Mandolini a Serravalle - Federazione Mandolinistica Italiana

Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana
Periodico Trimestrale - Anno XXII - n. 2 - Settembre 2011
Mandolini a Serravalle
Maryam
25-26 Giugno 2011
“Suoni, canti, memoria dai Paesi europei,
un contrappunto di diversità innegabili e, al tempo stesso,
di identità sempre più strette in un cammino comune”
pag.
3
Editoriale Il mandolino: uno degli strumenti
più adatti per l’educazione musicale
pagg. 4 - 16
Assemblea FMI
pag.
San Francisco Mandolin Orchestra
New Music Competition 2012
17
pagg. 18 - 25
Mandolini a Serravalle
Echi di rassegna
pag.
Ricordando un Maestro, di Musica e di Mandolino
26
pagg. 27 - 28
Piccola Orchestra “Mutinae Plectri”
pagg. 29 - 31
Giuseppe (Joseph) Sgallari
Mandolinista e Compositore europeo
ANNO XXII - n. 2 - Settembre 2011
L
IL MANDOLINO: UNO DEGLI STRUMENTI PIÙ
ADATTI PER L’EDUCAZIONE MUSICALE
Abbiamo pensato di dedicare buona parte di questo numero di Plectrum al tema: urgenza di una maggiore attenzione al progetto formativo dei più giovani.
Non dovrebbe essere molto difficile da apprendere il concetto che senza una scuola
non è possibile che un’orchestra abbia prospettive tanto rosee per il suo futuro. Al
massimo può tentare di “galleggiare” inserendo mandolinisti “trovati” qua e là, generalmente di una certa età. Con tutto il rispetto per questi appassionati che comunque
ci stanno benissimo, le nostre orchestre, se vogliono stare al passo con i tempi, devono
sempre di più contare fra le proprie file giovani dotati di una buona tecnica e che magari abbiano anche fatto studi accademici. Contiamo oramai sei cattedre di mandolino
in Italia in altrettanti conservatori musicali, ciò significando che giovani mandolinisti
tecnicamente dotati dovrebbero cominciare ad essercene in circolazione. Personalmente non credo che tutti questi “diplomati” storcano il naso all’idea di suonare in
un’orchestra di dilettanti. A questo proposito sarebbe forse anche il caso di affermare
che non si possono considerare professionisti coloro che, pur avendo conseguito un
titolo accademico, traggono il proprio sostentamento esercitando una qualsiasi altra
professione.
Una certa resistenza ad entrare nelle nostre orchestre può anche essere causata dai
repertori di queste stesse che “non infrequentemente danno la sensazione di banale
popolarità, con scarso adeguamento al moderno avanzamento delle scelte mandolinistiche e di statica nostalgia del passato” (Christine Teulon).
In ogni modo le orchestre non possono più dilazionare il problema e, magari proprio
con l’aiuto di questi mandolinisti titolati, dovrebbero al più presto adoperarsi per portare il mandolino nelle scuole o istituire corsi o quant’altro.
Nell’assemblea di Domenica 26 Giugno alcuni nostri amici hanno descritto le loro
esperienze ed i loro risultati. Come potrete vedere si tratta di approcci diversi ma i
risultati ci sono e sono oltremodo positivi ed incoraggianti anche se non disgiunti da
qualche inevitabile piccola delusione.
Bisogna, una volta per tutte realizzare il concetto che il mandolino, uno degli strumenti
più adatti per l’educazione musicale e per far musica d’insieme, piace ai ragazzi.
È solo questione di trovare il giusto modo per presentarglielo.
Artemisio Gavioli
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Assemblea della FMI
Domenica 26 Giugno ore 10.00
Vittorio Veneto - Serravalle - Torre dell’orologio
Domenica 26 Giugno in
concomitanza della manifestazione “Mandolini
a Serravalle” ha avuto
luogo presso la “torre
dell’orologio” (edificio
cinquecentesco che fino
a trent’anni fa era parte dell’antico ospedale
“S. Maria dei Battuti”)
l’Assemblea ordinaria
della FMI. Riportiamo
qui di seguito le relazioni che sono state tenute sui temi che erano
all’ordine del giorno.
Presidente
Vi ringrazio moltissimo di essere venuti e di
partecipare a questa assemblea che, come già anticipato
nell’invito, deve segnare un cambiamento importante. Perché da
quando sono in Federazione sono
passati otto anni e sono otto anni
che ci lamentiamo che il mandolino
non cresce come avviene invece in
altri Paesi europei. È evidente che
se continuiamo ad andare avanti
così il problema non lo risolviamo.
La cosa che mi colpisce di più,
quando vado in altri Paesi è la presenza di giovani nelle loro orchestre, addirittura ci sono orchestre
di ragazzi che suonano con un entusiasmo impressionante.
Al confronto le nostre orchestre,
vecchie e sclerotiche, sono legate
al passato, alla solita vecchia tradizione e non gli interessa il nuovo
non seguono l’evolversi delle nuove tendenze musicali.
È su questo tema che dobbiamo
Assemblea – l’insieme dei partecipanti
confrontarci perché dobbiamo cominciare a ragionare nel senso
che ogni orchestra debba trovare
il modo di coinvolgere i ragazzi ed
avere una scuola.
Questo è il primo punto all’ordine
del giorno per trattare il quale contiamo sul contributo e sull’esperienza di alcuni nostri amici presenti in sala.
Si tratta di Antonio Di Lauro che ha
lanciato un’iniziativa interessante
e cioè quella di riunire i ragazzi in
un campus estivo che doveva essere
la prima esperienza in questo senso
a livello nazionale, esperienza però
che ha incontrato delle difficoltà e
si è arrestata.
Ma volevo anche farvi conoscere le
esperienze, diversissime fra di loro,
di Roberto Verona e di Giovanni
Ora.
Per il secondo argomento di cui
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parleremo mi rifaccio alle parole
di Ugo Orlandi che a Milano in occasione di un incontro presso la Civica Scuola di liuteria affermò che
“Il mandolino deve stare attaccato
alle sue “matrici” e noi di matrici
ne abbiamo diverse come Firenze,
Genova, Milano per non parlare
di Napoli”. Dobbiamo quindi conoscere meglio la nostra storia.
Attendiamo quindi in tal senso la
proposta di Piergiorgio Pecorari.
Il terzo punto all’ordine del giorno
scaturisce dalla constatazione che
il mandolino è uno strumento scarsamente visibile, anzi non lo vede
proprio nessuno, con tutte le conseguenze del caso. Per ribaltare questa situazione abbiamo pensato di
organizzare nella città di Venezia,
un festival internazionale, un grande evento anche mediatico... con la
partecipazione di grandi orchestre
ma anche ensemble, quartetti/quintetti ecc. dall’Italia e da vari Paesi
europei.
Il quarto punto all’ordine del giorno è praticamente una domanda:
Ha ancora senso che la nostra
urgeva da parte nostra una maggiore attenzione al progetto formativo
dei più giovani per orientarli verso
nuove prospettive perché, si sa, la
sequela è il precorso. Il percorso
esige tempo. Il tempo va guidato.
Antonio di Lauro
Federazione sia strutturata su Federazioni Regionali, dal momento
che, allo stato attuale, una sola
federazione regionale è attiva? Lo
discuteremo e forse non arriveremo
ad una conclusione definitiva ma
ciò non ci impedirà di votare per
un nuovo consiglio direttivo.
Antonio di Lauro
Buongiorno a tutti. Mi chiamo
Antonio di Lauro e rappresento la
Federazione Mandolinistica Molisana. Il primo giugno del 2005 nasce la Federazione Mandolinistica
Molisana. Nel suo statuto all’art. 8
è prevista una voce: “La Gioventù
nella Federazione Molisana. I giovani musicisti aventi età inferiore
ai 30 costituiscono la gioventù della Federazione Molisana”. Questo
destò una certa ilarità in molti ed
altrettanto fu per l’invio dello Statuto, per presa visione ed approvazione, alla FMI. Ma coloro i quali
snobbarono quella scelta ebbero
torto perché gli istitutori della cosiddetta GIOVENTÙ intuirono che
La guida verso la meta corrisponde
al progetto.
La Scuola Mandolinistica e Chitarristica del Circolo Musicale “P.
Mascagni” aveva capito questo sin
dal 1994, anno in cui vengono istituiti i Campus. In pratica ogni estate i giovani mandolinisti e chitarristi molisani partecipano a campus
estivi europei facendo interagire il
mandolino e la chitarra con gli altri
strumenti dell’Orchestra Sinfonica.
I ragazzi stessi confidano che hanno dentro la curiosità di conoscere
questa comunità un po’ particolare
dove si vive assieme, per dieci giorni, nel mese di Luglio, con ragazze
e ragazzi tra gli otto e i vent’anni.
Dopo il primo esperimento, ogni
anno i nostri ragazzi hanno richiesto di vivere l’esperienza del Campus perché hanno davvero tanta voglia di stare assieme. Nel campus
si gioca, si studia e si suona come
tutti, uno strumento a plettro o a
pizzico.
A differenza dei corsi tradizionali,
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la full immersion musicale è si faticosa, ma produce anche dei progressi notevoli a livello strumentale: avere tra le mani per così tante
ore al giorno un mandolino od una
chitarra (cosa a cui i nostri ragazzi
non sono abituati) migliora la loro
lettura, il controllo del ritmo, l’autodisciplina.
Dunque questa bellissima esperienza, più di qualche volta resa nota
anche attraverso le pagine del nostro “Plectrum”, di concerto con il
nostro Presidente dott. Gavioli, che
non finiremo mai di ringraziare per
tutto quello che ha fatto e prodotto
in questi ultimi dieci anni, volevamo condividerla con le altre Scuole ove si insegna uno strumento a
plettro ed a pizzico. Per fare ciò la
prima cosa richiesta al Circolo Mascagni era quella di farsi conoscere.
Ebbene, dopo le partecipazioni alle
varie edizioni del glorioso Concorso Calace, edizioni che dallo scorso
anni si tengono proprio a Ripalimosani; dopo aver portato a diploma
una decina di ragazzi; dopo l’organizzazione di due edizioni di Galà
Nazionale del Mandolino in Molise; dopo l’invito pervenuto proprio
dalla Scuola di Ferrara a collaborare nella realizzazione di un Campus
estivo, si è pensato che i tempi erano maturi per attivare in Italia un
Seminarium Nazionale per giovani
musicisti; una VACANZA STUDIO di dieci giorni all’insegna della musica, da tenersi all’interno del
Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso cornice storico-culturale del Molise.
Questo nostro Seminarium si differenziava dagli altri corsi di tal genere per la fascia giovanile d’utenza
a cui era rivolto, nonché per l’articolazione disciplinare delle attività musicali proposte: ogni allievo
veniva sollecitato a prendere parte
non solo a lezioni individuali ma
anche a lezioni collettive di Musica
da camera (in piccoli gruppi: duo o
trio), nonché alle attività di musica
d’insieme per prepararsi a poter far
parte delle orchestre a plettro.
I giovani musicisti avevano così
un’occasione unica di maturazione
artistica e miglioramento nelle proprie abilità tecnico-interpretative,
nonché di stimolo a socializzare e
condividere esperienze attraverso il
linguaggio musicale. I vantaggi di
ni studiati e poi eseguiti durante il
concerto od i concerti finali, erano
legati da un filo conduttore tematico. Le lezioni individuali seguivano piani di studio personalizzati,
mentre quelle di Musica da Camera
prevedevano la costituzione di piccoli gruppi cameristici volti all’insegnamento contemporaneo di vario repertorio musicale adeguato
rante il Seminarium, ove potevano
dare saggio di quanto appreso. Ad
ogni allievo, a fine corso con una
cerimonia ufficiale innanzi al Presidente della Regione Molise ed al
Presidente della FMI, veniva consegnato l’attestato di partecipazione, valido per l’attribuzione di punteggi e crediti formativi.
Chiedo, in questa sede, perché mai
alle competenze delle ragazze e
dei ragazzi. Inoltre erano previste
anche delle lezioni di liuteria, con
l’apporto del M° Gabriele Pandini
e di musica antica con il M° Mauro
Squillante.
La scelta del Convitto Nazionale è
stata dettata dal fatto che non solo
tutti gli allievi avevano a disposizione un numero di aule-studio
dove potevano esercitarsi, ma anche perché il Circolo Musicale “P.
