VIOLENZA DI GENERE - Link Campus University

VIOLENZA DI GENERE
Legge n. 119 del 2013 inerente il femminicidio e la violenza domestica, introduce novità normative
per quanto attiene i nuovi strumenti forniti alle Forze dell’Ordine relativamente al contrasto alla
commissione di tali reati.
In questo documento si vuole esplicare la terminologia adottata per una migliore comprensione
degli argomenti precedentemente trattati.
FEMMINICIDIO:
Questo termine, relativamente recente, intende identificare tutti quegli omicidi commessi nei
confronti delle donne.
Intende quindi specificare la forma di violenza estrema commessa dall’uomo nei confronti della
donna proprio perché donna.
Pertanto, tale concetto, può e deve essere esteso ben oltre la definizione giuridica di omicidio o
assassinio, perché racchiude in sé tutte quelle situazioni in cui la morte di una donna avviene a
seguito di atteggiamenti o pratiche sociali misogene.
La parola femminicidio viene ripresa anche da Marcela Lagarde, antropologa messicana, che, nello
studiare le uccisioni di donne avvenute in Messico in particolare a Ciudad Juarez, ne dà la seguente
definizione:
«Il femminicidio è la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione
dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine,
maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica,
patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale, che comportano l’impunità delle condotte poste
in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione
indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna
stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze
fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla
esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».
Pertanto si può affermare che, quando si parla di femminicidio, non si indente solo dire che è morta
una donna, ma che quella donna è morta per mano di un uomo, in un contesto sociale dove, oltre a
permettere, si avalla anche la violenza maschile contro le donne. Solitamente violenza non
improvvisa ma perpetrata nel tempo, quindi non un fenomeno emergenziale ma strutturale, difficile
da scardinare, non solo attraverso interventi legislativi, ma anche con percorsi specifici, rivolti in
particolare alle nuove generazioni anche relativamente alla cultura di genere e delle differenze.
VIOLENZA DOMESTICA:
quale fenomeno che si individua all’interno delle mura domestiche, viene definita dalla legge come:
“uno o più atti, gravi ovvero non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica
che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare, o tra persone legate, attualmente
o in passato da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva, indipendentemente dal fatto
che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.
Partendo da tale definizione, si andranno ora ad esplicare le tipologie di violenza sopra menzionate.
Dott.sa Roberta Cacalloro – Comitato Scientifico – Centro di Formazione “Local Security”- Link Campus University
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La violenza fisica: con tale termine si intende identificare quel tipo di violenza che si esplica
direttamente sulla persona.
E’ probabilmente la più semplice da riconoscere, graduata dalle forme più lievi a quelle più gravi,
quali possono essere le lesioni, lo sfregio mediante acido, finanche ad arrivare all’uccisione della
vittima.
La violenza sessuale, è da intendersi non legata al solo esercizio del potere imposto nella sfera
sessuale in senso stretto, bensì come una violenza a tutto campo, un modo per dominare un'altra
persona. In questo contesto la figura femminile da parte di quella maschile, sia singolarmente che in
gruppo.
E’ da considerarsi violenza sessuale sia la molestia, perpetrata in qualsiasi ambito, pubblico,
privato, lavorativo, sia lo sfruttamento a fini sessuali che lo stupro. Quest’ultimo da intendersi
anche se messo in atto da parte del coniuge, in quanto un rapporto sessuale imposto, qualunque sia
il rapporto vittima/carnefice, non può considerarsi facente parte del così detto “dovere coniugale”
considerato come diritto per il marito e dovere per la moglie.
La violenza psicologica viene messa in atto attraverso una serie di comportamenti che hanno come
fine il fatto di sottomettere un’altra persona, controllarla e mantenerne il potere, arrivando a
denigrarne e rifiutarne il modo di essere, fintando a considerarla da soggetto ad oggetto.
