sono persone disponibili a far conoscere il proprio materiale, attraverso l’invio (quando richiesto e con le modalità in via di definizione adottate) di un elenco contenente: Cognome e nome, Titolo opera, organico strumentale, Nome rivista, Editore, Anno di pubblicazione, condizione del materiale, sigla de possessore o fruitore? Queste persone possono impegnarsi anche per le fasi successive? blioteca virtuale della FMI relativamente ai punti sotto indicati: P: I destinatari di questo messaggio sono singole persone o le orchestre? 1) realizzazione dell’elenco unico generale della produzione storicomusicale e successiva sua trasformazione (spartiti o documenti (libri, memorie, ecc) antichi e/o rari, di pubblico dominio, completi di tutte le pagine) in forma virtuale Piergiorgio Pecorari Entrambi. Perché esistono biblioteche pubbliche o di orchestre, singoli raccoglitori, spesso mandolinisti o chitarristi, e famiglie che posseggono questo materiale. P: La Federazione al momento non deve acquistare strumentazioni particolari? Piergiorgio Pecorari Per questo obiettivo (costruzione di un elenco unico generale) assolutamente no. Negli step successivi, consistenti nella (forse fotocopiatura riduttiva e successiva) scannerizzazione del materiale può essere. Sarebbe importante che la Federazione nominasse un gruppo deputato a questo fine. Gabriele Pandini Io posso dire che negli anni scorsi da noi qualcuno ha chiesto di consultare il nostro archivio, ricordo per esempio la dott.ssa Boni. Diamo la possibilità a chiunque di consultare il nostro archivio, quello delle partiture, della parte musicale, però non abbiamo un archivista. Rispetto alla richiesta noi possiamo senz’altro inviare il catalogo delle parti che abbiamo, organizzato per autore e in ordine alfabetico”. Piergiorgio Pecorari Le principali riviste, bimensili o mensili coinvolte sono: “Il Mandolino, “Il Concerto”, “Vita mandolinistica”, “Il Plettro” ecc., che non contengono solo la musica ma anche una parte storica. Dopo ampia discussione l’Assemblea approva all’unanimità la proposta Pecorari: realizzazione, nell’arco di alcuni anni, di una bi- 2) raccolta cartacea di spartiti o libri non soggetti (o soggetti) alla SIAE, relativi a donazioni e/o acquisti, obiettivo da prendere in considerazione in un secondo momento. Nell’ambito dell’obiettivo 1) sarà prioritaria: 1a) la raccolta della produzione mandolinistica italiana del periodo (1880 - 1940) tesa, nel rispetto delle norme Siae, alla creazione delle annualità dei giornali di musica più diffusi: Il Mandolino, Il Concerto, Vita Mandolinistica, Il Plettro, Il Mandolinista, Arte mandolinistica, Mandolinismo, ecc.. Seguirà per importanza: 1b) la raccolta virtuale della produzioni precedente al 1880 e, nel rispetto delle norme Siae, pubblicata nel periodo (1880 – 1940) da singoli editori quali: Forlivesi, Maurri, Ricordi, Vizzari, Monzino, Venturini, Gori, Comellini Zimmermann, ecc., oltre a studi, relazioni, documenti storici loro correlati. Fasi della realizzazione: A) Stesura dell’elenco unico generale relativo all’obiettivo 1a/b), realizzabile mediante - Individuazione di possessori o fruitori (persone che hanno facile accesso, e possibilità di fotocopiatura o scannerizzazione, a biblioteche pubbliche o a raccolte private) di discrete quantità di materiale in originale, in formato virtuale oppu- Pag. 14 re in fotocopia ben leggibile. - Verifica della disponibilità a partecipare, con spirito fattivo, alle operazioni successive. - Impegno a produrre un elenco di tutte le opere in possesso o in fruizione, aggiornato contenente: cognome e nome dell’autore, titolo opera, organico strumentale, rivista/editore, anno pubblicazione, stato di conservazione e sigla del possessore - Partecipazione alla fusione degli elenchi in un unico elenco generale.. L’elenco unico generale (sempre in progress) sarà la base della costruzione degli elenchi delle annualità (1880 – 1940) secondo l’obiettivo primario 1a), e successivamente dell’elenco della produzione relativo all’obiettivo collaterale successivo 1b) L’elenco unico generale realizzato verrà inviato a tutti i partecipanti al progetto per un doveroso controllo. La decisione sulle successive fasi, che avverrà in altra Assemblea, riguarderà: B) digitalizzazione e costruzione delle annualità virtuali; C) digitalizzazione degli spartiti dei singoli editori e degli studi collegati. Si ritiene di rinviare la decisione su questi punti dopo l’ottenimento del catalogo unico generale in quanto è necessario conoscere la quantità del lavoro da svolgere e perché l’operazione di digitalizzazione è caratterizzata da problemi delicati ed in alcuni casi da costi non indifferenti. Su questo occorrerà elaborare, al momento opportuno, una strategia mirata e programmare risorse. L’Assemblea accoglie la proposta di nominare un gruppo di lavoro, aperto all’apporto fattivo di quanti si trovano nelle condizioni di cui sopra, formato da: De Luca Michele ([email protected]), Pecorari Piergiorgio (coordinatore temporaneo) ([email protected]), Teulon Christine (christine.teulon@libero. it) e Zigiotti Sergio ([email protected] ). Chi desidera collaborare fattivamente è invitato a contattare una di queste persone”. P: Grazie Piergiorgio è stato interessante. P: Il terzo punto all’ordine del giorno, come è stato già anticipato, scaturisce dalla constatazione che il mandolino è uno strumento scarsamente visibile, anzi non lo vede proprio nessuno. Per ribaltare questa situazione ho pensato di sottoporre all’attenzione di questa assemblea la possibilità di realizzare un Festival Internazionale del Mandolino e della Musica a Plettro in Venezia. Ho anche scelto il tema: “Suoni, canti, memoria, cultura dall’Italia e da altri Paesi europei, un contrappunto di diversità innegabili e, al tempo stesso, di identità sempre più strette in un cammino comune”. Dovranno essere invitate grandi orchestre ma anche ensemble, quartetti/quintetti ecc. dall’Italia e da vari Paesi europei. Dovrà esserci la possibilità di ascoltare orchestre affermate, talenti, giovani musicisti, di poter visitare l’esposizione degli strumenti dei liutai, di poter ascoltare e partecipare a dialoghi su argomenti musicali di interesse ecc. Il Festival diventerà una vetrina di grande rilievo per la musica a plettro, un luogo dove i partecipanti potranno incontrarsi, scambiarsi informazioni ed idee e fare il punto sulle tendenze artistiche moderne e sulla ricchezza interpretativa della letteratura musicale per gli strumenti a plettro. Il Festival dovrà anche contribuire alla cooperazione ed al dialogo. Un aspetto