Mascagni” ha stipulato una convenientissima convenzione per usufruire di vitto e alloggio.
A metà corso, inoltre, erano previsti
anche degli esperimenti pubblici ed
un CONCERTO FINALE della costituita Orchestra del Seminarium,
di tutti gli allievi, come solisti ed
in gruppi cameristici composti du-
non si è riusciti a far capire non
solo ai discendi, ma alle loro famiglie l’importanza di tale progetto.
Le Scuole devono fare in modo che
nel loro piano di studio includano
la partecipazione al Seminarium
perché è di tale importanza strategica puntare tutti e tutto sui giovani. Infine, ma non da ultimo per
importanza, c’è il grande effetto
socializzante del lavorare insieme,
a stretto contatto, per tanti giorni. E
questo in Conservatorio o nei corsi
tradizionali non si fa e non si ha!
Nel Seminarium sia i ragazzi che
gli insegnanti si conoscono meglio,
chiacchierano, si divertono, crescono insieme; e anche se ci sono i piccoli litigi, le incomprensioni, i pianti dei più piccoli per la nostalgia di
casa, rimane a tutti nel cuore l’aver
Operazioni di voto
un lavoro impostato in questo modo
sono molteplici. I ragazzi non sono
solo in vacanza, ma sono in quel
determinato posto perché devono
studiare e produrre un risultato, e
questo li responsabilizza.
Abitando insieme, inoltre, non ci
sono scuse che tengano; se la prova
è ad una certa ora, tutti (salvo imprevisti) devono presenziare. Questo non avviene sempre nel normale
contesto delle nostre realtà didattiche, perché c’è sempre qualcuno
che ha gli allenamenti di basket, la
festa di compleanno etc. etc.
Le giornate nel Seminarium erano
state cadenzate da varie attività musicali articolate in un programma
molto ricco e rigoroso, coordinato
da Maestri di chiara fama artistica, didattica e concertistica. I bra-
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Pag.
Roberto Verona
vissuto una grande, meravigliosa
esperienza umana. Per la mia esperienza acquisita sul campo posso
affermare che tutte le edizioni dei
campus hanno avuto in comune che
in fondo al cuore i ragazzi si portano un desiderio molto bello: quello
di conoscere la propria strada artistica. E scoprire la propria strada è
il segreto della felicità.
Nel chiedere l’acquisizione agli
atti della presente ringrazio i maestri Carmine Mascitelli, Olga Popadyuk, Roberto Verona, Mauro
Squillante e Gabriele Pandini che
da subito hanno appoggiato l’iniziativa ed ancora una volta il dimissionario Consiglio Direttico per la
fiducia e la stima reciproca sempre
dimostrata.
P.S.
Per continuare ad essere credibili
nei confronti delle Istituzioni locali, comunque il tradizionale Campus Estivo Europeo sarà effettuato.
Roberto Verona
Buongiorno a tutti. Cosa bisogna
dire che non sia già stato illustrato
dall’amico Tonino. Se non sono i
giovani che prendono il nostro posto...
Come prima esperienza siamo riusciti per un certo periodo ad aprire
un corso parallelo presso il Conservatorio di Udine con il M° Sergio
Zigiotti che, credo, qui tutti conoscano, grazie alla sensibilità del direttore, un corso che poi purtroppo
è lievitato di costi fino al punto da
diventare impraticabile.
Ma la provvidenza ci è venuta in
aiuto perché tramite l’interessamento di un amico mandolinista il
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nostro progetto è stato accettato dal
professor Antonio Colussi, musicista, diplomato in fagotto. Così è
nato un corso sperimentale presso
la scuola “Ada Negri”, scuola storica del mandolinismo giovanile a
Udine. Abbiamo iniziato con il M°
Sergio Zigiotti docente ed io che,
appena fresco pensionato, gli facevo da assistente.
Dopo due anni, però, il M° Zigiotti ha dovuto interrompere l’attività
perché diventata incompatibile con
i suoi numerosi impegni.
Mi sono trovato quindi a dover
gestire queste classi di bambini da
solo. Tuttavia mi sono sempre trovato benissimo con loro. Da una
scuola sono diventate due, poi tre
poi quattro, sempre elementari,
sempre quarte e quinte.
In quanto al metodo impiegato ho
dovuto lasciare il metodo utilizzato dal M° Zigiotti perchè come lo
facevo io questo metodo non era
efficace e allora mi sono creato
un metodo mio che tenesse anche
conto dell’insegnante in quanto io
collaboratore esterno devo avere
come referente un insegnante di
ruolo. Devo dire che mi sono trovato sempre benissimo salvo qualche
eccezione.
Praticamente la prima cosa che
dico, quando inizio un corso, non
è: “Ragazzi il mandolino è uguale
a spaghetti e pulcinella, pizza etc
etc”. comincio invece a spiegare
che si tratta di uno strumento che
ha cinquemila anni ed è l’ultimo
della famiglia dei liuti e allora lì già
diventa un po’ più nobile la cosa e
faccio un paio di lezioni come minimo per spiegare che cos’è lo strumento che prenderanno in mano
dopo di che comincio le lezioni teoriche. I miei ragazzi devono sapere
che cos’è un diesis, un bemolle, una
legatura etc. Terminato il ciclo teorico li porto davanti ai mandolini,
una cerimonia che svolgo sempre e,
mentre guardano gli strumenti con
occhi così faccio loro questa domanda: “Ragazzi che cos’è per voi
lizzato come strumento di educazione musicale se non sbaglio.
Luca Mereu
Roberto Verona
Certamente nelle ore di lezione
normali. Tanti mi chiedono ma perché il mandolino e non il pianoforte, la chitarra, il violino ecc. Perché
il mandolino è uno strumento molto adatto ai giovanissimi, è portabile, leggero, di pronto impiego, di
facile approccio e sopratutto poco
costoso.
P: È giusto il passaggio da questa educazione musicale fatta alle
elementari all’orchestrina tipo la
“giovanile” della “Marzuttini” o è
meglio aspettare che i ragazzi facciano un’esperienza musicale anche quando sono alle medie?
uno strumento musicale?” Notare
che non parlo di mandolini ma di
strumento musicale. E loro: “È un
pezzo di legno, una cosa che suona....” le risposte più svariate.
Poi li blocco tutti quanti: “No ragazzi, attenzione, uno strumento
musicale è un amico, sempre pronto quando avete bisogno di lui, che
vi sostiene quando siete tristi, vi
aumenta la gioia quando siete allegri mentre lui sta lì e non vi chiede
niente. Allora molti cominciano a
pensare dopo di che prendono in
mano lo strumento e si comincia
con le normali lezioni, le note, le
scale ecc.
I bambini di quarta a fine anno
scolastico fanno un piccolo saggio
molto semplice, mentre quelli di
quinta fanno il saggio di Natale e
poi quello di fine anno.
Nella scuola Ada Negri dove ho due
quinte, una classe ha scelto Mozart
e la marcia trionfale di Verdi, l’altra
classe ha scelto “Yellow submarine” e “Rock around the clock” impiegando anche bambini che suo-
nano pianoforte, chitarra o cose del
genere. Sempre in questa scuola a
fine anno anziché fare il solito regalo agli insegnanti, hanno raccolto
dei soldi e hanno donato alla scuola
due mandolini. È una cosa bellissima perché è sentita dalle famiglie.
Quest’anno le maestre anziché fare
il solito saggio finale hanno organizzato con le quattro quinte più la
“giovanile” della “Tita Marzuttini”
composta da un buon numero di
ragazzi che provengono dai miei
corsi, un bellissimo spettacolo in
un Auditorium di Udine alla presenza del sindaco.
Diversi di loro, difatti, si iscrivono
ai corsi istituiti dall’Orchestra Marzuttini e fanno parte dell’orchestra
giovanile che è composta attualmente da sedici - diciotto ragazzi
alcuni dei quali sono già entrati
nell’orchestra titolare.
Adesso il secondo obiettivo è quello di portare il mandolino alle medie e ci stiamo attivando per questo.
P: Il mandolino è stato quindi uti-
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Roberto Verona
L’esperienza alle medie sarebbe
importante per dare continuità perché non è detto che un ragazzo abbia la possibilità di entrare subito in
un’orchestra giovanile.
P: Mi interessa sapere qual è la
posizione di una persona estranea
che si colloca dentro la scuola.
Roberto Verona
Posso dire come sono entrato io
nella scuola. Io non ho titoli accademici. Ho conosciuto l’orchestra
Tita Marzuttini e mi sono innamorato di quel genere musicale e degli strumenti a plettro scegliendo la
mandola che suono tuttora.
La mia è solo passione pura e semplice. Sono entrato per meriti curricolari non per titoli.
Alle medie ovviamente io non ci
posso andare, però non mancherebbe gente con i titoli e con le abilitazioni per poter insegnare alle medie basta volerlo...
Luca Mereu
Volevo un attimo intervenire. In
quasi tutte le scuole medie di tutte
le province c’è la realtà dell’indirizzo musicale. I ragazzi all’interno
Raffaele Brigida
di ogni singola scuola media hanno la possibilità di studiare quattro
strumenti. Ci sono diverse classi
di concorsi c’è chitarra, violino,
violoncello strumenti a fiato clarinetto, flauto dolce, flauto traverso
e strumenti a percussione. La Federazione Mandolinistica potrebbe
muoversi per inserire anche il mandolino in una classe di concorso
aggiuntiva a questa?
P: Volevo sentire l’avvocato Brigida, presidente dell’Assoplettro
(Federazione Regionale del Friuli
V.G.) . per la sua esperienza nella
provincia di Pordenone.
Raffaele Brigida
Ascoltavo, nel corso di un precedente intervento, qualche cenno
sul Mandolino nelle Scuole Medie.
È bene chiarire che esso non è
annoverato tra gli strumenti ammessi dal Ministero della Pubblica Istruzione, come mi spiegava
un Dirigente da me contattato.
Parliamo naturalmente di Scuola
Media ad indirizzo Musicale. E
CHE NON è in facoltà della
Dirigenza modificare o allargare
la fascia delle cattedre tassati-
vamente previste. Accanto alle
stesse – e fuori dalla fascia
dell’obbligo scolastico - è possibile invece proporre corsi per
altri strumenti. L’imponderabile
però regna sovrano: dalla adesione dei ragazzi al consenso
delle famiglie ed al reperimento dei fondi necessari, in carenza
assoluta di quelli governativi ed
a fronte di interventi regionali
insufficienti.
Leggermente diversa la situazione presso le Scuole Elementari.
Se disponibile la titolare della
Classe, è facile convogliare il
consenso delle famiglie e dei
ragazzi e pervenire al coinvolgimento dell’intero
Gruppo
nello studio del mandolino, previo utilizzo di parte delle ore del
monte previsto per lo svolgimento delle attività integrative.
E’ quanto realizzato nell’anno scolastico appena trascorso in S. Vito
al Tagliamento dalla Associazione Orchestra a plettro Sanvitese,
a proprie cure e spese (compenso
all’istruttore ed
acquisto di venti mandolini).
Ed è quanto in
quel di Udine
va facendo da
oltre dieci anni
Roberto Verona.
Oggi sento qualche parere negativo sull’utilità
di
organizzare corsi nelle
Scuole. Devo
rispettosamente
dissentire.
Osservo
che
la missione di
divulgare
la
conoscenza
e
l’uso del Mandolino incontra
lo stesso
ostacolo che da
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sempre trova sulla sua strada la
musica colta in genere, compresa
quella prodotta nel ‘900: manca
un sistemico processo di acculturamento delle genti, che non sia
casuale.
E però ritengo che vada assolutamente inventato un approccio
nuovo e mirato: un processo di
EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO
della Musica colta. Previa accurata e graduale scelta dei brani,
in ragione della età e del livello
di conoscenza degli educandi. E
ciò è possibile solo entrando nelle
Scuole. Tanto per cominciare. Non
lamentiamoci se i ragazzi preferiscono la chitarra elettrica o
altro. Se loro non vengono a noi
- e come potrebbero se non sanno neanche che esistiamo e cosa
possiamo offrire - cerchiamoli
dove è più facile contattarli. E
alla svelta. Prima che, come già
altri, finiscano fagocitati dalla
FRACASSO MUSIK - che nulla
ha di colto - delle discoteche o
dei megagalattici ed assordanti
concerti da stadio o da piaz-
Giovanni Ora
za plebiscitaria. Sarà dura, ma cimentiamoci.
