SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Conferenza Nazionale di Consenso LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Capitolo 16 ASPETTI PSICOLOGICI: VALUTAZIONE ED INTERVENTI Giovanni Luca Arescaldino, Nicola Barone 1 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari INTRODUZIONE La diagnosi di mielolesione, i cui esiti si associano quasi sempre all’integrità delle funzioni cognitive di vigilanza ed autoconsapevolezza, comporta inevitabilmente complesse ripercussioni nella sfera psicologica dell’individuo e della sua famiglia. Nella fase acuta, in particolare, si assiste nel paziente ad una iniziale elaborazione psicologica dell’impatto radicale della SCI sulla sua complessiva identità bio-psico-sociale. Il paziente vive una crisi profonda a livello del Sé (Jacobson ’94), una crisi, cioè, di tutti i parametri autopercettivi che danno all’individuo, ad esempio, il “senso” di continuità del tempo, il senso di padronanza dell’efficienza e dei confini del corpo, il senso di stabilità della propria persona, elemento fortemente legato all’immagine corporea, ecc.. A tali aspetti si aggiunge, sempre nella fase acuta, il traumatico vissuto di fragilità, unitamente all’esperienza di precarietà per l’incertezza degli esiti prognostici della mielolesione. Per altri versi, si riscontrano abbastanza spesso, già dalla fase acuta, capacità di “resilienza”, ovvero di resistenza al grave trauma tramite un contatto equilibrato con la nuova realtà e la contestuale scoperta di “nuove competenze” (Bonanno, 2004). Tutto ciò esita, fin dall’inizio, una oscillazione tra sentimenti opposti: dalla disperazione, all’ottimismo, alla chiusura. Si evidenzia così la particolarità e, per certi versi, la “delicatezza” della condizione psicologica della persona con lesione midollare nei primi 30 gg. dopo il trauma ed a ciò si ricollega l’importanza della figura dello psicologo in Unità Spinale, già dalla prima fase acuta. Tale professionista ha infatti competenze e strumenti per comprendere il soggetto nella sua unicità e trasmettere ai familiari e agli altri operatori dello staff le indicazioni utili ad agevolare, intorno al paziente acuto, un contesto ambientale adeguato, scevro da traumi aggiuntivi e propedeutico al successivo processo riabilitativo globale. Nei primi 30 giorni sarà di fondamentale importanza, per lo psicologo, conoscere e supportare psicologicamente il paziente, monitorarne le reazioni allo stress post-traumatico, individuare l’emergere di adeguate capacità di “coping” e contribuire al loro potenziamento, conoscere e supportare i familiari significativi, valutare le ricadute delle loro reazioni post-traumatiche sullo stato d’animo del soggetto, inquadrare il complessivo percorso di vita prima della lesione, valutare manifestazioni di possibili quadri clinici quali ansia e depressione che possono insorgere nella fase post SCI, ipotizzare le possibili strategie di adattamento alla nuova condizione e programmare conseguentemente il percorso di presa in carico psicologica Riferimenti bibliografici • Jacobson E. (1964) “Il Sé e il mondo oggettuale”, Ed. Psycho, 1994 • Bonanno G., “Loss, Trauma and Human Resilience: Have we underestimate the human capacity to thrive after extremely aversive events?” American Psychologist 2004, n.59 p. 20-28 2 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Paragrafo 16 A PSICOLOGIA DELLA MIELOLESIONE Domanda: Qual è, in generale, la condizione psicologica della persona con lesione midollare nella fase acuta? Dopo l’insorgenza della lesione midollare, di solito, si assiste ad una fase caratterizzata da un’oscillazione continua tra incredulità, incertezza verso il futuro, senso di gratitudine per la sopravvivenza, vissuti di fragilità corporea, speranza, ottimismo, angoscia, disperazione, ideazione suicidaria. Le persone reagiscono a gravi esperienze di perdita secondo uno schema globale di base, pur nella variabilità dell’intensità del dolore e della durata delle varie fasi, caratteristica di ogni individuo. In particolare la persona con lesione mielica in fase acuta, può risultare contemporaneamente depressa, distaccata, confusa, serena, aggressiva, ecc. a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro stato d’animo. Risulta quindi, sempre necessario valutare, già dai primi 30 giorni, l’adattamento psicologico alla lesione. Ciò significa avviare interventi psicologici specifici per la fase acuta, orientati all’inquadramento e monitoraggio delle modalità di risposta del paziente allo stress del trauma e dei suoi diversi esiti. Nell’ambito della classificazione nosografica delle reazioni sintomatiche allo stress post-traumatico, il DSM IV (Manuale diagnostico-statistico per i disturbi psichiatrici) indica vari criteri la cui presenza concomitante consente di definire una diagnosi di PTSD (Sindrome post-traumatica da stress): Flashback, Numbing, Evitamento, Incubi, Hyperarousal. Nel campo delle mielolesioni solo una minoranza di pazienti presenta un quadro psicologico sintomatico di tale natura . In questi casi, si tratta solitamente di soggetti già esposti prima del trauma a disagio psicopatologico, di persone con una struttura di personalità a rischio o di pazienti che hanno subito il trauma in condizioni particolarmente minacciose (es. tentativo di omicidio subito). Nella maggior parte è peraltro ricorrente il numbing (stato di coscienza simile a stordimento o confusione) sintomo che rientra nel quadro sindromico della PTSD, ma che da solo non è sufficiente a deporre per una diagnosi in tal senso. Lo stato di “stordimento” della persona con lesione midollare in fase acuta, inoltre, essendo concomitante ad uno stato potenziale di consapevolezza, può anche svolgere una ruolo psichico difensivo. La parziale caduta dell’attenzione agevola infatti le capacità di “regressione”, particolarmente utili, in questa fase iniziale, a sopportare lo stress ed il dolore (capacità di abbandonarsi al sonno, di concedersi piccoli spazi interpersonali scherzosi e disimpegnati, ecc.). Nella lesione midollare, in altri termini, la peculiare associazione tra grave esperienza traumatica e perdurare di una normale funzionalità cognitiva, sembra produrre naturalmente una basilare “reazione attiva” del soggetto nei confronti dell’offesa narcisistica subita. A tale proposito recenti studi (v. Bonanno 2004, anche per una attenta revisione degli studi precedenti ) evidenziano quanto le risorse di “resilienza”, ovvero le capacità di rispondere in modo equilibrato a gravi traumi, siano diffuse nei pazienti traumatizzati molto più di quanto la “psicologia del senso comune” tenderebbe ad aspettarsi. Gli studi evidenziano che solo il 5-10% dei pazienti gravemente traumatizzati sviluppano PTSD . Negli altri soggetti i sintomi di PTSD sono distribuiti in modo parziale ed in una misura che non consente una diagnosi in tal senso. Gli stessi studi, e l’esperienza clinica, mostrano invece che già dalla fase acuta sono spesso presenti vari fattori predittivi di risorse di resilienza, laddove tale termine rappresenta nella realtà un insieme di differenti possibili percorsi “rigenerativi” che ogni persona, in base alle sue caratteristiche personologiche e culturali, potrà eventualmente esprimere. Va anche detto che il destino di tali fattori predittivi di resilienza è fortemente correlato all’eventuale sviluppo psicopatologico di elementi ansiosi e depressivi, la cui presenza fisiologica nel paziente acuto giustifica fortemente l’esigenza di una osservazione psicologica precoce, fin dalle prime fasi postSCI. L’osservazione e l’ individuazione preliminare di tali fattori psicologici, i successivi interventi volti al potenziamento ed allo sviluppo delle funzioni “ricostruttive”, rappresentano una importante 3 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari stimolo per una sorta di “imprinting” nei confronti di un atteggiamento riabilitativo adeguato, per il futuro. Da tale punto di vista il campo delle mielolesioni, per la possibilità di osservazione longitudinale del paziente nel corso dei mesi di ricovero in Unità Spinale, è elettivo rispetto alla ricerca clinico-psicologica nell’ambito delle citate funzioni psicologiche di resilienza, realtà psichica per molti versi ancora inesplorata e poco studiata scientificamente. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali D. Rossetti, “L’intervento di aiuto psicologico”, In “La riabilitazione delle mielolesioni” di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson Metodi /disegno dello studio: Principi di psicologia Clinica Dimensioni del campione Intervento: Ricerca bibliografica L’adattamento psicologico del paziente con SCI va sempre tenuto in considerazione RF. Murray et al” Impact of spinal cord injury on self-perceived pre-and post morbid cognitive, emotional and physical functioning In Spinal Cord 2007 (6):429-36 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 63 soggetti Intervento: somministrazione test sono sempre presenti importanti cambiamenti nell’adattamento delle funzioni fisiche e cognitive post SCI. P. Kennedy, P. Lude, N. Taylor “Quality of life, social participation, appraisals and coping post spinal cord injury: a review of four community samples” In Spinal Cord (2006) 44. 95-05 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 1000 soggetti Intervento: somministrazione questionari lo studio ha evidenziato che la qualità della vita, la partecipazione sociale e l’adattamento sono fattori da tenere in considerazione per una riabilitazione ottimale. M. Elfstrom et al” Relations between coping strategies and health-related quality of life in patients with SCL” In Journal Rehabil Medicine 2005 (1):9-16 Metodo/disegno dello studio: trasversale/comparativo Dimensione del campione: 256 soggetti Intervento: somministrazione questionari le strategie di adattamento sono in chiara correlazione con la qualità della vita RC. Chan, PW. Lee, F. Lieh-Mak “The pattern of coping in persons with SCI” In Disabil Rehabilitation 2000 (11): 501-7 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 66 soggetti Intervento: questionari, intervista semi strutturata inadeguati modelli di coping e di adattamento sociale ostacolano la riabilitazione ed il seguente reinserimento sociale. M. Elfstrom et al “Effects of coping on psychological outcome when controlling for background variables: a study of traumatically spinal cord lesion persons” In Spinal Cord 2002 (8): 408-15 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 412 soggetti Intervento: somministrazione questionari l’intervento psicologico aiuta l’individuo a sviluppare strategie di adattamento alla condizione di SCL. Livello evidenza CONCLUSIONI La SCI può determinare una inibizione/modificazione generalizzata dell'attività psichica. Infatti nella mielolesione, il blocco del movimento rischia di accompagnarsi alla paralisi del pensiero, impedendo il processo di reintegrazione delle parti del sé e la possibilità di adattarsi alla nuova condizione post mielolesione. Nello stesso tempo gli esiti della mielolesione, fin dalla fase acuta, si accompagnano all’attivazione di risorse di resilienza che nei primi 30 gg. Post-lesionali vanno psicologicamente individuate e monitorate RACCOMANDAZIONI L’adattamento del paziente alla SCI, compreso il suo assetto psicologico, vanno monitorati fin dai primi giorni dell’evento lesivo. Va riservata particolare attenzione anche all’individuazione di fattori predittivi di resilienza. 4 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari SINTESI FINALE: L’adattamento del paziente alla SCI va monitorato fin dai primi giorni dell’evento lesivo, al fine di instaurare una alleanza terapeutica che possa favorire, nella fasi successive della degenza, l’elaborazione delle emozioni che insorgono successivamente nel periodo di degenza. Nella fase acuta della lesione mielica vanno in particolare individuati i fattori predittivi di marca ansioso/depressiva, così come quelli legati a capacità di resilienza. E’ auspicabile, in tale valutazione, considerare alcune variabili fondamentali che possono influenzare l’adattamento del paziente quali: Età del soggetto, Condizione psicologica, Condizioni ambientali, Entità del danno, Aspetti culturali/religiosi, Famiglia. BIBLIOGRAFIA • • • • • • D. Rossetti, “L’intervento di aiuto psicologico”, In “La riabilitazione delle mielolesioni” di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson RF. Murray et al” Impact of spinal cord injury on self-perceived pre-and post morbid cognitive, emotional and physical functioning In Spinal Cord 2007 (6):429-36 P. Kennedy, P. Lude, N. Taylor “Quality of life, social participation, appraisals and coping post spinal cord injury: a review of four community samples” In Spinal Cord (2006) 44. 95-05 M. Elfstrom et al” Relations between coping strategies and health-related quality of life in patients with SCL” In Journal Rehabil Medicine 2005 (1):9-16 RC. Chan, PW. Lee, F. Lieh-Mak “The pattern of coping in persons with SCI” In Disabil Rehabilitation 2000 (11): 501-7 M. Elfstrom et al “Effects of coping on psychological outcome when controlling for background variables: a study of traumatically spinal cord lesion persons” In Spinal Cord 2002 (8): 408-15 Domanda: L’evento mielolesione , nella prima fase post-traumatica, quali effetti psicologici ha sui familiari significativi? Il ricovero in Unità Spinale rappresenta sempre un momento altamente critico per la famiglia del paziente, oltre che per il paziente stesso. Entrambi, paziente e famiglia, si trovano di fronte ad un ambiente completamente sconosciuto, in un contesto d’urgenza, sollecitati a prendere decisioni importanti e rapide. I familiari e/o tutori del paziente rappresentano una componente importantissima dell' "ambiente umano" nel quale è inserita la persona con lesione midollare nella fase immediatamente posttraumatica e, ovviamente, in tutte le fasi successive. La gestione psicologica dei familiari rientra nell'obiettivo generale di creare un ambiente "facilitante" ed "accogliente" per il paziente. Ciò però si connette con la dimensione traumatica degli stessi familiari, chiamati ad elaborare una grave ferita psicologica. Gli esiti psico-corporei ed ambientali correlati alla SCI hanno una immediata valenza sistemica rispetto al nucleo familiare. In modo speculare a quanto avviene nel Sistema-persona del paziente, il Sistema di relazioni familiari ed i singoli familiari significativi vengono attaccati dall’evento SCI e vivono una condizione post-traumatica che esita reazioni opposte: dal rifiuto rabbioso, a tentativi di iper-controllo aggressivo del contesto di cura, ad attribuzioni proiettive di responsabilità sui componenti lo staff, ad atteggiamenti di gratitudine, di accettazione del grave cambiamento, finanche di scoperta di una “nuova serenità”. Anche nei familiari, come nel paziente, è possibile assistere, già nella fase acuta a risposte di resilienza, risposte che non vanno confuse con atteggiamenti patologici di negazione del problema e che da questi ultimi vanno attentamente discriminate (Bonanno 2004). Nei familiari si riconoscono con più chiarezza le reazioni 5 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari psicologiche al trauma, reazioni che nel paziente sono invece intimamente intrecciate ai vissuti corporei . Tali considerazioni sono particolarmente attinenti al contesto familiare primario e trovano una diversa modulazione in base al ruoli ricoperti (partner, genitore, fratello/sorella, figlio), ed alla fase del “ciclo vitale della famiglia” attraversata dal nucleo familiare di appartenenza (giovane coppia, prima genitorialità, famiglia con figli adolescenti, famiglia ricostituita, famiglia matura, coppia anziana, ecc.). Considerazioni solo in parte simili potranno essere fatte per figure significative “non primarie” (tutori, parenti indiretti), per le quali va effettuata una valutazione caso per caso. L’intima connessione della vita psichica individuale con le relazioni interpersonali significative è un realtà scientifica sempre più comprovata anche nell’ambito delle neuroscienze (Bateson ‘79, Bowlby 1999 - 2000, Cassidy-Shaker 2002, Edelman ‘95, Ceccarelli ‘98, Liotti 2005. ,Damasio’95, Gallese 2001, Siegel 2001). Nel contesto della SCI, l’impatto che il trauma mielolesivo ed i suoi esiti hanno sull’identità globale del paziente non riguarda semplicemente l’ ”autopercezione di Sé” da parte del soggetto, ma incide direttamente su come il soggetto ed i familiari guardano e “negoziano” reciprocamente le rispettive reazioni emotive al trauma , su come l’identità globale del soggetto incomincia un percorso di ridefinizione di Sé rispetto ai familiari, su come questi ultimi vivono una “trasformazione” della loro identità personale in una misura direttamente proporzionale alla significatività del loro rapporto con il paziente. Per tali ragioni, il trauma attiva da subito un processo comunicativo circolare, fatto di continue, reciproche retroazioni, tra paziente e familiari. Non a caso, vissuti di colpa e preoccupazioni per la tenuta psichica dei familiari sono spesso tra i primi posti nei pensieri dei pazienti e parallelamente i familiari significativi partecipano strettamente dei vissuti emotivi del paziente, rivivendoli su di sé come se ne fossero direttemene investiti. . Al riguardo, numerose ricerche in materia dimostrano come i livelli d’emotività manifestata da parte dei famigliari, possono incidere sull'andamento del percorso riabilitativo (Sullivan J., 2001 , Martz, Livneh, Priebe et al. 2005). L’osservazione, l’ascolto, il sostegno e l’orientamento rivolti ai familiari sono dunque momenti fondamentali dell’intervento psicologico nella SCI già dalla fase acuta. L’attenzione alla famiglia del paziente è anche giustificata dal fatto che i familiari significativi si trovano a ricoprire un ruolo per certi versi intermedio tra quello del paziente e quello dei “caregiver”. L’alleanza che riuscirà a prodursi tra familiari e sanitari, oltre ad agevolare un clima sereno intorno al paziente acuto, pone le basi per il successivo contesto riabilitativo. Quest’ultimo andrà infatti progressivamente configurandosi come “contesto di apprendimento”, come spazio di vita significativo connotato dalla condivisione (nella famiglia e spesso tra le famiglie) di una esperienza forte di cambiamento. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali D. Rossetti, “Intervento di aiuto psicologico rivolto direttamente al paziente e ai familiari”, In La riabilitazione delle mielolesioni di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson Metodi/ disegno dello studio: Principi di psicologia Clinica Dimensioni del campione Assente Intervento: ricerca bibliografica Paziente e famigliari/tutori vanno seguiti per adattarsi alla nuova realtà AA.VV “Psychosocial and family Issues” In Early acute management in adults with spinal cord injury: a clinical practice guideline for healtcare providers May 2008 Metodi/ disegno dello studio: LG Dimensioni del campione Intervento: la conoscenza della famiglia da parte del team ha ricadute sia immediate sia a lungo termine nella compliance del piano riabilitativo 6 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari G.A. Bonanno, “Loss, Trauma and Human resilience: have we underestimatethe human capacity to thrive after extremely adversive events?” Am Psychologist 59 (1) 2004 pp. 20-28 Metodi disegno dello studio: revisione di altri studi Dimensioni del campione Assente Intervento: ricerca bibliografica le capacità di resilienza sono da considerarsi abilità ‘naturali’, non ‘eccezionali’ che coinvolgono la maggior parte dei soggetti colpiti da eventi avversi, capacità della quale è ampio il possibile terreno di studio. C. Bressi “Emotività espressa famigliare nelle malattie organiche croniche: significati e limiti” In La psicologia medica nell’ospedale generale di G. Invernizzi, C. Bressi, C. Gala 1995 Roma Metodi disegno dello studio: Principi di psicologia psicodinamica Dimensioni del campione Assente Intervento: ricerca bibliografica l’adattamento della famiglia alla nuova condizione dipenderà dalle qualità delle relazioni preesistenti alla SCI L. Blanes et al “health-related qualità of life of primary caregivers of persons with paraplegia” In Spinal Cord 2007 (6): 399-403 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 66 soggetti Intervento: somministrazione gruppo questionari i caregivers necessitano di un supporto psicologico così come i pazienti con SCI. LE. Dreer et al “Family Caregivers of Persons With Spinal Cord Injury: Predicting Caregivers at Risk for Probable Depression” In Rehabil Psychol 2007 (3): 351-357 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 121 soggetti Intervento: somministrazione questionari i caregivers che adottano una disfunzionale risoluzione dei problemi, hanno una maggiore probabilità di sviluppare disturbi depressivi e quindi una inadeguata assistenza al paziente con SCI Hy. Song. “Modelling social reintegration in persons with spinal cord injury” In Disabil Rehabil 2005 (3): 131-41 Metodo/disegno dello studio: campionario Dimensione del campione: 145 soggetti Intervento: l’integrazione sociale con SCI è influenzata molto dalle strategie di adattamento-emotivo. Il supporto famigliare, l’informazione, la percezione dello stress e le barriere sociali sono anche un elemento significativo per la reintegrazione sociale del paziente e dei suoi famigliari. M. Stroebe – H. Schutt, “The dual process model of coping with bereravement: Rationale and description” Death Stud 23 (3) 1999, pp.197-224 Metodo/disegno dello studio: campionario con analisi qualitativa sistematica Dimensione del campione: Intervento: protocolli di osservazione ,revisione di altri studi l’osservazione delle strategie di coping di fronte ad eventi traumatici ha evidenziato la presenza di un modello “duale” di coping nei confronti del lutto. Sullivan J. “Surviving uncertainty and projecting recovery: a qualitative study of patients' and family members' experiences with acute spinal cord injury.” SCI Nurs. 18 (2) (2001) 78-86 Metodo/disegno dello studio: campionario con analisi qualitativa sistematica Dimensione del campione: 14 pazienti, 11 familiari . Intervento: analisi di interviste, protocolli di osservazione , documenti e annotazioni sul campo pazienti e familiari nella fase acuta della mielolesione hanno descritto e affrontato l’incertezza fisiologica e psicologica della fase acuta attivando risorse familiari e progettando già nell’ambiente ospedaliero della fase acuta il reinserimento nel contesto socio-culturale di appartenenza. CONCLUSIONI Come per il paziente anche per la famiglia la SCI determina una modificazione generalizzata dell'attività psichica. Quindi, al fine di evitare la paralisi emotiva della famiglia, risulta necessario 7 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari che lo psicologo dell’USU segua anche i parenti affinché questi diventino fonte di risorsa nel percorso riabilitativo del paziente. RACCOMANDAZIONI Si raccomanda fin da inizio degenza, un monitoraggio continuo dell’adattamento della famiglia alla nuova condizione ed un’osservazione dei processi relazionali che vengono attivati dalla nuova condizione post-traumatica, tra famigliari significativi e paziente. SINTESI FINALE Lo psicologo deve evitare che i familiari assumano atteggiamenti disfunzionali per il primo adattamento post-traumatico del paziente. Nella mielolesione la famiglia è una risorsa di cui tener conto nell’organizzazione dell’iter terapeutico, e assume un’importante funzione di cerniera nella faticosa opera di ripristino del senso di continuità fra passato, presente e futuro, fra i periodi di degenza e il successivo inserimento nel mondo esterno. BIBLIOGRAFIA • • • • • • • • • • • • • • • • • • D. Rossetti, “Intervento di aiuto psicologico rivolto direttamente al paziente e ai familiari”, In La riabilitazione delle mielolesioni di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson AA.VV “Psychosocial and family Issues” In Early acute management in adults with spinal cord injury: a clinical practice guideline for healt-care providers May 2008 C. Bressi “Emotività espressa famigliare nelle malattie organiche croniche: significati e limiti” In La psicologia medica nell’ospedale generale di G. Invernizzi, C. Bressi, C. Gala 1995 Roma L. Blanes et al “health-related qualità of life of primary caregivers of persons with paraplegia” In Spinal Cord 2007 (6): 399-403 R. Stensman, “Adjustement to traumatic spinal cord injury. A longitudinal study of self-reported quality of life” In Paraplegia 1994 (6): 416-22 LE. Dreer et al “Family Caregivers of Persons With Spinal Cord Injury: Predicting Caregivers at Risk for Probable Depression” In Rehabil Psychol 2007 (3): 351-357 Hy. Song. “Modelling social reintegration in persons with spinal cord injury” In Disabil Rehabil 2005 (3): 131-41 G.Bateson, (1979) “Mente e Natura”, Adelphi, 1984 M.Ceccarelli “Neurobiologia e multidimensionalità del comportamento umano” in C.Blundo – R.Stowe “I disturbi del comportamento tra neurologia e psichiatria”, Masson, 1998 V. Gallese, “Azioni Rappresentazioni ed intersoggetività: dai neuroni mirror al sistema multiplo di condivisione” , “Sistemi Intelligenti” a.XIII n.1 pp.77-102 Cassidy J., Shaker P. Manuale dell’Attaccamento, Ed. Fioriti, 2002 J.Bowlby (1969) “Attaccamento e Perdita” vol.1 Cortina 1999 J.Bowlby (1972) “Attaccamento e Perdita” vol.2 Cortina 2000a J.Bowlby (1980) “Attaccamento e Perdita” vol.3 Cortina 2000b A.R. Damasio, “L’errore di Cartesio”, Adelphi, 1995 G.M. Edelman, “Darwinismo neurale. La teoria della selezione dei gruppi neurali” Einaudi, 1995 G.Liotti, “La dimensione interpersonale della coscienza”, Carocci, 2005 D. Siegel, “La mente relazionale.Neurobiologia dell’esperienza interpersonale”, Cortina, 2001 8 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Paragrafo 16 B APPROCCIO PSICOLOGICO E PSICHIATRICO TERAPEUTICO Domanda: Secondo quali parametri deve articolarsi l’intervento psicologico nella fase acuta della mielolesione? L’intervento psicologico precoce si sostanzia in un iniziale “affiancamento”al paziente. nel cui ambito lo si aiuta a gestire e rielaborare i vissuti di incertezza, a modulare le speranze in chiave realistica, ad adattare i propri stili di apprendimento al nuovo contesto di emergenza. Frequentemente il punto di partenza del lavoro psicologico è una elaborazione dei vissuti di perdita, anche a partire dai disagi oggettivamente imposti dall’accudimento ospedaliero e dall’inevitabile intrusione nell’intimità corporea. La relazione di supporto clinico-psicologica rappresenta uno spazio interpersonale al cui interno il soggetto può ricominciare a “raccontarsi come persona”, a ristabilire cioè una continuità con la sua identità globale precedente al trauma. A tale proposito, studi recenti (Stroebe – Schutt ’99, Bonanno ’04) indicano una funzione protettiva svolta dal mantenimento iniziale di una visione degli esiti lesionali un po’ più ottimistica rispetto alla reale prognosi. Più in generale, l’intervento psicologico dovrà essere in grado di osservare ed individuare nel paziente quei “fattori predittivi” di resilienza, il cui sviluppo e potenziamento andranno ad agevolare i futuri adattamenti. L’intervento psicologico dovrà inoltre specificatamente orientarsi verso l’implementazione delle funzioni di supporto psicologico presenti nelle altre operatività dello staff, garantendo un sostegno verso queste figure per agevolare un ambiente psicologico accogliente ed adeguato, particolarmente in questa fase di maggiore passività del soggetto. L’intervento psicologico sarà anche orientato verso la conoscenza, il supporto e la valorizzazione dei familiari significativi (v. più avanti). La relazione psicologica specialistica, infine, sarà uno spazio di osservazione clinica al cui interno potrà essere verificata e monitorata, con gli strumenti psicodinamici e psicometrici tipici di tale professionalità, la strutturazione eventuale di disagio psicopatologico ansioso e/o depressivo unitamente al possibile emergere di contenuti autoaggressivi e/o ad ideazione suicidaria. L’attento monitoraggio dell’assetto psicologico del paziente già dalla fase acuta è dunque un elemento fondamentale propedeutico alla strutturazione di competenze personali finalizzate al raggiungimento della migliore autonomia compatibile con il livello di lesione. E’ auspicabile, nella valutazione psicologica, considerare alcune variabili fondamentali che possono influenzare l’adattamento del paziente alla SCI, quali: Età del soggetto: la capacità d’elaborazione delle esperienze è correlata all'organizzazione psichica e ai sistemi d’apprendimento, i quali sono strettamente collegati con il funzionamento psichico e con le caratteristiche dello sviluppo che variano in base all'età (adolescenza, età adulta, senilità). Condizione psicologica: situazione in cui il soggetto si trova al momento dell'evento traumatico. Le esperienze di vita possono dare alla mielolesione la connotazione di "casualità, imprevedibilità, fatalità" oppure di "risultato" di una serie d’eventi, come nel caso di condotte autolesive o agiti anticonservativi. In quest'ultimo caso le caratteristiche di personalità possono diventare una sorta di traino oppure di ostacolo alla riabilitazione. Condizioni ambientali: un adeguata elaborazione della situazione di disabilità può essere anche favorita/sfavorita dalle seguenti condizioni: • Presa in carico adeguata da parte delle strutture sanitarie sia in fase acuta sia in fase riabilitativa (è una variabile importante il livello di assistenza sanitaria presente nel luogo di vita del paziente e il livello assistenziale ricevuto nel momento dell’emergenza: spesso non sempre si trova nell’immediatezza dell’urgenza un posto letto nelle USU ) • Il potenziale reinserimento nella produttività e nella realtà sociale (è una variabile importante il livello di inserimento socio-lavorativo al momento del trauma e la capacità del 9 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari contesto sociale di appartenenza di recepire ed accogliere bisogni legati al cambiamento di status) • Possibilità del territorio per quanta riguarda la scelta e l'assistenza degli ausili. (la capacità specifica del contesto socio-sanitario di appartenenza di rispondere ai bisogni dei disabili) Entità del danno: certamente il livello di lesione, la completezza/incompletezza della stessa influiscono già dalla fase acuta sulle modalità di risposta allo stress post-traumatico e sul mantenimento ed il superamento del vissuto negativo rispetto al recupero. Aspetti culturali/religiosi: le modalità di risposta allo stress post-traumatico nella fase acuta della mielolesione non dipendono solo dalle caratteristiche psicologiche del soggetto, dal suo contesto familiare e dalle caratteristiche della lesione, ma è anche influenzata da una variabile significativa rappresentata dalla cultura di appartenenza. Tale variabile può in particolare modulare il livello e la tipologia di accettazione del trauma e degli esiti disabilitanti. Famiglia: risorsa di cui tener conto nell'organizzazione dell'iter terapeutico (v. più avanti). Nel periodo post acuto i famigliari sono incapaci di attribuire un significato di realtà a quanto loro viene comunicato, anche se in apparenza sembrano comprendere; i momenti di tranquillità sono rotti da manifestazioni intense di emozioni come terrore, collera, rabbia. Sovente, attraverso atteggiamenti neganti, i parenti sono portati a ritenere che con un buon percorso riabilitativo si possa tornare alla normalità. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali D. Rossetti, “L’intervento di aiuto psicologico”, In “La riabilitazione delle mielolesioni” di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson Metodi /disegno dello studio: Principi di psicologia Clinica Dimensioni del campione Intervento: Ricerca bibliografica L’adattamento psicologico del paziente con SCI va sempre tenuto in considerazione RF. Murray et al” Impact of spinal cord injury on self-perceived pre-and post morbid cognitive, emotional and physical functioning In Spinal Cord 2007 (6):429-36 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 63 soggetti Intervento: somministrazione test sono sempre presenti importanti cambiamenti nell’adattamento delle funzioni fisiche e cognitive post SCI. P. Kennedy, P. Lude, N. Taylor “Quality of life, social participation, appraisals and coping post spinal cord injury: a review of four community samples” In Spinal Cord (2006) 44. 95-05 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 1000 soggetti Intervento: somministrazione questionari lo studio ha evidenziato che la qualità della vita, la partecipazione sociale e l’adattamento sono fattori da tenere in considerazione per una riabilitazione ottimale. M. Elfstrom et al” Relations between coping strategies and health-related quality of life in patients with SCL” In Journal Rehabil Medicine 2005 (1):9-16 Metodo/disegno dello studio: trasversale/comparativo Dimensione del campione: 256 soggetti Intervento: somministrazione questionari le strategie di adattamento sono in chiara correlazione con la qualità della vita RC. Chan, PW. Lee, F. Lieh-Mak “The pattern of coping in persons with SCI” In Disabil Rehabilitation 2000 (11): 501-7 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 66 soggetti Intervento: questionari, intervista semi strutturata inadeguati modelli di coping e di adattamento sociale ostacolano la riabilitazione ed il seguente reinserimento sociale. M. Elfstrom et al “Effects of coping on psychological outcome when controlling for background variables: a study of traumatically spinal cord lesion persons” In Spinal Cord 2002 (8): 408-15 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 412 soggetti Intervento: somministrazione questionari Risultati principali: l’intervento psicologico aiuta l’individuo a sviluppare strategie di adattamento alla condizione di SCL. 10 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari CONCLUSIONI L’intervento psicologico verso il paziente mieloleso, nella fase acuta post-SCI, si configura fondamentalmente come un intervento supportivo, basato su una relazione di “affiancamento interpersonale” particolarmente “discreta” ed orientata ad equilibrare gli aspetti di ascolto con elementi di sostegno più direttivo. E’ centrale, in questa fase, l’intervento di supporto, consulenza e facilitazione della comunicazione rivolto verso il team curante e verso i familiari, poichè assume particolare importanza la possibilità, per il paziente, di percepire elementi di stabilità ed uniformità di base nei messaggi psicologici provenienti dal contesto attuale (sanitari e familiari). RACCOMANDAZIONI L’intervento clinico-psicologico nella fase acuta della mielolesione si deve articolare su parametri specifici distinti e propedeutici agli interventi psicologici delle fasi più avanzate. Gli aspetti centrali dell’intervento in questa fase riguardano l’ascolto specialistico, il sostegno direttivo, l’individuazione precoce sia di possibili processi psicopatologici (depressivo-ansiosi), sia di fattori predittivi di resilienza. SINTESI FINALE: Nella fase acuta vanno in particolare individuati i fattori predittivi di marca ansioso/depressiva, così come quelli legati a capacità di resilienza. E’ auspicabile, in tale valutazione, considerare alcune variabili fondamentali che possono influenzare l’adattamento del paziente quali: Età del soggetto, Condizione psicologica, Condizioni ambientali, Entità del danno, Aspetti culturali/religiosi, Famiglia. BIBLIOGRAFIA • • • • • • D. Rossetti, “L’intervento di aiuto psicologico”, In “La riabilitazione delle mielolesioni” di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson RF. Murray et al” Impact of spinal cord injury on self-perceived pre-and post morbid cognitive, emotional and physical functioning In Spinal Cord 2007 (6):429-36 P. Kennedy, P. Lude, N. Taylor “Quality of life, social participation, appraisals and coping post spinal cord injury: a review of four community samples” In Spinal Cord (2006) 44. 