ELETTROMAGNETISMO. L’esperienza di Hans Christian Oersted. Nel luglio del 1820 H. C. Oersted, per caso, notò che una bussola posta nei pressi di un filo percorso da corrente continua modificava il proprio orientamento. Studiando questo comportamento notò che la bussola tendeva ad orientarsi perpendicolarmente al filo. In una visione dall’alto la bussola, spostata gradualmente lungo la direzione dell’ago, percorreva una circonferenza. Questa osservazione per la prima volta ha unito fenomeni elettrici con fenomeni magnetici: ha inizio l’elettromagnetismo. Prime deduzioni: - Se la bussola ha mutato il proprio orientamento legato alla direzione del campo magnetico terrestre, ciò è avvenuto perché è comparso un altro campo magnetico più intenso di quello terrestre e questo campo magnetico è stato prodotto dalla corrente elettrica. - Mentre il campo magnetico terrestre si orienta lungo i meridiani terrestri ( almeno con una certa approssimazione), il nuovo orientamento della bussola fa supporre la presenza di linee di forza e queste linee di forza hanno la caratteristica di essere delle linee chiuse concatenate con il filo percorso dalla corrente elettrica. - a queste linee di forza è stato dato un verso, quello che ha la curvatura della mano se si impugna il filo con il pollice nel verso della corrente. Altre osservazioni: - una bussola posta su una linea di forza si orienta in modo da avere la linea che entra nel sud ed esce dal nord. - La Terra, pensata come un grosso magnete, ha il polo Sud magnetico presso il polo Nord geografico. ELETTROMAGNETISMO L’esperienza di Faraday Qualche anno dopo C. Oersted, M.Faraday eseguì una esperienza altrettanto fondamentale per la comprensione dei fenomeni magnetici: Facendo passare un conduttore all’interno di un magnete, egli notò che, quando il conduttore era percorso da corrente elettrica, una forza agiva sul conduttore stesso con le seguenti caratteristiche: 1. questa forza era perpendicolare al verso della corrente ( + -); 2. questa forza era perpendicolare alla direzione del campo magnetico (nord sud); 3. questa forza era massima quando il verso della corrente era perpendicolare alle linee di forza del campo magnetico, per diventare nulla quando il verso della corrente diventava parallelo alle linee di forza del campo magnetico. 4. questa forza era proporzionale alla lunghezza del filo compreso tra i poli del magnete. Questa esperienza ha permesso di definire l’unità di misura che utilizzeremo per esprimere l’intensità del campo magnetico anche se la sua denominazione è vettore induzione magnetica che si indica con la lettera B. Formula : F i·B·l o in modo più operativo F i·B·l·sin essendo: F la forza che agisce sul filo i l’intensità della corrente espressa in Ampere B il vettore induzione magnetica ( l’intensità del campo magnetico) l la lunghezza del filo compreso tra i poli del magnete a l’angolo tra il verso della corrente e le linee di forza del campo magnetico. Dalla precedente formula si ottiene la formula inversa: B F che permette di definire il Tesla i·l (T) 1N ( si ha un campo magnetico 1A·1m di 1 T quando un conduttore, posto perpendicolarmente al campo magnetico,e percorso da una corrente di un Ampere, subisce una forza di un Newton). Regola della mano destra: questa regola empirica permette di conoscere la direzione della forza disponendo le tre dita della mano destra ( pollice, indice, medio) uno perpendicolare agli altri due; il pollice indica la direzione della corrente (Ampére), l’indice indica la direzione del campo magnetico (B ), e il medio indica la direzione verso della forza ( F ), 1T ELETTROMAGNETISMO L’esperienza di Ampére Dalle precedenti esperienze di Oersted e di Faraday ormai si era dedotto che una corrente elettrica genera attorno a sé un campo magnetico. Ampére, quindi, dedusse che due correnti elettriche, generando due campi magnetici, in qualche modo si sarebbero comportate come due magneti manifestando fenomeni reciproci di attrazione o repulsione. L’esperienza di Ampére consiste nel verificare la presenza della forza attrattiva o repulsiva tra due correnti parallele. 