Riflettiamo: L’ascolto è l’unico
veicolo verso l’innamoramento
della musica e quindi della buona
musica. E di riflesso verso l’innamoramento di uno strumento: viatico indispensabile per desiderare di
frequentare un corso, onde imparare a suonarlo. Utilizziamo ogni
possibile postazione di ascolto:
dall’aula all’auditorium ed al Teatro. Creiamo quell’esercito di
ascoltatori che manca nel nostro
Paese. Altro che insegnare a suonare il noioso piffero: operazione
che non procura emozioni rigeneratrici dello spirito.
P: È importante ora conoscere
l’esperienza di Giovanni Ora, credo unica nel suo genere.
Giovanni Ora
Ritornando all’assemblea di otto
anni fa, ricordo di aver fatto notare
che la maggior parte delle orchestre
erano prive di una scuola di musica
per bambini ed in quella occasione
avevo detto: “State attenti che così
facendo, il vostro esistere potrebbe
essere molto breve”. E così, per
alcune, è successo. E’ successo anche alle orchestre che si credevano
in salute ma non avendo una scuola/allievi ora sono in difficoltà.
Per prima cosa vorrei invitarvi a
leggere l’articolo di Christine Teulon (Plectrum 1 2011) perchè dà
un’idea ben precisa di quello che si
deve fare per cambiare mentalità:
perchè noi stiamo sbagliando sotto
il profilo della mentalità.
L’articolo parla dell’Eurofestival
di Bruchsal. Christine dice che
c’erano tanti bambini che suonavano perché in Germania ci sono
le scuole e ci sono anche compositori che scrivono per i bambini. Se
devo insegnare musica ai bambini
che cosa utilizzo? Il Branzoli che
è stato scritto a fine ottocento o il
Ranieri. Sicuramente la didattica
è importante. Abbiamo analizzato
i loro metodi: sono diventati un
punto di riferimento per noi.
E poi bisogna che la scuola funzioni e oggi è ancora più difficile
gestirla con i giovani che abbiamo.
Bisogna accontentarsi di quello
che i bambini riescono a fare in
un anno. Non bisogna avere fretta: hanno un sacco di anni davanti,
quindi calma ed aspettare: l’importante è che rimangano.
Bisogna poi cercare un bravo direttore perché se è bravo fa suonare bene l’orchestra anche se non
conosce lo strumento.
Bisognerebbe fare come fanno i tedeschi e anche i francesi: istituire
una commissione che ascolti l’orchestra e ti dica se la tua orchestra
può essere di prima categoria di seconda o di terza un po’ come fanno
le bande.
Mi ricordo che quando la Federazione la gestiva l’orchestra Città di
Brescia questo era stato proposto
ma è stato subito bocciato.
Un errore colossale!
Forse alcune orchestre si sarebbero
salvate: rendersi conto della propria malattia ti impegna a trovare
la cura adatta per la guarigione.
Proporrei questo
come una delle prime cose da
fare in concreto.
In pratica funziona così: ci sono
tre categorie e
c’è un repertorio
per ognuna. L’orchestra
decide
la categoria che
ritiene propria;
esecuzione
dei
brani scelti e imposti in presenza
della commissione che ascolta..e
assegnazione o
no della categoria.
P: Lo vedo arduo
per le nostre or-
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chestre farsi classificare
Giovanni Ora
Sapete perché? Ci sentiamo tutti
bravi a tal punto di non sentire la
necessità di venire giudicati e invece dovremmo esseri umili e dirci:
non siamo poi così bravi... vediamo
se possiamo migliorare....Noi ora
eseguiamo brani difficili mentre
in passato, a stento riuscivamo ad
eseguire brani considerati facili o
non difficili. Vuol dire che siamo
cresciuti e che possiamo fare cose
abbastanza complesse.
Scuola media. Sono d’accordo con
Roberto, però c’è un punto: non
sempre si trova il preside disponibile e può anche succedere che
cambiando il preside.. finisca tutto.
Anche le scuole ad indirizzo musicale possono fare poco o niente per
noi. Dipende dal docente: spesso
non sensibile alle necessità delle
orchestre di riferimento... per questo, io penso: zero aiuto.
In Gardone Val Trompia provincia
di Brescia ci sono due realtà che
fanno musica strumentale: la banda cittadina e la nostra orchestra.
Per lungo tempo ci siamo guardati
come se fossimo in concorrenza.
Sandra, la figlia del Presidente e segretaria FMI
Al centro Christine Teulon, a sinistra Franca Valtingoier 1° mandolino Quartetto Ad Libitum
Poi ci siamo detto: questo modo di
comportarsi non serve ad entrambi. Aiutiamoci, facciamo qualcosa
insieme. Siamo andati dal sindaco
e abbiamo proposto un progetto. Si
chiama: “Suonare per capire”. Proponiamo di fare un corso ai ragazzi
di prima e seconda media e chiediamo loro cosa vogliono suonare:
la tromba, il clarinetto, il mandolino la chitarra ecc. Il progetto serve per fare un’orchestra. E’ ovvio
che i ragazzi scelgono tantissimi la
chitarra e pochi il mandolino o tantissimi scelgono il flauto e pochi il
corno o altri strumenti meno noti.
A questo punto diciamo ai ragazzi: l’orchestra è come una squadra
di football. Tutti vorrebbero fare
l’attaccante che fa i goal... ma una
squadra per vincere ha bisogno anche dei terzini quindi convinciamo
alcuni ragazzi a suonare anche gli
strumenti che non erano stati scelti.
Gli strumenti li diamo noi in prestito d’uso gratis, il Comune paga gli
insegnanti.
La lezione si svolge in due ore: una
di musica d’assieme e una di musica con lo strumento. Notare che
fanno musica d’assieme già dal
primo anno.
Problema: Che musica d’assieme
fai fare ai ragazzi al primo anno?
Come si fa a fare musica d’assieme
ad uno che non conosce una nota?
Si riesce e una soluzione è questa:
si porta qualcuno dell’orchestra
che faccia da sostegno alla melodia e gli altri si aggregano. Questa
è la cosa più bella che si possa fare.
E nella scuola si fa un saggio sia
a Natale che a fine anno. Al terzo
anno se la cosa gli è interessante
e hanno intenzione di continuare
dove vanno? Chi suona la tromba
va alla banda e chi suona il mandolino viene da noi. Però devi dargli
l’entusiasmo, devi dirgli che l’orchestra è bella ecc.
Quando far entrare un ragazzo
nell’orchestra? La mia esperienza
insegna che è difficile e sconsigliato inserire in orchestra un ragazzo
quando è nelle scuole superiori.
Perché è una scuola che cambia
completamente e loro trovano difficoltà, hanno da studiare e non
rendono. Bisogna inserirli possibilmente in terza media anche se
non sono tanto preparati. L’importante è che si sentano dentro e
quando arrivano alle superiori ci
sono piccoli sbandamenti ma poi
in linea di massima continuano.
La nostra scuola consiste nel pren-
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dere i bambini di sette o otto anni e
fare educazione musicale. Non era
così all’inizio, ma solo da qualche
anno a questa parte. Come insegnare ai bambini di sette o otto anni?
C’è una fortissima responsabilità.
Se tu insegni male ad un bambino
gli fai passare la voglia di suonare
e quello non viene più neanche ai
concerti. Bisogna anche sapere che
la musica crea autostima e per ottenere questo bisogna creargli sempre un percorso piuttosto semplice,
ovviamente non banale. Quindi da
qualche anno a questa parte facciamo corsi di educazione musicale ai
bambini di setto otto anni. Come si
fa ad insegnare a bambini di sette o
otto anni? All’inizio col flauto dolce imparano le note, i valori musicali più importanti: minima, semiminima, croma, semiminima col
punto. Bisogna che ci sia una base
musicale che accompagna il loro
suonare. Con le basi si divertono
un mondo ma cosa li fa divertire di
più? Il gioco. Bisogna giocare con
loro. I ragazzi vanno a casa felici,
contenti di ritornare a lezione ma
non per il flauto dolce, perché hanno giocato... così deve essere la lezione di musica a quell’età.
Ad un certo punto bisogna dargli
il mandolino che nessuno vorrebbe suonare. Allora si fa ascoltare
lo strumento suonato da solo o in
duo. Devi trasmettere entusiasmo
verso lo strumento e far vedere che
piace anche a ragazzi di poco più
grandi e se viene suonato da questi
allora lo posso suonare anch’io: in
poche parole bisogna far nascere
nel bambino il desiderio di suonare
chi... il mandolino ed è fatta.
Poi bisogna fare l’orchestra o qualche cosa di simile, ma come si fa a
fare un’orchestra con qualcuno che
sa fare tre note? Prendo quelli più
grandi che sanno fare la melodia e
i bambini piccoli suonano le corde a vuoto. Sono pezzi realizzati a
proposito: c’è la parte melodica col
pianoforte, gli accordi con la chitarra e c’è la parte del mandolino.
P: Quei pezzi lì li hai inventati tu?
Un po’ inventati un po’ presi
all’estero (Germania). Questi ragazzi vanno nel secondo ciclo.
Otto nove anni e cominciano a fare
le note sul manico. Bisogna fargli
fare pezzi semplici ma sempre con
qualcuno dell’orchestra per dargli
il ritmo. Poi da lì passano alla terza
orchestra. Ce ne sono tre: quella dei
piccoli, dei mezzani e la “Piccola
orchestra” Questi (sono arrivati
alla soglia dell’orchestra dei grandi
come dicono loro) hanno dieci, undici e dodici/tredici anni. e cominciamo ad eseguire pezzi un po’ più
complessi.
Deve esserci sempre qualcuno
dell’orchestra uno per ogni sezione: una chitarra se occorre, una
mandola ecc.
Un’ultima cosa importante in riguardo all’orchestra dei grandi e
del loro repertorio. Se pensate di
inserire i giovani in questa dimenticatevi il repertorio del passato.
A dirigere ci vuole un bravo anzi
bravissimo maestro che gestisca la
modernità (brani adatti per tutti ma
con un occhio di riguardo ai giovani, a ciò che è di loro gradimento).
I giovani sono il futuro , loro sono
l’ossigeno che tiene in vita l’organismo orchestra. Noi (anziani) li
dobbiamo preparare nel modo migliore e poi…..fare i dovuti passi
indietro e dare loro lo spazio necessario affinché abbiamo a trovarsi
bene e solo cosi rimarranno . Noi
dobbiamo vigilare con discrezione,
gentilezza e se occorre autorevolezza. ma anche volergli bene come
figli nostri”. Grazie”.
lo di fare raccolte di brani dedicati
ad una certa fascia. Forse non c’è
neanche bisogno di scriverli, basta
andarli a cercare. Perché quando
arriviamo sopra ad un certo livello i
brani ci sono. Il problema è all’inizio dove non c’è quasi niente. Questo vale anche per la chitarra. Io
insegno anche chitarra e alla fine
scrivo io delle cose sul momento
per i ragazzi, perché i vari metodi
in circolazione presentano difficoltà non abbastanza graduate.
Allora io faccio un esercizio estemporaneo di quattro o otto battute
su quella particolare difficoltà per
renderla meno difficoltosa. Però ci
sarebbe senz’altro bisogno secondo
me di raccolte di brani dedicate a
varie fasce, a vari livelli, immaginando di suddividere l’insegnamento in più livelli e dedicare delle
composizioni ad ogni livello.
Piergiorgio Pecorari
Realizzazione di biblioteca virtuale della FMI per lo studio storico-
musicale del mandolino.
Sono un professore universitario,
settore chimico, che arrivato alla
pensione, ha ritenuto opportuno
ripercorrere le esperienze fatte in
gioventù con una piccola orchestra mandolinistica (1954/62) poi
in un quartetto mandolinistico
(fine n’70 - fine ’80). Oggi sono
un componente della Piccola Orchestra Mutinae Plectri di Modena
(già quintetto A. Malagoli), la quale si propone di studiare, per quel
che è possibili, alcuni aspetti del
secondo periodo d’oro del mandolinismo italiano (1880 – 1940), in
particolare in Modena, e di riportarne alla luce sia le fonti storicomusicali che le partiture.
