Rettili - Ambiente in Liguria

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Nome scientifico Emys orbicularis (Linnaeus, 1758)
Sinonimi: Testudo lutaria Linnaeus, 1758;
Testudo europea Schneider, 1783
Nome comune
Testuggine palustre europea
Livello di protezione
La specie è inserita negli
allegati II e IV della Direttiva comunitaria 92/43
“Habitat” ed è particolarmente protetta dalla L.R.
4/92.
Identificazione
Testuggine di medie dimensioni (lunghezza massima del carapace 15 cm),
con carapace liscio e di
colore bruno scuro con
poche macchie gialle.
Queste ed altre caratteristiche hanno permesso di
descrivere una sottospecie tipica della Liguria occidentale (E. orbicularis ingauna). I
maschi hanno dimensioni minori, coda più lunga e robusta e piastrone più incavato
rispetto alle femmine. Caratteristica delle testuggini liguri è la differente pigmentazione del capo fra i due sessi, che si accentua notevolmente durante il periodo riproduttivo: nelle femmine la testa si schiarisce ulteriormente presentando una ranfoteca
(becco) giallo limone; nei maschi, al contrario, si scurisce mostrando una maschera
nero seppia nella porzione anteriore.
Emys orbicularis si distingue facilmente dalla testuggine esotica Trachemys scripta
elegans per l’assenza di macchie rosse o arancio dietro gli occhi.
Distribuzione
Emys orbicularis è presente in gran parte dell’Europa, in Nord Africa e nell’Asia minore. In Liguria fino agli anni ’70 era diffusa lungo il tratto di costa compreso tra il
comune di Borgio Verezzi e quello di Andora; attualmente le uniche popolazioni note sono confinate in pochi siti della piana di Albenga.
Notizie utili per la conservazione della specie
La specie, legata agli ambienti acquatici, predilige i corpi d’acqua stagnante di una certa dimensione (stagni, paludi, cave abbandonate, bracci morti dei torrenti) con rive
soleggiate, vegetazione erbacea e/o arbustivo e scarso disturbo antropico.
In prossimità del corpo idrico deve essere presente un ambiente terrestre con caratteristiche idonee alla nidificazione, quali: buona esposizione all’irradiazione solare, ve199
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getazione erbacea o
arbustiva piuttosto rada, terreno malleabile,
che garantisca un elevato tasso di umidità
(argilla o sabbia).
Pur essendo una specie relativamente sedentaria non sono rare
le migrazioni tra i differenti corpi idrici, è
pertanto necessario il
mantenimento di corridoi che ne permettano gli spostamenti.
Possibili minacce e fattori di rischio
Captazione e inquinamento delle acque, artificializzazione delle sponde, interramento
e bonifica delle zone umide costiere, distruzione dei siti di nidificazione, cattura di
esemplari e immissione di testuggini alloctone hanno portato la popolazione ligure
alla soglia dell’estinzione. Nei pochi siti di nidificazione conosciuti, si assiste alla predazione delle uova da parte di cani e volpi che riducono ulteriormente le capacità riproduttive delle popolazioni.
Interventi gestionali
Le ultime popolazioni della Liguria contano solo qualche decina di esemplari, pertanto la tutela dei siti di presenza o potenziali non è sufficiente a garantirne la conservazione a lungo termine. Le tre uniche popolazioni conosciute sono presenti in
due pSIC che necessitano urgenti azioni gestionali. In questi siti è necessario non
solo ripristinare gli habitat potenziali della specie, ma anche reintrodurre esemplari allevati in cattività nei siti idonei al fine di aumentare la consistenza delle popolazioni locali. Questi interventi vengono realizzati nel progetto Emys della Provincia di Savona, che prevede studio e ripristino degli habitat, allevamento in cattività a scopo di reintroduzione e azioni di sensibilizzazione e di educazione ambientale a livello locale.
Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
Come detto, è prevista a breve la reintroduzione di esemplari nati in cattività di dimensioni tali da ridurre al minimo la predazione (carapace 6-8 cm). Nel pSIC Lerrone-Valloni la regolamentazione della pesca sportiva sembra urgente. Per favorire le capacità riproduttive della specie sarà anche utile localizzare e proteggere i nidi dai predatori. Sembra inoltre necessario il prelievo e il trasferimento in centri idonei degli
esemplari di testuggini alloctone presenti in habitat naturali.