95-05 M. Elfstrom et al” Relations between coping strategies and health-related quality of life in patients with SCL” In Journal Rehabil Medicine 2005 (1):9-16 RC. Chan, PW. Lee, F. Lieh-Mak “The pattern of coping in persons with SCI” In Disabil Rehabilitation 2000 (11): 501-7 M. Elfstrom et al “Effects of coping on psychological outcome when controlling for background variables: a study of traumatically spinal cord lesion persons” In Spinal Cord 2002 (8): 408-15 Domanda: Secondo quali parametri deve articolarsi l’intervento psicologico verso i familiari nella fase acuta? I familiari necessitano di una presa in carico e di un'accoglienza psicologica parallela a quella del paziente, per adattarsi alla nuova realtà. L’accoglienza dei familiari è spesso il primo passo dell’intervento psicologico in fase acuta, quando il paziente è ancora altamente critico e/o sedato. I familiari di solito esprimono in modo forte e diretto, a differenza di quanto talvolta avviene nel paziente, il bisogno di assistenza psicologica. Anche per i familiari, peraltro, predomina un atteggiamento psicologico fortemente difensivo ed è importante rispettare il loro bisogno di non 11 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari essere invasi da sollecitazioni che li mettano troppo a contatto con vissuti interni di disperazione e frammentazione. Il trattamento psicologico rivolto ai familiari è di solito incentrato inizialmente su un intervento di sostegno ed accoglienza: lo psicologo fornisce uno spazio di ascolto che amplia la riflessione ed il confronto sulle informazioni già ricevute da altri sanitari in merito alle conseguenze generali delle mielolesioni ed alle caratteristiche del Reparto. Tale spazio clinico-psicologico fornisce anche l’opportunità di un primo inquadramento del contesto familiare dal punto di vista della posizione rivestita dal paziente, del suo tipo di personalità, delle sue relazioni privilegiate, dei punti di forza e degli aspetti critici presenti nell’equilibrio familiare. Tale iniziale inquadramento è già utile ad affrontare il contatto clinico-psicologico individuale con il paziente in fase acuta, basandosi anche sulle informazioni ricevute in merito alla situazione di personalità pre-traumatica. Nella fase acuta, così come spesso nella fase sub-acuta, non è sempre opportuno ricercare interventi clinico-psicologici congiunti paziente-famigliari, per il tono emotivo troppo elevato che può emergere. Gli interventi psicologici rivolti alla famiglia, peraltro, possono essere indirizzati, in base alle esigenze, a singoli familiari o a sottosistemi familiari (es. la coppia genitoriale) .Nelle situazioni di coppia, possono essere talvolta consigliati brevi interventi congiunti, utili a confermare la continuità di uno spazio condiviso di intimità disgiunto dalla famiglia allargata, anche di fronte ad un evento potenzialmente destrutturante. Tale opportunità può anche fornire una prima, implicita rassicurazione sulla possibilità di avere una adeguata vita di coppia anche sul versante della sessualità Nell’insieme gli interventi dello psicologo rivolti ai familiari della persona con lesione midollare in fase acuta, hanno l’obiettivo di facilitare i processi di adattamento del sistema familiare alla nuova condizione, rendendo costantemente disponibile uno spazio di ascolto e supporto. L’intervento verso i familiari richiede solo in alcuni casi un approfondimento specifico già nella fase acuta; tali casi riguardano situazioni ove era presente un disturbo psicopatologico prima del trauma o situazioni dove il sistema familiare segnala una elevata conflittualità relazionale pregressa. Un caso particolare che sovente richiede da subito un intervento familiare articolato è quello della mielolesione esitante da un tentativo di suicidio. In questi casi la famiglia ha già vissuto le esperienze traumatiche legate al disagio psichiatrico ed è più abituata ad affrontare in chiave specialistica aspetti della vita personale. Queste famiglie richiedono un particolare aiuto nel “venire a capo” di un doppio trauma (il gesto suicidario, la mielolesione) la cui complessità rischia di generare confusione ed eccessive reazioni di rabbia nei confronti del paziente. Un ultima considerazione va infine sottolineata rispetto ai processi di resilienza, i cui segnali sono visibili nei familiari, come nei pazienti, con una frequenza molto maggiore di quanto comunemente ci si aspetti, già dalle prime reazioni al trauma (Bonanno, 2004). Una delle reazioni tipiche dei familiari del paziente, sollecitati dalle circostanze ad assumere un ruolo attivo e di sostegno, è quello di attivarsi verso il paziente. Tale attivazione assume talvolta forme eccessive e può esprimersi sul terreno delle aspettative riabilitative, della precoce programmazione del futuro, del tentativo di sostituirsi ai sanitari, di atteggiamenti ipercritici ecc.. L’intervento psicologico dovrebbe stimolare nei familiari una riflessione su tali atteggiamenti di iperattivazione poiché tali reazioni, se non elaborate, potrebbero rivestire una valenza negativa sul paziente acuto configurandosi talvolta come un "trauma aggiuntivo" per il senso di solitudine ed abbandono che possono determinare sulla persona (se il familiare “si aspetta troppo”, il paziente potrebbe soffrire psichicamente nel sentire di deluderli) . Tale intervento, comunque, ha anche lo scopo di non disperdere il potenziale positivo che di solito c’è in questa reazione attiva dei familiari. Più in generale, è molto importante anche per i familiari, anch’essi sottoposti ad una grave crisi identitaria, ricevere un azione di conferma e potenziamento dei fattori di resilienza che essi, già dalla fase acuta, sono spesso in grado di esprimere. La possibilità del familiare di manifestare un atteggiamento stabile verso l’emergenza, di incoraggiare egli stesso nel paziente strategie di accettazione dell’accaduto, di funzionare come un “rispettoso” raccordo tra il paziente ed il mondo esterno sono elementi che possono avere un impatto positivo sulla riabilitazione del paziente molto più decisivo e profondo di ripetuti interventi specialistici. E’ utile infine che lo Psicologo fornisca già nella fase acuta, uno spazio di ascolto per integrare il lavoro di informazione fatto dalle altre figure professionali offrendo in particolare un contenimento emotivo, uno spazio di espressione dei sentimenti che possono presentarsi. Da ciò potranno 12 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari anche emergere indicazioni per il team riabilitativo sugli atteggiamenti più adeguati da assumere nei confronti dei familiari. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali D. Rossetti, “Intervento di aiuto psicologico rivolto direttamente al paziente e ai familiari”, In La riabilitazione delle mielolesioni di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson Metodi/ disegno dello studio: Principi di psicologia Clinica Dimensioni del campione Assente Intervento: ricerca bibliografica Paziente e famigliari/tutori vanno seguiti per adattarsi alla nuova realtà AA.VV “Psychosocial and family Issues” In Early acute management in adults with spinal cord injury: a clinical practice guideline for healt-care providers May 2008 Metodi/ disegno dello studio: LG Dimensioni del campione Intervento: la conoscenza della famiglia da parte del team ha ricadute sia immediate sia a lungo termine nella compliance del piano riabilitativo C. Bressi “Emotività espressa famigliare nelle malattie organiche croniche: significati e limiti” In La psicologia medica nell’ospedale generale di G. Invernizzi, C. Bressi, C. Gala 1995 Roma Metodo/disegno dello studio: Principi di Psicologia clinica e psicodinamica Dimensione del campione: assente Intervento: Ricerca bibliografica l’adattamento della famiglia alla nuova condizione dipenderà dalle qualità delle relazioni preesistenti alla SCI L. Blanes et al “health-related qualità of life of primary caregivers of persons with paraplegia” In Spinal Cord 2007 (6): 399-403 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 66 soggetti Intervento: somministrazione gruppo questionari i caregivers necessitano di un supporto psicologico così come i pazienti con SCI. LE. Dreer et al “Family Caregivers of Persons With Spinal Cord Injury: Predicting Caregivers at Risk for Probable Depression” In Rehabil Psychol 2007 (3): 351357 Metodo/disegno dello studio: cross sectional Dimensione del campione: 121 soggetti Intervento: somministrazione questionari i caregivers che adottano una disfunzionale risoluzione dei problemi, hanno una maggiore probabilità di sviluppare disturbi depressivi e quindi una inadeguata assistenza al paziente con SCI Hy. Song. “Modelling social reintegration in persons with spinal cord injury” In Disabil Rehabil 2005 (3): 131-41 Metodo/disegno dello studio: campionario Dimensione del campione: 145 soggetti Intervento: Risultati principali: l’integrazione sociale con SCI è influenzata molto dalle strategie di adattamento-emotivo. Il supporto famigliare, l’informazione, la percezione dello stress e le barriere sociali sono anche un elemento significativo per la reintegrazione sociale del paziente e dei suoi famigliari. Sullivan J. “Surviving uncertainty and projecting recovery: a qualitative study of patients' and family members' experiences with acute spinal cord injury.” SCI Nurs. 18 (2) (2001) 78-86 Metodo/disegno dello studio: campionario con analisi qualitativa sistematica Dimensione del campione: 14 pazienti, 11 familiari . Intervento: analisi di interviste, protocolli di osservazione , documenti e annotazioni sul campo Risultati principali: pazienti e familiari nella fase acuta della mielolesione hanno descritto e affrontato l’incertezza fisiologica e psicologica della fase acuta attivando risorse familiari e progettando già nell’ambiente ospedaliero della fase acuta il reinserimento nel contesto socioculturale di appartenenza. 13 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari CONCLUSIONI L’intervento psicologico verso la famiglia del paziente nella fase acuta ha l’obiettivo generale di evitare la paralisi emotiva della famiglia, di prevenire reazioni troppo rigide di rabbia,di agevolare i processi di empowerment dei parenti, affinché questi diventino fonte di risorsa nel percorso riabilitativo del paziente. L’intervento di ascolto e supporto rivolto ai familiari svolge anche una funzione diagnostico-valutativa, per un primo inquadramento indiretto della personalità del paziente e della sua storia personale. Verso i familiari, infine, è molto importante un intervento di integrazione e riflessione relativamente alle informazioni prognostiche sugli esiti della mielolesione ricevuti dal personale medico. RACCOMANDAZIONI L’intervento psicologico di ascolto e supporto verso i familiari deve muoversi su un versante parallelo a quello del paziente, per il forte impatto su questi del clima emotivo famigliare nella situazione post-traumatica. Oltre ad un intervento di prevenzione degli atteggiamenti negativi per il paziente, assume un carattere centrale l’empowerment dei famigliari ed il potenziamento dei loro processi di resilienza. SINTESI FINALE L’intervento psicologico verso i famigliari del paziente acuto è una risorsa fondamentale per il processo riabilitativo del paziente. Sulla condizione psichica di quest’ultimo ha infatti una ricaduta positiva immediata un attento intervento psicologico di sostegno e di empowerment rivolto direttamente, e separatamente, ai familiari significativi. BIBLIOGRAFIA • • • • • • • D. Rossetti, “Intervento di aiuto psicologico rivolto direttamente al paziente e ai familiari”, In La riabilitazione delle mielolesioni di Bonavita J., Menarini M., Pillastrini P 2004 Masson AA.VV “Psychosocial and family Issues” In Early acute management in adults with spinal cord injury: a clinical practice guideline for healt-care providers May 2008 C. Bressi “Emotività espressa famigliare nelle malattie organiche croniche: significati e limiti” In La psicologia medica nell’ospedale generale di G. Invernizzi, C. Bressi, C. Gala 1995 Roma L. Blanes et al “health-related qualità of life of primary caregivers of persons with paraplegia” In Spinal Cord 2007 (6): 399-403 R. Stensman, “Adjustement to traumatic spinal cord injury. A longitudinal study of self-reported quality of life” In Paraplegia 1994 (6): 416-22 LE. Dreer et al “Family Caregivers of Persons With Spinal Cord Injury: Predicting Caregivers at Risk for Probable Depression” In Rehabil Psychol 2007 (3): 351-357 Hy. Song. “Modelling social reintegration in persons with spinal cord injury” In Disabil Rehabil 2005 (3): 131-41 Domanda: Il supporto psicologico associato a terapia psicofarmacologica è efficace in presenza di depressione e ansia nella SCI ? La risposta a questo quesito, evidenzia l’importanza di una presa in carico psicologica a partire già dai primi giorni di ricovero, in paziente con SCI che durante la degenza manifestano depressione ed altro, e di quanto questa condizione possa incidere nella fase di recupero del paziente. Quando il clinico si trova davanti ad un paziente con SCI, è necessario che faccia una prima distinzione tra "umore depresso" e “sindrome depressiva”. 14 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari La prima indica uno stato di disforia che si verifica di routine e fa parte di un normale (seppur doloroso) processo psichico di elaborazione interiore, inevitabile di fronte ai numerosi cambiamenti fisici, psichici e sociali che la mielolesione comporta. (Elliott & Frank 1996) Al contrario, la “sindrome depressiva” si riferisce ad una costellazione di sintomi (affettivi, cognitivi, neurovegetativi) frequenti e gravi, tali da comportare un negativo funzionamento dell’individuo. A tali aspetti, spesso, si associa una sintomatologia ansiosa che si sovrappone al quadro disforico peggiorando la condizione generale del paziente. Per tale motivo la diagnosi di depressione è complessa e non di facile inquadramento clinico, pertanto il possibile trattamento si basa sia sull’applicabilità della ricerca scientifica sia sul giudizio del clinico che in base alla propria esperienza, definisce il miglior progetto terapeutico (psicologico, psicofarmacologico oppure in combinazione) per il paziente che ha di fronte. (Elliott & kennedy 2004) In generale, comunque, le LG ( consorzio Linee guida lesioni midollari 1998) evidenziano come un possibile quadro depressivo nella SCI vada ad incidere in diversi aspetti, tra i quali: • Mal adattamento alla nuova condizione. • Giorni di ricovero totali. • Resistenze alle dimissioni • Qualità delle relazioni • Aumenta la % di probabile TS Questi aspetti, non rientrano in una normale strategia difensiva di cui il paziente si serve per poter sostenere i cambiamenti causati dalla mielolesione. Per quanto riguarda la prevalenza delle sindromi sopra citate numerose ricerche attestano, seppur con percentuali variabili, legate spesso ad una differente metodologia di ricerca, la presenza di umore depresso associato ad ansia che può degenerare, nei peggiori dei casi, in un disturbo depressivo maggiore. Krause et al. (2000) Le probabilità che quest’ultima condizione si sviluppi aumenta nel caso in cui il paziente presenta una storia pregressa di patologia psichiatrica, abuso di sostanze e deficit neurologici (Dryden et al. 2005). I possibili interventi attuabili per il trattamento di tali quadri, (APA 2005) comportano l’applicabilità dei migliori risultati delle ricerche, l’esperienza del clinico e per ultimo ma non meno importante, l’analisi dei bisogni del paziente. Le attuali strategie per riconoscere tali disturbi, si rifanno principalmente all’utilizzo di questionari self report, quali ad esempio il Beck Depression Inventory, Zung self Rating Depression Scale, Hospital Anxiety and Depression Scale, ecc, i quali offrono numerosi vantaggi di praticità clinica, ma che richiedono ulteriori approfondimenti attraverso i colloqui clinici e l’eventuale inclusione in categorie diagnostiche del DSM-IV a sostegno di un possibile disturbo dell’umore e/o dell’ansia. (APA 2005) (King e Kennedy 1999) (Elliott e Kennedy 2004) Riferimento bibliografico T. Elliott, R. Frank “Depression following spinal cord injury” In Arch Phys Med Rehabil 1996 (8): 816-823 T. Elliott, P. Kennedy “ Treatment of depression following spinal cord injury: an evidence-based review” In Rehabil Psychol 2004 (49): 134-9 Metodi Risultati principali Metodo/disegno dello studio: ri esame letteratura esistente Dimensione del campione: -Intervento: ricerca bibliografica lo studio raccomanda una maggiore precisione nel distinguere una sindrome depressiva dall’umore depresso al fine di programmare l’intervento più adeguato. Metodo/disegno dello studio: ri esame letteratura esistente Dimensione del campione: -Intervento: ricerca bibliografica la diagnosi di depressione è complessa e non di facile inquadramento clinico, pertanto il possibile trattamento si basa sull’applicabilità della ricerca scientifica e sul giudizio del clinico in base alla propria esperienza. 15 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Metodo/disegno dello studio: LINEE GUIDA Dimensione del campione: -Intervento: una sindrome depressiva se non riconosciuta, incide in diversi aspetti, tra i quali: • Mal adattamento alla nuova condizione • Giorni di ricovero totali • Resistenze alle dimissioni • Qualità delle relazioni • probabile TS Metodo/disegno dello studio: trasversale Dimensione del campione:1391 soggetti Intervento: somm. questionari, intervista semi-strutturata, criteri DSM I sintomi della depressione sono molto diffusi dopo SCI e sono connessi a variabili individuali significative. Metodo/disegno dello studio: prospettivo Dimensione del campione: 201 soggetti Intervento: utilizzo banca dati assistenza sanitaria Risultati principali: Esistono fattori di rischio pregressi quali: • Patologia psichiatrica • Abuso di sostanza • Deficit neurologici. che incidono sullo sviluppo di una sindrome depressiva post SCI. AA.VV. “policy statement on evidence – based practice in psychology.American Psychological Association Representatives”, in American Psychological Association 2005 Metodo/disegno dello studio: LINEE GUIDA Dimensione del campione: -Intervento Risultati principali: una valutazione diagnostica deve essere effettuata, attraverso l’utilizzo di test standardizzati associati ai colloqui ed eventuale inclusione criteri DSM. C. King, P. Kennedy “Coping effectiveness training for people with SCI: preliminary results of a controlled trial” In J. Clinical Psychol 1999 (38): 5-14 Metodo/disegno dello studio: trials controllati Dimensione del campione: 2 gruppi da 19 soggetti Intervento: principi terapia cognitivocomportamentali . AA.VV. “policy statement on evidence – based practice in psychology. American Psychological Association Representatives”, In American Psychological Association 2005 J S. Krause, B. Kemp, J. Coker, “Depression after spinal cord injury: relation to gender, ethnicity, aging, and socioeconomic indicators”, in Arch Phys Med Rehabil 2000 (8): 1099-1109. DM. Dryden et al “Depression following traumatic spinal cord injury” In Neuroepidemiology. 