importante potrà essere l’incontro e l’interazione tra giovani provenienti da vari Paesi europei. Anche l’incontro tra musicisti amatoriali e professionisti potrà generare una collaborazione fruttuosa. Un grande spettacolo, una festa della musica, unica nel suo genere. Angela Castellarin Bello. Vorrei domandare una cosa: quanti giorni può durare questo festival? P: Si può impostarlo su tre giorni, durante i quali dovranno essere programmati molti eventi e non solo concerti ma anche lezioniconcerto, conferenze, esposizioni di liuteria, di editoria musicale ecc. È evidente che la realizzazione di un evento del genere presuppone un gruppo di lavoro... Angela Castellarin Io volevo dire una mia esperienza. L’abbiamo chiamato Festival Internazionale per orchestre ed ha partecipato anche l’orchestra di Ora (Orchestra “Il Plettro” di Gardone V.T.) e diciamo che la nostra orchestra (Orchestra “Alberto Bocci” di Siena) si è fatta carico di tutta l’organizzazione. Nuovo consiglio direttivo Pag. 15 Il Festival si è svolto in quattro giorni da Giovedì alla Domenica ed ha avuto il patrocinio del Comune di Siena. Quest’anno dal 13 al 16 Ottobre vorremmo organizzare la seconda edizione... quindi con una cadenza biennale. Volevo solo sottolineare che l’organizzazione di un festival è un’impresa notevolmente difficoltosa. Francesco Natale P: Siamo così arrivati all’ultimo punto dell’ordine del giorno: la FMI è un’associazione culturale i cui soci sono rappresentati dalle Federazioni Regionali regolarmente costituitesi in associazione. Dal momento che le Federazioni Regionali sono tutte (meno una) inattive, è ancora valido il loro sussistere o non sarebbe meglio un aggiornamento dello statuto? Ne è nata un’ampia discussione alla fine della quale ha prevalso la proposta di non prendere alcuna decisione nella seduta in corso e, data la complessità dell’argomento, di rimandarlo ad altra opportunità in data da destinarsi. P Lasciamo parlare per tre minuti Francesco Natale che forse non conoscete. Rappresenta l’associazione Musicarte di Caserta, un’associazione che svolge un’attività che in questi ultimi anni si è sempre integrata con le nostre iniziative. Francesco Natale Buongiorno a tutti quanti! Sono di Caserta. Sono un chitarrista classico interessato al mandolino fin dagli anni ‘80. Col passare degli anni questa passione è aumentata ed oltre alla pratica strumentale sono diventato anche un raccoglitore, un collezionista di strumenti d’epoca. Con la mia associazione abbiamo quindi creato una mostra di strumenti, una mostra viva, interattiva, che prevede visite guidate dove i visitatori sono i bambini dalla scuola elementare fino alle superiori. Durante queste visite guidate si parla della musica e degli strumenti. Sotto il nostro controllo i bambini possono provarli, sentirne il suono e, magari, provare a suonarli veramente. C’è l’angolo della liuteria, c’è un mandolino fatto a pezzi dove un bambino può anche vedere dentro che cos’ha. Si parla dei legni, del piano armonico, delle doghe e delle fasi costruttive. Siccome siamo della Campania abbiamo molti strumenti popolari del Sud d’Italia. Una edizione della mostra l’abbiamo fatta anche qui a Vittorio Veneto nel 2005 in occasione della manifestazione “Giornate Nazionali sul mandolino” ed ha suscitato un grande interesse. La mostra l’abbiamo presentata più volte anche nella nostra città, a Caserta e devo dire che potrebbe Pag. 16 essere un buon aiuto per avvicinare tutti, adulti e bambini al mandolino. Angela Castellarin Si può spostare la mostra? Francesco Natale La mostra è mobile, si può spostare. Solo che ha dei costi sia per il trasporto che per montarla e smontarla. Ma noi di Musicarte che non abbiamo alcuno scopo di lucro siamo disponibili per tutte le operazioni così come per esporre, illustrare e guidare. Il nostro sito é: www.associazione-musicarte.com. Accanto alla mostra si è formato un gruppo di musica tradizionale con la presenza di mandolino, mandola, mandoloncello e chitarra battente. Due ragazzi del gruppo hanno preso sul serio l’iniziativa ed ora frequentano il conservatorio di Napoli. Uno di questi è mio figlio. La presidente di Musicarte è Paola Taccogna. San Francisco Mandolin Orchestra New Music Competition 2012 La San Francisco Mandolin Orchestra (SFMO) bandisce un concorso per nuove composizioni per l’orchestra in occasione del 75 ° anniversario della costruzione del Golden Gate Bridge. (vedi www. goldengatebridge75.org). Chiediamo ai compositori di scrivere un nuovo pezzo come omaggio a questa magnifica struttura. I brani devono essere composti per orchestra a pizzico e arrangiati per la San Francisco Mandolin Orchestra. Saranno suonati dall’orchestra nell’aprile e maggio 2012. Il brano vincitore verrà registrato per la circolazione in diversi media quali la radio e la televisione. Timeline - 1 agosto 2011 viene lanciato il concorso - Dal Novembre 2011 al 1 Febbraio 2012 si accettano le iscrizioni - 1 febbraio 2012 Termine ultimo per il ricevimento delle iscrizioni - 1 Febbraio - 1 Aprile, 2012 La Giuria esamina i brani pervenuti - 1 Apr 2012 La Giuria annuncia i primi 3 classificati - Aprile-maggio 2012 la SFMO prova i 3 brani - Maggio 2012 (data da definire) i membri della SFMO votano per 1st /2nd /3rd - Da Maggio 2012 la SF Mandolin Orchestra esegue i brani in una serie di concerti La nostra Orchestra e la nostra Musica: La San Francisco Mandolin Orchestra è un’orchestra della nostra comunità, forte di 20 - 25 membri e composta da mandolini, mandole, mandolini ottavini, mandoloncello, chitarre e basso e, occasionalmente, arpa. E’ un’orchestra a plettro con la sua identità e gli strumenti hanno mezzi di espressione unici come ad es. il tremolo. Tuttavia la maggior parte della musica che noi suoniamo è musica classica scritta per strumenti ad arco ed è stata trascritta in modo da poterla suonare con le capacità ritmiche ed espressive dei nostri strumenti. Domanda: I partecipanti compileranno un modulo da inviare alla Segreteria del Comitato. Il modulo comprende informazioni di contatto, una pagina di narrativa per il Golden Gate Bridge (vedi informazioni di seguito), e la concessione dei diritti di esecuzione da parte dell’Orchestra Mandolinistica di San Francisco. Ad ogni domanda verrà assegnato un numero e solo le partiture e la descrizione narrativa verranno trasmesse ai giudici. Formato della composizione: La presentazione iniziale dev’essere una partitura musicale adatta agli strumenti richiesti. Noi incoraggiamo i compositori di utilizzare un programma di notazione musicale tale per cui le parti possano essere