Metodi di monitoraggio
Il periodo di attività si protrae da aprile a ottobre. L’osservazione degli esemplari in
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termoregolazione è possibile ma piuttosto difficile (essi sono molto schivi e difficilmente osservabili anche col binocolo).
È pertanto necessario utilizzare delle nasse (trappole) che devono essere innescate e
controllate giornalmente. Gli esemplari catturati sono sessati, misurati e marcati in
modo permanente tramite incisioni sulle placche marginali del carapace. Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotte solo
da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12 DPR
357/97).
Bibliografia
JESU R., PIOMBO R., SALVIDIO S., LAMAGNI L., ORTALE S. & GENTA P. (2004). Un nuovo
taxon di Testuggine palustre endemico della Liguria occidentale: Emys orbicularis ingauna n. ssp. (Reptilia, Emydidae). In: Annali del Museo Civico di Storia Naturale “G.
Doria”, Vol. XCVI: 133-192.
JESU R., MAMONE A., LAMAGNI L. & ORTALE, S. (2000). Nuovi dati sulla presenza del
pelodite punteggiato (Pelodytes punctatus) e della testuggine palustre europea (Emys
orbicularis) in Liguria. In: GIACOMA C. – Atti I Congresso Nazionale Societas Herpetologica Italica, Mus. Reg. Sc. Nat. Torino: 611-618.
JESU, R., SALVIDIO S., LAMAGNI L., ORTALE S., PIOMBO R., MATTIOLI F., MAMONE A. &
MULATTIERO E. (1999). The European pond terrapin Emys orbicularis in Liguria (NW
Italy): status and conservation measures undertaken. In: 2° International Symposium
on Emys orbicularis. Chelonii: 123-126.
Autori Dario Ottonello e Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Euleptes europaea (Gené, 1839)
Sinonimi: Phyllodactilus europaeus
Nome comune
Tarantolino o Fillodattilo
Livello di protezione
La specie è inserita negli
allegati II e IV della Direttiva comunitaria 92/43
“Habitat” ed è considerata
minacciata vulnerabile dall’IUCN (1996). A livello regionale, è particolarmente
protetta dalla L.R. 4/92
Identificazione
Il Tarantolino è un geco di
piccole dimensioni (lunghezza del corpo inferiore
a 4,5 cm, lunghezza totale
inferiore a 8 cm). Il dorso
è privo di tubeli, la coda
degli adulti di solito tozza. Il colore varia dal rosa chiaro (in attività) al bruno (a riposo). Il carattere discriminante rispetto agli altri gechi è la forma delle lamelle sotto le dita che terminano con due lamelle espanse “a foglia” (da cui deriva il nome
scientifico “dito a foglia”).
Distribuzione
Il Tarantolino ha una distribuzione relitta e principalmente insulare. La specie è presente nel Sud della Francia (presso Nizza e sulle isole del golfo di Marsiglia e di Hyères), in Toscana (Monti dell’Uccellina, Monte Argentario e nell’Archipelago Toscano),
in Corsica e isole paracorse, in Sardegna e isole parasarde e infine su alcune piccole
isole della Tunisia. In Liguria, è conosciuto con certezza di solo tre stazioni: dintorni
di Genova (Torre Quezzi), isole del Tino e Tinetto (SP).
Notizie utili per la conservazione della specie
Vive sulle falesie rocciose ben esposte, nelle pietraie e colonizza anche ruderi e abitazioni poco frequentate. In questi ambienti si ritrova sotto le pietre, nelle fessure dei
muri e nelle fratture delle rocce. Può trovarsi anche su tronchi d’albero, nei quali trova rifugio nelle cavità, nelle screpolature o sotto la corteccia.
Elusivo, sensibile a fenomeni di antropizzazione, è esclusivamente notturno. Attivo da
maggio ad ottobre, si nutre prevalentemente di farfalline notturne, ditteri, coleotteri, larve, formiche e ragni. I maschi si riconoscono per la presenza ai lati della base
della coda di due speroni cornei.
