IL FIUME HA SEMPRE RAGIONE Documentario 72 minuti - Italia, Svizzera 2016 di Silvio Soldini con Alberto Casiraghy, Josef Weiss Proprio come Johannes Gutenberg, Alberto Casiraghy ha trasformato la sua casa di Osnago in una vera 'bottega' editoriale: con una vecchia macchina a caratteri mobili stampa piccoli e preziosi libri di poesie e aforismi. Non molto lontano, oltre il confine svizzero, Josef Weiss per realizzare le sue edizioni artistiche unisce la sensibilità del grafico con la tecnica del restauratore. Silvio Soldini restituisce un ritratto insieme realistico e poetico di due artisti-artigiani che hanno scelto di fare un mestiere antico in un mondo moderno e hanno conquistato il successo più grande. Imparare a tessere la più eterna delle magie, quella delle parole. Critica XII BIOGRAFILM FESTIVAL – Nell’epoca digitale, Alberto Casiraghy e Josef Weiss stampano libri coi caratteri mobili. La loro non è un’operazione nostalgica ma contemporanea: questo lavoro chirurgico e appassionato, paziente e controcorrente, è la goccia di splendore di cui ha bisogno la modernità per capire la differenza tra la macchina e l’uomo, l’esecuzione dell’opportunità tecnologica e l’intuizione del genio capace d’errore. Silvio Soldini entra nei santuari dei due anziani artigiani, la felice e caotica casa-laboratorio del brillante Casiraghy, editore di libercoli di poesie e aforismi (ne dispensa costantemente e quando ne ascolta uno dice: «questo pensiero mi piace»), e l’elegante e ordinata bottega di Weiss, sapiente stampatore e rilegatore i cui movimenti rivelano l’esperienza di chi ha immolato la vita alla cura dell’oggetto libro. Le due storie s’incontrano alla fine, sullo specchio del lago, in un sorridente duetto in cui, manco a dirlo, fischiettano l’Inno alla gioia. Ed è proprio un inno, Il fiume ha sempre ragione, aforisma di un Casiraghy in totale empatia con la natura, alla vita e all’amore per le cose che hanno un cuore. Lungo l’argine dell’Adda, collocandosi sulla frontiera tra Italia e Svizzera che gli permette di distaccarsi da quel che resta dell’aria serena dell’ovest, Soldini osserva con l’attenzione di chi sta scoprendo un mondo che ha bisogno di una mitizzazione per essere compreso in tutta la sua sconvolgente bellezza. Un film etico, sereno, bellissimo. LorCio (da FilmTV.it) Alberto Casiraghy e Josef Weiss non sono due artisti nel senso che comunemente intendiamo. La loro arte è quella della tipografia. Arte che a dispetto dei tempi continuano a intendere e a esercitare come pratica della manualità, come lavoro artigianale. Casiraghy è un uomo di poesia, aneddoti e aforismi (uno dei quali ha dato proprio il titolo al film). La sua casa dice molto di lui: è piena di foto, disegni, memorabilia, statuette, cimeli vari, ma soprattutto tanti tanti libri e lettere manoscritte. Oggetti carichi di significato, ognuno con una propria storia. Molti artisti, disegnatori e poeti si fermano nella sua bottega a Osnago e insieme a lui stampano le loro opere per mezzo del suo gioiellino, la sua reliquia sacra: una stampante meccanica a caratteri mobili. Josef è grafico e restauratore di libri. Il suo atelier a Mendrisio in Svizzera nel Canton Ticino viene definito da Casiraghy, con l'acume che lo contraddistingue, un "convento laico", a sancire l'aura di sacralità che avvolge il lavoro dell'artigiano. La dedizione e la poesia con cui praticano la loro arte è ciò che accomuna queste due adorabili figure. Silvio Soldini, autore con un'esperienza consolidata nel cinema documentaristico che ha avuto inizio nel 1986 con Voci celate, realizza un ritratto di due figure dei nostri giorni che consapevolmente hanno deciso di non smettere di praticare la stampa e la grafica contro le logiche moderne che allontanano sempre di più dall'apporto umano. L'arte manuale è invece viva, vissuta, autentica, e proprio per questo talvolta anche piacevolmente fallace. Il regista milanese osserva i due poeti della tipografia in silenzio, seguendoli nella loro quotidianità. Con la stessa cura con cui Josef piega carta e cartoncino per riaccomodare un libro, taglia e cuce le carte e rifinisce i colori per la stampa, Soldini intesse un racconto fatto di dettagli e attenzione al particolare, esaltando la poesia della manualità ad esempio stringendo sulle mani operose di Josef ("anche un panettiere può essere un poeta"). La colonna sonora è affidata ai micro rumori ambientali, ai fruscii dei polpastrelli che scorrono sulla carta mentre viene piegata, stesa, fin accudita, e dai rumori sferraglianti, ma mai troppo invasivi, della macchina a caratteri mobili. Il documentario alterna in maniera molto armonica e complementare le sequenze nelle botteghe dei due tipografi. Così il regista struttura il film come il piegarsi di un foglio di carta che man mano mostra prima un lato poi l'altro. È un film dove la manualità e la tipografia vengono esaltate come forme d'arte, che ci riportano contemporaneamente all'essenzialità delle parole e di conseguenza all'essenzialità dei pensieri. In questo senso, il documentario riesce nell'intento di ridare dignità alle lettere e riconcilia il singolo carattere alla propria storia, che risale all'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg nella prima metà del 1400. L'attenzione per il carattere, per il dettaglio ha a che fare con la formulazione del pensiero, delle massime, degli aforismi, delle poesie in cui, si sa, la posizione delle parole, delle sillabe, così come delle lettere non è casuale, ma è alla base dell'atto artistico-creativo. In fondo, anche lo stesso racconto audiovisivo si compone di un montaggio di tanti piccoli elementi visuali e sonori: i fotogrammi che si susseguono e si organizzano dando luogo al film stesso. Tommaso Moscati (da MyMovies.it) Alberto Casiraghy in provincia di Lecco dì qua, e Josef Weiss nel Canton Ticino poco lontano di là dal confine, inseguono la stessa idea. Hanno tenuto o riportato in vita l'arte antica della tipografia per amore e rispetto delle parole. Sono editori, stampatori, grafici, restauratori, illustratori, aforisti e poeti. Cultori della perfezione. Artigiani e artisti. Con la sua minuscola bottega chiamata Pulcinoelefante il primo ha pubblicato piccoli libri, molti in collaborazione con Alda Merini: per lui un incontro illuminante. Silvio Soldini, che ha familiarità con i luoghi, li ha pedinati tenendosi in disparte. Guardando e ascoltando, raccogliendo le loro perle di saggezza umile e fiera al tempo stesso. Un documentario singolare, poetico e minoritario come i soggetti illustrati. Fermi, soggetti e sguardo del documentarista, nell'intenzione di testimoniare una pacata ma decisa resistenza agli abusi di una modernità di cui non si disconosce l'utilità e anche il fascino ma aggressiva nella sua velocità che mette a rischio i valori di bellezza e creatività. Paolo D’Agostini (da La Repubblica) MERCOLEDI‘ 14 DICEMBRE – ore 21 Sala Sironi – Via Gorizia 6, Osnago Saranno ospiti il regista SILVIO SOLDINI, l'artista osnaghese ALBERTO CASIRAGHY e l'artista svizzero JOSEF WEISS, protagonisti del film. Accompagneranno la visione dell’opera con il critico cinematografico Claudio Villa. Per tutti gli spettatori una sorpresa ricordo della serata. Ingresso ai prezzi consueti della sala. Info: 349.6628908 / [email protected]