La difficoltà riscontrata in questo
lavoro nel recupero del materiale
originale, in particolare quello relativo alla produzione musicale, ha
indotto Mutinae Plectri a proporre
alla FMI un progetto, tendente alla
costruzione di una biblioteca vir-
P: Va bene, è un esperienza, portata avanti da trent’anni con ottimi
risultati sia culturali che sociali.
Luca Mereu
L’idea che ho da tanti anni e che
vorrei proporre non è tanto quella
di scrivere un metodo (in quanto
oggi secondo me di metodi ce ne
stanno già abbastanza) quanto quel-
Piergiorgio Pecorari
Pag. 12
tuale (informatizzata), contenente
materiale storico-musicale relativo al mandolinismo italiano dalle
origini al 1940. Questo materiale,
che dovrà poi essere trasformato
in forma virtuale, dovrebbe pervenire, sul piano volontario, da
mandolinisti (appassionati raccoglitori, possessori o fruitori) e/o,
ze ecc.. o da privati disponibili).
Fase delicata, questa, che richiede
una intima convinzione nella bontà dell’iniziativa e nell’onestà dei
proponenti.
b) impegno a stendere un elenco
del materiale a disposizione (spartiti, riviste, libri, ecc) utilizzando
gli anni 2011/12 alla elencazione
della produzione storico-musicale
relativa al secondo periodo d’oro
del mandolinismo, (periodo delle
riviste e dei circoli mandolinistici) (1880 – 1940). Solamente dopo
aver soddisfatto questo obiettivi si
passerà alla elencazione della produzione dei due secoli precedenti.
Piergiogio Pecorari a sx e Michele De Luca
tramite volontari, da biblioteche
pubbliche o private, gruppi strumentali o singoli raccoglitori non
mandolinisti, ovviamente nel rispetto delle norme SIAE.
Il progetto si articola nelle seguenti fasi:
a) verifica della disponibilità di
quanti, singoli o gruppi mandolinistici, possessori o fruitori di
spartiti o altro materiale documentale del periodo suddetto, desiderano impegnarsi nel progetto.
Si intendono per fruitori coloro
che hanno recuperato o possono
recuperare il materiale da fonti accessibili (le biblioteche nazionali di Roma, Torino, Firen-
un programma informatico condiviso (es excell, o altro indicato), partecipando poi alla fusione
dei singoli elenchi nell’ELENCO
UNICO GENERALE. Quest’ultimo elenco dovrà essere rivisto
dai singoli aderenti per una correzione degli eventuali errori. Sarà
accessibile a tutti i partecipanti al
progetto e potrà essere aggiornato
in funzione dei nuovi ritrovamenti. Alla fine di questa fase si potrà
conoscere quanto e quale materiale è presente in Italia e quindi, in
una fase successiva, è convertibile in formato virtuale
c) onde suddividere l’impegno
operativo di ogni partecipante
nel tempo si propone di dedicare
Pag. 13
d) la FMI dovrebbe farsi carico
della pubblicizzazione di questa
iniziativa, impegnandosi a seguirne l’iter e a riferirne lo sviluppo
tramite segnalazioni sul sito e su
Plectrum. Costituirebbe questo un
forte segno di garanzia sulla bontà
e realizzabilità del progetto.
Circa il raggiungimento di questo
primo fondamentale obiettivo si
chiede: Ci sono persone disponibili
a far conoscere il proprio materiale,
attraverso l’invio (quando richiesto
e con le modalità in via di definizione adottate) di un elenco contenente: Cognome e nome, Titolo
opera, organico strumentale, Nome
rivista, Editore, Anno di pubblicazione, condizione del materiale, sigla de possessore o fruitore?
Queste persone possono impegnarsi anche per le fasi successive?
blioteca virtuale della FMI relativamente ai punti sotto indicati:
P: I destinatari di questo messaggio sono singole persone o le orchestre?
1) realizzazione dell’elenco unico
generale della produzione storicomusicale e successiva sua trasformazione (spartiti o documenti (libri, memorie, ecc) antichi e/o rari,
di pubblico dominio, completi di
tutte le pagine) in forma virtuale
Piergiorgio Pecorari
Entrambi. Perché esistono biblioteche pubbliche o di orchestre, singoli raccoglitori, spesso mandolinisti
o chitarristi, e famiglie che posseggono questo materiale.
P: La Federazione al momento non
deve acquistare strumentazioni
particolari?
Piergiorgio Pecorari
Per questo obiettivo (costruzione di
un elenco unico generale) assolutamente no. Negli step successivi,
consistenti nella (forse fotocopiatura riduttiva e successiva) scannerizzazione del materiale può essere.
Sarebbe importante che la Federazione nominasse un gruppo deputato a questo fine.
Gabriele Pandini
Io posso dire che negli anni scorsi da noi qualcuno ha chiesto di
consultare il nostro archivio, ricordo per esempio la dott.ssa Boni.
Diamo la possibilità a chiunque di
consultare il nostro archivio, quello
delle partiture, della parte musicale, però non abbiamo un archivista.
Rispetto alla richiesta noi possiamo
senz’altro inviare il catalogo delle
parti che abbiamo, organizzato per
autore e in ordine alfabetico”.
Piergiorgio Pecorari
Le principali riviste, bimensili o
mensili coinvolte sono: “Il Mandolino, “Il Concerto”, “Vita mandolinistica”, “Il Plettro” ecc., che non
contengono solo la musica ma anche una parte storica.
Dopo ampia discussione l’Assemblea approva all’unanimità la
proposta Pecorari: realizzazione,
nell’arco di alcuni anni, di una bi-
2) raccolta cartacea di spartiti o libri
non soggetti (o soggetti) alla SIAE,
relativi a donazioni e/o acquisti,
obiettivo da prendere in considerazione in un secondo momento.
Nell’ambito dell’obiettivo 1) sarà
prioritaria:
1a) la raccolta della produzione
mandolinistica italiana del periodo
(1880 - 1940) tesa, nel rispetto delle norme Siae, alla creazione delle
annualità dei giornali di musica più
diffusi: Il Mandolino, Il Concerto,
Vita Mandolinistica, Il Plettro, Il
Mandolinista, Arte mandolinistica,
Mandolinismo, ecc.. Seguirà per
importanza:
1b) la raccolta virtuale della produzioni precedente al 1880 e, nel rispetto delle norme Siae, pubblicata
nel periodo (1880 – 1940) da singoli editori quali: Forlivesi, Maurri,
Ricordi, Vizzari, Monzino, Venturini, Gori, Comellini Zimmermann,
ecc., oltre a studi, relazioni, documenti storici loro correlati.
Fasi della realizzazione:
A) Stesura dell’elenco unico generale relativo all’obiettivo 1a/b), realizzabile mediante
- Individuazione di possessori o
fruitori (persone che hanno facile
accesso, e possibilità di fotocopiatura o scannerizzazione, a biblioteche pubbliche o a raccolte private)
di discrete quantità di materiale in
originale, in formato virtuale oppu-
Pag. 14
re in fotocopia ben leggibile.
- Verifica della disponibilità a partecipare, con spirito fattivo, alle
operazioni successive.
- Impegno a produrre un elenco
di tutte le opere in possesso o in
fruizione, aggiornato contenente:
cognome e nome dell’autore, titolo opera, organico strumentale, rivista/editore, anno pubblicazione,
stato di conservazione e sigla del
possessore
- Partecipazione alla fusione degli
elenchi in un unico elenco generale..
L’elenco unico generale (sempre in
progress) sarà la base della costruzione degli elenchi delle annualità
(1880 – 1940) secondo l’obiettivo
primario 1a), e successivamente
dell’elenco della produzione relativo all’obiettivo collaterale successivo 1b)
L’elenco unico generale realizzato
verrà inviato a tutti i partecipanti al
progetto per un doveroso controllo.
La decisione sulle successive fasi,
che avverrà in altra Assemblea, riguarderà:
B) digitalizzazione e costruzione
delle annualità virtuali;
C) digitalizzazione degli spartiti
dei singoli editori e degli studi collegati.
Si ritiene di rinviare la decisione
su questi punti dopo l’ottenimento del catalogo unico generale in
quanto è necessario conoscere la
quantità del lavoro da svolgere e
perché l’operazione di digitalizzazione è caratterizzata da problemi
delicati ed in alcuni casi da costi
non indifferenti. Su questo occorrerà elaborare, al momento opportuno, una strategia mirata e programmare risorse.
L’Assemblea accoglie la proposta
di nominare un gruppo di lavoro,
aperto all’apporto fattivo di quanti
si trovano nelle condizioni di cui
sopra, formato da: De Luca Michele ([email protected]), Pecorari Piergiorgio (coordinatore temporaneo) ([email protected]), Teulon
Christine (christine.teulon@libero.
it) e Zigiotti Sergio ([email protected] ).
Chi desidera collaborare fattivamente è invitato a contattare una di
queste persone”.
P: Grazie Piergiorgio è stato interessante.
P: Il terzo punto all’ordine del
giorno, come è stato già anticipato,
scaturisce dalla constatazione che
il mandolino è uno strumento scarsamente visibile, anzi non lo vede
proprio nessuno.
Per ribaltare questa situazione ho
pensato di sottoporre all’attenzione di questa assemblea la possibilità di realizzare un Festival Internazionale del Mandolino e della
Musica a Plettro in Venezia.
Ho anche scelto il tema: “Suoni,
canti, memoria, cultura dall’Italia
e da altri Paesi europei, un contrappunto di diversità innegabili e,
al tempo stesso, di identità sempre
più strette in un cammino comune”.
Dovranno essere invitate grandi orchestre ma anche ensemble,
quartetti/quintetti ecc. dall’Italia e
da vari Paesi europei.
Dovrà esserci la possibilità di
ascoltare orchestre affermate, talenti, giovani musicisti, di poter visitare l’esposizione degli strumenti
dei liutai, di poter ascoltare e partecipare a dialoghi su argomenti
musicali di interesse ecc.
Il Festival diventerà una vetrina
di grande rilievo per la musica a
plettro, un luogo dove i partecipanti potranno incontrarsi, scambiarsi
informazioni ed idee e fare il punto
sulle tendenze artistiche moderne e
sulla ricchezza interpretativa della
letteratura musicale per gli strumenti a plettro.
Il Festival dovrà anche contribuire alla cooperazione ed al dialogo.
Un aspetto importante potrà essere l’incontro e l’interazione tra
giovani provenienti da vari Paesi
europei.
Anche l’incontro tra musicisti amatoriali e professionisti potrà generare una collaborazione fruttuosa.
Un grande spettacolo, una festa
della musica, unica nel suo genere.
Angela Castellarin
Bello. Vorrei domandare una cosa:
quanti giorni può durare questo festival?
P: Si può impostarlo su tre giorni, durante i quali dovranno essere programmati molti eventi e non
solo concerti ma anche lezioniconcerto, conferenze, esposizioni
di liuteria, di editoria musicale ecc.
È evidente che la realizzazione di
un evento del genere presuppone
un gruppo di lavoro...
Angela Castellarin
Io volevo dire una mia esperienza.
L’abbiamo chiamato Festival Internazionale per orchestre ed ha partecipato anche l’orchestra di Ora
(Orchestra “Il Plettro” di Gardone
V.T.) e diciamo che la nostra orchestra (Orchestra “Alberto Bocci” di
Siena) si è fatta carico di tutta l’organizzazione.
Nuovo consiglio direttivo
Pag. 15
Il Festival si è svolto in quattro
giorni da Giovedì alla Domenica ed
ha avuto il patrocinio del Comune
di Siena. Quest’anno dal 13 al 16
Ottobre vorremmo organizzare la
seconda edizione... quindi con una
cadenza biennale. Volevo solo sottolineare che l’organizzazione di un
festival è un’impresa notevolmente
difficoltosa.
Francesco Natale
P: Siamo così arrivati all’ultimo
punto dell’ordine del giorno: la
FMI è un’associazione culturale
i cui soci sono rappresentati dalle
Federazioni Regionali regolarmente costituitesi in associazione. Dal
momento che le Federazioni Regionali sono tutte (meno una) inattive,
è ancora valido il loro sussistere o
non sarebbe meglio un aggiornamento dello statuto?
Ne è nata un’ampia discussione alla
fine della quale ha prevalso la proposta di non prendere alcuna decisione nella seduta in corso e, data
la complessità dell’argomento, di
rimandarlo ad altra opportunità in
data da destinarsi.