Nella buona stagione la femmina depone le uova sotto le pietre o sotto la cortec202
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cia degli alberi; per la
Liguria, peraltro, non
si hanno dati certi sul
periodo di riproduzione. Per questo motivo
è difficile individuare il
periodo più adatto
per lo svolgimento,
nei siti di presenza del
fillodattilo, di eventuali lavori che provocano o che possono
provocare un’alterazione dell’habitat. Probabilmente il periodo migliore è costituito dall’ultima quindicina di ottobre quando gli animali non sono ancora andati in letargo e quando
le uova si sono tutte schiuse. Si rileva comunque che per la popolazione di Torre
quezzi occorre in ogni caso attuare quelle precauzioni evidenziate negli interventi
gestionali.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le popolazioni del Tino, isola il cui accesso è regolamentato dalla Marina Militare,
non sembrano correre rischi. Caso diverso è quello riguardante la popolazione di Genova che vive in un habitat ruderale peri-urbano. Qualunque tipo di ristrutturazione
e restauro dei ruderi potrebbe avere effetti fortemente negativi. Attualmente questa
popolazione versa in un soddisfacente status: censimenti regolari a partire dal 1996
hanno permesso di stimare un numero relativamente costante di circa cento adulti.
La presenza di numerosi giovani testimonia inoltre un discreto tasso di riproduzione.
La popolazione del Tinetto, pur colonizzando i ruderi dell’antico monastero, dovrebbe essere meno minacciata da eventuali opere di ristrutturazione poiché può avvalersi di molti altri rifugi naturali costituiti da rocce fratturate e da fenditure della falesia. In questo caso il maggiore fattore di rischio è rappresentato dall’eccessivo numero di turisti che affollano l’isolotto in particolari periodi dell’anno. I tipici fattori di
rischio per la specie, oltre alle già ricordate ristrutturazioni ed ai fenomeni di antropizzazione, sono rappresentati dagli incendi e dall’uso di insetticidi che provocano la
diminuzione delle prede.
Interventi gestionali
Tutte le popolazioni liguri ricadono all’interno di pSIC. Appare peraltro necessario
che questi SIC vengano dotati di un piano di gestione che, nelle aree interessate dalla presenza del fillodattilo, contempli: a) una regolamentazione del flusso turistico; b)
severe norme per le ristrutturazioni con la prescrizione di realizzare, prima dell’inizio
dei lavori, habitat artificiali sostitutivi (muretti a secco e accumuli di pietre con interstizi inferiori a 5 mm) e con l’obbligo di verificarne l’effettiva colonizzazione ed idoneità alla riproduzione; c) piani di prevenzioni per gli incendi; d) controllo dell’uso di
insetticidi.
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Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
Si può ricorrere alla realizzazione degli habitat artificiali sopra descritti.
Metodi di monitoraggio
Non esistono metodologie che permettano di aumentare il tasso di avvistamento e
di cattura degli animali da monitorare.
Il monitoraggio si deve pertanto effettuare attraverso osservazioni dirette ispezionando il terreno sotto le pietre, le cavità e le screpolature del tronco degli alberi, le fessure delle rocce, dei ruderi e dei muretti a secco. Di notte la specie è lenta e facilmente catturabile a mano con l’aiuto di torce elettriche. Per la stima della popolazione, gli esemplari possono esser marcati temporaneamente, tramite resine ipossidiche
(non tossiche), e successivamente ricatturati. Esistono calcoli specifici che consentono di determinare la consistenza della popolazione sulla base del numero di esemplari marcati che sono ricatturati . Il monitoraggio della presenza del fillodattilo e la verifica della condizione dell’habitat possono essere effettuati da personale appositamente addestrato (Corpo forestale, guardie ecologiche ecc.); la stima della popolazione può essere condotta solo da un competente specialista.
Bibliografia
CAPOCACCIA, L. (1956). Il Phyllodactylus europaeus Gené in Liguria. Ann. Mus. Civ. St.
Nat., Genova, 68: 234-243.
DELAUGERRE, M. (1997). Phyllodactylus europaeus Gené, 1839. pp. 212-213. In: Atlas of
Amphibians and Reptiles in Europe. GASC J.-P., CABELA A., CRNOBRJA-ISAILOVIC J., DOLMEN D., GROSSENBACHER K., HAFFNER P., LESCURE J., MARTENS H., MARTINEZ RICA J. P.,
MAURIN H., OLIVEIRA M.E., SOFIANIDOU T. S., VEITH M. ET ZUIDERWIJK A. (Eds). Societas Europaea Herpetologica & Muséum national d’Histoire Naturelle (IEGB/SPN).