facilmente modificate, se necessario, ed in seguito anche estratte, se richiesto dai giudici. Le partiture devono essere salvate in formato PDF e presentate per via elettronica. Se ciò non fosse possibile, accetteremo partiture leggibili, scritte a mano. Non inviare registrazioni, live o elettroniche. Durata del brano: I brani dovrebbe durare, in linea di massima, tra i 3 e gli 8 minuti. Golden Gate Bridge Narrative. La partitura sarà accompagnata da un narrazione scritta che descriva come il pezzo è pertinente al tema del Golden Gate Bridge e del suo 75 ° anniversario. Per saperne di più sul ponte e su questo evento, vedere: www.goldengatebridge75.org. Criteri di giudizio: I brani dovranno essere fruibili da un pubblico di livello medio, ma dovranno avere sufficiente profondità e raffinatezza musicale da rappresentare un valore duraturo nel tempo. I brani dovranno essere composti ed arrangiati per l’Orchestra mandolinistica di San Francisco tenendo conto delle capacità espressive dei nostri strumenti. E’ importante che il pezzo sia stato composto espressamente per noi e centrato sul tema del Golden Gate Bridge e del suo 75 ° anniversario. Composizioni scritte in precedenza, o che non riescano a dimostrare la connessione con il tema, non saranno selezionate. Le decisioni dei giudici sono definitive ed insindacabili. Premi: I premi saranno assegnati come segue: $1200 (1° premio), $300 (2° premio), $100 (3° premio). Per ulteriori informazioni inviare una email a: [email protected]. Pag. 17 Mandolini a Serravalle Echi di rassegna di Christine Teulon Allietata da una giornata calda e soleggiata, si è aperta alle 11 di Sabato 25 Giugno, la XI edizione della Rassegna “Giornate Vittoriesi” organizzata, anche quest’anno, nella splendida frazione di Serravalle, dalla Federazione Mandolinistica Italiana con la collaborazione dell’Associazione “Il Plettro” e l’Amministrazione Comunale di Vittorio Veneto, e con il fattovo supporto logistico del Gruppo “La Rondine” ONLUS ed Azienda Agricola “Le Colture “ di Valdobbiadene. Ad inaugurare la Rassegna il caloroso benvenuto del Presidente della FMI, dott. Artemisio Gavioli che, dopo un breve saluto, ha prestamente ceduto lo spazio al mandolino, fulcro delle due giornate musicali ad esso espressamente dedicate. La positiva esperienza sperimentata nella passata edizione ha suggerito agli organizzatori di riproporre una due-giornate itinerante, con spostamenti del pubblico ai diversi luoghi di concerto, avendo cura di tenere tempi adeguati a permettere una sistemazione rapida ma non precipitosa,oltre alla scelta di ambienti di appropriata capienza. Il tempo, che, dopo un 2010 alquanto infausto, ci si augurava clemente, si è addirittura, in questa prima mattinata, dimostrato oltre modo prospero, sicché la perfetta sistemazione di Piazza Minucci, antistante la Loggia dei Grani, dove era stato allestito uno striscione pubblicitario della manifestazio- Quartetto dalla Moldavia Pag. 18 ne, a tutta lunghezza, il Gazebo per i musicisti e, ordinatamente allineate, file di comode pieghevoli sedie, sotto il sole diventato cocente, ha suggerito al pubblico, che stava arrivando di buon numero, di trovare un più comodo riparo. Così, alla spicciolata, ognuno si è munito di una propria sedia, sistemandosi sul lato ombreggiato della piazza, lasciando ai pochi temerari l’intero spazio libero del piazzale. Tale situazione ha però costretto la presentatrice della manifestazione e la cantante solista del primo gruppo che si è esibito a proporsi su due fronti: quello frontale dei temerari, per girarsi subito dopo verso quello laterale, dove si era felicemente accomodata la grande maggioranza degli ascoltatori. Quartetto dalla Moldavia Il primo gruppo a presentarsi in mattinata è stato il quartetto “dalla Moldavia”, capeggiato dal mandolinista Pavel Turkan. Fondato nel 2010, il gruppo è composto da quattro musicisti ed una cantante. Momenti di estrema bravura, con grande agilità sulla tastiera ed uso del plettro, repentini cambi di ritmo e di tonalità, tutto con grande affiatamento, sicurezza e brio. Cantante anch’essa di interessante personalità vocale, con voce ben intonata e calda. Oltre ai mandolini, hanno presentato quello che è il loro strumento a plettro nazionale, il kobza, una sorta di liuto, con fenditure sulla cassa armonica, dal suono basso e caldo. Repertorio vario che spaziava dal folklore locale loro, partecipato in gran parte dalla cantante, a brani maggiormente rispondente alla nostra cultura, con, per citarne solo alcuni, “Milena” di Maciocchi, “Libertango” di Piazzolla, “Valzer n.2” di Shostakivich, proposto, quest’ultimo, con interessanti accorgimenti personali, “Serenata”, dal Don Giovanni e, naturalmente (omaggio classico, quasi un must ormai per chi viene a suona- re in Italia), un melody di musiche napoletane e l’immancabile “Funiculì funiculà” conclusivo. Dopo il ricco pranzo-buffet collegiale allestito nella Loggia dei Grani, quattro gli interventi musicali previsti per il pomeriggio. Ensemble “Serenate” Ad iniziare, nella stessa Piazza Minucci, alle 15.00, L’Ensemble “Serenate” di Pirano (Slovenia), gruppo strumentale di cinque elementi ai quali si affiancano tre cantanti. “Pot-pourri istriano-veneto”, “Pot-pourri di musiche napoletane”, “Terra istriana”, “O mia Ensemble Serenate Pavel Turkan e la cobsa Pag. 19 Maren Anita Kroll Rosina”, “Na Golici”, “Rematore” sono i brani tratti dal repertorio popolare che assieme ad opere note di Ivanovici, Smetana, Schrammel, Verdi e Garfield hanno contribuito a formare un programma che l’Ensemble ha eseguito con ricerche di effetti e pulizia e, soprattutto, l’attenzione a non eccedere oltre le proprie capacità tecniche. Brave e musicalmente collaborative le tre cantanti. Maren Anita Kroll Tempo adeguato a trasferirci nella Hall del Museo del Cenedese, per ascoltare la mandolinista tedesca Maren Anita Kroll. Sorridente ma emozionatissima, Maren ci accoglie con simpatia, per chiudersi ben presto in una concentrazione che nulla lascia trapelare, se non forse il leggero tremore della mano sinistra. Interessante il repertorio presentato: “La Follìa” di Marlo Strauss, “Preludio X” di Calace, “Ochiana” di Heinrich Konietzny, “Aproximacao” di Christopher Grafschmidt e, per chiudere “Fantasia” di Jiro Nakano. Esecuzione certamente condizionata dall’emotività della suonatrice, nella quale tuttavia hanno avuto buon risalto una grande tecnica, begli accor- La Mandolinistica di Fiume Pag. 20 gimenti musicali (respiri, delicati pianissimi di canto ed accompagnamento). Non opinerei sulla resa dello strumento adottato