P Lasciamo parlare per tre minuti Francesco Natale che forse non
conoscete. Rappresenta l’associazione Musicarte di Caserta, un’associazione che svolge un’attività
che in questi ultimi anni si è sempre
integrata con le nostre iniziative.
Francesco Natale
Buongiorno a tutti quanti! Sono di
Caserta. Sono un chitarrista classico interessato al mandolino fin dagli anni ‘80.
Col passare degli anni questa passione è aumentata ed oltre alla pratica strumentale sono diventato
anche un raccoglitore, un collezionista di strumenti d’epoca.
Con la mia associazione abbiamo
quindi creato una mostra di strumenti, una mostra viva, interattiva, che prevede visite guidate dove
i visitatori sono i bambini dalla
scuola elementare fino alle superiori. Durante queste visite guidate
si parla della musica e degli strumenti. Sotto il nostro controllo i
bambini possono provarli, sentirne
il suono e, magari, provare a suonarli veramente.
C’è l’angolo della liuteria, c’è un
mandolino fatto a pezzi dove un
bambino può anche vedere dentro
che cos’ha.
Si parla dei legni, del piano armonico, delle doghe e delle fasi costruttive.
Siccome siamo della Campania abbiamo molti strumenti popolari del
Sud d’Italia.
Una edizione della mostra l’abbiamo fatta anche qui a Vittorio Veneto nel 2005 in occasione della manifestazione “Giornate Nazionali
sul mandolino” ed ha suscitato un
grande interesse.
La mostra l’abbiamo presentata
più volte anche nella nostra città,
a Caserta e devo dire che potrebbe
Pag. 16
essere un buon aiuto per avvicinare
tutti, adulti e bambini al mandolino.
Angela Castellarin
Si può spostare la mostra?
Francesco Natale
La mostra è mobile, si può spostare. Solo che ha dei costi sia
per il trasporto che per montarla
e smontarla. Ma noi di Musicarte
che non abbiamo alcuno scopo di
lucro siamo disponibili per tutte le
operazioni così come per esporre,
illustrare e guidare.
Il nostro sito é:
www.associazione-musicarte.com.
Accanto alla mostra si è formato
un gruppo di musica tradizionale con la presenza di mandolino,
mandola, mandoloncello e chitarra
battente. Due ragazzi del gruppo
hanno preso sul serio l’iniziativa
ed ora frequentano il conservatorio
di Napoli. Uno di questi è mio figlio. La presidente di Musicarte è
Paola Taccogna.
San Francisco Mandolin Orchestra
New Music Competition 2012
La San Francisco Mandolin Orchestra (SFMO) bandisce un concorso per nuove composizioni per
l’orchestra in occasione del 75 ° anniversario della costruzione del Golden Gate Bridge. (vedi www.
goldengatebridge75.org). Chiediamo ai compositori di scrivere un nuovo pezzo come omaggio a
questa magnifica struttura. I brani devono essere composti per orchestra a pizzico e arrangiati per la
San Francisco Mandolin Orchestra. Saranno suonati dall’orchestra nell’aprile e maggio 2012. Il brano vincitore verrà registrato per la circolazione in diversi media quali la radio e la televisione.
Timeline
- 1 agosto 2011 viene lanciato il concorso
- Dal Novembre 2011 al 1 Febbraio 2012 si accettano le iscrizioni
- 1 febbraio 2012 Termine ultimo per il ricevimento delle iscrizioni
- 1 Febbraio - 1 Aprile, 2012 La Giuria esamina i brani pervenuti
- 1 Apr 2012 La Giuria annuncia i primi 3 classificati
- Aprile-maggio 2012 la SFMO prova i 3 brani
- Maggio 2012 (data da definire) i membri della SFMO votano per 1st /2nd /3rd
- Da Maggio 2012 la SF Mandolin Orchestra esegue i brani in una serie di concerti
La nostra Orchestra e la nostra Musica: La San Francisco Mandolin Orchestra è un’orchestra della nostra
comunità, forte di 20 - 25 membri e composta da mandolini, mandole, mandolini ottavini, mandoloncello,
chitarre e basso e, occasionalmente, arpa. E’ un’orchestra a plettro con la sua identità e gli strumenti hanno
mezzi di espressione unici come ad es. il tremolo. Tuttavia la maggior parte della musica che noi suoniamo
è musica classica scritta per strumenti ad arco ed è stata trascritta in modo da poterla suonare con le capacità
ritmiche ed espressive dei nostri strumenti.
Domanda: I partecipanti compileranno un modulo da inviare alla Segreteria del Comitato. Il modulo comprende informazioni di contatto, una pagina di narrativa per il Golden Gate Bridge (vedi informazioni di seguito), e la concessione dei diritti di esecuzione da parte dell’Orchestra Mandolinistica di San Francisco. Ad ogni
domanda verrà assegnato un numero e solo le partiture e la descrizione narrativa verranno trasmesse ai giudici.
Formato della composizione: La presentazione iniziale dev’essere una partitura musicale adatta agli strumenti richiesti. Noi incoraggiamo i compositori di utilizzare un programma di notazione musicale tale per
cui le parti possano essere facilmente modificate, se necessario, ed in seguito anche estratte, se richiesto dai
giudici. Le partiture devono essere salvate in formato PDF e presentate per via elettronica. Se ciò non fosse
possibile, accetteremo partiture leggibili, scritte a mano. Non inviare registrazioni, live o elettroniche.
Durata del brano: I brani dovrebbe durare, in linea di massima, tra i 3 e gli 8 minuti. Golden Gate Bridge
Narrative. La partitura sarà accompagnata da un narrazione scritta che descriva come il pezzo è pertinente
al tema del Golden Gate Bridge e del suo 75 ° anniversario. Per saperne di più sul ponte e su questo evento,
vedere: www.goldengatebridge75.org.
Criteri di giudizio: I brani dovranno essere fruibili da un pubblico di livello medio, ma dovranno avere sufficiente profondità e raffinatezza musicale da rappresentare un valore duraturo nel tempo. I brani dovranno
essere composti ed arrangiati per l’Orchestra mandolinistica di San Francisco tenendo conto delle capacità
espressive dei nostri strumenti. E’ importante che il pezzo sia stato composto espressamente per noi e centrato
sul tema del Golden Gate Bridge e del suo 75 ° anniversario. Composizioni scritte in precedenza, o che non
riescano a dimostrare la connessione con il tema, non saranno selezionate. Le decisioni dei giudici sono definitive ed insindacabili.
Premi: I premi saranno assegnati come segue: $1200 (1° premio), $300 (2° premio), $100 (3° premio).
Per ulteriori informazioni inviare una email a: [email protected].
Pag. 17
Mandolini a Serravalle
Echi di rassegna
di Christine Teulon
Allietata da una giornata calda e
soleggiata, si è aperta alle 11 di
Sabato 25 Giugno, la XI edizione
della Rassegna “Giornate Vittoriesi” organizzata, anche quest’anno,
nella splendida frazione di Serravalle, dalla Federazione Mandolinistica Italiana con la collaborazione dell’Associazione “Il Plettro”
e l’Amministrazione Comunale
di Vittorio Veneto, e con il fattovo supporto logistico del Gruppo
“La Rondine” ONLUS ed Azienda
Agricola “Le Colture “ di Valdobbiadene.
Ad inaugurare la Rassegna il caloroso benvenuto del Presidente
della FMI, dott. Artemisio Gavioli
che, dopo un breve saluto, ha prestamente ceduto lo spazio al mandolino, fulcro delle due giornate
musicali ad esso espressamente dedicate.
La positiva esperienza sperimentata nella passata edizione ha suggerito agli organizzatori di riproporre
una due-giornate itinerante, con
spostamenti del pubblico ai diversi
luoghi di concerto, avendo cura di
tenere tempi adeguati a permettere una sistemazione rapida ma non
precipitosa,oltre alla scelta di ambienti di appropriata capienza.
Il tempo, che, dopo un 2010 alquanto infausto, ci si augurava clemente, si è addirittura, in questa
prima mattinata, dimostrato oltre
modo prospero, sicché la perfetta sistemazione di Piazza Minucci, antistante la Loggia dei Grani,
dove era stato allestito uno striscione pubblicitario della manifestazio-
Quartetto dalla Moldavia
Pag. 18
ne, a tutta lunghezza, il
Gazebo per i musicisti e,
ordinatamente allineate,
file di comode pieghevoli sedie, sotto il sole diventato
cocente, ha suggerito al pubblico,
che stava arrivando di buon numero, di trovare un più comodo riparo.
Così, alla spicciolata, ognuno si è
munito di una propria sedia, sistemandosi sul lato ombreggiato della
piazza, lasciando ai pochi temerari
l’intero spazio libero del piazzale.
Tale situazione ha però costretto la
presentatrice della manifestazione
e la cantante solista del primo gruppo che si è esibito a proporsi su due
fronti: quello frontale dei temerari,
per girarsi subito dopo verso quello laterale, dove si era felicemente
accomodata la grande maggioranza
degli ascoltatori.
Quartetto dalla Moldavia
Il primo gruppo a presentarsi in
mattinata è stato il quartetto “dalla
Moldavia”, capeggiato dal mandolinista Pavel Turkan. Fondato
nel 2010, il gruppo è composto da
quattro musicisti ed una cantante.
Momenti di estrema bravura, con
grande agilità sulla tastiera ed uso
del plettro, repentini cambi di ritmo
e di tonalità, tutto con grande affiatamento, sicurezza e brio. Cantante
anch’essa di interessante personalità vocale, con voce ben intonata e
calda.
Oltre ai mandolini, hanno presentato
quello che è il loro strumento a plettro nazionale, il kobza, una sorta di
liuto, con fenditure sulla cassa armonica, dal suono basso e caldo. Repertorio vario che spaziava dal folklore
locale loro, partecipato in gran parte
dalla cantante, a brani maggiormente rispondente alla nostra cultura,
con, per citarne solo alcuni, “Milena” di Maciocchi, “Libertango” di
Piazzolla, “Valzer n.2” di Shostakivich, proposto, quest’ultimo, con
interessanti accorgimenti personali,
“Serenata”, dal Don Giovanni e, naturalmente (omaggio classico, quasi
un must ormai per chi viene a suona-
re in Italia), un melody di musiche
napoletane e l’immancabile “Funiculì funiculà” conclusivo.
Dopo il ricco pranzo-buffet collegiale allestito nella Loggia dei Grani, quattro gli interventi musicali
previsti per il pomeriggio.
Ensemble “Serenate”
Ad iniziare, nella stessa Piazza
Minucci, alle 15.00, L’Ensemble
“Serenate” di Pirano (Slovenia),
gruppo strumentale di cinque elementi ai quali si affiancano tre cantanti. “Pot-pourri istriano-veneto”,
“Pot-pourri di musiche napoletane”, “Terra istriana”, “O mia
Ensemble Serenate
Pavel Turkan e la cobsa
Pag. 19
Maren Anita Kroll
Rosina”, “Na Golici”, “Rematore” sono i brani tratti dal repertorio
popolare che assieme ad opere note
di Ivanovici, Smetana, Schrammel,
Verdi e Garfield hanno contribuito
a formare un programma che l’Ensemble ha eseguito con ricerche di
effetti e pulizia e, soprattutto, l’attenzione a non eccedere oltre le
proprie capacità tecniche. Brave e
musicalmente collaborative le tre
cantanti.
Maren Anita Kroll
Tempo adeguato a trasferirci nella
Hall del Museo del Cenedese, per
ascoltare la mandolinista tedesca
Maren Anita Kroll. Sorridente ma
emozionatissima, Maren ci accoglie con simpatia, per chiudersi
ben presto in una concentrazione
che nulla lascia trapelare, se non
forse il leggero tremore della mano
sinistra. Interessante il repertorio
presentato: “La Follìa” di Marlo
Strauss, “Preludio X” di Calace,
“Ochiana” di Heinrich Konietzny,
“Aproximacao” di Christopher
Grafschmidt e, per chiudere “Fantasia” di Jiro Nakano. Esecuzione
certamente condizionata dall’emotività della suonatrice, nella quale
tuttavia hanno avuto buon risalto
una grande tecnica, begli accor-
La Mandolinistica di Fiume
Pag. 20
gimenti musicali (respiri, delicati
pianissimi di canto ed accompagnamento). Non opinerei sulla resa
dello strumento adottato in quanto,
come ho già avuto modo di esprimere in diverse altre occasioni,
lo strumento che si suona è scelta
personale o, addirittura, nazionale.