KULESZA,V., DELAUGERRE M., CHEYLAN M. (1995). Le phyllodactyle d’Europe Phyllodactylus europaeus, Gené 1839: découverte d’une population continentale en Provence.
Faune de Provence (C.E.E.P.), 16: 113-115.
SALVIDIO S., DELAUGERRE M. (2003). Population dynamics of the leaf-toed gecko (Euleptes europaea) in NW Italy: implications for conservation. Herpetol. J., 13(2): 81-88.
VANNI S., NISTRI A. (1998). Fauna erpetologica dell’Isola di Giannutri (Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano, Grosseto): dati bibliografici e status attuale delle popolazioni. Atti Mus. St. Nat. Maremma, 17: 19-25.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Lacerta bilineata Daudin, 1802
Sinonimi: Lacerta viridis
Nome comune
Ramarro occidentale.
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat” (come Lacerta viridis
specie che è stata recentemente divisa in una specie
orientale e in una occidentale = L. bilineata). A
livello regionale, è protetta dalla L.R. 4/92.
Identificazione
Il ramarro è una lucertola
di medie dimensioni (lunghezza totale massima 20
cm). Presenta colore del
dorso verde brillante nei maschi e marrone/verde con due strie chiare longitudinali
nelle femmine. I giovani sono marrone chiaro. Il ramarro si distingue dalla lucertola
muraiola (P. muralis) e dalla campestre (P. campestris) per avere il ventre con file di
squame centrali più strette delle altre (tutte uguali).
Distribuzione
Diffusa in tutta Italia peninsulare e in Sicilia (assente dalla Sardegna) dal livello del mare fino a circa 2000 m. In Liguria è abbondantissima dappertutto ed è segnalata fino a circa 1400 m.
Notizie utili per la conservazione della specie
La specie è diurna ed è attiva da marzo a ottobre. Vive prevalentemente in habitat
ecotonali assolati e con presenza di vegetazione arbustiva. Comune anche lungo i corsi d’acqua, in aree agricole e ad urbanizzazione rada.
Possibili minacce e fattori di rischio
Agricoltura intensiva, incendi e sviluppo urbanistico costituiscono le maggiori minacce.
Interventi gestionali
Mantenimento della diversità ambientale e delle zone ecotonali.
Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
La specie non necessita di particolari attività gestionali mirate.
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Metodi di
monitoraggio
La specie è facilmente
avvistabile di giorno, in
particolar modo lungo
i sentieri e le strade
bordate da vegetazione
arbustiva. L’avvistamento è semplice e
sufficiente come metodi di verifica della presenza. La cattura e la
marcatura temporanea
(tramite coloranti atossici) sono piuttosto semplici ma dispendiose in termini di mano d’opera.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
SCHIAVO R.M. (1994). Ramarro – Lacerta viridis. In Atlante degli Anfibi e Rettili
della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione Liguria.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Podarcis muralis (Laurenti, 1768)
Sinonimi:
Nome comune
Lucertola muraiola o Lucertola dei muri
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92.
Identificazione
La lucertola muraiola è
uno dei vertebrati pù comuni in Italia; di medie dimensioni (lunghezza massima 16 cm). Presenta colore del dorso da verde
(con macchie nere sparse)
a marrone e ventre con
macchie scure (sempre
presenti almeno sulla gola). La lucertola campestre con cui si può confondere ha il
ventre completamente privo di macchie.
Distribuzione
Diffusa in tutta Italia (Sardegna e Sicilia escluse) dal livello del mare fino a circa 2000
m nelle Alpi. In Liguria è abbondantissima dappertutto tranne che lungo la valle del
Magra dove vive la lucertola campestre.
Notizie utili per la conservazione della specie
La specie è diurna ed è attiva da febbraio a novembre. Vive in tutti gli habitat anche
in città.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le popolazioni liguri non sembrano essere esposte a rischi se non a quello temporaneo degli incendi (la lucertola muraiola è un buon colonizzatore).
Interventi gestionali
Nessun intervento sembra necessario.
Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
La specie non necessita di particolari attività gestionali mirate.
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Metodi di
monitoraggio
La specie è facilmente
avvistabile di giorno
quando è in attività.
L’avvistamento è semplice e sufficiente come metodi di verifica
della presenza. La cattura e la marcatura
temporanea (tramite
coloranti atossici) sono piuttosto semplici.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
BORGO E. (1994). Lucertola muraiola – Podarcis muralis. In Atlante degli Anfibi e Rettili della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione
Liguria.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Podarcis sicula (Rafinsque, 1810)
Sinonimi:
Nome comune
Lucertola campestre
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92.
