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Sala 2. Il Regno Italico e gli anni della Restaurazione
Il Friuli fra dominio Austriaco e riconquista francese - Una terra contesa e la
riorganizzazione di un territorio
Dopo Campoformido, gli austriaci ritornano in Friuli. Nel tentativo di cancellare l’esperienza
napoleonica e in attesa di varare nuove riforme, restaurano l’antica impalcatura feudale e le
vecchie istituzioni, garantendosi così l’appoggio delle classi dirigenti, e istituiscono tribunali e
censura per controllare il dissenso. Sono anni di guerra continua e il Friuli, terra di passaggio e
avamposto delle truppe austriache, subisce danni ingenti. La popolazione è esasperata, ma non si
rivolta mai apertamente.
Nel 1805 i francesi occupano stabilmente il Friuli, che viene ceduto a Napoleone e annesso quindi
al Regno d’Italia. La riorganizzazione territoriale porta alla nascita del Dipartimento di Passariano,
con sede a Udine e prefetto Teodoro Somenzari. Con l’entrata in vigore del codice civile,
l’abolizione dei titoli nobiliari, la semplificazione del sistema tributario e doganale e la coscrizione
obbligatoria, il Friuli napoleonico vive una forte spinta di modernizzazione legislativa e
amministrativa. Ne è interessato anche il carente sistema scolastico: ogni comune ha l’obbligo di
istituire una scuola elementare e a Udine apre il liceo dipartimentale.
L’età della restaurazione e l’amministrazione asburgica - Il Friuli provincia del Lombardo Veneto
Dopo l’età napoleonica, il periodo della Restaurazione vive il contrasto fra monarchie legittimate
sui valori dell’antico regime e la diffusione di idee di nazionalità, indipendenza e libertà. Mentre il
congresso di Vienna ridefinisce il volto dell’Europa, le truppe austriache occupano già da molti
mesi Friuli, Veneto e Lombardia. Costituito ufficialmente in Regno Lombardo - Veneto, questo
territorio entra a far parte dei domini ereditari della casa d’Austria. Il nuovo governo è gerarchico e
accentratore e l’amministrazione è affiancata da uffici di polizia con compiti di controllo e
repressione.
Durante gli anni ‘20-‘21 e ‘30-’31, mentre l’Europa conosce i primi moti insurrezionali, il Friuli è
attraversato da modesti atti di insubordinazione. La povertà strutturale delle campagne unita a
epidemie e alle devastazioni belliche opprime le popolazioni, ma il conflitto sociale non esplode
fino al 1839, quando sono messi in vendita i terreni comunali, l’unico mezzo di sostentamento per i
cittadini più poveri. Per la prima volta, politici e proprietari sono costretti ad affrontare il problema
della realtà contadina.. Mentre il dissenso viene allargandosi anche tra i ceti borghesi e cittadini, a
Milano e Venezia, sedi di governo, hanno luogo le prime forme di protesta esplicita contro gli
austriaci.
Il 1848 – 1849: il biennio rivoluzionario - Dall’insurrezione alla “guerra regia”
Le rivoluzioni del ’48 rappresentano una drammatica rottura all’interno del progetto disegnato dal
congresso di Vienna. Le richieste di riforma politica e sociale, fomentate dalla “peggiore crisi
economica dell’ancien régime” (Hobsbawm) e affiancate da istanze di natura nazionale, fanno
traballare quello che da secoli è l’assetto dell’Europa. Le città insorgono a catena: Parigi, le città
tedesche, quindi Vienna, capitale di un impero che oramai fa fatica a contenere le molteplici
identità nazionali che lo compongono. Insorge quindi Milano e a Venezia è proclamata la
Repubblica di Daniele Manin. Il rapido evolversi degli eventi costringe gli austriaci a ritirarsi dal
Veneto senza scontri diretti. Anche a Udine è istituito un Governo provvisorio che però, come tutti
gli esperimenti politici di queste settimane, ha vita breve. Dopo solo un mese Caimo Dragoni firma
la resa, mentre in provincia resistono valorosamente le fortezze di Palmanova e Osoppo e i
volontari al Passo della Morte.
Con l’esaurirsi dei moti, si assiste a una violenta ondata repressiva: a Udine l’11 settembre 1849
viene fatto fucilare il cittadino Giacomo Grovich, colpevole di possedere una piccola quantità di
polvere da sparo.
1850 – 1861: il cammino per un’Italia Unita - Immaginare e progettare una nazione
I fatti del ’48 mettono in luce l’esistenza di diversi progetti politici rivolti a una soluzione unitaria
della questione nazionale. Le forze che maturano e che si contendono la direzione del processo
risorgimentale sono il movimento democratico, ispirato da Mazzini e il liberalismo moderato, che si
unisce attorno al Piemonte e a Cavour.
Anche in Friuli, l’epilogo del ‘48 porta a una nuova consapevolezza tra i patrioti. Molti di coloro che
hanno partecipato ai moti continuano a impegnarsi per la causa nazionale, arruolandosi nel 1859
come volontari nell’esercito piemontese o nel corpo garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, mentre chi
è rimasto in Friuli alimenta l’attività cospirativa locale. La notizia della pace di Villafranca, che
sancisce la fine della seconda guerra d’indipendenza e la cessione della sola Lombardia al
Piemonte, è vissuta in Friuli e in Veneto come un tradimento, una “seconda Campoformio”. Le città
venete organizzano in segreto un plebiscito: del tutto inefficace sul piano pratico, dimostra però la
diffusa insofferenza verso le autorità austriache, che non tarda a manifestarsi apertamente. Il 18
febbraio 1861, la prima riunione del Parlamento italiano è vissuta a Udine come un giorno di festa,
con negozi chiusi e manifestazioni patriottiche. Come azione dimostrativa, la polizia austriaca
arresta gli uomini più in vista, condannandoli alla deportazione nella fortezza di Olmütz, in Moravia.
Uomini, idee e movimenti politici nel Risorgimento - Progetti per l’Italia unita
Giuseppe Mazzini (1805 – 1872): la democrazia risorgimentale
Forma di governo auspicata: repubblica democratica.
Parole chiave: popolo, azione, fede, gioventù, associazione, solidarietà sociale, internazionalità
Camillo Cavour (1810 – 1861): il movimento liberal-moderato
Forma di governo auspicata: monarchia costituzionale.
Parole chiave: tradizione, riforme, progresso moderato, borghesia, libero scambio, diplomazia
Giuseppe Garibaldi (1807 – 1882): garibaldismo
Forma di governo auspicata: repubblica democratica; poi: monarchia costituzionale.
Parole chiave: mazzinianesimo, libertà, popolo, volontarismo, internazionalità, anticlericalismo.
Vincenzo Gioberti (1801 – 1852): l’ipotesi neoguelfa
Forma di governo auspicata: confederazione italiana presieduta dal papa* (*fino al disimpegno di
Pio IX).
Parole chiave: Chiesa, riforme, compromesso
Carlo Pisacane (1818 – 1857): il socialismo risorgimentale
Forma di governo auspicata: abolizione del principio di autorità.
Parole chiave: libertà, eguaglianza, socialismo, associazione, rivoluzione sociale
Carlo Cattaneo (1801 – 1869): l’ipotesi federalista
Forma di governo auspicata: unione federativa (fino alle annessioni piemontesi del 1859-60).
Parole chiave: riformismo progressista, laicismo, libertà, borghesia, capitalismo, scienza, tecnica
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