Maren suonava uno strumento di
fattura tedesca; ciò le ha permesso
una ottima tecnica ed alcuni delicati effetti sonori, effetti che invece
avrebbero offerto maggior potenza
e brillantezza, se espressi da uno
strumento italiano, quando, per
esempio, si trattava di interpretare
Calace o Nakano. Ciò che invece
ha sorpreso nella scelta del repertorio proposto da Maren Kroll, è
stata la disposizione dei brani finali. Dopo uno Grafschmidt in cinque
tempi, abbondante di briosi ritmi
latino-americani, chiudere con la
sentita delicatezza della Fantasia di
Nakano ci ha lasciato una sensazione di “incompleto”. Invertire i due
brani avrebbe sicuramente giovato
alla prestazione dell’artista ed alla
completezza dell’ascolto.
“La Mandolinistica” di Fiume
Ritorniamo in Piazza Minucci per
ascoltare l’Orchestra “La Mandolinistica” di Fiume (Croazia).
L’Orchestra, che avevamo già avu-
la stessa direttrice-mandolinista.
Repertorio vario: “Fratellanza”,
marcia del loro Circolo di appartenenza, “Intermezzo” di Mascagni,
“Barcarola” di Antonio Smareglia,
Verdi, Lehar, una confusa “VI Mazurka” di Calace ma ottima “Tarantella siciliana” di Gioviale ed
una interessante selezione di canti
popolari istroveneti: vasto spazio
è stato dato al cantante con i brani più famosi del nostro meridione:
“Piscatore a Pusilleco”, “O surdato nnamurato”, “O sole mio”,
Denis Stefan Presidente de “La Mandolinistica
“Funiculì funiculà”.
to l’opportunità di sentire, non ha, Dopo la cantante moldava, dalpurtroppo, in questo contesto, reso la voce bassa e calda, le tre voci
appieno le sua pur valide capacità. A semplici ma omogenee di Pirano,
loro discolpa vari i fattori che han- la voce echeggiante di Antonio
no impedito una preparazione otti- Mozina ci ha, di colpo, riportato in
male in loco: ritardato arrivo, palco un’altra epoca.
al limite della capienza, impossi- E questo mi porta ad una constabilità di provare preventivamente tazione sulla scelta di determinati
con il sistema di amplificazione, repertori, riferendomi in particolare
ai quali si aggiunga l’assetto scelto alle orchestre di Pirano e Fiume.
nella disposizione delle classi stru- Quando ascoltiamo questi grupmentali sul palco, dove le chitarre, pi, i loro repertori possono dare la
poste dietro la direttrice-suonatrice sensazione di banale popolarità,
non sembravano carpire le sue di- di mancanza di adeguamento al
rettive, in particolare negli attacchi moderno avanzamento delle scelte
iniziali. Il concerto ha così eviden- mandolinistiche, di statica nostalziato alcuni momenti di incertezza gia del passato; qualcosa che ascolesecutiva, alla quale sopperivano la tiamo con simpatia, con tenerezza
presenza del cantante e la capacità e qualche volta sussiego. Invece
musicale dei primi mandolini e del- così non è. Chi vive in una regione
Ensemble La Napolitaine
Pag. 21
come il Friuli Venezia-Giulia, strettamente legata sia alla Slovenia che
alla Croazia, sa che Pirano come
Fiume formavano una volta l’Istria,
un territorio italiano, ricco di cultura mitteleuropea e ben al passo con
i tempi. La Seconda Guerra ha stravolto questa appartenenza, isolando completamente l’Istria, disunendola e conglobandola in un ambito
assolutamente estraneo alla loro
natìa formazione. Il mantenere viva
sia la lingua italiana, che la cultura, l’arte, la muscia o tante altre
espressioni legate all’Italia, anche
se di una volta, - perchè lì si sono
dovuti fermare – dimostra un alto
senso di appartenenza che nemmeno noi, italiani autoctoni, riusciamo
a dimostrare. In quest’anno, in cui
si festeggia in ogni possibile contesto, l’Unità d’Italia, quelli che, in
questa rassegna, hanno dato un’immagine di reale attaccamento al
loro sentire di essere stati italiani,
e sentirselo, culturalmente, ancora,
sono stati proprio sia i musicisti di
Pirano che quelli di Fiume, proprio attraverso il repertorio che ci
hanno presentato (al 150° Pirano
ha dedicato la sua esecuzione del
“Va Pensiero” di Verdi), e ciò indipendentemente dal livello tecnicointerpretativo che hanno espresso.
Ritengo perciò molto fruttuoso
l’averli invitati. Noi che poniamo
come obiettivo primario la cultura
e la divulgazione della conoscenza
sia tecnica che di repertorio dei nostri strumenti, pensiamo che siano
queste le migliori opportunità per
far crescere chi partecipa.
Orchestra “La Napolitaine”
Si giunge così alla chiusura della prima giornata musicale, con
l’esibizione nel Teatro “Da Ponte”
dell’Orchestra belga “La Napolitaine”, diretta da Ralf Leenen, che
ne è anche il primo mandolino solista.
Orchestra senz’altro di prestigio
che, tuttavia, si poggia molto sulla
bravura, maestria e cultura del suo
leader.
Menzionavamo prima la questione
degli strumenti: italiani, francesi,
tedeschi. In questo contesto rientra
la scelta dell’orchestra belga di usare esclusivamente mandolini italiani, della Casa Embergher di Arpino
(Roma), uno strumento di finissima
fattura, senz’altro di buona sonorità, che però ci è parso presentare
alcune limitatezze per il moderno
stile di suonare, su cui ritorneremo
a proposito di un altro grande solista che avremo visto l’indomani,
Sebastiaan de Grebber.
Tornando a “La Napolitaine”, bella
esecuzione, buon insieme orchestrale, ottimo il primo mandolino
solista Ralf Leenen. Ci è dispiaciuta la scelta di un repertorio basato
interamente su arrangiamenti o trascrizioni, anche se di ottima fattura:
Louis Ganne “Les saltimbanques”
(trascrizione di Romain van den
Bosch), Antonio Vivaldi “L’estate”
(trascrizione di Ralf Leenen, anche
perfetto solista), Pablo de Sarasate
“Romanza andaluza” (trascrizione
di Ralf Leenen), Giovanni Bottesini “Passione amorosa” (trascrizione di Victor Kioulaphides), Johann
Strauss “il Pipistrello” (trascrizione di Ralf Leenen) e così i due
bis Jan Sibelius “Valse triste” (tra
l’altro espresso con carattere) e
Saint-Saens “Le cygne”, quando
sappiamo che l’Orchestra possiede
nel suo repertorio autori di interessante originalità, quali Calace, Gàl,
Kuwahara, Pahenham o, meglio, il
loro capo scuola, Silvio Ranieri.
Quartetto Le Spizziche
Pag. 22
Miki Nishiyama
Conclusa la prima intensa giornata,
l’indomani mattina viene dedicata alla Assemblea Ordinaria della
F.M.I. della quale viene fornito, separatamente, un ampio resoconto.
I concerti riprendono quindi nel
pomeriggio di Domenica 26.
Quattro gli interpreti anche questa
volta, di cui tre si esibiscono nella Hall del Museo del Cenedese e
l’ultimo nel poco distante Teatro
Da Ponte.
Quartetto “Le Spizziche”
Il primo: “Le Spizziche”. Quattro
musiciste bresciane, capeggiate da
Miki Nishiyama. Quartetto dalla
bella personalità ed ottimo livello
esecutivo. Suonano per divertirsi
(con il criterio comunque di levatura musicale) e far divertire, e ci riescono pienamente. Piacevole anche
il programma presentato: “Idillio
primaverile” di Dino Berruti, “Pizzicato bossa” di Dieter Kriedler,
“Zupfer su viert” di Fried Walter,
“Souvenir montagnard” di Carlo
Graziani Walter, “Nuovo Cinema
Paradiso” di Ennio Morricone e,
soprattutto, una espressiva interpretazione della “JPR Suite” di
Claudio Mandonico, un gioiellino,
diamantino piccolo-piccolo, ricco
di sfaccettature, effetti esterni, lasciati a discrezione dell’interprete.
Come bis, il tema da “Tiperatupeti” dello stesso Mandonico. Ottimi
strumenti, bellissimi effetti generali, sia nei fortissimi che nei pianissimi, buon assieme, ricco di attenzioni, slancio e vigore. Piacevole
da ascoltare ma anche da vedere.
Mi hanno ricordato, per un momento “Le Maliziosette” che tanti anni
fa, si presentarono ad una Rassegna
organizzata dall’Orchestra Marzuttini al Teatro Bon di Colugna (UD):
sei ragazze provenienti , anche
Andrea Bazzoni
loro, da Brescia, che suonarono con
quell’amalgama, quello spirito leggero, che ho ritrovato a Serravalle
ne “Le Spizziche”.
Quartetto “Coronaro”
A seguire il Quartetto “Coronaro”
di Breganze (VI), condotto da Andrea Bazzoni. Intestazione derivata
dal nome di una famiglia di musicisti del Vicentino, i Coronaro, appunto.
Quartetto Coronaro
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Eravamo già a conoscenza delle
qualità di ricercatore di A. Bazzoni
e questo concerto ce le ha pianamente confermate. A parte le qualità individuali del gruppo, l’affiatamento e la dimostrazione di un
suonare pulito ed elegante, ciò che
ha maggiormente colpito è stata la
bella ricerca proposta sulla realtà
musicale del territorio, ed, in questo senso, molto interessanti sono
state le spiegazioni date da Andrea
ad intervallo delle esecuzioni, sul
mondo musicale
legato al periodo del Coronaro
nonchè rispettive
dediche.
“Tanz
Traum” di Gellio
Benvenuto Coronaro, dedicato “al
Circolo dilettanti mandolinisti e
chitarristi di Milano”,
“Gavotta” di Francesco
Giaretta, dedicato
al “Circolo mandolinisti e chitarristi di Vicenza”,
“Momento lieto”
di Antonio Mozzi,
pezzo d’obbligo al
Duo De Grebber - Van den Dool
Concorso di Vicenza 1900, “Nozze
d’argento” di Erminio Pierin, uno
di quei tipici brani che i dilettanti
scrivevano per le più svariate occasioni, e di cui Giacomo Sartori è
stato degno capo fila.
Esulavano da tal repertorio tre pezzi, di cui A.Bazzoni ha però chiaramente spiegato l’inserimento:
“Notte di luna” di Simone Salvetti (brano che al Quartetto piace
particolarmente suonare), “Intermezzo” di Pietro Mascagni (pezzo
particolarmente
rappresentativo
del periodo di Coronaro) e “Danza Spagnola” di Raffaele Calace
(compositore che, secondo Bazzoni, non può non essere inserito nei
programmi mandolinistici che riguardano il Novecento).
È da considerare che, oltre alla ricerca repertoristica, il Quartetto
Coronaro ha anche dimostrato di
fare una ricerca nello studio dell’interpretazione dei vari pezzi presentati, senza cadere nel banale o nel
noioso, rendendo anzi ogni brano
un episodio a sè, ricordando che
il loro programma si ricollegava
ad un periodo dove pullulavano le
composizioni di uguali tematica e
fattura. Molto interessante anche il
bis “Echi di Napoli” di Mario Bacci, ben eseguito ma un po’ dilungativo per essere un fuori programma.
Duo De Grebber - Van den Dool
Senza doverci spostare, si sono
quindi esibiti il mandolinista olandese Sebastiaan de Grebber, accompagnato dalla fidanzata-pianista Eva van den Dool.
Perfetto lui, perfetta lei, perfetta
l’unità di assieme dei due.
Per quanto riguarda il mandolinista, tecnica bellissima, potente e
sicura. Agilità estrema sulla tastiera
che portava, a momenti, ad un surplus di energia, tanto che nel “Preludio n. 1” di Calace ad un episodio
letto alcuni anni fa a proposito di
un concerto di Giovanni Vailati al
Teatro Sociale di Udine il 27 Marzo
1855 “ .... il pubblico che tenea fissi
gli occhi sull’angelico mandolino,
s’accorse che da questo penzolava
Pag. 24
staccata una delle sue corde, era
la più essenziale, il cantino [qui
non “penzolava” ma si è nettamente sentito lo scoccare del maggiormente sollecitato La] – Quale
contrattempo? Che farà mai ora il
povero cieco? Si pensava – Ma il
Vailati, come nulla fosse di straordinario accaduto nel suo strumento, continuò a destare un diluvio
di note dalle cinque corde che gli
restavano. Il Teatro scoppiò d’applausi.” La storia si ripete! Come
se nulla fosse di straordinario accaduto, Sebastiaan ha proseguito
la sua esecuzione, con lo stesso
ardore, la stessa maestria, solo che
lui almeno, aveva un’ulteriore corda ben salda sullo strumento!