Identificazione
La lucertola campestre è
un sauro di medie dimensioni (lunghezza massima
20 cm). In Liguria, è presente la sottospecie P. sicula campestris che presenta ventre senza macchie (sempre macchiato di
scuro almeno sulla gola in
P. muralis) e dorso con due strie vertebrali verde brillante. L’eventuale confusione con
giovani ramarri (L. bilineata) viene evitata osservando le squame ventrali: tutte le file
verticali sono simili in P. sicula campestris, mentre quelle centrali sono più strette delle altre in L. bilineata.
Distribuzione
Diffusa in tutta Italia, isole maggiori comprese, la Lucertola campestre raggiunge il limite settentrionale in Piemonte e in Friuli. In Liguria è presente solo nella piana del
Magra dove è localmente piuttosto comune. In questa parte dell’areale non supera i
300 m.
Notizie utili per la conservazione della specie
Vive nelle zone prative, nelle radure, lungo gli argini e le rive del Magra e dei suoi
affluenti. Piuttosto adattabile alle aree agricole e a quelle ad urbanizzazione sparsa.
L’attività si estende da febbraio a novembre.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le popolazioni della Valle del Magra non sembrano esposte a particolari rischi.
Interventi gestionali
Buona parte delle popolazioni liguri ricade all’interno di pSIC. Il mantenimento degli
argini, delle zone prative naturali e di aree ecotonali aperte lungo il corso del Magra
sembra sufficiente a tutelare queste popolazioni.
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Interventi utili per
migliorare lo status
delle popolazioni locali
La specie non sembra
necessitare di particolari attività gestionali
mirate.
Metodi di
monitoraggio
La specie è facilmente
avvistabile di giorno
quando è in attività. La
cattura e la marcatura temporanea (tramite coloranti atossici) sono piuttosto semplici.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
CAPUTO V. (1994). Lucertola campestre – Podarcis campestris. In Atlante degli Anfibi
e Rettili della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione Liguria.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789)
Sinonimi: Coluber viridiflavus
Nome comune
Biacco o colubro giallo e nero
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92
Identificazione
Il biacco è un grosso serpente (lunghezza totale
massima 150 cm). In liguria presenta dorso di colore prevalentemente scuro con piccole macchie
gialle. Da immaturo (fino a
60/70 cm di lunghezza) il
corpo è grigio/beige con
testa fortemente contrastata giallo e nera. Le parti ventrali hanno colorazione uniforme senza macchie. Nel sud e in Italia occidentale si trovano popolazioni completamente melaniche.
Distribuzione
Diffuso in tutta Italia (Sardegna e Sicilia incluse) dal livello del mare fino a circa 1600
m nelle Alpi. In Liguria è abbondante in tutti gli ambienti fino a 1300 m tranne che
lungo la parte costiera delle province di Imperia e Savona dove è vicariato dal colubro lacertino (Malpolon monspessulanus). In alcune aree collinari le due specie convivono, ma non sono note le loro interazioni ecologiche.
Notizie utili per la conservazione della specie
La specie è esclusivamente diurna ed è attiva da febbraio a ottobre. Vive in vari tipi
di habitat, purchè soleggiati, anche ai limiti delle aree urbanizzate. Le zone ecotonali
sono quelle preferite per gli spostamenti e l’alimentazione.
Possibili minacce e fattori di rischio
È una specie molto comune ed adattabile. Le popolazioni liguri non sembrano essere esposte a rischi se non a quello temporaneo degli incendi. In aree agricole e urbane viene spesso ucciso dall’uomo o resta vittima del traffico stradale.
Interventi gestionali
Nessun intervento sembra necessario.
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Interventi utili per
migliorare lo status
delle popolazioni locali
Il mantenimento delle
zone ecotonali e dei
corridoi tra aree naturali potrebbe favorire
la specie.
Metodi di
monitoraggio
La specie è avvistabile
di giorno quando è in
attività. Un metodo per aumentare la possibilità di incontro è quello di porre nascondigli artificiali come teli o assi.