in quanto, come ho già avuto modo di esprimere in diverse altre occasioni, lo strumento che si suona è scelta personale o, addirittura, nazionale. Maren suonava uno strumento di fattura tedesca; ciò le ha permesso una ottima tecnica ed alcuni delicati effetti sonori, effetti che invece avrebbero offerto maggior potenza e brillantezza, se espressi da uno strumento italiano, quando, per esempio, si trattava di interpretare Calace o Nakano. Ciò che invece ha sorpreso nella scelta del repertorio proposto da Maren Kroll, è stata la disposizione dei brani finali. Dopo uno Grafschmidt in cinque tempi, abbondante di briosi ritmi latino-americani, chiudere con la sentita delicatezza della Fantasia di Nakano ci ha lasciato una sensazione di “incompleto”. Invertire i due brani avrebbe sicuramente giovato alla prestazione dell’artista ed alla completezza dell’ascolto. “La Mandolinistica” di Fiume Ritorniamo in Piazza Minucci per ascoltare l’Orchestra “La Mandolinistica” di Fiume (Croazia). L’Orchestra, che avevamo già avu- la stessa direttrice-mandolinista. Repertorio vario: “Fratellanza”, marcia del loro Circolo di appartenenza, “Intermezzo” di Mascagni, “Barcarola” di Antonio Smareglia, Verdi, Lehar, una confusa “VI Mazurka” di Calace ma ottima “Tarantella siciliana” di Gioviale ed una interessante selezione di canti popolari istroveneti: vasto spazio è stato dato al cantante con i brani più famosi del nostro meridione: “Piscatore a Pusilleco”, “O surdato nnamurato”, “O sole mio”, Denis Stefan Presidente de “La Mandolinistica “Funiculì funiculà”. to l’opportunità di sentire, non ha, Dopo la cantante moldava, dalpurtroppo, in questo contesto, reso la voce bassa e calda, le tre voci appieno le sua pur valide capacità. A semplici ma omogenee di Pirano, loro discolpa vari i fattori che han- la voce echeggiante di Antonio no impedito una preparazione otti- Mozina ci ha, di colpo, riportato in male in loco: ritardato arrivo, palco un’altra epoca. al limite della capienza, impossi- E questo mi porta ad una constabilità di provare preventivamente tazione sulla scelta di determinati con il sistema di amplificazione, repertori, riferendomi in particolare ai quali si aggiunga l’assetto scelto alle orchestre di Pirano e Fiume. nella disposizione delle classi stru- Quando ascoltiamo questi grupmentali sul palco, dove le chitarre, pi, i loro repertori possono dare la poste dietro la direttrice-suonatrice sensazione di banale popolarità, non sembravano carpire le sue di- di mancanza di adeguamento al rettive, in particolare negli attacchi moderno avanzamento delle scelte iniziali. Il concerto ha così eviden- mandolinistiche, di statica nostalziato alcuni momenti di incertezza gia del passato; qualcosa che ascolesecutiva, alla quale sopperivano la tiamo con simpatia, con tenerezza presenza del cantante e la capacità e qualche volta sussiego. Invece musicale dei primi mandolini e del- così non è. Chi vive in una regione Ensemble La Napolitaine Pag. 21 come il Friuli Venezia-Giulia, strettamente legata sia alla Slovenia che alla Croazia, sa che Pirano come Fiume formavano una volta l’Istria, un territorio italiano, ricco di cultura mitteleuropea e ben al passo con i tempi. La Seconda Guerra ha stravolto questa appartenenza, isolando completamente l’Istria, disunendola e conglobandola in un ambito assolutamente estraneo alla loro natìa formazione. Il mantenere viva sia la lingua italiana, che la cultura, l’arte, la muscia o tante altre espressioni legate all’Italia, anche se di una volta, - perchè lì si sono dovuti fermare – dimostra un alto senso di appartenenza che nemmeno noi, italiani autoctoni, riusciamo a dimostrare. In quest’anno, in cui si festeggia in ogni possibile contesto, l’Unità d’Italia, quelli che, in questa rassegna, hanno dato un’immagine di reale attaccamento al loro sentire di essere stati italiani, e sentirselo, culturalmente, ancora, sono stati proprio sia i musicisti di Pirano che quelli di Fiume, proprio attraverso il repertorio che ci hanno presentato (al 150° Pirano ha dedicato la sua esecuzione del “Va Pensiero” di Verdi), e ciò indipendentemente dal livello tecnicointerpretativo che hanno espresso. Ritengo perciò molto fruttuoso l’averli invitati. Noi che poniamo come obiettivo primario la cultura e la divulgazione della conoscenza sia tecnica che di repertorio dei nostri strumenti, pensiamo che siano queste le migliori opportunità per far crescere chi partecipa. Orchestra “La Napolitaine” Si giunge così alla chiusura della prima giornata musicale, con l’esibizione nel Teatro “Da Ponte” dell’Orchestra belga “La Napolitaine”, diretta da Ralf Leenen, che ne è anche il primo mandolino solista. Orchestra senz’altro di prestigio che, tuttavia, si poggia molto sulla bravura, maestria e cultura del suo leader. Menzionavamo prima la questione degli strumenti: italiani, francesi, tedeschi. In questo contesto rientra la scelta dell’orchestra belga di usare esclusivamente mandolini italiani, della Casa Embergher di Arpino (Roma), uno strumento di finissima fattura, senz’altro di buona sonorità, che però ci è parso presentare alcune limitatezze per il moderno stile di suonare, su cui ritorneremo a proposito di un altro grande solista che avremo visto l’indomani, Sebastiaan de Grebber. Tornando a “La Napolitaine”, bella esecuzione, buon insieme orchestrale, ottimo il primo mandolino solista Ralf Leenen. Ci è dispiaciuta la scelta di un repertorio basato interamente su arrangiamenti o trascrizioni, anche se di ottima fattura: Louis Ganne “Les saltimbanques” (trascrizione di Romain van den Bosch), Antonio Vivaldi “L’estate” (trascrizione di Ralf Leenen, anche perfetto solista), Pablo de Sarasate “Romanza andaluza” (trascrizione di Ralf Leenen), Giovanni Bottesini “Passione amorosa” (trascrizione di Victor Kioulaphides), Johann Strauss “il Pipistrello” (trascrizione di Ralf Leenen) e così i due bis Jan Sibelius “Valse triste” (tra l’altro espresso con carattere) e Saint-Saens “Le cygne”, quando sappiamo che l’Orchestra possiede nel suo repertorio autori di interessante originalità, quali Calace, Gàl, Kuwahara, Pahenham o, meglio, il loro capo scuola, Silvio Ranieri. Quartetto Le Spizziche Pag. 22 Miki Nishiyama Conclusa la prima intensa giornata, l’indomani mattina viene dedicata alla Assemblea Ordinaria della F.M.I. della quale viene fornito, separatamente, un ampio resoconto. I concerti riprendono quindi nel pomeriggio di Domenica 26. Quattro gli interpreti anche questa volta, di cui tre si esibiscono nella Hall del Museo del Cenedese e l’ultimo nel poco distante Teatro Da Ponte. Quartetto “Le Spizziche” Il primo: “Le Spizziche”. Quattro musiciste bresciane, capeggiate da Miki Nishiyama. Quartetto dalla bella personalità ed ottimo livello esecutivo. Suonano per divertirsi (con il criterio comunque di levatura musicale) e far divertire, e ci riescono pienamente. Piacevole anche il programma presentato: “Idillio primaverile” di Dino Berruti, “Pizzicato bossa” di Dieter Kriedler, “Zupfer su viert” di Fried Walter, “Souvenir montagnard” di Carlo Graziani Walter, “Nuovo Cinema Paradiso” di Ennio Morricone e, soprattutto, una espressiva interpretazione della “JPR Suite” di Claudio Mandonico, un gioiellino, diamantino piccolo-piccolo, ricco di sfaccettature, effetti esterni, lasciati a discrezione dell’interprete. Come bis, il tema da “Tiperatupeti” dello stesso Mandonico. Ottimi strumenti, bellissimi effetti generali, sia nei fortissimi che nei pianissimi, buon assieme, ricco di attenzioni, slancio e vigore. Piacevole da ascoltare ma anche da vedere. Mi hanno ricordato, per un momento “Le Maliziosette” che tanti anni fa, si presentarono ad una Rassegna organizzata dall’Orchestra Marzuttini al Teatro Bon di Colugna (UD): sei ragazze provenienti , anche Andrea Bazzoni loro, da Brescia, che suonarono con quell’amalgama, quello spirito leggero, che ho ritrovato a Serravalle ne “Le Spizziche”. Quartetto “Coronaro” A seguire il Quartetto “Coronaro” di Breganze (VI), condotto da Andrea Bazzoni. Intestazione derivata dal nome di una famiglia di musicisti del Vicentino, i Coronaro, appunto. Quartetto Coronaro Pag. 23 Eravamo già a conoscenza delle qualità di ricercatore di A. Bazzoni e questo concerto ce le ha pianamente confermate. A parte le qualità individuali del gruppo, l’affiatamento e la dimostrazione di un suonare pulito ed elegante, ciò che ha maggiormente colpito è stata la bella ricerca proposta sulla realtà musicale del territorio, ed, in questo senso, molto interessanti sono state le spiegazioni date da Andrea ad intervallo delle esecuzioni, sul mondo musicale legato al periodo del Coronaro nonchè rispettive dediche. “Tanz Traum” di Gellio Benvenuto Coronaro, dedicato “al Circolo dilettanti mandolinisti e chitarristi di Milano”, “Gavotta” di Francesco Giaretta, dedicato al “Circolo mandolinisti e chitarristi di Vicenza”, “Momento lieto” di Antonio Mozzi, pezzo d’obbligo al Duo De Grebber - Van den Dool Concorso di Vicenza 1900, “Nozze d’argento” di Erminio Pierin, uno di quei tipici brani che i dilettanti scrivevano per le più svariate occasioni, e di cui Giacomo Sartori è stato degno capo fila. Esulavano da tal repertorio tre pezzi, di cui A.Bazzoni ha però chiaramente spiegato l’inserimento: “Notte di luna” di Simone Salvetti (brano che al Quartetto piace particolarmente suonare), “Intermezzo” di Pietro Mascagni (pezzo particolarmente rappresentativo del periodo di Coronaro) e “Danza Spagnola” di Raffaele Calace (compositore che, secondo Bazzoni, non può non essere inserito nei programmi mandolinistici che riguardano il Novecento). È da considerare che, oltre alla ricerca repertoristica, il Quartetto Coronaro ha anche dimostrato di fare una ricerca nello studio dell’interpretazione dei vari pezzi presentati, senza cadere nel banale o nel noioso, rendendo anzi ogni brano un episodio a sè, ricordando che il loro programma si ricollegava ad un periodo dove pullulavano le composizioni di uguali tematica e fattura. Molto interessante anche il bis “Echi di Napoli” di Mario Bacci, ben eseguito ma un po’ dilungativo per essere un fuori programma. Duo De Grebber - Van den Dool Senza doverci spostare, si sono quindi esibiti il mandolinista olandese Sebastiaan de Grebber, accompagnato dalla fidanzata-pianista Eva van den Dool. Perfetto lui, perfetta lei, perfetta l’unità di assieme dei due. Per quanto riguarda il mandolinista, tecnica bellissima, potente e sicura. Agilità estrema sulla tastiera che portava, a momenti, ad un surplus di energia, tanto che nel “Preludio n. 1” di Calace ad un episodio letto alcuni anni fa a proposito di un concerto di Giovanni Vailati al Teatro Sociale di Udine il 27 Marzo 1855 “ .... il pubblico che tenea fissi gli occhi sull’angelico mandolino, s’accorse che da questo penzolava Pag. 24 staccata una delle sue corde, era la più essenziale, il cantino [qui non “penzolava” ma si è nettamente sentito lo scoccare del maggiormente sollecitato La] – Quale contrattempo? Che farà mai ora il povero cieco? Si pensava – Ma il Vailati, come nulla fosse di straordinario accaduto nel suo strumento, continuò a destare un diluvio di note dalle cinque corde che gli restavano. Il Teatro scoppiò d’applausi.” La storia si ripete! Come se nulla fosse di straordinario accaduto, Sebastiaan ha proseguito la sua esecuzione, con lo stesso ardore, la stessa maestria, solo che lui almeno, aveva un’ulteriore corda ben salda sullo strumento! Repertorio molto interessante quello presentato dal Duo, perfettamente eseguito, con grande attenzione, da parte della pianista, di non sovrastare mai il suono del mandolino, ma anzi continuamente assecondarlo od intrecciarvisi. Oltre al “Preludio I” di Calace, unico brano, eseguito in assolo, Ensemble Armonie in pizzico hanno fatto seguito, in duo la “Sonata in Re Maggiore” di Gervasio, “La leggenda della principessa Noccalula” di John Craton ed il “Concerto n.2” di Calace, nel quale è stato dal Duo espresso tutto il bello della scrittura e dell’espressività del compositore napoletano. Come bis, un magistrale “Capriccio spagnolo” di Munier. Due constatazioni, se tali si possono rilevare, vengono da un sì perfetto concerto. La prima è che, anche se con estrema sicurezza, con assoluta maestria, con mirabile agilità tecnica, pulizia di suono, e con sentita espressività, Sebastiaan de Grebber, suona con, forse un po’ troppa foga e velocità. Ed è, per chi lo ascolta, come se non riuscisse, lui, a stargli dietro. La seconda, e torniamo al discorso dello strumento, essendo un grande appassionato della liuteria Embergher (sulla quale ha anche pubblicato alcuni scritti), Sebastiaan si è naturalmente presentato con il suo Embergher, bello, suono chiaro, potente tra le sue dita, ma per un sì grande interpreste, Calace suonato da un gran Calace... Ensemble “Armonie in pizzico” A concludere la rassegna un altro gruppo bresciano “Armonie in pizzico”, un bell’insieme diretto dal primo mandolino, Miki Nishiyama. Repertorio nell’insieme ben noto al nostro mondo mandolinistico, peraltro svolto con grande unità strumentale e levatura tecnico-in- Ensemble Armonie in pizzico Pag. 25 terpretativa; “Planxty O’Carolan” di Bruno Szordikowski, “Danza de