26 Riscaldamento e climatizzazione 26.3 La climatizzazione degli ambienti 1 Il progetto dell’impianto di climatizzazione Dimensionamento dell’impianto Un impianto di climatizzazione deve garantire il costante controllo delle condizioni termoigrometriche ambientali (temperatura, umidità, velocità dell’aria ecc.) unitamente ai requisiti di respirabilità, filtrazione e distribuzione dell’aria. La scelta del tipo di impianto dipende, oltre che da considerazioni di tipo economico (costi iniziali di acquisto e installazione e costi di manutenzione), anche dalle caratteristiche strutturali dell’edificio e dalla sua destinazione d’uso. Per progettare un impianto di climatizzazione è necessario procedere attraverso quattro fasi: 1. raccolta e definizione dei dati che influiscono sul progetto; 2. individuazione del tipo di impianto più idoneo; 3. calcolo dei carichi termici; 4. scelta e dimensionamento delle apparecchiature che compongono il sistema. Raccolta e definizione dei dati La raccolta dei dati tecnici deve essere la più completa possibile. Essa include: ■ latitudine e altitudine; ■ orientamento dell’edificio; ■ direzione e intensità dei venti prevalenti; ■ irraggiamento indiretto da vetrate e pareti di edifici adiacenti; ■ ombre create da edifici adiacenti; disegni particolareggiati (piante, prospetti, sezioni); ■ caratteristiche e dimensioni dei serramenti; ■ composizione, spessore e colore di pareti e pavimenti; ■ destinazione dei locali; ■ affollamento previsto; ■ potenza elettrica installata per l’illuminazione; ■ potenza elettrica assorbita da apparecchiature varie; ■ carichi termici (sensibili e latenti); ■ spazi disponibili per installare le macchine; ■ passaggi e ostacoli per i canali e le tubazioni; ■ tipo di energia elettrica e termica disponibile. ■ Scelta del tipo di impianto A seconda delle dimensioni e delle caratteristiche degli ambienti, l’impianto di climatizzazione può essere centralizzato o autonomo. Dimensionamento Il tipo e le dimensioni delle apparecchiature che costituiscono l’impianto di climatizzazione vengono stabiliti in base a calcoli e dipendono dai fattori sopra descritti, in particolare dai carichi termici e dai volumi d’aria da trattare. approfondimento Il diagramma psicrometrico curva di saturazione (UR = 100%) curve a umidità relativa costante umidità assoluta X Il diagramma psicrometrico è un grafico che deriva dal diagramma di Mollier e che, note due grandezze caratteristiche dell’aria trattata nel processo di climatizzazione (per esempio la temperatura a bulbo secco T in °C e l’umidità relativa UR in %), consente di ricavare per via grafica tutte le altre (per esempio l’umidità assoluta X in g/kg, l’entalpia h in kcal/kg, il volume specifico Vsp in m3/kg). Sul diagramma [fig. 1] sono riportate le temperature a bulbo secco, l’umidità assoluta, le rette a contenuto di vapor acqueo costante, le rette a entalpia costante, le isoterme, le rette a ugual volume specifico, le curve a umidità relativa costante, la curva di saturazione, la linea della pressione del vapor acqueo, la zona della nebbia e la zona del vapore surriscaldato. zona della nebbia linea della pressione del vapore acqueo isoterme temperatura a bulbo secco T rette a entalpia costante Fig. 1 Diagramma psicrometrico. zona del vapore surriscaldato rette a ugual volume specifico rette a contenuto di vapore acqueo costante © SEI - 2012 26 Riscaldamento e climatizzazione 26.3 La climatizzazione degli ambienti 2 Il progetto dell’impianto di climatizzazione Il carico termico Il carico termico rappresenta la quantità di calore presente nell’ambiente che l’impianto di climatizzazione deve neutralizzare. In particolare, si definisce carico termico totale QT dell’ambiente la somma dei carichi termici per trasmissione (Qt), irraggiamento (Qi), ventilazione (Qv) e interni (Qc). Il carico termico per trasmissione Qt è dato del calore proveniente dall’esterno attraverso pareti, pavimento o ambienti adiacenti a temperatura diversa. Il carico termico per irraggiamento esprime il calore che entra dai serramenti esterni. Il carico termico di ventilazione deriva dai trattamenti di raffreddamento, deumidificazione e post-riscaldamento d’estate (per deumidificare l’aria occorre talvolta scendere a temperature molto basse) oppure di riscaldamento e di umidificazione d’inverno necessari per neutralizzare gli effetti del calore immesso negli ambienti attraverso l’aria esterna. Il carico termico interno è il calore che deriva dalla presenza di sorgenti di calore sensibile e/o latente, come lampade, computer, elettrodomestici, fiamme libere, sorgenti di vapore acqueo, persone ecc. Elementi importanti per la valutazione del carico termico sono anche il tipo di attività esercitata nell’ambiente, il suo utilizzo continuo o intermittente e il grado di contemporaneità d’impiego delle attrezzature. L’energia elettrica assorbita dalle lampade e dalle macchine elettriche si trasforma quasi integralmente in calore secondo la relazione: 1 kW = 860 kcal/h. Nel calcolo del carico termico occorre precisare se ci si riferisce a un impianto a funzionamento estivo o invernale. Il calcolo è analogo a quello che si esegue per gli impianti di riscaldamento, ma in quelli di climatizzazione assume maggiore importanza la valutazione del calore latente dovuto al vapore d’acqua presente nell’aria e al calore estivo entrante dalle pareti vetrate. Nel calcolo del carico termico si considerano le variazioni di temperatura esterna nelle condizioni più gravose. approfondimento Calore sensibile e calore latente Nel calcolo del calore di ventilazione QV e dei carichi interni QC intervengono i concetti di calore sensibile e di calore latente. Il calore sensibile è quello dovuto alle variazioni di temperatura e si esprime in watt. Il calore latente è quello dovuto agli apporti di vapore acqueo (per esempio per effetto della presenza di persone) che determina variazioni di umidità e di calore ma senza variazioni di temperatura. Si misura in watt, mentre la variazione di umidità che ne consegue si misura in g/h di vapore d’acqua. Un efficace esempio della differenza tra il calore sensibile e quello latente è dato da una pentola d’acqua che bolle. Il calore trasmesso all’acqua per riscaldarla fino a portarla a bollore è sensibile, mentre quello trasmesso all’acqua bollente per mantenerla alla temperatura di bollore (provocandone l’evaporazione) è latente. Fig. 2 L’indagine termografica condotta in un ambiente industriale mette in luce in modo molto efficace la presenza di vistosi carichi termici interni. © SEI - 2012