3. Le conclusioni furono: 1. Due correnti elettriche concordi si attraggono; 2. due correnti elettriche discordi si respingono. Il calcolo di questa forza ha portato alla seguente formula: i ·i ·l F k· 1 2 d essendo : i1 e i2 l d K 4. l’intensità delle due correnti in Ampére la lunghezza del tratto dei due fili la distanza tra i due fili. una costante che in base alle nostre unità di misura viene definita uguale 2 ∙ 10-7 oppure µ0 / 2 essendo µ0 = 4··10-7, detta permeabilità magnetica del vuoto. (N/A2) Questa formula ha permesso di dare una definizione di 1 A: due fili sono percorsi dalla corrente di 1 A quando, posti alla distanza di 1m, per un tratto di filo lungo 1m, si attraggono o si respingono con la forza di 2·10-7 N. 5. L’esperienza di Ampére ha permesso di avanzare delle ipotesi sulla struttura atomica di un magnete, ipotesi che giustificano il comportamento dei magneti stessi: a) un magnete è costituito da strutture microscopiche (domini di Weiss) in cui gli atomi hanno elettroni che ruotano su orbite più o meno complanari, nello stesso verso; b) questo fatto causerebbe una corrente superficiale attorno al magnete che causerebbe la attrazione o la repulsione con altri magneti. Nord Nord c) se questa corrente gira in senso antiorario, il polo che guardiamo è il polo nord, se invece gira in senso orario, guardiamo quello sud: i due poli sono inscindibili perché sono la stessa corrente osservata da due punti di vista opposti. 6) Questa esperienza inoltre è stata anche alla base delle riflessioni di A.Einstein in quanto è una delle situazioni della non applicabilità della relatività newtoniana ai fenomeni elettromagnetici: se un osservatore fosse in moto costante tra i due fili, con velocità uguale a quella della corrente, dovrebbe valutare le cariche della corrente ferme e quindi soggette alla forza di Coulomb, con un’azione repulsiva, invece l’esperienza afferma che c’è una attrazione… Rappresentazione dell’azione magnetica tra conduttori percorsi da corrente elettrica: ELETTROMAGNETISMO La corrente elettrica causa un campo magnetico Le correnti elettriche generano campi magnetici Premesse: l’esperienza di Oersted aveva fatto notare che una corrente influenza il comportamento di una bussola; da questa osservazione si era dedotto che una corrente elettrica genera un proprio campo magnetico; a questo campo magnetico si era dato un verso con l’uso della regola della mano destra …. l’esperienza di Ampére aveva confermato che le correnti elettriche generano un campo magnetico; per l’esperienza di Ampére si era data anche una formula che permetteva il calcolo della forza interagente tra le due correnti elettriche: F 0 i1 ·i2 ·l · 2 d Calcolo dell’intensità di un campo magnetico prodotto da una corrente elettrica Dopo l’aspetto qualitativo, esistenza e direzione del campo magnetico, ora si propongono le formule che operativamente permettono di calcolare l’intensità del vettore induzione magnetica in generale e in qualche caso particolare. Presentiamo innanzitutto la formula di Ampére-Laplace che può risultare alquanto criptica per i non addetti ai lavori, ma che esprime la sintesi di questi due studiosi sull’argomento; questa formula permetterebbe di calcolare l’intensità del campo magnetico, generato da una corrente elettrica che percorre un circuito di forma qualunque, in un qualsiasi punto dello spazio: Formula di Ampére-Laplace: B 0 ut ur i dl 4 r 2 che deve essere così interpretata: il circuito elettrico lo si può ritenere formato da tanti tratti, relativamente piccoli, che noi indicheremo con dl; ciascuno di questi tratti di circuito, percorso da corrente elettrica, genererà un campo magnetico che nel punto P avrà una certa intensità; la somma di tutti i valori dell’intensità del campo magnetico ottenuti per ciascun tratto dl del circuito darà il valore del campo magnetico richiesto; questa somma è espressa dal simbolo di integrazione , che rappresenta una esse stilizzata ( somma) mentre il cerchietto sovrapposto sta ad indicare che questa somma è fatto lungo un percorso chiuso. B è il vettore induzione magnetica del c.m. in un punto P; Gli altri valori sono: /4 = costante che nel vuoto vale 10-7; i = intensità della corrente che percorre una linea chiusa; r = distanza variabile del punto P da un tratto della linea chiusa di lunghezza infinitesima dl; dl = tratto infinitesimo della linea chiusa, considerato un segmento di retta tangente; utur = prodotto vettoriale dei due vettori unitari che indicano la direzione il primo della corrente e il secondo la direzione della retta che congiunge il tratto dl del circuito e il punto P: operativamente corrisponde al seno dell’angolo tra queste due direzioni. 