Saudade” di Dieter Kreidler, “Esortazione e danza” di Claudio Mandonico (eccellente l’interpretazione del solista, Alessandro Bono alla chitarra), “Russian rag” di George Linus Cobb, “Serenata alla Pattuglia” di Carlo Allegretti e “Carnevale di Venezia” di Costantino Bertucci, nella trascrizione leggera e vaporosa di Miki Nischiyama che ne è stata anche la convincente protagonista negli ardui assoli. In chiusura di serata una avvincente trascrizione, curata da M. Nishiyama, di “Jeux d’enfants”, tratta da “Le Cirque du soleil” del canadese René Dupérè. Una sorpresa che ha chiuso in bellezza questa intensa quanto positiva edizione delle Giornate Vittoriesi, a conferma della validità di questi incontri culturali, il cui merito e plauso vanno alla Federazione Mandolinistica Italiana ed al suo Presidente Artemisio Gavioli, assieme a tutte le associazioni e persone che da lungo tempo a questo fine con lui collaborano. Christine Teulon (17.08.2011) Ricordando un Maestro, di Musica e di Mandolino di Ugo Orlandi Spesso, parlando con mandolinisti di varie nazionalità, mi sono trovato a definire, con naturalezza, Takashi Ochi come “uno dei miei maestri, uno dei pochi mandolinisti della mia adolescenza che riusciva a fare la musica con il nostro strumento”. In occasione del suo intervento come giurato al Concorso “G.Sartori” in Ala di Trento, ho avuto modo di passare con lui un po’di tempo discorrendo amabilmente, parlando soprattutto di Siegfried Behrend e della DZO, mi aveva comunicato la sua sorpresa per queste mie affermazioni. Voleva comprenderne il senso, era incuriosito. Dandomi pure lui del “maestro” voleva sapere quanto il mio pensiero fosse di circostanza o reale, desiderava capire come era possibile che io, non avendo mai preso una lezione con lui, potessi considerarlo “mio maestro”. La mia spiegazione gli era piaciuta, l’aveva trovata reale e convincente.Non avevo fatto altro che parlargli delle ore da me passate (insieme a Lorenzo, Claudio, Fiorenzo, Alberto, Carlo e molti altri, allora giovani, esecutori dell’Orchestra a plettro di Giovanni Ligasacchi) ad ascoltare gli LP (long plaing) della DZO descrivendogli il mio stupore nel sentire il “suo mandolino” giapponese ricamare con le “diminuzioni rinascimentali” Gopak (mentre la maggior parte dei mandolinisti di allora era al perenne inseguimento del tremolo….) e ancor di più quando gli ho comunicato la mia impressione al primo ascolto della sua registrazione del concerto in do maggiore per mandolino di A. Vivaldi. Non avevo utilizzato dei complimenti, gli avevo detto che all’epoca, parliamo del 1976, io ero un promettente studente di tromba con una forte passione per la musica e gli strumenti antichi . Continuavo lo studio del mio primo strumento, il mandolino, ma non riuscivo a capirne i limiti. Non riuscivo a capire se il problema era rappresentato dallo strumento (che a me sembrava, allora come ora, un bellissimo strumento) oppure dai mandolinisti. Insomma non capivo perché, già negli anni ’70 del 900, i violinisti, i flautisti, i cembalisti ecc. facevano le fioriture, gli abbellimenti, le ornamentazioni, ornavano improvvisando estemporaneamente i tempi lenti dei loro concerti mentre i mandolinisti “interpretavano” il loro concerto di Vivaldi (perché a quell’epoca, prima della riscoperta di B. Bianchi con i Solisti Veneti di Claudio Scimone, e poi di G. Anedda, si suonava solo Vivaldi) senza osare nulla. Alla fine quello che dissi a Takashi Ochi fù: nell’ascoltare la tua registrazione di Vivaldi, con gli splendidi abbel- Pag. 26 limenti del secondo movimento mi si aprì un nuovo mondo artistico. All’inizio rimasi sconcertato, quasi offeso. Poi, sempre di più, in me si fece strada la coscienza di proseguire su quella strada. Pensai che un musicista giapponese con la forza e la qualità artistica di proporre per la prima volta questa lettura non poteva essere lasciato nell’isolamento. Negli stessi anni venne istituita la cattedra di Mandolino, prima in Europa, presso il Conservatorio di Padova. Contro tutte le indicazioni, di maestri ed amici, mi iscrissi e tentai una nuova avventura. Grazie Maestro Takashi. Piccola Orchestra “Mutinae Plectri” Scuola di Mandolino – Saggio finale Da sin. Massimo, Bruno, Nicola e Marco Si è svolto venerdì 27 maggio il Saggio della Scuola di Mandolino tenuto a Modena dalla prof.ssa M.Cecilia Vaccari della Piccola Orchestra MUTINAE PLECTRI. Il Corso di Mandolino, giunto ormai al terzo anno di attività, si è svolto in questi anni presso la sede dell’Università della Terza Età “Il Salotto Magico”, sotto il patrocinio della Circoscrizione n.1 di Modena. Tra i 15 allievi che quest’anno hanno frequentato il corso sono rappresentate tutte le età: il più anziano ha 82 anni, il più giovane ne ha appena compiuti 8. Ci sono allievi principianti e allievi che, avendo suonato in gioventù e poi abbandonato lo strumento in un angolo, hanno voluto riprenderlo in mano sotto una guida sicura. Per ognuno di loro l’impegno e l’entusiasmo sono notevoli e ognuno trova nella lezione settimanale qualcosa che lo faccia crescere con soddisfazione. Il corso si è svolto alternando lezioni individuali e lezioni di insieme, in modo che ogni allievo possa apprendere la tecnica dello strumento per poi utilizzarla nell’attività di gruppo. Il corso si è posto quindi dagli inizi come luogo di crescita musicale, Pag. 27 artistica e culturale e quest’ultimo saggio mostra i risultati che un allievo può raggiungere se seguito con attenzione e con passione. Il pomeriggio è iniziato alle 17,30 con il ritrovo presso una sala messa a disposizione dal ristorante “Il Carpaccio” di Portile (Modena): definita la disposizione delle sedie e accordati gli strumenti, è iniziata l’esibizione, alla presenza di genitori, coniugi, figli e nipoti. Era presente anche la Presidente del “Salotto Magico”, prof. ssa Elena Fano, che alla fine ha preso la parola riconoscendo la crescita del gruppo di allievi che l’asso- ciazione considera un po’ propri figli, e, come i figli che crescono, ad un certo punto prendono la loro strada. Infatti dal prossimo anno scolastico la Scuola di Mandolino continuerà come scuola dell’Associazione “Mutinae Plectri”, nata il 15 maggio scorso come estensione della Piccola Orchestra Mutinae Plectri, già Quintetto “A. Malagoli”. La scuola si pone anche come formazione di strumentisti che andranno ad aggiungersi all’organico dell’Orchestra. Già due giovani allievi hanno partecipato ad alcuni concerti e stanno impegnandosi rigorosamente per appropriarsi del repertorio di base della formazione che, nata come quintetto, si sta