2005;25 (2):53-4. Risultati principali: l’intervento psicologico nel processo di adeguemaneto è uno strumento necessario e preventivo al una eventuale insorgenza di sindrome depressiva. CONCLUSIONI: Nonostante la comprensione dei fenomeni psichici post SCI sia in aumento, attraverso specifici strumenti di diagnosi psicologica riguardanti la sfera affettiva, oggi, risulta ancora difficoltoso capire preventivamente quali soggetti riusciranno ad adattarsi adeguatamente alla nuova situazione in modo autonomo e quali, invece, possono sviluppare una sindrome cronica. Per tale motivo, la tipologia d’intervento non può essere generalizzabile a tutti i pazienti, ma è sempre necessario considerare l’individuo nella sua unicità, al fine di garantire un percorso riabilitativo ottimale. RACCOMANDAZIONI: Ad oggi non esistono ricerche che attestino all’unanimità l’esordio di una sindrome depressiva nei primi 30 giorni di lesione, sicuramente, però, l’esperienza clinica indica, nella maggior parte dei casi un abbassamento del tono dell’umore associato a stati d’ansia. La ricerca, raccomanda comunque, una valutazione clinico-psicologica seguita da una eventuale presa in carico associata, se è il caso, a terapia psicofarmacologica. Tali strumenti risultano essere efficaci nello stabilire il miglior adattamento del paziente alla nuova condizione, contenendo il quadro disforico che può comparire durante tutto l’arco temporale della degenza. 16 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari SINTESI FINALE: E’ opportuno ricordare che non esiste un unico intervento risolutivo generalizzabile a tutti i pazienti con lesione midollare e con depressione e/o stati ansiosi. I criteri di scelta devono essere fatti in base alle caratteristiche individuali, alle capacità di coping, allo stile di vita pre esistente la lesione, quindi una prima valutazione psicologica del paziente già nei primi giorni di degenza diventa uno strumento indispensabile per il clinico che dovrà programmare il progetto terapeutico maggiormente idoneo in collaborazione con tutta l’èquipe. In conclusione è affermabile che esistono elementi di prova incoraggianti dei benefici della presa in carico psicologica, ma nel caso in cui il quadro ansioso-depressivo si aggravi diventa utile combinare l’aspetto psicologco con quello farmacologico. BIBLIOGRAFIA • • • • • • • T. Elliott, R. Frank “Depression following spinal cord injury” In Arch Phys Med Rehabil 1996 (8): 816823 T. Elliott, P. Kennedy “ Treatment of depression following spinal cord injury: an evidence-based review” In Rehabil Psychol 2004 (49): 134-9 AA.VV. “policy statement on evidence –based practice in psychology. American Psychological Association Representatives”, In American Psychological Association 2005 J S. Krause, B. Kemp, J. Coker, “Depression after spinal cord injury: relation to gender, ethnicity, aging, and socioeconomic indicators”, in Arch Phys Med Rehabil 2000 (8): 1099-1109. DM. Dryden et al “Depression following traumatic spinal cord injury” In Neuroepidemiology. 2005;25 (2):53-4. AA.VV. “policy statement on evidence –based practice in psychology.American Psychological Association Representatives”, in American Psychological Association 2005 C. King, P. Kennedy “Coping effectiveness training for people with SCI: preliminary results of a controlled trial” In J. Clinical Psychol 1999 (38): 5-14 Domanda: Va valutato, ove presente, il grado di dolore, per instaurare il miglior trattamento fisico e psicologico? Il dolore è un’esperienza percettiva complessa e sicuramente il sintomo che più frequentemente spinge un individuo alla ricerca di aiuto e cure. La patologia algica costituisce inoltre uno dei segni più precoci e una delle esperienze sensoriali fondamentali, attraverso cui è possibile cogliere la presenza di una malattia: rare sono le affezioni non contrassegnate, almeno in alcune fasi del loro decorso, da una sintomatologia dolorosa in assenza della quale, talvolta, le diagnosi diventano incerte. Questo sintomo è il prodotto dell’interazione tra un evento sensoriale conseguente all’attivazione di vie nervose specifiche, ed elementi emozionali, abitualmente spiacevoli. Il dolore riveste una funzione di segnale nei confronti di una minaccia di un danno, o il prodursi di questo, sull’organismo e quindi assume una funzione di protezione e/o conservazione per la salute e la sopravvivenza della specie. Le diverse intensità e qualità di tale segnale sono in genere modulate dalla componente cognitiva-affettiva e risultano quindi fondate sulla percezione delle cause sottostanti al sintomo, sulle esperienze precedenti della persona e, più in particolare, sull’assetto psicologico del soggetto. Quindi le emozioni connesse alla percezione del dolore rappresentano 17 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari l’aspetto distintivo e saliente della complessa, e quanto mai soggettiva, esperienza algica: esse sono rappresentate da paura, ansia (sia in forma acuta sia generalizzata), depressione, rabbia e possono talvolta includere vissuti di perdita, frustrazione o sentimenti di inadeguatezza. In particolare, pazienti particolarmente difficili da gestire sono rappresentati da coloro che hanno subito una lesione del midollo spinale. Nella fase acuta della mielolesione in particolare quella post traumatica, il dolore è spesso principalmente nocicettivo ed correlato al danno muscoloscheletrico, mentre generalmente il dolore neuropatico che è la diretta conseguenza del danno neuronale, rimane difficilmente poco tollerabile e poco famigliare al paziente. Viene descritto, di solito, come una sensazione costrittiva, a morsa, lancinante oppure urente, differenziandosi chiaramente dal primo. Tende, di solito a strutturarsi in un arco di tempo di settimane o mesi e comporta, da parte dei clinici, di valutare dove presente il grado di dolore per instaurare il miglior trattamento fisico e psichico del singolo paziente e, col tempo, poterlo variare secondo le esigenze del soggetto. In questi casi una valutazione psicologica completa può fornire informazioni utili per identificare i possibili fattori che possono favorire il dolore e l’invalidità dell’individuo, e per chiarire le conseguenze che tale problema può avere sull’attività fisica, psichica e sociale. Gli attuali modelli concettuali si basano sull’approvazione del principio, secondo il quale, oltre ad un qualsiasi fattore patofisiologico come causa, spesso sono fattori emotivi e comportamentali a rendere persistente e grave tale aspetto. Quando l’algia persiste nel tempo, le possibilità che i processi psicologici influenzano il decorso del dolore e dell’invalidità aumentano notevolmente. Tale spiacevole esperienza, come pure il distanziarsi da attività e ruoli professionali, domestici, famigliari, ricreativi e sociali ad essa associato, può avere effetti fortemente negativi sull’umore, sull’immagine di se e sui rapporti interpersonali. Questi cambiamenti, a sua volta, possono favorire il dolore con tendenza alla cronicità, dando vita ad un circolo vizioso di non facile gestione. Nei pazienti con lesione midollare è possibile stabilire i rapporti di causa, rintracciabili quasi sempre in un insieme di fattori fisici in associazione a quelli psicologici e comportamentali che provocano un ulteriore peggioramento del percorso riabilitativo. I possibili elementi che possono incidere e determinare l’esordio, esacerbazione o mantenimento del dolore possono essere: ETA’: ha un range molto variabile ma è comunque presente con dinamismi cognitivi, emozionali e psicologici differenti per età e periodi di vita. SESSO: non si osservano differenze significative tra uomo e donna ma è presente in entrambi. PROFESSIONE: sono più colpite le persone con lavori manuali tipo sollevamento pesi con flessione e rotazione del busto. OSTEOPOROSI: sia pregressa al danno melico sia come complicanza post mielica. FATTORI SOCIALI: come la ridotta scolarità, basso reddito, scarsa soddisfazione sul lavoro, lavoro stressante, stato civile ed alcolismo. PROFILO PSICOLOGICO: si rilevano episodi di depressione e ansia con maggior frequenza rispetto alla popolazione normale. L’indiscussa comorbilità tra disturbi dell’umore in genere e dolore dovrebbe comportare la considerazione che, in molti casi, la terapia antalgica debba anche accompagnarsi ad una adeguata terapia psicologica della depressione e dell’ansia. La ricerca attuale, conferma, inoltre, una relazione statisticamente significativa e proporzionale tra la presenza del dolore, la sua durata, la sua gravità, alcune caratteristiche cliniche, la frequenza degli episodi critici e la gravita dei quadri depressivi oppure ansiosi. In conclusione i pazienti con SCI, hanno normalmente delle significative alterazioni a livello emotivo, ed il sovrapporsi del dolore neuropatico è un fattore importante che ostacola la possibilità di decidere il miglior trattamento fisico e psichico. 18 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali MP. Jensen et al “chronic pain in individuals with spinal cord injury: a survey and longitudinal study” In Spinal Cord (2005) 43: 704-712 Metodo/disegno dello studio: studio longitudinale Dimensione del campione: 147 soggetti Intervento: somministrazione questionari nei soggetti impegnati maggiormente in attività quotidiane (lavoro, relazioni) si riscontra una minore presenza di dolore cronico MM. Wollaars et al “Spinal cord injury pain: the influence of psychologic factors and impact on qualità of life” In Clnical Journal Pain 2007 23 (5):383-91 D. Loeser “pain in patients with spinal cord injury ” In Bonica’s management of pain Lippincot W & Wilkins 2001 USA AA.VV “pain and anxiety: analgesia and sedation” In Early acute management in adults with SCI: a clinical practice guideline for Health Care Professional P. Kennedy, H. Frankel, B. Gardner, I. Nuseibeh “Factors associated with acute and chronic pain following traumatic spinal cord injuries” In Spinal Cord (1997) 35:814-817 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 575 soggetti Intervento: somministrazione questionari Metodo/disegno dello studio: principi di psicologia clinica, psichiatria Dimensione campione: Intervento: ricerca bibliografica Metodi/ disegno dello studio: LINEE GUIDA Dimensioni del campione: Intervento: Metodo/disegno dello studio: campionario Dimensione del campione: 121 soggetti Intervento: somministrazione questionari aspetti psicologici possono influenzare le caratteristiche e l’intensità del dolore la valutazione di paziente con dolore post SCI, richiede un anamnesi dettagliata ed una presa in carico multidisciplinare i pazienti con una SCI normalmente possono incontrare disagio psichico, ed il sovrapporsi del dolore è un fattore importante che ostacola il percorso riabilitativo. lo studio contribuisce a spiegare come e quali sono gli aspetti psicologici che possono contribuire al mantenimento del dolore Metodi/ disegno dello studio: principi di psicologia clinica, psichiatria Dimensioni del campione: Intervento: ricerca bibliografica la comorbilità fra dolore e disturbi dell’umore o di ansia deve comportare la considerazione che, in molti casi, la terapia medica debba accompagnarsi ad una adeguata presa in carico psicologica Norrbrink et al Gender related differences in pain in spinal cord injured individuals In Spinal Cord (2003) 41:122-128 Metodo/disegno dello studio: comparativo Dimensione campione: 456 soggetti Intervento: somministrazione di questionari non esistono differenze significative legate alla variabile sesso nella percezione del dolore in SCI J.D. Putzke et al., “Pain classification following spinal cord injury: The utility of verbal descriptors” in Spinal Cord, 2002 (40):118-127 Metodo/disegno dello studio: trasversale Dimensione campione: 29 soggetti Intervento: somministrazione di questionari utile nella valutazione del dolore da SCI non basarsi esclusivamente alla descrizione verbale del soggetto, ma integrare con test. KA. Raichele et al “Cognitions, coping, and social environment predict adjustment to pain in SCI” In Journal of Pain 2007 (9): 718-29 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione campione: 157 soggetti Intervento: somministrazione di questionari lo studio sottolinea che le variabili psicosociali possono interferire sulla percezione del dolore e quindi sulla riabilitazione del paziente con SCI R. Torta, A Bovero “depressione e dolore: problemi diagnostici” In epressione e dolore Edizioni Utet 2002 Torino 19 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari CONCLUSIONI: La presenza di dolore, in particolare quello neuropatico, in pazienti con SCI può causare uno stress psicologico notevole, che spesso conduce alla depressione ed ansia. Il clinico deve attivamente considerare gli aspetti psicologici del paziente ed impostare un adeguata presa in carico. E’ importante rassicurare il malato che la sua non è immaginazione o una reazione sovradimensionata al proprio dolore, quindi va incoraggiato a farsi aiutare in maniera appropriata e nello stesso tempo mostrarsi comprensivi e partecipi alla sua situazione. RACCOMANDAZIONI: L’insorgere, l’esacerbazione e il mantenimento del dolore va sempre tenuto in considerazione al fine di impostate il miglior trattamento fisico e psichico già a partire dalla fase acuta e quindi entro i primi 30 giorni. In particolare gli aspetti psicologici dovrebbero sempre essere indagati nel processo di gestione del dolore. SINTESI FINALE: Come si può dedurre dalla trattazione di questo quesito, la gestione del dolore è correlata a fattori biologici, psicologici e sociali che possono interconnettersi nel determinare la patologia algica e l’eventuale presenza di un disturbo timico, i quali possono facilitare l’espressione e la prevalenza del dolore, modulandone le complesse interpolazioni. Inoltre, spesso, nei casi più complessi la presenza di una comorbilità con patologie psichiche è la principale causa delle grandi difficoltà incontrate nel trattamento. Disturbi come ansia e depressione possono frequentemente complicare la gestione terapeutica di un paziente con dolore è quindi, come descritto sopra, è necessario riconoscerlo per poterlo trattare adeguatamente. Ancora più difficile risultano i pazienti con disturbi psichiatrici ( disturbi correlati a sostanze, disturbi di personalità..) dove in questi casi la valutazione multidisciplinare seguita da trattamenti farmacologici specifici, affiancati da un adeguato supporto psicologico, permette di seguire il paziente nella sua globalità e maggior complessità. BIBLIOGRAFIA: • • • • • • • • • MP. Jensen et al “chronic pain in individuals with spinal cord injury: a survey and longitudinal study” In Spinal Cord (2005) 43: 704-712 MM. Wollaars et al “Spinal cord injury pain: the influence of psychologic factors and impact on qualità of life” In Clnical Journal Pain 2007 23 (5):383-91 D. Loeser “pain in patients with spinal cord injury ” In Bonica’s management of pain Lippincot W & Wilkins 2001 USA AA.VV “pain and anxiety: analgesia and sedation” In Early acute management in adults with SCI: a clinical practice guideline for Health Care Professional P. Kennedy, H. Frankel, B. Gardner, I. Nuseibeh “Factors associated with acute and chronic pain following traumatic spinal cord injuries” In Spinal Cord (1997) 35:814-817 R. Torta, A Bovero “depressione e dolore: problemi diagnostici” In epressione e dolore Edizioni Utet 2002 Torino Norrbrink et al Gender related differences in pain in spinal cord injured individuals In Spinal Cord (2003) 41:122-128 J.D. Putzke et al., “Pain classification following spinal cord injury: The utility of verbal descriptors” in Spinal Cord, 2002 (40):118-127 KA. Raichele et al “Cognitions, coping, and social environment predict adjustment to pain in SCI” In Journal of Pain 2007 (9): 718-29 20 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Domanda: Quali sono gli strumenti clinici-psicologici che lo psicologo può avvalersi per monitorare l’emergere di disturbi di ansia e depressione nel paziente con SCI? Nei soggetti con SCI, si riscontra facilmente la presenza di stati emotivi interni caratterizzati da ansia e depressione, con la possibilità che tali stati emergano sia in fase acuta sia in fase post acuta. Nella maggior parte dei casi, risulta correlabile con la menomazione motoria e sensitiva dovuta al danno mielico, che inficia in maniera determinante il recupero funzionale, ostacolando l’iter riabilitativo. Sia i sintomi depressivi sia i sintomi d’ansia influenzano, infatti, negativamente le funzioni “sopramodali” (attenzione, memoria, apprendimento, volontà, motivazione, ecc) e quindi le fasi del recupero intrinseco ed adattivo. Da ciò, il monitoraggio dell’umore del paziente va tenuto sempre in considerazione, qualsiasi sia l’età, il sesso, la cultura di provenienza, al fine di poter cogliere l’eventuale emersione di disturbi psichici che possono ostacolare l’iter riabilitativo. Col termine “depressione” o “ansia”, in ambito riabilitativo, si intende quegli stati emotivi interni del soggetto caratterizzati in generale da un abbassamento del tono dell’umore e dalla presenza di ansia in forma generalizzata e/o acuta. Si tratta di quadri sindromici poliformi che possono assumere diversi aspetti nosografici, con differenti caratteristiche d’esordio, prevalenza, distribuzione per sesso ed età, decorso e prognosi. Nelle diverse espressioni assunte (di ansia, di depressione oppure in combinazione mista) è sempre presente una compromissione delle capacità di adattamento e funzionamento sociale/lavorativo del soggetto in uno stato di malessere generale che ne invalida la performance, determinando non solo una maggior ospedalizzazione, ma anche un’amplificazione della sintomatologia somatica peggiorando la prognosi. In questi ultimi anni numerose ricerche dimostrano che nei pazienti con SCI depressione e ansia sono risposte comuni e di facile insorgenza, nonostante vi siano ancora delle contraddizioni circa le percentuali statistiche che si possono riscontrare. Per il consorzio sulle linee guida del trattamento della SCI l’andamento di un disturbo depressivo post- mielolesione ha un range che va dal 16% al 30% con picchi massimi fino a 25% negli uomini e del 47% nelle donne. Altre ricerche (AA.VV) suggeriscono un andamento complessivo della depressione fino al 42% con una probabilità del 21% che degeneri un disturbo depressivo maggiore. Autori italiani (Scivoletto et al., 1997) riscontrano significativi sintomi depressivi fino al 16% e legati all’ansia per il 13%. Il paziente con lesione midollare, quindi è un soggetto che necessità di una presa in carico multidisciplinare associata ad un modello di rete che non tralasci gli aspetti psicologici e relazionali. L’eccezione del concetto di riabilitazione da noi condivisa, descrive il processo riabilitativo come un percorso la cui finalità è quella di: contrastare e ridurre la situazione di svantaggio che il danno biologico ha causato nell’individuo, impiegando le possibili risorse riabilitative ed utilizzando le eventuali compensazioni psicologiche. Quindi, farsi carico del paziente, rappresenta un evento che incide profondamente anche sui vissuti personali, sulle relazioni e reazioni dei famigliari della persona disabile. I possibili interventi clinici-psicologici attuabili per monitorare l’umore sono: A. Raccolta dati anamnestici attraverso colloqui esplorativi per conoscere lo stile di vita del paziente. B. Interventi terapeutici generalmente divisi in: • Colloqui clinici per lo studio delle caratteristiche di personalità del paziente, delle sue capacità di adattamento e del riconoscimento degli espedienti di salvaguardia (meccanismi di difesa) messi in atto dopo il trauma e/o la comunicazione della diagnosi. I colloqui caratterizzati dalle vicissitudini emotive uniche e particolari di quel determinato paziente che si rivolge al clinico in quel particolare momento della sua vita. • Intervento psicoterapeutico con valenza “supportiva” ma che può arrivare in alcuni casi ad essere di tipo “espressiva”. La presa in carico non è solamente di sostegno, ma può coinvolgere livelli più profondi arrivando a toccare situazioni precedenti al trauma. 