EUTANASIA/VATICANO – VIALE “NIENTE PIETA' PER NESSUNO. EPPURE WOJTYLA DECISE DI MORIRE.” Silvio Viale, medico, dirigente di EXIT-Italia è intervenuto sul documento della Congregazione della dottrina della fede sul tema della sospensione delle cure in relazione al caso dui Terry Schiavo. Silvio Viale ha dichiarato: “Il punto non è la posizione della Chiesa, come vincolo per i cattolici, ma la pretesa di imporla a tutti tramite leggi che escludono ogni possibilità di agire secondo coscienza e volontà. In pratica significa niente pietà per nessuno. Questa è l'essenza della posizione espressa dalla Congregazione della dottrina per la fede. Un'ingerenza nella coscienza dei cittadini. Eppure si poteva sperare in qualcosa di più, considerato che Giovanni Paolo II scelse di morire, rifiutando quei presidi medici che avrebbero potuto prolungarne la vita, insieme alle sofferenze.” “Proprio qualche mese prima della sua morte, in un messaggio inviato ai partecipanti alla Conferenza Internazionale sulle Cure Palliative promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria (12.11.2004), quasi annunciando quella che sarebbe stata la propria decisione, Wojtyla aveva scritto che l’interruzione della terapia “è eticamente corretta quando la stessa risulti inefficace o chiaramente sproporzionata ai fini del sostegno della vita o del recupero della salute”. Infatti, è proprio Giovanni Paolo II che decide di non sottoporsi più a cure, non il suo medico, che lo asseconda alla morte. Osservavo allora, alla vigilia della sua morte (01.04.2005), che, se il Papa avesse rinunciato al ricovero e, quindi, all’assistenza in un reparto di terapia intensiva, si sarebbe trattato di una forma di eutanasia, come di fatto è stato.” “Prendendo spunto dal caso di Tery Schiavo – ma come non pensare a Eluana Englaro in stato vegetativo da 15 anni – la Congregazione per la dottrina della fede ha perso un'occasione, quella di proseguire sulle riflessioni che la morte pubblica in diretta di Giovanni Paolo II ha stimolato in tutti. Considerare l'alimentazione e l'idratazione forzate, mediante tubi, come una forme naturale di nutrizione è una bestemmia, come lo è quella di dire che in quelle condizioni Terry Schiavo e Eluana Englaro morirebbero di “fame e di sete”, soffrendo. Sappia la Congregazione per la dottrina della fede che Eluana Englaro non c'è più da 15 anni e che, invece, è Giovanni Nuvoli che è stato costretto a morire di sete e di fame. La speranza, anche per la Chiesa, è che le leggi di uno Stato laico sappiano fare una cosa buona e giusta per tutti, nel rispetto di tutte le posizioni, comprese quelle della Chiesa.” Torino, 14 settembre 2007 EUTANASIA: VATICANO A VESCOVI USA, MAI GIUSTIFICATA INTERRUZIONE CURE Citta' del Vaticano, 14 set. (Adnkronos) - L'abbandono o l'interruzione delle cure per il paziente che versa anche in condizioni di stato vegetativo non e' mai giustificato. E' quanto conferma oggi la congregazione per la dottrina della fede con una nota in risposta ai vescovi Usa circa l'alimentazione e l'idratazione artificiali. Il testo del Vaticano fa riferimento all'intervento su questa materia di Giovanni Paolo II tenuto il 20 marzo 2004, ai partecipanti ad un Congresso Internazionale su "I trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici". L'obbligo di non far mancare le cure normali dovute all'ammalato in casi estremi comprende, afferma la Congregazione per la dottrina della fede, 'anche l'impiego dell'alimentazione e idratazione'. 'La valutazione delle probabilita', fondata sulle scarse speranze di recupero quando lo stato vegetativo si prolunga oltre un anno, non puo' giustificare eticamente l'abbandono o l'interruzione delle cure minimali al paziente, comprese alimentazione ed idratazione'. 'La morte per fame e per sete - prosegue il testo - infatti, e' l'unico risultato possibile in seguito alla loro sospensione. In tal senso essa finisce per configurarsi, se consapevolmente e deliberatamente effettuata, come una vera e propria eutanasia per omissione'. EUTANASIA:STATO VEGETATIVO PERMANENTE E'VITA DA RISPETTARE (AGI) - CdV, 14 set. - Anche se in "stato vegetativo permanente", il paziente "e' una persona, con la sua dignita' umana fondamentale". Lo afferma la Congregazione della Dottrina della Fede in risposta ad un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, sottolinenado che dunque anche al paziente che si trovi in questa situazione "sono dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali". Tale risposta del dicastero vaticano e' stata approvata da Benedetto XVI, nel corso di un'udienza concessa al prefetto, card. William Joseph Levada. E il Papa, precisa il testo, "ne ha ordinato la pubblicazione". "La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, e' in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita". Lo afferma la Congregazione della Dottrina della Fede rispondendo a un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Tale somministrazione, spiega il dicastero vaticano, "e' quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalita' propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente". Secondo l'ex Sant'Uffizio, "in tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione". EUTANASIA/ VATICANO: MAI STOP ALIMENTAZIONE ANCHE SE IN COMA Risposta a un quesito dei vescovi Usa dopo il caso Terri Schiavo Città del Vaticano, 14 set. (Apcom) - Per la Chiesa cattolica è "obbligatoria" la somministrazione di cibo e acqua ad una persona che versa in stato vegetativo permanente: lo ribadisce la Congregazione della dottrina della fede, in risposta a due domande che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti formulò nel 2005, a pochi mesi dalla morte di Terri Schiavo (31 marzo di quell'anno), un caso che infiammò il dibattito Oltreatlantico sull'eutanasia e l'accanimento terapeutico.