trasformando pian piano in un gruppo più ampio. I brani eseguiti hanno rappresentato un repertorio notevolmente vasto dal punto di vista storico e di genere. Ci sono state trascrizioni di brani famosi: Because dei Beatles (proposto e fortemente sollecitato da Massimo Giraud), la colonna sonora del film L’ultimo Imperatore di R. Sakamo- Giuseppe to (trascritto all’allievo stesso che lo ha poi suonato, Davide Pancetti), Primo Dolore di R. Schumann (dal Metodo per Mandolino di S. Ranieri, eseguito da tutti gli allievi), Plaisir D’amour di G. Martini (ancora nella trascrizione di Silvio Ranieri per quintetto a plettro), il Canone in Re di J. Pachelbel (in cui hanno suonato, oltre agli altri, anche i due pricipianti Santo Zippo e Mariuccia Corbelli). Non sono mancati i tradizionali brani napoletani (O’ Marenariello di S. Gambardella, richiesto e studiato da Paolo Benassi, Giuseppe Di Genova, Alberto Meschiari e Cinzia Poppi) e romagnoli (Rita Polka, brano anonimo suonato da Massimo Giraud, Bruno Ghedini e suo nipote Nicola Gandolfi). È stato suonato un brano del mandolinista sudamericano A. Ferreira, Mozarteando (conteso fino all’ulti- mo da Massimo Giraud e da Marco Pisa, e alla fine suonato in forma antifonale da entrambi). Un giovane chitarrista, Giovanni D’Orso, ha invece eseguito Moon Child di J. Hochweber. La piccola Orchestra Mutinae Plectri ha eseguito la Czardas di G. Sgallari e la Prof.ssa Vaccari ha eseguito il solo Language D’amour, sempre di Sgallari. Pag. 28 Molto impegnativa ma di grande soddisfazione è stata l’esecuzione delle Quattro Danze Nazionali di K. Schwaen, che ha visto la partecipazione congiunta dell’Orchestra e di alcuni allievi. Interesse e molta simpatia hanno accompagnato la recitazione della poesia Eppure Li Chiamano Mandolinisti sui tre allievi Giuseppe, Alberto e Paolo, creata dal “decano” della scuola, dott. Giuseppe di Genova, poeta e scrittore di folklore, ed ora di nuovo mandolinista. È stata una bella sorpresa per tutti quando si è presentato nella sala del saggio il Presidente della FMI, dott. Artemisio Gavioli, venuto ad ascoltare le esibizioni. Nell’intervento fatto alla fine della manifestazione, il Presidente ha avuto parole di apprezzamento nei riguardi degli allievi e ha ricordato a tutti l’importanza storica e culturale dello strumento. “C’è ancora, in Italia, tanta strada da fare per riportare l’attenzione e la conoscenza del mandolino ai livelli del passato. E in questa strada sono importanti pietre miliari i corsi come quello a cui partecipano questi allievi, che creano interesse e ampliano le possibilità di ascolto.” Alla fine delle esibizioni, tra gli applausi e i ringraziamenti, sono stati consegnati i diplomini di fine corso. E poi… pizza a volontà per tutti. Giuseppe (Joseph) Sgallari Mandolinista e Compositore europeo Ricerca effettuata dalla Piccola Orchestra “Mutinae Plectri” di Modena Curatore parte storica: Piergiorgio Pecorari Curatrice parte musicale: Maria Cecilia Vaccari. Giuseppe Sgallari nacque a Spilamberto (Modena) il 17 dicembre 1868 da fu Giovanni e da Fontoni Luigia. Nulla si sa di lui fino al 1892 quando, ventitreenne, ricevette l’invito a collaborare, come compositore, dalla Direzione del nascente Giornale di Musica “Il Mandolino” di Torino, cui rispose con il duo (m e ch) Fata Bruna. Il titolo di Maestro, riportato sul frontespizio, testimonia la considerazione in cui era tenuto dalla rivista. Queste poche notizie fanno pensare che a quella data egli fosse in possesso di una apprezzata preparazione musicale, di una discreta competenza compositiva e godesse di buona fama, favorita da apprezzabili esibizioni orchestrali. Nel 1892 esisteva infatti a Lerici (La Spezia) il Circolo Filodrammaticomandolinistico, La Giovane Lerici, del quale, come riportato nel 1994 ne Il Mandolino, è direttore.. Da quanto sopra e da ricerche relative al contesto musicale del paese natale, si può ipotizzare – o meglio affermare - che Giuseppe Sgallari abbia ricevuto una prima formazione musicale in Spilamberto o in una delle città viciniori (Modena o Bologna, già in fermento mandolinistico); padrone di un discreto bagaglio musicale e, nello specifico mandolinistico, a circa 18 anni sia entrato a La Spezia al servizio della Marina Militare e da qui della Nave Ammiraglia, ove ha approfondito, sotto la guida del Maestro della Banda musicale, gli studi in armonia e contrappunto (Sparks). Di lui, insegnante, composito- re e direttore Il Mandolino, e successivamente, Il Concerto, riportano numerose notizie. Ad es “Il 24 maggio 1894 il Circolo filodrammaticomandolinistico La Giovane Lerici si recava nel limitrofo paese di Serra …. Mercè l’attiva capacità della Sezione Mandolinistica, diretta dal Maestro Sgallari Giuseppe, furono eseguiti scelti pezzi, che vennero applauditi”. “24 giugno 1894 il Circolo filodrammaticomandolinistico La Giovane Le- Giuseppe Sgallari sulla lapide sepolcrale rici rallegrava il paese con un ar- sviluppo della vita mandolinistica, monioso concerto mandolinistico non solo italiana, è sintetizzato in dinanzi alla sala sociale, presenti questi due fatti: quando nel 1897 a circa 2000 persone...”. “Il 12 mag- Bologna viene fondato Il Concerto, gio 1985 Il circolo mandolinisti- Giornale bimensile di musica manco lericino, diretto da G. Sgallari, dolinistica, Sgallari fu uno dei priesegui un applauditissimo scelto mi collaboratori; nello stesso peprogramma…. Gli applausi vivis- riodo (1895/6) in relazione al suo simi meritati, furono di sprone agli apporto alla realtà musicale francese, viene insignito dell’onorificen allievi ed al Maestro.” L’8/11/1894 sposa Hawefkins Ca- za di “membro onorario dell’Institerina Isabella e pone la sua resi- tut populaire de France”. denza a Spilamberto in via Obici, La sua fama ha già superato le barn.2, continuando tuttavia l’attività riere nazionali. Scrive Sparks:“Egli era sufficientemente popolare da musicale a Lerici. Il suo desiderio di contribuire allo intraprendere una carriera interna- Pag. 29 Sgallari risiede tra noi, il mandolino ha acquistato una importantissima posizione nei festival musicali... Non eravamo conosciuti da nessuno, ora abbiamo avuto l’avventura di comparire a La Grande Harmonie, la più selettiva e più critica società presente in Bruxelles”. A Bruxelles incontra le condizioni ideali; la sua attività diventa frenetica. Numerosi sono i concerti tenuti in città e nelle città vicine, cui i giornali musicali dell’epoca diedero grande risalto. L’Harmonie, in merito ad un concerto organizzato a Malines, scrive: “Il signor. Sgallari, mandoliGiornale BMG - collaboratore Signor