La cattura e la marcatura permanente (tramite incisioni sulle squame ventrali) sono
possibili ma dispendiose in termini di tempo e personale. Inoltre, ricatture sufficienti
si verificano solo in aree ad elevate densità.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
CORTESOGNO L. (1994). Biacco – Coluber viridiflavus. In Atlante degli Anfibi e Rettili della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione
Liguria.
SCALI S., SPRINGOLO M., MANENTI R. (2004). Biacco - Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789). In Atlante degli Anfibi e Rettili della Lombardia. BERNINI F., BONINI L., FERRI
V., GENTILLI A., RAZZETTI E., SCALI S. Monografie di Pianura, 5, Cremona.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Coronella austriaca Laurenti, (1768)
Sinonimi:
Nome comune
Colubro liscio
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92
Identificazione
Serpente di medie dimensioni (lunghezza totale
massima 90 cm) di colore
grigio o beige con macolature scure. Si distingue
facilmente da Coronella
girondica per la presenza
sul ventre di fitte macchiettaure grige (il cui
ventre è a evidenti scacchi bianco/neri). Inoltre, C. austriaca manca della “briglia” (linea scura che congiunge gli occhi) di solito ben evidente in C. girondica.
Distribuzione
Diffusa in gran parte d’Europa, in Italia è presente dalle Alpi alla Sicilia (assente in Sardegna). In Liguria è presente dalle quote collinari fino a circa 1000 m.
Notizie utili per la conservazione della specie
La specie in Liguria sembra meno comune di Coronella girondica con cui è spesso
confusa. Frequenta pietraie, boschi radi, macchie, zone aperte prative ed è abbastanza
rara nelle zone antropizzate.
Possibili minacce e fattori di rischio
Si hanno pochi dati sulle popolazioni liguri a causa della loro bassa densità. I rischi
maggiori sembrano essere gli incendi e il disboscamento.
Interventi gestionali
Mantenimento di zone boscate alternate a zone ecotonali.
Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
La distribuzione non è ben nota e prima di effettuate interventi mirati si consiglia di
effettuare ricerche sulla reale presenza e consistenza delle popolazioni.
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Metodi di
monitoraggio
La specie è avvistabile
di giorno in attività,
sotto pietre o nei muretti a secco. Un metodo per aumentare la
possibilità di incontro
è quello di porre nascondigli artificiali come teli o assi.
La cattura e la marcatura permanente (tramite incisioni sulle squame ventrali) sono possibili ma dispendiose in termini di
tempo e personale. Inoltre, ricatture sufficienti si verificano solo in aree ad elevate
densità.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
DORIA G. (1994). Colubro liscio – Coronella austraica. In Atlante degli Anfibi e Rettili della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione
Liguria.
FERRI V., DANINI G.. (2004). Colubro liscio – Coronella austraica. In Atlante degli Anfibi e Rettili della Lombardia. BERNINI F., BONINI L., FERRI V., GENTILLI A., RAZZETTI E.,
SCALI S. Monografie di Pianura, 5, Cremona.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Elaphe longissima (Laurenti, 1768)
Sinonimi: Zamenis longissimus
Nome comune
Saettone comune o Colubro d’Esculapio
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92
Identificazione
Serpente di grandi dimensioni (lunghezza totale
massima 160 cm) di colore bruno o nocciola a volte con linee longitudinali
scure. L’adulto è facilmente identificabile, mentre il
giovane che presenta un
collare giallo è può essere
confuso con la natrice dal collare (Natrix natrix) che però ha le squame carenate (lisce nel Saettone).
Distribuzione
Diffusa in Europa meridionale, in Italia è presente dalle Alpi alla Sicilia (assente in Sardegna). In Liguria è presente dal livello del mare fino a circa 1000 m.
Notizie utili per la conservazione della specie
In Liguria il saettone è frequente e ben distribuito. Frequenta zone con vegetazione
arborea o arbustiva, soprattutto di latifoglie, ma vive anche in zone ad agricoltura tradizionale o semiurbanizzate.
Possibili minacce e fattori di rischio
I rischi maggiori sembrano essere gli incendi e il disboscamento. Il traffico stradale
può localmente incidere sulle densità.
Interventi gestionali
Mantenimento di zone boscate alternate a zone ecotonali.
Interventi utili per migliorare lo status delle popolazioni locali
Nei pSIC la presenza di sottopassi per animali può essere favorevole.