21 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari La particolarità dell'intervento (supportivo o espressivo) rende unica la presa in carico per ogni paziente, tenendo conto che siamo comunque di fronte a: Grave crisi esistenziale Bassa tolleranza alle frustrazioni Presenza di una sofferenza emotiva significativa Esame di realtà integro Relazioni oggettuali valide In base a questi elementi raccolti nei primi colloqui, viene deciso quale tipo di intervento sia migliore per quel paziente. C. Indagini psicodiagnostiche, quali il test di Rorschach, l'MMPI, eventuali questionari per depressione e ansia di stato e di tratto. Generalmente i primi due sono utilizzati in caso di personalità premorbose, pazienti con precedenti psichiatrici dubbi, soggetti caratteriali, ecc. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali P. Kennedy, B. A. Rogers, “Anxiety and depression after spinal cord injury: a longitudinal analysis”, In Arch Phys Med Rehabil, 2000 Luglio Metodi/ disegno dello studio studio longitudinale Dimensioni del campione 104 Intervento: somministrazione questionari nella fase acuta vanno rilevati prontamente variazioni dell’umore al fine di evitare esacerbazioni del sintomo con relative complicanze. C. Z. Kalpakjian, K. J. Albright, “An examination of depression through the lens of spinal cord injury. Comparative prevalence rates and severity in women and men., In Women health issues, 2006 Nov-Dic Disegno dello studio: comparativo. Dim. campione 585.Somministrazione questionari Sia l’uomo che la donna con SCI vanno incontro a quadri psicopatologici, quali la sindrome depressiva e di ansia. AA.VV Spinal Cord Injury rehabilitation evidence cap.10 Depression following Spinal Cord Injury, 1998. Metodi/ disegno dello studio Linee guida Dimensioni del campione Intervento: I soggetti con Sci vanno incontro a disturbi d’ansia e dell’umore con percentuali significative G. Scivoletto et al., “Psychological investigation of spinal cord injury patients” in Spinal Cord., 1997 (8):516-20 Metodi/ disegno dello studio campionario Dimensioni del campione: 100 pz Intervento: somministrazione questionari Risultati principali: E’ necessario prendere in considerazione le alterazioni dell’umore del paziente, al fine di poter cogliere prontamente l’eventuale insorgenza di un quadro depressivo e/o ansioso P. Fiore et al., “Clinica delle sindromi depressive nel disabile medulloleso” In Atti X Convegno Nazionale So.MI.Par 2001 Bari disegno dello studio Principi di psicologia clinica- psichiatria Dimensioni del campione: Intervento: ricerca bibliografica Risultati principali: Si riscontrano quadri psicopatologici per quanto riguarda persone colpite da SCI G.L. Arescaldino et al “Considerazioni di psicofarmacoterapia e psicopatologia nel trattamento delle mielolesioni” Atti XIII Congresso Nazionale So.MI.Par 2007 Udine isegno dello studio: campionario Dimensione campione: 178 soggetti Intervento: intervista semi-strutturata e criteri DSM-IV Risultati principali: La mielolesione può comportare l’insorgenza di complessi quadri psicopatologici che possono necessitare di terapie psicologiche o farmacologiche o combinate. G. Gabbard In Psichiatria Psicodinamica Terza edizione Edizioni Cortina 2000 Milano Metodo/disegno dello studio: principi di psichiatria psicodinamica Dimensione campione: -Intervento: Ricerca bibliografica Risultati principali: i principi della psichiatria psicodinamicamente orientata possono considerarsi una buona base per la costruzione del rapporto tra paziente con SCI e psicologo clinico. 22 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari CONCLUSIONI: In definitiva, la deflessione del tono dell’umore oppure l’insorgenza di ansia, per quanto possa essere considerato una variazione biologica che determina inesorabilmente un comportamento, è indubbiamente anche uno stato emotivo individuale che può invalidare il percorso riabilitativo. In questo senso, quindi, acquista significato e valore individuare e valutare forme di depressione e d’ansia che le persone per le loro caratteristiche individuali sono maggiormente esposte in base alle diverse situazioni o accadimenti esistenziali della vita quali una lesione midollare. E’ opportuno non dimenticare che molte volte può esistere una comorbilità sottosoglia tra l’ansia ed il tono dell’umore pre e post SCI di non facile inquadramento nosografico. RACCOMANDAZIONI La depressione e/o l’ansia in tutte le sue forme può essere d’ostacolo alla riabilitazione della SCI. Utile nella pratica di clinica-psicologica, monitorare l’umore del paziente fin dall’inizio del ricovero, al fine di evitare peggioramenti o possibili sconfinamenti nel disturbo psichico. SINTESI FINALE Possiamo ragionevolmente concludere che la mielolesione comporta ripercussioni sulla psiche con la possibilità di far insorgere veri e propri disturbi, necessitando di terapie combinate, farmacologiche e psicologiche a seconda dei casi. La possibile eziopatogenesi di tutto ciò, può essere ricercata nell’ambito dell’area psicodinamica, che descrive la formazione di tali sintomi come risultato di un conflitto interiore tra la ricerca d’autonomia ed il timore della solitudine che il paziente vive, in relazione alla “perdita” al “lutto” subito dalla mielolesione. BIBLIOGRAFIA • • • • • • • P. Kennedy, B. A. Rogers, “Anxiety and depression after spinal cord injury: a longitudinal analysis”, In Arch Phys Med Rehabil, 2000 C. Z. Kalpakjian, K. J. Albright, “An examination of depression through the lens of spinal cord injury. Comparative prevalence rates and severity in women and men., In Women health issues, 2006 NovDic AA.VV Spinal Cord Injury rehabilitation evidence cap.10 Depression following Spinal Cord Injury, 1998. Scivoletto et al., “Psychological investigation of spinal cord injury patients” in Spinal Cord., 1997 (8):516-20 P. Fiore et al., “Clinica delle sindromi depressive nel disabile medulloleso” In Atti X Convegno Nazionale So.MI.Par 2001 Bari G.L. Arescaldino et al “Considerazioni di psicofarmacoterapia e psicopatologia nel trattamento delle mielolesioni” Atti XIII Congresso Nazionale So.MI.Par 2007 Udine G. Gabbard In Psichiatria Psicodinamica Terza edizione Edizioni Cortina 2000 Milano Domanda: La cultura di provenienza può influenzare la manifestazione di sintomi depressivi e di ansia nella SCI? Un evento traumatico come la mielolesione comporta non solo una presa in carico di tipo medico e riabilitativo indirizzato unicamente al soma, ma anche il considerare la sofferenza psichica del soggetto è di estrema importanza per salvaguardare la propria integrità, preservando l’individuo dalla possibilità di insorgenza di quadri psicopatologici quali ansia e depressione. In particolare l’integrità dell’individuo e la prevenzione di disturbi psichici, deve tener conto di una variabile significativa, ossia la cultura di provenienza del paziente. Negli ultimi dieci/dodici anni il continuo e costante flusso migratorio verso il nostro paese, ha prodotto l’aumento delle richieste delle prestazioni sanitarie e di ricovero di cittadini stranieri anche 23 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari presso le Unità Spinali ed i Centri di Riabilitazione, determinando, soprattutto all’inizio, maggiori difficoltà comunicative e relazionali per gli operatori nel gestire il percorso riabilitativo. Le cause sono molteplici, dalla non semplice espressione linguistica che spesso intercorre tra operatore e paziente, alla maggior lontananza geografica che si riscontra tra il soggetto e la sua famiglia rispetto ad un paziente di nazionalità italiana, il non riconoscimento dei diritti dovuto a situazioni di “irregolarità”, eventuali carichi penali, comportamento delinquenziale ed infine, ma non meno importante, la stessa cultura di appartenenza, possono influenzare l’adattamento della nuova condizione se non favorire veri e propri quadri psicopatologici. Utile ricordare che la cultura di appartenenza non determina obbligatoriamente la psicopatologia in sé, ma contribuisce semmai, a modulare l'espressione clinica del sintomo se non avviene una corretta presa in carico. Spesso, l’incontro tra diverse tipi di culture, porta quasi sempre ad incomprensioni che possono sfociare in fenomeni di emarginazione, razzismo ed anche errata diagnosi psichica, perchè non si conosce o non si è in grado di valutare con sufficienza cognizione gli elementi culturali che possono condizionare l’espressività clinica dei sintomi. Inoltre, non dimentichiamo che lo spettro di possibili quadri sindromici (quali ansia e depressione) in culture diverse, include una pluralità di forme cliniche la cui diversa distribuzione presso i pazienti “non occidentali” risente del clima religioso del paese di origine. Questo aspetto può influenzare sia la psicopatologia sia favorire eventuali fattori di protezione psicologica, creando continuità del legame culturale e quindi anche la possibilità di favorire il progetto riabilitativo. Pertanto, organizzare la riabilitazione del paziente extracomunitario con SCI vuol dire un costruttivo superamento di modelli precostituiti, puntando l'attenzione sulla reale sofferenza psichica della persona all'interno, si di specifici contesti, ma non chiusa in schematismi culturalmente unidirezionali. Per esperienza sappiamo, oramai, quanto siano importanti i protocolli nella riabilitazione mielolesiva ma non dobbiamo dimenticare l'unicità dell'uomo e l'importanza, per l'operatore, di potersi aprire a nuovi percorsi di presa in carico multidisciplinare e di rete rispettosi della cultura di provenienza. Utile a questo punto delineare seppur brevemente eventuali Linee Guida per un possibile intervento psicologico cross e/o trans culturale in paziente con SCI extracomunitari: • l’inserimento nelle scuole infermieristiche e delle professioni sanitarie di un piano di studio che comprenda elementi di psicologia crossculturale e psichiatria transculturale, affinché il personale non sia colto impreparato ad affrontare questa situazione. • l’istituzione di centri di formazione di Igiene Mentale Transculturale come punto di riferimento didattico e di consulenza come già prevedono le LG. • definire i possibili limiti dell’approccio psicofarmacologico e psicologico specifico delle culture occidentali. Questi due aspetti sono inscindibili. Il primo va inquadrato principalmente entro una prospettiva biologica, potenzialmente correlata alla razza ed all’etnia in termini genetici. Mentre il secondo, invece, è prevalentemente legato a variabili psicologiche, quali la comprensione della necessità di un possibile supporto psicologico, della necessità di assumere un farmaco, degli atteggiamenti e dalle aspettative e reazioni che si possono avere verso questi due strumenti in relazione agli aspetti culturali che possono rivestire un ruolo importante. • d) la possibilità di avere una pronta disponibilità di consulenza clinica per ottimizzare la condotta terapeutica casa per caso. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali Riferimento bibliografico W-Shing Tseng “Lavorare con pazienti affetti da patologie mediche” In Manuale di Psichiatria Culturale Edizione a cura di G. Bartocci 2003 Roma Metodo/disegno dello studio: principi di psichiatria transculturale Dimensione del campione: Intervento: ricerca bibliografica lo studio del disturbo psicopatologico riceve contributi significativi dalla cultura di appartenenza. 24 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari W-Shing Tseng “Religione, psicopatologia e terapia” In Manuale di Psichiatria Culturale Edizione a cura di G. Bartocci 2003 Roma Metodo/disegno dello studio: principi di psichiatria transculturale Dimensione del campione: Intervento: ricerca bibliografica la religione di appartenenza esercita un’influenza sia nei confronti della psicopatologia sia nella scelta dei modelli di intervento psicologico M. DiBenedetto, A. Bovero, GL: Arescaldino “l’importanza della cultura di appartenenza nella riabilitazione globale del paziente mielolesi: analisi di una ricerca” In Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa Vol 22 n 1 2008 Metodi/disegno della studio:studio campionario Dimensioni del campione: 20 soggetti mielolesi Intervento: valutazione psicodiagnostica Cultura di appartenenza che non determina obbligatoriamente la psicopatologia in sé, ma contribuisce semmai, a modulare l'espressione clinica del sintomo G. Bartocci ”LG ed organizzative per l’assistenza psichiatrica nell’ambito dei servizi pubblici In Medicina e migrazione di S. Geraci Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per l’informazione 1992 Roma Metodo/disegno dello studio: -Dimensione del campione: Intervento: -- LG di assistenza psichiatrica al paziente extracomunitario B. Brillhart “A study of spirituality and life satisfaction among persons with spinal cord injury” In Rehabil Nurs 2005 jan-feb;30 (1): 31-4 Metodo/disegno dello studio: studio campionario Dimensione del campione: 230 soggetti Intervento: somministrazione questionari esiste una correlazione significativa tra spiritualità e qualità della vita. La prima migliora la seconda. L. Songhuai et al “A comparative review of life satisfaction, quality of life and mood between China and British people with tetraplegia” In Spinal Cord 2008 , 1-5 Metodo/disegno dello studio: studio comparativo Dimensione campione: 44 soggetti Intervento: somm. questionari Metodo/disegno dello studio:esaminare l’impatto della SCI in culture non occidentali Dimensione campione: non precisato Intervento: approccio filosofico la qualità della vita in presenza di SCI è un concetto che può variare secondo la cultura di provenienza H. Deconinck “The health condition of spinal cord injuries in two Afghan towns” In Spinal Cord 2003 (41): 3003-9 Metodo/disegno dello studio: Dimensione campione: 311 soggetti Intervento: Risultati principali: culturalmente si ritiene che le persone con SCI abbiano ruoli passivi nella società J. Krause, L. Broderick “Outcomes after spinal cord injury: comparisons as a function of gender and race ad ethnicity” In Arch Phys Med. Rehabil (2004) 85: 355-62 Metodo/disegno dello studio: trasversale Dimensione campione: 512 soggetti Intervento: somministrazione questionari Risultati principali: le minoranze etniche incontrano maggiori difficoltà nel progetto riabilitativo a cause delle differenze culturali e sociali. B. Saravanan et al “Re-examining the psychology of spinal cord injury: a meaning centered approach from a cultural perspective” In Spinal Cord 2001 (6) :323-6 la gestione del paziente mieloleso necessità di prendere in considerazione la fede/credenza religiosa ed il contesto culturale. CONCLUSIONI: Questa sottolineatura trova immediato eco nell'ambito delle questioni "immigrati", problematica non ancora risolta specie in Italia e in particola modo per quei soggetti ricoverati presso le unità spinali ed i centri di riabilitazione del territorio nazionale che con molta difficoltà riescono, già a partire dalla fase acuta del ricovero, a trovare una collocazione certa nel progetto riabilitativo. 