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SALUS
KINESIOLOGIA
Body-building e Kinesiologia
applicata (quando, nel dubbio,… è meglio tacere)
g
a cura di
GIACOMO PAGLIARO
Biologo nutrizionista
Kinesiologo
Dottore di ricerca in
Ecologia teorica
Docente di Kinesiologia applicata
presso il corso di Perfezionamento
in “Medicina Biointegrata”
della Facoltà di Medicina
e Chirurgia, Università di Chieti
e presso l’Istituto
di Medicina Naturale di Urbino.
Autore di numerose pubblicazioni
scientifiche nazionali
ed internazionali
[email protected]
Tempo fa, navigando sulla rete, mi imbattei in un sito medico-biologico “di grido”, che si
dichiarava (e penso lo faccia
ancora) “scientifico”. Allora,
avevo anche del tempo da
perdere, e quindi decisi di
esplorare questa fonte di “informazione”. Trattando anche le
medicine “alternative” (o più
correttamente complementari), fui incuriosito dallo scoprire
che, tra le altre cose, veniva affrontata anche la Kinesiologia
applicata. Quindi, di impulso,
cliccai sul “link” e, bramosamente, divorai il testo, terminato
il quale, compresi che l’autore dell’articolo non
solo,
si
era dilettato a descrivere
una disciplina che, evidentemente, non conosceva, ma
anche che si era spinto in considerazioni degne della miglior
conversazione al “bar dello
sport”. Dove l’articolista, manifestò l’apoteosi della sua
(im)preparazione, fu nell’affermare, con ilarità grassa e compiaciuta, che, cito testualmente, “…allora, se con il test muscolare possono essere diagnosticati tanti disturbi, è
chiaro che coloro che praticano il Body-building, sono, sempre e costantemente, il massimo dell’espressione della salute!”. Amo raccontare questo
aneddoto, non tanto per condannare la superficialità o per
dimostrare l’idiozia di certi sedicenti “divulgatori”, quanto, per
prendere spunto da questa
considerazione, per spiegare, in
cosa consiste e quali sono i pregi e i difetti del test muscolare.
L’”assist” offertomi, è ghiotto, e
quindi provo a girarvi la domanda. Un “costruttore del corpo”
(o Body-builder), è sempre in salute? Chiaramente, tutti rispon-
d e ranno che
egli ha la stessa probabilità
di essere malato di un mingherlino (…o
addirittura,
anche più). Ma
la Kinesiologia
applicata,
cosa direbbe?
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MARZO•APRILE
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KINESIOLOGIA
Colui che “scolpisce il proprio
corpo”, uscirebbe indenne da
una visita kinesiologica? La risposta è si, ma solo se egli fosse
in assoluto equilibrio psico-fisico,
cioè in salute, altrimenti mostrerebbe le stesse debolezze dell’individuo più magro e min-
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gherlino della Terra, che non si
trovi in una buona condizione.
Questo, perché, il test kinesiologico, pur utilizzando i muscoli,
come strumento di comunicazione, non prende in considerazione né il loro tono né, tanto
meno, la massima forza eserci-
tata. Piuttosto, questa tecnica
tende a valutare se il Sistema
Nervoso Centrale (il cervello, in
soldoni), coordina correttamente, o meno, la contrazione muscolare. In effetti, quando decidiamo di contrarre al massimo
un nostro muscolo, il cervello,
SALUS
per evitare che questi si stanchi
presto, lo fa lavorare solo apparentemente al limite delle sue
capacità. Di conseguenza, al
muscolo resta una riserva di
contrazione, che, tra l’altro, può
risultare preziosa nel momento
in cui esso, durante uno sforzo,
fosse soggetto a sollecitazioni o
stress improvvisi. In questo caso,
il muscolo, riuscendo ad esprimere una forza “aggiuntiva”,
può, entro certi limiti, proteggere se stesso, i tendini e le ossa da
eventuali traumi. Affinché ciò
sia possibile, occorre che il Cervello coordini adeguatamente
il muscolo. Il test kinesiologico,
tende a valutare proprio questi
aspetti. Esso quindi, attraverso
un tecnica precisa e scrupolosa, si propone di verificare se un
muscolo, durante la sua contrazione volontaria massima, si trovi effettivamente al limite o permanga invece, come dovrebbe, una riserva di contrazione.
Nel primo caso, i muscoli vengono detti “deboli o ipotonici”
(la terminologia ha più un valore storico che fisiologico). I secondi, sono invece classificati
come “muscoli normali o normotonici”. Proprio per queste
ragioni, nella diagnosi e terapia
Kinesiologica, non è possibile
utilizzare muscoli che strutturalmente o funzionalmente non
siano in buono stato. Ma, in ogni
caso, essi devono dimostrare di
funzionare correttamente, in
modo che, l’unica variabile sia
solo il coordinamento cerebra-
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le. Ancor più, la tecnica di esecuzione corretta dei test kinesiologici, permette di valutare con
precisione le modalità di coordinamento muscolare, indipendentemente dalla forza massima esercitata. Di conseguenza,
non sarà infrequente rimanere
piacevolmente sorpresi da anziane signore (come lo fui io
quando testai per la prima volta
la mia cara nonna ottuagenaria) con muscoli forti e tonici, e
giovani palestrati “deboli”.
Questi sono i punti di forza della
Kinesiologia applicata e del suo
test. Purtroppo, la contropartita
è che il test kinesiologico è
un’arte, ed eseguirlo correttamente è più semplice a dirsi che
a farsi. In effetti, è solo dopo anni di approfondimento tecnico
e di applicazione che queste
prove possono essere eseguite
correttamente. Purtoppo, come spesso capita, l’improvvisazione e la scarsa preparazione
possono trasformare una vera e
propria prova di funzionalità
neurologica in una gara di
braccio di ferro (stile film “Over
The Top”). In questo caso, il test,
permetterà di valutare solo la
forza massima espressa dal paziente, e, di conseguenza, tutti i
Body-builder diverranno sani, e
le persone normali, malate! Probabilmente pagherei, affinché
l’amico articolista sopra citato,
leggesse queste mie povere
considerazioni, non per dileggiarlo o mortificarlo (non mi permetterei mai), ma per spiegargli
KINESIOLOGIA
che Body-building e kinesiologia applicata non vanno a
braccetto, e per raccomandargli che comunque nel dubbio
della conoscenza… è meglio
tacere. In questo modo si eviterà di perdere tempo che, come diceva Seneca nella lettera
a Lucilio “L’uso del tempo”,
“…ma la perdita di tempo per
noi più vergognosa, è quella
che avviene per nostra negligenza”.
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