1) campo magnetico prodotto da una corrente elettrica di un filo rettilineo: formula per sapere l’intensità del campo magnetico ad una distanza di r dal filo: B 0i 2 r essendo: 0 = la costante di permeabilità 4·10-7 i = l’intensità della corrente in Ampére r = la distanza del punto dal filo. Questa formula è anche detta Legge di Biot-Savart. Questa formula si può ottenere dalle formule di Faraday e di Ampère: F = i∙B∙l i i l F= 0 1 2 2 r 0 i1 i2 l i B l 2 r forza esercitata da un c.m. su un filo percorso da c.e. forza esercitata dai c.m. prodotti da c.e. parallele B 0i 2 r c.m. prodotto da una corrente a distanza r dal filo. 2) campo magnetico prodotto da una corrente elettrica che circola in una spira circolare: B In un punto P dell’asse della spira 0 ·i·R 2 B 3 2 R2 y2 Nel centro della spira (y = 0) ·i B 0 2·R Se le spire sono n ( bobina di n spire),il valore precedente è da moltiplicare per n. 3) campo magnetico all’interno di un solenoide: Se le spire sono allineate ordinatamente, se il raggio delle spire è relativamente più piccolo della lunghezza della loro disposizione, se il passo tra una spira è l’altra è piccolo, allora si ha un solenoide; al suo interno il campo magnetico è ritenuto uniforme e la sua intensità è data dalla formula ·i·N B o essendo i = intensità di corrente, l N = numero delle spire l = lunghezza del solenoide. Talvolta, al posto del rapporto N/l, si scrive n indicando con questa lettera la densità delle spire (numero di spire per unità di lunghezza). Momento di una spira percorsa da corrente elettrica in un campo magnetico. Se una spira, percorsa da corrente elettrica, e libera di ruotare attorno ad un asse, è attraversata da linee di forza di un campo magnetico, essa può essere soggetta ad una rotazione. Nella prima figura ipotizza una spira disposta perpendicolarmente alle linee di forza magnetiche ( si ricorda che la direzione della spira è perpendicolare alla superficie delimitata dal circuito), in questo caso i tratti AB e CD sono perpendicolari alla linee di forza e quindi sono soggetti alla forza F = B·i·l in cui B è il vettore induzione magnetica; i è l’intensità della corrente l è la lunghezza del tratto AB o del tratto CD. Se la corrente percorre la spira da D verso A, le forze che agiscono sui tratti AB e CD sono parallele, ma discordi, quindi eserciteranno una coppia sulla struttura della spira ( seconda figura) causandone la rotazione fino alla posizione indicata nella terza figura, nella quale le due forze, sempre opposte, agiscono su una medesima retta. Calcolo del momento: Per momento di una coppia si intende il prodotto della forza per il braccio, ovvero per la distanza delle rette di azione delle due forze. Nella seconda figura è evidente che il braccio in quella situazione corrisponde alla lunghezza del tratto di circuito BC; mentre nella terza figura il braccio è nullo. Per le situazione intermedie, come può dedursi dalla figura qui a fianco, si nota che il braccio è dato dal prodotto della lunghezza del tratto BC per il seno dell’angolo che è l’angolo tra la direzione del campo magnetico e la direzione della superficie. Tenendo presente queste osservazioni si può dare la formula del momento che agisce su questa spira: M = F·br = (B·i·AB)·BC·sen = B·i·S·sen ( essendo S la superficie racchiusa dalla spira e togliendo quindi quella condizione, introdotta solo per motivi didattici, che la spira fosse rettangolare). Questo fenomeno è alla base di varie applicazioni tecniche come gli strumenti di misurazione (tachimetro, amperometri…) e dei motori elettrici. Schema per un motore elettrico a corrente continua: Schema di un amperometro