25 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari RACCOMANDAZIONI: La cultura di provenienza non determina obbligatoriamente il disturbo psichico, ma contribuisce semmai, a modulare l’espressione clinica dell’ansia e/o depressione in pazienti extracomunitari con SCI, tali quadri devono essere prontamente riconosciuti già dall’inizio della degenza, affinché il progetto riabilitativo non incontri ulteriori resistenze. SINTESI FINALE: Con l’arrivo dei flussi migratori, (in particolare dai paesi del Nord Africa, dall’Albania e dagli stati dell’ex Jugoslavia) diversi operatori sanitari e sociali si pongono il problema del come reimpostare il loro lavoro tenendo conto del pluralismo culturale ormai esistente in Italia e dei mutamenti antropologici intervenuti negli ultimi anni. Spesso, l’incontro tra diverse culture, porta quasi sempre ad incomprensioni che possono comportare una errata ipotesi di diagnosi psicopatologica, perchè non si conosce con sufficienza cognizione gli elementi culturali che possono condizionare l’espressività clinica dei sintomi, oltre all’importanza che deve essere attribuita a come il paziente riconosce e interpreta la nuova condizione di disabilità, quali sono le modalità attraverso le quali cerca aiuto, come reagisce alle terapie prescritte dal curante ed infine qual è la sua “compliance” al progetto riabilitativo BIBLIOGRAFIA: • • • • • • • • • W-Shing Tseng “Lavorare con pazienti affetti da patologie mediche” In Manuale di Psichiatria Culturale Edizione a cura di G. Bartocci 2003 Roma W-Shing Tseng “Religione, psicopatologia e terapia” In Manuale di Psichiatria Culturale Edizione a cura di G. Bartocci 2003 Roma M. DiBenedetto, A. Bovero, GL: Arescaldino “l’importanza della cultura di appartenenza nella riabilitazione globale del paziente mielolesi: analisi di una ricerca” In Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa Vol 22 n 1 2008 G. Bartocci ”LG ed organizzative per l’assistenza psichiatrica nell’ambito dei servizi pubblici In Medicina e migrazione di S. Geraci Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per l’informazione 1992 Roma B. Brillhart “A study of spirituality and life satisfaction among persons with spinal cord injury” In Rehabil Nurs 2005 jan-feb;30 (1): 31-4 L. Songhuai et al “A comparative review of life satisfaction, quality of life and mood between China and British people with tetraplegia” In Spinal Cord 2008 , 1-5 B. Saravanan et al “Re-examining the psychology of spinal cord injury: a meaning centered approach from a cultural perspective” In Spinal Cord 2001 (6) :323-6 H. Deconinck “The health condition of spinal cord injuries in two Afghan towns” In Spinal Cord 2003 (41): 3003-9 J. Krause, L. Broderick “Outcomes after spinal cord injury: comparisons as a function of gender and race ad ethnicity” In Arch Phys Med. Rehabil (2004) 85: 355-62 Domanda: In presenza di trauma cranico concomitante a SCI, qual è l’impatto di eventuali deficit cognitivi sul successivo percorso riabilitativo? Nell’ambito dei traumi SCI l’incidenza di politrauma con concomitante trauma cranico, secondo quanto riportato da diversi lavori, anche recenti (Macciocchi et al. 2008), è del 50-60%. Si registra attualmente un incremento dell’incidenza di TC, in seguito all’aumento statistico degli incidenti su due ruote. Il Trauma cranico rappresenta una “sfida” ulteriore (Sommer – Witkiewicz, 2004) nella gestione clinica del paziente SCI acuto per due ordini di ragioni: 26 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari 1) è abbastanza accertata, sebbene non ancora sufficientemente studiata , la ricaduta negativa di deficit cognitivi susseguenti a TC sul processo riabilitativo di adattamento alla mielolesione. Tali esiti, direttamente proporzionali alla gravità del TC, non sono del tutto chiari poiché, ad esempio, non risultano correlati ai parametri cognitivi segnalati nella F.I.M. (Macciocchi et al. 2004) . Alcuni studi hanno confrontato le autovalutazioni sul processo di adattamento da parte di soggetti SCI con le valutazioni espresse dai partner, ad alcuni anni di distanza dal trauma (Buchanan – Elias, 1999 – 2001). E’ emersa una valutazione di maggiore criticità riabilitativa, ed un maggior grado di stress nei partner di soggetti che all’epoca del trauma avevano esitato amesia post-traumatica di maggiore durata. Tali soggetti, peraltro, non erano stati segnalati nella fase acuta come soggetti con TC; 2) un altro aspetto critico inerente la concomitanza SCI/TBI (“Dual Diagnosis”), aspetto che peraltro ne ha ostacolato lo studio approfondito, è da riferirsi al misconoscimento degli esiti del TC, esiti spesso funzionali ma non per questo poco incisivi. Alcuni lavori (Davidoff et al. ‘88a, ‘88b, ‘85a, 85b – Wilmot et al. ’85) si sono concentrati sugli esiti “occulti” del TC nella mielolesione, rivenienti da traumi cranici diagnosticati come “chiusi”. Il misconoscimento è spesso collegato all’emergenza, nella fase acuta, di altre problematiche post-traumatiche e funzionali che assumono prevalenza e/o ostacolano la valutazione degli esiti cognitivi del trauma cranico. Uno strumento validato, per la valutazione neuropsicologica nella fase acuta della mielolesione, risulta essere il “Galveston Orientatione and Amnesia Test” (GOAT) , strumento utile anche come test-retest in valutazioni longitudinali. Ciò che appare evidente nella valutazione dell’impatto degli esiti di TC sul successivo percorso riabilitativo, è la probabile significatività di esiti funzionali (o comunque “lievi”) che in una condizone di TC senza mielolesione risulterebbero facilmente compensabili ed invece, in presenza di SCI, si rivelano un fattore di fragilità che complica il processo di adattamento. Non a caso (Buchanan et al. 2001 – 1999) viene sottolineato quanto la presenza in anamnesi di perdita di coscienza (LOC) o amnesia post-traumatica (PTA) nella primissima fase acuta sia un dato correlato (in misura direttamente proporzionale alla durata dell’amnesia) a disfunzioni o ritardi nel successivo processo riabilitativo. Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali 1-Macciocchi S, Seel RT, Thompson N, Byams R, Bowman B. Spinal cord injury and co-occurring traumatic brain injury: assessment and incidence Arch Phys Med Rehabil. 2008 Jul;89(7):1350-7 Metodi /disegno dello studio: studio prospettico di coorte Dimensioni del campione:198 soggetti. Intervento: analisi della varianza dell’incidenza di TBI e classificazione del livello di gravità tramite osservazione longitudinale di soggetti SCI di una Unità Spinale statunitense fino a 18 mesi dal trauma Il trauma cranico incorre molto frequentemente nella SCI.E’ possibile ottenere una stima sistematica dell’incidenza del trauma cranico nella SCI e della distribuzione dei diversi livelli di gravità (nel campione 60% TBI, di cui 26% più gravi) E’ significativo che c’è una carente documentazione di TBI nelle SCI acute su base traumatica ed il personale sanitario che lavora con i pazienti acuti SCI dovrebbe essere sensibilizzato sull’importanza dei dati clinici sul TBI per i Riabilitatori 2-Tolonen A, Turkka J, Salonen O, Ahoniemi E, Alaranta H. Traumatic brain injury is under-diagnosed in patients with spinal cord injury.J Rehabil Med. 2007 Oct;39(8):622-6. Metodi /disegno dello studio: studio retrospettivo trasversale Dimensioni del campione: 31 soggetti Intervento: analisi di precedenti valutazioni neurologiche e neuropsicologiche e di referti di precedenti RMI I risultati dello studio indicano un’alta frequenza di TBI nei pazienti mielolesi post-trauma (nel campione 74%, quasi tutti con esiti di tipo neuropsicologico) . Ciò evidenzia la necessità di una specifica attenzione diagnostica per questo tipo di pazienti. 27 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari 3-Trahan E, Pépin M, Hopps S. Impaired awareness of deficits and treatment adherence among people with traumatic brain injury or spinal cord injury J Head Trauma Rehabil. 2006 MayJun;21(3):226-35 Metodi /disegno dello studio: studio trasversale (crosssectional) Dimensioni del campione: 24 soggetti TBI e 16 soggetti SCI Intervento: somministrazione “Problem Checklist of the Head Injury Family Interview “ per valutare la carenza di consapevolezza dei deficit (IAD) e correlarla con il livello di aderenza al trattamento valutato con“Medical Regimen Adherence Scale”. Lo studio conferma la correlazione tra aderenza al trattamento e IAD . Inoltre il deficit di consapevolezza delle disabilità è una peculiarità clinica dei traumatizzati cranici 4-Macciocchi SN, Bowman B, Coker J, Apple D, Leslie D. Effect of co-morbid traumatic brain injury on functional outcome of persons with spinal cord injuries. Am J Phys Med Rehabil. 2004 Jan;83(1):22-6 Metodi /disegno dello studio: studio multicentrico trasversale retrospettivoDimensioni del campione: non indicato (n.100 cliniche di riabilitazione)Intervento:individua zione gruppi omogenei per livello lesione, indici FIM d’ingresso, presenza o meno di DDS (Dual Diagnosis SCI+TBI) e dati anamnestici; confronto tra risultati misurati attraverso parametri FIM e durata del ricovero soggetti con DDS hanno ottenuto minori risultati funzionali rispetto a soggetti solo SCI. Non risulta lineare la relazione tra gravità del TBI e risultati funzionali. Non emergono differenze significative nei parametric cognitivi della FIM e nella durata del ricovero. Necessitano ulteriori studi per individuare più precisamente I fattori di correlazione DDS/risultati funzion. 5-Sommer JL, Witkiewicz PM. The therapeutic challenges of dual diagnosis: TBI/SCI Brain Inj. 2004 Dec;18(12):1297308 Metodi /disegno dello studio: revisione letteratura con approccio compilativo Intervento case report l’incidenza di Dual diagnosis (TBI+SCI) riferita in letteratura varia tra 24 e 59%. Viene sottolineato in letteratura il frequente misconoscimento di tale area. Le situazioni di DDS rappresentano una sfida terapeutica da affrontare con specifiche strategie d’equipe. Metodi /disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione:nessuno Intervento:revisione e sintesi delle problematiche principali emergenti dalla pratica clinica con pz. DDS non è insolito verificare che il trauma non venga indagato durante la fase di emergenza-acuzie. Il TC può emergere inizialmente quando il pz. Dimostra mancanza di abilità o resistenza ad acquisire attività funzionali appropriate al livello di lesione Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale sistematico retrospettivoDimensioni del campione: 24 soggetti (12 coppie) Intervento:somministrazione a distanza di batteria di test su coniugi con membro SCI selezionato come non TBI Risultati principali: malgrado la selezione dei pazienti SCI come non TBI i dati retrospettivi segnalavano PTA. Nel sottogruppo con più duratura PTA i partner segnalavano più elevati indici di tensione e stress.( Zarit Burden Interview- Likert strain scale) Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale sistematico retrospettivoDimensioni del campione: 18 soggetti (9 coppie) Intervento:somministrazione a distanza di batteria di test su coniugi con membro SCI selezionato come non TBI Risultati principali: malgrado la selezione dei pazienti SCI come non TBI i dati retrospettivi segnalavanoPTA. Nel sottogruppo con più duratura PTA i pz. SCI segnalavano maggiori risultati riabilitativi di ciò che valutava il partner, risultati contrari nel gruppo short PTA.Nel partner long PTA indicatori di esiti TBI nel pz. 6-Arzaga D, Shaw V, Vasile AT Dual diagnoses: the person with a spinal cord injury and a concomitant brain injury.SCI Nurs. 2003 Summer;20(2):86-92. 7-Buchanan KM, Elias LJ. Psychological distress and family burden following spinal cord injury: concurrent traumatic brain injury cannot be overlooked.Axone. 2001 Mar;22(3):16-7 8-Buchanan KM, Elias LJ. Personality & behaviour changes following spinal cord injury: self perceptions--partner's perceptions .Axone. 1999 Dec;21(2):36- 28 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari 9-Iida H, Tachibana S, Kitahara T, Horiike S, Ohwada T, Fujii K Association of head trauma with cervical spine injury, spinal cord injury, or both J Trauma. 1999 Mar;46(3):450-2. Metodi /disegno dello studio: studio descrittivo comparativo di coorte Dimensioni del campione: 188 soggetti Intervento: investigazione dell’incidenza di trauma cranico e danno cerebrale in soggetti con trauma cervicale e/o spinale Risultati principali: Circa un terzo dei pz con trauma cervicale e/o spinale presentavano traumi cranici gravi o medi. Il dano cerebrale era associato più di frequente con trauma cervicale alto. 10-Strubreither W, Hackbusch B, HermannGruber M, Stahr G, Jonas HP Neuropsychological aspects of the rehabilitation of patients with paralysis from a spinal injury who also have a brain injury Spinal Cord. 1997 Aug;35(8):487-92. Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale Dimensioni del campione: 322 soggetti Intervento: esame neuropsichiatrico e neuropsicologico di soggetti SCI Risultati principali: incidenza di TBI del 22%. Per il 27.7% di questi non si riscontrava “Sindrome psicorganica”.31% segnalava grave TBI questi dopo trattamento riabilitativo specifico risultavano migliorati(36.2%)o del tutto guariti (38.3%) 11-Nam AM, Chua KS, Chan WL. Rehabilitation challenges in craniospinal injury: two case reports Ann Acad Med Singapore. 1996 Nov;25(6):873-7. Metodi /disegno dello studio:descrittivo case report Dimensioni del campione: 2 soggetti Intervento: descrizione percorso riabilitativo Risultati principali: Un approccio interdisciplinare agevola per pz SCI+TBI la reintegrazione personale e sociale 12-Lemke DM. Defining assessment parameters in dual injuries: spinal cord injury and traumatic brain injurySCI Nurs. 1995 Jun;12(2):40-7 Metodi /disegno dello studio: revisione studi, linea guida Dimensioni del campione: nessuno Intervento: revisione studiprecedenti in merito ai parametri di valutazione ASIA in soggetti con trauma duale TBI+SCI Risultati principali: la valutazione ASIA in pz. con trauma duale può essere inficiata dalla difficoltà di partecipare all’esame a causa del TBI è opportuno individuare linee-guida specifiche per la valutazione ASIA 13-Davidoff GN, Roth EJ, Richards JS. Cognitive deficits in spinal cord injury: epidemiology and outcome. Arch Phys Med Rehabil. 1992 Mar;73(3):275-84 Metodi /disegno dello studio: studio retrospettivo Dimensioni del campione: nessuno Intervento: valutazione neuropsicologica in pz. SCI Risultati principali:la valutazione neuropsicologica di pz. con o senza deficit cognitivi indica che le difficoltà nell’adattameto sociale post-trauma sono più frequenti in pz. con SCI con evidenze di deficit cognitivo. Metodi: studio osservaz. longitudinale Dimensioni del campione: non indicato Intervento: raggrupp.di pz SCI+TBI e pz solo SCI ed osservaz. longitudinale degli esiti adattivi a 2 anni valutando valore predittivo crit. di definiz. di TC Risultati principali: indicatori chiari di medio o grave deficit neuropsicologico e valori cut-off desunti dai risultat dell’Halstead Category Test hanno mostrato, rispetto ad altri criteri, maggiore valore predittivo di difficoltà adative post-trauma 15-Roth E, Davidoff G, Thomas P, Doljanac R, Dijkers M, Berent S, Morris J, Yarkony G. A controlled study of neuropsychological deficits in acute spinal cord injury patients Paraplegia. 1989 Dec;27(6):480-9 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale di coorteDimensioni del campione: 81 soggetti SCI acuti e 61 soggetti non SCI di controllo Intervento: somministrazione batteria neuropsicologica (HCT, subtest WAIS-R e WMS, RAVLT Risultati principali: Confrontando i risultati dei test nei pz. ScI e non SCI emerge una frequente limitazione nelle abilità attentive, nelle capacità di apprendimeto iniziale, nella memoria, nella concentrazione e nelle abilità di problem-solving. Tali deficit possono influenzare il percorso riabilitativo 16-Richards JS, Brown L, Hagglund K, Bua G, Reeder K.Spinal cord injury and concomitant traumatic brain injury. Results of a longitudinal investigation.Am J Phys Med Rehabil. 1988 Oct;67(5):211-6 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale longitudinale test-retest Dimensioni del campione: 150 soggetti SCI acuti dei quali 67 sottoposti successivamente a retest Intervento: somministrazione batteria neuropsicologica a 7 settimane dal trauma con retest su 67 soggetti a 38 settimane Risultati principali: emersi significativi miglioramenti nelle performance paragonabili a quanto osservato nei soggetti con lieve TBI. Non è emersa correlazione tra livello traumatico, eziologia,presenza di PTA e risultati ai test neuropsicologici 14-Richards JS, Osuna FJ, Jaworski TM, Novack TA, Leli DA, Boll TJ The effectiveness of different methods of defining traumatic brain injury in predicting postdischarge adjustment in a spinal cord injury populationArch Phys Med Rehabil. 1991 Apr;72(5):275-9 29 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari 17-Wilmot CB, Cope DN, Hall KM, Acker M “Occult head injury: its incidence in spinal cord injury.” Arch Phys Med Rehabil. 1985 Apr;66(4):227-31 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale Dimensioni del campione:67 soggetti. Intervento: somministrazione tests neuropsicologici 48 gg. posttrauma (GOAT,QT,RPM,Stroop,subtest WMS) Risultati principali:il 64% del campione manifesta deficit medi o gravi nelle performance ai test.Il dato appare significativo anche perché non influenzato da svantaggi culturali. 18-Davidoff G, Doljanac R, Berent S, Johnson MB, Thomas P, Dijkers M, Klisz D. “Galveston Orientation and Amnesia Test: its utility in the determination of closed head injury in acute spinal cord injury patients”. Arch Phys Med Rehabil. 1988 Jun;69(6):432-4 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale longitudinale test-retest Dimensioni del campione:34 soggetti. Intervento: somministrazione GOAT con modalità seriale Risultati principali: il GOAT è uno strumento sensibile per rilevare amnesia post-traumatica correlabile ad esiti di trauma cranico in soggetti con SCI 19-Davidoff G, Thomas P, Johnson M, Berent S, Dijkers M, Doljanac R. Closed head injury in acute traumatic spinal cord injury: incidence and risk factors Arch Phys Med Rehabil. 1988 Oct;69(10):869-72. Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale prospettico Dimensioni del campione:82 soggetti. Intervento: studio incidenza della perdita di coscienza e dell’amnesia posttraumatica nelle prime 24 ore dopo il trauma. Risultati principali:il 49% dei soggetti aveva presentato amnesia posttraumatica. Si è verificato un significativo incremento di rischio di trauma cranico nel caso di incidenti stradali. Tutti i pazienti con SCI, indipendentemente dal livello di lesione, meritano una valutazione dell’eventuale trauma cranico nella prima fase acuta 20-Davidoff, G., J.Morris, E.Roth and J.Bleiberg Closed head injury in spinal cord injured patients: retrospective study of loss of consciousness and post-traumatic amnesia.Arch Phys Med Rehabil. 1985 Jan;66(1):41-3 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale retrospettivo multicentrico Dimensioni del campione:101 soggetti. Intervento: revisione sistematica indagini cliniche effettuate in ospedale e in clinica riabilitativa Risultati principali:Prevale il riscontro clinico (87% ospedaliero 67%riabilitativo) della perdita di coscienza, mentre appare poco valutata l’amnesia post-traumatica.Un terzo dei pz. LOC e/o PTA sono stati poi valutati con TAC. Risulta rilevante la sottovalutazione della PTA, malgrado la successiva rilevanza riabiliativa. Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale prospettico Dimensioni del campione:30 soggetti. Intervento: somministrazione test HCT (Halstead Category Test) tra le 8 e le 12 settimane dopo il trauma Risultati principali: il 57% dei soggetti ha presentato punteggi indicatori di elevato deficit cognitivo molti pazienti SCI con trauma cranico sono a rischio di deficit cognitivo nelle prime otto settimane dopo il trauma. E’ verosimile attendersi che tali deficit interferiscano con la riabilitazione e ritardino l’apprendimento delle nuove competenze 21-Davidoff G, Morris J, Roth E, Bleiberg J. Cognitive dysfunction and mild closed head injury in traumatic spinal cord injury.Arch Phys Med Rehabil. 1985 Aug;66(8):489-91. CONCLUSIONI I lavori più recenti sul tema della “Diagnosi Duale” Trauma Cranico /SCI, (Macciocchi et al. 2008, 2004 – Tolonen et al. ,2007) rimarcano la necessità di una valutazione più puntuale degli esiti di TC concomitante a mielolesione, segnalando quanto tali elementi di valutazione risultino attualmente sotto-diagnosticati e siano invece significativi per la futura funzionalità riabilitativa . Un più attento studio clinico-diagnostico di tali aspetti neuropsicologici rappresenta peraltro una opportunità rilevante di ricerca nel campo della Psicologia delle mielolesioni. RACCOMANDAZIONI Nella fase acuta SCI, in presenza di concomitante trauma cranico (Diagnosi Duale) è necessaria una valutazione puntuale e specifica degli eventuali esiti neuropsicologici, attraverso l’utilizzo di strumenti diagnostici standardizzati (es. G.O.AT.), prestando particolare attenzione alla durata di Perdita di coscienza e/o di Amnesia post-traumatica eventualmente presenti al momento del trauma. 30 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari SINTESI FINALE In soggetti con Diagnosi Duale (TC + SCI) una valutazione puntuale già nella fase acuta degli esiti del trauma cranico (valutazione oggi parzialmente trascurata) è un significativo fattore di conoscenza e studio, utile a prevedere e monitorare successive difficoltà nel processo di adattamento riabilitativo globale. BIBLIOGRAFIA • Blundo C., Stowe R., I disturbi del comportamento tra neurologia e psichiatria: basi neurobiologiche e sindromi cliniche, Masson, 1998 • Denes G. – Pizzamiglio L. (a cura di), Manuale di Neuropsicologia: normalità e patologia dei processi cognitivi, Zanichelli 1996 • Freddi A. (a cura di), Le gravi cerebrolesioni acquisite, Atti Congresso Internazionale, Cassino, 2528 settembre 2006 • Mazzocchi A., Cavatorta S. La riabilitazione neuropsicologica dei traumatizzati cranici in Mazzocchi A. (a cura di) “La riabilitazione neuropsicologica”, Masson 1999 • Solms K.- Solms M., Neuropsicoanalisi: un’introduzione clinica alla neuropsicologia del profondo, Cortina, 2000 31 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Paragrafo 16 C INFORMAZIONE Domanda: Nell’ambito della fase acuta post SCI, vanno discusse le direttive anticipate (advance directives)? Le “Direttive anticipate” (advance directives) (*) sono le indicazioni di scelta che un individuo può indicare relativamente a future condizioni di patologia che possono esitare gravi disabilità psico-fisiche, tali da limitare la possibilità di scelta nel consenso informato riguardante talune terapie. Nel campo delle mielolesioni la tematica si traduce nel problema della compliance nei confronti di un trattamento protesico-riabilitativo nella fase acuta, che possa prefigurare una condizione di vita ad elevati livelli di dipendenza e precarietà fisica (es. tetraplegia con respirazione non autonoma, ecc.). Il tema specifico, di cui è evidente la complessità e lo spessore bioetico, è stato solo parzialmente affrontato dalla letteratura scientifica sulle mielolesioni. I lavori recenti che se ne occupano direttamente (Wittink et al. 2008, Muthappan et al. 2005, Blackmer - Ross 2002) e quelli che affrontano temi importanti correlati all’argomento (Blackmer 2003) segnalano quanto segue: 1) gli studi in ambito riabilitativo sono sempre rivolti a soggetti in una fase di vita particolarmente critica della propria vita. Pertanto va tenuto conto che tali studi possono risultare iatrogeni ed invasivi, sul piano dell’equilibrio emotivo; 2) l’ambito delle mielolesioni, particolarmente nella fase di emergenza-acuzie, si configura come un contesto di particolare fragilità identitaria. Ciò giustifica la criticità dell’esposizione al tema D.A. da parte di soggetti con lesione midollare. L’argomento viene vissuto molto conflittualmente, anche a distanza di più di un anno dal trauma. Inoltre, in base a quanto emerso da studi su campioni piuttosto ampi (Muthappan et al. 2005) è piuttosto ridotta la compliance sull’argomento D.A. da parte di soggetti mielolesi in fase avanzata. (*) Le “dichiarazioni anticipate di trattamento” (DAT), indicate anche come direttive anticipate (advance directives), sono espressione della volontà libera, informata e consapevole della persona in merito ai trattamenti sanitari. Dal 91 (Patient Self- Determination Act) le DAT sono entrate nella prassi medica statunitense1, nel 1997 il Consiglio Europeo ha riconosciuto il loro ruolo: “Saranno prese in considerazione le volontà precedentemente espresse nei confronti dell’intervento medico …”2 e tale indicazione è stata recepita dal Codice di deontologia medica del 1998 art. 34, Autonomia del cittadino)3 Sono generalmente raccolte in un documento (“BioCard”, “Carta di autodeterminazione”, “Testamento biologico”), che dovrebbe essere utilizzato al momento opportuno, quando venga a mancarela capacità del paziente di manifestare la sua volontà (Bonito 2005). Riferimento bibliografico Wittink MN, Morales KH, Meoni LA, Ford DE, Wang NY, Klag MJ, Gallo JJ. Stability of Preferences for End-of-Life Treatment After 3 Years of Follow-up: The Johns Hopkins Precursors Study.Arch Intern Med. 2008 Oct 27;168(19):2125-30 Metodi Metodi /disegno dello studio: studio longitudinale di coorte Dimensioni del campione:818 soggetti (medici). Intervento:somministrazione “Life-sustaining treatment questionnaire” ripetuto lungo 3 anni (1999-2000 e.m. 69 anni) 32 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Risultati principali La rivalutazione periodica di preferenze nelle “advance directives” è maggiormente critica per soggetti con opzioni più aggressive nella valutazione precedente o per soggetti che non avevano direttive avanzate. Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Muthappan P, Forster H, Wendler D. Research advance directives: protection or obstacle?Am J Psychiatry. 2005 Dec;162(12):2389-91. Metodi /disegno dello studio: studio descrittivo retrospettivo Dimensioni del campione:2371 soggetti ricoveratiIntervento: disamina compliance e risposte soggetti adulti a ricerca su AD Blackmer J, Ross L. Awareness and use of advance directives in the spinal cord injured population.Spinal Cord. 2002 Nov;40(11):581-94. Comment in: Spinal Cord. 2004 Feb;42(2):132; author reply 133. Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale qualitativo Dimensioni del campione: 21 soggetti Intervento:somministrazione intervista semi-strutturata a soggetti SCI reclutati in un centro di cure terziarie Blackmer J. The unique ethical challenges of conducting research in the rehabilitation medicine population. BMC Med Ethics. 2003 Jun 17;4:E2 Metodi /disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento:sintesi questioni specifiche sul tema AD/medicina riabilitativa Vaidyanathan S, Glass CA, Soni BM, Bingley J, Singh G, Watt JW, Sett P Doctor-patient communication: do people with spinal cord injury wish to receive written information about their medical condition from the physicians after an outpatient visit or after a readmission in the spinal unit?Spinal Cord. 2001 Dec;39(12):650-3 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale prospettico Dimensioni del campione: 128 soggetti adulti Intervento: somministrazione questionario a pazienti SCI avanzati in attesa di ricovero per follow up per conoscere la loro volontà di essere informati su eventuali cambiamenti nella propria condizione e i livelli di ansia potenziali nel pz. e nei familiari circa il 76% ha dato disponibilità a partecipare a nuove ricerche, nel contempo circa il 50% dei soggetti segnalava resistenze a coinvolgersi in nuove ricerche o a ricevere aiuto nelle AD. Dunque il coinvlgimento di soggetti già ricoverati nella partecipazione a studi sulle AD deve ricercare approcci più flessibili e protettivi per i pazienti. i risultati mostrano una discreta conoscenza da parte dei soggetti dell’argomento AD, solo una minima parte le aveva scritte ed un’ampia porzione del campione ha deciso di farlo dopo l’intervista. C’è disaccordo sul “quando” tale questione debba essere posta. Gli autori sviluppano uno schema per informare soggetti non SCI sulle più comuni problematiche sanitarie che può esitare una SCI. . Gli studi nell’area riabilitativa dovrebbero essere consapevoli delle specificità etiche di questa popolazione di pazienti e dovrebbero orientarsi in via prioritaria al miglioramento della salute del pz. ed assicurarsi di essere in linea con le linee guida aggiornate l’accettazione di informazioni scritte non è universale ed i clinici dovrebbero assicurarsi che la comunicazione di informazioni scritte dovrebbe modularsi con i bisogni del singolo paziente. CONCLUSIONI La ridotta compliance di soggetti SCI in fase avanzata verso l’esposizione al tema della D.A. lascia deporre per una ulteriore, particolare delicatezza dell’argomento nella fase di emergenza acuzie. Non bisogna inoltre dimenticare cha la criticità psichica della persona con lesione midollare acuta si traduce nella strutturazione precoce di aspetti di resilienza strettamente connessi al processo di accettazione della prognosi. Rispetto a tale processo, l’esposizione al tema D.A. potrebbe risultare invasiva in quanto potenzialmente induttiva. Sembra eventualmente più consigliabile indirizzare l’argomento verso soggetti in condizioni normali, nell’ambito di interventi informativi di taglio preventivo. RACCOMANDAZIONI Nella fase acuta della mielolesione è in generale invasivo e dunque sconsigliabile esporre il paziente alla richiesta di indicare delle direttive anticipate. Nei casi in cui fosse indispensabile porre la questione, sarebbe raccomandabile un intervento di equipe molto attento, che dovrebbe coinvolgere anche referenti di ambito bio-etico. L’argomento è eventualmente pertinente ad interventi di sensibilizzazione nel campo della prevenzione primaria (soggetti in condizione normale) 33 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari SINTESI FINALE: Il tema delle “direttive anticipate” (advance directives) risulta essere poco pertinente all’intervento su soggetti con mielolesione in fase acuta, per elementi di rischio iatrogeno. . Ciò è supportato da studi su campioni consistenti di soggetti mielolesi. L’argomento, nel campo specifico della SCI, richiede comunque ulteriori studi ed approfondimenti. BIBLIOGRAFIA: • • • • • • • • • • Elpern EH, Yellen SB, Burton LA. A preliminary investigation of opinions and behaviors regarding advance directives for medical care.Am J Crit Care. 1993 Mar;2(2):161-7. Wareham P, McCallin A, Diesfeld KAdvance directives: the New Zealand contextNurs Ethics. 2005 Jul;12(4):349-59 WBrown MThe law and practice associated with advance directives in Canada and Australia: similarities, differences and debatesJ Law Med. 2003 Aug;11(1):59-76. Wareham P, McCallin A, Diesfeld KAdvance directives: the New Zealand contextNurs Ethics. 2005 Jul;12(4):349-59 V. Bonito, Le dichiarazioni anticipate di trattamento in neurologia, Neurol Sci (2005) 26:S121–S126 Zülicke F. General practice of advance directives in the USAWien Med Wochenschr. 1997;147(6):139-44 Miller DL, Bolla LR. Patient values: The guide to medical decision making. Clin Geriatr Med 1998; 14: 813-829. Heffner JE, Fahy B, Hilling L, Barbieri C. Outcomes of advance directive education of pulmonary rehabilitation patients. Am J Respir Crit Care Med 1997; 155: 1055-1059. Prince JM, Manley MS, Whiteneck GG. Self-managed versus agency-provided personal assistance care for individuals with high level tetraplegiaArch Phys Med Rehabil. 1995 Oct;76(10):919-23 Bach CA, McDaniel RW. Quality of life in quadriplegic adults: a focus group study. Rehabil Nurs 1993; 18: 364-367 Domanda: Nell’ambito della fase acuta post SCI, quali criteri psicologici di base possono orientare il processo di informazione e comunicazione prognostica nei confronti del paziente e dei suoi familiari significativi? Il tema dell’informazione prognostica al paziente nella prima fase post-traumatica ha un interesse ed una specificità che vanno oltre la pur complessa tematica del “comunicare cattive notizie” in presenza di gravi patologie. Il contesto comunicativo medico-paziente della mielolesione si differenzia infatti da quanto può accadere nelle patologie terminali ed anche da quanto si verifica nelle malattie degenerative su base neurologica. A differenza di tali drammatiche condizioni di vita, la mielolesione comporta: (a) un cambiamento corporeo repentino, che (b) non prelude ad un evento terminale, ma introduce ad un nuovo status di vita, che (c) espone a reazioni corporee nuove, “misteriose” e in parte soggettive, che (d) lascia integri (laddove addirittura non li “potenzia”) gli aspetti fondamentali dell’identità mentale della persona, pure fortemente sollecitata e stressata dall’offesa nell’identità corporea. Tali elementi distintivi della mielolesione fanno luce sull’impatto e sul significato etico-riabilitativo del momento della comunicazione prognostica. Naturalmente la comunicazione della prognosi al mieloleso è fondamentalmente un atto medico e, in quanto tale, esso non può assolvere ad una presa in carico psicologica riabilitativa e posttraumatica, di competenza di altre professionalità. Quella del mieloleso in fase acuta è però, “per antonomasia”, un “periodo critico”, ovvero un momento di svolta radicale nel percorso di vita connotato da elementi di “sensibilità”, di cambiamento, di opportunità. Ciò trova rispecchiamento 34 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari nel coinvolgimento psicologico che l’assistenza al paziente in fase acuta richiama nell’equipe, esponendo spesso gli operatori, particolarmente medici ed infermieri (Minichinno et al. 2007, Dewar, 2000), a stress comunicativo-relazionale. Dunque la fase acuta è per il paziente un periodo della vita estremamente significativo, nel quale la comunicazione della diagnosi e della prognosi non coincide con un singolo momento di incontro medico-paziente, ma rappresenta un processo comunicativo, mediato da segnali verbali, non verbali e “di contesto”. Tale percorso inizia dalla primissima ospedalizzazione e raggiunge un momento cruciale nel “punto limite” tra la fase acuta e la fase sub-acuta, momento di solito coincidente, nel processo riabilitativo, alla prima verticalizzazione del paziente. In tale quadro, un adeguato processo di informazione durante la fase acuta assolve ad una doppia funzione: - sul versante del paziente, agendo come una sorta di “humus psicologico”, favorisce lo sviluppo di potenzialità personali post-traumatiche (post-traumatic growth –Zoelner et al. 2008 – Peterson et al. 2008); sul versante degli operatori riduce lo stress legato ad una comunicazione che rischia di essere nel contempo “spiacevole” ed inefficace. (Kirsblum – Fichtenbaum 2008, Lesky 2002). E’ esperienza comune dei riabilitatori in Unità Spinale verificare come le informazioni prognostiche debbano essere spesso ribadite, quasi fossero rivolte a soggetti “impermeabilizzati” dal punto di vista cognitivo. Nei fatti, invece, le informazioni ricevute dal paziente e dai famigliari vengono assorbite e messe internamente in relazione con bisogni motivazionali profondi, bisogni imprescindibili per l’adattamento personale che, in studi recenti, vengono inquadrati nel paradigma generale della “speranza” (Lohne, 2008a - 2008b; Lohne – Severinsonn 2005, 2006). Tali assunti recenti sono collegati ad altri, precedenti lavori, tesi a considerare un “luogo comune riabilitativo” l’idea che le “difese di evitamento” siano sempre disfunzionali per l’adattamento post-traumatico, poiché ostacolerebbero un’adeguata elaborazione depressiva. A tale concetto viene associata l’idea che sia psicologicamente funzionale, nell’adattamento post-traumatico, la presenza di una certa quota di “illusioni positive” ( Taylor – Armor 1996, Bonanno et al. 1995, Taylor - Brown 1994). Il processo di informazione in fase SCI acuta deve tener conto dell’evidenza di correlazione positiva tra benessere psicologico del paziente e corretta comunicazione sanitaria diagnostica e prognostica (Lesky, 2002). Tale evidenza indica la necessità di individuare specifici orientamenti e procedure sul tema che siano sintoniche con i bisogni comunicativi del paziente (VandeKieft 2001), e con la necessità imprescindibile di coniugare aderenza chiara alla realtà prognostica e bisogni motivazionali profondi del paziente. Tali bisogni rappresentano, in qualche modo, la fonte di “energia psichica” necessaria al soggetto con lesione midollare per una reale integrazione personale e sociale e coincidono con la necessità di sperimentare “vissuti di speranza”. Questi vissuti si modulano in chiavi differenti a distanza di un mese dal trauma (“speranza di camminare”), di un anno (“avere speranza”) ed oltre (“essere nella speranza”) (Lohne 2008, Lohne - Severinsson 2006, 2005, 2004). E’ compito degli operatori, nel supportare il processo di informazione prognostica coordinato dal medico, veicolare la speranza del paziente verso obiettivi riabilitativi appropriati e realistici. Sul tema della comunicazione prognostica sono “in fieri”, anche in Itala, processi di studio (Progetto A.L.M.A. – Fondazione ISTUD) indirizzati a riflettere non solo sul “perchè” della comunicazione prognostica, ma anche sul “chi”, sul “come”, sul “quando”. A tale proposito è importante evidenziare, ancora una volta, la centralità medica nel momento informativo e la necessità di identificare precisi momenti di comunicazione della diagnosi e della prognosi. Tali momenti, peraltro, troveranno efficacia e funzionalità se contestualizzati in modo sintonico nell’ambito di un processo informativo a cui inevitabilmente partecipano tutte le componenti sanitarie dello staff riabilitativo. Su questi aspetti risulta fondamentale l’implementazione di una formazione specifica rivolta alle diverse figure professionali. 