Repertorio molto interessante
quello presentato dal Duo, perfettamente eseguito, con grande attenzione, da parte della pianista,
di non sovrastare mai il suono del
mandolino, ma anzi continuamente assecondarlo od intrecciarvisi.
Oltre al “Preludio I” di Calace,
unico brano, eseguito in assolo,
Ensemble Armonie in pizzico
hanno fatto seguito, in duo la “Sonata in Re Maggiore” di Gervasio,
“La leggenda della principessa
Noccalula” di John Craton ed il
“Concerto n.2” di Calace, nel quale è stato dal Duo espresso tutto il
bello della scrittura e dell’espressività del compositore napoletano.
Come bis, un magistrale “Capriccio spagnolo” di Munier.
Due constatazioni, se tali si possono rilevare, vengono da un sì
perfetto concerto. La prima è che,
anche se con estrema sicurezza,
con assoluta maestria, con mirabile
agilità tecnica, pulizia di suono, e
con sentita espressività, Sebastiaan
de Grebber, suona con, forse un po’
troppa foga
e velocità.
Ed è, per chi
lo ascolta,
come se non
riuscisse,
lui, a stargli
dietro. La
seconda, e
torniamo al
discorso dello strumento, essendo
un grande
appassionato della liuteria Embergher (sulla quale ha anche pubblicato alcuni scritti), Sebastiaan si è
naturalmente presentato con il suo
Embergher, bello, suono chiaro,
potente tra le sue dita, ma per un sì
grande interpreste, Calace suonato
da un gran Calace...
Ensemble “Armonie in pizzico”
A concludere la rassegna un altro
gruppo bresciano “Armonie in pizzico”, un bell’insieme diretto dal
primo mandolino, Miki Nishiyama.
Repertorio nell’insieme ben noto
al nostro mondo mandolinistico,
peraltro svolto con grande unità
strumentale e levatura tecnico-in-
Ensemble Armonie in pizzico
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terpretativa; “Planxty O’Carolan”
di Bruno Szordikowski, “Danza
de Saudade” di Dieter Kreidler,
“Esortazione e danza” di Claudio Mandonico (eccellente l’interpretazione del solista, Alessandro
Bono alla chitarra), “Russian rag”
di George Linus Cobb, “Serenata
alla Pattuglia” di Carlo Allegretti
e “Carnevale di Venezia” di Costantino Bertucci, nella trascrizione
leggera e vaporosa di Miki Nischiyama che ne è stata anche la convincente protagonista negli ardui
assoli. In chiusura di serata una avvincente trascrizione, curata da M.
Nishiyama, di “Jeux d’enfants”,
tratta da “Le Cirque du soleil” del
canadese René Dupérè. Una sorpresa che ha chiuso in bellezza questa intensa quanto positiva edizione
delle Giornate Vittoriesi, a conferma della validità di questi incontri culturali, il cui merito e plauso
vanno alla Federazione Mandolinistica Italiana ed al suo Presidente
Artemisio Gavioli, assieme a tutte
le associazioni e persone che da
lungo tempo a questo fine con lui
collaborano.
Christine Teulon (17.08.2011)
Ricordando un Maestro,
di Musica e di Mandolino
di Ugo Orlandi
Spesso, parlando con mandolinisti
di varie nazionalità, mi sono trovato a definire, con naturalezza,
Takashi Ochi come “uno dei miei
maestri, uno dei pochi mandolinisti della mia adolescenza che riusciva a fare la musica con il nostro
strumento”. In occasione del suo
intervento come giurato al Concorso “G.Sartori” in Ala di Trento,
ho avuto modo di passare con lui
un po’di tempo discorrendo amabilmente, parlando soprattutto di
Siegfried Behrend e della DZO,
mi aveva comunicato la sua sorpresa per queste mie affermazioni.
Voleva comprenderne il senso, era
incuriosito. Dandomi pure lui del
“maestro” voleva sapere quanto il
mio pensiero fosse di circostanza
o reale, desiderava capire come era
possibile che io, non avendo mai
preso una lezione con lui, potessi
considerarlo “mio maestro”. La mia
spiegazione gli era piaciuta, l’aveva trovata reale e convincente.Non
avevo fatto altro che parlargli delle
ore da me passate (insieme a Lorenzo, Claudio, Fiorenzo, Alberto,
Carlo e molti altri, allora giovani,
esecutori dell’Orchestra a plettro di
Giovanni Ligasacchi) ad ascoltare
gli LP (long plaing) della DZO descrivendogli il mio stupore nel sentire il “suo mandolino” giapponese
ricamare con le “diminuzioni rinascimentali” Gopak (mentre la maggior parte dei mandolinisti di allora
era al perenne inseguimento del tremolo….) e ancor di più quando gli
ho comunicato la mia impressione
al primo ascolto della sua registrazione del concerto in do maggiore
per mandolino di A. Vivaldi. Non
avevo utilizzato
dei complimenti, gli avevo detto che all’epoca,
parliamo
del
1976, io ero un
promettente studente di tromba
con una forte
passione
per
la musica e gli
strumenti antichi
. Continuavo lo
studio del mio
primo strumento, il mandolino,
ma non riuscivo
a capirne i limiti.
Non riuscivo a
capire se il problema era rappresentato dallo
strumento (che
a me sembrava, allora come
ora, un bellissimo strumento)
oppure dai mandolinisti. Insomma
non capivo perché, già negli anni
’70 del 900, i violinisti, i flautisti, i
cembalisti ecc. facevano le fioriture,
gli abbellimenti, le ornamentazioni,
ornavano improvvisando estemporaneamente i tempi lenti dei loro
concerti mentre i mandolinisti “interpretavano” il loro concerto di Vivaldi (perché a quell’epoca, prima
della riscoperta di B. Bianchi con i
Solisti Veneti di Claudio Scimone,
e poi di G. Anedda, si suonava solo
Vivaldi) senza osare nulla. Alla fine
quello che dissi a Takashi Ochi fù:
nell’ascoltare la tua registrazione
di Vivaldi, con gli splendidi abbel-
Pag. 26
limenti del secondo movimento mi
si aprì un nuovo mondo artistico.
All’inizio rimasi sconcertato, quasi offeso. Poi, sempre di più, in
me si fece strada la coscienza di
proseguire su quella strada. Pensai che un musicista giapponese
con la forza e la qualità artistica di
proporre per la prima volta questa
lettura non poteva essere lasciato
nell’isolamento. Negli stessi anni
venne istituita la cattedra di Mandolino, prima in Europa, presso il
Conservatorio di Padova.
Contro tutte le indicazioni, di maestri ed amici, mi iscrissi e tentai
una nuova avventura. Grazie Maestro Takashi.
Piccola Orchestra “Mutinae Plectri”
Scuola di Mandolino – Saggio finale
Da sin. Massimo, Bruno, Nicola e Marco
Si è svolto venerdì 27 maggio il
Saggio della Scuola di Mandolino tenuto a Modena dalla prof.ssa
M.Cecilia Vaccari della Piccola Orchestra MUTINAE PLECTRI.
Il Corso di Mandolino, giunto ormai al terzo anno di attività, si è
svolto in questi anni presso la sede
dell’Università della Terza Età “Il
Salotto Magico”, sotto il patrocinio
della Circoscrizione n.1 di Modena.
Tra i 15 allievi che quest’anno hanno frequentato il corso sono rappresentate tutte le età: il più anziano ha 82 anni, il più giovane ne ha
appena compiuti 8. Ci sono allievi
principianti e allievi che, avendo
suonato in gioventù e poi abbandonato lo strumento in un angolo,
hanno voluto riprenderlo in mano
sotto una guida sicura.
Per ognuno di loro l’impegno e
l’entusiasmo sono notevoli e ognuno trova nella lezione settimanale
qualcosa che lo faccia crescere con
soddisfazione. Il corso si è svolto
alternando lezioni individuali e lezioni di insieme, in modo che ogni
allievo possa apprendere la tecnica
dello strumento per poi utilizzarla
nell’attività di gruppo.
Il corso si è posto quindi dagli inizi come luogo di crescita musicale,
Pag. 27
artistica e culturale e quest’ultimo
saggio mostra i risultati che un allievo può raggiungere se seguito
con attenzione e con passione.
Il pomeriggio è iniziato alle 17,30
con il ritrovo presso una sala messa a disposizione dal ristorante “Il
Carpaccio” di Portile (Modena):
definita la disposizione delle sedie
e accordati gli strumenti, è iniziata
l’esibizione, alla presenza di genitori, coniugi, figli e nipoti.
Era presente anche la Presidente del “Salotto Magico”, prof. ssa
Elena Fano, che alla fine ha preso
la parola riconoscendo la crescita
del gruppo di allievi che l’asso-
ciazione considera un po’ propri
figli, e, come i figli che crescono,
ad un certo punto prendono la loro
strada. Infatti dal prossimo anno
scolastico la Scuola di Mandolino
continuerà come scuola dell’Associazione “Mutinae Plectri”, nata il
15 maggio scorso come estensione
della Piccola Orchestra Mutinae
Plectri, già Quintetto “A. Malagoli”. La scuola si pone anche come
formazione di strumentisti che andranno ad aggiungersi all’organico
dell’Orchestra. Già
due giovani allievi
hanno
partecipato
ad alcuni concerti e
stanno impegnandosi rigorosamente per
appropriarsi del repertorio di base della
formazione che, nata
come quintetto, si sta
trasformando pian
piano in un gruppo
più ampio.
I brani eseguiti hanno rappresentato un
repertorio notevolmente vasto dal punto di vista storico e di
genere.
Ci sono state trascrizioni di brani famosi:
Because dei Beatles
(proposto e fortemente sollecitato da
Massimo Giraud), la
colonna sonora del
film L’ultimo Imperatore di R. Sakamo- Giuseppe
to (trascritto all’allievo stesso che
lo ha poi suonato, Davide Pancetti), Primo Dolore di R. Schumann
(dal Metodo per Mandolino di S.
Ranieri, eseguito da tutti gli allievi), Plaisir D’amour di G. Martini
(ancora nella trascrizione di Silvio
Ranieri per quintetto a plettro), il
Canone in Re di J. Pachelbel (in
cui hanno suonato, oltre agli altri,
anche i due pricipianti Santo Zippo
e Mariuccia Corbelli).
Non sono mancati i tradizionali
brani napoletani (O’ Marenariello
di S. Gambardella, richiesto e studiato da Paolo Benassi, Giuseppe
Di Genova, Alberto Meschiari e
Cinzia Poppi) e romagnoli (Rita
Polka, brano anonimo suonato da
Massimo Giraud, Bruno Ghedini e
suo nipote Nicola Gandolfi).
È stato suonato un brano del mandolinista sudamericano A. Ferreira,
Mozarteando (conteso fino all’ulti-
mo da Massimo Giraud e da Marco
Pisa, e alla fine suonato in forma
antifonale da entrambi).
Un giovane chitarrista, Giovanni
D’Orso, ha invece eseguito Moon
Child di J. Hochweber.
La piccola Orchestra Mutinae
Plectri ha eseguito la Czardas
di G. Sgallari e la Prof.ssa Vaccari ha eseguito il solo Language D’amour, sempre di Sgallari.
Pag. 28
Molto impegnativa ma di grande
soddisfazione è stata l’esecuzione
delle Quattro Danze Nazionali di
K. Schwaen, che ha visto la partecipazione congiunta dell’Orchestra
e di alcuni allievi. Interesse e molta simpatia hanno accompagnato
la recitazione della poesia Eppure
Li Chiamano Mandolinisti sui tre
allievi Giuseppe, Alberto e Paolo,
creata dal “decano” della scuola,
dott. Giuseppe di Genova, poeta e
scrittore di folklore, ed ora di nuovo mandolinista.
È stata una bella
sorpresa per tutti
quando si è presentato nella sala del
saggio il Presidente della FMI, dott.
Artemisio Gavioli,
venuto ad ascoltare le esibizioni.