Sgallari nista d’un talento incontestabile, zionale come esecutore, insegnante ha eseguito diversi brani di sua composizione ed ha riportato un e direttore d’orchestra” . vero trionfo. Questo artista è di Nel 1897 lascia l’Italia e si trasfe- una forza non comune e raramente risce in Belgio. Scrive Sparks: “A ci fu data la possibilità di ascoltaBruxelles, il mandolino incomin- re suonare questo strumento con ciò a raggiungere una popolarità un temperamento ed una maestria notevole solo a partire dal 1897 così perfetta”. Il Concerto scrive: con l’arrivo di Giuseppe Sgallari, “Le sue composizioni hanno otche iniziò ad insegnare presso la tenuto dei veri trionfi non solo in comunità inglese ivi presente ed ha Italia ma anche all’estero, cioè in anche diretto l’orchestra mando- tutti i Paesi in cui il Prof. Sgallari linistica, La Mandolinata” . Il suo esercitò la sua fenomenale attività notevole contributo è ben delineato di concertista, di compositore e di da H. Gerard, presidente di questa insegnante”. orchestra: “Da quando il signor L’attività didattica – altra sua ca- ratteristica - è documentata dalle esibizioni dei suoi allievi e dalle brillanti carriere di alcuni di essi. Due meritano di essere menzionati: Madama Barberini-Licari, professoressa di mandolino, molto stimata da Raffaele Calace e Fr. De Bremaeker, compositore, poi direttore della Mandolinata e membro del quartetto di Silvio Ranieri. Verso la fine del 1902 Sgallari matura il progetto di lasciare La Mandolinata per trasferirsi nella vicina Inghilterra. Londra era considerata una meta agognata di molti musicisti. “Questa decisione è senza dubbio da ricollegare alla presenza di Silvio Ranieri stabilitosi a Bruxelles due anni prima (1901). Oltre a possedere una tecnica prodigiosa, Ranieri era un preparato musicista, capace di elevare lo standard artistico dei mandolinisti di Bruxelles. La reputazione di Sgallari iniziò ad impallidire rapidamente; fu allora che egli decise di accogliere l’invito degli amici Inglesi a trasferirsi a Londra”. (Sparks) Arrivato a Londra, fece la sua prima apparizione pubblica durante un concerto in Kensington Town Hall il 7 maggio 1903 e subito iniziò la sua attività di insegnante, Spilamberto - L’edificio sede del Comune, come si presentava negli anni 1894-1895. Nella foto è ben visibile la casa natale di Sgallari, proprio attaccata alla Casa Comunale, l’edificio bianco dopo i sei occhi di portico. Fotografia probabilmente di Giovanni Sirotti: aristotipo – Anni 1894 - 1895 - da M.C. Vecchi, Spilamberto in fotografie e cartoline d’epoca”, Spilamberto, 2008. Pag. 30 Spilamberto - La piazza principale di Spilamberto ai tempi di Sgallari. Sulla sinistra la Casa Comunale al cui angolo iniziava Via Obici. Cartolina: Ed. Freschi Ettore – Spilamberto - Anni 1915-1921 da M.C. Vecchi, Spilamberto in fotografie e cartoline d’epoca”, Spilamberto, 2008. di direttore e di collaboratore in qualità di specialista del mandolino per il giornale musicale BMG (Banjo, Guitar, Mandoline) della Clifford Essex, per il quale lavorerà fino al suo rientro in Italia. Oltre al mandolino, insegnò tecnica ed arte dell’arrangiamento orchestrale per mandolini. Fu inoltre direttore de “Li Gondolieri”, “una troupe di suonatori, cantanti e danzatori che si vestivano in costume nazionale e si esibivano in un repertorio che includeva Canzoni napoletane e medley tratti da Rigoletto, Il Barbiere di Siviglia e la Bohème”. Nonostante ciò, l’Inghilterra non gli ha offerto ciò che si aspettava. Le varie orchestre mandolin-banjo-guitar avevano già i rispettivi direttori e molta musica veniva importata dall’America. Sebbene le orchestre mandolinistiche inglesi avessero in programma anche brani della sua produzione, egli non riuscì a formarsi un’orchestra come quella costruita in Belgio, di conseguenza anche l’attività compositiva ne subì: poche sono le sue composizioni date alle stampe, come pure quelle conservate negli archivi del giornale della Clifford Essex Music Co. Ltd Londra. Come già in Belgio, anche qui coltivò i contatti con mandolinisti di diverse nazioni, uno di questi fu il grande mandolinista, liutista e scrittore americano, Samuel Adelstein, cui dedicò Air du ballet per quartetto. È in questa chiave che va visto il suo rientro in Italia, annunciato con grande rilievo (1905) da Il Concerto: “Joseph Sgallari, il troviere elegante, il concertista di polso, il compositore pieno di originalità e di grazia, ha sentito la nostalgia del bel cielo natio, e sognando, fra le giornate nebbiose di Londra, le limpide aurore e i rosei tramonti è tornato a bearsi nel seducente aspetto della Patria…. E rimettendo il piede in Italia, sapete da che cosa è stato subito attratto? Dal fascino irresistibile de Il Concerto; …. Qui a Bologna Joseph Sgallari dirigerà le Pagine d’album, il nuovo periodico per Mandolino solo …” Tra il 1905/6 ritorna quindi in Italia mantenendo la sua residenza effettiva a Spilamberto. Si sa che quando arrivò a Bologna prese parte nel 1906 ad un concerto organizzato dal club mandolinisti- Pag. 31 co locale (35 suonatori); poi scompare dalla scena musicale. Il 18 ottobre 1925 si trasferisce da Spilamberto a Modena, ove si spegne il 17 febbraio 1926. Il Mandolino così lo commemora: “Giuseppe Sgallari fu il primo compositore che rispose al nostro appello nel 1892, cioè nel primo anno di vita del nostro periodico…. La vena musicale ricca, fine, melodiosa e geniale di cui il compianto Maestro ha irrorato tutti i suoi lavori, gli ha creato una aureola di gloria, il cui grato ricordo sarà dolce balsamo all’addolorata famiglia... C. Monticone.” Nell’epigrafe sulla lapide sepolcrale è scritto: “anima d’artista, fu geniale compositore di musica, le sue doti di mente e di cuore lo resero benvoluto ed ammirato”. La produzione a noi nota si aggira sulla settantina di brani di cui più di una ventina sono stati recuperati e costituiscono oggetto di studio della Piccola Orchestra Mutinae Plectri. Dalla conferenza-concerto del 29 maggio 2011 nel cortile della Rocca di Spilamberto (Modena). Bibliografia: 1 Sparks Paul – The Classical Mandolin. Clarendon Press. Oxford, 1995. 2 Il Mandolino (Torino), Il Concerto (Bologna), Vita Mandolinistica (Bologna) da raccolte di Vittorino Giusti, che si ringrazia, e Piergiorgio Pecorari. 3 M. C. Vaccari – P. Pecorari: Il Periodo d’oro del mandolinismo italiano. Acc. Naz. Sci. Lett. Arti Modena. Sez VIII, v.XIII (2010), p 299. Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco) Via Ciancio, 13 - 84083 CASTEL S. GIORGIO (Salerno) Tel. 328 / 7528763 - www. larchit.com - [email protected]