Dall`abuso dei minori alla violenza sulle donne: combattiamo il

Dall’abuso dei minori alla violenza sulle donne:
combattiamo il silenzio
Da sempre nella nostra società sentiamo parlare di violenza, dai più futili diverbi
tra due o più persone agli atti più impensabili e spregevoli che l’uomo possa
commettere, come la violenza sulle donne o addirittura l’abuso dei minori.
Chi potrebbe mai fare del male ad una donna? Chi potrebbe anche solo sfiorare
l’idea di maltrattare un bambino? Sono tutte domande che è normale porsi di
fronte a certi atteggiamenti e alle quali non c’è una risposta plausibile da dare
eppure, al giorno d’oggi, questi atti così impensabili sono diventati pane
quotidiano.
Impossibile, si pensa. Ma è tutto vero. In ogni angolo del mondo in questo
momento c’è una donna che viene picchiata, violentata, perseguitata, alla quale
la vita viene trasformata in un interminabile buco nero senza neanche una luce
in lontananza che possa dare una speranza per ricominciare, per vivere.
Perché in fondo questa non è vita, o almeno, non può essere considerata tale. Il
vero problema che alimenta tutto ciò è la paura. Combattere il silenzio non è
facile, si ha sempre paura di denunciare queste violenze, paura di urlare aiuto al
mondo, paura che le proprie urla non vengano sentite e magari anche vergogna
per quello che si subisce ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Soprattutto perché
la legge non tutela , solo all’idea che il proprio persecutore sarà libero dopo
pochi anni o mesi non passa neanche per la testa di denunciarlo!
Per non parlare poi delle donne che, tutto questo, lo subiscono nella propria
casa, il luogo che prima consideravano come un posto sicuro, un rifugio che
adesso diventa una vera e propria trappola mortale, magari, con i propri
bambini che assistono a scene di odio, violenza, pura follia, che segnano
profondamente la loro mentalità, come anche il loro modo di affrontare la vita.
Per questo la violenza peggiore che può essere fatta è proprio quella psichica,
che fa svegliare ogni mattina donne e bambini con la paura di ciò che succederà
durante la giornata e non con la spensieratezza che ogni bambino meriterebbe di
avere.
Il problema della nostra società è che queste situazioni vengono considerate reali
solamente se denunciate, mentre, quando tutto tace, la gente finge di non sapere
e di non vedere e tutto questo continuo sfruttamento della debolezza altrui
continua, si alimenta e cresce sempre di più.
La violenza inoltre ha molte sfaccettature, non si rivela solo nello stupro o nei
maltrattamenti, ma anche nelle ideologie che portano ancora oggi, nel 2013, a
mutilare tante bambine in tenera età per usi e costumi a dir poco barbari, come
avviene in molti stati africani e asiatici. E il mondo cosa fa? Sta a guardare! Se
ne parla, tutti sanno, ma ben pochi agiscono. Mutilazioni permanenti effettuate
a delle creature indifese che privano la ragazza ormai donna di esserlo in tutti i
sensi! Questo è inaccettabile! Ed è inaccettabile che vengano fatti soffrire dei
minori e che, questi, non siano gli unici maltrattamenti che subiscono.
« Ero una sopravvissuta senza un’identità reale e profonda ero come un albero
secco, orrendamente mutilato da colpi d’ascia mortali, non più vitale, inutile
testimone di una vita possibile ma ormai definitivamente spezzata. »
Ecco a cosa viene ridotta la vita dei bambini che subiscono abusi.
È questo il caso della ragazzina che ha rilasciato in anonimato la sua
testimonianza (della quale ho riportato una delle frasi per me più significative),
qualche anno dopo essere stata violentata.
Un albero secco, ecco cos’è diventata. Qualcuno di cui si fidava ha approfittato
di lei, una bambina. Magari era lo zio, il cugino, il fratello! E tutte le idee
malsane di questi ricadono sull’unico soggetto che davvero non merita questa
frustrazione, questi “colpi d’ascia mortali”, eppure è lì, debole e indifeso e, agli
occhi di questi vigliacchi, sembra la vittima perfetta.
Per chi, fortunatamente, non ha mai vissuto queste esperienze in prima persona,
ovviamente, è difficile comprendere cosa, queste vittime dell’ingiustizia, possano
avere dentro, come possano sentirsi giorno dopo giorno a convivere con questo
grandissimo
conflitto
che
viene
a
formarsi
dentro
di
loro.
«Ogni giorno mi guardavo allo specchio e pensavo, cosa c’è che non va in me ?
Provavo vergogna, mi sentivo sporca. Non riuscii a parlarne mai con nessuno, fino
ad
oggi.
»
Si arriva persino a prendersela con se stessi! E si potrebbe pensare che dopo un
paio d’anni queste ferite si rimarginino, ma non è così. Questa testimonianza è
stata rilasciata anni e anni dopo l’accaduto, e il dolore è ancora vivo nelle parole.
Essendo una ragazza, non riesco nemmeno ad immaginare come potrei sentirmi
se accadesse una cosa del genere a me, perché fino a che se ne sente parlare in tv
o si legge nei giornali qualche notizia del genere, certamente colpisce, ma
provarlo
sulla
propria
pelle…quella
è
tutta
un’altra
storia!
Spero, infine, che ognuno di noi possa, col tempo, sensibilizzare chi ci sta intorno
ad ascoltare maggiormente ciò che ci circonda, dato che le persone che vivono
con questi conflitti potrebbero essere degli sconosciuti per noi, ma potrebbero
anche essere il nostro vicino di casa, nostra cugina o la nostra migliore amica che
ha bisogno del nostro aiuto!
Ascoltiamo il silenzio e combattiamolo!
Ginevra Ferlito 1^E