Nell’intervento
fatto alla fine della manifestazione, il Presidente
ha avuto parole di
apprezzamento nei
riguardi degli allievi e ha ricordato
a tutti l’importanza storica e culturale dello strumento. “C’è ancora, in
Italia, tanta strada
da fare per riportare l’attenzione e
la conoscenza del
mandolino ai livelli del passato.
E in questa strada sono importanti
pietre miliari i corsi come quello a
cui partecipano questi allievi, che
creano interesse e ampliano le possibilità di ascolto.”
Alla fine delle esibizioni, tra gli
applausi e i ringraziamenti, sono
stati consegnati i diplomini di fine
corso. E poi… pizza a volontà per
tutti.
Giuseppe (Joseph) Sgallari
Mandolinista e Compositore europeo
Ricerca effettuata dalla Piccola Orchestra “Mutinae Plectri” di Modena
Curatore parte storica: Piergiorgio Pecorari
Curatrice parte musicale: Maria Cecilia Vaccari.
Giuseppe Sgallari nacque a Spilamberto (Modena) il 17 dicembre
1868 da fu Giovanni e da Fontoni
Luigia. Nulla si sa di lui fino al
1892 quando, ventitreenne, ricevette l’invito a collaborare, come
compositore, dalla Direzione del
nascente Giornale di Musica “Il
Mandolino” di Torino, cui rispose
con il duo (m e ch) Fata Bruna.
Il titolo di Maestro, riportato sul
frontespizio, testimonia la considerazione in cui era tenuto dalla
rivista. Queste poche notizie fanno
pensare che a quella data egli fosse
in possesso di una apprezzata preparazione musicale, di una discreta
competenza compositiva e godesse
di buona fama, favorita da apprezzabili esibizioni orchestrali. Nel
1892 esisteva infatti a Lerici (La
Spezia) il Circolo Filodrammaticomandolinistico, La Giovane Lerici,
del quale, come riportato nel 1994
ne Il Mandolino, è direttore..
Da quanto sopra e da ricerche relative al contesto musicale del paese
natale, si può ipotizzare – o meglio
affermare - che Giuseppe Sgallari
abbia ricevuto una prima formazione musicale in Spilamberto o in
una delle città viciniori (Modena o
Bologna, già in fermento mandolinistico); padrone di un discreto
bagaglio musicale e, nello specifico mandolinistico, a circa 18 anni
sia entrato a La Spezia al servizio
della Marina Militare e da qui della
Nave Ammiraglia, ove ha approfondito, sotto la guida del Maestro
della Banda musicale, gli studi in
armonia e contrappunto (Sparks).
Di lui, insegnante, composito-
re e direttore Il
Mandolino,
e
successivamente, Il Concerto,
riportano numerose notizie. Ad
es “Il 24 maggio
1894 il Circolo
filodrammaticomandolinistico
La Giovane Lerici si recava nel
limitrofo paese di
Serra …. Mercè
l’attiva capacità della Sezione
Mandolinistica,
diretta dal Maestro
Sgallari
Giuseppe, furono eseguiti scelti
pezzi, che vennero applauditi”. “24 giugno
1894 il Circolo
filodrammaticomandolinistico
La Giovane Le- Giuseppe Sgallari sulla lapide sepolcrale
rici rallegrava il paese con un ar- sviluppo della vita mandolinistica,
monioso concerto mandolinistico non solo italiana, è sintetizzato in
dinanzi alla sala sociale, presenti questi due fatti: quando nel 1897 a
circa 2000 persone...”. “Il 12 mag- Bologna viene fondato Il Concerto,
gio 1985 Il circolo mandolinisti- Giornale bimensile di musica manco lericino, diretto da G. Sgallari, dolinistica, Sgallari fu uno dei priesegui un applauditissimo scelto mi collaboratori; nello stesso peprogramma…. Gli applausi vivis- riodo (1895/6) in relazione al suo
simi meritati, furono di sprone agli apporto alla realtà musicale francese, viene insignito dell’onorificen
allievi ed al Maestro.”
L’8/11/1894 sposa Hawefkins Ca- za di “membro onorario dell’Institerina Isabella e pone la sua resi- tut populaire de France”.
denza a Spilamberto in via Obici, La sua fama ha già superato le barn.2, continuando tuttavia l’attività riere nazionali. Scrive Sparks:“Egli
era sufficientemente popolare da
musicale a Lerici.
Il suo desiderio di contribuire allo intraprendere una carriera interna-
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Sgallari risiede tra noi, il mandolino ha acquistato una importantissima posizione nei festival musicali... Non eravamo conosciuti da
nessuno, ora abbiamo avuto l’avventura di comparire a La Grande
Harmonie, la più selettiva e più
critica società presente in Bruxelles”.
A Bruxelles incontra le condizioni
ideali; la sua attività diventa frenetica. Numerosi sono i concerti tenuti in città e nelle città vicine, cui
i giornali musicali dell’epoca diedero grande risalto.
L’Harmonie, in merito ad un concerto organizzato a Malines, scrive: “Il signor. Sgallari, mandoliGiornale BMG - collaboratore Signor Sgallari
nista d’un talento incontestabile,
zionale come esecutore, insegnante ha eseguito diversi brani di sua
composizione ed ha riportato un
e direttore d’orchestra” .
vero trionfo. Questo artista è di
Nel 1897 lascia l’Italia e si trasfe- una forza non comune e raramente
risce in Belgio. Scrive Sparks: “A ci fu data la possibilità di ascoltaBruxelles, il mandolino incomin- re suonare questo strumento con
ciò a raggiungere una popolarità un temperamento ed una maestria
notevole solo a partire dal 1897 così perfetta”. Il Concerto scrive:
con l’arrivo di Giuseppe Sgallari, “Le sue composizioni hanno otche iniziò ad insegnare presso la tenuto dei veri trionfi non solo in
comunità inglese ivi presente ed ha Italia ma anche all’estero, cioè in
anche diretto l’orchestra mando- tutti i Paesi in cui il Prof. Sgallari
linistica, La Mandolinata” . Il suo esercitò la sua fenomenale attività
notevole contributo è ben delineato di concertista, di compositore e di
da H. Gerard, presidente di questa insegnante”.
orchestra: “Da quando il signor L’attività didattica – altra sua ca-
ratteristica - è documentata dalle
esibizioni dei suoi allievi e dalle
brillanti carriere di alcuni di essi.
Due meritano di essere menzionati: Madama Barberini-Licari,
professoressa di mandolino, molto
stimata da Raffaele Calace e Fr. De
Bremaeker, compositore, poi direttore della Mandolinata e membro
del quartetto di Silvio Ranieri.
Verso la fine del 1902 Sgallari matura il progetto di lasciare La Mandolinata per trasferirsi nella vicina
Inghilterra. Londra era considerata
una meta agognata di molti musicisti. “Questa decisione è senza dubbio da ricollegare alla presenza di
Silvio Ranieri stabilitosi a Bruxelles due anni prima (1901). Oltre a
possedere una tecnica prodigiosa,
Ranieri era un preparato musicista, capace di elevare lo standard
artistico dei mandolinisti di Bruxelles. La reputazione di Sgallari
iniziò ad impallidire rapidamente;
fu allora che egli decise di accogliere l’invito degli amici Inglesi a
trasferirsi a Londra”. (Sparks)
Arrivato a Londra, fece la sua prima apparizione pubblica durante
un concerto in Kensington Town
Hall il 7 maggio 1903 e subito iniziò la sua attività di insegnante,
Spilamberto - L’edificio sede del Comune, come si presentava negli anni 1894-1895. Nella foto è ben visibile la casa natale di Sgallari, proprio
attaccata alla Casa Comunale, l’edificio bianco dopo i sei occhi di portico. Fotografia probabilmente di Giovanni Sirotti: aristotipo – Anni 1894
- 1895 - da M.C. Vecchi, Spilamberto in fotografie e cartoline d’epoca”, Spilamberto, 2008.
Pag. 30
Spilamberto - La piazza principale di Spilamberto ai tempi di Sgallari. Sulla sinistra la Casa
Comunale al cui angolo iniziava Via Obici. Cartolina: Ed. Freschi Ettore – Spilamberto - Anni
1915-1921 da M.C. Vecchi, Spilamberto in fotografie e cartoline d’epoca”, Spilamberto, 2008.
di direttore e di collaboratore in
qualità di specialista del mandolino per il giornale musicale BMG
(Banjo, Guitar, Mandoline) della
Clifford Essex, per il quale lavorerà fino al suo rientro in Italia. Oltre
al mandolino, insegnò tecnica ed
arte dell’arrangiamento orchestrale
per mandolini. Fu inoltre direttore
de “Li Gondolieri”, “una troupe di
suonatori, cantanti e danzatori che
si vestivano in costume nazionale e
si esibivano in un repertorio che includeva Canzoni napoletane e medley tratti da Rigoletto, Il Barbiere
di Siviglia e la Bohème”.
Nonostante ciò, l’Inghilterra non
gli ha offerto ciò che si aspettava.
Le varie orchestre mandolin-banjo-guitar avevano già i rispettivi
direttori e molta musica veniva
importata dall’America. Sebbene
le orchestre mandolinistiche inglesi avessero in programma anche
brani della sua produzione, egli
non riuscì a formarsi un’orchestra
come quella costruita in Belgio, di
conseguenza anche l’attività compositiva ne subì: poche sono le sue
composizioni date alle stampe,
come pure quelle conservate negli
archivi del giornale della Clifford
Essex Music Co. Ltd Londra.
Come già in Belgio, anche qui coltivò i contatti con mandolinisti di
diverse nazioni, uno di questi fu
il grande mandolinista, liutista e
scrittore americano, Samuel Adelstein, cui dedicò Air du ballet per
quartetto.
È in questa chiave che va visto il
suo rientro in Italia, annunciato con
grande rilievo (1905) da Il Concerto: “Joseph Sgallari, il troviere
elegante, il concertista di polso, il
compositore pieno di originalità
e di grazia, ha sentito la nostalgia
del bel cielo natio, e sognando, fra
le giornate nebbiose di Londra, le
limpide aurore e i rosei tramonti è tornato a bearsi nel seducente
aspetto della Patria…. E rimettendo il piede in Italia, sapete da che
cosa è stato subito attratto? Dal
fascino irresistibile de Il Concerto;
…. Qui a Bologna Joseph Sgallari
dirigerà le Pagine d’album, il nuovo periodico per Mandolino solo
…”
Tra il 1905/6 ritorna quindi in Italia
mantenendo la sua residenza effettiva a Spilamberto.
Si sa che quando arrivò a Bologna
prese parte nel 1906 ad un concerto
organizzato dal club mandolinisti-
Pag. 31
co locale (35 suonatori); poi scompare dalla scena musicale. Il 18
ottobre 1925 si trasferisce da Spilamberto a Modena, ove si spegne
il 17 febbraio 1926.
Il Mandolino così lo commemora: “Giuseppe Sgallari fu il primo
compositore che rispose al nostro
appello nel 1892, cioè nel primo
anno di vita del nostro periodico…. La vena musicale ricca, fine,
melodiosa e geniale di cui il compianto Maestro ha irrorato tutti i
suoi lavori, gli ha creato una aureola di gloria, il cui grato ricordo
sarà dolce balsamo all’addolorata
famiglia... C. Monticone.”
Nell’epigrafe sulla lapide sepolcrale è scritto: “anima d’artista, fu
geniale compositore di musica, le
sue doti di mente e di cuore lo resero benvoluto ed ammirato”.
La produzione a noi nota si aggira
sulla settantina di brani di cui più
di una ventina sono stati recuperati e costituiscono oggetto di studio
della Piccola Orchestra Mutinae
Plectri.
Dalla conferenza-concerto del
29 maggio 2011 nel cortile della
Rocca di Spilamberto (Modena).
Bibliografia:
1 Sparks Paul – The Classical
Mandolin. Clarendon Press. Oxford, 1995.
2 Il Mandolino (Torino), Il Concerto (Bologna), Vita Mandolinistica (Bologna) da raccolte di
Vittorino Giusti, che si ringrazia,
e Piergiorgio Pecorari.
3 M. C. Vaccari – P. Pecorari: Il
Periodo d’oro del mandolinismo
italiano. Acc. Naz. Sci. Lett. Arti
Modena. Sez VIII, v.XIII (2010), p
299.
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