Solitamente quando questo tipo di violenza si manifesta in aggressioni verbali queste vengono poste
in essere generalmente in privato, poiché l’aggressore ha interesse a mantenere una buona
immagine di se nel contesto esterno. Qualora invece tali comportamenti vengano messi in atto in
pubblico, sono solitamente posti in forma ironica per accattivarsi l’approvazione di testimoni, in
modo tale che, di fronte alle proteste della vittima, verrà replicato mancare il senso dell’umorismo.
Questa violenza può essere messa in atto attraverso: il controllo, l’isolamento, la gelosia patologica,
l’assillo, le critiche avvilenti, le umiliazioni, le intimidazioni, l’indifferenza alle richieste affettive,
le minacce.
La violenza economica consiste nel far si che una persona venga a trovarsi in una posizione di totale
dipendenza economica da parte di un altro soggetto.
La pressione economica può essere messa in atto in diversi modi, ma sempre con il fine ultimo di
togliere alla vittima la propria autonomia, attraverso il rifiuto di dare soldi e contribuire
economicamente alle esigenze quotidiane privandola di quanto a lei necessario. Controllandone
qualsiasi possibilità di accesso occupazionale, si evita infatti di dare libertà economica alla vittima,
liberà che potrebbe farla uscire dalla spirale della violenza.
Si può affermare che, tra tutte le tipologie di abuso sopra indicate, quest’ultima sia la più subdola, in
quanto, con la manifesta intenzione di dare agio economico all’altra persona, evitandole “fatica”
lavorativa, si arriva non solo ad un controllo dell’accesso al denaro, ma anche ad un allontanamento
dalle relazioni sociali che l’attività lavorativa inevitabilmente comporta.
La violenza sulle donne può ricondursi al concetto più ampio di violenza di genere, termine con il
quale si intende anche la violenza perpetrata sui minori, ed intesa quale violazione dei diritti umani.
La “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne”, adottata da parte
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993,
all'art.1, descrive la violenza contro le donne come:
« Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare
danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione
arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata. »
Dott.sa Roberta Cacalloro – Comitato Scientifico – Centro di Formazione “Local Security”- Link Campus University
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Inoltre tale dichiarazione chiarisce che:
“Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere
in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra
uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le
donne.”
E pertanto “uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione
subordinata rispetto agli uomini”
Le vittime ed i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, nonché a tutti i ceti
economici.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel corso della sua vita, almeno una donna su
cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo, solitamente facente parte del nucleo
familiare, degli amici o dei colleghi.
Si riporta si seguito l’elenco delle possibili conseguenze sulla salute della donna, stilato dall'OMS
(Organizzazione mondiale della sanità), nell’ambito del World report on violence and health,
relativo al solo esame della violenza subita da parte di partner o comunque di persone conosciute e
vicine alla vittima:
Fisiche
Sessuali e riproduttive
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Lesioni
addominali
Lividi e frustate
Sindromi da
dolore cronico
Disabilità
Fibromialgie
Fratture
Disturbi
gastrointestinali
Sindrome
dell'intestino
irritabile
Lacerazioni e
abrasioni
Danni oculari
Funzione fisica
ridotta
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Disturbi
ginecologici
Sterilità
Malattia
infiammatoria
pelvica
Complicazioni
della
gravidanza/aborto
spontaneo
Disfunzioni
sessuali
Malattie a
trasmissione
sessuale,
compreso
HIV/AIDS
Aborto in
condizioni di
rischio
Gravidanze
indesiderate
Psicologiche e
comportamentali
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Abuso di alcool e
droghe
Depressione e
ansia
Disturbi
dell’alimentazione
e del sonno
Sensi di vergogna e
di colpa
Fobie e attacchi di
panico
Inattività fisica
Scarsa autostima
Disturbo da stress
post-traumatico
Disturbi
psicosomatici
Fumo
Comportamento
suicida e
autolesionista
Comportamenti
sessuali a rischio
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Conseguenze
mortali
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Mortalità
legata
all’AIDS
Mortalità
materna
Omicidio
Suicidio
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