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Metodi di
monitoraggio
La specie è avvistabile
di giorno in attività,
sotto pietre o nei muretti a secco. Un metodo per aumentare la
possibilità di incontro
è quello di porre nascondigli artificiali come teli o assi.
La cattura e la marcatura permanente (tramite incisioni sulle squame ventrali) sono possibili ma dispendiose in termini di
tempo e personale. Inoltre, ricatture sufficienti si verificano solo in aree ad elevate
densità.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
DORIA G. (1994). Colubro liscio – Coronella austraica. In Atlante degli Anfibi e Rettili della LiguriA. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione Liguria.
FERRI V., SOCCINI G.. (2004). Saettone comune – Elaphe longissima. In Atlante degli
Anfibi e Rettili della Lombardia. BERNINI F., BONINI L., FERRI V., GENTILLI A., RAZZETTI
E., SCALI S. Monografie di Pianura, 5, Cremona.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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Nome scientifico Natrix tessellata (Laurenti, 1768)
Sinonimi:
Nome comune
Natrice tassellata
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato IV della Direttiva
comunitaria 92/43 “Habitat”. A livello regionale, è
protetta dalla L.R. 4/92.
Identificazione
Serpente acquatico con
squame carenate e pupilla rotonda (che la distingue dalla vipera comune
con pupilla verticale) di
medie dimensioni (lunghezza totale massima 110
cm) di colore grigio o
bruno. Facilmente confusa con la natrice viperina (Natrix maura) con cui è spesso sintopica, si riconosce
per avere la IV e V squama sopralabiale a contatto con l’occhio e 3 squame postoculari (in Natrix maura la III e la IV squama sopralabiale a contatto con l’occhio e 2 postoculari).
Distribuzione
Diffusa in Europa centrale e nella Penisola Balcanica, in Italia è presente dalle Alpi alla Sicilia (assente in Sardegna). In Liguria è frequente nella piana del Magra (SP) e presente sul versante padano dell’Appennino. Non nota nella provincia di Imperia.
Notizie utili per la conservazione della specie
La natrice tassellata è una specie molto legata all’acqua da cui si allontana raramente. Si ciba principalmente di pesci e di girini. Coabita spesso con la natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice viperina (Natrix maura).
Vive lungo i corsi d’acqua con presenza di vegetazione e i canali. Poco frequente nelle zone umide di origine antropica. In centro Europa si sono avuti casi di estinzione
locale, probabilmente causati sia alle alterazioni degli argini sia alla riduzione delle popolazioni ittiche per inquinamento delle acque.
Possibili minacce e fattori di rischio
I rischi maggiori sono l’artificializzazione delle sponde e le alterazioni dei corsi d’acqua. Anche i fattori che riducono le popolazioni di pesci (inquinamento, captazioni,
rimozione di inerti dall’alveo) influiscono negativamente.
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Interventi gestionali
Essendo specie molto
legata alla naturalità
dei corsi d’acqua la loro corretta gestione è
essenziale. Il controllo
dei prelievi idrici e dell’inquinamento è consigliato.
Interventi utili per
migliorare lo status
delle popolazioni locali
Nei pSIC il ripristino di naturalità dei corsi d’acqua e delle sponde sembra utile.
Metodi di monitoraggio
La specie è facilmente osservabile durante l’attività in acqua. È catturabile sotto pietre o detriti lungo le sponde. Un metodo per aumentare la possibilità di incontro è
quello di porre nascondigli artificiali come teli o assi.
La cattura e la marcatura permanente (tramite incisioni sulle squame ventrali) sono
possibili ma dispendiose in termini di tempo e personale. Inoltre, ricatture sufficienti
si verificano solo in aree ad elevate densità.
Le operazioni di cattura, marcatura e la stima della popolazione possono essere condotta solo da un competente specialista dotato di autorizzazione ministeriale (art. 12,
DPR 357/97).
Bibliografia
SALVIDIO S. (1994). Natrice tassellata – Natrix tessellata. In Atlante degli Anfibi e Rettili della Liguria. DORIA G. & SALVIDIO S. (Eds). Cataloghi dei beni naturali, 2. Regione
Liguria.
WHITE, G.C., ANDERSON, D.R., BURNHAM, K.P. & OTIS, D.L. (1982). Capture-recapture removal methods for sampling closed populations. Los Alamos National Laboratory
8787 NERP, Los Alamos, New Mexico.
Autore Sebastiano Salvidio
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