35 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Riferimento bibliografico Metodi Risultati principali Kirshblum S, Fichtenbaum J. Breaking the news in spinal cord injuryJ Spinal Cord Med. 2008;31(1):7-12 Metodi /disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione:nessuno Intervento: revisione dei concetti portanti per la comunicazione prognostica con il paziente mieloleso Se le “cattive notizie” vengono affrontate superficialmente possono causare confusione, stress e disagio a lungo termine, se affrontate adeguatamente possono favorire l’adattamento, la comprensione e l’accettazione Lohne V. The battle between hoping and suffering: a conceptual model of hope within a context of spinal cord injury.ANS Adv Nurs Sci. 2008 Jul-Sep;31(3):237-48 Metodi /disegno dello studio: studio longitudinale qualitativo Dimensioni del campione:10 soggetti Intervento: analisi del contenuto di resoconti dei pazienti sul tema della speranza nei 3-4 anni dopo trauma SCI, basata su modello concettuale dall’analisi dei più importanti contenuti emersi per strutturare un discorso sul fenomeno della “speranza” nella SCI, sono emersi 9 tematiche di speranza (universale, corporea, incerta, flessibilesmisurata, ecc.).In generale è poi emersa una distinzione tra “avere speranza” (primo anno post-SCI – legata ai miglioramenti) ed “essere” nella speranza (atteggiamento “globale anni successivi”) Metodi/disegno dello studio: studio descrittivo qualitativo longitudinale Dimensioni del campione; 10 soggetti Intervento:analisi contenuto resoconti narrativi sul tema dell’incomprensibilità/imprevedibi lità dell’evento traumatico l’analisi del contenuto dei reperti narrativi ha delineato tre principali e distinte tematiche di riflessione sull’esperienza traumatica: la lesione come “shock incomprensibile”, come esperienza dei sentirsi “coraggiosi sopravvissuti”, come evento (“casuale” o “dotato di senso”) fonte di un cambiamento da accettare. Tematiche mai riportate in letteratura. Metodi/disegno dello studio: studio cross-sectional retrospettivo descrittivo Dimensioni del campione; 620 soggetti SCI raggiunti, 103 rispondenti, 82 utilizzabili per lo studio Intervento: analisi questionari via mail sui bisogni percepiti di informazioni sulla SCI Anche a distanza di 4-5 anni dalla fase acuta permane un marcato bisogno inevaso di informazione in vari domini (invecchiamento, aiuti economici, istruzione, ricerca). La provenienza etnica è una variabile significativa (maggiore bisogno di informazione in persone di colore) Minichiello TA, Ling D, Ucci DK Breaking bad news: a practical approach for the hospitalist J Hosp Med. 2007 Nov;2(6):41521 Metodi/disegno dello studio: revisione studi precedenti campione: non indicato Intervento: revisione letteratura sul tema analisi di un caso esemplificativo la comunicazione di “cattive notizie” è una responsabilità di routine per i sanitari ospedalieri. Dovrebbe essere implementata una formazione specifica sul problema, oggi non presente, utile ad acquisire competenze nelle procedure e nel fronteggiare criticità particolari Lohne V, Severinsson E The power of hope: patients' experiences of hope a year after acute spinal cord injury J Clin Nurs. 2006 Mar;15(3):315-23 Metodi/disegno dello studio: studio longitudinale qualitativo desritivo-esplorativo Dimensioni del campione: 10 soggetti Intervento: interviste su soggetti SCI ad un anno dal trauma analizzate con metodo ermeneutico-fenomenologico (Ricoeur) l’analisi contenutistica delle interviste ha fatto emergere come tema centrale “Il potere della speranza” dalle due prospettive semantiche di “volontà, fede e speranza”/“ sperare, combattere, crescere”. Lo studio segnala la rilevanza clinica dell’esperienza della speranza nel primo anno dopo SCI come fonte di empowerment. In tal senso si prospetta la costruzione di strategie apprendimentali. Lohne V The incomprehensible injury interpretations of patients' narratives concerning experiences with an acute and dramatic spinal cord injury.Scand J Caring Sci. 2008 Sep 18 Gontkovsky ST, Russum P, Stokic DS Perceived information needs of communitydwelling persons with chronic spinal cord injury: findings of a survey and impact of race Disabil Rehabil. 2007 Aug 30;29(16):1305-12 36 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Livello evidenza SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Metodi: studio descrittivo sistematicoDimensioni del campione: 81 soggetti Intervento: somministrazione di batteria di questionari self-report su misura di illusion positiva, indici di benessere soggettivo e indici di crescita personale Metodi/disegno dello studio: studio longitudinale qualitativo descrittivo-esplorativo Dimensioni del campione: 10 soggetti Intervento: interviste su soggetti SCI ad un anno dal trauma analizzate con metodo ermeneutico-fenomenologico (Ricoeur) Risultati principali: gli indici di “illusione positiva” sono correlati con il benessere soggettivo ma non con gli indici di crescita personale. Ciò depone per una disconferma dell’assunto di Taylor e Brown sulla necessità di un indice ottimle di illusione” Siösteen A, Kreuter M, Lampic C, Persson LO Patient-staff agreement in the perception of spinal cord lesioned patients' problems, emotional well-being, and coping pattern.S pinal Cord. 2005 Mar;43(3):179-86 Metodi/disegno dello studio: studio statistico descrittivo comparativoDimensioni del campione: 29 soggetti SCI e 24 soggetti appartenenti allo staff curante Intervento: questionario self-report riguardante 8 aree critiche Risultati principali; lo studio ha dimostrato una discreta correlazione ra i due tipi di risposta, anche se dalle risposte dello staff emerge una certa sovrastima dei problemi emozionali e familiari dei pazienti ed una sottostima delle abilità di adattamento Lohne V, Severinsson E.Hope during the first months after acute spinal cord injury J Adv Nurs. 2004 Aug;47(3):279-86. Metodi/disegno dello studio: studio longitudinale qualitativo desritivo-esplorativo Dimensioni del campione: 10 soggetti Intervento: interviste su soggetti SCI nel primo mese dopo il trauma analizzate con metodo ermeneutico-fenomenologico (Ricoeur) Risultati principali: Tutti i sogetti sperimentano sentimenti di speranza, intesa come sentimento proiettato verso il futuro. E’ condiviso il sentimento di “speranza di poter nuovamente camminare” nell’ambito di continue oscillazioni dell’umore. Emerge un bisogno particolare del personale infermieristico di imparare ad implementare la speranza del paziente erso obiettivi appropriati. Lohne V, Severinsson E. Hope and despair: the awakening of hope following acute spinal cord injury-an interpretative study.Int J Nurs Stud. 2004 Nov;41(8):881-90. Metodi/disegno dello studio: studio longitudinale qualitativo desritivo-esplorativo Dimensioni del campione: 10 soggetti Intervento: interviste su soggetti SCI nel primo mese dopo il trauma analizzate con metodo ermeneutico-fenomenologico (Ricoeur) Risultati principali: I risultati dell’analisi del contenuto rivelano, come elemento centrale, il sorgere di sentimenti di speranza. Espressi tramite vissuti di incertezza ed alternanza tra disperazione e speranza. Tali contenuti, talvolta vissuti segretamente, rappresentano il background basico dell’esperienza immediatamente successiva alla SCI Lesky J. Psychological implications of medical information for patients considerations in rehabilitees with spinal cord injuries Rehabilitation (Stuttg). 2002 Oct;41(5):329-35 Metodi/disegno dello studio: studio retrospettivo descrittivo qualitativo Dimensioni del campione: 71 soggetti SCI Intervento: Analisi risultati di questionario retrospettivo Risultati principali: I risultati mostrano evidenza di correlazione positiva tra benessere psicologico ed adeguata informazione medica. Si registra un diffuso ed inevaso bisogno di informazione diagnostica e prognostica. Edwards L, Krassioukov A, Fehlings MG. Importance of access to research information among individuals with spinal cord injury: results of an evidenced-based questionnaire Spinal Cord. 2002 Oct;40(10):529-35 Metodi/disegno dello studio: studio osservazionale di coorte Dimensioni del campione: 30 soggetti SCI (14 rispondenti) Intervento: Somministrazione via mail questionario standardizzato (SF-36) + intervista strutturata per valutazione interessi Risultati principali: Un numero significativo di pz. è interessato ad acquisire informazioni da Internet, mentre emerge uno scarso ingeresse verso gruppi di sostegno così come l’idea di salute risulta poco associata al trattamento fisio-ergoterapico Brookings JB, Serratelli AJ. Positive illusions: positively correlated with subjective well-being, negatively correlated with a measure of personal growthPsychol Rep. 2006 Apr;98(2):407-13 Lohne V, Severinsson E. Patients' experiences of hope and suffering during the first year following acute spinal cord injury J Clin Nurs. 2005 Mar;14(3):285-93 37 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Risulati principali: Nell’ambito della tematica della “speranza” vengono scoperti due “filoni di pensiero” paralleli presenti durante il primo anno dopo la lesione: il “circolo vizioso” e il “desiderio” SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Matthies RW'Bad news' may predispose patients' attitudes.Am Fam Physician. 2002 Oct 1;66(7):1155. Metodi/disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento: Risposta ad articolo precedete sul tema Risultati principali:Quando dobbiamo comunicare l’esito di una patologia dobbiamo misurare con cura le parole, il tono vocale, la postura, il luogo, le nostre risonanze interne.Non è opportuno etichettare questo momento relazionale come “dare cattive notizie”. Dewar AL Challenges to communication: supporting the patients with SCI with their diagnosis and prognosis. SCI Nurs. 2001 Winter;18(4):187-90 Metodi/disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento: Discussione, a partire dalla letteratura precedente, sul ruolo dell’infermiere nel momento infirmativo verso il pz.SCI Risultati principali. L’infermiere partecipa al processo di comunicazione pronostica i familiari e pazienti, contribuendo al loro adattamento alla perdita subita (SCI). Ciò richiede particolari competenze comunicative Vaidyanathan S, Glass CA, Soni BM, Bingley J, Singh G, Watt JW, Sett P Doctorpatient communication: do people with spinal cord injury wish to receive written information about their medical condition from the physicians after an outpatient visit or after a readmission in the spinal unit?Spinal Cord. 2001 Dec;39(12):650-3 Metodi /disegno dello studio: studio osservazionale prospettico Dimensioni del campione: 128 soggetti adulti Intervento: somministrazione questionario a pazienti SCI avanzati in attesa di ricovero per follow up per conoscere la loro volontà di essere informati su eventuali cambiamenti nella propria condizione e i livelli di ansia potenziali nel pz. e nei familiari Risultati principali: l’accettazione di informazioni scritte non è universale ed i clinici dovrebbero assicurarsi che la comunicazione di informazioni scritte dovrebbe modularsi con i bisogni del singolo paziente. VandeKieft GK. Breaking bad news.Am Fam Physician. 2001 Dec 15;64(12):1975-8 Lohne V. Hope in patients with spinal cord injury: a literature review related to nursingJ Neurosci Nurs. 2001 Dec;33(6):317-25 Sparacino ML Breaking bad news: the many roles of the family physicianAm Fam Physician. 2001 Dec 15;64(12):1946, 1948 Metodi/disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento: Discussione, a partire dalla letteratura precedente, sull’importanza dell’informazione prognostica al pz. e indicazione di direttive di base per gestire la comunicazione con il pz. Metodi/disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento:revisione letteratura precedente e approfondimento del tema della speranza da un punto di vista clinico. Metodi/disegno dello studio: studio compilativo Dimensioni del campione: nessuna Intervento:revisione letteratura precedente e risposta ad articolo 38 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 Risultati principali:L’esperienza clinica e la letteratura sul tema confermano l’esigenza del pz. di ricevere una informazione sincera ed empatica su “cattive notizie” che lo riguardano. Vademecum ABCDE: Anticipare la preparazione dell’incontro, (Building) Costruire un ipotesi sulla gradualità più congeniale per il pz.(Comunicating),Rispettare i ritmi del pz., consentire silenzi, ecc., (Dealing) Seguire le reazioni e rispondere in modo emotivamente congruo (Encouraging) Dare valore alle emozioni offrire speranze realistiche Risultati principali: Il tema della speranza è stato definito in termini teorici e cià ha influenzato gli studi successivi. In particolare il tema può essere inquadrato come processo (fenomeno orientato al futuro) e come “stato” (l’essenza positiva della speranza) Risultati principali: Il medico di famiglia è in una posizione ideale per aiutare il paziente a ricevere “cattive notizie” in modo costruttivo e dignitoso SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari Dewar A. Nurses' experiences in giving bad news to patients with spinal cord injuries.J Neurosci Nurs. 2000 Dec;32(6):324-30 Metodi/disegno dello studio: studio qualitativo sistematico Dimensioni del campione: 22 soggetti -infermieri Intervento:Analisi di registrazioni di interventi in focus group sull’esperienza infermieristica Risultati principali: Gli infermieri si trovano in una posizione tale da essere portatori di “cattive notizie”. Non è sempre possibile è consigliabile evitare tale situazione. Per conservare la speranza nel paziente e preservare la propria integrità l’infermiere deve avere strategie per seguire i bisogni del paziente. Taylor SE, Armor DA Positive illusions and coping with adversityJ Pers. 1996 Dec;64(4):873-98 Metodi/disegno dello studio revisione letteratura precedente sul tema Dimensioni del campione: non indicato Intervento:Analisi qualitativa studi precedenti svolti in contesti clinici differenti Risultati principali: L’esplorazione dei diversi studi sul tema conferma la correlazione tra “illusioni positive” e adattamento agli esiti di gravi traumi. Ciò sia in settori post-traumatici di elevata gravità, sia in ambiti con più moderato livello di stress. L’elemento “illusione positiva” è da intendersi come “variabile concorrente”, non come “variabile indipendente” da cui dedurre in modo lineare un adattamento positivo Bonanno GA, Keltner D, Holen A, Horowitz MJ.. When avoiding unpleasant emotions might not be such a bad thing: verbalautonomic response dissociation and midlife conjugal bereavement J Pers Soc Psychol. 1995 Nov;69(5):975-89 Metodi/disegno dello studio: studio longitudinale Dimensioni del campione: non indicato Intervento: comparazione correlazione tra misure di “evitamento emozionale” e “livello di dolore psichico” a distanza di 6 e 14 mesi dal trauma in soggetti dopo perdita del coniuge Risultati principali: non è dimostrato un aumento delle misure di dolore psichico in seguito ad evitamento emozionale. Al contrario, a distanza di 14 mesi dal trauma si è verificata una diminuzione della sofferenza ed anche un abbassamento dei segnali somatici di stress. CONCLUSIONI L’informazione diagnostica e prognostica al paziente è identificabile in un processo comunicativo che coinvolge, in tempi differenti, tutte le professionalità dell’equipe e che, comunque, vede nel medico la figura centrale, con funzioni sia comunicative sia di coordinamento delle altre figure. Tale processo inizia nella fase acuta ed è base imprescindibile per un adeguato, futuro adattamento riabilitativo post-traumatico. L’informazione prognostica fonda la sua adeguatezza sulla capacità clinica di integrare informazioni chiare e corrette con l’attenzione alla necessità del paziente di sperimentare “vissuti di speranza”.Tale esigenza motivazionale profonda rappresenta, in termini psichici, la base energetica per il percorso di “ricostruzione” identitaria post-lesionale. RACCOMANDAZIONI L’equipe riabilitativa nelle mielolesioni deve riservare estrema attenzione e cura, fin dalla prima fase acuta post-traumatica, al processo di informazione diagnostica e prognostica. Il medico, figura centrale per gestire tale informazione, deve essere supportato da tutte le figure dello staff, secondo i diversi livelli di competenza e responsabilità. L’informazione prognostica al paziente acuto deve essere nel contempo chiara e rispettosa di bisogni motivazionali profondi del paziente di sperimentare vissuti di speranza e di resilienza. E’ importante implementare adeguata formazione associata e connessa a particolari e specifiche procedure ed orientamenti teorico-clinici. SINTESI FINALE: L’informazione diagnostica e prognostica al paziente è un elemento che vede il medico come “attore” centrale di un processo a cui, nel tempo, partecipano le diverse figure dello staff. Tale processo inizia dalla prima fase acuta, trova espressione sintetica in specifici momenti di comunicazione medico-paziente e, per essere efficace ed adeguata, deve tenere nella giusta 39 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009 SOCIETA' MEDICA ITALIANA DI PARAPLEGIA Conferenza Nazionale di Consenso: LA GESTIONE MULTIDISCIPLINARE DELLA LESIONE MIDOLLARE IN FASE ACUTA Documenti preliminari considerazione bisogni motivazionali profondi legati a “vissuti di speranza”. Sono da implementare specifiche procedure e specifici momenti di formazione . BIBLIOGRAFIA: • • • • • • • • • • • Baile WF, Buckman R, Schapira L, Parker PA Breaking bad news: more than just guidelines. J Clin Oncol. 2006 Jul 1;24(19):3217; author reply 3217-8 Boelen PA, van den Bout J, van den Hout MA Negative cognitions and avoidance in emotional problems after bereavement: a prospective studyBehav Res Ther. 2006 Nov;44(11):1657-72. Epub 2006 Feb 2. Buckman R, Baile W Truth telling: yes, but how? 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Posttraumatic growth in accident survivors: openness and optimism as predictors of its constructive or il 2008 J Clin Psychol. 2008 Mar;64(3):245-63; 40 Capitolo 16 Versione 2 – 5 febbraio 2009